Ogni rappresentazione allegorica dell‟Essere si sviluppa da un paradigma mitico, da cui procede ogni determinazione apofantica come mito-logia. L‟unità di tale Essere è la sua universalità, che Platone chiama Idea, all‟interno della quale si manifesta il senso razionale di ogni ente che vi appare, di ogni fenomeno, e che costituisce il paradigma ontologico della relazione tra enti omologhi, ossia la ragione () della loro ec-sistenza. Tale paradigma ideale non è che la forma universale dell‟Essere-che-è, cioè dell‟ente, per cui la loro corrispondenza di senso razionale coincide con la esclusione logica di quanto non vi corrisponde, e cioè è escluso dall‟orizzonte di senso razionale che costituisce l‟unità ideale del paradigma categoriale. Ma proprio l‟esclusione logica di ciò che non-è razionale e interno a quel paradigma apofantico, ammette la possibilità di altre relazioni di senso interne ad altre unità categoriali. Ora, il passaggio () da un orizzonte di senso a un altro non pricede spontaneamente per partenogenesi, ma costituisce il movimento dialettico delle forze katechontiche di resistenza e, rispettivamente, maiutiche di emancipazione che si manifestano nella realtà temporale come il polemos che divide il dal suo. L‟essenza metafisica del polemos è dunque la manifestazione reale, nel tempo, del passaggio () da uno ad altro orizzonte di senso dominante in un‟epoca e dunque costitutivo del suo paradigma di senso comune. La possibilità di tale dominante determnazione di senso comune riflessa in termini politici è il Potere. La coscienza storica che si limita alla dimensione inerente la fenomenolgia del Potere e delle sue istituzioni storiche (lo Stato, l‟Impero, i partiti politici, le formazioni economico-sociali, etc.) produce una storiografia etico-politica o socioeconomica, la quale può dare ragione delle dinamiche costtutive della realtà in divenire, evidenziandole attraverso una rapresentazione per nessi di varia causalità entro una sequenza temporale diacronica, assimilata a quella del racconto mitico o di quello fantastico, ma caratterizzata rispetto ad essi dal “principio di realtà”, ossia dal fondamento di credenza della equivalenza del narrato che è stato con ciò che è attualmente nel pensiero, secondo il presupposto metafisico greco dell‟identità dell‟Essere e del pensiero. La conseguenza inevitabile di tale assunto è la riduzione e la convertibilità del diverso allo stesso, per cui o le distinzioni categoriali, essendo interne all‟unità della Storia, quale realtà spirituale, finiscono per risolversi nell‟Uno
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