pontefice, in quanto princeps e verus imperator, l‟apparato gerarchico della Chiesa romana – malgrado alcune caratteristiche del costituzionalismo – dimostrò una tendenza a divenire il prototipo perfetto di una monarchia assoluta e razionale, fondata su basi mistiche”, è parimenti certo che “contemporaneamente lo Stato dimostrava una tendenza crescente a diventare una quasi-Chiesa e una monarchia mistica fondata su basi razionali”, venendosi a creare le premesse dottrinali in cui “il nuovo misticismo dello Stato trovò la sua origine e il suo sviluppo” grazie alla traslazione – favorita dall‟interscambio del diritto romano nei canonisti, e del diritto canonico nei civilisti, come pure dalla comune fruizione del metodo scolastico e della filosofia aristoteica - degli arcana ecclesiae spirituali nei nuovi arcana imperii dello Stato assolutista. E anzi fu l‟uso comune tra “i giuristi di tutte le branche del diritto” dello stesso formulario teorico a consentire il libero uso “di metafore e di similitudini teologiche per avvalorare i propri pareri nelle glosse e nei giudizi ufficiali”, a seguito del quale uso “nacque la formula dei „misteri dello Stato‟ che oggi, in un senso più generico, tradurremmo con „teologia politica‟”. 371 Se a parlare di “arcana imperii templari” fu per primo Tacito negli Annales, a usare l‟espressione “il mistero dello Stato” in una accezione cristiana come “prerogativa” regale, ovvero “i misteri del potere del sovrano”, fu Giacomo I d‟Inghilterra, secondo il quale il sovrano e i principi “sono dei in terra”, ai quali si deve “il rispetto mistico di chi siede sul trono di Dio”, e sul cui “dominio” “nessuno si deve mai permettere di intromettersi”, né tantomeno “è ammesso confutare i misteri del potere dei re”, poiché così come “è da atei e blasfemi contestare quello che solo Dio può fare […] Analogamente, è trasgressione e vilipendio contestare le azioni del sovrano”, secondo una normativa imperiale del 395 di Graziano, Valentiniano e Teodosio che denunciava come “sacrilegio” ogni controversia sulle decisioni del principe, che era già stata recepita dal Codex di Giustiniano e poi nella legislazione di Ruggero II di Sicilia e di Federico II, e quindi dal diritto canonico e applicato al pontefice prima di arrivare alla dichiarazione del sovrano
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E.H. Kantorowicz, Mysteries of State. An absolutist Concept and its late Mediaeval Origins (1955), tr. it. in I misteri dello Stato, Genova-Milano, 2005, pagg. 188-189. Da ora MdS.
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