Coscienza Storica n.7

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filosofico lo era nel senso che ognuno distintamente (omnis, ) vi poteva attingere attraverso il viatico dialettico, ma non che tutti indistintamente (universi, ) lo potessero né lo dovessero. La destinazione indistintamente universale delle idee è un‟istanza politica, originata dal bisogno di difendere il filosofo dall‟ignoranza del collettivo e dal sopruso del Potere, e prodotta dalla loro trasformazione in ideo-logie sociali, concepite pragmaticamente come norme vigenti per tutti indistintamente (erga omnes). La socializzazione delle idee ha comportato l‟assunzione dell‟universalità filosofica in universalità sociale, con la conseguente trasformazione del pensiero elettivo () in una credenza condivisa ( ). Quanto dalla Arendt sostenuto, che “per sé le idee non hanno assolutamente nulla a che vedere con politica, l‟esperienza politica, o il problema dell‟azione”457 non è pertanto esatto, poiché il fondamento veritativo delle idee, alternativo a quello sociale (della dòxa) e a quello religioso (del Mito), è nella loro supposta universalità, intesa come universale possibilità di fungere da modello assiologico dell‟azione razionale, rispetto al quale ogni altra determinazione finita diventa logicamente incongrua e quindi moralmente biasimevole. Da qui l‟annessa istanza deontologica di ogni principio ideale del filosofo (il Bello), la ricerca del miglior regime di governo per l‟uomo politico (il Bene), 458 quale prioritario programma d‟azione del Potere, funzionalmente pedagogico. Ma la sostituzione dell‟ “educare” al “governare”, rilevata dalla Arendt,459 era insito nel ruolo governamentale originariamente esercitato dalle aristocrazie sociali e che il Potere politico aveva avocato a sé. Tale ruolo originariamente non era meramente decisorio ma soprattutto direttivo, proprio perché intrinseco all‟autorità morale che lo costituiva, e coinvolgeva tutti indistintamente. L‟idea che la politica coincidesse con “il diritto di aver parte nel disbrigo degli affari pubblici”,460 è quanto meno riduttiva, rifacendosi alla fase dialettica e, per così dire, dibattimentale, laddove la fase deliberativa e decisionale

457 458 459 460

H. Arendt, Loc. cit., pag. 156. Ivi, pag. 177. H. Arendt, Loc. cit., pagg. 163 sgg. Ivi, pag. 164.

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