CHRISTIAN SYMBOLS OF THE ORIGINS

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16-02-2009

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3. L’Agnello benedice sette ceste di pane, secolo, catacomba di Commodilla, Roma. Allusione alla moltiplicazione dei pani e all’eucaristia; l’agnello simboleggia Cristo secondo la designazione di Giovanni Battista: «Ecco l’agnello di Dio» (Giovanni 1,29). IV

4. Mosaico con pesci, simbolo dei nuovi battezzati, piscina battesimale, Cuicul (Djemila), Algeria. Il termine piscina designa una vasca in cui vivono pesci (piscis), da cui deriva l’accostamento simbolico alla piscina battesimale: «Noi, piccoli pesci, che prendiamo il nome dal nostro Ichthys, Gesù Cristo, nasciamo nell’acqua» (Tertulliano, Il Battesimo, 1,3).

nel Tempio per la cena pasquale (Giovanni 19,31). La simbologia giovannea che riguarda questo punto si riconnette a quella di san Paolo: «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato» (1 Corinzi 5,7). Non sorprende, quindi, che l’Agnello cristico occupi un posto importante nella letteratura e nell’iconografia paleocristiane. Ireneo scrive che «Dio salvò i figli d’Israele dallo sterminio, rivelando loro simbolicamente la passione di Cristo, tramite il sacrificio di un agnello senza difetto». Come scriveva anche sant’Ambrogio, l’agnello è «il simbolo del Verbo divino». O ancora Giustino, nel suo dialogo con l’ebreo Trifone: «Il mistero dell’agnello, che Dio comandò di immolare come pasqua, era figura di Cristo, col sangue del quale (...) coloro che credono in lui ungono le loro case, cioè se stessi»10. Ricordiamo ancora che le rappresentazioni artistiche si ispirano a testi scritturali e riflettono l’insegnamento catechetico. A titolo d’esempio, gli scavi condotti sul sito della Cartagine cristiana hanno portato alla luce una lucerna recante l’emblema dell’Agnello sormontato da un chrismon, che illustra il messaggio dell’Apocalisse: la Gerusalemme celeste non è illuminata dal sole, perché «l’Agnello è la sua lampada». Ci si riconnette in tal modo al tema ricorrente di Cristo «luce del mondo». A proposito di questo emblema cristico, così diffuso nell’arte cristiana primitiva, conviene ricordare la decisione del concilio di Costantinopoli, detto In Trullo (691-692), che stabilisce (canone 82) che la rappresentazione simbolica di Cristo sotto forma di agnello debba essere sostituita da una raffigurazione in forma umana. Il decreto conciliare sorprende, perché sembra minimizzare il fondamento biblico dell’emblema. È tuttavia motivato da un’evoluzione all’interno della Chiesa che riguarda la concezione delle rappresentazioni. In precedenza, le autorità ecclesiastiche privilegiavano i simboli astratti, metaforici o allegorici, con una certa diffidenza per le raffigurazioni antropomorfiche. Questo concilio testimonia dunque un cambiamento che si è verificato grazie allo sviluppo della teologia dell’incarnazione. Dio si è fatto uomo, si è rivelato con sembianze umane in Gesù di Nazaret. Pertanto, le rappresentazioni, senza perdere il loro carattere simbolico, ne assumono uno più storico, più preoccupato dell’aspetto concreto dei racconti evangelici. È in questo che le rappresentazioni antropomorfiche di Cristo trovano giustificazione. Il Cristo Ichthys

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Il pesce, che vive nell’acqua, è associato alla simbologia dell’acqua generatrice di vita. All’inizio, i cristiani hanno mantenuto la pratica di battezzare nell’«acqua viva», come faceva Giovanni Battista, vale a dire in un’acqua che scorre, un fiume, una fonte o addirittura il mare. Il cristiano, che nasce dall’acqua battesimale, verrà paragonato in maniera piuttosto naturale a un pesce. Ci si rifaceva così alla parola di Gesù che reclutava Simone e Andrea, pescatori di professione, per farne suoi discepoli: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini» (Matteo 4,18-19). In greco «pesce» si dice ichthys (icquv"). Non si sa chi abbia avuto l’idea di comporre un acrostico con le cinque lettere della parola, facendone le iniziali di una formula che esprime la fede cristiana: Iesous Christos, Theou Yios, I SIMBOLI DI CRISTO

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