ni nel corso della vita, insomma in modo “permanente” e parallelo allo sviluppo cognitivo. Occorre che le istituzioni educative, quali la scuola, la famiglia, la chiesa e la società siano sempre presenti e vigili nel indirizzare il cammino individuale e creare i presupposti di una vita appagante e soddisfacente. Da un punto di vista pedagogico, infatti, non possono essere ancora sottaciute quelle variabili che influenzano una cattiva maturazione. Una persona che possiede le competenze emozionali è nella condizione di costruire il proprio futuro nel benessere individuale e generale. Ma di quale benessere stiamo parlando? Certamente la risposta può essere soltanto una: del benessere interiore in una prospettiva dialogica. Questo, però, comporta soprattutto la gestione e liberazione delle emozioni negative, quei sentimenti cioè che rendono critico il processo evolutivo. Il rapporto tra soggetto - società - benessere è certamente una triade delicata e problematica. Ogni società per descriversi come socialità-sociabilità esige armonia ed equilibrio delle parti, pena il male-stare o il mal-essere. Noddings21 asserisce che nei curriculum futuri ogni soggetto dovrà essere educato emotivamente, soprattutto per rispondere alle continue trasformazioni sociali che disorientano il cittadino. Il benessere e la felicità come obiettivi primari dell’educazione emozionale, afferma Bisquerra22. L’intelligenza emozionale e l’educazione dei sentimenti si traducono in una “scienza del benessere”, quale piano di investigazione circa le istanze propositive e naturali di ogni soggetto. Una cognizione che dovrà possedere una propria metodologia e proprie 21 Noddings, H. (2003). Happiness and education. New York: Cambridg University press. 22 Bisquerra, R. (2000). Educaciòn emocional y bienetar, Barcellona: Wolters Kluwer.
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