Torsten Burkhardt
Spazio sociale in lockdown. Mani sul viso, cerco di rilassarmi. Una persona si tocca il viso fino a 3.000 volte al giorno. L’avrei mai saputo senza il virus? No, ma ora si tratta di vita o di morte. La distanza sociale è necessaria. Tra me e le mie mani. Tra me e le altre persone. Tra tutte le persone. Tra le nazioni. Anche tra i continenti. Quanto lontani possiamo essere? Mi interrogo su questa sensazione inquietante, come camminare sulla gelatina, senza terra sotto i piedi. Perché questa stanchezza? Mi hanno detto che il tempo in quarantena è paragonabile a quello di uno smartphone che – anche se sembra funzionare normalmente – ha tutte le applicazioni aperte in sottofondo, che consumano energia. Ma nulla sembra cambiato. Gli edifici e gli spazi sono al loro posto. Gli aeroporti non si sono spostati. Le città non si sono spostate. Ma d’altra parte, tutto è cambiato. Lo spazio sociale è cambiato. La percezione dello spazio è cambiata. Noi siamo cambiati. Avete notato quanto sia di162