Scienze
Fibromi uterini, una nuova terapia diminuisce perdite e dolore Il ruolo del relugolix in combinazione con estradiolo e noretisterone può diventare una alternativa alla chirurgia
di Laura Eduati
L
e donne che soffrono di fibromi uterini spesso accusano mestruazioni abbondanti e dolore nella zona pelvica. Ora una doppia ricerca internazionale di sperimentazione clinica di fase 3 ha stabilito che la somministrazione giornaliera di relugolix (recettore ormonale antagonista per via orale che rilascia gonadotropina), estradiolo e noretisterone acetato può risultare efficace per evitare il pesante sanguinamento mestruale, evitando allo stesso tempo gli effetti dovuti alla deficienza di estrogeni. Il team di ricerca, che ha pubblicato lo studio sul British Medical Journal, ha condotto due sperimentazioni di fase 3 a doppio cieco, durate 24 settimane, coinvolgendo circa 800 donne, divise casualmente in tre gruppi ai quali è stata somministrata su base giornaliera la terapia combinata a base di relugolix (40 mg di relugolix, 1 mg di estradiolo e 0,5 di noretisterone acetato), oppure un placebo o una terapia ritardata a base di relugolix (40 mg di solo relugolix seguiti dalla terapia combinata a base di relugolix, ciascuna di 12 settimane). Grazie a questo percorso clinico, la riduzione della perdita mestruale grazie alla terapia combinata a base di relugolix è risultata importante se paragonata alle partecipanti nel gruppo placebo. Nello specifico, il 73% delle donne nel gruppo L1 e il 71% delle donne nel gruppo L2 sottoposte alla terapia combinata a base di relugolix hanno osservato un minore flusso mestruale, contro rispettivamente il 19% e il 15% delle partecipanti nei gruppi placebo. La terapia al centro di questa sperimentazione, inoltre, ha ottenuto risultati confortanti anche per sette degli obiettivi secondari dello studio: amenorrea, perdita del volume di sangue mestruale, disagio dovuto alle mestruazioni, disagio pelvico, anemia, dolore, grandezza dei fibromi e dell’utero. Il team ha anche valutato gli effetti sulla sicurezza e la densità minerale delle ossa, spesso a rischio con le terapie farmacologiche tradizionalmente utilizzate nei casi di fibromi dell’utero: la terapia a base di relugolix e la somministrazione di placebo hanno dimostrato di incidere allo stesso modo
84 GdB | Maggio 2021
sulla densità minerale ossea. I fibromi uterini sono molto comuni. Entro i 50 anni di età interessano all’incirca il 70% delle donne caucasiche e l’80% delle donne nere [1,2]. Un quarto manifesta sintomi spesso debilitanti [3,4] come le mestruazioni abbondanti, che a loro volta provocano anemia [5,7]. L’utilizzo dei contraccettivi non è realmente efficace [11]. Più utile è l’iniezione degli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), nonostante le conseguenze sui bassi livelli di estrogeni suggeriscano di limitarne l’uso oppure comportino la somministrazione di una terapia ormonale aggiuntiva per mitigare gli effetti collaterali [5,13]. Ugualmente, l’utilizzo dell’antagonista GnRH elagolix deve durare al massimo 24 mesi [14,15] e già dopo un anno provoca la diminuzione della densità ossea e pesanti effetti sulla pressione sanguigna, sul livello dei lipidi e sugli enzimi del fegato. L’intervento chirurgico spesso rimane l’unica opzione [19], sebbene vi sia il rischio della necessità di una seconda operazione: inoltre l’isterectomia (lasciando o meno le ovaie in loco) è associata all’incremento della mortalità e alle malattie dell’apparato cardio-circolatorio [20-22]. Proprio dalla necessità di trovare una terapia alternativa alla chirurgia è partito lo studio internazionale con l’uso della terapia combinata a base di relugolix, antagonista non peptidico dei recettori GnRH oralmente attivo, adatto all’uso quotidiano. Il suo vantaggio consiste nel legarsi ai recettori GnRH dell’ipofisi, arrivando a bloccare il legame e il segnale dei GnRH23 endogeni [23], portando così alla diminuzione reversibile e dose-dipendente delle concentrazioni di gonadotropina e la conseguente soppressione della produzione di estradiolo ovarico e del progesterone. La terapia a base di relugolix sperimentata nella nuova ricerca è stata sviluppata proprio per mantenere i livelli di estradiolo all’interno dei parametri fisiologici tipici della fase follicolare iniziale del ciclo mestruale [26,27], con l’aggiunta di un progestinico per comprimere gli effetti dell’azione degli estrogeni incontrastati che potrebbero causare iperplasia endometriale [28].