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16-02-2009
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assume un valore simbolico: liberata, l’anima del defunto spicca il volo verso il mondo celeste. Si racconta che al momento della cremazione dell’imperatore Augusto, un vecchio pretore avesse visto la sua anima elevarsi verso il cielo in mezzo al fumo. Quale che sia la veridicità di questo aneddoto, si farà particolarmente ricorso alla simbologia del volo dell’anima nell’apoteosi degli imperatori del II-III secolo. Se ne trova un esempio significativo nell’apoteosi di Antonino Pio e di Faustina. I Padri della Chiesa dovettero lottare contro questa concezione dualista. La beatitudine finale dell’uomo non è legata alla liberazione dal corpo, ma alla sua metamorfosi al momento della resurrezione finale. L’inumazione che, come nella tradizione ebraica, costituisce la regola, diviene per i cristiani il segno della fede nella resurrezione. Ogni cristiano lo ha professato solennemente al momento del battesimo: «Credo nella resurrezione della carne e nella vita eterna». La morte del cristiano appare come un secondo battesimo, un dies natalis, il «giorno della sua nascita» alla vita celeste. Ignazio di Antiochia, in viaggio verso Roma dove si aspetta di essere dato in pasto alle bestie, scrive ai Romani: «Ecco il momento in cui sto per essere dato alla luce»8. È il motivo per cui i cristiani celebravano l’anniversario della morte dei martiri e quello dei loro defunti. Tertulliano afferma esplicitamente che i cristiani hanno rimpiazzato la celebrazione pagana dell’anniversario della nascita con la commemorazione del giorno della morte, occasione nella quale celebravano la messa9. La speranza nella resurrezione è espressa in svariati modi nelle diverse scene bibliche che ornano catacombe e sarcofagi. Queste scene non hanno valore aneddotico: sono simboli della salvezza operata da Dio e, pertanto, simboli della fede e della speranza nella vita eterna. La resurrezione non è rappresentata in modo diretto, ma simboleggiata da queste scene di salvezza. Tra queste, le più frequenti sono quelle di Giona, di Daniele nella fossa dei leoni, di Susanna, dei tre giovani ebrei nella fornace, di Noè nell’arca e, naturalmente, della resurrezione di Lazzaro da parte di Gesù. Occorre infine ricordare i banchetti funerari, che fanno parte di questa simbologia della morte e della resurrezione.
I BANCHETTI FUNERARI Refrigerium, «refrigerio», indica il senso di ristoro che si prova parlando di acqua e ombra. Presso i cristiani di lingua latina, assume il senso figurato di «riposo», di consolazione e, infine, il significato specifico di pranzo funerario legato alla morte o all’anniversario di morte di un defunto10. Questo pranzo funerario cominciò a simboleggiare la speranza nella beatitudine eterna presso Dio e il suo Messia in paradiso, beatitudine vista come partecipazione a un banchetto. È il motivo per cui è anche chiamato convivium, «banchetto». Il pranzo è a base di pane, pesce, talvolta latte e bevande, acqua e soprattutto viI SIMBOLI ESCATOLOGICI
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