Ambiente
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on si sa per quanto tempo dovremo ancora portarle e se davvero, grazie ai vaccini, riusciremo a sconfiggere ed arginare la pandemia. Ma c’è un fatto inequivocabile: tutte quelle che abbiamo consumato, per proteggere noi stessi, se finite accidentalmente in ambiente finiscono per aggravare lo stato di salute del Pianeta. Il problema dell’inquinamento da mascherine e dispositivi di protezione (come i guanti) non è affatto da sottovalutare: sono un nuovo pesante tassello che si aggiunge alla già grave piaga dell’inquinamento da plastica, ma probabilmente con una aggravante in più. Di recente, infatti, un team di scienziati ha dimostrato che le mascherine disperse nell’ambiente e negli oceani non solo inquinano in quanto costituite principalmente da fibre di plastica, non solo con i loro lacci possono uccidere e intrappolare animali, ma rilasciano anche in natura una serie di metalli pesanti, piombo, antimonio, rame e altri inquinanti dannosi. Si tratta di piccole quantità ma se ci immaginiamo che soltanto lo scorso anno, stimano alcune Ong, sono finite in natura e in mare almeno 1,65 miliardi di mascherine, allora ecco che si delinea la portata del problema. Se i dispositivi che usiamo per proteggerci dal coronavirus e l’infezione da Covid-19 sono fondamentali per la nostra salvezza, dovrebbe esserla anche la gestione di questi dispositivi e,
48 GdB | Maggio 2021
va ricordato, una volta usati questi dispositivi dovrebbero sempre finire nell’indifferenziata e da lì in discariche e inceneritori, quando non sono programmati percorsi di riciclo. Spesso però, anche per la natura usa e getta di questo prodotto, prendono un’altra strada: dai parchi ai mari, dai fiumi alle spiagge, le vediamo ovunque come nuova forma di inquinante. Si stima che a livello globale siano utilizzate quasi 130 miliardi di mascherine al mese, 3 milioni al minuto e oltre 3 miliardi gettate quotidianamente. In una nuova ricerca l’Università di Swansea ha approfondito il problema spiegando che se per esempio vengono disperse in acqua, rilasciano non solo fibre di plastica ma anche metalli pesanti. Il dottor Sarper Sarp dell’ateneo di Swansea ci ricorda che «tutti noi dobbiamo continuare a indossare maschere poiché sono essenziali per porre fine alla pandemia. Ma abbiamo anche urgente bisogno di più ricerca e regolamentazione sulla produzione di maschere, in modo da ridurre i rischi per l’ambiente e la salute umana». Dopo una serie di test i ricercatori hanno infatti accertato che nelle più comuni mascherine, disperse in acqua, si rilevano «livelli significativi di inquinanti in tutte le maschere testate» con la presenza di «micro/nano particelle e metalli pesanti rilasciati nell’acqua durante tutti i test». Un allarme che potrebbe nel tempo portare a un impatto ambientale importante e «l’esposi-