2. parisillabi: hanno uguale numero di sillabe al nominativo e al genitivo singolare L’unica caratteristica che distingue questi due gruppi è la desinenza del genitivo plurale: -um per i sostantivi imparisillabi, -ium per i parisillabi: vulpes, vulpis; civis, civis ecc. avranno vulpium, civium. Hanno -um al genitivo plurale anche i sostantivi pater, patris, “padre”; mater, matris, “madre”; frater, fratris, “fratello”; iuvenis, iuvenis, “giovane”; senex, senis, “vecchio”; canis, canis, “cane”; panis, panis, “pane”; vates, vatis, “sacerdote”; accipiter, accipitris, “sparviero”, pur essendo parisillabi. 3. neutri in -e, -al, -ar (cioè terminanti al nominativo singolare con -e, -al, -ar) questo gruppo di sostantivi ha al singolare declinazione uguale agli altri neutri, con i tre casi diretti uguali (nom., acc., voc.), però presentano l’abl. sing. in -i; al plurale presentano sempre la vocale i davanti alla desinenza “abituale” della terza declinazione: maria, marium, maribus, maria, maria, maribus.
nota
bene
■ Mentre il nominativo della prima e della seconda declinazione ha solo uscite definite (-a, -us, -er) il nominativo della terza ha uscite diverse, perciò per capire la declinazione di appartenenza devi risalire al genitivo: corpus, il cui genitivo è corporis, è della terza declinazione, non della seconda, anche se ha il nom. in -us; come questo sostantivo si declinano alcuni neutri della terza declinazione: funus, -eris, “funerale”, “lutto”, scelus, -eris, “delitto”, vulnus, -eris, “ferita”, facinus, -oris, “fatto”, “delitto”, frigus, -oris, “freddo”, tempus, -oris, “tempo”, decus, -oris, “decoro”, dedecus, -oris, “disonore”, ius, iuris, “diritto”. ■ Spesso il tema del sostantivo è piuttosto diverso dal nominativo: anche per la terza declinazione, ancor più che per le prime due, bisogna dedurre il tema dal genitivo, sottraendo la desinenza -is. ■ In particolare, la ricerca del nominativo dei sostantivi della terza declinazione comporta qualche difficoltà, perché la sua formazione è varia. Osserva: — d, t davanti a s del nominativo cadono, perciò da dentis abbiamo dens — s tra due vocali diventa r, perciò da generis < genesis < genus — e > i, perciò da fluminis < flumen — u > o, perciò da decoris < decus; corporis < corpus — spesso il nom. sing. è uguale al genitivo: navis (nom. = gen.) — termini in cui, tolta la -is del genitivo resta una dentale (t, d) hanno il nominativo in -s, talvolta -es: cladis < clades; militis < miles — termini in cui, tolta la -is del genitivo resta una labiale (p, b) hanno il nominativo in -s: caelibis < caelebs — termini in cui, tolta la -is del genitivo resta una gutturale (c, g) hanno il nominativo in -x: legis < lex — le consonanti doppie si semplificano nel nominativo: ossis < os
3. Aggettivi della seconda classe La seconda classe degli aggettivi segue la terza declinazione, ma presenta sempre: abl. sing in -i gen. plur. in -ium nom., acc., voc. neutro in –ia Il nominativo degli aggettivi di questa classe può avere: • tre uscite distinte per maschile, femminile e neutro: acer, acris, acre, “severo” • due uscite, una per maschile e femminile, una per il neutro: facilis, facile, “facile” • un’uscita unica per i tre generi: velox, “veloce” 1 La flessione nominale © Casa Editrice G. Principato
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