immobile, non dando ragione della molteplicità degli enti empirici, ovvero, assumendo la molteplicità degli enti come la realtà cui va riportato il pensiero, questo si traduce in infinità delle categorie, senza un distinto criterio unitario. Solo mantenendo la distinzione si evitano gli esiti opposti del misticismo e dell‟irrazionalismo, e si può stabilire una relazione di verità tra dimensioni diverse che liberi gli elementi dalla necessità di una logica tautologica (più o meno cruenta o “sublime”) e salvaguardi la realtà storica dalla sua manipolabilità assoluta degli enti neutralizzati da una loro astratta considerazione di omogeneità priva di qualità specifica, ossia di storicità, consentendone la stessa conoscenza. Infatti, solo ciò che permane nel suo essere non è disponibile ma solo conoscibile. La “vera” conoscenza non muta l‟essere delle cose ma lo salvaguardia. La esclusiva dimensione immanentistica, riducendo a prassi anche i valori trascendenti, affida ai fenomeni tutta la realtà possibile, schiacciando nel presente tutta la realtà possibile, negando così sia il passato come presupposto condizionale dell‟azione attuale, sia il futuro come libertà dal destino e utopia soteriologica, pervenendo alla negazionedella storicità, poiché, anche in senso antropologico, l‟eterno presente è la condizione propria dello stato di natura, che concentra l‟intendimento umano al successo attuale, negando l‟Anerkennung indispensabie all‟ordine sociale. Voledo eliminare il confitto, ossia la diversità, assimilando il diverso allo stesso, lo si trasferisce, il conflitto, all‟interno dell‟astratta identità ontologica, producendo per interna contraddizione il suo polo dialettico, il suo molteplice. Solo nella permanenza del diverso in se stesso è possibile stabilire con esso una relazione armonica, cioè una mediazione, che non si risolva in una riduzione logica allo stesso, all‟ente più forte, storicamente instabile perché impossibile ontologicamente. Da qui la precarietà di ogni regime politico, di cui la dialettica hegeliana servo-padrone costituisce il modello ideale di rapporto non mediato tra entità logicamente omogeneizzate, tra le quali non può sussistere che opposizione che non si risolva in quella neutralizzazione dell‟altro e assimilazione al sé più forte chiamata “pacificazione politica”, che è il nome attribuito alla violenza metafisica e sociale per l‟assimilazione. Ma finquando il rapporto si stabilisca tra realtà diverse solo logicamente assimilate e tese al dominio reciproco, il polemos sarà inevitabile,al di là di ogni tregua. La “vera” pace è la mediazione nella diversità, cioè la co-esistenza essenziale o libertà, che
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