In teoria
Zeno perpessus est omnia potius quam conscios indicaret (Cic.), “Zenone sopportò ogni tormento piuttosto che denunciare i complici”. Le comparative ipotetiche, espresse in italiano da “come se”, “quasi che”, sono introdotte in latino da tamquam, quasi, ut, velut, velut si, aeque ac si con il congiuntivo: Tamquam clausa sit Asia, sic nhil perfertur ad nos (Cic.), “Non ci arriva nessuna notizia, come se l’Asia (Minore) fosse chiusa”. Adsimulato quasi gubernator sis (Plauto), “Fingi, come se tu fossi un governatore”.
4. Il discorso indiretto Il discorso indiretto (oratio obliqua), è una formulazione del pensiero che ricorre ogni volta che il pensiero è introdotto da un qualsiasi verbo di dire: Dico te bonum esse, “Dico che tu sei buono”, è un esempio semplicissimo di discorso indiretto. Esso però si può presentare in periodi più “complessi”, nei quali si possono osservare questi comportamenti: • assumono l’infinito le proposizioni che esprimono un’affermazione, cioè sono puramente enunciative: Tota Italia dilectus haberi, civitatem esse in armis (Caes.), “(Disse) che si facevano leve in tutta Italia, i cittadini erano in armi”. • assumono il congiuntivo le proposizioni volitive, cioè espresse in forma diretta con il congiuntivo esortativo o l’imperativo; di solito le proposizioni volitive dipendenti nel discorso indiretto non sono accompagnate da ut, ma hanno regolarmente ne se sono negative, le interrogative introdotte da ne, num, nonne possono trovarsi all’infinito o al congiuntivo: Iret, ea consulibus renuntiaret, “Andasse e annunciasse queste cose ai consoli”. Postulatis obstabat, quid attineret hoc perficere ostinate quaerens, “Si opponeva alle richieste, domandando ostinatamente che senso avesse portare a termine ciò”. Quando, si tum non sint, pares hostibus fore (Liv.), “Quando sarebbero stati all’altezza dei nemici, se non lo erano allora?” • I pronomi personali assumono la terza persona, se sono riferiti al soggetto del verbo di dire, diventano riflessivi: Ego civis Romanus sum Ait se civem Romanum esse = “Io sono cittadino romano” “Disse di essere cittadino romano”.
nota
bene
■ Talvolta il verbo che introduce il discorso indiretto è lontano da questo o addirittura sottinteso: la presenza di congiuntivi e infiniti, senza immediata presenza del verbo reggente, deve quindi far pensare a un discorso indiretto; in tal caso è opportuno sottintendere un verbo di dire: Non sese Saguntinis, sed Hannibalem sibi bellum intulisse: eum foedera violavisse, pacem fregisse, “(Disse che) non loro avevano portato guerra ai Saguntini, ma Annibale: egli aveva violato i patti, infranto la pace”. ■ Talvolta è sottinteso il pronome soggetto dell’infinitiva: Num etiam recentium iniuriarum memoriam deponere (se) posse? “Poteva cancellare il ricordo delle offese anche recenti?” (ma è sottinteso un verbo del tipo quaesivit, “chiese”). ■ Assumono il congiuntivo le proposizioni causali e relative che, per il fatto di trovarsi in un’oratio obliqua, riferiscono semplicemente un pensiero e non esprimono una constatazione di fatto. ■ I congiuntivi indipendenti assumono l’infinito; se si tratta di un congiuntivo irreale, esso passa all’infinito irreale: Invitum se dicere, nec dicturum fuisse, ni caritas rei publicae vinceret, “Parlava contro voglia, e non avrebbe parlato, se l’amore per la patria non fosse prevalso”.
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Elementi di sintassi del verbo e del periodo © Casa Editrice G. Principato