Atlante delle Guerre - terza edizione

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Vittime di guerra/3 Federico Fossi UNHCR/E. Hockstein

UNHCR/E. Hockstein

Nel 2011 è accaduto quello che in molti temevano: sul Corno d’Africa si è abbattuta la scure della più grave carestia che ha investito l’Africa orientale negli ultimi 60 anni. Oltre 12milioni di persone necessitano di aiuti alimentari per sopravvivere. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres, dopo aver visitato la Regione, ha affermato: “In questi anni ho visitato molti campi profughi nel mondo, ma non ho mai visto persone arrivarci in tali disperate condizioni” e ha definito la situazione “una tragedia umana di proporzioni inimmaginabili”. La Somalia è il Paese che maggiormente subisce gli effetti devastanti della carestia, dichiarata ufficialmente in sei regioni del Paese, effetti che vanno ad aggravare la condizione ormai già cronicamente precaria di un Paese dilaniato da oltre vent’anni di guerre e conflitti e caratterizzato da un clima di instabilità politica e di insicurezza generalizzata per la popolazione civile. L’esodo che ne consegue è imponente. Al settembre 2011 si stima fossero oltre 900mila i rifugiati somali riversatisi nei quattro Paesi confinanti: Kenya, Etiopia, Yemen e Gibuti, un terzo dei quali costretto alla fuga nel corso di quest’ultimo anno. Ad essi bisogna aggiungere quasi un milione e mezzo di sfollati all’interno della Somalia, persone disperate che si muovono in un contesto di estremo pericolo e povertà alla ricerca di cibo, acqua, di cure mediche, di un rifugio e sicurezza. In totale quindi circa un terzo della popolazione somala è stato costretto ad abbandonare la propria casa. I bambini costituiscono il gruppo più numeroso all’interno della popolazione di rifugiati: in Etiopia essi rappresentano circa l’80% dei rifugiati ospitati nei quattro campi della regione Sud-occidentale di Dollo Ado. La situazione è ancora più preoccupante nel campo di Kobe, dove i minori rappresentano quasi l’89% degli abitanti, con un tasso di malnutrizione che rasenta il 20%. Più della metà dei rifugiati che quest’anno hanno raggiunto dalla Somalia il complesso di campi di Dadaab, in Kenya, sono bambini. Dadaab è il più popoloso insediamento di rifugiati al mondo. Sorto venti anni fa per dare rifugio a 90mila persone, oggi Dadaab ospita un numero di rifugiati circa cinque volte superiore, il 60% dei quali sotto i 18 anni. In coordinamento con le altre agenzie e con le autorità dei Paesi confinanti, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) è impegnato in prima linea nell’enorme sforzo umanitario che una crisi di tale portata richiede. La priorità per l’Agenzia delle Nazioni Unite è quella di salvare vite umane fra una popolazione di rifugiati gravemente indebolita. I rifugiati somali che arrivano in Kenya e Etiopia hanno spesso camminato a piedi per settimane prima di raggiungere la frontiera senza più acqua e cibo e spesso hanno visto morire durante la lunga marcia membri della propria famiglia, specialmente bambini e anziani. Garantire che i nuovi arrivati ricevano cibo, acqua e cure mediche è cruciale e costituisce una sfida contro il tempo.

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Corno d’Africa: la fuga dei bambini per sopravvivere alla carestia


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