prioritaria rispetto a ogni successiva “ratio spetie” legata al loro ruolo autoritativo. E proprio “in quantum homines, [Papa et Imperator] habent reduci ad unum [metrum in suo genere]”,722 altrimenti ogni riferimento terzo, “ad aliud”, ossia considerare che “aliud est esse hominem, et aliud est esse patrem et dominum”, implica a sua volta una relazione subordinativa tra “auctoritas” maggiore e minore, riferita dunque a un potenziale o attuale conflitto. E proprio in considerazione che il papato e l‟impero sono in una relazione autoritativa (“cum sint relativa”), dovranno ricondursi a una unità autoritativa omogenea alla loro ma superiore alle loro differenze specifiche (“reduci habebunt ad aliquod unum in quo reperiatur ipse respectus superpositionis absque differentialibs aliis”).723 Ma questa autorità terza e superiore non può essere divina, ma solo umanamente potente, e dunque relativa alle potenze storiche che vi si riferirebbero in senso politico. Sicché, solo in quanto “homines”, ossia creature di Dio, le parti altrimenti distinte e divise, possono ritrovarsi nell‟unità spirituale del comune “fattore” divino, la quale precede ogni succedanea distinzione polemica, e financo relazione amicale o misericordiosa. Ciò implica che non è la condizione storica, il loro relativo essere-ciò-che- contingentemente sono, a costituire l‟unità delle loro differenze specifiche, ma bensì ciò che non sono, ciò che non si trovano ad essere, in quella determinata situazione storica. E dunque solo rimuovendo l‟attualità in considerazione della possibilità, si può ritrovare l‟unità attraverso il superamento del diverso nell‟uguaglianza delle possibilità d‟essere ciò che attualmente non si è – cioè se stessi – e di essere altro. La considerazione dell‟alterità, invece della inseità, è il tratto essenziale della posizione morale, la quale si afferma appunto stabilendo la possibilità di porsi nella condizione dell‟altro. Tale posizione invertita deve prescindere dall‟attualità d‟essere, e dunque anche dal ruolo storico ricoperto in quanto autorità secolare, a favore della possibilità (d‟essere colui che non si è attualmente). Fuori di tale possibilità, non c‟è eguaglianza e dunque interscambiabilità (non dei ruoli specifici, razionalmente determinati, ma) delle condizioni esistenziali.
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Ivi, III, XI, 5-35, pagg. 261-262. Ivi, III, XI, 51-57, pag. 264.
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