Bisogna prendere atto che l’educazione emozionale inizia prima della nascita, da quando cioè si sviluppa l’embrione nel grembo materno. Molte ricerche, infatti, si sono soffermate sul fatto che la vita pre-parto risulta fondamentale nello sviluppo di comportamenti e abilità emozionali, quanto quella post-parto. Di qui, il fondamentale ruolo svolto dai genitori nell’esercizio delle loro funzioni. Per tali ragioni sembra doveroso indicare alcuni capisaldi che consentano una corretta educazione emozionale all’interno della famiglia. Elias (1999) sofferma la sua attenzione sul fatto che ogni educatore sia un genitore e “tratti i bambini come se trattasse i suoi figli”45. Lo stesso pedagogista spagnolo propone alcuni principi sui quali è possibile avviare un rapporto empatico e dialogico: 1 - Essere consapevoli dei propri sentimenti e di quelli altrui; 2 - Mostrare empatia e capire le opinioni degli altri; 3 - Affrontare positivamente gli impulsi emotivi; 4 - Considerare obiettivi positivi e fare piani per il loro conseguimento; 5 – Utilizzare abilità sociali positive nell’interazione. Questi consentono di costruire una salute psichica capace di promuovere sviluppo ed armoniosità all’interno dei nuclei famigliari, così come in qual si voglia contesto educativo e formativo: scuole, mondo del lavoro, gruppo dei pari, etc.. Senza l’ingresso ed il riconoscimento dell’affettività, la persona avrà scarsa adattabilità nel superamento degli ostacoli ed un’altrettanto inadeguatezza e propensione ad apprendere. 45 Elias, M. J. (1999). Educar con inteligencia emocional, Bercellona: Plaza y janès.
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