Gianluca Didino
Se qualcosa rimarrà di questa pandemia saranno i sogni: l’attività onirica stranamente vivida di cui ha fatto esperienza tutto il mondo durante e dopo il lockdown, una rete di simboli grande quanto il globo, una versione-ombra del nostro presente. È mai successo prima d’oggi che tutta l’umanità sognasse la stessa cosa? Durante la quarantena, chiuso nel mio appartamento londinese di cinquanta metri quadri, mi è tornato in mente quanto scriveva Gaston Bachelard nella Poetica dello spazio: “la casa protegge il sognatore, la casa ci permette di sognare in pace”. Durante la pandemia la casa ci ha protetto dalle minacce del mondo esterno, ma i suoi confini, irrigidendosi, ci hanno anche separati gli uni dagli altri, barricandoci nel sospetto reciproco. La soglia di casa è diventata un muro: tutto ciò che entra ed esce deve essere controllato, vagliato, sanificato. Con l’eccezione dei sogni: attraverso i sogni la minaccia dell’esterno è penetrata nelle pareti di casa (in 68