Il Giornale dei Biologi - N. 3 - Marzo 2021

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Scienze

L’impatto sulla mortalità dell’esame clinico al seno Uno studio su migliaia di donne indiane pesa il ruolo dell’analisi effettuata da specialisti sulle pratiche di prevenzione del tumore alla mammella

U

n recente studio prospettico, randomizzato e controllato, basato su alcuni cluster di popolazione indiana osservati nella città di Mumbai, ha valutato gli effetti dello screening tramite esame clinico sull’incidenza e sulla mortalità del cancro al seno, con un follow-up di venti anni. La ricerca, coordinata da un team di ricercatori del Tata Memorial Centre e dell’Homi Bhabha National Institute di Mumbai, di cui fa parte il professore emerito Indraneel Mittra, è stata pubblicata a fine febbraio sulla rivista “BMJ” [1]. L’obiettivo primario dello studio era testare l’efficacia dello screening mediante esame clinico della mammella l’osservazione e la palpazione accurata di entrambe le mammelle effettuate da specialisti - rispetto sia alla possibilità di fronteggiare il carcinoma mammario in dimensioni ridotte fin dalle fasi di diagnosi, sia nell’impatto sulla mortalità per malattia, soprattutto rispetto a gruppi di pazienti con patologia analoga ma in assenza dello screening specifico. Lo studio di Indraneel Mittra e colleghi si è basato su 20 cluster geograficamente distinti, situati tutti nella popolosa città di Mumbai, in India, e che sono stati assegnati in modo casuale alle attività di screening (10 cluster) e di controllo (10 cluster). La ricerca ha tenuto conto dei dati raccolti in un periodo di osservazione di 20 anni, relativi a una popolazione di oltre 151.000 donne (nello specifico, 151.538 donne di età compresa tra 35 e 64 anni che al basale non avessero già una storia di cancro al seno). Le donne osservate nel gruppo di screening sono state sottoposte a quattro cicli di esame clinico della mammella condotti da operatori sanitari di base qualificati ogni due anni, con annesse le informazioni utili a una maggiore consapevolezza sul tumore. Questi primi interventi sono stati seguiti da cinque cicli di sorveglianza attiva ogni due anni. Le donne osservate nel gruppo di controllo hanno, invece, ricevuto un primo ciclo di informazioni per la consapevolezza sul tumore, seguito da otto cicli di sorveglianza attiva ogni due anni.

84 Il Giornale dei Biologi | Marzo 2021

L’aderenza media della popolazione allo screening dopo quattro cicli è stata del 67,07% e l’adesione media al rinvio in ospedale per l’eventuale conferma della diagnosi è stata del 76,21%. L’aderenza media ai cicli (dal quinto al nono) della sorveglianza attiva dopo lo screening con esame clinico è stata del 77,57%, un valore simile a quello rilevato nel gruppo di controllo. Dei 641 tumori rilevati complessivamente nel gruppo di screening, 199 (pari al 31%) sono stati rilevati durante i quattro cicli di esame e 442 (pari al 69%) sono stati rilevati durante la successiva sorveglianza attiva. L’aderenza nel gruppo di controllo al primo e unico intervento informativo per la consapevolezza è stata del 90,88%; l’aderenza media ai successivi otto cicli di sorveglianza attiva è stata del 78,14%. Al termine dell’attività di sorveglianza, in questo secondo gruppo sono stati registrati 655 casi di cancro al seno. La costanza nella partecipazione alle attività di screening si è rivelata un fattore fondamentale: i ricercatori spiegano, infatti, di aver riscontrato una riduzione della mortalità del 34% tra le donne al di sotto dei 50 anni che avevano partecipato a tutti i cicli di screening. Uno dei punti di forza dello studio segnalati dagli stessi autori sta nella progettazione della ricerca: si tratta, spiegano, di uno “studio autoctono”, progettato e implementato da un team di studiosi con base operativa a Mumbai e che, dunque, avevano una piena comprensione delle realtà sociali, geopolitiche e geografiche del contesto, indicatori che sempre influenzano la conduzione di un’analisi collegata alla salute pubblica, in particolar modo nelle aree disagiate. Lo studio è stato condotto in zone estremamente povere, abitate soprattutto da donne in condizione di difficoltà economica: sono stati i medici e gli assistenti sociali a raggiungerle per effettuare gli screening programmati. Il risultato principale ha confermato che l’esame clinico del seno condotto ogni due anni dagli operatori sanitari può ridurre del 15% - una misura ritenuta tuttavia non significativa - la mortalità per cancro al seno. La riduzione assume, invece, valori decisamente più importanti, pari


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