Pippo Ciorra
Il mio ovvio desiderio, immagino globalmente condiviso, è che le cose tornino progressivamente alla “normalità”. Ci vorrà tempo e ci saranno danni economici, culturali e psicologici con cui fare i conti. Conviveremo a lungo col new normal, ma certamente – in questi casi torna sempre in mente Hobsbawm – il progresso umano si basa anche sulla propensione a dimenticare il dolore degli errori e delle sconfitte subite e andare avanti. L’alternativa non potrebbe che essere paralisi e regressione. Tuttavia, il trauma prolungato che stiamo vivendo non è di quelli da cui si esce velocemente e con facilità. È un po’ come una guerra – uno stato di stress intenso e prolungato, ben diverso per esempio da quello di un terremoto. Non si riesce a recuperare se non riusciamo collettivamente, come genere umano, a imparare dall’esperienza vissuta e a trasformare quello che impariamo in un seme di innovazione positiva, quale che sia il campo di applicazione di questo progresso. Questo breve testo è allora un’occasione per indicare 122