P I C C O L I AU T O R I VA R I - 5 B D O N M I N Z O N I
L’ombra del museo di Fancregi45 Era una serata tempestosa: pioveva a dirotto; un forte vento muoveva le grandi finestre di un grande e importante museo; tutte le porte e le finestre erano chiuse, soltanto quella dell’ultimo piano, dove c’era la sala dell’epoca medievale, era aperta e mandava un fascio di luce che si accendeva e si spegneva. Un’ombra alta e magra con una valigetta nera camminava freneticamente sulla strada deserta davanti al cancello del giardino del museo. A un certo punto l’ombra si fermò, lesse l’ora sul suo orologio, si guardò intorno e posò a terra la sua valigetta. La aprì dolcemente e tirò fuori un rampino, con il quale prese la rincorsa e, preparando il lancio, tirò la sua estremità nella grondaia in cui si incastrò. Dopo appoggiò le sue ruvide mani sulla corda e da lì si arrampicò velocemente arrivando nella sala dell’epoca medievale. Il giorno dopo il cielo tornò calmo: le rondini volavano in mezzo alle nuvole, il sole illuminava l’erba ancora un po’ bagnata per la tempesta e la gente circolava serenamente per le strade. Anche l’investigatore Biglia si svegliò e come tutte le mattine fece la sua solita colazione: prese un biscotto e lo lasciò cadere nella sua tazza rossa piena di caffè amaro. Dopo si vestì come al solito: cappello nero, impermeabile nero, scarpe nere e pantaloni neri; prese un sigaro dalla sua collezione e mentre stava per uscire il telefono squillò: “Buongiorno, Biglia, sono il segretario del museo”, disse con ansia la persona e continuò: “Non ho tempo di spiegare, venga subito al museo”. E da lì chiuse la chiamata. Biglia salì sulla sua macchina gialla e andò al museo e lì ad aspettarlo c’era il segretario con la polizia: “Cos’è successo?”, domandò Biglia. “Mi segua!”, disse il segretario ancora più in ansia. 100