del Potere in Europa, sospeso tra il fine escatologico della salvezza spirituale, che è il fondamento metafisico della sua legittimità morale, e l‟affermazione della volontà di potenza, la cui efficacia costituisce il criterio empirico della sua effettualità.. La nascita del Potere statuale, che superiorem non recognoscens, e le annesse Chiese nazionali, non alterano sostanzialmente il precario equilibrio di una condizione irreparabilmente contraddittoria di una Chiesa alla perenne ricerca di un “compromesso con „governi forti‟, pur sapendo, col realismo politico che ne contraddistingue tutta la tradizione, che mai si daranno pacificamente in terra imperi obbedienti a chi ritiene come proprio carisma l‟essere espressione del Fine dell‟Evo”. 186 [
teologico, “il problema del monoteismo non viene più visto nell‟ottica escatologica, ma sotto l‟aspetto storico e allo stesso tempo politico”. Ved. E. Peterson, Der Monotheismus als politiches Problem (1935), tr. it., Brescia, 1983, pagg. 59 sgg. 186 M. Cacciari, Op. cit., pag. 67. L‟A. avverte a un di presso che solo il valore autonomo di nomos del katechon, indipendente da ogni prospettiva escatologica, affermerebbe “logicamente” il “pieno potere del Principe di questo mondo”, mettendo “a tacere le altre potenze” mostrando “l‟insensatezza del loro confronto” (pag. 69). Ma ciò è già avvenuto nel corso dell‟Evo moderno a seguito della descessio della ratio dalla fides, che ha liberato la dal suo trascendente. L‟ipotesi poi che i termini della contesa siano necessariamente dialettici, per cui le forze della Chiesa e del Potere politico siano reciprocamente “ognuna per l‟altra in forza del proprio confliggere e compromettersi reciproco” (ibidem), è del tutto mito-logica, in quanto la pretesa ontologica della autofondazione del Logos si esprime attraverso la poiesi del negativo interna all‟Essere logicamente pensato, quale sua opposizione dialettica. A partire da Fichte, ogni posizione del logos razionale implica la posizione anche del suo opposto dialettico. Ma questo movimento auto-poietico è già inscritto nella possibilità del Logos di universalizzarsi nella sua assolutezza, trascendendo come Idea la finitezza dell‟ente, di cui essa è l‟essenza razionale. L‟Evo moderno è quello della dissociazione apostatica, del processo tendenziale verso l‟anomia, rispetto al quale la Chiesa diventa forza katechonica, invertendo il senso finale tradizionale, quando era il Potere secolare a frenare l‟Apocalisse. Senza questa consapevolezza, la stessa vita ecclesiale rischia di diventare viepiù funzionale al dominio della tecnica politica, ossia della attività mondana e temporale del Logos. La pretesa di un reciproco riconoscimento tra le e la deve già presumere la rispettiva
68