potere entro le rispettive sfere, spirituale e politica, è simmetricamente opposto e speculare, in quanto mentre la monarchia divina della Chiesa apostolica viene legittimata dalla sua rappresentanza divina in terra, la monarchia secolare degli Stati politici dipende a un tempo da Dio, in riferimento alla destinazione trascendente di ogni potere mondano, e dal popolo in riferimento al suo concreto esercizio. Con la conseguenza che mentre la vita interna alla Chiesa viene svincolata da ogni ingerenza interessata del Potere politico, riservando ad essa una autonomia di principio non revocabile umanamente, la vita storica degli Stati invece viene, tranne che per la provvidenziale funzione escatologica, consegnata alla tradizione politica classica e alla cultura filosofica pagana che la sostiene, giungendo a sostenere come migliore il governo misto.202 Le conseguenze di questa impostazione teologico-politica della questione del Potere per la civiltà occidentale sono enormi, in quanto legittimano all‟interno della cultura cristiana l‟autonomia della sfera politica, che diventa oggetto di considerazione naturalistica, cioè una tecnica di potere sociale del tutto emancipata da ogni vincolo di destinazione trascendente. Mettendo in mora la immensa prospettiva singolaristica dello spiritualismo evangelico, e riabilitando invece teologicamente la sociologia classica pagana, il pensiero cristiano tende sempre più storicamente a diventare religio, funzionale all‟equilibrio della pax populi, anziché al fine della salus animae. Tale religione, secolarizzata in termini civili, mantiene la funzione di collante sociale, attribuendo alla fonte consensuale ( ) dell‟opinione pubblica () un ruolo sempre più politicamente dominante, a detrimento di quello indipendente del Governo, tradizionalmente monarchico. Quanto alla fonte popolare della legittimazione politica, essa produce quella astratta determinazione sociologico-giuridica dell‟ente sovrano (il Popolo) che va sostituendosi alla concreta esistenza storica delle
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“Talis enim est optima politia, bene commista ex regno, in quantum unus praeest; et aristocratia, in quantum multi principantur secundum virtutem; et ex democratia, idest potestate populi, in quantum ex popularibus possunt eligi principes, et ad populum pertinet electio principum”: Tommaso d‟Aquino, Summa theologiae, I-II, q. 95, a. 1.
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