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COVID E MALATTIE RENALI, LA SPERANZA È LA TELEDIALISI PERITONEALE Giuseppe Grandaliano (Università Cattolica del Sacro Cuore e Policlinico Gemelli): “La dialisi domiciliare è la possibilità migliore da offrire ai pazienti”
di Emilia Monti
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a seconda ondata di Covid-19 ha travolto le persone con malattia renale cronica, con un tasso di mortalità che ha toccato quota 22%. Durante la pandemia il numero dei pazienti in emodialisi positivi è passato dal 3,4% della prima ondata all’11,6% della seconda; il numero dei pazienti in dialisi peritoneale e domiciliare è passato dall’1,3% al 6,8%; si è registrato un picco anche per i trapiantati che si sono infettati, che passano dallo 0,8% al 5%. I pazienti in dialisi domiciliare e peritoneale e ancor più i trapiantati sono stati esposti in maniera decisamente più significativa che nella prima ondata, ma proporzionalmente meno di quelli in emodialisi ospedaliera, che devono recarsi nei Centri ospedalieri più volte a settimana e trascorrere diverse ore in ambienti comuni, sia in attesa, sia durante il trattamento dialitico.
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GdB | Aprile 2021
Ora però si rafforza un nuovo trend che regala speranza e fiducia ai pazienti. Fare sia la dialisi, che gli esami del sangue direttamente a casa, sempre però controllati dal medico a distanza. Per deospedalizzare il più possibile e migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. E’ il principio al quale si ispirano le più recenti esperienze di teledialisi peritoneale, corredate da esami del sangue point-of-care, cioè fatti a casa anche quelli, da una goccia di sangue. Sono circa 50 mila i pazienti dializzati in Italia, potenzialmente quasi tutti candidabili alla dialisi peritoneale. Ma i numeri raccontano un’altra storia: i pazienti sottoposti in Italia a dialisi peritoneale sono appena l’8-10% del totale. Eppure, l’unica vera controindicazione clinica alla dialisi peritoneale è un pregresso intervento importante sull’addome, che renda inutilizzabile il peritoneo. Vanno inoltre consi-