GIORNALE MEDICO DEL
R: ESERCITO E DELl1A B; AIARINA 1891 vol II
Anno XXXIX.
VOGHERA El\"RICO TIPO(HlAl'O D>l!.L!!: LL. lfM. IL ne E LA REG!j\"A
Rum.i, 189l.
mrNETTO BATTEkiOLOGICO DELLA R· • llàRIXA IN .Um!rA
SUL
TIFO A
MASSA U A
BTOOIO CLINJCO ED 08BERV aZIONI BATTERiOLOG:CH~ PER
SOIUIARIO. - §!.Stato della questione sulla presenza del tito a Massaua: llibliogralla e ra~ione del presente la,'oro. - § ! . Notizie elloìclle e ricerch~. § 3. Diagno•i e COU3idcrazioni: progno~i, esili e cura. - S4. Aoatomin patologica: reperto anatomico cd istologico e reperto batteriologico.-§ s. Epicrisi. - ~ 6. Etiologia, igiene e profilassi del tifo a Mnssaua. - '§ 1. Di alcune particolarità morrologiche e biologiche del bacillo del tiro. - S S. DI 3lcuni nuovi tifosimili e diagnosi differenziale. -% 9. Conclusioni.- Elenco dei Ja,ori c1tati.
§ 1°. Stato della •tnestlone sulla presenza del tifo a !Uassaua.
BtbllograJla e ragione del presente lavoro.
In nn a contrada come Massa un, priva affatto di pozzi neri, di pubbliche lavand-erie e di fo.gne, di condutture interne <l'ncqua potabile. che potesse essere inquinata da infiltrazioni del sottosuolo, senz' alcuna notevole agglomerazione di case o di ca serme. dove la eccessiva concentrazione dell a luce e del MI Ore dei raggi ~olari deve riuscire polente mezzo sterilizzante('), (' ) PurtrOIItJO .>Pe•so ho dovuto sperimentare òirettamente, sulle culture delh mia collHzioue, la straordinaria virtù sterill:z.zante, che hanno qui il calore e la luee, anche diffusa.
866
SUL tlFO A MASSAUA
era abbastanza difficile il concepire come avesse potuto maniCestarsi e progredire un'infezione tifica; onde i primi casi r-iportati di tale malattia lasciarono parecchi nell'incertezza e nel. dubbio, allri ''i si mostrarono affallo increduli, o, nc.cordando alle suindicate condizioni ambienti un valore assolut.o, esclusero perfino la pos:>ibjlità del tifo a ~Jassaua.- Ognon Yede a quali erronei giudizi si è indotti, quando troppo facilmente ci si lascia trasportare a considerazioni sull'ambiente, perdendo di vrsla l'amm:Jlato l Bibliogtajia. - A par·te l'accenno cile se ne trovtt nella relazione statistica del ~,IORM~J (Il) , le prime osservazioni di febhri tifoidee furono pubblicate nel marzo ~ 886 dal PANAilA (zi:>). Furono in tullo ';3 ca;i d'ileo-tifo vPrifìcatisi nel corpo di spedizione dal febbraio nl seuemhre 1885. e questa fu fl'a le più grnri malallie l'icol·se in Massaun a tJuell'epoca; difatto essa diede la massima mortalità. poco prù. del 16 o/o dei malati. Per brevità l'autore non eo lrn in pnrlicolari suUa sintomatologia. La morte si ehhe nell'acme dell'infezione, in una metà dei casi pr1· Ì11erpù·cNsia, nell'altra per I'.Sawrim.ento da p1·o(nsa dia'rrea, la quale una volta fLt seguita da entl'1'ot··ragia ed un"altra da peritonite perforatoria. Sui reperti anaLomo-patologici, che si può ben dire rappresentino le uniche notizie fin oggi possedute di autopsie fatte a Massaua, così si esprime l'autore: «Le nole carntte« t'istiche rilevate all'autopsia, nei casi in cui fu ese~nita, "( erano le solite: non mancò mai l' infnnimento dei gangli « mesenterici, l'ulcernz1one dei follicoli del Psr.En, il tumore «di milza, unn volla si notò perforazione del colon discen,< dente ». Il R.uo (32) non parla d'infezioni tilicha fra 82 febbricitanti. che ~li capitarono solto l'ossef\·azione dal marzo al maggio 1886 ; accenna però in principio del suo lavoro ad
SOL TifO A USSAL~
867
un caso, che dice appartener:;i al CoG...,BTTI. IJnesti (5), traltaudo delle infezioni manifestatesi a Mas,..aua in <tue! periodo, cita la malanca e la tifica, e dice che t]Ue,..t'ultirna (per lo piu} « non assunse forma veramente spiccata». Un mese dopo Il '1 ACCAG~O (2 1} comunicò altre osservazioni clmiche di tifo addominale: i cas1. dall'autore a\'llti in cura. non furono molti, ma tutti a rorma grav1ssima e spe3SO letale ('). Po5teriorm~nte il 8-\RBUELLI (2) , nelle o~servazioni cliniche fatte in un anno ( 1887- 1888) di permanenza a Mns-ana, senza accennare ad alcun caso di tiro, 6$prime l opaniooe, che« la co~iddeLLa febbre climatica o massauina stia trn quelle «da malana e le tifoidi per gr:n·ezza. tenendo ··al·olr• della \( contiouit~t del processo febbrile, del rapido deper1m~nto « or~oico rhe l'accompagna e delle gravi alterazioni anato4< mi•·he del sangue. elle ne seguono )). ll:t ultimo, il 0& Co'\'CtLnS (7) sarehhe inclinato n negare del tutto l esisteot.a del tifo addominale a ~J a"saua: ep~rò, volendo tener calcolo delle osserva.zion i altrui e dei dati delle poche autopsie falle, <c si può ammettet·e ». serondo raotore. «che 1n <Joalehe raro caso il tifo si manifesti ••. \ quell'epoca 10 mi occupa'a dello studio della co~iddeua febbri' cl1matica, sulla quale do"rò ritornare in prosier;uo. InnAuzitullo dirò che nella mia ttola preuntm1 {.27), circa la nntura di queHa feblwe, io m1 credetti al•bastanza :.icuro di poter escludere per e;;sa un' infez1one ti fica: concorrevano a ciò, oltre la sintomatolo~ia, ben diversa da quella della febbre tifoidea, i l'i:;u!Lati negatiYi delle indagini batteriologiche da me eseguite. Gli ulteriori progressi però realizzaLs in que'l'ullimn biennio sulla hio lo~oda e sui metodi di ricerca del (l) Uebbo t)uasti pochi 11.'\tì nlln corlesln tloll'nutore, cui li rìcblcsl.
~68
SUL TIFO A JfASSAUA
bacillo del tifo, uno degli argomenti che oggidì piu affatichi la mente dei cultori di batteriologia, mi han mostrato la necessità di ritornare sn queste mie ricerche. A. parte ciò, gia lin d'allora io ed i miei colleghi della Garibaldi eravamo ben !ungi dall'escludere la possibilità di una infezione ti lì ca per determinate febbri, che capitavano sotto la nostra osservazione, anzi alcuni casi isolati e clinicamente accertati d'ileo-tifo erano già a mia conoscenza. Tuttavia non ne credetLi opportuna la pubblicazione, imperocchè essi ebbero esito felice, nè furono confortali dalla prova batterio· scopica; non potevano quindi convincere i più increduli. Ragione del presente /auoro. - Criteri generali sulla patologia di una data contrada, a me pare. non si possano accampare se non da quei medici, che tengono la somma dei servizi sanitari di essa; perciò principalmente la relazione del Pa..'iARA (25) riesce pre~evolissima. Però i duhbi sollevati su di un dato argomento non potrebbero essere facilmente chiarili da lavori d'indole generale e sintetica, ma solo da fatti bene accertati e ampiamente discussi, il che per lo più non può prctendersi sia praticato per tutti i casi e da un solo medico. Ecco come lo studio accurato sia pure di un solo ammalaLo possa bastat·e talvolta a risolvere una questione. D'altra patte. se i fenomeni deOa vita normale nei climi tropicali e le condizioni ambienti. in cui essi si svolgono. fossero così bene studiati come quelli dei nostri climi , forse molti proce!\si morbosi, che qui ci si presentano sotto una forma nuova, sarebbero rannodati ad entità morbose, già da noi conosciute; e quindi molte malattie andrebbero radiate dal ~.t-roppo dei morbi esotici. lmperocchè, variate le condizioni materiali della vtta, debbono di necessità variarne anche i fenomeni, e quindi anche la estrinsecazione morbosa
SUL TIFO A MASSAUA
869
di essi; il quadro clinico della malattia si modifica, ?i altera, e la diagnosi, che da esso deve .scaturire, diviene dubpia e difficile. In tale stato di cose la ricerca etiologica nelle malattie di que$ti climi, quando è praticabile, acquista una straordinaria importanza, e diviene di prezioso sussidio per la diagnosi clinica. Disgraziatamente la ricerca dei bacilli del tifo è circondata ancora da tante difficoltà, che, coi mezzi :-~ttuali, è ben raro il caso, che possa dare risultati pratici. Non pertanto nella questione lìnora agitata, circa la possibilità di un'infezione tifi ca a .Massaua, -la dimostrazione di questi bacilli acquista una straordinaria importanza, come risulta dai seguenti casi clinici. § 2°. rwotlzle ellnlebe e rleerebe. Caso et:.
Notizie cliniche. - Z. V., 2° capo timoniere, .è ricoverato nell'ospedale della regia nave Garibaldi, ed occupa il letto N. 22 del riparto medicina. Nativo di Fe.rrara, rimase ben presto privo del padre e della madre, morti l'uno di polmonite e l'altrà di apoplessia. A 16 anni si arruolò come mozzo nella regia marina, e travasi a )Jassaua da circa 15 mesi. In età bambina di,:e di aver avuto per molti mesi una febbre terzanaria, che gli veniva con forte dolore alla gamba destra; non ricorda però con quali medicine gli fu curata. D'allora è stato sempre bene. Il :12 novembre u. s. incominciò ad avvertire un malessere generale, un senso di spos~;atezza, che gl' jmpediva di stare in piedi; niente cefalea, nè brividi di freddo: Il 13 si purgò con 25 grammi di olio di ricini, che gli procurò pa-
870
SUL TIFO A l!ASSAUA
recchie evacuazioni. Il H, continuando il malessere ed una grande debolezza, fu ricevuto in ospedale con febbre alla, che ha avuto il seguente decorso: 6 ant.
t! mer.
6. pom.
~~
u novembre 39",~
39°,3 39°.3 38",9 39",5 39°,3 38\ i> 38.,2 37°,6 37•,z 37°,1
39°,6 39°.7 390,3
390,.t. 39°,1 39° 39.,3
15
))
~6
~
17
»
18 19 20 21
))
22 23
))
» ))
» ))
39° 38",3 39° 38.,5 38°,7 37°,8 3=r,5 36°,8 36.,8
.i-o· 39°,6 39°,2 38°,1 38°. 37°,8 37",5
pom.
:Js•,s 39° 37°.9 37•• 6 37",437°,2
L'infermo è di sana e robusta costituzione scheletrica. ben nutrito ; le masse muscolari sono abbastanza sviluppate. Si lagna di qualche sensazione dolorosa al basso ventre, ed avverte nn malessere generale, una grande debolezza, che non gli permelte neanche di uscire dal letto, e, quando ha tentato di provarvisi, è stato preso subito da capogiri. Risponde con lentezza ed apatia alle dimande, che gli si rivolgono; ha "Jeggiera inappetenza e molla sete. L'addome è alquanto depresso, ~edevole sotto la pressione, la quale non riesce molto dolorosa; non vi è meteorismo, nè gorgoglio alla fossa ileo-cecale. Di notevole vi è solo un ingrandimento molto pronunziato dell'aia splenica, la quale anteriormente raggiunge quasi la linea papillare, in alto il settimo spazio intercostale , ohrepassa di qualche centimetro l'arco costale, e si estende anche per qualche centimetro indietro dell'ascellare posteriore. La lingua presenlasi alquanto arros:.ita ai margini e ric:operla da leggiera patina bianca::.ll'(l.
SUL TIFO A llASSAUA
871
L'infermo ha 2-3 scariche ventrali al giorno d'un materiale piuttosto liquido, non molto abbondante e d'un colorito giallastro. Oltre un leggiero catarro del faringe e dei bronchi con tosse e poco e~pettorato mucoso, l'esame fisico diretto dell'ammalato non fa rilevare altro. Questi sintomi si sono mantenuti presso a poco costanti durante tutlo il decorso della febbre. Il giorno dopo la sua enu·ata, io ospedale l'i nfermo ha incominciato ad avere sudori durante la notle, non abbondanti , che, cessata la febbre, sono notevolmente scemati. L'aia splenica è incominciata a ridursi il giorno 2:5., senza mai rag~iungere i limiti normali, neanche all'uscita dall'ospedale. Le evacuazioni sono divenute in !'eguito meno frequenti fino a rimettersi al normale, e cosi pure l'aspetto delle feci, dapprima poltigliose, d'un colorito giallastro ed in seguito pastose o solide, d'un colorito brunastro. Anche l'aspetto della lingua e il catarro al fari nge ed ai bronchi sono notevolmente migliorati al cessare della febbre. La convalescenza è stata abbastanza lunga e sl.entata; il giorno 16 dicembre, l'infermo, non essendosi completamente ristabilito nella nutrizione e nelle forze, è rimpatriato. Ricerche. - L'esame quantitatwo del sangue, mediante il globulimetro del THOMA, rauo ·verso le 3 poro., il17 novembre mi h.1 dato 4,41 ~,800 emazie per mili. cub. e nn corpuscolo bianco per ogni ·151 rossi; il 18 novembre 3,437,496 emazie per mili. cub. ed i leucociti nel rapporto di 1 : H 2 e il f,!.ioroo 22 dello ~tesso mese 5,227,200 emazie per mi l. cub. ed un leucocito per ogni 194 emazie. Gli esami qualitatioi non mi hanno mostrato niente di specifico. Il giorno 19, dal contenuto di tubicini capillari ripieni di succo di patate e tenuti , secondo il metodo della chemotassi
872
SUL TU"O A l!ASSAUA
di Aù-Cou~ ( l ), per Hl ore nelle feci di fresco evacuaLe dall'infermo, bo preparato piastre di agar al succo di patate('): ho ottenulo così diverse colonie, dalle quali mi è riusc ito iSO<Iare nn bacillo, che, per tutti i su<Ji caratteri, ho potuto, in seguito. identificare al bacillC' del tifo. Caso (3.
Notizie cliniche. - E. D., fuochista di 2" classe. nel po,meriggio del 5 novembre u. s., è stato ricoverato nell'ospedale della regia nave Garibaldi , dove ha occupato il letto N. 31 del riparto medicina. Nativo di Atrani presso Amalfi, ba perduto da poco il padre in seguito a cirrosi epatica da malaria pregressa. N'ei dati gentilizi si rilevano due casi di ballJUzie in persona dei snoi due fratelli, l'uno dei quali é anche mal conformato. La madre e le sorelle in buona salute. Nessun caso di psicopatia o di neuropalia in sua famiglia. nò nel parentado. Di condizione meschina , faceva il pescatore per guadagnare da vivere. Non è stato dedito al ''ino, nè alla venere ; nè è stato mai all'etto da epilessia. Soll'riva fin da bambino di ozena. ed ebbe frequentemente a patire febbri, che guarivano col chinino. Otto mesi dopo entrato in servizio, è stato destinato a Massaua, dove trovasi da 4O mesi. Durante questo periodo é slalo ben altre quattro l"Oile all'ospedale, cioè: dal ~5 marzo al l O gingno. per (ebbre reumatica; dal 23 agosto nl 2 set(') Onesto terNno di culture. ottenuto col sortltuire, nella. nota preparazione dell'agar, al brodo di carne Il sueeo di patate, estratto secondo le indicationi deli'Hou (l 4), pur essendo stato imposto dall'alta temperatura ambiente, a me sombm riesca a far dl~tlngnere le colonie meglio nocora della
relativa gelatiaa deii'HoLz (i4), purchO l'agar si aggiunga nella proporzione del o, 7~ p. too.
...,UL TJFO A "ASSAUA
temlu·t>. per febbre climatica; dal 9 al l6 ·euembre di nuovo, per (tlibrP reumatica, e per la stessa febbre dal 27 settembre al1° ottobre. L'infermo non sa precisare il principio dell'alluale sua malallta: ha febbre a 38°.7 C., ma non !\e ne risente. Da tre giorni gh si è chiUso il ventre, e si è presenlato alla visita mediea solo perchil molestato da tosse: ~i sente forte da poter srare in piedi. e nel letto può tenere indifferentemente qualsiasi pOSIZÌOOe. Non sembra difauo molto sofferente, ma piuLtosto apatico. Ha r.olorito brnno le~germente pallido, naso C3ID.USO, buona co:-tituzwne or~antca e bene sviluppate le masse muscolari. La nutrizione generale non lascia molto a desiderare. Anche la to se poi non è mollo intensa. nè frequente, e con essa l'infermo emette uno sputo prevalentemente muco~o. commisto a polverino di carhone. Riscontrasi faringite catarrale, non molto pro.nunziara. L'1spezione e palpazione toracica nulla fanno rilevare di anormale. z\ sini tra la risonanza chiara dell'apice pulmonale si eleva appeno di poco io sopra della clavicola. e posteriormente e in basso non è abhastanza chiara. 11 mormorio vescicolare da per lutto è ieggermente aspro. massime n sinistra, do\'e, a parte po·teriore. sia in alto che io basso, è anche un po' indebolito. Ad intervalli h·i si ascolta anche qua!che sibilo e, nella for-zala inspirazione. nn leggiero sfregamento pleurico. L'e! ame della regione cardiaca non rileva alcun che di anormale. I polsi sono leg~erme nte dieroti. L'i nfermo h:t inappetenza, poca sete. La lingua è arrossita ai margini ed alla punta. e ricoperta ùa una patina biancastra, non mollo densa. L'addome è piutto to depresso e abbastanza cedevole: la palpazione non riesce dolorosa, nù risveglia
874
SUL TIFO A )!ASSAUA
borborigmi o gorgoglio alla fossa ileo-cecale, solo con essa e col sussidio della percussione si constata la presenza di materie fecali alla regione colica si nislra. ~on si nora alcun mgrandime nto della milza. nè del fegato, nè dell'aia di risonanza timpanica dello stomaco. Le ul'ine sono chiare, non sedimentose. Questi i fatti come si sono presentati all'entrala dell'infermo in ospedale; ecco ora il decorsa- successivo_ della febbre e degli altr1 si ntomi : 6 antim.
5 novembre )) 6 37", 6 7 38°,1 ~ 37°, g. 8 3~· .. '» 9 J ,() )) IO 380,1 H » 38°, l )) 12 38°, l )) 13 37 °.6 3'""0 .. )) H l • :) 15 39° )) 16 38° )) 17 ai•, n )) 18 37 0, ~ 19 » 39•. 3 20 39°,2 )) 21 40° 22 » 40° 23 40° )) 24 40°.3 25 » 38°,9
,
•
,.
,
U
mer.
38°,4 37°,9 37., 6 :380 :}9·.~
38°.4 3S0.3 38° 38°.4 39",? 38. 38°,5 3tl".7 :39°.8 ~o·,:~ :~g·, :j
40°,3 40°, 1) 40°,6 38°,8
6 pom.
l2 poro.
38°,7 38°,3 37°,7 38°,2
38° 38°,2 37°,6 37.,8 38°,6
39° 40° 38°,4 38°,3 39°, l 39° 38°,5 39° 39°,7 39° 40" 39°.9 4-0°, 4 ,s,o•,4 40",2 39°,5
38·,~
sg•_,
39°,3 38°.1 370,9 39°.1 38°,7 38°,2 38°,5 39°,5 39°,'? 40°,4 40",2 40",5 40°,2 38°,5
!:>UL 1If0 A llASSAUA
875
Al secondo giorno (in seguito alla somministrazione d'un purgante oleoso e poi di un altro salino) l' infermo ha avuto due scariche ventrali successive d'un materiale duro, brunonera:>tro. La temperatura, che aveva presentato oscillazioni molto irregolari, ma abbastanza limitate, pareva accennasse a migliorare in conformità dei fatti catarrali. Per vero la faringite al terzo giorno, cioè 1'8 novembre, è quasi scomparsa ed anche il catarro bronchiale ha subito un sensibile miglioramento; lo sputo è divenuto muco-purulento, e si è molto ridotto nella quantiti1. Con tutto ciò, e quantunque l'infermo, tenuto conto di 'lualche probabile precedente d'infezione malarica. avesse preso il maLti no del7 e quello del 9, ciascuna volta, un grammo di chinino, la temperatura, la sera di questo giorno, è salita bruscamente a 39°,2 t:. Nè brividi, nè nuovi sintomi subiettivi od obiettivi hanno preceduto o accompagnato questo innalzamento termico. Il mattino del l O l'infermo ba avuto un'altra scarica ventrale, spontanea e piuttosto regolare. Da questo giorno, come rilevasi dallo specchietto innanzi riportato, la temperatura si è mantenuta in limiti più elevati, la sera dell' 11 ha raggiunto i 4<:,0 C., ed ha continuato a presentare oscillazioni abbastanza irregolari aà intervalli talvolta luoghi, tal' altra brevi , spesso abbassandosi in solto dei 38° C., ed il mattino del 18 perfino a 37°,4. Il 43 l'infermo ha incominciato ad av,·et·tire qualche po' di dolore sotto la palpazione nella fossa ileo- cecale, e per .i giorni consecutivi, cioè fino al 16, ogni mattina ha avuto spontaneamente una scarica venlrale d'un materiale giallobrunastro, senza muco, piuttosto scarso, e quasi conformato. Intanto il dicrotismo dei polsi si è fatto più distinto, la lingua piil rossa alla puntn, arida e con poca patina, l'addome meno trattabile e, fra il 15 e il '16, spesso si è riuscito ad avvertire
SUL TfFO A MASSAUA 876 sotto la pre:;sione anche un l e~giero ~orgoglio nella fossa ileo-cecale. Dal 1i in poi questo gorgoglio si è maggiormente accentuato e l'infermo ha avuto quotidianamente Ire icariche diarroiche d'un materiale liquido, giallo-grigiastro e di odore molto penetrante. Il 19 l'addome è incominciato a divenire turgido, meteorico. L' ottusitit splenica , che anteriormente non r11ggiungeva l'ascellare media , e si conteneva fra il 7° e il 10° spazio :ntercostale, ora si presenta alquanto più ridotta; nè la milza si è mai raggiunta ~on la palpazione. Il dicrotismo del polso ha raggiunto un alto grado da farlo sembrare bigemino. Nei giorni consecutivi il meteorismo si ò andato notevolmente accentuando, e viceversa è diminuito e quasi scomparso il dolore alla fossa ileo-cecale. L'infermo ha conservato sempre integra l'intelligenza, mai si è !agnato di forte mal di testa, neanche in principio della sua malattia; però quello stato di apatia o sonnolenza, che in sul principio in lui appena si riconosceva, è divenuto sempre più pronunziato; dalla comparsa della diarrea è stato vinto da una debolezza sempre più incalzante. La tem!Jeratura ba raggiunto ed ha conservato limiti molto alli; alle 3 pom. del 23 era di 41 ° c. Il 24 alle 8 del mallino, me presente , è preso da convulsione epilettica, preceduta da forte grido, con fuoriuscita di molta bava sanguinolenta dalla bocca. L'infermo, dopo 1Ominuti , n stento ricupera la coscienza; continua però l'intensa dispnea, i polsi divengono filiformi, evanescenti, e si manifesta un tremore agli arti superiori e al mascellare inferiore, spesso a sussulti, a scosse, che non si arresta, neanche sorreggendo la parte. Nonostante ciò, la sera dello stesso giorno si ha un rapido
SUL TIFO A llASSAUA
e notevole abbassamento termico, che sembra voglia decidere favorevolmente della malattia, inquantochè l'infermo avverte un relativo benessere, la dispnea diminuisce, i polsi riprendono vigore. Però, fio dalle prime ore del25, sebbene la temperatura non abbia raggiunto la consueta altezza, lo stato dell'infermo mostrasi di nuovo e vieppiù aggravato. Egli è in continuo e profondo sopore, accompagnato da deliri mormoranti. Non risponde più adeguatamente alle mie domande, e spesso mi scambia con altri. È divenuto quasi completamente afono. Il tremito agli arti e al mascellare inferiore si mostra sempre piil insistente ed intenso. I polsi sono frequentissimi, filiformi, aritmici. Frequentissime ed irregolari sono pure le respirazioni . Vi ha ottusità assoluta ai lobi pulmonali inferiori, dove a volta, solo a dt·itLa, si ascolta un soffio bronchiale mollo dolce in mezzo a gruppi di rantoli umidi a medie e a piccole bolle ..\d interYalli molto lunghi espettora poco muco attaccaticcio, striato di sangue. ~elle ore pomeridiane dello stesso giornJ l'infermo è preso da frequenti allucinazioni, tenta continuamente di discendere dal Ictio. La respirazione è divenuta stel'lorosa, si è arrestata l'espettorazione, il rantolo tracheale continuo, che si ode anche a distanza. ne fa presa~ire prossima la fine. I polsi di fatto si fanno sempre più piccoli e frequenti. Yi ha emissione involontaria di urine e di feci lilJUide di colore gialloverdognolo, il che si ripete a brevi intervalli. Alle 8 pom., per dippiù, si manifesta un nuavo attacco epilettico, questa volta senz'éssere preceduto da grido. con poca bava sanguinolenta dalla bocca. llicuperata appena per alcuni istanti la CO:>Cienza, l'infermo dopo mezz'ora cade nel coma. I polsi divengono filiformi, evanescenti, nè più risentono. l'azione degli eccitanti iniettati
878
SUL TIFO A lllASSAUA
anche per via ipoderroica: 3Ì manifesta la respirazione di CHEY~E-STOKES, gli arti inferiori si raffreddano, e alle 1O'/ 4 pomerid. l'infermo muore. Credo opportuno dar·e qui appresso il decorso della tempera tura degli ultimi tre giorni, presa ogni 2 ore, a cominciare dall'•f :mtim.
~3 \ ore ant.
40",3 40•, ·1 ~ ore poro. 40°,7 ~·l o ore ant. 40°.2 40°.3 24 (~ or·e pom. 40°,5 40°,3 38°,7 38°,7 25 ~ ore ant. ore pom. ss•.s 38°,8
t.i.n•
40°, l 40\4 40°,5 4·0°,5 40°,4 40°,4 40°,3 40°, 3 4-0°, 4 40°.4 40°,5 40°,5 40°,·1 38°,8 3~·.4 sxo,o 39",2 39.,4 38°,9 39.,1 39°,8
Ricerche. - In H.. esami degli sputi, fatti io giorni suecessivi, non ho riscontrato mai bacilli della tuber·colosi, ma sempre, e in notevoli quantità, diversi cocchi, spesso in forma di piccole catene. I preparati degli ultimi due giorni sembravano culture pure d'un diplococco, per lo più di forma Ianceolata e circondato da capsula, come in generale si pres9nta quello di FRARNKEL- WEICHSELBAUM. ~elle urine dei giorni 23, ~4 e ~5 ho riscontrato 1'1 p. -10.00, il 0,5 p. ·1000 e il 3 p. 4000 di al~umina (albuminometro di EsnAcH). Solo nell'urina del24 ho constatato qualche traccia di urofeina, ricercata secondo il processo antico (reazione all'acido cloridrico previa ebollizione dell'urina). Corrispondentemente alla quantità di albumina vi ho trovato cilindri granulosi, cellule epiteliali in degenel'azione · grassa, globuli bianchì e globuli rossi del sangue. Questi elementi morfolo-: giei però non si sono mai presentati in quantità notevole. Seguendo il metodo della chemotassi di Aù-COHEN t1), combinato a quello delle piastre di agar in succo di patate, ,
SUL TIFO A !IASSAUA
879
non mi c riusc"to isolare dalle feci alcun bacillo, che si fosse potuto identificare ·a quello del tifo. Il giorno 22. quando il termometro solto l'ascella segnava ,4.0°,3 C., l'esame quantitativo del sangue (globulimetro del TBOMA) mi ha dalo 3,820,448 globnli rossi per miti. cub. e i Jeucociti nel rapporto di 1 a 94.4-. Nessuna forma specifica con l'esame microscopico qualitativo. É notevole invece ed importante un risultato po:'itivo ottenuto mediante la ricerca batteriologica, cui ho proceduto lo stesso giorno e nel modo seguente: Tagliata l'un~hia, ho latato con acqua calda, ;;pazzolino e sapone l'indice della mano sinistra. e l'ho tenuto per mezz'ora in una soluzione al 2 p. ·1000 di sublimato; indi ho asportalo il sublimato con notevole quantità di alcool assoluto, versato goccia a goccia sul dito. Appena questo è rimasto asciutto, l'ho immerso in uoa miscela di gelatina e a~ar contenuta io uo piccolo ERLENMEYER, il quale, a sua volla, era mantenuto in acqua a 4-5° C. Dopo un quarto d'ora, estratto il dito, mediante una rapida incisione con lancetta sterilizzata: ne ho raccolto l O grosse gocce di sangue io un tubo di gelatina fusa a i.0° C., che poi, dopo mescolata con altrettanto aga•· glicerinato fuso alla stessa tempet·atura. ho versata in una scatola di P&nl, e in ·due di queste scatole la precedente miscela. Alla temperatura ambiente media di 2i° C. queste ultime due piastre, fatte per controllo, si sono mantenute per· fettamente sterili, anche dopo 20 giorni dalla preparazione. Invece, sulla piastra del sangue, al secondo giorno, si è mostrata una colonia profonda, la quale risultava di bacilli attivamente mobili, che per tu.tti i loro caratteri. come ho potuto constatare in seguito, eraM ùlrntici ai bacilli del ttfo. Adunque nel sangue del dito, già tre giorni prima della morte dell'infermo, circolavano buoitli del tifo nella propor'zione di 'l su circa '/,•••• della massa totale del sangue.
880
SUl. TIFO A '"'ASSAU.,
§ 3. Dlatrno•l e eeuelderaalool . Proguod, edti e oura.
Pel ra,ço f' si era fatta dia).!Dol<i di tifo addominale, plmrite secca a parte posteriore sin1stra, con ·eculiYo marasma cardiaw e pulmonilt• tpostatica; pel caso :1.la d1agnosi di tifo si era messa io campo, ma. Lino all'uscita dell'infermo datl'ospeclale, non si era potuto affermarla con sicurezza. Neanche adesso si può d1re che questi clinicamente siano due ca.;i abbastanza chiari di febbre tifoidea. Per vero, la patolo).!ia ne in~egna. dte i sintomi pilt importanti, sui quali può stabilirsi la diagnosi di tifo. sono: l 0 La f(bbre rol .suo lento esordire e la sua tipica erolu:imu. - Qualunque malnuia, dice 1l W UNnERLICH (38), la quale la sera del i 0 giorno non porta un inoalzamento termico di 39°,5 (. nùn è febbre tifoiùl'a. Stahil.tl questa tesi, ne seguo che In febbre presentata dall'infermo E. O. in sul princ1pio non poteva essere messa io rapporto di un'infezione tifica, ma piuttosto del catarro delle prime v1e re~pi ratorie, il quale inYero costituh·a l'unica sua sofferenza, il solo fatto accertabile, e coll(uale armonizzava completamente il decorso della te mpera tura. L'infezione tilìca clev'H>ersi quindi manifestata al cadere di questa febbre da rafft·eddore, cioè alla 3• o i • g1ornata di ospedale. Ciò posto, non sarebbe verosimile ammellere che l'infermo SP ne sia contagiato propriO nllor·a; anzitutto perchè non potrebbe creders1 ad uo'inrasione rosi immed1ata, e poi percbè 10 ospedale (do' e gl'infermi, a causa del loro rislJ·ello numero, erano tenuti in un certo i~olamento l'ono> dall'altro). dopo circa no anno, a quanto pare, era quello il primo caso di tifo. che si curava.
881
È oooo quindi ammettere che. durante l'iocubazion~ del-
l'inft-zio~e tilica, altrove contratta, l'infermo E. D. sin slato preso dal catarro delle prime vie respiratorie, che ne delt!rrnioò l'entrata io ospedale. Questo esordire subdolo del tifo cerio non può dirsi comune: ~ono ben'li noli cus1 di tifo, del resto abbastanza rari, caratteriu.ali al principio dnlla comp;~r.sa di un' an~w1a (SrRihJPELL) (34-), ma ca~i io cui si sia avuto. come in llUe!'to di E. D., una successione clioka fra l'una e l'altra malattia. oon pare. L'evoluzione tipica della fehhre tifoide è caratterizzuta da 3 periodi, l'uno delle cosiddelle ascilla::ioni ascmdenti, l'altro delle oscilla::ioni sLctztona1·ie e infine il 3° delle uscilla_::ioni discmtlmti. Ora così nel caso a. come nel caso fj questi periodi, e soprattutto il l 0 , non si sono mo~Lrali abbastanza chiari, sia per la irregolarità delle oscilhzioni giornaliere, sia perchè i massimi spes:;o si sono spustati da un giorno all'altro, e sia ioiine perchè, soprauuuo nel caso fj, le curve ~iornaliere non hanno presentato costantemente un sol mas~imo.
2° 11 dtllo-re alla pressione nl'lll~ fossa tliaoa di'stra e la concomitantr diarrea. - Questi siutomi. come risulta dalle rispettive storie cliniche. sono sl~ti molto dubbi, nè si son presentati in tempo da poter illuminare la dingnosi. i è visto inw~ce che l'infermo E. D.. dopo l'azione del purgante. per parecchi giorni ha avuto evacuazioni, che potevano dirsi regolari: ne poi le feci emesse dall'infermo Z. V. avevano l'aspello e lulle le qualità carnuerisLiche di quelle da tifo; inquantochr erano piuttosto pohigliose. anzichè liquide, col ripo:.o non si dividevano in due strati, il loro colorito non era perfellamente giallo- pisello. Il fatto più note,•ole in que<;t'infermo è stato il tumore di milza, che nell'altro non si è potuto constatare: nell'uno non 56
SUl. TIFO A \IAS:O.AUA
si f> avuto meteorismo addominale, nè, almeno in principio, gorgoglio nella fossa iliaca destra; nell'altro questi falli si sono pronunziati appena verso gli ultimi giorni. 3° l sintomi nr•rrosi. - Sono stati ben poca cosa : Lna granlle prostrazione di forze, un ('erto stato di apatia. e, solo negli ultimi giorni della malattia nel caso ~. sono divenuti co~picui: carfologia, sussulti tendinei, delil'i mormoranti, at· ta~:d1 i epileuici, coma e collas!'O. Que,te brevi considerazioni di confronto fra l'uno e l'altro caso valgono innanzi lutto a convalidare la mia tesi, che qui anche le malattie più note, per le mutate condizioni ambienti, assumono spesso un a:;petlo non comune, Lalvolt.a afT;ollo nuoYo, in modo da intralciare o fuorviare il giudizio del medico. Comechò poi non tutti t·isentono del clima allo stesso modo, così quesre moda l it il cl inielle non potreLbero essere qui defìoitivamente stab,ltte. in morio da ritenersi come costanti: i citati ca:'i ne sono una prova. Epperò può dirsi che tuttr qllellc febbri, le quali twn e.<;rmltuono bru~cmnente con altn temperatt~ra, clu si mantenyono continne e pt·og1·essive nei ru·imi .IJÙrrni ra.fJf1Ìttn.qendo r:t:rso il 4° una temperatura di .'19°,.'5, o superiore, debbono richiamare l"attenzion-e dtl medico, in q?Wntochè il più deli<' roltr s' appog!Jiano ad un:in{e.::ione tifica; in /al caso quesu; di'ce ammettersi, .~e pw·e tnai gli altri dati clinici non pos.~ano essere accertati. l n ha~ e a que:.to crit~l'i o, cb e corrisponde presso a poco a quello formulato dal WU~OKRI.ICH (38), si addi\enne alla diagnosi, la quale, se in principio, stante l'incertezza dei sintomi clinici, non poteva essere che una diagnosi di e.~clasione, in se~nito, specie pei risultamenLi delle analisi falle. non ammise più alcun dubbio. Pertanto risulta e\'idente di quanta importanza sia in ~imiti casi l'indagine batteriologica, la quale,
SUL TIFO A 'Mt\.SSAUA
883
quando dà risultato positi-ro. può da sola, come nel cn.so :.:, decidere della diagnosi. La prognosi. rim·vata in ::.ul principio, ver~o la 16&giornata ùi ospedale, tenuto conto dell'alta temperatara e soprattutto della sua coslan:t.a, nel caso {3 si giudicò gra1'e e poi ù>tale; larldo"e nel caso z divenne ben presto favornole. L'esito dimostrò come nell 'un caso si ehhe a trattare di una forma grare di tifo. nell'altro di un tifo leggiero, typhus levis del Ltsn&RMElSTER ( 18). Per -rcrita a giudicare, dall'apparenza. esterna, da quella che dicesi costituzione o1·~ani~a. si sarebbe fatto in cia:>cun infermo tutt'altt'O pro~nostico. È uopo quindi ammettere che le precedenti malattie, qui sofferte dall'infermo E. D., per <'ui e1·a stato r:coverato in men di otto mesi ~ià .S. altre volte in ospedale, ne avevano diminuita la resistenza fisiologica. in modo da renderlo molto sùscettibile alle infezioni. È ~upertluo il dire, che in Lutto il decorso de!lrt febbre en· tramhi que.;t' infermi furono tE-nuti a dìeta liquida di latte e brodi, i quali verso gli ultimi giorni. quando sopraggiunsero i fenomeni di mar·a_sma cardiaco, per l'infermo E. O. furono preparati molto concentrati, e si unirono a qualche po' di marsala e infine anche di cognac. I)er riguardo alla cura, poichè essa s'impone al medico fin da principio. ~pesso anche pitt della diagnosi. il segreto sta appunto nel saper sceglier·e quel f:H'maco, che in ogni caso pos~a e debba giovare. Ora la lunga praticaJ che ho potuto qui fare, mi ammonisce sull'importanza, che vi hanno i purganti al primo insorgere di ogni malnttia, e quindi anche del tifo. IJuantunque questo precetto appartenga alla vecchia scuo!a. pure è fuori dubbio, che qui il purgare gli ammalati appena sono amme~si in o~pedale. salvo i casi in cui non se ne mo:Stri il bisogno, influisce non poco sul buon andamento
'-UL TifO A liASSAUA
di qualsiasi malattia, e soprattutto poi del tifo, pel quale già il più dei clinici sono d'accordo nell'altri bo ire al purgante, somministrato in primo tempo, perfino un valore abortivo. Prima cura, arlunttue fu di purgare gl'infermi: si cercò quindi combattere i fatti catarrali mediante gargarismi astringenti e decotti di poligola. L'aotipirina e il chinino somministrato anche per via ipodermica, diedero risultati molto poveri, poco sodisfacenti. Jn seguito, appena s'incominciò a dubitare di un'infezione ti fica, gl'infermi furono isolati. esponendoli all'azione diretta delle correnti d'arin: si somminist!'arono loro geoeros'3 9ibite d'acqua fresca, L<ilçolta acidulata, e, comparso il meteorismo, spesso anche acque aromatiche; si sottoposero infine n bagnature fredde continue sull'addome. Solo per l'infermo E. D. si fu obbligati a ricorrere anche alla vescica di ghiaccio sulla testa. Quantunque io non possa qui portare un ~iudizio egatto sul metodo di cura del BR.nD, debbo pur dire che le spugnature con acqua ghiacciata, eseguite con le debite cautele, co::i in questi casi di tifo, come nelle cosiddette febbri climaLiebe a temperatura molto alta, qui si sono mostrate più eHicaci del chinino e dell'antipirina nell 'abbassare la temperatura, nonchè della cura idriatica interna consigliata dal CA~TANJ. ono poi convinto, che, ove il calomelano fosse ben tollerato, il che qui non è facile, le somministrazioni giornaliere di 0,60 0,80 grammi di questo rimedio, cosi come la scuola napoletana con tanto profitto usr~ nella dissenteria, gioverebbero non poco, sia per la sua azione pnrgati va, che per la sua azione bauerir.ida ed antielminticn. E quesla cul'a, salvo il caso di profuse diarree, snrebbe certo da preferirsi ~massime se è a c· compagnata, come si è fallo nei due casi, che ci occupano, appena mostratasi la diarrea, ad un appropriato u.so di en-
St:L TIFO A MASSAUA
885
teroclismi di acido tannico all' 1-2 p. l 00, di r.ui possono farsi 1 ogni due giorni o anche 1 e perfino '2 al grorno. È naturale che questi siano da bandirsi in presenza di entero1Tagia 0 di perforazione intestinale. Si esaui'Ì gt·adalamente per l'infermo E. O., :-eco ndo il bisogno. tutla la scala degli eccitanti, di cui era possihile disporre. L'infuso di digitale, e poi di adoors >ernalis. somministrati a piccoli cucchiai negli ul timi due giorni, ollr·e a migliorare le condizioni del polso, ebbero per elfello immediato una piccola diminuzione della quantità di albumina nelle urine. Le aiTusioni fredde e la vescica di ~?hiaccio alla nuca giovarono pel momento non poco a migliorare la meccanica respiratoria.
§ .-t. A.auato01la patoloa l c a .
Reperto anatomico ed istologico ( '). - l\igidita cadaverica :~ppen a un poco conservata agli arti inferiori; note\'oli ed estese ipostasi al tronco ed alle natiche; nessuna macchia di putrefazione: pannicolo adiposo solloculaneo non molto spes-so; muscoli abbastanza. grossi, ma flaccidi, e di un colorito rosso fosco o di lacca scura; nessun'alterazione nei retti addominali; noterole deplezione dell'albero venoso periferico. L'addome è tur~ido. l'ollu::.ità splenica non si trova neanche sull'ascellare posteriore, quella del fegato è ridotta a meno della meta del normale, e trova si un <z centimetri più su dell'arco costale. Aprendo la cavità. addominale, mediante un taglio longitu( 1) Ho proceduto all'autopsia t! ore dopo la morte in pre$eoza del medico di t• classe, signor Galloni Giovanni. direttore dell'ospedale, e. del medico di !• classe sig. Carbone Leonardo; l'indagine istologica è sta t:~. fatta immediatamente su preparati a fresco.
886
SUL TIFO A MASSAUA
dinale lungo la linea al ha e due, che dal pube si prolungano fino alle creste iliache, non si nota alcuna fuoriuscita di gas; invece le anse intestinali, e massime il crasso, fanno noteYole prominenza per forte distensione da gas delle loro pareti: così gonfio anche lo stomaco. Il fe~to si Yede comparire appena io sono del!"arco costale; la milzfl non si vede affatto. Il peritoneo. Lrasparente, limpido, traslucidn, contiene pochissimo liquido, circa 40 cm. rub., anch'esso limpido, d'un colorito giallo cedrino. L'a~petto esterno dell'intestino in ~enerale è normale, meno l'ileo e in parte anche il cieco, che presentano lar·ghe chiazze iperemiche rotonde o ellissoidali. Pigiandole frz le dita. le- pareti dell'intestino ileo e del cieco, mas5ime in corrispondenza e al contorno di queste chiazze, presentansi per lo più notevolmente ispessite. In Lutto il mesentere, e soprattutto nel mesocieco, s'incontrano molte glandole ingrossate e molli , alcune quanto una grossa mandorla. La mucosa intestinale è nolevolttente iperemica ìn tutto l'ileo e nell'ultima por·zione del digiuno, nonchè nel cieco, massime poi all'immissione dell'appoodice vermiforme; vi si notano anche estese macchie d'infiltfclmento ematico. Le placche del P.EY&R, in numero di 2a, sono tutte ingrossate, ipertrofiche, della grandezza ciascuna di un 2 a un ,~O centesimi, e si elevano sulla circostante mucosa per 4 a 5 millm. La superficie di molte di questa placche presen ta si conformata come un fiLto reLicolo trabecolare; io altre invece si presenta appianala, regolare, di un colorito ardesiaco, ed infine in altro poche con una: o più ulcerazioni nel mezzo. Queste ulcerazioni in due placche, poste al principio dell'intestino ileo, hanno interessato anche la tunica muscolare, i n
SUL TIFO A )JASSAUA
887
modo da lasciar prevedere imminente la perforazione. Oltre a ('iò. nello spes~ore di tutla ta mucosa dell'ileo e perfino neiJ'nppeudice vermiforme, lrovansi assiepati numerosis!'imi nodel! i glandola ri, della grandezza ciascuno ùi una lenticchia a quella di un cece. i quali corrispondono ai follicoli solitari dell'intestino. l preparati microscopici a fresco così delle glandole me~enleriche iugwgate, come delle placche del PEnR e dei follicoli solitari mostrano un notevole inlJJtramento linfoide e di corpuscoli rossi del sangue. li fegato è alquanto aumentalo di volume e diminuito nella con.:.istem,a; ha superficie lerigatn. traslucida, capsula -.ottilissima trasparente, sollo la quale si disegnano neLtamente gli acini epatici, limi lati da un alone giallastro intorno ad un nucleo rosso-bruno; le superfìcifl da taglio riproducono lo stesso aspetto; onde potrelJbe dirsi questo un primo stadio di fì>fjrtlo grasso noce-moscato. La cistifellea contiene poca bile. :'iei preparati a fresco, ottenuti col metodo del rasch iamento) le cellule epatiche presentansi in parte rigontiate e torbide, in parte con un contenuto di ~occiole di adipe. talvolta piccole, tal'altra grandi. La miL~a trovasi profondamente annidata sotto l'ipocondrio sini~1ro; il suo maggior diametro, t:he è diretto dall'alto al basso. e da dietro in avanti e in fuori , misura 20 cm.; e la ma:-~ima larghezza e spessezza Lrovansi in avanti e io basso, e misurano 12 cm. l'una e 3,5 cm. l'altra. Il peso è di 360gr. H:i hordi ottusi, colorito ardesiaco, 'Uperficie liscia, consistenza molle, friabile. TI peritoneo, che la riveste, è limpido, trasparente; la capsula sottile, lacerabile; la polpa abbondante, come feccia di vino; le trabecolt> spleniche non son<> vi~ibili ad occhio nudo. Nei preparati, ollenuti per schincciamento della polpa ~pie-
88H
SUL TIPO A )fASSAUA
oica, non si distingue alcuno stroma connettivale. ma nna straordinaria quantità di corpuscoli ros-;i, leucociti e grosse cellule linroidi. l ?'eni si asportano con certa faciliti!, stante un leggiero edema della capsula cellulo-adiposa. Sono alquanto più gros~i e con,istenti del normale. H:1nno superficie perfeLLamente leYigata. colorito leggermente cianotico con chiazze ros~e più oscure. L'albuginea è legger·mente ispessita. Ln sostanza corticale, di un colorito grigio-rossastro sbiadito, ~ alquanto ridoua in volume. La so~tanza midollare i• aumentata; le pira· midi ingros~ate e d'un colorito rosso cianotico intenso: i fasci interpiramidali sono relativamente esi:.tui. L'esame micro~r.opico di piccoli tagli a fre3co mostra: a) Rivonfiamento torbido dell'epitelio renale ma~sima mente estew a quello dei tubolini coutorti; b) In que"ti tubolini alcune rellule epiteliali a piccoli focolai contengono anche goccioline di ~rasso (de,qenera::ione adiposa). mentre in altrt.> il nucleo è scomparso, e il contenuto si presenta pallido, omogeneo (nccrosi); c) Simiii alterazioni riscontransi anche in alcuni glomeruli talvolta con leggerissima essudazione nella capsula del BO\\ ~I AI'\ N;
d) Presenza di cilindri granulosi irl alcuni tubolini relti; e) Nel connettivo ioterstizialè in pa!'ecchi punti riscoolra~i un noteYole infiltramento linfoide: {) I capillari sono fortemente dilatati e zaffati di ~lobuli ros~i; le cellule endoteliali, che ne costituiscono la parete, sono iogros5ate e granulose. Aperto il tor-ace. i polmoni si afflosciano di puco, non collahiscono. Nel pe1·icardio si trova una piccola raccolta, cir·ca 'iO eme . , di liquido giallo cedrino, limpido. Il foglietto ri::.cemle p10stra
SUL TIFO A MA SAUA
889
strie di opacamento lungo il percorso dei vasi. In solto di uesto foglieuo ;;i nota un'intensa replel'ione delle Yene ed un ~bhondante deposito di adipe. massime lungo il solco coronario. Il cuore t' impicciolito, le pareti dei ventricoli, massime del sioi~tro. molto assottigliate, molto pallide e poco consistenti. flaccitle; le cavità ventrir.olari vuote, con qualche coaaulo tihrino~n degenerato in grasso. !" (~li apparecchi val\'olari iote~ri, gli osti atrio-ventricolari un po' dilatati. L. e-amP microscopico del miocardio mostra una notevole infiltrazione di leucociti e cellule adipose f:-a le fibre muscolari. l nuclei di queste fibre sono ingrossati e circ.mdati da ammassi di granuli albuminoidei, che hanno notevolmente alterata c. per alcun i tratti, completamente distro~ta la striatum delle lihre (l'ifJonfiamento torbido); in alcune ,di queste fibre, ma~~i me in quelle del ven lricolo sinistro, si hanno vere goccioline di !.(rasso. che si sono sostituite alla striatura (degen,ra : io11e adipu<sa}. ~essuna raccolta nelle cavità pleuriche; invece estese ade-
rente fra i foglietti viscerale e parictale in corrispondenza del lobo inferiore sinistro, a parte laternle e postel'iore. Dì que>te. alcune più giovani si lacernno facilmente con le dita, altre antiche debbono essere tagliate con le fot-bici . Aderenze più fitte riscontransi a dritta, ma solo fra i due foglietti della pleu ra diaframmatica. l lobi superiori ed il lobo medio del7mlmone sono notevolmente e diffusamente :mtracotici ed Pdematosi. ~otevoli ipo:<tasi riscontransi ai lobi inferiori. Essi p1·esentano lo stesso aspetto e con,;ist-enza della milza, nell'acqua nè galleggiano alla superficie, nè vanno a fondo; la superficie da taglio presentasi per lo più liscia, e solo in al,cuni punti leggermente
890
SUL TIFO A ~TASSAUA
granulosa; corl'ispondenremente a ciò il colorito non è dovunque uniformemente cianotico, ma vi esistono chiazze di un colorito più chiaro, nelle quali gli ah'eoli Fono pervi all'aria, mentre gli alveoli delle parli più oscure presentansi al microscopio zaffati di corpuscoli rossi e di elementi linfn idi in mezzo ad uno scarso essudato fibrinoso. Trallasi adunlJ ue di una epatizzazione atipica, di uno stadio cioè intermedio fra l' epatizzazione rossa e l'ipostasi pulmonale. di quella che, più appropriat..'tmente, è stata della splenizzazione del pulrnooe o epatizzaziune flacdda o anche pulmonite ipostatica. Reperto batteriologico. - Tutt1 gli organi, destinati per la ricerca battel'iologica, so.no stati inviluppati durante alcune ore in compresse bagnate nel subii malo al 2 p. ·1000. I prepa.rali in gocce pendenti, ottenuti raschiando il succo degli organi e stemperandolo in una ~occia d'acqua stflrilizzata,. mi hanno most1·ato nelle glandole mesenterichr, nella milza, nel fegato, e perfino nel miooardio la presenza di corti bacilli ad est1'emità arrotondate, mobilissimi, che si scoloravano cot liqniùo di GRAli nè si coloravano bene coi semplici colori d~ anilina. Preparate placchi-culture in scawle alla PETRI, con lo stesso succo ho ottenuto Cl~lf.u1·e pttre degli stessi bacilli, io quantità considerevolissima dalla milza e dal miocardio. Questo microrganismo è lo stesso di quello isolato d(IJ sangue in vita, è cioè per tntti i suoi caratteri identico al bacillodel tifv. Nè in preparati, nè col metodo delle piastre mi è riuscito dimo.>trare alcun micror·ganismo dal sangue. di una delle vene ce fai iche. Le piastre so n rimaste sterili anche dopo 20 giorni. Debbo però avvertire che la quantità del sangue presa in esame (con tutte le cautele già indicate per la ricerca in vita),
SUJ. TIFO A MASSAUA
a. causa della forte deplezione delle vene periferiche, è stata molto scarsa, appena 8 piccole anse di platino. Cosi come per l' esame degli altri organi, col succo pulmorwte, in miscuglio di gelatiua e agar glicerinato bo preparlltO 3 piastre. È uopo premettere che,. mentre i preparati in gocce pendenti mi avevano giil dimostrata la presenza di bacilli mobili simili al tifo, mediante le piastre mi è stato impossibile confermare tale reperto. l prepnrati a secco, r..olorati col blu di melilene carholico, mi hanno mostt·ato diversi cocchi per lo più in corte catene, ovvero come diplococchi cap:>ulatj. Ualle pinstre, dopo 24 ore e arrebe in giorni con,-ecuti vi, fatta astrazione ùi qualche colonia di sarcina alba ed a.urantiaca, si sono sviluppate: Numerose colonie superftcia li biancttstre, cupolifor·mi, di aspetto mucoso, appartenenti ad uno stesso microrganismo, che. come ho potuto dimostrare, pe1· tutti i SllOi caratteri è identico al nticrococco tetra,qono. Sono notevoli i relativi risultati sperimentali. Cosi il FLtiGGE ('12) come i.l FnAENK~L (9) ed alt.f'i autor'i dicono, che i topi grigi domestici sono refrattari a questo microrganismo. f_o ho dovuto sper·imentare appunto con guesti, non disponendo di topini bianchi. Ebhene l'inoculazione souocutanea di alcune go,cce di una coltura re· cente del mio Jf. tetragono h<t determinato in i Oore la morte dell'animale: mediante preparati e coltme piane , nel sangue e nel polmone in grande quantità, raro negli altri organi, ho riscontrato in cultm·a pura lo stesso microrganismo.- Inoltre 1 cm. cub. della medesima cultura in brodo, inoculata nel cavo per'itoneale di una piccola cavia, che por'tai qui da Napoli, ne ha determinata la morte io egual tempo. L'autopsia ha dato lo stesso reper·to batteriologico coi fatti di un'intensa perilonite. Debbono questi risultamenti attribuirsi ad una maggiore
'o
892
SUL Tll'O A ~fASSAUA
\'inllenza del mio micrococco, ovvero ad una minore resistenza degli animali da esperimento in dipendenza dell'azione del clima '? l'er questi e per altr·i fatti ho motivo di ritenere p in la 2• cb e la 1• ipotesi. 2° Delle colonie profonde. sviluppatesi sulle stesse piastre. alcune poche eli un colorito giallo-chiar·o erano ùovute ad uu grosso cocr,o, che riscontrai anclte due anni fa nell'aria di balleria della t·egia nave Garibaldi. t> che, a •1uaotò pnre, r un innocuo cromogeno dell'aria: altre io1ece, che per numero era no le ma~giori, appartenevano a diversi streptococchi. fra i quali non mi è stati) possibile rir.ono~cere con sicurezza il FRAENKKL, soprattutto per le difficoltil del riscontro sperimentale. Quello che posso ùire ~ questo, che fril gli strep tococchi da me isolati uno ve n'era, che ad una bassa lemperanH·a ( Jii 0 -18° C) non cresceva in gelatina, oè su patate: iooculandolo :.otto la cute di un cane di media ~randezza nella quantità di 2 cm. cub .. o endermicamente, medianll.e l'a~o della sirinKn Tua~m, nel padiglione dell'orecchiodi un altro ,;imi le cane, il ri:mllato è stato sempre negati l'O , e infine che dopo 20 giorn i la cultura è rimasta sterile. Egli è molto probabile che questo cocco sia identico al pneumococco del FrtARNKEL, cui rassomiglia per tanti altri, caratteri, quantunque non se ne sìa potuto dimostrare la virulenza. Gli nltri streptococchi isolati dalla stes~ piastra. in numero di 3, si colorano tutti col metodo (li GR A '• , crescono in gelatina anche ad una bassa temperatura, senza fonùerla ne.'loclle coosenando le collur·e per lun~rhissimo tempo, e senza estendersi menomnmente su lla su perfide: su a~wr e su agar ~l i cerioato e io urodo le colture ùi <ruesti coc~hi si rassomigliano moltissimo a quelle dello .~treptococco piogmo; senouchè essi su patate. alla temperatura media di 27° C., danno sviluppo ad uno tenue ma evidente cultura perfetta-
mente h:anca, onde potrebbero. con piccole differenze. ras-.omiglinrsi piuttosto al mio diplococco Jliogrno (30), col quale ho isllluiw thsen·azioni comparathe. sotto condizioni a~solu· tamente identiche. liua prima differenza sta nppunto nella grandezza dei cocchi. che. mentre pel dtplococro J!Ìn!Jeno è di 1, 1 IJ- ('), pe1 t•.ucchi l e Jl1 è di 0,9 IL e pel cocco H di O.~ p.. lo gehtti ntt solo Il cocco Il presentasi per lo ptlt sullo forma di diplococco. e 10 hrodo questo forma corte catene, che s intrecciano e si a:zgomit(llano fra loro. Questa dispo~iziooe a :,:omitoli non mi si i· mostrat.1 oè col diplococco piogmo, nè roi eocehi I e IJ l; l'uno di questi d11e ultimi forma lunghe. l'nltro corte catene. e 11ueste non si prc:)enLaoo, come le precedt'Dli , assoluta· mente immobili, ma leggermente os-;illanti, e i cocchi, di cui risultano. sono un po' schiacciati nel senso longituJinnle. Tuui non alter:1no la reazione alcalina oè il grillo odore del hrodo. e vi f•Jrmano un depo:;ito liocconoso biancastro, che. al!iLando il tubo ·i di~solve e intorbida omogeneamente il brodo, rimasto lìn allora limpido. C)uesto deposito è meno abbondante col cocco III. La rapidità dello sviluppo :-tahilisce più notevoli differenze. E uupo spiegarsi: se si riel>ce ad ottenere una disseminazione di coionie sulle diven;e piastre pre~so a poco uniforme. e qneste si vnnoo ad esaminare dopo una quindicina di giorni, non si osservera qua-si alcuna diiTerenza fra le diverse colonie. r.ompre~e quelle del diplocouo piuymo. non -.olo per ra:.pello. m t neanche per la grandezza. ~e '"' ece si osservano dop., ~~ o ~ 01 e. "i troYerà che le colonie del diplocorco piogmu hanno raJ,!gionto un diametro quasi doppio delle I e Hl. e C') Nella pubblicazione pe•· errore sta dello 0,8 J.l••
Sl'L TII'O A tllASSAUA
presentano una ~rana più fina e più compatta delle Il ('). e infine che le III sonQ un pochino piu grandi delle I. Tuili questi streptococchi mo:-.trano fra il 4" o il ;_;o giomo un evidente sviluppo su patate, ma le colture pii1 appariscenti, e che perriò hanno uua grande rassomiglianza. fra loro sono quelle del diplococco piogeno e del cocco II. È possibile cue cosi piccole dilfereoze siano transitorie, riferibili cioè a condizioni, dte pel momento sfu~gono all'osservazione, ma, comechè ::ono state da me rile,•ate sotto un confronto il più che mi et\1 possibile esatto, co~ì, almeno per ora, io mi son creduto autoriuato a ritenerle come positive. Quello che del re::;to ora più iuteressa di far ril evare si è che niuno di questi streptococchi può dirsi assolutamente identico al]iyogmes (RosENDACu) o all'eresipelatos(FEtii,EISEN) non solo per le piccQie difl'erenze mo1·fologiche e biologiche, che ri~ultano dalla precedente descrizione. ma anche pei dati sperimentali, che mi i> stato possii.Jile di <•tlenere. Per \'ero, con ripetute inoculazioni sia lpodet·miche, anche di not&voli t}uantità, sia endermicl1e: mc>diame l'ago della siringa TuRSJ~r, sia nel sacco congiuoti,ale, sia nella cornea di l'agnolini, ancora po'ppanti, i risulta menti ottenuti sono stati sempre negativi, quantunque mi fo$SÌ servito di giovani colture in
n
('l Que;,to fatto ho potuto constatarlo beni~simo ricorrenrto al seguente proen.timento: La piastra e preparal3 con nn sottile sLrato di gelatina; le colonie, eh e ~i ,·o~liono osservarto. >i rico1m>no con 1111 ~ottilissimo "etrin'>, che, con IPg-giera pressione. si fa atlemè ,uua gel:ltona, e poi si guarda atltmm~r~lonP. 0\"e lo strato dj gelatina fo,,P <pe,;o P la colonia profonda, s• polre!JI>e preUtlrntem~>nte riscaldare il ,·etrino p~r hrlo affondare. Qnesto proC<Jdimt>nto MI rest{) corrispon•lerehh~ presso a poeo alla teenica dei preparati ad impronta, cui potrebb'~~Ssere 1trer~r~to per maggiore $eJn(llicita cJ esattezza, Qualora non si vogliano preparati stabili t!Pile colonie e occorr~ osservar presto. ( 1 ) E potrt'i aggiungerne anche altri, che 1\o qui isolati, da un'altra simile spleniz7.17.ione polm(tnarc, ri"'ontrat:l 111 un caso di atrofia gialla acuta del
(egato.
SUL TIFO A MASSAUA
brodo, rinnovate, lin dal principio, gioruo per giorno e con· serrate ad una temperatur·a media di :Z/" a 28° C. E neandH•. per le ragtoni che già esposi descrivendo il mio diplococrus pyogrnes (30), può ammettersi perfetta identitit fra questi cocchi ed altri ..;treptococc!Ji, che pure crescono in gelatina, cio~ lo sweplococclt$ pneumoniae (WEtCHSEtBAUM), il pyoqene:s malignus (FLii'r..r. s). l'articulor11m (LOKFFLER). il septicn> ( ~I COLALER), il diplvcocco del Bo~oME (3), gli st?·eptocot;c/li del Trzzo ~I e del ~h ncou {35), nonchè un nuovo st?·t•ptocor,co patogeno, isolato in un caso di grave linfangioile nell:uomo dal Yt:-tcnzl (36), il quale streptococco sarebbe caratterizzato principalmente per la facoltà di fondere la gelatina e di srilupparsi ora in modo lentissimo, ora in modo assai rapido; 11uando lo sviluppo è rapido, rigoglioso, l'autore dice che cresce bene anche sulle patate, dove prende un colorito le~get·mente j!ialla::-tro. 'laggiore rassomiglianza invece, come ho detto innanzi. (1uesti streptococchi , massime il II, presentano col mio diplococclt.~ pyogerws (30), però l'esperimento sui conigli. che anebbe potuto decidere la (ruestiooe, non mi c stato possibile. I cooigl i, fatti mi venire dalla vicina costa arabica, sono tutti morti, chi in via~gio, chi appena arrivati a Massana. Ho potuto però> col cocco li , fare inoculazione in una cavia. molto dima)!rita, e in un j!ros;;o topo !lrigio da campagna: !" Esperi111rnto. - La cavia è morta i6 ore dopo l'inoculazione sottocutanea di ·t ,5 eme. di cultura in brodo del cocc.o li . Alla regione to1·aco-addominale larga eh iazza d i c•mgreoa umida; lateralmente a destra (sito tl'inocula;ione) nel connettivo sottoeutaneo piccola slratifìcazione di pus, e all'ascella e inguine dello ste:-so lato edema ematico; leggtera peritonite e pericardite, milza e fegato un po'ingranditi, iperemici, molto ingrandite le ca psulc surrenah con piccoli fo-
896
SUJ. TIFO A :'IIASSAUA
colai emorrag1c1 ; intensa iperemia pulmonale; ecco quali sono stati i dati dell 'autopsia. Jn tutti gli organi , e massime nei pulmoni, dove ba una disposizione a piccoli gruppi, nonchè nel sangue, ho riscontrato, in piccola quantità, lo stesso microrganismo, per lo più come cocco o diplococco non capsulato. !2° Esperimento. - Al topo, lateralmente alla coda, ho inoculate alcune gocce della stessa cultura in br-odo. Dopo :3 g-iorni tutto l'arto, fino alla zampetta, era fortemente arrossito e gonfio, al 7° giorno questi fatti erano quasi scomparsi, al 12° giorno l'animale è morto. Anche qui l'edema ematico sottocutaneo, la leggiera peritonlte, le ipostasi pulmonaHi, e un piccolo tumore di milza sono stati i fatti constatati all'autopsia. Al sito d'inoculazione, nell'edema sottocutaneo, sulle lamine peritoneali, nel fegato, nei reni e massime nella milza, nelle ipostasi pulmooali e nel sangue ho trovato lo stesso cocco per· lo piu CDme diplococco, mollo raramente come rorto streptococco. talvolta, come nei· pulmoni, di forma lanoeolata, o, come nel fegato, circondato da una specie di capsula. Questi dati sperimentali dovuti al cocco II presentano molta analogia con quelli da me ottenuti a Napoli rispettivamente sui conigli' e sul topo bianco mediante il mio dìplococcus pyogenes; io quindi inclino a ct·edere che questi due microrganismi siano, per lo meno, affini fra loro.
Comparando ora i fenomeni · ossenat.i nel corso della malattia coi dati dell'autopsia, si ha a constatare : 1o Nell'intestino ileo, nell'appendice vermiforme e in parte anche nel cieco lesioni tali, tumefazioni delle placche-del
SUL TIFO A XASS.~t:A
89
Psnn e dei follicoli solitari, che caratterizzano la malattia indicata 1·.oi nomi di tifo addominale, ileo-tifo o doti-enterite. lesioni che erano molto diff11se e in uno stadio più o meno avanza~o, il quale corrispondeva alla 2• o 3• settimana di questa malattia. Alcune di queste lesioni accennavano ad una ri~o Juzione, altre invece, le più, erano in uno stadio d'incipiente ulcerazione, la quale in due era già così avanzata, che, se altre cause non fossero intervenute ad affrettare la fine dell'infermo, molto probabilmente la morte si sarebbe veriticata più tardi per peritonite perforatoria. È superfluo il rilev<~re, che devest appunto al pronunziarsi di questo processo ulcerativo la tarda comparsa di dolori nella fossa ileo-cecale, e alla diffusione del processo flogistico a tutte le pareti intestinali e all'azione del v:rus tifoso sui centri nervosi l'arresto della peristalsi intestinale e la comparsa del meteorismo. 2° Un'altra impor·tantissima lesione constatata all'autopsia è il tttmore acuto di milza, il quale non si era potuto dimostrare in vita mediante l'esame fisico, e la ragione di ciò è da trovarsi in altre lesioni riscootrnte nel torace, come dirò qui appresso. Oltre a ciò si sono trovati anche tumefazione act~ta delle glandole rnMenteriche, fegato grasso noce-moscato, indttrimento cianotico dei 1·eni e piccoli focolai di nef1'ite parenchimale, m:~ssime dello strato glomerulare. Ora tutti questi fatti, che pos!;ono essere distinti in flogistici e in fenomeni da stasi circolatoria, stanno gli uni io rapporto col processo infettivo, e difatto in tutti i su notati organi l'analisi baL· teriologica ba constatato numerosi bacilli del tifo, gli altri più direttamente col marasma cardiaco. :l0 Leggiera pericardite e miocardite in{etlit:a con degenera.=ione grassa del miocardw. Anche questi fatti debbono mettersi in diretto rapporto con l'infezione, e per vero l'analisi batteriologica ha dimostrato_, come già in due casi era 57
l
898
::.t;L TIFO A liASSAt.A
riuscito a CaA~TE)tESSE e WmAL (4.), la presenza di bacilli del Li fo anche nel mio card io . .\.° Fiue aderm.;t fra i due foglietti della pleura diafram · matira dritta e aderenze pleuriche, in parte recenti, in parte di antica data, anuhe a sinistra. in corrispondenza del foho pulmooale inferiore. Queste briglie, impedendo la libera espansione del pulmone in ba;so. dovevano mantenere il diaframma io una fase semi-espiratoria permanente, il che può spiegare il fatto che la milza non si palpava, e che, all'apertura della cavitil addominale, essa non si vedeva per niente sporgere dall'arco costale. quantunque fosse abbastanza ingrandita. Queste aderenze pleuriche, che rimontano a diverse date, danno inoltre :-:piegazione di quelle febbri, precedentemente sofferte dall'infermo E. D., le quali furono caratterizzate come febbri reumatiche o febbri climatiche. È molto raro osservare tfUÌ una pleurite essudativa, laddove r casi di cosiddette pleuriti secche o filmnose adesive debbono • essere molto più frequenti di quello che non risulti dalle statistiche; la ragione di ciò può stare appunto nel fallo che il sa n~ue, per l'esagerata traspirazione cutanea e pulmonale io~uffìcientemente compensata, a,·endo subito un certo ispes· simento (27), poco si presta alle essudazioni cavitarie. E, come che dette plellriti sepche esordiscono pu lo più senza brividi, nè sono accorr;pagnate da noteYoli :;intorni !:\obiettivi, cosi spesso passano inosservate, il che più volle deve ammeltersi che sia accaduto per l'infermo E. D. Anche recentemente, per l'assenza di sintomi clinici, la pleurite a destra non si era diagnol'ticala. 5° Il reperto anatomico ha infine mostl'ato la presenza di un a pttlmonite ipostatìca, cosiddetta pulnumite flaccida, alle basi dei pulmoni, confermando così anche questa parte della diagnosi clinica.
899 6" L'esame hatteriologico ba messo la maggior parte di queste lesioni in rapporto con una causa unica, il bacillo del tifo. trovato e dimostrato durante vita nel sangue, e, dopo morte, in tutli gli organi, perfino nel miocardio. Ona prova certa della sua presenza anche nel pulmone non mi è stato possibile ottener-la. Invece stanno per le lesioni pulmonali, fatta astrazione del Jf. tetragono e di alcune sareine. che debbono essere ritenute come accidentali dell'aria, 4 stre· ptococclll, di cui uno. non cresce su paL~te e neanche in euelatina alla temperatura di 15° C.; gli altri tre invece erescono su questi mezzi anche ad una bassa temperatura; quello che non cresce io gelatina può ritener'si idemico al pneurnococco del FRAENKEL, e i rimanenti, uno specialmente, possono consider·arsi a:Oìni al mio D. piogeno. Altri streptococchi, che si differiscono dai precedenti solo per piccoli caratteri secondari. come bo dello innanzi, ho avuto qui occasione di isolare direttamente dal pulmone splenizzato di un altro ammal:lto. morto per atrofia gialla acuta del fegato. Già gli ~tudi, compiuti l'anno scor·so. insieme ai dottori KausE e PA"sr~I (17). sull'influenza e sulle polmoniti che ne seguono, ne portarono ad ammettere l'esistenza ili un gruppo di streptococchi, che non crescono in gelatina, e che indicammo col nome di stre7Jtococchi delle m~Lcose ; in seguito io descrissi nella corizza un rinostreptococco (28), che entrò a far parte dello stesso gruppo; gli studi del PANSINI (26) sui microrganismi de)!li spettor•lti hanno illustrato questo concetto, cui daranno maggiore importanza e valore più recenti ricerèhe compiute dal 1\ausE e dallo stesso PA"iSI"I: in questo gruppo forse polr'ebbero comprender·si anche gli streptococchi da me qui isolati . .\ parte ciò, è possibile che esista un nesso etiologico fra questi microrganismi e la relativa pulmonite, onde sarebbe ~?iustifìcato raggruppare queste pttlmoniti atipichrSUL TIFO A liASSAUA
SUL TIFO A ~ASS.U.:A 900 sotto il nome (già daw dal FrNKLER ( 1O) alla P. lobulare) di pulmoniti da streptococchi: le lesioni flogistiche. che si verificano per lo più a piccoli focolai, con l'intermezzo di tessuto pulmonare libero, potrebbero forse spiegarci come avvenga, che var·i microrganismi, fra loro affini, possano, ciascuno, concorrere a determinarle. Per vero, le più estese indagini batteriologiche su tali pulmoniti, fatte durante l'ultima epidemia d'influenza, che si possono leggere uella mia Relazione (29}, non furono affatto concordi: vi furono di quelli (LA VEBAN, V.ULLARD, RIBBERT, FtNKLER e MARAGLIANO), che vi rinvennero uno streptococto, per lo più identificalo al piogena, solo o associato allo stafilococco au1·eo; altri invece (BADES, MÉNÉTRJER, StE e Bo«DAS, Lsvr, KREHL, W.&ICHS&r,DAUM, PRuooEN, LEYDEN , PtUOR, N&TTER, K&uss, PANSINr e PASQUALE) vi trovarono un dtplobatterio, molto simile o iden-
tico a quello ~ella pulmonite fibrinosa, talvolta associato agli stafilowcchi aureo ed albo, talvolta anche allo streptococco piogeno. Tanta discrt'panza di risultati starebbe appunto in appo){gio della mia tesi, che cioè queste lesioni pulmonali siano dovute a vari cocchi, i quali, penetrati coll'aria nei pulmoni, e trovandovi le condizioni opportune, vi si sviluppino ciascuno per conto proprio in piccoli focolai, come non altrimenti farebbero su di una piastra di gelatina. Che fra questi possano esservi anche focolai circoscritti di pulmonite fibrinosa, e quindi del cocco di FRAEl'\KEL, no!l è escluso. Ritornando ora al nostro caso, per le suddette lesioni pulmonali deve ammetlersi che, come spesso accade nel tifo, si sia qui avuta un'infezione mista, o per meglio dit"e che l'infezione generale tifo, sia stata seguita da un'infezione locale al pulmone. Il rapidv abbassamento di temperatura, manifestalosi dopo il primo attacco epilettico, non può essere interpretato come
SUL TIFO A HASSAUA
901
un sintomo di ric;oluzione della malattia , inquantochè fu troppo brusco, e d' altra parte le lesioni riscontrate all'autopsia si trovavano in generale tutte in una fase progressiva; e nemmeno come un fenomeno di adinamia, poicllè coll'abbas511rsi della temperatura migliorarono i polsi e tutto il generale dell'infermo. Seguendo il LIEDERMEISTER (18), questa notevole dcpre~sione termica può invece designarsi come un fen omeno d'ù·rita::ione cerebrale. Ragioni facili ad intendersi, m'impedirono di portare la mia os5ervazìone e le mie ricerche anche sul sistema nervoso; il tempo nece'sario per l'apertura del~a scatola cranica e dello speco vertebrale, anche potendolo, avrebbe dato troppo campo al progredire della putrefazione, togliendo così ogni valore alle mie osservazioni. Jlosso però affermare, anche per le informazioni attinte, sia dalle diverse autorità, sia dai concittad1 oi dell'estinto E. D., che que5ti non aveva mai sofferto di epilessia, e deve a tal riguardo parimenti essere esclu~a qualsiasi influenza ereditaria. È uopo quindi ammettere ~h e le con 1•ulsioni epilettiche siano slate determinate dall'azione irritante delle toxine del tifo, sia sul midollo allungato (SCH ROBDBR VAN DER CoLK, NoTHNAGEL), sia sulla zona motrice della corteccia cerebrale con o senza partecipazione del midollo (LuctANI, CatRONE); ciò dà un'impronta anche piu interessante al caso, di cui fin qui è stato parola. L'adinamia cardiaca, aggravatasi per l'insorgere della polmonite e degli attacchi epilettici, succedutisi a brevi interval!i, affrettò, anzi fu la causa imm(ldiata della morte.
902
SUL TH'O A MASSAUA
§ 6°. Etloloala, l5lene e proftlassl del tl.ro a Hassaua .
È uopo ammeuere innanzi tullo qui una ~rande disposizione ind ividuale a contrarre cosi il tifo come qualnoque altra infezione. una disposizione cioè acquisira e forse temporane:t, dovuta all'azione debilitante del clima e di un'alimentazi<,oe per lo più incoogma, poco rispondente alle nostre abitudini, poco nutritiva, e frequente ca usa di catarri gastro-i otestinal i. Per vero, seubene non esista no dati statistici al riguar·do. è però un fano che, a parità di condizioni , i casi di tifo o di aiLrè infezioni si verificano più frequentemente fm quelli che han fatto qui lungo soggiorno; laddove, per ragioni che indicherò in altro mio lavor·o, in generale più frequenti sono nei nuovi arrivati le febbri da raffreddore o le cosiddelle febbri climatiche. Stante questa grande disposizione o ricettività per le infezioni, e per la tilìca in particola·re, si dovrebbe, di necessita, avere una maggiore frequem;a di attaccati. È da ammettere innanzi Luuo cbe molli casi di tifo, massime quelli a breve decorso e con esito favore-vole, siano passati e passino tuttora inosservati, perchè la forma clinica non si è presentata ben chiara, abbastanza sicura. Se ciò accade i n Europa, dove i l caso dubbio è un'eccezione essendo piuttosto in rapporto con peculiari condizioni individuali, con più forte ragione se ne deve ammettere la possibilità a Massaua, dove l'eccezione diviene la regola, essendo queste condizioni individuali in rapporto diretto con una causa generale, che influisce su tutti , il clima. Non di meno io credo, e senza dubbio è così, che i morbi tifici e tutte le infezioni io geneEtiologia. -
SUL TIFO A lUSSAVA
903
rale, ,!ui diano davvero un contingente di ammalati relativamente molto ristretto. La ragione sta principalmente in ciò, che i danni del clima. quelli massimamente riferibili alia luce e all'eccessivo calore, sono risentiti co~ì dall'uomo come da~li a~enti ùelle malauie, a01.i da questi s1nqolarmente molto dippiù che non dall'uomo. Per il che. se essi non avessero su eli noi lo :-:Lraordinario predominio del numero e dello Sliluppo, ne seguirebbe che Massaua dovrebb'essere ono dei siti più salubri per l'uomo; iv i il sole, incmdando l'aria e il suolo. le abitazioni, IH suppeiJettili e qualum1ue cosa s'appartiene all'uomo. agirebbe nè più, nè meno, ehe come un pot<?nte e straordinario mezz.o sterilizzante. col privilegio di non attentare immediatammte alla salnte stessa dell'uomo. Tullavia, se tanto bene non si raggiungfl, si osserva al mt!uo che qui le infezioni a caratlPre epidemico. come l'ultima ~~olerka, non si perpetuano per lunga pezza, nè si diffondono :m larga scala. Ora ciò, se è dovuto in gran parte alle intelligenti e generose cure dai ::anitari nel garantire l'igiene pubblica, trova pnr·e la sua ragione nel clima, d1e tanto favorisce la distruzione dei germi patogeni , e in tutte quelle cond izioni locali J·elative alla vita eù ai costumi di questi popoli, che ho accennale in principio, le quali rendono difficili la 'ita e il diffondersi di que~li germi. Per altro, se esistono co;;ì filcili mezzi di di:;trozione de)!li a~enti delle infezioni t> rondizioni che ne limitano o ne arre;.tann la difl'nsione, non è men vero che altre se ne trovano, le quali agiscono in senso contrario. Tali ~ono: l o Certe località abbastanza circuscrilte, come (jUelle aree dì suolo sottoposte alle baracche o ai tugulli, continuamente ombreggiate e per lo più umide, e certi po.nti isolati, anche limitatissimi, di un suolo, che, per la sua porosità, si presta tanto bene ad essere inquinato dagli avanzi escremen-
904
SUL TIFO A MASSAUA
tizi di una popolazione, la quale espone tutto al sole. In tali sit1, depositati cogli escrementi o con le acque di lavaggio, o in altro modo qualunque. i bacilli del tifo possono perpetuarsl in una ,·ita saprofitica, e, in date circostanze, attaccare l'uomo. 2° Per quanto sia generalmente ritenuto che i venti agiseauo disperdendo i germi delle malattie, pure è molto probabile che certi venti violentissimi, come quelli talvolta qui dominanti, po,;sano, col pulviscolo sollevato da questi piccoli focolai d'infezione, spingere innanzi f(li agenti del tifo, in modo che arrivino direuamente o indirellamente fino all'uomo. 3° Uno stuolo sterminàto d'inserti e massime di mosche, che, in dati mesi qui si moltiplicano prodigiosamente, meltendo a dura prova la pazienza dell'uomo> possono essere un altro notevole veicolo dei bacilli del tifo, sia che restino attaccati alle loro appendici, sia che arrivino nel loro intestino (CELU, ALESSI) (13).
4° Infi ne, a compensare rassoluLa mancanza di pozzi neri e di fogne. eire fra i popoli civili possono io date circostanze beo divenire un potente mezzo di diffusione delle infezioni, sonvi gl'indigeni coi loro costumi, che purtr·oppo spdsso tanto si allontanano dai precetti igienici, e intendo soprattutto qui parlare d'una classe abbastanza numerosa fra essi, dei cosiddetti meschini o famelici. Questa gente fiacca ed infingarda per atavismo, la quale sollo lo stimolo della fame e della sete, non rifugge dal ricercare fra lo sterco dei cammelli il grano di dura necessario al proprio sostenimento, dall'ingoiare a grosse boccate l'acqua di qualsiasi pozzanghera per dissetarsi, che abbandona sulla via i cadaveri perfino dei congiunti, libero pasto alle iene e agli avvoltoi, può ben rappresentare una causa non lieve per cui, pur altra-
SUL TIPO A MASSAUA
HO l)
ver~o tante difficoltà, il tifo possa qui non solo perpetuarsi, ma nnche difi'onde!'si. Pr~ncipalmente nell'insieme di tulle queste condizioni è uopo ricercare la etiologia dei casi di tifo noochè di altre malattie infettive. che si verificano a Massaua. Debho pur dire, che a me non è riuscito dare la prova certa dell'importanza, che hanno tutti questi mezzi come focolai e come Yeicoli del tifo: ioquantochè le numerose eripetute ricerche qui fatte sull'aria, sull'acqua e sul suolo umido, nonchè su alcuni insetti (mosche e parecchi lepidotteri), medianle pia!\tr~ di agar e gelatina e tul>i di brodo, non mi han permesso d'isolare alcu n· microrganismo, che si fosse potuto sicuramente identificare al Lacillo del tifo. Questo insuccesso del resto può semplicemente dimostrare le difCicoltà in cui si avvolge ancora una tale ricerca, difficoltà che, disponendo di ben altri mezzi, non sono state superate neanche da illustri osservatori in Europa. Stahiliti cosi i possibili focolai e mezzi di trasporto del tifo, fa mestieri studiare il modo onde l'infezione possa diffondersi, attaccarsi all'uomo e produrre la malattia. Il PA~ARA (25) si spieghc3rebbe la genesi del tifo a Massaua, ricorrendo ad un'o1·igine tellurica: il .nwlo, di natura madreporica srmpre permeabile. dit-errebbe un deposito putrescente, che d'inrerno ?'l'sta latente ed innocuo, ma all't>state si risveglia gen,rando ... l'ileo-tifo. In tal guisa però resterebbe per lo meno sempre un'incognita a risoh-ere, come cioè questo virus dal suolo, cosi inquinato, possa arrivare fino all'uomo, e produrre la mnlattia. La teoria del PETTENKOFER della origine del virus nel suolo sotto speciali condizioni locali e temporanee, della sua di!Iusione da questo nell'aria e della sua penetrazione, attraverso i polmoni, nell'organismo umano, dove, trovando terreno favorevole, determinerebbe la malat-
906
SUL TIFO A llASSA(jA
tia, ormai può dirsi abbandonata, perchè non si armonizza con le proprietà biologiche del bacillo del tifo . Quantunque le condizioni altuali di Massaua non siano più tali quali le la:;ciò il PA~AnA nell885, ed e!\ista già una condouura d'aequa. pure questa non potrel.lbe invocarsi rome causa di una (lifi'usione del tifo, sia perché quest'acqua non si dirama per le abitazioni, sia perchè gli Europei poco so ne servono. auzi la )!ente di mare usa esclusivamente acqua del prossimo disttllatore di Abd-el-Kader. Ed allora ben può ammetter-si col KocH, che i bacilli del tifo, eliminati con le deiezioni dei tifosi. facilmente impregnino il suolo estremamente poroso e perme.abile. e che ivi, massimamente in quei siti innanzi indicati, garenliti contro l'f'ssiccamento dalla note,·ole umicrtà notturna e dalle pioggie invernal i, vivano ne~li strati ~uperO cia li per un tt>mpo più o meno lungo di una vit·t saprofìtica, e si moltiplichino, pronti ad attaccarsi all'uomo alla prima occasione. Da questi siti infetti, non certo peT mezzo dell'acqua, forse talvolta sotto l'itzione dei n~nti, ovvero mediante iAsetti, che v.1 nn o a depositarsi sugli alimenti, o inline mercè altri veicoli , meno facili e comuni. quali la biancheria sporca e umida, le mani sempre pronte ad imbraunrsi massime a contatto dei piedi. nudi o mal calzati, in individui, che ben poco uso fanno degli arnesi da !avola, gli agenti del tifo possano essere fadlmente trasportati sugl i nlimenli, e, superata la barriera deHo stornal!o. soffermarsi nell'intestino. donde, in indi' idui ben disposti, si propagherebbero per l'organismo. determinando !:1 malattia. Igiene e Profilassi. - In nessun postr>, come qui , l'opera del medico donebh'essere più confortata da tutti quei sussidi, che gli attuali progr·essi scienti(ici hanno indicati per una l'icura diagnosi, poichè credo che ben poche volte il solo esame cli nico, quantunque accurnto, possa lasciare altrove
SUL TIFO A liASSAUA
90i
tante mcertezze come qui. soprauuuo per l'aspetto anomalo, che vi assumono certe malattie. Io metto questo fra j precetti i~ienici, perchè, soltl ~n·endo acquistato il pieno convincimento diagnostico, il medico può qui apprezzare i doveri che gl'incombono, come tutore della salute pubblica. Sotto questo punto di Yista massimamente. mi sia qui permesso esprimere il voto, che questo modesto gabinetto di balleriologia, possa ricerere sempre maggiore impulso ed incremento nell'interesse sia dell'igiene, gja anche della cura deglj ammalati. Conosciuta la malaLtia , si comprende di leggieri , tenendo pre::;ente l'etiologia. quali debbano essere le misure igieniche e profilattiche da seguire. Esse debbono essere dirette 10 parte contro i focolai d'infezione e contro i mezzi di trasporto di que~ta, in parte ad,aumentare la t·esistenza ot·gunica e a migl iorare, per quanto è possibile, l'igiene pu!Jblica. Esporrò brevemente quell e fra queste misure, che qui sono di facile attuazione : 1o Isolare subito l' infermo e circondarlo d'infermieri ben educali ad a8sistere ammalati di morbi infettivi e eontagiosi. 2° Disinfetlare le deiezioni facendovi agire per sei ore una soluzione di acido fenico al 5 p. 100, ovvero, più rapidamente, una di acido muriatico al l O p. l 00. 3° La bianchet·ia sporca, inYiluppala io un panno, bagnato con soluzione al snblimato al:? p. l 000, cui, per aumentarne l'efficacia può (lggiungersi il i) p. 1000 di acido muriatico, sia falla bollire pe1· un'ora in una soluzione di soda al 2 p. l 00. Lo stesso tt-att3mento debbono subire gli uten~ili da man~iare e da bere. 4° Il vestiario, il letto e i materassi dcvrebbero essere subito, io\'iluppati in panni bagnati, trasportati per essere
908
SUL TIFO A MASSAUA
disinfettati in una stufa di disinfezione a vapore a 100°1200 C. per 5-·10 minuti e a mezza o una atmosfera('). 5° Il convalescente, prima d'uscire dall'ospedale, sia lavato ben bene con acqua e sapone e poi con sublimato al1'1 p. 1000, e inlìne, dopo 5 minuti con acqua tiepida per allontanue il sublimato. 6° Il cadavere sia involto in lenzuoli bagnati con acqua al sublimato al 2 p. l 000 o acido fenico al 5 p. 100 e trasportato immediatamente nella cella mortuaria. 7° Il pavimento, i mobili prossimi al letto dell'infermo siano bagnati con una delle suindicate soluzioni e stropicciati mediante spugne e ~ranala; quindi. Jasciata'ventilare la stanza per alcune ore, sia fatto un altro simile lavaggio con una soluzione allungata di soda e di potassa. s· Ognuno, che è obbligato aò :lVVicinare o :ld assistere infermi di tifo. deve avere la massima cura e proprietà della sua persona, specie delle mani, che debbono essere ogni volta ben lavate con sapone e disinfettate con sublimato al1'1 p. 1000, nè debbono essere mai portale inconsideratamente alla bocca o sngli a!imenti. Egli deve cambiare tutti i suoi abiti prima di avvicinarsi a gente sana e sopr-attutto ad altri ammalati. Considerando che, procedendo alla leggiera, espone questi al pericolo di una grave infezione, egli deve essere scrupoloso nell'osservanza di questi preceui, deve farne legge a sè stesso. 9° Provvida misura è anche il tener lontani dall'abitato la numerosa to.rba dei cosiddetti meschini, non essendo possibile soddisfare convenientemente a tutti i loro bisogni, sottrarli al loro triste destino. E soprattutto è uopo disporre opportunamente pel seppellimento dei loro cadaveri. (') La caldaia del Calata/lmf, qui inserv•bile, potrebbe, con piccole modifiche, essere facilmente adibila per tale scopo.
SUL TIFO A M.4SSAUA
909
1o• Non fare uso che di alimenti ben cotti e tenuti ben coperti dopo la cottura; deve aversi inoltre la massima sorvej.:lianza per la cucina e pel cuoco . 11 o Se tutti gli abitanti di ~1assaua prendessero cura alla distruzione delle mosche, massime nelle cucine, nelle sale da pranzo, nelle sale di ospedale e nelle latrine {'), e a rigettare sollecitamente a mar-e tutte le immondizie in cui possono annidarsi le uova e le larve di quest'inseLti con piccolo fastidio di ognuno, sarebbe di gran lunga scemato il pericolo di questi altri veicoli, certo non trascurabili, d'infezione. 13° Sebbene sia pr~vato che un primo altacco della malattia dia un'immunità della durata di 5-1 O anni, pure non e c1uesto il posto di trar partito da una tale osservazione, e miglior consiglio e di subito rimpatriare i convalescenti pel pericolo, che qui corrono, di contratTe altra gravi malattie. 13° Tutti gl'individui affetti da catarri gastrici e intestinali cronici, anche per altre ragioni, dovrebbero rinunziare al soggiorno di Massaua. l più leggieri gaslricismi, i quali per lo più sono qui provocati dall'uso di frutta o di verdura guasta, debbono essere prontamente curati con una rigorosa dietetica. H • La visita sanitaria a bordo dei postali dovrebbe oc· cuparsi non solo dei passeg6ieri. ma anche degli alimenti, ma~sime della frulla e della verdura, e delle bevande: qui dove tutto è importato per via di mare, tale visita riuscirebbe una grande garenzia dell'igiene pubblica, per la quale pur· troppo no11 è possibile per or!l far mollo . (t) Un ottimo ed energico moscbieida e la trementina; basta rarne cadere poche gocce sotto una piccola eampnoa, in cui le moscn~, atlratte dn una so-
stanza zuccherina, siano state rinchiuse.
910
Sl'!- TIFO A 'iASSAUA
§ i . DI nlcuoe particolarità oJortolo;;lcbe e hlolo~lcbe del t•ac lllo del tiCo .
Pa-~o ora a pHrlare di alcune particolarità sulla morfologia e l.liologia del bacillo del tifo, r-he nel precedente studio ho avuto opportunità di rilenre. e di alcune n nove specie di bacilli tifosimili da me isolati in diverse occasioni. [l COR'XIL e il BAB ES (6" hanno accennato alla possibile esistenza di Yarietà Ji bacilli dei tifo con potere patogeno un po' differente; difatto ai.BABES (6) è riu,cito d' isolare in 8 casi di febbre t!foidea quaLLro bacilli. i quali, quantunque pei loro caralleri possano tutti identificat•si al bacillo del tifo, pure, messi in rapporto fra loro, lasciano osservare piccole dilferenze nello sviluppo e anche nel potere patogeno: due di IJUe!>ti furono isolati contemporaneamen te nello stesso caso. ~e riassumo qui anpresso i caratteri differenziali: l o Bar.illi mobili della spessezza di 0,4 )l. terminali da piccole vescicole, i quali sull'ngar si presentano Circondati da una specie di capsula; sulle patate sono un po' più grossi e pallidi, come capsule \'uote. Le culture in gelati na hanno la proprietà di assumere piì1 o meno tardi un colorito bruno, il quale, negl'innesti per inlissione. si mostra ben presto in sotto della parte St,Ipertìciale della cultura e nel tratto più profondo del gambo. Sulle patate la cultut·a è appena visibile, brunastra, brtllante e senza odore. Un eme. di cultura fresca, iniettata nel peritoneo d'un topo, l'uccide in 18 a 20 ore. 2° Bacillo mobile, un po' più ~rosso del precedente 0,60,8 11 di spessezza. I n gelatina si :;viluppa più luogo il canale d' infissione che alla superficie, senza color-arsi alfauo in bruno: invece, a misura che la cultura s'invecchia, la gela-
SUL 'IIFO A MASBÀUA
911
ttna va acqui~tando una tinta più carica. È un po' Silprogeno. Nelle stesse condizioni inoculato resta inattivo . 3" Poco o niente differisce dal precedente. La superficie delle patate, su cui è stato coltivato, diviene un po' brunastra e lucida. Nelle stesse condizioni riesce letale pei topi dopo ,1O a 20 ore. 4" l3acilli mobili più grandi dei precedenli, formano in piastre di gelatina colonie inegolari, e su agar esse sono caratterizzate da una depressione centrale. NeUe medesime condizioni uccide un topo dopo 20 ore; dippiù, inieltatane la stessa quantità nella vena dell'orecchio d'un coniglio~ questo è roorlo dopo 18 ore, mentre lo stesso esperimento, fallo coi tre precedenti bacilli, è rimasto senza risultato. Queste 4 varietà di bacilli del tifo in sostanza possono ridursi a due, la 1' e la~"; giacchè, come il .Bà»ES (9) istesso dubita, è molto probabile che la 3' e 4.. varietà siano la stessa cosa della 2•. I bacilli del tifo da me isolati possono appunto aggrupparsi sotto due varietà. diverse. Premetto innanzi tutto che sulla diagnosi batteriologica di bacillo del tifo non può cadere alcuo dubbio; inquantochò essa fu ampiamente e minutameo.te confermata, e quindi non solo nell'aspetto ca1·atteristico della cultura su patate, ma perfino nella colorazione delìe ciglia. Chiamerò l'una di queste due varietà col nome di tifo a e l'altra di tifo~' corrispondentemente ai due casi clinici a e p, d'onde sono stati isolati. a) Provenienza. - Una prima differenza può stare nel fatto che il tifo a è stato da me isolato dalle feci col metodo della chemotassi di ALi.-COHEN (4), combinalo a quello delle piastre di agar al sacco di patate, e l'infermo è guarito; il tifo ~ invece è stato isolato sia dal sangue in vita, sia dagri
912
SUL Tit'O A VASSA.CA
orgam mterni, come glandole mesenteriche, milza e anche miocardio. lz a 14 ore dopo la morte dell'infermo. b) Forma e mobilità. - Il tifo a, nelle culture in ~oece pendenti presentasi solto forma di bacilli mobilissimi lunghi circa 2 J.L e grossi 0,6 J.L, talvolta in lunghi filamenti. Il tifo [j è identico al precedente, salvo che i bacilli iiono un pochino più grossi e la forma in lunghi filamenti, è per lo più. molto frequente. c) Sviluppo. - H tifo a si sviluppa un po' più rapidamente e rigogliosamente del tifo ~. d} Jspetl{) delv colonit>. - Lavorando con gelalina al 12.5 p. 100 (condizione imposta dall'alta temperatura ambiente) ed esaminando le piastre, rimaste alla Lemperaltlra media di 20° C., dopo 3 a 4 giorni, si hanno a con statar~. giù, ad occhio nudo, notevoli differenze fra l'uno e l'altro tifo. Le piastre a, infatto, fanno vedere numrrost e larghe wlonie superficiali l!'l'igio-biancastre, splendenti. sottili, trasparenti, a contorno irregolare, che possono, io c;eguito, rag!fiungere un diàmetro perfino di 7 mm., e colonie profonde ~ome punticioi biancastri con una tinta le:.rgermente gialla. le piastre i3 invece, in q11esti primt giorni, non fanno vedere alcuna di quelle estese colonie superficiali. ma solo i pnoticini, superficiali o profondi come quelli innanzi descritli. Dippiù. su Lulla In piastra a si osserv:~ un leggierissimo intorbidamento superficiale della gelatina, e questo non si osserva aiTaun sulla piastra ~. neanche osservandola dopo 15 giorni. Al microscopio le colonie profonde a presentano una forma per lo piu di cedro o di limone e sono un po' piu grandi delle colonie /3. che per lo più presentano una formn rotonda; il massimo diamet~o delle une oscilla fra 95 e 30 JJ., quello delle altre Ira 15 e 20 J.L. Il colorito è giallo-grigiastro, un
SUL TIFO A ~A:'SAUA
po' più chtaro nelle coloote f;. Hanno contorno netto ed a~petto granulosn. Verso il 4" al 6° giorno incomincia a distinguersi ,·onfusamenLe lallio nelle colonie a che nelle colonie ~· m:~ non in tutte, una disposizione a zone periferiche una ~ovrapposizione di ~tra li, e SI osservano inultre dal 0 t•eotro ver•o rlella pertferia come crepacci. indicati da linee Mcure. irregolari. Le colonie superficiali a per lo ptù presentano nel centro un nucleo giallo-;.rrigiastro più o meno grande. intorno al quale "' forma una rnaccbta gri}!iastra rnolto trasparente; succede grndatament!> e all'eHeroo di questa una largn zona bruno-gri~iasLra chiam e infine una zona perifel'ica anch'essa grigia e trasparente, la 4uale termina con un contorno trasparentissimo frastagliato e dentellalo. spesso con profonde insenature. L'aspetto della colonia è granuloso e può dir·~i arwhe zigrinaLo, rassomi~lia ai di$eADi delle re~ioni montuose sulle carte geografiche. Le colonie ~uperliciali ~ iO\ece appamcouo roLonde~gianti come le profonde. solo di tpreste un po' più grandi, :>ollente sulla superficie rome piccole cupoleuc. !\ODO gtallo-grigia<tre più o5cure, uniformemente granulose, nellamente e reyolarmente contornate. E rosi se ne iucontrano alcune, ma ~olo in princtpio, anche sulla pia,tra a. Oopo parecchi giorni, in med1a dieci. queste colonie 1-':radatamente si slargnno e vanno acquistando lo ste,~o m•pettn delle colonie ::;upel'liciali a, senza mai raggiuo~erne la grandezza e con--errando sempre un contorno meno irrelo{olare. l bacilli delle colonie a sono un po' più sottili e cort1 di quelli delle colonie f$. Hippiu, fra quelli eccezionalmente -.j \edo qualche ~~orto lilaulento, invece fra i bacilli ~ questi sono molto frequenli e :;pe:>~o abb 1stanza luoghi. e) ('ultm·,• in !JI'latitW. - Le t:ultut·e per infissione in tubi di gelatina presentano anche alcune dilTerenze. Per 5S
!-t l. TIFO A )lAS AUA
'"ero le collure tJ. come il FLUGG& ( 1 ~), il FRAt:'IUL (9). il Cotnu. e Bus.s (6). ;1 'IACÉ (~~). I'ElsE~BSRG (8), ecc. ecc. sono d'accordo nell'ammettere pel oacillo del tifo. si sviluppano bene lungo il cJnale d'rnfi,.sione, ma piu rigo~lio~a mente alla supertlcte della gelatina, dore formano una pelltcola d'uno spleudor·c l.Hanco-gl'igiastro, che gradatnmente t e-;tende fin quasi alla parete del tubo, terminando con un cunwrno tolto frastagliato, fallo d1 numerosi rilievi e dente! · latore. In sotto di questa pellicola si ha un piccolo strato di intoruidamento della gelatina, do,·uto, secondo il fl\AIUIL (9 alla propriew che ha 11 hactl!o del tifo, esattamente dimo strat:t dal PETltUSCHKY' (31) , di sviluppare acidi. donde la geJ,tiD<t ne resterebbe intorbidata. Non così è l'aspello delle colture {3; innanzi lutto lun~o il ranale d'in fissione, ma:'ìsimame nte in quelle ottenute dalla milz.t t'dal sanJ.Jue in \ita. lo "'"luppo e meno pronunziato, e. mentre nelle culturt~ ~ es:.o ri.ulta spe ·so :;empllcemente di granellini bianco-,~.:mllastri l'un•1 staccato dall'altro, nelle culture a •Juesti ·i prt!,entaoo littamente tivatt fra loro, in mo~o da formare un hel garniJo nastriforme a bordi granulosi.
Sulla soperfirie della ~elat1na poi ma1 mi è accaduto di noltire alcuno sviluppo o int<Jrlllùamento, come ({Ut>llo innanti descritto, invece appena un limital•) sviluppo intorno all'entrata del ranale d'tofhiooe, talvolta rome un piccolo rilievo biancastro. Que~to fallo :-p•egherebu~ la tendenza che ha il baciiJIJ tJ dt e pandersi in superficie, e IJUiodt Hl d'accordo con •}o ello gia o,ser\;llo rollt~ placclti-cnlture. OeiJt,o jo ulltmo notare rhe akune volte, per rondizioni nou beo determinabili. le colture tJ hanno presentato lo stesso aspeuo delle cullure 13; l'inverso però non l' bo potu~o mai oonsla L.a re. 4
SUL TI FO A .MASSAUA
915
f) Culwrt su agar. Lo s,·iluppo delle culture :-u agar e su agnr glicennato c perfettamente simi le alla descrilione. che danno gli autori del bacillo del tifo, salvo che col bacillo a ~ un po' piu rigoglioso. g) Cltl,ttre su potate. u patate. sia col bacillo a che col bacillo f3. ho ottenuto la caratteristica cultura quasi inrisibtle ad o(cllio nudo del bacillo ti{ogeno. seoonchè, mentre col bactllo ~ questo carattere :;i è conservato costante e tipico, comunque avessi preso l'innesto da tubo di geluLina. da agar, da brodo o da colonte, le culture su patate del bac•llo a , per 1-a).{ioni non ben determinabtli, si sono mostrate talvolla un po' appari~cent i e di un colorito bianco-grigiastro. h) Cttltltre in brodo. - Il brodo, dopo 24. ore. alla temperntut·n meùin. di 32°·37' C. dtviene torbido, e vi si forma. dopo parecchi giorni, un deposito fiocconoso biancastro: pero col ùacillo ex l'intorbidamento è un pochino maS{giure, e si lta un deposito piu abbondante. Enlrnmbi. dopo un giorno, non hanno alterata la reazione alcalina del brodo. t Forma:ione di spore. - ~ ~ l'uno. o~ l'altro mi han mostrato una sicura formazione di spore. tali cioè da coloral'si col liquido di ZIBIIt., secondo il metodo di colorazione delle :.pore. j> Svtluppo dt !JM. -· 11 tifo ex è leggermenLe saprogeno: il ~ non svtluppa akuo odore. k) /lm:io,te dtll'indolo. - Le cu lture tn bro.Io Lrall~te con acido solforico concentrato m presenza di una soluzione al 0.0~ p. 100 dt nitt·•to dt soda, se.:ondo le indicazioni date dall\lTAsATO (16), non danno la reaztonP. dell'indolo. l) Jli.myno di O (po tere di ri lluioue). - Innestando que:Sti ùue bactlli in tubi di agur gliceri nalo preparato coll'i p. l 000 ti' indaco-solforato di sodi o, e conservando gl'innesti nd una temperatura di 32° a 37° t:.' dopo due giorni lo
SUI. TIFO A \fASSAUA
sviluppo delle cullure si è avuto sia lungo il tragitto d'infissione, sia alla superficie; senonché, mentre il tifo cc ha pet·fettamente scolorato il terreno di cultura, ad eccezione di uno strato superficiale delL'altezza di un centimetro rimasto inalterato (certamente perchè l'O in questo strato poteva essere assunto direttamente e più facilmente dall'ar·ia ) , col tifo~ non si è, avuto alcuno scoloramento dell'agar, neanche dopo 5 giorni dall' innesto. Dopo 15 a 20 giorni l'agar del tifo cc, gro~datamente si è 1·icolorato ncquistaodo una tinta verdeturchina, pronunciata soprattutlo nella parte inferiore, tinta che, anche dopo 35 giomi, non ha presentato più alcun cambiamento ; invece l'ag~r del tt{o ~ non ha cambiato mai il suo colore turchino. che, durante questo lungo periodo è divenuto solo appena un pochino meno carico nel fondo del tubo; in sotto della superficie la tinta turchina, con ambo i tifi, ha ac(ruistato, per un piccolo strato, una leggiera sfumatura violacea. Questo carattere è mollo sensibile e di gran momento per poter dilferemiare l'uno dall'altro questi bacilli. m) Colorazione. - Si scolorano co! liquido di Gnur, nè si colorano bene coi semplici colori di anilina. La colorazione delle ciglia, secondo il metodo del LOEFFLER (H)), riesc:e sia con l'uno che con l'altro bacillo; i preparati meglio riusciLi sono quelli ottenuti da cullure su a.gar di 24. or·e. Il liquido maceratore è stato al~alioiz.zato con .32 gocce di idrato di sodio all''l p. 100; alcalinizzandolo invece con 5 gocce ho ouenuto qualche risultato solo col bacillo /3, mentre l'optimum della color·abilità pel bacillo cc deve forse oltenersi aggiungendo più di 22 gocce della soluzione alcalina al liquido maceratore. Le ciglia, per ambo i bacilli, si vedono tnserite non solo lateralmente, ma anchP ai polt, sicché, accettando la classifica proposta dal MESSEA C~~i.) , questi bacilli sarebbero compresi fra i peritrica, dando però al vocabolo un si-
SUL TlFO A ~lASSAUA
917
anificato più ampio, che cioè le ciglia possano trovarsi inserlte non solo ai lati. ma anche agli estremi del bacillo. Quest'ultimo fatto potrebbe forse spiegare il rapidissimo movimento rotatorio, secondo un asse trasversale, che si osserva in parecchi di questi bacilli. ~elle mie preparazioni. massime pel bacillo a. può neuamente distinguersi una parte periferica (cuticolnrr) più O:.cura, ed un contenute) (parte protop/.a.çmatic(l) più chiaro. Inoltre, parecchi di questi bacilli a, presentansi circondati ùa una capsula, che resta incolora, e in questi individui le ciglia, che sono esilissime, ondulate e caduche. si vedono parti,o direttamente dal bacillo colorato, attraverso la zona incolora; ne ho contate 4-·1O, ed hanno una lunghezza massima di 8 volte quella del bacillo. Le ciglia del bacillo ~ sono meno e~ili, ed anche esse ondlllate e facilmente caduche, sicché si osservano di numero variabilissimo, fia 1 a Il; hanno un:1 lunghezza anche l 2 volte rnaggiore tli l[lletla dd bacillo; i filamenti per lo più ne sono sprovvisti. Segne da quanto ho sut-sposto, cJ1e nella febbre tifoidea, sia da un solo ammalato, come il B ,,BES (6) ha constatato, che ùa par·ecchi di questi infermi, possono isolarsi bacilli, i quali, pnr avendo tutti i car·11tteri del bacillo del tifo, in modo da non potersi con altri confondere, presentano piccole differPnze fra loro. Di que-;te la piiL rilevante è quella da me indicata per le colture in piastre cd anche per gl'innesti in gc· latina, e che io mi spiego per una diiTerenza nel bisogno che qne~ti bacilli hanno di O, como ho dimostratoaiJarubrica(l).
918
SUL TIFO A 'IASSAUA
§ 8. DI aleunl nuo-wl tlfo-81mlll e dlaano• l dUI'ere n -.lale.
La conoscenza di questi bacilli, di cui HuEPL'E ( t 5) formò un sol ~ruppo, che chiamò typhusdhnliche, ha la sua importanza sopraltutto nel fallo, che, facendo rilevare le piccole differenze eh' essi presentano col ùacillo tifogeno, premunisce con~•·o facili errot·i diagnostici. Molti sono i bacilli fin oggi conosciuti, che rassomigliano a quello di EBERTH, e il numero ne va sempre più aumentando . I l M AcÈ !221 cita fra questi il bacillus coli commnne òi EsCHERICH, il bacillu.s subtitw di EHRENBERG, un bacillo che si rassomiglia al bacillus janthinus di ZOPF e il bacilltt~ fluorescens putidu.s. Il MAsCHEK (23) descrive un altro bacillo simile a quello del tifo, e il WEICHSBLBAUM (37) nell'acquedotto di Vienna è riuscito ad isolarne cinque, che ha chiamati bacillu.s aquatili.s sulca.tus 1, 2, 3, &., 5~ ed un 6°, che probabilmente è identico al bacillus fiuorescens putidu.g, innanzi citato. Un altro bacillo similtifo fu isolato dal SANTORl (33) nell'acqua potabile di Roma ed un altro nelle acque della valle d'Aosta (20). Infine recentemente il .\tessEA (2i), ha parlato di un bacillo simile al bacillus coli commune di Escl!ERICH, dal quale differisce e perché fornito di un ciglio ad uno dei poli e perchè dol.ato di un movimento vivacissimo, onde il nome datogli dallo scopritore di bacillus coli mobili8. A parte lo sviluppo più rapido e rigoglioso, anche alla temperatura ambiente, per cui, mediante 088erMzioni comparatil;e, potrebbero differenziarsi su lutti i terreni di coltura dal bacillo del tifo, questi bacilli falliscono alla prova di con· fronto degl'innesti su patate, dove tutti, meno, a quanto pare,
SUL TlFO A MASSAUA
919
il bacillns aquatilis sulcaw..s l, e il bacillus aquatilis sulcatus ..f, che non vi si sviluppa affatto. dànno origine a culture piil 0 meno appariscenti. l continui progressi della batteriologia hno no però recentemente messo in e' idenza pel tifo nuovi c('lratteri. -- quali l'osservazione falla dal KITASATO ( 16) della mancata reazione rossa dell'indolo, la colorazione delle ci~! in ottenuta dal L oFFLER ' t 9) ecc.- •:he ~ ndrebbero speriroentllti anr.he per tutti questi microrganismi, come per alcuni si è frtllo. i quali possono confondersi con quello del tifo, per farne scaturire nuove differenze. ~elle mie ricerche ho avuto occasione d'isolare pnrecchi bacilli. che non fondono la gelatina. Di qnesti, alcuni per la loro immobilità po-sono già ad un primo esame facilmente di:;tinguersi dai bacilli del tifo, altri inYece, e propriamente 4-, sono a ttuesli molto rassomi;dianti; talchè sui diversi mezzi di cultura, talvolta anche sulle patale. e massime in sul principio del loro sviluppo, riuscirebbe diflìcile il poteri i distinguere, senza un esatto confronto. Si r;Jevano co~ì piccole differenze, le quali, nell'ulteriore sviluppo delle culture. sì vanno facendo sempre più marcate. Le esporrò qui appres,;o per sommi capi, secondo l'ordine già. tenuto pei bacilli del tifo. a) Pro-venienza. - Il bacillus l è stato da me isol:.to, col metodo della chemot.assi combinato a quello delle pia~tre di agar io sncco di patate, dalle feci di uno di questi fellhricitaoti: il bacillus 2, seguend~ lo ste~so metodo, pure dalle feci in una al tifo a, ~JÌil descr:tto; il bacillu.~ 3 col metodo delle piastre di gel"tina e agar, direttamente dal pulmone di un ioòiYiduo morto qui di atrofia gialla acuta del fegato; infine, in un'autopsia, da me fatta di un sotto-capo armarolo, IDQrto eli lin(osarwma addominale 1 ' ' in novembre 1889 nel (') L'infmno era sl<ito ricoverato 9 giorni prima in ospedale. per dolori tensivi, che gli comparivauo durau1c la digtstioue, è s'irradiavano dà Ila meta. si-
9~0
SUL TIFO A MAS!-oAUA
ret.tio ospedale del 2° dipartimento mariuimo, ouenni i11 cultm·a pura il bacilltt8 4 su tutte le piastre di gelaLinn e agar, preparate 20 ore dopo 1:1 morte. dalla milza, da una gla ndola epiploica. da un nodulo sarcomatoso e dal pRocrea~ . b) Forma e mobiliti?. - l n. 1 e 8. 3 pre~so a poco si rassomigliano, sono cioè piccoli bacili i. llwgbi J.i)Q p. e grossi 0.6 fL; per lo più non si pr'eseutano io forma di lilamenli, oè sono dotati di un movimento molto Yivace. 11 bacillu.s .2 è luugu l p., largo 0.7 fJ·, presentasi spesso soLto forma di corti filamenti ed è dotato di un movimento più all•vo. Il bacillu~ 4. ~1m po' più lungo dei precedenti, cioè 2,2 v. e grosScl 0.8 J.L; presenlasi spes~o in lnn~hi fìl:•me nti ed è dotato di morimento vivat:is::;imo. c) Sriluftpo. - Tutti ttuesti bacilli, rosi come ~ li altri n lsu-a della Z<>llll ep•;t~l.rlca Il roesog~,l.riC4, .: prmcip:llmenle d nli' om helieo, alla schiPU:l. L'cs:1mo Ostco •lell':utdl)mc dimoslrò> l'l presenza di un tumore, i
ltmiti oel quule uon erono IJen rtetermluahili. Vi era coprost.'Ui, ebe dileone Sl'mpre pi u intensa. Lo 'k\to tldl'inrermo, clw tJ~pprima non dc.tava molta al)preos:ione. al s• luornu •i tra<lormò rapid3lllenlt• in grave, al 9° si ebbe la morto con tutti i sintomi tlt>l 'OII""ulu. lla(:('')nt.w·.t di non 3\Cf arnto mnl bi"ogno del ruetlico; le sue ;o lr~rcute nll'nrtdome erano .lncomiuciate appena ~ g\•lrni prima sotlo una rormn molto tolturablle; a j!tudicare fluindl da e~se. la malatlin a\1'ellbe :t\'nto un •ltcor;o lureliore nd un mesoJ. All 'autapsi:1 tro•rnl toLto 11 mo>Pntere trasrorm·•lll lu un y.J<lo e ~ro,so tumore, che risultava in mass111l11 parlt> di ooduli plu o tnPJlO gr:(ndi, l qu111i d taglio pre:-eot:n<auo l'aspetto earatterl~t•co dc• sarroml molli; l'es.:! me mirro•coplco. ~onr~nnando ltlle:.'ta lt~.,"DOsl, rol mostro tl!l3 slru ttura omnloga al trs~uto artenoidt> delle fl'l:111dole lmfaticfH~. Questo •·aslo tumore anolge1·a in alcuni lmtll lo auso in~~>lin:iU, tletermioando fra que>le 1· il l!"" 111ft' ~piploon numProse, ~asle e gin\ GO i a<larcnze. le lfUIUi trasformavano le anrrattuosilil dolli! ~nse iutr<tinnli in lllule [lieèOle cavità, rip1enu dl uo li(Juido purùlento, gl3liO·H!rdnsl rr). lh Ulla fh •]nene cav1ta. •·crio la rossa iliaro ••nistra, sporgo•'a, prr mota della sua lnrt~hnUI\. allrafOr.;l) UJI'olcara rotonda di'l tl1giuno. nn voluminoso asc·aride morlo. Norlull ml!la.statl•·i ùello stesso tumore rmvenni nella parte corttcale d~l rl)ni; nno oli 1111esti noduli •·aggiungeva 1:1 i FI\JldexJ:a .Ji una noc:ctuola, ll•1 ('~luiJerava per buona parlt~ sulla superficie rl!nale io sotto dell'~lbnl~tiuca. Fu rJOest<> il '.!" C3$0 di h11(osareoma add{)milt!Jle, 11 ùccorso cc)sl acuto, cltc in c;irca due annl ebbi occasione •li ossl!rnrc nell 'ospedale di Nnpoli.
Slll. TifO A UA'iSAUA
9~1
r
uili lìnora cunosdutì. "ono carauerizzatt da un tapidissitDOe ri)!o)(lin...o .-r tlnppo. che può o>~erYarsi :~oche alla temperatura di 10°-1 :>o t.:. io meno dt ~ \ ore: quello che ;;opera
11 0511
w!li è ti lwctlltt., 4.
d) ,,bpt'tlo dt•lle rolmur. -
Le colonie di tutti questi
roicror~~mi,mt l'i possono vedere di-:tmtamente ad occhio nudo g1it dopo H ore. come tantt punttcioi bianco-giallastri. l)uelle del tifi' ~ o non ~i \edono o ... j --corgono solo con una auenta o";;er,·azione: il tifo x sta fra ~li uni e l'altro. Yerso 13' o i 0 ::iornu l'esame microsropico comparatiro delle pia1 stre dt que~ti mict organismi melle in rilievo alcune piccole dilrcrenze nell'aspetto delle colonie. cioè: Hacillus 1. - colon ie rotondt>: ,·olnrilll gtallo-gri~iasll'O oscuro. con striuture a r~ggi mollo ravvicinnti dalla periferia al centro. dove tro,,asi un piccolo nucleo. d'un colot·iLo mollo più cupo, contorno nelln, fina mente crenellnlo. - Rrtr.illu~ 2. - c<1lonie totomle, rt'lorito ~ iallo-(:.(rt~i:'t:-tro chiaro, con nn grosso oncleo ~rn nuloso nel centro ed uno o piit strati perifen ci più cl11an a ~ranuh ptil tini, contorno re~olare, nello. - 8acillws .1, colonie rotonde. colorito j.!iallo-brnonstro oscuro: contenuto ~r:~nulo.;o. con zone periferiche molto distinte ed un ptcriJio nucleo cen trale. tl'una tinta molto piìt rupa: contorno netto, re:Zol:we. - /farill"·' f. - rolonie rotnndegj:tiaoti, spe~so a forma di cedro. colot ito !!iallo-l,ruo~tro r biaro. contenuto gr:mnlo~o omo~eueu, contornn netto re)!Oiare. Yt>r~o il 5° giorno mo:-otrnm;t al disopra e al contorno di queste colonie piccoli tnhert (rolrmit• fi~tltl') d'un colorito 1-(tallo-!;!rigiastro chiaro. che nP trn!'formano complrtnmentt> l'aspetlo, il quale ora può porngonar<.i n !JUello d'twa mora. La comparsa di que:.le coloni,• Jiylir può os... ervar~i anrlte col baC'ilLw~ .~. non che ro~li altt't, 111:1 òopo un tempo pit11un)!o nè mai in modo
SUL TIFO A JIASSAUA
cosi notevole da tra,formare tolto l'aspetto della relath a colonia. l n quanto alle t;olonie superficiali, quelle dci bacilli l, 2 e .'J sono in grandezza circa una volLa e mezzo le profonde, rolondeggianti come queste, di colorito un po' pii1 chiaro, granulose si. ma omol-(enee, vale a dire senza distinzione di zone. Invece le colonie supel'liciali del {,acilli 4 verso il 4~ o :;o I!Ìoroo aCtJIIÌ:'Iano un a.-:pello lutt'afl'atto particolare. Le co!onie figlie del contorno si ~largaoo sulla superficie della gelatina, e formano come una larga merleuatura d'un colorito giallo chiaro. le altre. d'un colorito brunastro, restano assiepate e strette nel mezzo. come gli organi riproduttori di un fiore di compo ·ita, e di fallo tutta la colonia acquista l'aspello d'nn fiore di arLemisia o di arnica montana. Tutti ctuesLi cnraLLeri per altro vauno SO$!gelli a lievi variazioni. dovute a cond,zioni peculiari di •lensi\.8, di :.:rado òi fusibilità e di temperatura della gelo.tina, con cui si lavorn, ond'essi non possono avere un valore assoluto. e. f, h.) Cult11rr in gl'lntina ..~u agar e in brodo.- In questi diversi mezzi di cullu1'a, salvo il piu rapido e rigoglioso sviluppo, già innanzi notato, e piccole differenze di tint.a, per vel'ità non sempre appre?.zabili, rulli questi bacilli non si diO'er;scono gran fnlto dal tifo ~g) Culture ~u patatR. - Tutti ques1r J,acilli hanno ~o patate uno sviluppo molto e11idmte e rapido, onde qui non è po·sibile alcuna c·onfusione col bacillo del 1ifo. Già dopo .H ore alla temper.1tura amb1ente media di 2;;• i /I(Lcillt l e A· formano una patina giallo-hruoastra, umida, non molto rile\ata . il barillus 2 h :'Lesc:a patina d'un colorito giallo più nbboudante e il bacillus 3 unn patina meno abbondante, meno umida. hiaocn. le~germente ~ialla, come burro.
SUL TIFO A l!ASSAU.~
i ) l orma.:iont di spllrt. -
In nessuno ho potuto accertare una 'era f~~rmazione di spore. j) ,\ rtl"I'Po dt ga:~. - Sono tutti saprogeni, più di Lotti il barili ~t-\ -1 , che 1n ptastre di gelatina tramanda uo odore lllolto a1'rP di pe~ce .:ua~to. k ) R1a:iont tlt ll'indolo. - · Le colture m Lrodo. trattate sernndo le indicazioni del RITA S ATO ( 16), banno ri·posto llJ\lt' po,tl çameote. a:;.-umendo una bt!lla tinta rosso violacea, più tnten:;a col bartllu.\ 4 mt>no col bacillu.'l l. l) Rt~n!lno rli O (Pota,. di ridu.:io1lP). - Iuoe.~tando qut>sli dtver:;i bactlli in a~ar ~licel'ioato, preparato coll' 1 p. 1000 d'indaco, solfnrato di sodio, e conservando gl'innesti alla temperatura di 3~" a :no C., dopo clut> ~iorni si osserva che Lutti si .;ono svi luppnti sia lungo il canale d'infissione, che alla superficie; senonrhr il lwcillus 3 ha determinato un lievissimo :;coloramento (che ,.a ~radatamente sperdenliosi dal basso ver:o In superfic:ie) dell'ngar; il bacillus l lo .-te...so fallo. ma meno pronunziato: il baaUus 2 uno scolornmento mollo piu noteTole. massimamente in s;ollo delln superficie. dove l'a~ar ha preso un co.>lorilo brunastro: il bacillus 4 tnfi oe ha determmato uno scolor-o~men to, non completo, di tutto l'agar. che presenta ora una tjnta azzurrechiara. od eccezione di uno strato ~operlicinle dell'altezza di t cm . rimn~to inRilerato. Jo se~uito. qoe~ti falli direngono molto più pronunziati ed este~i: però. dopo 15 a ?Il ;.!tOrni. ,olo col B. 2 e col B. J si ha un cm11pleto sl'oloramento dell'ngar, che. senza nulla pert1ere delln son trasparenza, a"sume una tinta brunastra, mentre, anche dopo 3o ~iorni . col bacillus 3 L'agar conserva ancora un piccolo alone turchino superficiale, e col ùcLcillus l solo un pircolo strato del fondo Jel tubo si colora comple tamente.
SUL TIFO A llASSAU.\
m) Colora::ione. - Tutti si scoloraoo col liquido di La colorazione delle ciglia è stata da me tentata innanzi lutto con lo <>tesso liquido maceratore. che mi è servito pei bacilli del tifo, cioè alcalinizzato con 22 gocce di Na all'1 p. 1007 e poi nncho con un lilruiuo maceratore alcalinizzato con 5 ~oece della stessa ~olu;~,iooe. ~è con l'uno, nè con l'altro di questi liquidi mi è riuscito ottenere alcuna colorazione di ciglia nei bacilli l e 3. Il bacillus .2 per lo più è uniciliato, provvisto cioè di un Iunghissim•1 ciglio ondulato, posto lateralmente ad uno degli estremi, .~ome il bacillus coli mobili~. descriuo dal M.&sSEA (?4-); si osservano però nei -preparati parecchie altr:e simili ciglia staccate. Inline le ci)!lia del baciUus 4, che si color:mo egregiamente mediante un li quido maceratore alcalinizzato con 5 gocce di Na ail'1 p. 100, sono flessuose ed inserite su tu !la la perifer·ia come ttnelle del tifo, però, relativamente a queste, sono meno numerose. grosse quasi più del doppio, piìt corte e più salde. I migliori preparati sono quelli che ho ollenuti da cullure su ng::.r. GRAlf
§ 9. (.;o neluslonl .
1o Fra le fi>bbri, che si verificano a ~t assaua. resta ormai peovato .. che sono da annoverarsi anche le tifoidee, dalle piì1 lievi alle più gravi. La forma clinica può non es~ere abbastanza chiara, ma il r-eperto anatomo-patologico è caratteristico, l'indagine hatleriofo;!ica non lascia alcun dubbio. 2" Il bacillo del tifo può, col metodo delle piastre, es· sere dimostrato anche nel sangue del polpastrello di un dito, purchè preso io notevole quantita (IO gocce almeno). Tal fatto potrebbe essere di molto aiuto alla clinica, stante le dif-
SUL TlFO A MASSAUA
925
ficoltà e le incertezze, che tuttora offre la ricena dei bacilli del tifo nelle feci ('). 3° Fra le malattie, che possono determinare veri attacchi epilettici, come quelli che caratterizzano i l cosiddetto gran male, bisogna annoverare anche il tifo, e viceversa fra i fenomeni nervosiJ che accompagnano l'acme della malattia nelle forme gravi di tifo, bisogna notare anche gli attacchi epilettici, i quali sono da mettersi in rapporto con l'azione irritante ·del virus tifi co sui centri nervosi. 1} 0 La presenza dei bacilli del tifo anche nel muscolo cardiaco può essere un impoitante.eontribut{) alla patogenesi del tanto temuto marasma cardiaco; inquantochè questo, se non può melter:>i in rapporto con la degenerazione parenchimatosa o adiposa del miocardio (STRiiMPEt L), potrebbe benissimo spiegarsi per l'azione immediata diretta delle tifotoxine elaborate dai bacilli in questo muscolo . 5° Giusta l'osservazione già fatta dal BABES (6), sono da ammettersi alcune varìetà di bacìlli tifogeni: per lo meno ne risultano due dalle mie osservazioni, il tifo~ e il tifo~; l'uno perfettamente identico alla descrizione, che si dà del bacillo del tifo, l' alti'O che, sebbene .per alcuni caratteri secondari (cultura in agar all'indaco-solforato di sodio, cultura in tubo di gelatina e aspetto delle piastre) si allontani alquanto da questo, pure deve ritenersene identico, sia perchè con esso ba comune i caratteri pìù salienti, sia perchè è stato isolato in cultu-ra pttra dal sangue in vita e da quasi tutti gli organi di (' ) La dimostrazione dei bacilli de~ ti(o nel sangue del vivente era st.a ta gia fatta, ma o in quello estratto dalla mil~a cScrAKliA, MARAGLlANO, HstN), ovve,:o in quello ottenuto dalle macchie della roseola tiflc'\(ì'\EUHAUSS): quest'ultima, come nel caso nostro, puo mancare; la puntura della milza non é un mezzo di cui la clinica abbia creduto giovarsi. ·
9~6
SUI. TLFO A MASSAUA
un tifoso. È possibile che il tifo a. corrisponda al bacillo n. / e il tifo {3 :~1 hacill11 n. 2 del BABRS. ~ebbene non tutti i caraueri coi ncidano esauameme. 6° Queste due varielà di bacilli tifo~eni sono es~enzial menle dovute ad un diverso poteri' riducenl~ dei medesimi. E~li t: probabile che, come accennano COlL'ili. e lhnEs (6), esse stiano in rapporto con un diverso grado di virulenza dei medesimi, ma ciò non è ancora suftìcieutemeote provato. 7" Una panicolaritù morfologica dei bacilli del t1fo, la quale I'Ìsulta chiaramente dalle mie preparazioni. è la presenza di ciglia anche ai poli. con cui ,·errehbe ad es ere spiegato quel movimento di rotazione molto attivo intorno ad un asse lrasversale, r.he parecchi individui spe~so mostrano. quando si oss&rvano preparati in gocce pendenti. 8" La colorazione delle ciglia. nlmeno per ora. non può fo1·nire un crilerio sufficiente e sicu1·o per la diagnosi di hacii li del tifo. essendovi nitrì bacili\ a questi rassomiglianti, come il mio 4. che pr·~entano presso a poco la ste sn dispo· sizione di ciglia. 9" Slante l'incostanza della caratteristica cultura su p~t Late, un ca1·attere differenziai~ preziosissimo per distinguere il bactllo del tifo da tutti i tifo-simili conosciuti, è l:lrt:azione dell'iodolo(K ITASATo) , ~ssolntameote negativa peltifo. ~empre positwa p~:r gli altri. Tale reazione ne:;tativa, quando concordino tutti gli altri caratteri, e decìsiva per la diagnosi. l 0° ~ po$sibile c:he le pulmoniti atipir.he. per lo piu secondar-ie al tifo. nonehè ad altt·e malattie infeuive (influenza, atrofia gittlla acuta del fegrtto, di.~senteria, morbillo, scarlattina, difterite, ecc.) siano dovute all'azione combinata di vari st1'eptococchi (forse anche del pneumococcodel Fa.A&:'iKKL), i quali tutti trovino nell'alterata resistenza organica del Les-
SUL TlFO A :MASSAUA
9~7
soLO pulmonale, per pHle di un'infezione geoerale(tifo. ecc.) ,
una condizione favorevole alla loro vita ed al loro sYiluppo. For~e neaorhe iltuicrncocco trtragono resta estraneo a tutto questo !avono. ~~ :l~saua, 15 aprile 1891.
928
SUL TlFO A MA~SAUA
ELENCO DEI LAVORI CITATI
u AI.I.CQIIE!>. -
m e chtllloùuiJ alJ llul(lmUltl dQ' bokln-llllogùchtll For(Cmlr alb (. Bokl. u Parll$Ul1tkundt. VIli, Bd., :'1. e, t b'90). (i) 6ARB,.TILLI.- Mia permat•erua a .f ltusaua dal giugno 1887 al moqgi{) ~888 - (Giornale mtdko dfl B • EurCIIO t della R.• Maritta, K 10. ot-
lehung.
tohrt 1888,. ,,, OONO.II&. -
Pl<'tH'O·ptricorditi r und Ctrebro-spinal-mtflfngtliJ, ccc. (Centrali/. f. Bokl. 11. PartUitCIIkunde, IV Bd, N. H, !888). (41 CllA~TEliEs•s "' W mAL. - Htchtrchu 1ur le llocìlle lyphfque tll'tllolo(llt de fitrrt lyplwade. - (Archlou de phvtlologit, f887, p. !17). (ii) COOXI!TTt. - 11pp1mU di gtogra{ia mfdica l UI porto di Namuaa. (Giot'IIOlf llltdico del R. 0 l!ltrcllo t delll.l R a ,l/arino, N. 7, lllRiiO 1887}. 18) CoiiNtl. e e~-;. - Lu Bilcl"iu, S.. édition. T VI , ~89(1. (7) Ila C<»'I: ILII,. COtllrt/lttlo allo studw delle (tfJiìri elnnaliche di Nauoua. - (Giot·tlfllt medico dtl R.• 1/:itrclto e dello R.• Jlarina, N. !!, febbraio !88!1). (8) Ee~KI'IB&RG - Dmgnoslica batleriologaca, - Traduz.ione ltJIItana pel dot-
''J
a..
tore FUIIIM'TI, 1&1:1. (9l FRABI>U!L - llarauale di bat~olo(lia. - Tratluzione llallana pel dottore SA1\rnec&. t81l0. 110) fi'Ukll. -
114/ft.Un:a-pt~rumollit.
-
(DwllcM me.i. Wot./ln~uhra(l,
!\, !1, IS:xl!. (Il ) FtoRANI. latutara smrilaria de/111 dioisione naual e dfl Mar Rouo pfllO JflllrJire l88fl.- !Giornul~ mtdko dtl R.• &trcito eddlo H • Jiarana, J13~.
IOOt. t
)
(l!) Fe.ur.cs. - l mttrorganilma, ' Oll ~tcwlt ton.J~ra;:;iQne alla tliologta delle malattie l11ft1Uut. - Traduzione italiana, 1889. (13) FLUGil&. - IJillu:aolli d.'lgW.r. - Annotazio n i ,.,,., pror. CE~Lt. 1 91 1141 llo1.1. - &-pmmmltllt {'nftriUChung~n Ubn' d~>n .Yocltrrtas dt r Ta1•hUJiìoctlttu. - (Zrlt~ehri(t (. 1/yg~rnt, Mhl~r Bd, 1890). (15) lll'II:PPE, - DM·Ilntr klil1 . Wuclremch., ;>;. 3!, 1887. 110) J\tTA ' ~TO l)lt tlfllalh;t ~ttdof,.Rcatao11, ecc.- IZdtuhri(l (. ffygitttt, Sl~bcouor R<l. llil-"9).
(li) ICHU~1l, PANSIXI
e PAS0liA1,&. -
ln{ltWIZaS(uditn . -
(Centra/b. (. Oakt.
u. ParlUtlenkrmde, VII lld, !.'i. ~ 1 . 1890). (18) LI&BIRVEI~TRII - 1i(o o ddomincJle (in Zll:liSSKN 1 Pat. e ltrap. mtd. Traduzions Italiana, ''ol. Il , po.rte l, t81G).
l.ot:n un. - lùM "'"' tltlhorlt :um t••rbrn d~r 1/icroorgo••i~mm un
19
d~tn !lr.Ttr 1\'•mP<"rll•hlre uuJ Gt•ntht. - Wdltrt l. "'"''"""''Il"'· eu.
~,.• , ,. tb. f. /lflk t. u. f>,•r•mltnkllllrlf, \"l lkl. numeri 8 Il 9, 18·9.l' VII Bd,
- l·' 11 0
'i .~'. !S!IO,
· f~ t.r• uG. -
/JIIIf)fiO<ht<l di'l batkr• llelle a~cjiU, 18911
rtt ,,,, '"' • - Cnun ed <~ppunh d1 palo/og1t1 mouaumae.- (Gwrnnlf eJWI dtl H • C$rrt1lo ' tl t llll R.• 1fnrlua. N. Il, a;zo<to l~i). "'~ ~ \l,. l""''' prnlUJIIt d• D<ulrriologlr, 1889.
l!ll \f,,.;BI:•
Jahr(a/.>traclll rl. ()Wrwl. ;u ullracrtl:
ISSi, citato dal
Lr•Tiu P.l) \Jt:,<E 1 • - C.wlrfllllllllflr allo d~&dto dtllt dglin d t i batteri t prOp0$1<1 di ""11 11 o~oC•J rl•l>•ifica;t<>llt. - (:l1~11111 d'/qicn• e Stlrula Pubblka. S . u . 1, no•emt,l't', 1•90
~~ ""'<n, - /. ospc•llllf da cam110 '" Mannuo t le lllttndt sanllaril dd corpo d 1 ~Jit'd';''"'' dal (elibru•O al lrlltntbrf 1885. - { l;iur~~alt mtaico dtl R.• li~rrrllo t tl,/1.1 R.• .tlart>ltl, nuuwri 4 <' 5, •Ptllo.>" ma~t..:io ll!SGl. ftò ) PA'I>J\1 - H••klfri!IIO{IIItM ~ludttll ubtr dm J>lo\•rur( - f Vlrt/10•''$ .Archlv., 12! lld, t!iiiOJ. PAS'.'l'-ILf:. - .Voi-t }lf'tvrnliOII lulle (ebbri di 'ia•IIJU(I. (Gionvlle mtdi~O ltl R. E~t'f'(illl t dtlla R.• llaratlll, 181)9). (itll IIAsurAt~ . - l'Utrtori rtceroll' •«oli ~trfpfococehi dtl/.e n1ucose n contrilnllò dtll'dliOiooiu drlla rurtzza. {l;iot'llllle !ltler?ui.Ziotwle tltlle scienze
cm
m•lit~t anuo '\Il, •SOO) .~ PA"Jl:AU> l .'tflldtmla d 'in(lutnsa Ml Dlpo.rlimtnlo marittimo.(G!or,.a/.e ttuJlru drt 11.• J.'tercuo e lltlla /l.• il/arma, N. D, »ctLeiUbrc 1890). IJO• PA<\!t' \LE. m un nuuvo mlfroraanJ&mo pioge110. - (Gion1ale mediro
e-
del n. 1.\uc•lo ' ·Idio n lfarlM, \ 10. ouolm• 1890). 31) Pt:Tnt~>e i!H. - llnlitmo-chrmuc~ (IIÙf'lllWttltUt'l · - (Cenlralb. (, BoU. u. Porcuetmh""dt, VII Il t. numer1 t e !, ISl!OJ. ~} (l no. - t.ottlribulu allo 1ludto dtllt pirttJUI piil comuni o Mouau11. GtoMJaf(: mi"}Uil Jel n.• &m'CliO , dtlw B.• .Varilta. l'l. li, ditemb~ 18861. \Sl) ~~TOJIJ,- R.• . l ccadtmia di mtdlfma di Roma. :J.DOO XVI, \ CII. IV 1889, Citato dal I.I:STIG. (3l ;'T&WIPEJ.I.. - T r11ttn tn di polOicJ11i4 lptcilllt Wltdtal. -
3* e<liz. itaJ.,
101. l, J.l!lrte l, l&si l :!:l) TIUOSI e ~hiiCOLI. -
{)ello i11(e;1011t ttllitotmÌ(t:J, - ( Afem. dtllo R.• .4tt•ultmia dtll& ltttn zt di Bulogr~a, !&:>c. t•, llsi!S): 36) \'rSCE'I11. - Su dt "" nuoco •trcplococcu polo{ltftO. - (.l r tltil:lo per l• •i•n:• mrdlcltc. \OI. :\Ili, fa~c. ~·. 1890.- \'. anche C'onwkdlllo R. •4ccadtrlli4 di mtdlclna, N. tl, tSOO). •3i) W.&lr.U•P.I.a.ltM. - /)OS CH.. Itrrt~r/li'!cllt ~IJIIiLaUu:csen, N. U·tl, 1889, t<latn •bi l.r,Tt.,. (3.\) \VU~DUILI~U. -
51)
1/0tld!Juch rt . fltllh, u. 171tr., Jlrl lV, ':!" ed1t., 1885.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED
RIVISTA MEDICA SugU aneuriallli dell' aorta addomlna.J.e. - BouEL. (Journal de .'\1édeeine et de Ch1rurgie, maggio 1891). La diagnosi degli aneurismi dell'aorta addominale ore~AA•l• un grande interesse, non gia dal punto di vista della cura disgraziatamente è assolutamente nulla, ma dal punto di della prognosi, non essendo indill'erente il sapere che malato sovenli poco inJisposto in apparenza, sìa minacciato di morte in breve tempo. Il dott. Bouel si é cupato di questa questione ed ha messo in evidenza le colta di questa diagnosi. Si può constata1·e infatti che in più dj un quarto dei pubblicati la diagnosi non è stata conosciuta. Gli dell'aorta addominale vennero confusi sovc>otl con la la lombagine, i dolori reumal1ci, la scialica, le affèzioni !4aniche dello stomaco, la litiasi renale, alcune affezioni dollari, i tumori cancerosi dell'intestino, l'occlusiOne · naie, ecc. In un malato furono fatte succ:essivamente le gnosi di all'azione del regalo, di leucocìtemia, di flem perinefr itico. Pertanto se vi sono casi in cui lP- difficoltà sono quasi superabili, nella maggior parte dei casi si commette l' pcrchè non si pensa all'aneurisma, affezione che si sempre supporre in presenza di una malallia addo oscura. T1·e sintomi predominano in questa sintomalologia raro che esaminando attentamente non si trovi qualcuno questi fenomeni più o meno pronunciato: questi sono· i !ori, l'espansione del tumore e le modificazioni nei vasi che prendono origine al disotto di esso.
RIViSTA llEDICA
931
Durante un primo periodo soventi molto lungo, il dolore ,generalmente t: il solo smtomo che richiama l'attenzione; il più spesso si hanno irradiazioni dolorol"e che seguono talvolla il tragitto di un neevo e talvolta al contrario si presenlano !ungi dal punto malato col quale e!!'se non sembrano avere alcun rapporto. Ordinariamente questi sono dolot'i vaghi, mal definiti, che variano da un g•orno all'altro. Pertanto essi possc•no presentare alcuni caratteri speciali, sia nella loro sede, sia nelle cause che li esacerbano o li calmano. In diverse osservazioni si vede scomparire i! dolore dopo una marcia, durante l'equitazione, nello stare in piedi, e calmArsi subito dopo nel decubito dorsale. Cosi il fallo che i dolori si calmano rapidamente e sempre col riposo o col cambiamento di posizione deve richiamare vivamente l' attenz•one. È anche freryuenta di trovare un punto doloroso dorsal<l sotto forma dì punto fisso o esteso in cintura. Soventi anche i punti dolorosi risiedono all'epigastrio e possono anche essere con~ociati a turbamenti digestivi gravi, 8 vomiti. In un malato, le crisi si rinnovavano ogni volta che lo stomaco era pieno di materie alimentari; queste crisi era:1o susseguite da vomiti ed i dolori si calmavano dopo che lo stomaco si era vuotal.o del suo conteouttl. Si comprende come in questi casi tutt.o porti ad attribuire i dolor·i ad un'affezione organica dello stomaco. Talvolta sopra~ giunge un violento dolore accompagnato da sincope; un tale accidente deve far temere una com.pleta rottura e precede generalmente di poco la fine per morte subitanea A fianco di r1uesto sintomo, dolore, si può segnalarne un'aUro che a lui é intimamente leg~to, ed è la claudicazione inter mittente. Quando è possibile constatare l'espansione ed i turbamenti cìrcolatc·rii, non vi ha piti alcuna d!l'ficoltà per la diagnosi. Coriza oaseoaa. o rlnlte oolestea.tomatoaa.. - W AGNIER. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, maggio 1891).
Si designa sotto questo nome un'affez.ione caratterizzata dalla formazione nelle fosse nasali di masse caseose che vengono prese per un tumore intra-nasale e dànno "luogo agli
932
RIVISTA
stessi sintomi fino a che, conosciuta la vera causa dell'ostruzione, l'espulsione delle masse produce una guarigione completa ed immediata. Quest'affezione è molto rara, e la sua e~i~tenza venne perfino negata, ttuantunque sieno state pubblicat'3 alcune osservazioni di essa. Il dott. Wagnier ne ha pubblicato ora un nuovo esempio. Si tratta di una donna affetta da quAttro o cinque mesi da un'ostruzione na!:'ale completa da un lato con scolo puruJenlo dalla narice e fistole della Yolla palalma. Coll'introduzione di uno specillo si riconobbe l'esistenza di masse caseose nella fossa nasale malata, ma le lavature non furono sufficienti ad espellerle. In seguito mediante una doccia d'ada molto violenta si poterono spingere verso la faringe; esse vennero poscia sputate e riempivano la metà dì un bicchiere. Malgrado la gravè.:za apparente delle lesioni, in pochi giorni si ottenne la guarigione completa. e ciò costituisce la caratledstica di questa malattia. Pare che le masse caseose si producano quando vi ha ostruzione della cavità nasale che si trova allora trasformata in un cui-di-sacco, in cui i prodotti di secr·ezione e di desquamazione sono sottoposti ad un lavoro d'ispessimento per riassorbimento delle partì liquide. Sì possono paragonarle ai colesteatcmi dell'orecchio che si considerano come formati dalla ritenzione dei prodotti inflammatorii, attorno ai quali si depositano le cellule epidermiche mescolate a cristalli di colesterina. La diagnosi è evidentemente difficile se uno si tiene solo ai $egni esteriori, alla deformazione, allo scolo nasale, alle fistole; ma se si esplor·ano le caYita nasali con uno speculum ben illuminato e coll'aiuto di uno specillo, e si scoprono masse caseose, vi ha tutta l'indicazione di sbarazzarne le fosse nasali. In caso di rinite caseosa se ne troverà generalmente una quantrlà considerevole ed il sollievo sarà immediato; la gua rigione susseguirà presto ed allora si sarà costretti ad ammellere che l'accumulo coslituiva, se non totalmente la malattia, per lo meno l'unico ostacolo al ritorno dello stato normale.
Q DICA
J)el tenesmo faringeo . - LE:-~Nox BROWNE. de Médecine el de Chirurgie, maggio 1891).
933 (Journal
Il dott. Browne descrive sotto questo nome un sintomo di cui si lagnano sovt>nti i malati alletti da certe lesioni della ~ola e che ""i manifesl>l con una tendenza continua a ri!lettare. sia tossendo, sia l'ascbiando la loro gola, una sostanza reale od immaginaria, dalla porzione faringea del canale alimentare. Gli sforzi allora l'atti traggono qualche mucosita, che talvolta, soprattutto nello l:>Vegliarsi, sono colorale per la mescolanza di una piccola f(Uantità di sangue. Browne è stato condotto ad adottare questo termine di tenesmo dall'osservazione del fatto che molti maiali soffrenti di emorroidi e di tenesmo reltale, non solo si lamentavano di questa tendenza a rigettare qualche cosa dalla gola, ma che essi soffrivano realmente di uno stato di ectasia dei vasi faringei. Le ca.u~e locali del tenesmo farinfreo possono essere divise in tre classi: i casi in cui un corpo estraneo, come una spina, ad ef,., è fissato in un punto qualunque della gola; i casi in cui vi ha una lesione ipertrofica evidente, soprattutto dei tessuti linfoadi dell'istmo delle fauci o nella faringe. oppure uno stato di congestione con o senza ipertrofìa della ghiandola liroidea; i casi in ~ui non vi ha lesione e che sor.o essenzialmente di ordine nervoso. 8l'owue crede che questi ultimi sieno mollo piu rari di cio che si dice. I casi più frequenti sono dipendenti dalripertrofìa delle tonsille linguali, accompagnate o non da uno str·ato varicoso delle vene. 1l ristagno varicoso e le varici cagionano una sensazione di pienezza e di malessere, so,•enti una sensazione di stanchezza, soprattutto dopo sforzi locali, e pìù tardi iperestesia. Sembra che in molti casi la causa di queste dilatazioni nasali fario~ee sia dovuta all'abuso dell'alcool e del tabacco, con pare~i vaso motrice generale o locale, congestione epatica, ed anche con disordini dis;restivi e talvolta cardiaci. Le varici raringee sono più frequenti nelle donne che negli uomini e sono soventi accompagnale da disordini simultanei negli apparecchi urina t•io èd ovarico. Anzi il teuesmo faringeo
934
fUVISTA
é uno dei fenomeni predominanti nella menopausa. Le varìc.i
non sono d'altronde limitate alle regioni linguali; esse si osservano ancne frequentemente nella parete poslerìore de l!~ faringe. In un modo generale, dal punto di vista della cut'a, si può dire che la guarigione è facile se $i combatte direttamente la causa del male, e se si usano processi applicabili alle funzioni digestive e mestruali ed al sistema cardio-Yascolare e nervoso. Complloaztolll artloolarl e perl-artloolad della dif terite. LYoNN&T. (Jottrnat de Medeci1~e et de Chirurgie, maggio 1891).
Lyonnet ba pubblicato uno studio su questa complicazion~ molto rara della diflertle, perché in tutti i documenti cheegli ba potuto consultare non ba riunito che un numero molto limitato di osservazioni. Il fallo che egli ba osservato è relativo ad una donna, la quale dopo un'angina difterica grave ebbe diverst! complicazioni tardive e specialmente paralisi disseminate. Verso la stessa epoca, comp11.rvero Lumefazioni ai due ginocchi con dolori molto vivi; la tumefaz•ont>, specialmente peri-articolare, durò più mesi. Questa forma non è però la più comune e le complicazioni po!>sooo assumere due forme; il piit spesso esse sono legale ad una infezione secondaria e si presentano nello stesso modo che si possono vedere nel vaiuolo, nella febbre tifoidea, ecc., in tulle le malattie inrellive. Queste sono artriti acute o subacute, ordinariamente sierose, talvolta purulenti. Esse compaioJw durante il corso o più sovenli nella convalescenza iella difterite. A fianco di queste artriti si riscontrano turbamenti trofici peri-at·ticolari dovtJli ad une lesione nervosa. A questa forma appartiene la lesione osservata da Lyonoel. È una iperplat:~ia dei tessuti della regione sopraggiunta dopo i sintomi mu1lipli d'int.os~icazione del sistema nervoso, e lungo tempo dopo l'inizio della malallia.
){EtHCA
93i)
ESSologi& della netrtte_oro~oa. - ~-li.NEROT . - (Jorn-nal de J!éderine et de Chtrurgte, mag$!10 1R!H). dolt \"ignerot si e occupato d1 IJUesla questioue ancora gmnto a questa dopp1a conclusioue: pt:r parte, che la neCr1te albuminu!'-a crumca t·1conosce per 09 u usa nel più gran numero dei ca"i una malaltia generale ca . . anter1ore e non d eve es"ere l'On~1deratA cnme una ma lattia 1,\C&Ie e p1·•m•tiva; e, per altra parte, che il freddo, di cu1 pare !<ia"i esng.. rato molto l'lmpor~oza, 1100 e!'ercila forse cheun·azione at:ces«or•a venen.to e metwre in rilevo Jet<IODI rimesLe aLo st.ato latente. E o~~idi dimostrato che LuUP le malattie infettive possono ,jptertnjnAre ttnn nefrite passeggiera acuta, ma molte osservazioni pt·ovano anche che in molli di questi ca" i la nefrile può in segu1to passare ello alalo cronico. Fra le malattie infettive r.hP pO!ò:~ono t":ilf{ionare la nefrile cronica !'i dew, pone in prima fila la scarlalHna c:eneralmenta considerate come no11 cap11ce di produrre che uno nefrile pa sscggiera ; le altre fPbbrj er·utlive, vamolo, roseola, hanno potuto egualmente Jar luogo a ver e nefrit1 cromche, si può dire altrettanto dellA f~bbrt- tifoiJea, della dinerite. La polmonite, lo risipola. il reumallsmo, le amigdaliti infetbve, il colera aono state segnalate da~li autori come il punto di partenza dt albuminur ie perl'iSlf'nlt; lo stesso dica!'li delle Qelticemie; in fJuesrulLimo gruppo si pos~onn far entrare l'ostt>oruielile, le affezioni tubel'colose deUe O>'<>&, le fratture ap..rle con suppurazioni pavi, le art:r ti purulente, la hnfonginilt>, l'antrace. Gilles ha c1tato un caso di que~lo gener e dopo unii puntura anatom1ca. Devons1 ancora a~giungere alle caus~ di nefrill cro11iche. gli orecchioni, la tubercolosi, la Sttilide, le febbr1 palustri. C1ò eh ... è mollo note' ole in lutti qua!' ti ratti gi è che mollO frequentemente la nerrile resta latentP per IHOilo tempo e non si mal)if<!sta che ~>otto l'influenza di una causa occasionale più o meno importante. Ed é cosi che devesi considerare razione del freddo in un g randiSSimo numer o dt
11
con~rover~a eJ è
936
IUVlSTA
caf\1. ~folto ~pef;so si attribuisce soltanto al d1 una nefrile cromca, perché ncn !;i cono<>ce AhhR'•'A'""• il P8"'$alo patolog1co dc·! malato. In allri ca~i. per altrA parte, non t> il fred lo, ma bensi una malattia intercorrenl.e che fa da CfiH!<a occas10nale. Vignerot cita. ad esempio, 11 C8"0 dt una nnnna entrata all'ospt>dale per una drftel'ite con albuminuria inten"a e prolunga~ poi r·reotrata di nuovo con una l'ebbre tifoidea a forma renale. E ben e'idt>nle che le le~ioni renali originale dalla d1fterite e che erano ancora in prot·into di !'VOiget"•i si ~ono accentuate sotto l'influenza della febbre tifoidea ed hanno avuto per c1ò ste!'ISO uua te ndenza piit grande a passare allo stato cronico. Questo pas. sagg1o 1:11lo stato cronico avverra tanto più facilmente ryuanto più il numero delle uffezioui capaci d1 agire sul rene saru piu con::!idet•e,·ole. Le le~ioni prodolle delle malallie infettive possono rimanere lungamente latenti, non d1:1r luogo a<l ulcun sintomo, ma sara ~uillciente una causa intercorreol.e qualunque, un raiTreddamt'nlo, per risveglrare la lesione e produrre gli accidellti acuti.
Dei cUstarbi nervosi c onsecutivi alle lesioni del oorpo tiroide. - Jop~·Rov.- (Gn~elle cles Hòpitau:e, i\. 56, 1891}. Il ~orpo tiroide va prendeudo m patologia nervo!<a un posto sempre più rmporlaote. Un'iotiera serie di turbamenti singolari !'Ono ~lati notati, "ia in caso di a~senza con~Xeni ta (mixoedemi, cachessie pachidermiche di Charcot}, l'<ia dopo le ablazioni chirur~iehe (m oedemi pos~-operatoru di R.everdm).
L'azione che 0"81'Cit>~no l~ affezioni del corpo tiroide è piu difficile da precr~are e dn mterpretare. Alcune alterazioni mollo pronunciate, alcune degenerazioni cistiche e~lese non producono alcun turbamento, mentr·e invece lesioni, beo più miuime in appArenza, cagionano talvolta turbamenti analogùl a quelli che pr•onuce l'assenza completa, congenita o chirurgica. Ma queste anomalie si riscontrano pure per gli
MEDJC.~
93ì
altr• or.!tmi: i t't::ni. il fe~alo po-><>ono, anch'e~~i. sub1re degeoerazwni r.i ... trch~ estese, senza che la loro funz1one sta allerata; JUl'"l8 fullZIOIH' è, al COnlrtli'ÌO. rrofondamente turbata Ja flller aztom meno vrs1htll. Pet· il corpo lir•Jide, l'epoca d: compar"a delle le~ìCini e"errila senza dubbio ancLe una parte pr,.ponderanle. È dur·ante lo ;;vtluppo ct1e queste lesioni !"emhrano soprattutto as:ir~. Quando esse sopra~giun gonl'l. Jopt• c!te lo S\ iluppo e I.Pr·minato, la loro azione "l troça dal fatto ste~«o notevolmente diminuila. L'azione del1e le<>rom del cor•po lirotde "Ul crellnismo è og"tdì ben -.tabdila. 11 cretmo ,-. soventi f!Ozzulo: spesso anche "'51 notan•' gozt.uti fra zii 6'-Cendenli. Quando non vi ha e:ozzo apparente, uon si trova all'autopsia cl te un corpo Liroide atrottco, duro. completamente «cleroso. Tah·olta anztnon vt ba la mutima lrAc•·•a del corpo Liroide. L'a~ ione del mioxedema post-operatorio e ~lata egualmente ben dimostrata da Reverdin e la t•egola di noli pratic.:are l'a.blazion~ del corpo l.irotJe, che quando la cre~cenza é completamente terminata, se!llbra oggtdi generalmanLt! ammessa. L'azi.. ne drl tumore lit•oideo nella patogenec.:i del gozzo esoftalmico, RO~>Ienuta do Renault e .fino ad un certo punto da Charcot. è altJuanlo più o...cura. Questo tumore produce es!IO tutti gli a-;cideuti 1 Conlrrbuisco sollanlo ad aggravarli l È una questioue di patozenesi ancora tliscuhbile. Ma razione delle lil."ioni tiroidee sullo sviluppo generale, il decadimento fistco eJ llllellelluale che e~>~e traggono se•:o, offrono un grande interesse. L'autore ha pre•>+'nlalo una malata <'he ol!t•e un esempio a~ tenuato. ma molto netto, dell'azione che le lesioni tirordee sopraaaiuute nell'infanzia t' nell'a.loJ,:.scenza, esercitano sull'in!'ieme dell'economia. Que~la malata, dell'età di 23 anni, ha statura piccola che noo ollrepa"-,a metr1 1,40; ba le e ..tremità gracili come 'luelle d• un fanciullo. La Le,lu è mollo ao.immelrica. La colonna verlebrale presenta un t~ 1lopp18 devrazione. L'111telligenza è indebolita, la malata risponde alle domande, può camminare da sola per lP slrade. ma net <>uoi !':luòr d'ari~metica, est'e l1a ,!ovulo a.rreslar•<>i davanti le sotteazioni, anche le piil semplici.
938 RIVISTA La memoria è debole, il carattere è irascibile. La deambulazione si fa difficilmente, a scosse, colle gambe allontanate. ~balbuziente. La sensibilità offre turbamenti mal caratterizzati, variabili, con anestesia parziale e temporanea, occupante soprattutto la gamba destra. l riflessi lendinei sono aboliti. Tutta questa serie di disturbi, d'origine centrale e mid0llare, sembrano dovuti ad un gozzo, ora perfettamente visibile, che cominciò a svilupparsi nello stesso tempo che comparve la mestruazione, all'età di dodici anni. Fino a quell'eta nulla nella salute della raF!:&zza aveva rtchilitnato l'attenzione. Essa non ha altri antecedenti ereJilarii, fuorchè una sorella nervosa. E tutti i sintomi che essa presenta ;:ono gradatamente comparsi a misura che il gozzo cresceva. Se le lesioni e la loro origine tiroidea sono evidenti in questo caso e nelle osservazioni analoghe, la loro patogenesi è ancora mollo oscura. Dopo sei mesi di degenza nel reparto dell'autore si è avuto un notevole miglioramento, nella deambulazione, nel carattere e fino ad un certo punto nell'intelligenza. Ora con quali mezzi ciò si è ottenuto~ Non venne fatt11 alcuna cura. Vi ha in tutti i fatti di questo genere una causa d"errore nell'apprezzamento dei risultati terapeutici, causa di errore che è importante segnalare. Prima del suo ingresso all'ospedale. questa malata era male alloggiata, mal nutrita, f(uada~nava con molta fatica appena il necessario per viver·e, era soventi motteggiata e burlata. Essa soffriva fisicamente per il freddo, la fatica, la fame, e moralmente il disprezzo di cui era fatta oggetto. Il semplice cambiamento dell'ambiente, la tranquillita, una nutrizione regolare, qualche incoraggiamento, sono stati sufficienti a produrt•e un considerevole miglioramento. Se si fosse tentata una cura qualunque, si attribuirebbe a torto ad essa un risultato che è unicamente il faLlo di una migliore igiene. L'autore sta sperimentando ora il iodo, non dissimulandosi punto che le sue probabilità d'azione sono molto meno grandi di ciò che sarebbero state nell'inizio stesso del gozzo.
MEDICA
' 939
A].cunl punti dl pratica nella diagnosi della tabe dor•ale. - WtLLIAM M. LESZYNSKY. - (Medical Record, aprile 1891).
Jluome d'atassia locomotrice dato da Duchenne al processo degenerativo del sistema cerebro-spinale, e specialmente del midollo, non descrive che un sintomo della mala~tia; la sclerosi spinale posteriore accenna alla lesion.e più facilmente reperibile; la denominazione di tabe dorsale applieala da Ippocrale a certi sintomi attribuiti ad eccessi venerei, e da Romberg limitata ad indicare questa malattia, é rimasta d'uso universale. 11 quadro classico della b1be a'•anzata è nolo a tutti; ma siccome la tabe è malattia cronica fin dall'inizio, graduale e:i insidiosa nel suo sviluppo, è molto importante il poterla diagnosticare fin da principio, per poter risparmiare al paziente una mal direUa cura, ed istituire un trattamento razionale. A tale oggetto è necessaria una corretta osser vazione che tracci la nostra linea di condotta. 1 sintomi che possono comparire nel primissimo stadio o lungo il corso del morbo, possono essere raggruppati nel modo seguente: l" Disturbi sensori come dolori folgor anti, iperestesia ed anestesia, ritardato conducimento di sensa zione. 2• Abolizione del riflesso patellare. a• Sintomi vjscerali, come crisi gastriche, laringee, intestina.li, vescicali e rettali . 4• Fenomeni visivi come miosi, inuguaglianza delle pupille, perdita del riflesso pupilla re per la luce, paralisi oculare, atrofia del nervo ottico. 5• Paralisi transitorie delle eslremila. 6° Pervertita funzione sessuale. 7• lncoordinazione. 8' Affezioni delle ossa e delle a r ticolazioni. I dolori locali possono PJ'ecederè per anni gli altri sintomi, e sono caratterizzati dall'irr egola rità di loro distribuzione, più 'frequentemente occupanti le estr emità inferiori che le altre. parti del corpo, dolori acuti e penetranti che si ripetono
94.()
RTVIST.\
a brevi intervalli c:ul rnede$ìmo luogo che presto divieoP i reste,..ICO, e che troppo spesso sono r.t.enuli per reumatici Q nevralgiri. Ad Ofni ..tadio del male po~sono ver1fìcarH attacchi r1cor rent1 di forte ~a .. lrt~lgia, con vomito che re~1$te ad .:>gni trattamento, o violenti +> prolunjrale diarree con l'olicne :;imular un dolort' renalt>. La cost1pazioJH> ostinata é pe1·ò la forma ga. strica orJinaria, le defecazioni sono reno$6. accompagnate da bruciore e da tenesmo retlale. L'i ..curia o l'iocontmenza !'Ono c; ntorni precoci d•>'·uti o pare:-ì della vescica, pe1• la quale occorre mollo !"forzo nell'orinazione, onde la vescica non sì vuota completamente. l'orina residuale si decompone, e provoca la cistite. I paro... !'ismi lar iogei r·a ..somigliano spesso al larmgismo slrl\.lulo 011 alla tosse cor1 vulsiva, durano quin.lici minuti, un'ora., due ore, e pol'..ono talvolta r1escir fatali. Le pup1lle pollsono conser,•arsi permanentemente contratte od im>guali, senza r1ftesso luminoso, può esservi fre11uen te dtplopia dovuta a paresi transitoria d'uno dei muscoii bulbari e sprcialmeote del rello esterno, o paralisi oculare permanente. L"atrolla dei nervi ollici é g-eneralmente un sintomo precoce, o può essere confuso can l'astenopie se non l'i tn uso dell'ortalmoscapio. La restrizione della metà temporale del campo visivo associata al daltonismo pel rosso e pel Yerde • un forte indizio dell'ori~ine tabetica dell'atrofia ollica. · Una subitao(·a paralisi motrice d'una o d'ambo le estremilt'l inft•t·iori può appar1re e spat'Jre in poche ore !>enta lasciar lraccie. La pervertita funzione sessuale si può rivelare subltaneam ... nle con l'impotenze, con la satiriasi. con la cosa delta cri~<i clitorid~:e, rcuorneni carall~>r·islici della tabe. l nE>r \'i per iferici po~sono esbere affetti, ma essendo dotati del potere d1 ri~eneraziooe, pre;:eutano molte volle s111tomi transitor i; non accede cosi del sistema nervo!:!o centrale, dove non si RCOJ'ge tracc1a di r ìgeneraz!one nè nelle colonne né nelle co•·na poslct•iori, neanche dopo un anno. V'è una specJOle affezione delle giunture di natur a lt•otlca
KEDICA
conosciuta col nome di atrolia tabeUca, eh~ di solilo preHde due artic-oluziom, simula un·arlrll" d·•forrutmle. rag008 0 ,.1uoge la completa disorgRn•zzaz•oue dell'articolazione e la ~erJ•La dtl capo oss, o, si !:'Viluppa dopo un lieve traumaliE~IllO, raggiunge tosto un gontìore considerevole. un'estesa infiltrazioul' dei tessuti, é affatto indolPnte. e perciò deve r•chiaroarP ratlonzione del medico sull'or•gule del male. Le iratture SJ ont.anee, le fBciti rollure d~• legumenli, «ono ùella stessa natm·a, ,. precedono di poc,, I"JOcoordinaziOnl:' e l'alass1a JocorootrJCl , cht> rende evidenl"' la natura del morbo. ti più precoce e coslant·~ sintomo obiettivo della tabe é la per•hta dd rifteS"O patellare, dovuta ad interruzione fra l'arco di r1t1ess1011e ed il centro di rifles:;ione elle ~:: situato nella reeiooe lombare del midollo. e precisamenl~> nel segn1ento corrispondente al 20, 3° e ·i· nervo lombare. Questa perdita si verifica nella tarda èlà, in alcuni ca!"i di diabete. neUa pollo-mtelile auleriore, come nei processi che involgono le colonne po!>l»riori della sez1one lombare, od in caso d'inlerruzto'H' del nervo cruralt> anteriore, come nella neurite perirerica. e nell•' deA"enerazioni miopatiche e nl!vropaliche dPIIe Ul&tattte costituzionali. :\1a per verificar e il riflesso rotuleo tusogna denudare il malato, invitarlo a chiudere gli occhi, e 11ivergere la sua attenzione durante l'osservazione. L'ioconrdinazione statica che si riscontra anche nell'ister1a, nella ocHaslema, nelle prolun~ale convalescenze, nello mie· lite trasversa, nella nevrite multipla per diCteria, alcoolismo, f> un fenomeno non costante nella tabe, e spe...se volte può mancare. La cood1zione conosciuta solto il nome di pupilla di ArgillRobertson consistente nella perdito dell'azione riflessa dell'iri,le alla luce, mentre la pupma si contrae nei movimenti dJ con' e1·genzu e di accomodat.ione, si rileva nei~~. dci casi di labe, eri •' il risultato di interruzione fra i nervi ottici. i corpi quadrigemini e l'oculo-molore, è quindi un segno inrallibile dì degenerazione ner vea. Questa perdita può verillcat·si normalmente dopo il cinquantesimo anno di età, come può riscontrarsi in casi dJ sifilide cereLrale e di demen:ta paralitica. La mios• che st riscontra nella labe t: dovuta alfa de{:!enera-
9U
RIVISTA MEDICA
zione delle fibre ciel simpatico che passano attraverso centro cHio - spinale del midollo. Ad evitar l'errore dente da una contrazione accomodativa della pupilla porre l'ammalato contr•o una finestra, invitarlo a dare gli oggetti lontani, indi chiudergli li occhi, e ria uno dopo l'altro. Le forme tossiche della neurite multipla, specialmente l'alcoolica, sono spesso coofu~e con la tabe, e quando domina l'affezione dei nervi senso•·i periferici, si suoi alla malattia il nome di pseudo-tabe; la presenza locomotrice e ~tatica, dell'anestesia, e l'assenza ùel rotuleo indicano la tabe. Però nello stadto iniziale gnosi é molto difficile, perchè i sintomi tobelici possono sociarsi col dolore alla pressione di alcuni tronchi ner paresi e paralisi muscolari, reazione elettrica di parziale completa degenerazione. La mielile trasversa é st&la più volte confusa con la tabe per i dolori alle estremità, le anestesie cutanee, e l'impos lilà di res!are io piedi con gli occhi bendati; la permanenza l'esagerazione del clono del piede e del riflesso rotuleo, perdita del potere muscolare associata all'atrofia, la diagnosi. La demenza paralitica e la tabe sono SJ?esso associate, dove predominano i sintomi mentali, bisogna pronunci per la pri!'lla di queste due malattie. E necessario avere m mente che la perdita del ri rotuleo e pupillare, prese isolatamente non permettono diagnosi, ma la coesistenza di questi due sintomi il concetto della tabe, specialmente se sono da dolori folgoranti. Gl'mfermi di malattie ner,·ose tendenza ad esagerare la loro sofferenza, ma il riflesso pillare e rotuleo sono sintomi veramente obbieltivi, che tono al sicuro dalle esagerazioni e dalle simulazioni.
943
RIVISTA CHIRURGICA
La legatura a distanza nelle ferite della palma. della 111ano. - RocHARD. - (Centralb. f. Chir ., N. 6, 1891).
Nelle ferite della mano cDn lesione dell'arcata profonda valgono le seguenti regole di trattamento. Dopo cloroformizzato il paziente ed applicato il tubo elastico ùi E!>march la ferita viene energicamente disinfettata e dilatata. Se non si scopre la fonte dell'emorragia all'arcata superficiale, si rallenta il tubo e si cerca di afferrar·e i vasi sanguinanti. Se l'emostasi non riesce in questo modo si procede subito alla allacciatura della radiale ed ulnare al polso. L'emorragia ordinariamente si arresta, e se si vorrà garantirsi da uua emorragia secondaria si abbia cura di unire ad una nuova disinfezione e al lamponamento con garza iodoformizzata. I casi che tanto sovente troviamo descritti nella letteratura chir urgica di allacciatura dell'ome . rale, di disarticolazione della mano, di amputazione del braccio, resesi necessarie per domare una emorragia secondaria della mano appartengono tutti all' epoca preantisettica ed oggigiorno non dovrebbero più ripetersi. Sulla allaoolatura dell'arteria e vena. femorale . DLER. -
Z Et-
(Centr alb. f. Chir., N. 6, 1891).
Zeidler combatte l'opinione che l'allacciatura della vena femorale sia causa frequente di gangrena, e che debba essere accompagnata da quella dell'allacciatura dell'arteria omonima. ln 25 casi di legatura della vena Zeidler ri!3coutrò una sola volla la gangrena e precisamente tra èinque casi di
RIVISTA
fl:!rita accidentale,. mentt·e 20 allacciature per esportazione di tumori decorsero senza gangrena. La gangrena sa!"ebbe da attribuirsi alla legatura dell'arteria, poiché in 50 casi di simultanea allacciatura dei due vasi si ebbe ~angt·ena 24 volte ed in 5 casi di legaturA dell'arteria quesl'es1t0 si verificò due ,-olte. L'autore poi riferisce sopra due casi nei quali egli praticò la le~alura della vena o dell'arteria senza aver veduto segui1•e la gangrena. ~on fu necessar1a l'ischemia in qudle opera1.ioni. La legatura ilell'arter a non ebbe alcuna influenza sulla emorragia della vena. NeJ casi di ferite da punta di difficile diagnosi circa la qualità del 'aso ferito egli raccomanda la sollecita dilatazione della fer~ta. Per il trattamento successivo la legatura isolata della vena richiede la sospensione, la legatura dci due vasi la posizione orizzontale dell'arto. La oura dei feriti nella. guerra. deg li olandeal contro U
Sultana.to dl A~eh. -
ERNI-GREJPFENBJ:.HG.
L'autore, che servì in qualità di medico di r~ggimenlo nei posti militari olandesi di A tjeh, raccolse e pubblicò in un suo lavoro le proprie osservazioni su quella guerra, alle quali egli fa precedere no~izie storiche sulla guerra stessa ed informazioni sul paese, sugli abitanti, sulla seda dei posti militar·i, le condizioni difficili del servizio nelle marcie e nei combat· tirnenti. La sede e costruzione degli spedali non lasciavano nulla a desiderare dall'igiene. Il lratt.amento ~elle ferite ebbe luogo colle regole più rtgorose della moderna antisepsi. Ogni soldato ferito in combattimento fu subito provvisto di medicazione protettiva, cioè sulla ferita si applicava dapprima un leggero strato di iodoformio e sopra questo un pezzo di ovatta !alicilica o iodoformizzata che poi si leneva in ~ilo con una fascia di garza oppure con uu triangolo. ' Nelle fralture l'arto era immobilizzato con fei'ule e nelle profuse emorragie si applica' a o il tubo elastico di Esmarch, un torcolare, oppure una bretella elastica da pantaloni. Quindi
CHIRURGICA
945
il ferile> er·a adagiato sopra uua barPlla ed avviato per il m<>mento al più vicino po!"to militare, all' indomani all' ospedale. 1 ::;oldati t•imasti feriti sul campo furono massacrati dal nemico. Nella cura d~lle ferite si tentò sempre, e con successo. di ottenere la gual"igione !>.olto Ctl)Sla asettica; e il tentaLìvo non fAlli rhe in porhi ca!>.i isolati: ed in quei casi fu pr·aticata nell"ospedAle dopo tre a quattro giorni la regnJare medicazione anti~etlica secondaria, cio~ disinfezione delle ferite. dilatazioni, drenagp;i, spa.·catura d'ascessi. Tra 4:..0 ferili che pervf'nnero m curfl uon si osservò alcun caso di etticoemia né di pioemia. Trfl le malattie infettive si osservò 5 la risipola ed rl tetano. L'autore non f'bbf' occasione di vedere né di praticare una sola amputazione per decorso complicalo dr ferite. Egli crede che l'occlusione antisettica primar ia delle ferile d'arma. da fuoco sia l'unico metodo cur'.ltivo efficace sul campo, e che la guarigione sotto crosta asettica sia l'obiettivo che deve aver di mira il chir·ur go nel trattamento di quelle ferile. 11 iodoformio è l"unico antisettico utilizzabile a questo scopo. Colla st>mplice occlusione con polvere di iodoformio ed ovRtla si ottiene in moltissimi casi la guarigione sotto crosta, ne$rli altri si as!'i(·ur·a un buon dee•>rso per i primi g10r ni fino che il paziente arr·iva ad un ospedale. La ferita d·arma da fuoco si deve riguar.iare fin dal principio quale una ferita aséltica almeno fino a che un decorso irregolare non venga a smentire questa s upposizione. Qualunque cosa vi sia nella fer·ita si deve sempre tentare l'occlusione; toccare la ferita, esplorarla, irrigarla, sono tutte manovre da proibirsi assolutamente sul campo. La medicaziune coll'iodoform10 è eosì semplice che ogni infermiere può pral•carla. Sta il fatto che in quella l'uerra gl'infermiel'i, che da soli ~i trovarono in marcia con p•ccoH riparti di truppa, non hanno mai tatto alcun male perché non furono mai spiuli da una in!'ensata foga chit·urgica a dannosi maneggi, e fld esplorazioni. Non si ebbe alcuna fretta nel rimuovere corpi estranei dalle ferite. Non fu praticato. alcuna estrazione di proiettili
60
9.&.6
RIVISTA
sui posti di soccorso avanzati. Si deve sempre tentare di guarire la ferita per prima intenzione, e solo dopo giorno, quando s1 vede che la presenza del c<Jrpo è di ostacolo al buon decorso, se M fa l'estrazione. Con modo di procedere 11 ferito si troverà sempre in quelle dizioni nelle quali si potrà far calcolo della antisepsi. Le ferite d'arma bianca guariscono quasi tutte per pri intenzione. Dobbiamo in fJUeste ferite occuperei della più curata emostasia perché il sangue che si raccoglie una !':utura facilmente si decompone. Assa• spesso la fu soltanl<l tamponata ed il tampone !asciatovi i11 posto i-2 g1oroi, passato il qual tempo si venne alla sutura daria,, il che non fu punto di ostacolo alla guarigione prima intenzione. L a diagnosi ed 11 d'arma da fuoco dello stomaco e del tubo in·telltilll&lle - SENN. - Dal X Congresso med. Wcchens ., N. IO, 189J).
l concetti dell'autore !':U •1uesto argomento ~i possono sumere come segue. Nelle ferite d'arma da fuoco del ven se non vi è uscita di feci nè ernia dell' epiploon fa d'uo stabil1re se l'intestino è perforato. Spesse volte questo è tatlo ed allora la ferila guarisce senza bisogno di atti raLiYi. Non di rarlo mancano lesioni intestinali indicanti laparotomia quando IR fel'ita d'entrata sta sopra il li ve dell'ombellico e la direzione della ferita è dall'avanti all' dietro; quando invece la ferita decorre trasversa.Jmente obliquamente al di solto dell' ombellico l'intestino è certamente perforato in piu punti. La diagnosi d tra le ferite sem plici e quelle complicate a gravi lesioni teslinali è spesso difficilissima. Le emorragie gravi interne si •·iconos.cono ai sintomi anemia acuta progressiva e rlal crescente stravaso di interno. Nelle emorragie interne e indicata d'urgenza la l parotomia (da praticarsi con taglio di sufficiente estens sulla linea mediana). L'emostasia provvisoria si fa,
CHIRURGICA
947
>erto l'addome, colla compres~ ione sull'aorta e col tampoBJ roento mediante spugne, la definitiva si ottiene colla rinarea ed allncctatura . de l vaso san~Utnante. . L e pertoraztom r • • ~:Ilo stomaco e degli intestini si possono diagnosticat-e prima ~ella laparotomia, colla insuffiazione di ~as idrogeno. Questa insuftlazione si praticherà per bocca se si sospetta la perforazione allo stomaco, e per il retto se si presume leso il tubo intestinale. S" in seguito a qu~sta operazione non sopravviene lA timpanite, oppure non sfugge il gas attraverso la ferila esterna, non é necessaria alcuna operazione. Dopo aperta la cavità addominale deve sempre farsi l'esperimento della insuftlazione, colla quale operazione possiamo risparmiare al paziente le lunghe incisioni. Il canale intestinale per tutta la sua lunghezza òeve essere esaminato con la suddetta prova prima che la ferita esterna sta chiusa. Il gas idrogeno puro non é irl'ilante, non velenoso, abbastanza antisettico e per il suo poco peso specifico molto appropr·ìato 8 questo scopo. se una ferila del tu bo ga!:troen~rico, é tanto grande da la· "cìare sfug~?ire il contenuto, l' esperienza c'insegna che la IE'"ionP è mor tale e che perciò la cura colla laparotomia si impone d'urgenza ed a questa operazione sì dovrà venire più sollecitamente posstbile prima che si svilup~i l~ peritonite settica. La chiusura delle ferile dello stomaco e degli intestini si praticherà meglio e più sicuramente colla sutura intercisa della pagina sierosa e della muscolare per mezzo di seta a"eltica. Se la resezione intestinale é riconosciuta necessaria, si eseguisce l'euterostomia secondo il noto processo (applicazione di due piastrine d'osso decalcinato e armate di fili con cui si mettono in comunicazione ttue anse intestinali avvicinate fra loro), il processo è più sicuro e più sollecito della enterorafia. L'irrigazione del ventre é necessaria solo quando v1 é uscita del contenuto intestinale. Il drenaggio --oltanto quando vi é l'infezione della cavità peritoneale e lesione del fe~ato , dei reni, del pancreas, qualora non si prefertsca venire all' eslir·pazìone parziale o totale di quei visceri. In guerra, pel' queste lesioni, che il soccorso sia pre-
948
RIVISTA
parato dietro la linea di combatlimeolo. L'abilità diego ed operatoria circa al trattamento delle ferite d'llrma da fu del ventre si acquista esercitandosi 8opre animali vivi. Le dimostrazioni falle sopra i cani e che servirono ad lustrare le tesi esposte dall'autore fecero vedere: 1o Che il gas insufftato si diffonde per tutto l'in senza incontrare ostacoli in qualsiasi parte. Il gfls dotto per l'ano trova libera uscita dalla bocca e può chiaramente dimostrato questo passaggio coll'accensione. 2° Da una ferita da taglio dell'intestino sfugge il introdotto per l'ano. 3° Da una ferita del ventre per arma da fuoco v v....,.,~ cala e lesione dell'intestino i1 gas idrogena introdotto per retto esce dalla ter1la delle pareti addominali e si»!"""""'''"' con certezza perchè si accende avvicinando alla ferita fiamma. L'insufflaziouc di gas idrogena come mezzo delle ferite intestinali benché abbia spesw col'risposto al scopo ha incontrato l'opposizione di alcuni pratici fra i quali il Bernay, il quale combatte la tesi di Senn seguenti motivi: 1o Nelle ferite d'arma da fuoco è più importante prima domat·e l'emorragia interna. La diagnosi diffe tra emorragia intraddominale e lesione del plesso sim dei visceri che quasi costantemente è causa di profondo Ehok non si può stabilire. L' insufflazione di gas natural mente non ci dà alcun criterio diagnostico di una interna.. 2• Coll'insufflazione vengono spinte nella cavit.a oPale delle particelle di feci cbe senza quell'operazione forse non uscirebbero dall'intestino. L'esperienza che si fa sopra cani digiuni non può paragonarsi alle condizioni m cui si trova ruomo quando viene ferito, poicbè il suo intestino non è preparato come quello degli animal1 di sperimento, nè dai purganti, né col digiuno. 3' Le dtfficoltà che tanto spesso ~i oppongono ulla reintroduzione degli intestini nel venll·e saranno aumentale dalla insuftlazione. Da ciò ne se~uirà una gran perdHa di tempo.
CHlRURGICA
4• Da ultimo l'esperienza dell'insufOazione di gas non dà mpre la proYa positiva di cio che si vuole accertare, come s~sulta dal caso riportato da Dallon. In quel caso il gas fu :pinto pet' tutto il tratto del tubo inte!i'tinale senza apprezzabili fenom eni, ma alla sezione !:'i tr ovò una vasta ferita dello stomaco. Lu••astone del ptsiforme. - L. BAROIS, medico militare. _ (.-trchioes de lllédecine et de Pharmacie militaires, ~ennaio 1891).
Le lussazioni semplici ed isolate delle ossa del carpo sono rare. L'autore dice di non aver trovato nella letteratura medica che le seguenti qualLro .osservazioni: A. Cooper (1837). lussazione dello scafoìde - Erichsen (1864-), lussa zione del semilunare - Albin Gras (1835) e Erichsen (ifl64), lussaz.ioni del pi!<iforme. L'autore l'ifel'isce un nuovo caso di lussazione del pisi· forme che ha riscontra to recentemente. Un soldato di fanteria entrò all'ospedale d'Angers nel giugno del 18g9 con la diagno~i: • frallura probabile del eubito destro •· L'autore ha rilevato quanto segue: tumefazione molle del terzo infer1ore della faccia anteriore dell'antJbraccio, ef:'tendentesi dal m&rgine cubitale al tendine del grande palmare. Si notava a quattr·o centimetri dalla piegatura articolare e a due centimetri dal margine cubitale uo punto sporgente, al disoLlo del quale il dito penepiva un corpo duro, osseo, della grosSe2iza di un fagiu olo. Colla flessione la tumefazione scompariva ed il piccolo corpo pareva che si avvicinasse al pugno. Vi era le~gera abduzione della mano ed una specie di risalto sul mar~ine <:u· bitele del pugno; l'abduzione forzata con rotazione in fuori era più estesa che a sinistra. Non vi era deformazione della parte posteriore del pugno. Il dito che esplorava la parte inferiore della doccia cubitale non vi pet·cepiva il tendine del cubitale anteriore, uè l'osso pisiforme. La Oessione e l'estensione della mano facevano sentire lo spostamento del piccolo osso 110 po' più in allo sotto la guaina dei flessori. L'elettrizzazione del cubitale anterioJ•e rendeva il fenomeno molto apparente.
950
RIVISTA
Si tratta va quindi di una lussa zio ne se:nplice del u•o..,u·n •J,.. con lacerazione dei due legamenti inCeriori che lo all'apofisi unciforme dell'osso uncinato ed all'estremità riore del quinto metacarpeo. L'osso lussato e trascinato tendine del cubitale anteriore non era piil lt•attenulo che legamento superiore, le di cui fibre più interne sembrav anehe essere state interessate. Il scldalo ha dichiarato più ta!'di che all'eta di 14 anni era caduto sul pugno e che un chir·urgo gli aveva prestato sue cure. Egli presentava quindi una lesione antica, per quale non aveva avanzato r eclamo, nè al consiglio di leva, n al s uo giungere al corpo, nè nel suo primo anno di ""''"v'7'" che non gli cagionava alcuna molestia importante e che aveva utilizzato per proc:.:rarsi alcuni giorni di riposo. Il caso uon richiedeva un intervent<> chirurgico important~.
Del prooessl metastaUol oon1eoutlvl all'otlte m edia. S. SzENES. - (Archioes médicales Belges, febbraio 1891). L·autore fa la descrizione di tre casi che egli ha avuto casione di osservare. Nel primo caso, che fu mortale, si produssero focolai slatici nei polmoni: formazione di numerose cavità, del volume di Ul'l pisello ad una noce, riempite di m asse fetide e d1 un verde sporco. L'una di e>;se pet'forò la pleura e cagionò i tal modo una pleurite purulenta. Il secondo caso ebbt' pure un esito più felice. In seguito ad una suppurazione acuta dell'orecchio medio si formò una perios~ite dell'osso, e, dal lato oppoeto, una periostile della prima costa, in seguito alla quale si ebbe la produzione di un as-cesso fredùo che venne aperto e guarì rapidamente. Il terzo caso ebbe pure un esito favorevole. Consecutivamente ad una infiammazione acuta della cassa dei timpano comparve un'infiammazione tutta attorno ad un dente !<ano e questo tumore perioùontalgico scomparve lentamente. Szeoes ha ossenato i sovraccennati casi su un totale di 116 casi di suppurazione della cassa del timptmo. La metastasi però é molto più frequente
CHlRUJlGlCA
95-t
he nei cosi acuti, probabilmente perché i mulati, soffrendo :Uora molto. ricorrono più presto alle cure del medico. In se~uito all'entrata di sostanze settiche nella corrente aguigna si manifesta un brivido intenso, accompagnato : febbre elevata, e da altri sirJtomi, come dolori, per·dita di appetito, abballirof'nto, ecc. Una daaguo$i .~ua ~on potrà quindi far~i se non conoscendo la malatLaa anteriore dell orecchio: si deve peraltro ammettere una predisposizione individuale, per·chè le infiammazioni suppurative della cassa sono molto frequenti, mentre queste meta~ta~i sono assai rar<-. Il luogo d'elezione della roetastas i varia molto: il più spesso essa avviene nei polmoni, ma essa può prodursi anche nel peticardio, negli arti, nel fegato, nella pleura, nel periostio, e di là propagars i alle ossa. Più raramente i focolai metastalici !'i localizzano nel peritoneo, nella vescica, nelle ghiandole, nei reni, nella milza o nel cervello. Queste complicazioni pO!'!'Ono colpire non solo un organo, ma pifl visceri contemporaneamente, ed anche produrre uua piemia generale. La prognosi dipende dal sito in cui si trova l'ascesso; più favorevol e naturalmente quando si può arrivar e c<>n facilità nel focolaiO. La cura è innanzi tutto profìlattica. Gua1•iré Ja suppurazione auricolare, mettere alìo scoperto anche l'apofisi mastoidea, se é necessario, e curare gli ascessi secondo le norme chirurgiche. Contu•loDJ dell'addome prodotte da. calcio dt cavt.llo. - MoTY. - (Jour·nal de Médecine et de Chirurgie, maggio 1891).
Le contusioni dell"addome per calcio di ca,·allo sono frequenti nell'esercito, per•chè esse entrano per un quarto in tempo di pace nella mortalità generale risultante dalle contusioni gravi dell"addome. Per altre parte ~tenòo ad una statistica personale dedotta da dodici casi di contusione addcminale, assai gra"i per motivare il ricovero allo spedale, quattro di essi essendo s:atì morlali, Moty crede che un fe-
DLVISTA
•
rito ~he entra allo -.pedale pPt' calcio dì cavallo all'addom abbia in med1a due prohabilitil di guariro su tre. Ma la granr!e difficollé pPr la dia~o~i è dovuta al che la lesione, sia g rave o beni~na, a parte 1 casi rart rollUI'8 d1 gros<~1 vasi, o di organi mollo vascolar1, i pri sintomi che esfla presenta ~ono gh stes'-i. Dal punto di v1sla clinico si possono di<~lmgul' re tre casi le,:l'geri, cas1 meùjj, rasi g t·avl. i\fa il pruno periodo romune a queste tre forme ed i princ1pali sintomi cbe si os~ervano io IJUf'!<lo momento ~ono soprattutto. uno stato di ~Sincope p1ìt o meno pronuuciato, vom1li, il poiM ptccolo ed Ir regolare, l'impulso card eco dimmuito; un po' più tar•ti, le:rgero abbasllamentn della tetnper-alunt, dolo ri' locale sord() ce(alaJgia, immnbilit.à del ferilO, faccia irrequieta, ripulsioue istintiva per l'ingeslione dei ~alidi e dei liquidi. Il fer ilo si trova in una parola in uno slalo di sLupore più o meno r~~'o nuncialo in couse~enza della commozione dei nervi addominali, la quale può essere molto nccentuatu anche mancando fJUal<>ia"i lesione ''iscer·ale e non ha quindi alcun ''alore diagnostico. Qualche ora dopo, ricompare la calma, <li assop1sce il dolnN il mj6lliorameolo é llenerale; e questo !:'lato persiste ventiquattt·o ore circa. l n quesw momento s i pot1·ebbe spe1·are che la guarigione s iA certa . .Ma invec·.e nopo questo tempo le CO!'!e com inciano a modificarsi e le rormP !"i caralleril:U.1no. Nei cast leg~cri, che !'Ono quelli in cut la contusione non ha lec:;o l'intestino oppur e ha potuto ancht> produr·rf> per ammaccamPnlo una piccola perforazione, la quale pero <~i è chiusa molto pre~<lo, tutti t fe!1omem vanno AllenuandO!:;i progressivamente. Vi sono 1wr6 C8St, nei quali la periLonite può pro tu rsi mollo t.ardìvamente: la progoo!'i cleve quindi rimane re riset·vata per una n due ~~etlimone. Nei cac:;i medi•, si lraU.a sl più !<pesso di contusione dell'inle!!lioo con o senLa per fo razione dt~ sono flusse~uile da una peritonilP parziale più o meno {-tra ve. In una maniera generale, questi C8"1 richiedono. come cura, la d1et.a assoluta, l'uso di opp1acet e rsmmobilizza7ione per qualch~> giorno, perché la 1ndicazione pr incipal e nel ca~o in discorso è di favori r e le
CUIRURGICA
953
derenze~ .,;1 sa inollre ~he l'opp1o poseiede una specie di po:ere 80 t1sellico geo orale, di modo cb e si può attendere da esso unll doppia slwne. oderenze e res1s tenza del periloneo agh agenti settici le 111iezioni d1 morfina ~ono prefer1bili alroppio somrnini<>trato per bocca. ~ei ca~i era vi e~Jslono fJUR"i sempre una pt>rforazione per isrnppiamPHLO e lacPJ'&ZIOnJ f'~te:::e pPr contusione e ~trappa mPnlo. É bt•u r·aro che la morte non avvenga prima degli otlo ~,orn i.
t.a diaguo.;l <h que"~le difTerenl1 fo1 me chirur1'ticbe avrebbe grande intPresse, perché permette1·ebbe !"intervento che ò 110 la 11ole spe1·1H1Z8 di coalvezza per ìl1118lalo. Si può per alLI'O t'itenere che coi tt•ull• di per rorAzione Intestinale più o meno larga quando compare una peritouile 24 o 36 ore dopo la lesione, quando s1 nolA toangue n elit' cleiezioni alvtne e quando l>i fa un vprsamc•nlo rli liquido o tli gas nel perilooeo. La laparolomia C•>lla s utura della ferita intestinHle è il MIO prore8"'" che sia applicabile ai casi di g randi perforationl. Devesi ptwò tener pres!.!ulc che nel caso ùi periLoniLe con perforat ione Bouilh ha inciso la parete addommale per una piccola estE'nsione e fallo nel peritoneo iniez1oni asettiche od anche !eg~termente antiselliche mediante un tubo di vetro impiglialo nell'inci..aone e J•Orlaloin differenti di rezioni. Questo mt>zzo, che è r1uscìto in un caso, puo essere preferito alla laparotomia o~ni l(UBI volle 11011 si e in presenza di una forma $!r&ve di perforaziOnE' e che lo stato generale si oppone ad un intervento più importante. Cura della •pina vento•a.. pitau:r, N. 5:l, Jt<Ul).
t;NGER. -
!G~etle des Ho-
Un~er ba s tudul\o i p rmcipali mezzi di cura della spina ventosa (o..teomielile lubercolosa delle falangi). l tentativi di anlisepsi del focolaio colle iniezioni d'acido renico, di 1odo, di l{licerina al iodorormio, la compressione e l'immobilizzazione con listerelle di empU!slro, non gli hanno dalo chi' mediocri risu!tati. All' infuot'i delle indica-
95~
RJ VISTA
ziont richie~te daJie conàiziuni gl:'neralt, la cura -.ara pr ima giunta Jit•o::lla a sopprtmere ti focolaio Questa soppressione ._; potra ollenere ('OD sacrifici tanto nori e con un rtsultato, sia funzif>ltale che e~tetlco, più ~oddtsfacenle, quFtuto più presto s'interverrà. Finch~ le lesioni sono limiLate alla diaflsi d~lle falangi dei metacarpi, lo svuolamento basta come oper~ion t>, cbè il focolaio occupa sempre il ceutro dell'osso e lo corticale ti soventi completamt!nle s~:~no d'appat•t>nza. allora portar vi~t collo scaJp,.IJo e c(ll mazzuolo un pezzo <fO'i'(l per arr1vare alle fungosilò, chP. f-ono ord ì riame nte con fucilità tolte col cucchiaio tagliente. l ossei, i trallilli fistolosi ra"chialì, sono abbondante penuellati colla tintura 1odica. Tulle le volle che non e s tata falla molto prerocemente e che e~istono '-u purazione e tislole, UngPr pr('feri~ce non suturare l'i sione falla. Egli tampono la piaga colla garza al iodo ed ogni due giorni rtpele, carnbiflndo ltt garza, la peonPl z1one iodata. Quando non 6:51Slono uè suppurazapne ne fistole ~~ può lenlare l~t r iunione pe1· pr 1ma intenzione. E ulile fare ~ulure molto profor~de, avvieanando i lembi del perìoslio. La medicatnrh .leve sempre immobilizzare bene la parte malata ed e~ercilAre un~t leggera comprea::none. Quando le epifi<~i sono interessate nello stesso tempo della diatlsi, Unger consiglia la re~ezione totale delrosso. Sopra le falangi, ltt t•aparazione col periostio uon rip1·oduce che mollo incompletameote e mollo raramente l'os~o esportato. Sui melacarpi e sw metatarsi, la riparszione è, aJ coolr&l'io, sufficiente per n!'lsicurare le funz1oni del membro. Dopo lu resezione, saranno molt('l utili le pennellazioni wdate. Infine, nelle le~ioni estremo>, quAndo non 1>ì può sperare il ristabilimento delle fu nztonì, quando le condizioni generali sono minacciate, l'amputazione s'impone S1 esitora meno a praticare l'amputazione al piede che alla mano. un dito. anche deforme t>d accorciato, ~o ven ti r imAne di p-rnnòe utilità. La ~tati-.tica di Un.!'• r r'guar•ht :.i ran••JUlii. lt>nuli oit "~ta per ptu :h un anno dopo l'opPraz•one: 38 furc•no ''J.erali rollo svuolamt•nto, 28 t•lLennero uno guari!!ioue defln1Liva e 10 pre-
CHIIIURGJCA
tarono recidtve loMh :\la su I}UP~le 10 recidi\•e, l'opera::en ~ o l t d' l • • . nP era c;tata .atta o vo te nr '''ument.e. quan ..o g1é esi!;~,.8no fio:tnle e lt>"iom e!'le!>e elle parti molli. Otto allri fu· peralt colla re"ezione, 11enza che a lcuno di essi ebb1a 00 0 ~e~ent.ato r~"cidive, cinque rt-Seztoni dei metacarpi e dei me; t.~~r~i bar no òato etnque riproduztom ossee, di cui ire perr:tte. Tre re-.ezioni d1 falangt non henuo dalo che una sola ~taurazi•>ne. Ma li t'i due casi di non restaur-azione ossea T, la felan~e rirnttc:ta flulluante conservavA qualche mo\'imento. Del punto li vist.fl dello ~>lalo generale, 40 fanciullì non pre· sentavano Akuna ~~~.one lubercolar tl un anno dopo l'operaz1ooe. Sette non avevano che lesioni l~> quali lasciavano spe· renza di ::.comparire (adenopat.e, olili, ozena, impellgine). sette erauo morti 111 seguito a tubet·colosi vic:cerali.
e
Jmportt.nZ& della. oaloe per t denti. - H. BEt'IAZ. (Zeitseh . f. Biol. e Centralb. f. riie med. Wis.~ensch , ..;, 14, 189 1).
Pet· i cani giovnni non ancora completamente cresciuti, il Yoil aveva dimo!'Lralo che con l'alimentazione pover a di calct> risentono gli r.ffelli della mancanza di calce non Eolo le os!'a, ma ancora gli 111Lr1 or~aoi. Solo i denti non furono e=-atninall a tal ru:uardo; le licerche relative del ~iller non "' possono ri€(ua raarc~ come deci::-tve. Il Beraz ba esaminato • denti dt cani Adulti e g1ovani dt grandi e p1ccole razze, che ave,·ano rio. vulo abhondaolemeole calce e li ha conf'roula ti co1 denti rlet e~~ni ~,o,·ani nutriti con cibo povero o fluvrabbondant~ d1 calce cile avevano ~ervilo a~li e!>pertm~uli del Yo1t. L'e~ame mtcroscoptco non la ciò dubbio che 10 con~>eguenza delltt rame la calce nei ca~nolini di piecola razz.a la soetanza runò~:~mentale ossea dei denti era un poco diminuila, per lo meno la distanza di ùue canal1eoli OEf'et era in questi minore chP net denlt normali. In ollre ri::ullò tlall'esame chimico che lo mancanza di ca lce nella alimentazione in un C8flnohno tli piccola razza che per 162 Jrioroi er11 slato pr1vn (li ca lce, l'accrescimento dei denlt era stato molto pregiudicato, ma lA cosmuzione loro, t·apporlo alla
956
RIVISTA
sostanza organica, alla calce e all'acido solforico non sostanzialmente alterata; ed in un eone di gros~a razza privazione di calce per 28 giorni non ebbe alcuna a zabile influenza sullo sviluppo e la composizione dei benchò le ossa fossero diventate notevolmente rachitiche presentassero rilevanti alterazioni chimiche. Il Beraz é quindi d'avviso che. co.. trariamente alle grandi, i piccoli denti pos!:Ono trarre dal sangue sufficien materiale nutritizio anche quando per la mancanza della troduzione della calce la normale qssifìcazione dello etro comincie ad essere disturbaLa. La ooagttlazione del sangue •otto 11 panto di vista pratloa. - Sir JosEPH LISTER. - (The Lancet, maggio 1891).
Il dott. Alessandro Schmidl di Dor·pat, trent'anni or sono, ritornando sul fallo osservato antecedentemente da Buchanem di Glasgow, che cioé il liq1Jido dell'idrocele non coagulabile per se stesso si coagulava per l'aggiunta del siero di sangue gia coagulato, annunciò una teoria affatto nuova sulla coagu ... !azione del sangue. Da una serie di ricerche t~g.li concbiuse che la fibrina non si trova bell'e formata e disciolta nel plasma del sangue, ma risulta di due sostanze albuminoidi, una presente nel J quido del sangue, il librinogeno. l"altra costituente i corpu~coli sanguigni, la sostanza flbrìnoplastica. Nel 1863 il prof. Lister os~ervò che mentre il sangue dei mammiferi si coagulava subito dopo le morte nel cuore e nei grossi vasi, nei vasi secondari restava liquido per un tempo indefinito, t"tnche nei grossi animali che avevttno i vasi secondari d'un considerevole calibt·o. Ciò posto, egli rimosse ad un cavallo una porzione di vena giugulare con tutto il sangue che conteneva, stringendolo fra due le:;rature, sospese il vaso in posizione \·erticale, e vide che i corpu~coli rossi si comportavano in modo diverso da quelli dell'uomo e del bue, cioé che invece di disporsi a rete delicatissima in mezzo al liquido, si aggregavano in dense masse sferiche, visibili ad occhio nudo come grossi granuli di sabbia, e queste masse precipitavano
CHiRURGiCA
957
roodo del liquido, lasciando in mezz'ora il terzo o la mela 1 ne eriore limpida, trasparente, scevra di corpuscoli. Allora s,UP tore punazeva la parte supt>riore del ''aso, raccoglieva al. l su anto del liquido trasparente, e vedeva che questo SI coagutva roolto lentamente, che cominciava il coagulo appena daopo tre quarti d'ora, ma che se ad une parte di questo liquido si aggiungeva una piccola quantità di sangue coagulato, esso si rapprendeva rapidamente 1t microscopio svelava allora nel sangue coagulato pochi corpuscoli rossi, e moltissimi leucociti, e certamente, se dal liquido sanguigno si fossero pot~<ti allontanare lulti i corpuscoli, non si sarebbe avuto coagulo. Or ~iccome la seperazione dei corpuscoli dal plasma si era ottenuta non per trasudazione attraverso le pareti vascolari, rna per semplice effetto della gravità, la conclusione di Schroiùt era giusta, e cadeva robiezione fattagli. Il liquido di idrocele non el'a incoagulabile perché trasudato dalle pareti, né si coagulava dopo perché il processo di trasudazione l'aveva alteralo, ma tardava a coagularsi perché privo di fibri novlaslica, e si coagulava dopo che questa sostanza vi si era aggiunt~I. Da quel tempo si sono eseguite e si eseguono tuttora delle ricerche pe1• determinare la vera natura e le relazioni fra questi due costituenti della fibrina del sangue, ma la questione più importante per i pratici sta nel conoscere sotto quali cit·costanz~ si determini la mutua reazione di questi costituenti, sotto quali condizioni i corpuscoli emettano il loro elemento fìbrinoplastico onde possa combinarsi con fibrinogeno del liquido del sangue. Secoudo Briicke i vasi sanguigni esercitano un'azione inibllOrJa sul coagulo sanguigno, secondo l'autore il sangue sano non ila tendenza al coagulo, e le pareti va sali non sono ~paci d'impedire attivamente 11 coagulo. Sono le sostanze solide che con la loro forza d'alt razione, paragonabile a quella che esercita un filo 'sulla cristallizzazione dello zucchero in una soluzione zucchet·ina, producono la coagulazione del sangue, attrazione che non é esercitala dai tessuti "ivenli come sarebbero le pareti vasali. Un tratto di vena giugulare di bue ripieno di sangue e te-
958
1\IVISTA
nuto vc,rticalm~nte , viene dall'autore tagliato nell'es superior•e, impedendo che la parete tagliata del '!&so a contatto col sangue; ep-li quindi immerge nella vena tubohuo dt vetro, all'estr·emo superiore del quale è "'u"''"CIJ per mezzo di un tappo un altro tubolino piit sottile, nante con un tubo di caoutchouc, che può funtionare un conta~occie. Comprimendo celeremente il tubo di chouc, egli imprime un movimento appena ~ensibile sanswe della vena, indi !>Chiaccia lt>R!lermente la vena, fa salire il sangue nel tubo di vetro ed in quello di chiude quest'ultimo !>uperiormente con una morsella, volge tutto l'appar Pcchio, chiude l'estr~mità capovolta tubo d i vetro con una tela di guttaperca onde impedire evaporazione del ~angue P l'introduzione del pulviscolo. lascia il tutto in riposo. Egli ottiene cosi del sangue con nuto in un vaso che è tutto fatto di materia solida, ma sangue ha subito in minimo g rado il contatto del sol perchè ò r imasto in riposo invece di cit'CO!are in esso. e;::;aminato <ruesto sangue dopo dieei ore, l'autore lo trova cruido, e non trova che un sottile ~trato di coagulo in tatto delle pareti del vaso. Da ciò induce che il !'ang ue non ha tendenza allo spontaneo coa~tulo, pel quale è saria un'azione t>stranea, e che il contatto con le pareti sali viventi non è que!lo che impedisce il coagulo. Berry Haycr~ft ha notato che !'!e con ogni precauzione wrsa una goccia di sangue in un lungo e sottile tuto pieni) d'olio di castoro, e se prima che la goccia di va<ia a fonJo si capovolge il tubo e si costringe la goccia sangue a retrocedere senza toccare il vetro, contiouttndo movimento, la goccia di !:'angue si mantiene liquida finché toccn sostanza o;ofida. L'autore aveva dimos trato che i dell'atmosfera non indueono coagulazione nel sangue, fJ Uesto e;:perimento di Berry Haycraft pr·ova eh<:> non ha azione sul roagulo neanche i .liquidi neutri od ìndiffer enti, che i tes;:uti viventi che spalmano le pareti dei vasi ;:an si comporta no a riguardo del coa~ulo sanguigno come mobi1i particella di un liquido, mentre s e i tessuti viventi non
CHIRURGICA
959
più s~ui ma hanno subìto un·alterazione nella loro 0 sonergia . l.d d. . vitale. ag1scono come una sostanztl so 1 a or mat•Ja. en · così accade, non solo quando un vaso è ferito, ma aoc1Je uando ha subito qualche influenza cile ne alteri o sospenda ~ vitalita. Se &d una pecora si fasciano le zampe, e dopo averla uccisa queste si !agliano al dil"oito della fasciatura, il ~angue rimane liquido nelle vene delle rampe tagliat-e per diversi giorni, e le vene ~i contraggono se si espongono all'aria ripiegando in fuori la pelle. Ma se il beccaio por impedire i movimenti della bestia l'ha legata stl•ettamente per i piedi con una corda applicata al disotto della benda, il sangue si coagula nelle vene superficiali cor1·ispoudenti aJie parti molli compresse fra la corda e l'osso; il semplice schiacciamento delle vene ne altera temporaneamente l'energia vital~ anche senza ferirle, e ne consegue il coagulo del sangue. cosi comprimendo la membrana interdigitale delle rane con le pinzette, s'induce un allo grado di congestione flogistica, pel quale le cellule di pigment0 sospenctono la loro funzione di diffondersi e concentrarsi, e la riprendono dopo ce~sata la compressione. 1 tessuti vivenli, quando sono sani, Jit'feriscono dai solidi ordinari nel non produrre il coagulo del sangue, ma se sono alterati. agiscono come ordinarie sostanze solide producendo il coagulo. Un coagulo sanguigno, se oon è disturbalo, si comporta come un tessuto vivente rispetto al sangue. imperoéchè l'anLoro ha o;:servato che la legatut-a della zampa della pecora produceva un coagulo, ma che questo coagulo non ind•Jceva coagulazione nel resto del sangue che ristagnava nell'arto legato. Parimenti, se si esamina un arto amputato, anche dopo :H ot·e, si Lroveraono grumi nella supel·tìcie venuta a contatto dell'amput~~.nte, ma il sangue che resta in contatto del grumo, si conserva liquido e coagulabile. La sostanza fìbrinoplastica emessa dai corpuscoli, è se-condo Schmidt d·una quantità molto supe1·iore a quella che sarebbe richiesta dal fibrinogeno del liquido del sangue perchè avven~a il coagulo, ed infatti bastano poche goccia di siero spremuto da un coagulo pel' indurre la coagula-
96')
RtVlSTA
zione nel hqUJdo d'Jdr,.cele. È perciò che nel surriferilo rimenlo MI tubo di vetro, nel quale dopo 10 ore SI era appena un sottile strato di coagulo lungo le pareti, dopo gtorni si trovò quasi tut-lo il sangue co~Jgulato, ed appena sonilis~irno cilindro centrale di sangue si conservava 11 primo grumo aveva in segutlo emessa della sostanza noplac;tica che era bastata per far coagulare il resto del s a gue, CQmbinandosi col fibrinogeno ùelle parle liquida. Ora come mai ciò che accadè in un tubo di vetro non si rilìca nei tessuti viventi? Perché il coagulo non si pro nelle zampe legate della peCQr'a, nella conlioUJlà delle di un ar to amputato. nella le rita dt un salasso f L'a traendo sangue dalla carolide di un cav~JUO con tulte le cauzioni antiselt.icue, e raccogliendolo in uo ''aso slerìlizza al calore, vide che il sangue s1 CQagulava, ma il coagulo si consolidava, e conservandolo per molti giorni, non si rava una goccia di siero alla superficie, P. le pareti del gulo restavano aderenti a quelle del va~o. In segulLo gliendo il sangue in un vaso lavato con soluzrone di s malo al2 p.1000,1o con~ena"a per U giorno coagulalò separazione di siero, e senza prt!cipitazione del coagulo, nel vaso sterilizzato al calore. Se il sangue alrinfuorr dell' fluenza batterica s i coagula dunque senza separazione siero dnl plasma, P Otlturale che nel coagulo f'ormalo il corpo vivente o sano, non vi sia separazione di perché non vi sono llalleri; e se il siero non si separa coagulo, non può produrre nelle sue vicinanze la coa zione d'altro sangue; la sostanza fibrinoplestica esh:.te ce mente nel siero, ma questo non può separarsi dal grumo, Graham ha dimostrato che la diffusione dei liyuidi é un cesso lentissimo quando è abbandonalo a se stesso. Mentre un coagulo in riposo si comporla come un sano rispetto al coagulo del sangue vjcino, un coagulo agj.. lato agisce come un tessuto ferilo; e siccome il grumo é fa cilmenle lacerabile, è facile vedere la coagulazione del gue per un grumo disturbato. Nell'aneurisma tt·aumatico il sangue da un'ar teria ferita passa nei tessuti adiacenLi lesi anch'essi, ed al loro conlallo si coagula; ogni porzione
tl(ì l ce-~ 1 va dt "an~ue "'piut•• dalla for·za del cuor•' Ja.·e a il !!l'umo formato. ed il ltl'umo lacerato pt·ocura il coa~nlo di ~liro ..311 ;zn • P rnenlt'e l'unpulso ardisco di<tlen J~; il !'8CCO 11 uri.::maticn. una coslaute tendenza allu deposizione dt>Jla 8111' tlbrtrtll. come ~e ti ~angue fo<~~e ~battuto, r·iuforza le pareti del .::ecco, ~ t»nde a compen!'are l'tndebolmaento df'lla parete ,-a:oale fertta ed a.::c:ottt~liata L'oppMtn accn<le negli aneur·t~mi varicosi per !'&lasso, dove la comunicazic ne~ cit-lla vena con l'arteriA é CO!tl patento. chl' il ~lllt!!Ut' spmto dal c·uor·e di<:tt.'tllle htln poco il !;acro. al quale non ha la tendenza ad aumentare di volume, & nt>ll'ope• eztonc "i ''•'de una super•fìcie veno.::o l'd arterio!'a «enz:~ !'tralt ,Ji tìbrina. pe cltè l'impul<:o "an.tuicno non è !'talo capnre di dblurbare il primo grumo, il quale uon ha prodotto ullt>riore coa~tulo del sangue, mo si ò organiuuto ed immedesimato rno l'endotelio -ça«aiP. Un fallo onalo~o si os!'erva nella legalurn d1 ortel'ia con seta a lttccto pendente senza pr ecauzioni anti"elliche. Il lac~;to Jeve eadfre per "Uppurazione, e v'è pE-ricolo di emorral!lll secondar1a, la quAle non avvirne mai dal lato cardiaco, don• per lo lacerazione delle tunica interna e media, e pPr l'impuJ,.o incessnnte del cuore, il primo ~umo è contimJamenlP. disturbato, e la «ucce,..«ivn coag-ulazwue c•he ne der;va giunj:te al h'ello delil1 prtma bt·anca n~lln quale si av,ta il sangue. ma an•iene dal moncone pertferico, nel quale non ,.i P pulsaztone, quindi non v'e coagulo che succeda al primo ~rumo prodotto dallo. lacerazione delle tuoirhe '\8!1ail. L'autore ha allre volle so"'tenulo che la flui lilii .Jel ~n'tue non è dovuta ad un'alltvA forza dt>i vasi viventi, ma non può nutr1re l'opmtonl" che non ,., sia una pnrle del sislo>ma V8l.1C'Dlare la quale si opponga al coaculo. Se <>i e<~egue Id lra«ru. "ione riempiendo dt san~uo una siringa ed widtandolo 11ei va!'i del paziente, il !"angue t' soggetto all'influenza di un ~flr•do or linario, e de v,. indurre coagulo uei vMi. a m+>no che quslcht> ollt o. influenza non lo impPdrl'<ca; e !!e il coagulo non t• la con!'e~uenza dell'operaztonP, e presumibile che nel si,Lema capillart- c:i eserciti un'influenza ìnibitr:ce ddla coagulazioue di:'! l'Ongue. 61
961
RIVISTA
Quando per una sostanza trritaoteapplicatasulla mem interdigilale della rana si suscita un'intensa congestione fiammatoria, 1 corpuscoli hiancbl e rosfii ader1scono fra e con le paret1 vasali, ed ostr uiscono i capillari, e tale stione si può ottenere anche con una v1olenza meccanica. da ctò cbe conosciamo degli effetti della pressione della sui vasi della zampa ~.h·lla pecora, non possiamo dubitare> il sangue debba coagularsi nei vasi congesti, e che fra i goli Cl)ì'puscoli si debba formar la fibr1na di cemento. Il carattere dJstint1vo d'un essudalo d'infiammazione é per F=é la cag10ne di un simile efTeLto, giacché con~is le coagulo, che oon si verifica nei trasudati idropici. Oi l'fUi spes~ezza dei l.:!ssuli intensamente infiammati, o la linfa si spes:;isc~ nella pericE~rdile acuta. Questo car atter e di gulabililà del liquore del sangue essudalo, non si sptega, non con l'ipotesi che le pareti dei captllar i abbiano agho qualcl1e tempo come :::~ostanza solida ordinaria, e che pe corpuscoli abbiano cedul~ allittuitlo del sangue la sostanza brinoplaslics, oecessarta alla coagulazione, la quale antanto uel liquido essudato quanto nel plnsroa che resta nei plllari. Che se la causa irritantE~ non ,., slata capace dì durr·e la m orte del tes!;ulo. quer.;to in un cerLo wmpo si tegra, ed i corpuscoli &{{gloroerati si di!Stzregano per in circolazione, e la fibrina che li &~!glutina si r1d'::~'"'tu~'u In concluc:ione, se i grossi ''asi hanno pareli di azione gativa sul coagulo del sangue, i capillari de'"ooo pm>:sea81! un'energia che si opponga alla tendenza che il sangue qui'<la el coa::tulo pt•r anormali contlizsoni, anche di ridisciogliere la fibrina coagulata.
L 'ernia &rWlolale. ~
BoRRBAUPT. -
(Deu.ts. med.
Li, 18!>1).
AIJa sezione chirur~:tica del X congresso int~•rnA.,.,tnnAJ di Bet•lino, Borrhaupt trattenne l'adunanza sopra un mento di rrualche interesse per la medicina leszale mill Traltasi di un sinf!olare ramo d'industria che ora ::-;iasi assai diffuso nella Bessarabia, c.ioè la formazione
CUIRURG1CA
963
mdm lui che vo5rliono hbera.-~i dal 1 ~ ililart! set·vi:tto. A tiUPsta op<'t'aziùne ~i assoggellano molto :,lentier• :=h ebrei ullo scop<1 di sollrar:>i al debito dt leva. Que"'te ernie non !>i -.ono vedute Hno ad ora che sopra glt ebrei e pre..,entano qualche caralleri tica ·~he le farebbero ricouo~ert'. Es"e ._j trovano .::empre a sinistra e sono dirette. t.,;n allt·o fallo che induce a c:ospettare quelle ernie corue arlilìc10:;amcnte provocate è la loro comparsa repent.na che , i o-..::o>rvn esclustvameute tn mdi,,,Jui sani ~oggeUi alla leva mthtart>. Da eh e l in qual modo •tueste ernte ven~auo fabbricate non ~~ cono~ce ancora bene. Pare che a pro,.ocarle ~· a.Jopel'i uno '-lrumeuto simile a quel dilatatore che si u,;a pl'r allargare 1 guant•, mtroducendolo nell'i ntestino 1·etto (donde lo sede t'0Slanto dì queste ernie 8 sinistra).
•.. art n~ciule "ugli 1 ~~-
81ll trattamento della rottura. aottoout&nea del legamento patellare. - BnuNNER. - ( Wiener med. Woch., ~
2, 1891).
L'autore sostiene che una terapia incruenta razionalmente cond• tta an que~ta forma dt lesione quando essa è '!cevra di compHconze può far ratornare all'arto lulla la sua fun1.ioualilà; ed a cio credere 1\l indotto :la un caso di propraa O""ervazione, in cu• egli dapprama collocò l'arto nella ferula d1 Volkmonn a riano wchuato, COll farle fie:.sionl.' dell"an<-a e "i tenne applicalo il ghiaccio. Non trovò necessario il mas;-eggio, a'<ulo raguardo al piccolo !<travaso lli'Licolare. e nel dorno c:ucces::-ivo, mettendo nella massima estensione 11 ::inocchio, Appli<-ò un apparecchio a gesso. Dopo otto giorni e2h adattò e fi<:!'Ò con slrt"Ce di CProllo una lamma di gultaperca ~opra il mar~ioe "Upertore della rotula spostata in olto, e sopra applicò un apparecchio 8 gesso che si esteude"a dalle dita dea ptedi tlno aU' anca tenendo tuuo r arto ne la !Jl&.~sima ec:ten~ione. All'in.~"mani fu praticata una fi ne!ltt•a ovale in corl'ispondenza della rotuJa, quindi si venne all'applicazione def{h uncini di Malgaigne col piaolarne uno sulla lastra di guttaperca, i'allro sull'appareccl1io gessalo e qumdi cou alcuni gil'i ùali alle vili dell'appal'ecchio Ji Mal-
964
RJVlSTA
gaigne si ricondusse la rotula in basso al suo posto male. Lo spostamento io alto dell'angolo inferiore della viene impedito dalla pressione esercitata da un appa a vite con cuscinetti sugli uncini di Malgaigne. Dopo settim!lne di questa cura il malato poteva stare in piedi l'apparecchio e camminare con ginocchio in estensione g-ida; più tardi furono permess1 piccoli movimenti di flessione, di settimana in settimana se ne ampliarono le sioni. Brunner rivide l'ammalato cinque anni dopo con normale e che funzionava perfettamente senza la minima tr-accia di insufficienza del quadricipite. Trattamento delle perfoi'azloni trau.m atlche maoo e dell'intestino. -- RECLUS e NoYES. - (Central i>, J. Chir., N . 1, 1891).
L'intervento chirurgico sollecitò, incondizionato in ferita viscerale dell'addome che da molti si vuole ora vare a principio assoluto della moderna chirurgia di merita!d'essere ancora discusso, tanto più che non ""'"'" '~ h... completamente suff~agato dalla statistica dei suoi Ed appunto basandosi sopra un ricco materiale stati Reclus e Noyes si propongono di dimostrare non già sia Ja re_spingersi ogni atlo operativo nelle ferite nenRlcr Rnuc dell'addome, ma che quando le condizioni della ferita ci mettano la scelta tra l'intervento e l'astensione sia più vevole attenersi a quesl'ul.t.ima. Anzitutto essi combattono energicamente l'opinione degli intervenzionisti i quali dicono che ogni lesione dell'in tenue é assolutamente mortale, comecchè l'opera della natura in queste lesioni sia del tutto esclusa. Non è piccolo il numero dei casi!di spontanea guarigione accertati m ricerche anatomiche; e quel numero :risulterebbe anche giore, a loro avviso, se nel corso di un lungo peri<ldo tempo la cicatrizzazione non si facesse così cornpl~ta da sparire o rendere irriconosc!bile la traccia della lesione. dimostr·are il loro asserto fecero sperimenti sopra
CHIRURGICA
965
ra 8 cani feriti con proiettili di 5 rom., quindi relativa-
sop . . ~, mor1rono . ente volunnnos1, per pel'l'tom.te, 4 soprav-
:ssero. TuUi i guarili avevano riportato lesioni multiple dell'intestino e dello stomaco. Mediante l'assoluta dieta ~el fànimale la guarigione si compie in modo che la mucosa si intromette come un bottone nella ferita dell'intestino, operando così una chiusura preventiva; altro modo di guarigione è la sollecita arlerenza dell'ansa ferìta colle anse vicine. Ma in qualunque modo avvenga il meccanismò di guariuione si è dimostrato sperimentalmente e clinicamente cbe a;bastanza spesso l'uscita del contenuto intestinale non avviene, e che inoltre è possibile la guarigione spontanea di quelle ferite. Però la sola constatazione di questo fatto noi). dimost.rerebbe molto se la statistica venisse a provarci che i migliori risolLati si possono ottenere colle opera?.ioni piuttosto che colla cura aspettante; ma anche i dati statis~ici non parle· rebbero in favore dell'intervento immediato. Tutti i casi r~c colti dagli autori a dimost.razione della loro tesi sono divisi in tr'e categorie. Nella prima categor·ia dei casi non trattati con cura chirul·gica sono compr:esi quei più rari in cui le traccie della lesione intestinale furono rilevate anatomicamente in seguito ad autopsia dopo avvenuta la guarigione. Alla seconda appai tengono quelli in cui la ferita intestinale si diagnosticò da sintomi non dubbi. Nella terza infine sono ascritti quei casi in eui si verificò con certezza la perforazione del ventre, m~ non fu accertata la ferita viscerale. Ora ammesso, come attualmente si ammette dalla maggior parte degli autori. che le fe:ite penetranJi dell'addome sieno 93 su 100, complicate a lesione intestinale, si potranno senza gravi inesattezze comprendere nel calcolo anche quelle dell'ultima categoria. Ecco qui l'esito delle tre categorie di ferite: 1• categoria: 6, casi con 3 guarigiOni 2a
»
aa
;J
56 )) l) 44 » 29 )) • 19 Sono in tutto 88 casi trattati·con cura aspettante, con 66 guarigioni e 22 morti (mortalità 25 p. 100).
RlVlSfA
Queste cifre sono messe in raftronto con quelle che gl'i tervenzionisti hanno ordinate per sostenere il loro prin Anche in queste possiamo distinguere tre categorie, cioè: 1• Operazione eseguila entro le prime 12 ore dopo la lesione: 55 casi con 21 guarigioni e 34 morti. 2• Operazione dopo tra~corse le 12 ore: 28 casi con 7 guarigioni e 21 morti. a• Operazione in un tempo indeterminato: 19 casi con 9 guarigioni e 10 morti. In tulto 102 casi con 37 g uarigioni e 65 morti, cioè una m talita di circa il63 p. 100. Que!:'la mortalità si può fare asceu. dere a 73 p. 100 sottraendo i casi computati come guariti, s quali durante l'alto operativo non si trovò la lesione intc naie. Secondo una statistica più r ecente la mortalità dopo l'operazione ascenderebbe anzi a 86 p. 100. Benché dalle suesposle cifre sembri giusto ram mettere il metodo aspettante mer1ti la preferenza, pur tuttavia gli tori non si mostrano partigiani assoluti di questo metodo. attr!buiscono piuttosto a certi sintomi delle ferite "'""v''.." penetranti il significato di indicazioni formali ad operare. questi sintomi appartiene in prima linea l' emorragia, quale solo in casi rari si fa riconoscere con deflusso esterno che qnindi si deve ordinariamente riconoscere dai suoi no fenomeni; indicherebbero ancora l'operazione l'u~cita di oppure di mates·ie intestinali dalle ferite esterne, oppure spandimento gas~oso nPI cavo peritoneale. Anche la della lesione, quando se ne può valutare o presumere l grande estensione, deve ri~uardarsi come condizione in d la laparotomia, come p. <>s. un calcio di cavallo contro il Finalmente anche lt'l comparsa della peritonite ci l il tentativo di salvarè la vita del paziente colla lapa.·v•v,u•a., che •1uestD tentativo dia poche !<pera nze é indubitalo, e qu è anche il motivo perché gli intervenzionisti procedono a l'operazione il più pre!"to che sia possibile, cioè prima del comparsa della per1tonite. Gli autori non respingono del lultu questa giustificazion però soggiungono che tale moYente resta di molto malo nel suo valot'e da f)uesta seria considerazione, cioi•
CHJRU.RGJCA
967
la Ja parotomia non è una operazione indifferente come si vorrebbe f~~r credere da taluni; e che piuttosto non poch i feriti rimoc;ti \ittime di questo atto operativo sarebbero ~pon taneamente guariti senza di esso.
Ftattnra della laringe. -
C LAR AC . -
{Cent ralb. f. Chir.,
N. ;;, 1~91) .
La nece~~ilà di un intervento "ollecilo nella frattura della laringe è dimostrata c;lal seguente C8f'O. Un optH'aio camminando in fretta col capo rivolto da una parte urlo col collo contro una spra nga di ferro che spor.-neva da uu corro: la violenza del colpo fu tale che l'individuo calle a rovescio sul terreno. Si manifestò subito dispnea. nfonia, deglutizione dolorosa e difficile, il tutto accompagnato a dolore vivissimo della r egione anteriore del collo. L'esame del collo diede a riconoscere grave tumefazione, enfisema sottocutaneo che~ si estendeva in allo alla facci a, in basso fino alla fos<>a sopraclavicolare. Vi era inoltre difficoltà di respiro con rantolo tracheale, spulo sanguinolento. Non si percepiva crepitazione sulla lar inge. 11 trallamento consisté dapprima in $.1pplicazione di fomenti freddi, con soluzione borica. Nei primi due gior ni le condizioni del paziente restarono stazionarie, l'enfisema si era diffu<:o maggiormente. Ma nel terzo giorno sopravvenne iropi'Ovvisamente ~Vi!'sima dispnea con cianosi. Si venne solo allora alla tracheolomia cbe però non ,·alse ad evitare la morte, che avvenne immediatam~>nte dopo l'alto opet•ativo. All'uutopsia si rilevò: lacer azione totale del legamento CI'icotracheale, doppia frattur a della cricoido>, ecchim osi delle corde vorali ed enfisema delle pie~he a r i•3pìglottiche e del mediasti no. Fatto un raffronto dei casi pubblicati nella letteratura chirur~ica su questo genere di le<>ioni, l'autore ·l 'iene alle seguenti coociusioni: 1• La frattura della larmge è sempre una lesione di una estrema g ravità, le fratture della cricoide cagionarono sempre la morte.
't
968
RIVISTA
2• La morte avviene in seguito ud enll~=;ema della laringe, spec•almente delle pieghe artepiglollìche e del mediasLino, per emorragie, dislocazione dei Crawmenli ed edema della glottide. a• La cura richiede spessissimo la Lracheotomia. Anzi quanùo la frattura é bene acceriala si deve sempre praticare l'operazione a scopo profl.laltico. Fino ad Ot'a in nessun casò si oUenne guarigione senza la trach~otomia. -
BoGo~NIK. -
L 'azione del proiettile Milnnltcher (fucile aus trtaco, modello 1888) - Contributo di chirurgia di guerra. - (Militarar~t, N. 3, 1891).
n 23 aprile i890 i milil.ari ùi presidiO in Biala furono costreW all'uso delle armi per sedare un lumullo ' di operai cile dt1 più giorni si erano messi in isciopero. Nella lotla furono sparati 141 colpi alla distanza di 40 fino a 180 passi; l]ua ltro per $One rimssero uccise c;ul ter reno, mentre nove f~>t·iti m staU> 1nconscienle o quttsi furono portati all'ospe dlile civico, e cinque alLri feriti io parte l'urouo raccolti da pr ivati, in parte rjcoverarono all'ospedale nei g ior ni successivi. Qui la cifra pe.rcenluttria dei cos i detti colpi utili fu del 13 p. 1000, c1fra beo superiore tt quella che si ve1·iflca nelle battaglie in campo aperto. dove esl'\9. non raggiunJ!e il 2 e discende a nche al disotto di 1/ , , la quale diversilA si deve attribuire alla trrande vicinanza recipt·oca dei combattenti, essendo rimasti morli sul campo i sopra 18 ferili la morlaillà i m medi~:~la risulterebbe 22 p. 100. Anche questa cifra percenluaria di mortalità immediata, per la stessa :$U6sprel'sa condizioue del combattimento superò di gt·an lunga la massima mortalit.A immeJiala ttvulasi tra i Leùescl1i nel 1~70-71 , che fu del 14 p. 100, quindi questi l'apporli non possono servir ei d1 criterio per valutare l'az ione della nuova ar ma pPrché in questo ca~o essa non fu usata alla distanza ordinaria di un comballirnento in aper ta campagna. Ad ogni modo quelle cifre ci mettono in grAdo di valutare gli etrelti dei colpi ''icini in modo più esatto che ne!!li esperimenti fatti sopra hersagli maLeriali oppure SOfW& cadaver i per
CliiRCRC.ICA
969
quanto i loro risull at i con_cordino esattamente colle leggi
della meccantca e <1r 1la ft~tca. 1 c 11pi ùiro'lli dt pr oiettile solido produssero una ferita che costantemente presentava il dtamelt·o di milltroetrt menll·e nei colpt nblì•Jui il diametro del foro 5 arri"ò lino t~cl t cenlunetro Il foro d' u<-cita O!'cillò tra i -; millimetri t!cl 1 crnlimelro di tliamelt'O trasversale. e si ditferenzla\'a dalla h!'cJa ferila cftn..:r esso per i marjlini laceri i rr~~olttt't l'd a "'ll'Jia. Il canale attraverso le parli molli (mu!'coli. pMeli a ddominali) presentava da 1 ad 1-5 cPnti roetri in d Amelro, con teneva poco san{lue t>d in esso non si tro\'srono mai fl'ammen ti d'abiti. !-li mostrò sempre di forma cilind t·tca. A.rli inteqttni si trovarono fori per• i quali si poteva introdurre un dito, le fet•ile inlestinali er ano liscie, la mucosa pie!lhellala. nel cavo addominale !'i conslalò rantmente lo stravacoo d• mulerie fecali. Afferma raulot•e che ferile con !'coppio non si clovr•ebbero mai vedere F.U\1' intestino per colpi diretti: all'mcontrn e ,:tlt trovò nei colpi di rimbalzo aiJ'iute"Uno perdite di !'!Oslanze òi 4-5 centimetri. Nei r·eni l'i trovo solo un canale lì~cio, nel fegato lacerazione mediocr._. Et:tuahuente nei polmoni egli trovò un canale tipico. Ciò non O!"l8n le que~le lesioni furono luLle l'eguite da morte. Mentre atro«!'O ileo, alle ve rtebre P. l alle costole si os erYarono ferite a foro <'Ompleln, le ll'Sioni delle ossa lung he avevano l'aspetto di estese distruzioni, con sehegjlie di ~ran dene tliver:;e. da qutlla di un grano di rni!l;lio fino atla lungbt>na di iG cm. come furono visti alla libia. Una ferila del cranio mo~lr·ò non dubbi segni di effetti esplosJ\:i. Gli oggetti di ve.. tiar io (calzoni, mutande. camicia) m ostrarono ai due punti rl'enlr a l8 e d'uR<'ila fori rotondi di varia jlr andeua, mentre Brun ~ nei ~uoi ~perimenti su cadaveri vestili dtce d'aver trovato sui panni !"Ollanlo lacerazioni e f~s sure lineari. Dooo chi' fu r ono sp1u•ati dei colpi tra una casa e l'altra i proiettili rimbalzando contro oggelli resistenti ~offri rono frequenti deformazioni r fr agmentazioni, le •1ua li furono causa rli ferile a:;:-ai !.."l'avi, il cui cat·altt> r e maligno peg~iorò anrora più pe1· l'arresto di fremmenli del mantello metallico d' entrala
970
IUVIS!A
ed anche del nucleo di piombo, i quali corpi estranei a vano talora le dimensioni dl una fava . In un caso urt mento d1 rnantt>llo rueLallìco contorto tene'a imbr1gliato brano di vestito. I proiettili che colpivano dopo di stati tlt•formati per· r1rnbalzo el<portavano con sé dei di veslimenla as ...ai gros;;i. In questo caso essi ortlutiCE~v sulla ~·elle s:randi aperture di forma irr.-golare, a cui se~u• un canalt> assa1 largo Cosi, p. es., SI osservò una volla ferita d1 t:, canltmelri al colon tra~verso. Un frsmmento piombo poté colla "ua residua forza viva disti'Uggere Il oculart>, :-trHo are lo paret1 O"'"'ee deJl'orb11.8 e spappolare cer\'ello. ~ot1M ancora che furono osser\'ate fer1te multi in un ~olo indrv1duo e preci::.arnent.e due ft"rite mortali, pel'icolol<a c cinque leggere in un oper~io di 18 anni il mori solo dopo <~e1 ore, m~ntr·e un altro lovo•·anle di 37 a con una tr•plice le!l-ione (alle spalle, alla mano e alla del latot~inì!'llro) ebbe salva la vita. Nelle fet•ite di c·avilà viseet'ale ora fu rono colpili di vitale impor tanza, ora vemvano cointeressati piit e in tutti i casi av ... erme la morte o immediatamente sul reno oppu re in po•·he or e o iu poèhi gior ni. L'es1to letale ver ifico iu due c-asi .Ii ferile del cer vello in un ca~o di sione pohul'lnare e in Lutti i dif'ci casi di ferite del ,-eu le lellioni di questa regione a vrt1bbero avuto adunque u• morlalitll del 100 p. 100. Una ~empl.ice per forazione neale ebbe esit.o egualmente infausto. Per tanto ftua rdando nel loro assieme i diciol!.o ca~• di rit.e vediamo che es i diedero la mor talita ~solul.8 di eguale al i2,2 p. 100. Il •1ual ratto ci mette in e,·idenza, biso~no d1 commenti, il carattere pericoloso dei colpi v specialmente coi proiettili ml)der ni deformati. p , r ltt radenza della traiettoria, qua!'li lutti i proiellili colpirono tronco.
CHIRURGICA
9i i
pella 1Jl1luenza della temperatura sulla rigenerazione ceUnl&re, con speciale riguardo alla guarigione delle ferite - Nola prevenli'a del dotl. RoooLFO PE:-zo. (Giornrtle della R. Accademia di mNltcma di Torino, Jl1arzo-aprile 18!11). ~dio s es!'o ra~cicoJo sopra citato l'autore cr•n altra nota pre"entiva riferì~ce della difrereoza in lunl!hezza ,], 13 mm. verificAlasi nelle Ol'ecchie di un ~iovane con1glio dopo H}O ore di permanenza in un lermoc;Lalo, tn-enrlo un orecclllo in ambiente a 31 ~ t'allro a ....- 12 ora in questa nota l'autore h alla lll nuovo dellu "'lessa mfluenzA della trmperatura nella r igenerazione rollulare, ma con !'lpeciaJe t•iguarJo alle ferite. Le e;;perienze fatte dall'autore sopra la guarigione delle rerite e fratture prodotte in animali lo tnducono ad ttlfermare fin d'ora che le temperature dell'ambiente esterno relativamente basse, come per es:empio quelle oseillauti fra i ~ ;- t:tl i J:!'. r1tardano noteYolmentt' tanto il proces~o d.r rigenl raZJone C• llulare, quanto LJUello della guarigion~ delle fertle; mentre i mede~imi sono nolevolmentt: ravoriti dalle temperature che si avvicinano a quella del corpo.
+
+
L'oateoma dei muooll della coscia n•l oavalletl. del ùott. ADRIANO SCHMIT, me<IICO maggiore. - (Reo(le de ciii ruru ie, settembre 1890). L'o,teoma dei mu~coU della coscia nei caYalieri. o ptu brevemente rosteoma dei cavalieri (Reilerknocben di Billroth) è atf~zione rat•a e descrittA ~olo in questi ultimi anni. Varii autori se ne occuparono tutli recentemente, da Pilba t: Bt.lroth, e Volkmano. a tar ecchi me.Jici militari d1 varie nazioni, Jol;ephson. Favier e tra noi A ~lt:gJano. Malgrado questi lavori molti punti riman gono anco ra oscuri ed' incompleta la couosc•·nza di questo processo patologico che ha per e.c:ilo l'o~Leoma rnuoocoJare; inter e{'S30le qumdi la JIUbbJicaZIODe det due casr attuali .li o~Leoma del mtdio adduttor,_., cl.-i quali uno bilaterale, fallo unico fino ra e lt\nlo più interessante
RIVlSTA
t
per no1 tnquantochè ~i riscontra quasi esclusivamente nell'ambiente militare. Un soldato, nell'o:sPguire il ,·olteggio al p-sloppo in c1rcoloJ rimane col pied~ destro impegnalo sulla sella, il tronco "O. speso e pendente e la gamba sinis~ra strascioata ~ul ,..uolo per una diecina d1 mt>tri: prova \'t\'O dolore. impossiblltlA di slar•e in piedi e di camminare, ecchimosi a1Jo scroto t'd alla faccia interna delle coscte, tumore doloroso in cornspondcnza del primo Adduttore d'ambo i lati: è curato coi risohenti roercurialt, vp~cicatori, empiastrì; r1mane due mesi all' o<:pedale, uon può più montare a cavallo, non puo pt u cammmarP che ada gio e poro, «enzu provare vive sofferenze alla regione ~up~"riore interna delle co11cie, e cinque anni dopo, richiamato colla sua classe pt!r un per iodo di qualche giorno d' istruzione, ru ricooosduto affetto alla co~ia destra da tumore osseo che pa•'tenùo dalla spina e branca discendente del puiJe a forma di largo na lro conico occupa tutta l'esten«ione dPI primo adduttore e termina fissato ed in punta alla inser·zioue inferiore d1 qut>sto muscolo, con una larghezza in alto di O cm. ed una lunghezza di t3. Alla cosc-ia sinistra eshite un tumore similo per natura e for ma al precedente ma lungo ~alo 9 cm. e non flc;!'<o in basso come quello alla linea aspra dtJl remorc. l n una !'<eco nda os..ervaziooe estesamente riporta ta, pure in se;zuito ad analoaa causa (uno ::-rorzo violento fa tto n~>l cavalcare) si trova dopo un certo lernpo un osleoma occupante alla linea aspra del remo• e tutte le inserzioni del pr imo adduttor e che ha so~tiluito per un'allezza di 8 cm. Questa malattia é, i può dì•·e, esclusivsmente propria del ceto militare, e speCialmente dei cavalieri: d'ordinario si r iscontra nel pr imo adduttore, più d1 rado nel ~rande addutt.ore. rart'l~imamenle 10 altrt lllU!'<COii: nei falllaccini talvolta compare nel deltoide o nel bicipite brachiale. Sulla ~zinlogia, dopo citate le opinioni dei v11r i autor1, pro fessione, traumnttsmo, rotture muscolari, pr essiont multiple f!ublle dai muc;coli, O!'<Sitlcazione del tessuto connettivale mter muscolart-, nessuna atta a spiegare la malattia, asser isce l'a utor~. occor rere per determinarla:
CR!Rl'llGICA
t' Un tt•eumalismo tnu5col&rt>. 2" 11 per1oJo d1 ac<·a-e<>cimento del sol!gello. • Cna predicopn"izioM indìvirluale. 3 rretta~i però sempre, s.,condo V1rcbow, Volkmann e sillr<>th che li hanno studiati completamente, di neoforma. zioni O"!'eC d• forma e volum~' var•ahile sviluppati nello spessore de• muc.coli. cM sed~ ò'elezioue alle loro inserzioni sulle ,._~a. colla presenza coempre constatata di grandi corpuscoli <':."'ei perfettamente e regolarmente sviluppati. Queste neoformatlon osst>e possono ì:1teressare una parLe del muscolo, di rado il colo lendllle o lullo il muscolo. rn questi rotti il muscolo subisce la succes!>ione d1 trasformazione l"e.zuPnte: <tpan,llmento interflbr illare, proliferazione dal te-;<mto connellivo, indurimento cartilagineo, t••asforma-
0
zione O!>sea. 1 siutomi !'ono primitìvamt>nle quelli df'lla contusione o lacerazione muscolare, dolore violento improvviso, s enso di :Macclamcnlll, im~tenza del mu<~colo, con segni locali, deformazione della regione, spandimenlo sanguigno. Successiva!11ente i sintomi cambiano, il dolor·e ce~sa, mass1me nel r1po;.o, il tumore lliminuisce, la limilazione funzionale persi"te e dopo un intc•rvallo vflriabile si scopre l'osteoma coslltuito. Occorre chlferemiarlo· 1' Dalla miosite os!'ifìcante prog-re~si"ll fin dalrinsot•gert>. 2' Dal sifiloma dei rnul:!coli. 3 dall't!rma muscolare. 4' Oalrencondr·oma e dal flhroma . È diffic1le il dPterminnre l'andamento: ma si può dire però cbe gli o~teomi della coscia dopo di esser cresciuti !!I'Sda\8mente per un tempo variabile, SI arrestano definilivamente nd loro l;\iluppo. La pro:.(llO<ti è bAni~na non esl'lendo stata mai se~nalata finora 11lcunA complicazione, alcun accidente. Dal.punto di ,;sta però d>'ll& funz1on alilà dell'arto in cui tali osteomi si pr oducono 111 fa l'lubito più f!.Tave,es!'eodo qul'.lla pit'l o meno compromesfla e limitata, e clnl punto di vis ta m11ltare poi l'atlitudine al servizio resta distrutta, specialmente nei cavalieri.
RIVISTA
La questione medico-legale I'esla cosi segnalata, ma non ri. solta, secondo l'e~plicita dichiarazione dell'autore. Non e:::istono mezzi per preveni1•e l'osteoma, ma non vesi trascurarA l'applicazione di quelli che pole'sono utili , ad esempio l'ìmmobilizzazione a~solula in sl:'guito a pre:;sionA elaslìca: poi a malattia confermala frizioni, saggio, compressione esercitata sul tumore con tamponi di ovatta manteuuli con lacci elastici. Resta infine il t1·atLamento chirurgico pr·opriamente clettCI, l'ablazione cioè dell' osleoma: questa fu praticata quattro volte: una senza risllltato e tre con pieno succ~sso. Occorre quindi distinl'!uere quattro forme di osteomi, e cioè: 1• Quelli non dolor01'l e non sopprimenti la capacità Ja,•oro. 2° Quelli non dolorosi, ma sopprimenti la capacitli al YOI'O.
3• Quelli dolorosi ma non sopprimenti la capacita la,·oro. 4° Quelli dolorosi sopprimenti la capacità al lavoro. Nella prima categoria si consiglia J'aslension", nelle tre categorie è indicata l'operazione. :Rimozione dl calcoli billa.d pel' mezzo di •oluzlone etere. - JoRx \VALKER. - ( The Lancet, aprtle 1891). Nel giorno 7 marzo 1890 l'autore fu chiamato a vi una donna. di 27 anni, che fin dall'età di 9 anni soffriva dolori intestinali attribuiti ad indigeslioni, dolori che da qua anni erano stati t'iconosciuti dipendenti da calcolosi Gli attacchi si ripetevano con frequenza, in uno degli timi v'era itterizia, ed il dolore era 1'almato dopo insi8ten manipolazioni che probubilmeute avevano spinto il nell'inte,;,tino, perchè nel giorno dopo fu trovato fra le In un seguente accesso l'autore polé sentire attraverso magre paret.i addominali un altro calcolo. ma per quanti ma oeggiamenti usasse, non riuscì a fat•lo passare nell'intestino quindi lo respinge nella cistifellea, con granM sollievo dell'io ferma.
CHIRURGICA
975
setlè giorni dopo la colica si ripetè, il calcolo si sentiva nel d tto cistico, ma era immobile; si amministrò ittodermica060te la mot·fina a forte dose, ma nel giorno 26 marzo, imtn rv-ersando il dolore, l'autore si accinse alla colecistotomia, r:gliò direttamente sulla guida del calcolo sottostante con inei~ione verticale $ul fondo della cistifellea, nella quale si trovarono diversi calcoli che furono estratti, ma nel dotto cistico, ve ne era incastrato uno che non fu possibile spingere nella cistifellea, quindi fu spezzato con l'aiuto di un piccolo cucchiaio di Volkmann, ed estl'attQ in frammenti assieme ad n altro piccolo calcolo ancor più lontano dalla . cisti. Le labbra della ferita della ci:;tifelleafurono cucite con quelle della ferita parietale, nella cistifellea fu introdotto un tubo da drenaggio, e furono applicale compresse assorbenti. Nel giorno seguente la temper"alura salì a 39" ~a alla sera disc!)se·a 37•,5, dopo di che si mantenoe normale pel resto della cura. Il 29 marw vi fu vomi~o inquietante di liquido verdastro, quindi fu rimosso il tubo, ed il vomito cessò, la convale;:ze.nza progredì senza interruzione finché l'amma~ata las-ciò l'ospedale con la fistola di buon aspetto ma non ancora chiusa, ~emente un liquido simile a bianco d'uovo, che senza dul;lbio era dovuto alla secrezìone della cistifellea. Essa continuò a sentirsi bene con la fistola aperta per oltre un mese, poi fu presa da forti dolori addominali prodotti da un altro calcolo che attraversava il dotto cistico, e che si poteva sentire con uno specillo inb:'odotto nella fistola. L'autore provò ad estrarlo con lleHe pinzette, ma non riuscì; allora lavò la cistifellea con una soluzione calda di acido borico, poi insinuò nella fistola un tubo di vetro fino a raggiungere ìl calcolo, e nel tubo per mezzo di una piccola siringa iniettò una miscela a parti uguali d'etere e glicerina. Questa iniezione produsse una sensazione i:li bruciore che durò per qualche tempo, e lasciò l'inferma abl)attuta per tutta la giornata, ma il dolore gradatamente scemò, nel giorno seguente, esaminando con uno specillo la cistifellea ed il dotto cistico, l'autore non trovò più il caloolo, e l'inferma non aveva pìu dolore.
e
9i6
RlVlSTA CHIRURGiCA
Permanendo dunque una fistola, si può sciogliere in un calcolo biliare con l'etere glicerinato, cosa che noh rebbe stata più possibile se la fistola fo~se chiusa.
RIVISTA Dl OCULISTICA maggiore medico, profes:-ore a Val-de-Gràce. Uso dell'ottometro Sehelner per la misura delle trople semplici (metodo Parent) e dell'as1~gma.tli1Jat (metodo Hlntzy). - (Archioes de Médecine luglio 1891).
NIMIER,
Antico e notissimo, l'ollomelro Sch~iner, è costituilo un soUile disco opaco, anche se vuolsi da una sempli carta da giuoco, annerita, con due fori stenopeici, forJ spillo, a reciproca distanza inferiore a quello del J,,......:::"ru merito pupillare. I due fasc1 di raggi paralleli (essendo la fonte una candela normale, p. es., ad almeno 5 metri di d' attraversano separati il campo pupillare, concorrendo l'emmetropo ad un unico fuoco retinico, donde vista disli11 e netta; nelripermetrope, ad accomodazione silente, il è post-relinico, nel miope pre-retinico, donòe due immagi retiniche distinte, omonime o crociate, rapporto ai fori nopeici, e che nell' esteriorarsi dovendo necessariam farlo per la via segnala dalla normale al punto retinico pressionato, danno immagini secondarie, sensortali, primo caso crociate, nel secondo omonime. Tale fatto rendersi neltarnenle1 direttamente appariscente armando l foro d'ut'l vetrino rosso, l'altro d'un vetrino verde (Paren Se questo semplicissimo il'\trumento si sostituisce allo chietto riflessore d'un ottalmoscopio a rifrazione (senza cioè lenti cilindriche) si ha l'otlometro in questione. Tenuti i due fori innanzi alla pupilla e b~n orizzontali e guat·dando la candela collocata ad almeno 5 metri, per poter e considerare i raggi incidenti come paralleli, si vedra:
IUVtST.\ Dl OCUUSTJC:\
9i7
• cna sola fiamma ..... Ora ciò può essere perché: 1
a) 1'i::;trumento é mele collocato, c l'individuo non vede per uu ::;olo dei fori; ma allor a se si interpone ima lente 0 11 :itiva, e si ascende così fln'anche tdle più forti (persino :~iO diottrie): la immag-ine mantieusi unica; 1 b) l'individuo è 1permt>trope, ma corregge il difetto acmodando; ma usando rlelle lenti C<•me !>Opra si arriva ad 0 ~ che da la diplopia omonima (la lente immediatamente ~nf~r;oNl misura allora la ipermetropia manifesta); c) l'1ndiviJuo è emmetrol-'e; anche colla lente più debole (p. es. l diottria) allora si manifesta dit•lopia omonima. 2o Du~ immagint crociate = ipPrmetropia: la si misura facen Jo passAre inuanz1 rocchio la serie delle lenlicine con,·e~so. La distanza tra le due immagini vu cm:ì gl'adatamente diminuendo e tìnalmeote si ha la fusione delle due immagini, e la lente che c1ò adduce è la correttiva della ipermetropìa .... . Se poi si usa della lente superiore di'Ila sede si ho di nuovo d.iplopi~ ma omonima, segno 13vidrnte di sopra cor· rezioue. SO D1te imm<uJini omonime = miopia: la lente negativa unifican te ne e la misuratrice; la superiore darà immagini crociate..... Può però aver·si ancora omonimismo se è in giuoco, efficace la accomodAzione. Pe1· misurare l'astigmatismo, dopo 11vere in un primo esame proceduto come !'Opra fu dello, si colloca l'istrumentino in modo che i fori siano esattamente verticali, iniziando l'esperimento colla corTettrice trovata. determinata nel primo esame sul me•·idiano orizzontale, e se f> insufficiente la si aumenta nella miopia, la si diminuisce nell'ipermetropia. Se trattasi d'a~Ligmatismo contrario alla regola (meridiano orizzontale cioé più J'ifranger.te del verticale) si usano le lenii in ~enso invPrso (rliminuendo le negative, aumentAndo le positive). Pec semplificare ancora più l'e!'perimento é n~cessario, f> utile almeno, collocare i due vetri colorAli sempre nello stesso senso, il rosso, p. es., sempre. a de stra o sempre in alto. :NalUJ'Simente i risultati del proposto mezzo mi;:uratore Yanno riscontrati con altre modalita d'esall)e, coll'esame obietti vo, ree. B.
8
62
978
R(VISTA
Determinazione aolle olta obblettlva della rifrazione lare per mezzo della aobiaaoopla (metodo modificato prof. ScHwErGER). - OvERWEY, maggiore medico. mtlitiiriirztl. Zeitsehrijt, 1890).
La sdliascopia é uu metodo semplice e facile ad der :i e dà ri;;;ultali sicuri, di modo che lo stesso Sc.nveiger trova opportuno ra.ccomandarla in modo colare a coloro che sono poco 1\sercilati nell'esame ad magine diritta e m1 ha incarrcato di diffondere tra i colleghi la conoscenza del metodo che ora verrò a vet•e. Esso si differenzia per cer ti riguardi dagli altri ad ora praticati; la moclitìcaziohe, si può dire anzi il zionamento, dd metodo si deve al prof. Schweiger. A fJU"'Ì signori che vogliono apprendere questo consi4tlierei di proc('dere nella seguente maniera. camera oscura l'osservatore si metle dava.nri ari un di grado elevato, cioè miopiA. di i dioltr·ie = M. •f,0 e alla distanza di circa 1/ , metro, come si usa a mettersi l'esame ad immagine rovesciat~ . Se le pupille dell' nando sono medrocremente dilatate, come è il caso nei soggetti giovani, p. es. nei soldati, non fa bisogno a preparazione, in caso contrario si può ottenere la midriasi una ;:oluz one all'i p. 100 d1 omatropina. La JuceJ•na è cata lateralmente e un po' di dietro del paziente in modo i suoi occhi si tt·ovino nella completa oscurità. Se si e~aminare l'occhio d e~tro l'osservatore fa guardare sopra del proprio occhio destro verso la parete r..,,n,"•"' della camera ed illumina l'occhi0 da osservarsi col mo!'copio piano. La forma dello spec~hio piano è mdi reute, ma in o~ni caso deve essere uno specchio piano. vede cosi la pupilla ros!'eggiante, illuminata uniform in tutto il suo campo. L'osservatore si ferma in questa siz!one per alcuni secondi, si accerta che i!l)aziente lrauquillo nella direzione indicat~gli, e quindi fa ruotare specchio in piccolissime escursioni sul suo asse ve da destra a sinislra. Allo.ra il campo pupillare che ,.,,,n,.•• era completamente luminose• viene oscurato in parte
DI OCULTSTICA
979
. suo segmento temporale da un'ombra falciforme che, con1 uando la rotazione :iello specchio da destra a sinistra, si
1.
UD .. verso 1·1 segmento 1~a;::a le lillO "·· a c he da vanza sempre ptu
:mmo tutta la pupilla ne resta ottenebrata. Se di nuovo si fa ruotare lo specchio in direzione contraria, la pupilla comincia dapprima ad illuminarsi nuovamente dalla parte del naso, alla luce segue subito l'ombra che lentamente si avanza v~so la tempia. Queste ombre che si muovono costituiscono apvunto l'obiettivo della nostra osservazione; di qui il nome del metodo Scbatlenprobe, prooa delle ombre. Parimenti si muovono le ombre dall'alto in basso se lo specchio vien.e ruotato dall'alto in bassoJ e viceversa. Stabiliamo adunque il fatto che nel caso ora supposto d1 forte rniopia le ombre si sono mosse in una direzione opposta a quella in cui si è ruotato lo specchio. Jl fenomeno contrario si verifica nei miopi di grado leggero, negli emmetropi e negli ipermetropi, nei quali le ombre camminano nella stessa direzione nella qnale gira l' ottalmoseopio. Ed jn senso pure contrario avviene il fenomeno se si adopera uno specchio concavo; in questo caso le ombre si muovono in direzione contraria negli emmetropi ed ipermetropi, in .direzione omologa nei miopi. Ritorniamo al nostro miope, e conosciuto bene il movimento dell'ombra, ci avviciniamo lentamente all' occhio esaminato continuando sempre la prova. Si osserverà mentre cl1e quest'ombra, da principio era discretamente oscura ben delimitata a forma di falce ben distinta e s.i moveva lentamente, avvicinandoci noi maggiormente questa diventa meno oscura, meno distinta, perde la forma. semilunare e cammina più presto. Continuando ad av-v icinarci si arriva ad un punto in cui l'ombra incomincia a muoversi nello stesso senso dello specchio. A questo punto dobbiamo fermarci per misurare o far misurare la distanza tra il nostro occhio e quello del paziente perché quella distanza ci dà il punto rimoto dell'occhio miope osservato e quindi il grado di miopia. Se, p. es., q11esta distanza risulta di 6 pollici = 15 cm., avremo miopia t;, = 6 1/ 1 diottrie. Nel nrendere ben.e questa distanza. havvi una certa diffi-
980
RIVISTA
coltà (però l'unica), poichè non sempre ci vien conoscere il vt:ro punto dove ce~sa un movimento e comi l'altro. Ci si riesce solo con un certo esercizio, non si sono dar regole a questo proposito. Per rendere il processo più facile converra che il pr· piante si eserciti dapprima sopra un miope grave di cui conosca il punto r imoto e a quel punto, determinalo pri col nastrino, si collochi coll'ottalmoscopio in faccia al paziente. Se, p. es., l'occhio da esaminarsi è M. '/,, qu col punto rimolo a 6 po:lici, a quella distanza l'osservatore accerta che il movimento delle ombre si fa nella ste~sa J'ezione delle rotazioni ddl'ottalmoscopio. È un fa tto ;:in lare, ma pure accade, che egli veda bensi le ombre a v,..rsi, ma non sappia dire con certezza e subito in qual avYenfla il mo\·imento. In. questo modo è possibile determinare una miopia grado elevato. Ora cosa si verifica, in un miope di leggero? Supposto che noi stiamo alla distanza di 50 punto rimoto di un miope di i diottria M. 1/ 14, situato dietro di noi, cioè ad 1 metro davanti sll'occhio servato. e la nostra posizione coi~ciderebb!) coa quella punto l'imoto di un miope di 2 diottrie M. 1/tl!h quindi in bedue i casi vedremmo le ombre muoversi nello stesso dell'oUalmo!'copio. Soltanto con una miopia 1/ 11 = 3 il punto rimoto si troverebbe tra il nostro occhio e dell'esaminando, e perciò il movimento delle ombre rebbe in senso contrario a quello dello specchio. Per r.-lgione egli è necessario che per i primi sperimenti scelga un miope di grado forte. Ma nulltto vi ha di più semplice che convet'lire un le~gero in un miope grave col melter gli dinnanzi a l una forte lente positiva. Se, p. es., abbiamo da fare con miope di 1 diottria gli si metta una lente di 5 ed egli troverà nella stessa condizione di un miope di 6 diottrie. Nello F<lesso modo un emmetrope con quella stessa sarà come un miope di 5 diottrie, ed egualmente di un roetrope, a seconda del grado della sua ipermetropia pos;:.iamo fare un miope di 4 diottrie, di 3, eli 2, ece.
=
l
+
981
DJ OCULlSTlCA
., idiO seroplifica di molto il processo e lo rende perciò
..' u. slto ad tto al l' uso tnl")"t 1 are. 11
ro~e dobbiamo determinar e lo stato di rifrazione ignoto di n individuo facciamo dapprima la prova delle ombre senza
~ lente positiva. Le ombre si muovono decisamente in di:zioue contr11ria allo specchio ed allora é certo che abbiamo
~a fare con un miope di grado elevato. In 11ueslo caso deterrninercroo il grado della sua miopia nel modo sopra indicato senzH lenti positive. Se vi ha òubbio sulla direzione del r:novirnento. oppure questo si fa in ~"enso omologo a quello dello specchio, a~plichiamo una lente convessa di 1 / 1 e facc1amo ancora la prova delle ombre; :) diottrie seconda della distanza alla quale l'omb1'a incomincia a 8 rouoversi nello slesso !ienso avremo i seguenti dati: Distanza misu1·ata: 12,5 cm., significa: 3D. M. =M. 'In .. 14,0 » • 2 D. M.= .M 1/ 20 » 16,0 » » J D. M . =M. 1/"' " 20,0 » » emmetropia " 25,0 » 1 D. H. = H. 1/ "' » 33,0 » » 2 O. H. = H. 1/ 20 » '' 1>0,0 >> » 3D. U. =H. 1/ 11 colle lenti sunnominate non si possono determinare gradi più forti di ipermetropia i quali richiedono l'uso di lenti più forti, sempre, ben s'intende, che l'osservatore stia alla di stanza di 1/ 1 metro già fissata. Se non ostanle l'applicazione delle lenti 5 diottrie l'ombra mantiene il suo movimento omologo oppure presenta un movimento non bene deciso, 1/ allora si ricorre alla lente po~iliva di 8 diottrie = 1 ed &\Temo questi altri risultati: Dislaoza misurata: 12,5 cm., significa: emmetropia " » 14,0 • " 1 O. H.= H. 1/flj » .. 16,0 ,. » 2 D. H. = H. '/ 20 » » 20,0 » " 3D. H.= H . 1/u » 25,0 » » 4D. II::-= H. ifto » 33,0 » 5 D. H. = H. 1/ 8 • » 50,0 .. 6 D. H. = H. '/• 1/ 1 Questo numero di lenti convesse dovrebbe baste.re pel maggior numero .dei casi.
=+
+
+
98~
RIVISTA
l o quanto alla misur·azione della disLanza non vi è difficoltà potendo e~ser fatta da qualuo•1ue persona. Per llere più comoda questa misuraziOne ti pror. Schwe1ger fallo annettere all'ottalmo~copio piano un nastrino misu che applicato coll' estremitA libera all'occhio osser.,.ato svolge fuor i dalla l'tua custodia di mano in mano che l' ,·a tore sì allontana e r ientra automaticamente quanùo valore s'a\'Vicina. e per di pni ;.i può lì:;8&re a volontà a Junque diAtanza. Forse si sara notato che tlnu ad ora qui non '-Ì fec·e rola d1 r1lasciamtfnlo d'accomodazione. L'individuo nato deve natur-almente rilasciare la sua uccomodazione, elle cic'l avvenga abbiamo sufficiente garanzia dal Jalto egli tteoe un occhio all'oscuro e che fìs~a un punto pure all'oscur., (J). ~Ja l'os"er·vatore non abbisogna di rtl&l"ciare la propria accomodazione o qui sta un grande vantaggio del nostro metodo. Chi può a ncora modare bene a 15 fino a 20 cm. di distanza, non ao.D lS·O~IIII per . • d'alcuna preparazione, in queste condizic.ui si trova i giovani e la maggior parte dei miop1. Gli altr1 devono UM deliA lente correttiva sdallala, sia ùa tenet•si da aiJ'occhio oppure da applicarsi al porlalenle di~tro l v ........... ~ scopio piano. In quanto all'asligmlllismo, anche questa anomal1a può s er.: riconosciuta e valutata colla schiu~copia . poiché ombre si muovono diversamente a seconda che si fa r tare lo specchio ~:ul suo aS"6 verticale oppure s u qu orizzontale, e noi possiamo deLr>rmiuare la rifrazione ratameole per ogni merithano prnlcipale. Se noi, p. es., alla ul"uale d1slanza e Stmza l'applicazione di lenti vediamo le ombre muove1•si in senso opposto quando ruoliamo lo speccluo ~ull'asse verli<'ale, in senso omologo quando lo ruotiamo sull'asse orizwnlale, Baremo certi d'avere a fare con un astigmatismo e precisamente che m (l} In eas• eece~ionall SI ,,uo rar uso dell'omatroplna.
Dl OCULIS1ICA
983
., .,l<' rrunpiA g1·ave, lll'll'altro UlÌopia lef!"gera. emrne. l l . . . J l . . ia oppurP 1permel r0p1a, l C lt> SI . otr·a pot . e erlllln8rP 10 u·o~e ., nza lt· lt>nti in parte con 1.. lenti Cl'lfl\'esse. Anche la 6 .
dlafl 0 8- 1
pasizionc rle1 mer1diani principali può es<>ere ,feterminata e se pO al8l' ohli'1ua se ne ha un'immagine carattenstica. se, p. es. qu~runtare lo "uecr. 1no · !<Il 1 suo 8"':>e veruc.a · le l'o mbra uon s1·
1 C('luove in dirPz1one orizzontale. ma bensì oLiiqua dall"allo ed rn · estl!rno ,·er"o al '·uu">"O e a 11··mlerno, ecc. '\ort mo::no e&l·aU... rl· stica (• 111 manife.. tezione di ombra irrl'golar·e nell'a'lligrnatisrno irre~ulare rome, p. es • •1w•llo pro il')llo <la opAcamenli
MIle cnr ncA . 1f11ovo metodo per il trattamento del traooma oroaioo. _ Jon~"o:s. -
(Wiene r med. \.Vo,.hen.'l., N. 13, 1891).
Prirna di esporr~ il suo melotlo dt cur s "u questa affezione l'autoro ra al cu r1~ ronsider·~zioni ~ui sintomL caratt(wist1ci del morbo, il •1uale .. j ùiagnostica rtalla pr esenza dei foUicoli. Di
cplesta alfezioue di-.lingue tre c:t.adii: t• Il pl'irno Rtadio é caratterizzato da pr oliferazione dei follicoli; c!'.so è accompagnato ùa pa nno più o meno grave. 2• Il secontlo stadio, qu~>llo della de~enerazione grassa e dell'altt>rhzione dc1 follicoli e :;eguilv Ja ulceri cou sviluppo cii les::-ulo granulante. 3• L'ull1mo stadio, quello della rorrna7..JOue di cicatrici,
rappre:;enta la fine naturale del proresso. Dol punto di vi9ta terap••uliCO il p1ù 1rnportante è il !•rimo !'!Adio, roichi> c:olla'llo in que .. tll -.i può ragsriuu.!ere l'ienamente lo "Copo, cioe 11tlenere la restitutio ad inieg r um li motivo rer cni i melo.li curativi fino ad ora u<>ati non eh· bero che s~rsi e1Telt1 slarebbet·o m ciò che i rnezz1 impiegati iu •Juella terapia non ag1vano che l;uperficialmente. D'altra pll.l'lt' il galvauo-cau tario eh~ si race\a peoelrare ad una certa profontlila era caul'a di tali ricatrici, che que~le, a fine di cura, co..lilui,ano per"(' >~ole uoa infermità più ç!rave della pdma. Ora l'autCJre avl't•bbe tro vato nella elettrolisi un mezzo con cu1 si possono attaccare i follicoli aperti fino al loro fondo. Il suo metodo si riassume co~l: il paziente viene cloroformiz-
984.
KJVISTA
zato, la palpebra superiore è rivolta in a llo da una sptt lola cii gomma indurita e tenuta ben olist.e;:a con un uncino. Quindl, col cos\ dello solcatore (silon.neur), il cruaJe è una combmazione di tre piccoli coltelli, si praticano dei lagli da un margine all"altro della palpebra nel tessuto congmntivale tracornatoso; rtuesti ta~li variano in profondita a geconda della Plevatezzu dei follicoli. Fatto un primo taglio si applica di nuovo lo strumento in modo che il colleUmo supet•iore corrisponda col ~olco inferiore e o;osi ùi se~uito fino che si é solcslo il cul-di-Mcco congiuntiv{lle. L'emorragia che segue a questi tagli, talvolta è ragguardevole, e si frena comprimendo la conp:mnliva con piumacciuolt dj ovatta impregna li di acido borico oppure di idronanCII dii' t: 100. Poscia si appUca ai due solchi super·iori un eleltrode con due punte che si fauno lentamente strisciare nei due solchi e cosl si r~ poi per i solchi inferrorì (la corrente non deve essere troppo for te all.t'imenti sor ge una violenta reazione e la guarigione ue è t•ttardata di molto). Da ullimo si instilla la cocaina al 5 p. 100 e si insutlla il calomelano; se avviene fol"le t·eazione. si applicherà il ghi11ccio. Nelle prime 48 ot·e la secrezione é abbondante e r:noiti follicoli si morliOcano, ma !'ubilo dopo st manifesta il migliorawcnl<> e le ferite ctcalrtzzano preslarnenle. Dopo una settimuua si vedono le ft! r rte gia cicalrizz~te, nascoste sotto una tnembra nella rosseg!fiante. Quando le ferilf' ~ono ~ompletamente rimarginate si lavano giornalmt>nte le palpebre con soluztone calda d'acido borico. Durante la cura il paziente pui) stare alzalo. Bisogna fare c:;omma Attenzione perché du rante l'l)tlo operaUvo non sia toccata la cornea, poiché altrimenti si provocano ulceri ed anche ascessi corneali. L"operazione pratics ttt attentamente non fu rnai se~uila da viziosa posizione delle palpebre (ectropion ed entropion). Con que~lo metodo si guat·irono individui che da 5 a 10 anni furono soggetti a cur e continue nelle cliniche. Dopo l'operazione, si maudi, se è possibile, !"infer mo a soggrornare in luoghi elevali; quanto più alto è il luogo sopr a il livello del mar e, sarà tanto meglio. Ad un' a llezza di 200 metri
DI OCULISTICA
981;
jjtracv1na perde il suo carallere conl.sg-toso (Cbtbret); ed e un fallO orma• noto cho> "eguendo ti corso d'un fiume ,talla foce u sor~ente si nleva una diminuzionij pro):!ress1va del tra8 8 coma ntlllt> popol8z.tnm; cosi s1 é verificato n~lle valh del Rl'no, della Loi rn E' del Ntlo.
RIVISTA DI ANATO~llA E FISIOLOGIA ~ORMALE
E
PATOLOGICA
--
Dell'ellminasione del prodotti azotaU to..tol aooumulaU nell'eoonomla. - L. REYNAUD. - (Ga.;ette rles Hòpita~a, ~. 25. 1~91). Tero!)of) addietro le malattie cagionate dai disturbi della uutmionc c;i attribuivano soltanto ai prodotti acidi, Aoprallullo 11 U'acido ur1co; ma, dopo i lavor t di Gautier e Bouchard, i quali hanno dimo~Lrato, io otrni cellul11 vivente. uuu fabbrica dt alcaluith tossi et, SI é l'i coao~cmto che questi prodotti basici, ptoroaine e leucomaine, quando non vengano eliminali, a~ti · ~cono "'Ubilamente in modo polente sui centri nervo<~i e diventano la causa prilna Ji una sarte d t d1sordi01 patologici. Per ehmmare que:ste sost.anze tossiche, si è ricorso ai diuretJci, a1 sudorireri eù ai purganti. l reni, •1uando sono sani, sono una buona via d'eliminazione: ma, il !JIU spesso, \'i ha io!<Ufllcienza renale, cau!<ala dalle netriti croniche o da scler osi del parencbima renale; perché. SI'· condo G. Juhnson c .Murchison, la dt>~enerazione dei reni è sovenli la consel.!ul1nza dell'eliminazionP altraver~o i reni dei prodoltt di una nutrizione difettosa. La pelle ò una via fii s upplemento molto debole per l'eliminazione. Vennero consil'tliati 1 bagni di vapol'e e l'uso della p•Iocarpina, ma questi meZZI stancano ti malato c '>0prallulto h
~86
Rl\' ISTA
indeboliscono e non si può prolungare il loro uso senza incou. venienli. La medicazione purgul1va tiene il primo posto: e'~!'S é superiore alla diuretica. P erc16 é nece,sario adoperart' un purgante che provochi l'cariche siero~e e che, coliti sua composizione, possa trascinar!!, combinandosi con e~si. i prodolli toss1ci accumulali ocll'eeonomia. l ~ali neulri eli maguesia soddisfano in porte tt queste condhioni; e!"lli ,letermiuano abbondanti !':cariche sierust>, e per la tendenza, indicatA da '\\'urtz, che hanno di fo r mare sali doppi ammoniacali solubili, l'autore crede che, adoperali come porgl!nli, essi at>sorbano, combioantlo!!l con es~i. i prodolLi d1 decompo::siz1oni bas1che. como:>l'am ruoniaca eJ anch,.. le pt.umaine e le leuCI': mame. Per asstcu1·a1'"eoc l'autore ha raccolto o rint~ dopo la sommioistraz.one di un sale di magnesia; queste orJOP, addizionate di fol'fato di soda hanno lasciato deporre, pot·o tempo dopo, nume1·osi Cl'i!$l.alli di fosj'ato-ammonio-magnesiaco, faCilmente riconoscibili col microscopio. L" scariche siero!"e deLel'llunale da questo purgante, filtrate e1l .. vaporate, hanno lasc1ato un resuJuo che, scaldato 10 un tu ùo di veLro con della pola~~. "viluppava racilmenlc t;a.s ammoniaco, ricono~c•ùlle al ~uo odore Que~to residuo, sciolto coll'eter e, ha fornilo ptomaine e la soluzione alcoolica ha dalo leu cine e leucoproteiflt'. Questi prodotti bas1ct di decomposizione essendo elimm11ti rtmaogono nell'organismo i residui azotati acidi della nulrizionA, come ~li a cidi urico, o~alico ed altri acid1 orgauici, in particolare !lh acidi g rassi volatili. P er completare l'azione dei sali di magnesia neutri, allo scopo di eliminare questi vde111 coi precedenti, il farmacista Roy di Parig1 ha composto un sale di magnes1a con un ecce"sO ùi soda e di magnes:a, <~he egli chiama sale di magnesia alcalina. Questo s ale, per la. ua propl'ielà alcalina neutralizza ed ehmina, sciomiendoh, 1 re<.idui azotati acidJ della nullìzionf:', tra<~cma cosi, combimmdo.. ì con es11i, tutti i prodotl1 tossici accumulati nell'ecl)nl'mia e tlevl', 11 parere dt'II'Aulc rt'. es!!ere con"id..l'ato come un ,Jepul'aliVO chimico d1 primo ordine. Il drenagg1o del sa ngue con 'Jue->to sale~di ma~'si a alca -
DJ A~.\TOliJA E FISIOLOGJA
98ì
]IDS. li ..,;::cill8fl Ì i> l rrodolli UOlati d1 dt>COropO"JZÌOne, ,pie~a i
succe~si ottrnuti _dal suo uso nella cura della litias• bil1are, JeH''besi1.8. d,.,l d1ubet~. della g;otla, della renella, del remnatismo, di rerte affezJOni Jell6 pelle, d• ùherst dic::turbi cerebrali di malattie nervo:>e; infine in tutte le malattie provemenli da 8 un d•~-turbo della nutriz1one o da un ù1feLto di ellminaz•one. 1 sah purgati vi nPulri lasciano semp1·e, dopo Il loro uso, una c0$1ipaziono osllnata, prodotta dall'irritazione sull' mtestino degh acid1 biliari ~>limiueLi da questi sali. Adoperando la ma,zne<~lll in dusco:s?. ~i. c3~1ter~bbe _qu• sto grave incooven ente, e~sen do gli aCidi bJ!am nentrallzzat1 dalla soda e della ma· f:Oe!l8 in er•cesso COntenuti in questa preparllZJOne. A parere dell'autore questo ~ale dì magnesia alcalina è 1! più dolce de1 purganti e può essere considerato come il mezzo più razionale per comballere )a costipazior~e.
988
RIVISTA DI TERAPEUTICA
Ancora del cantarldlnato dl pota.sn nella cura dellupul e della tuberooloal fe.rlngea. . - l'fuovo metodo (fanercsoopla) per Ulumlnare 4iretta.mente 11 tessuto cutaneo. - Prof. LteaR&lCH e dolt. BoGROFF. - (Berl. klin . Wochensehr. , N. 18 e 28, 1891). Per non defra udar-e i lettori di quanto può interessarli circa la vantata efficacia del nuovo rimedio del Liebreich, diamo in sunto il sezuito (1) delle comunicazioni da lui fatte all'Associazione medica di Berlino nella tornata del29 aprile u. s . Di otto cast di lupus, da lui trattati all'ambulatorio con le iniezioni sottoculanee di canta ridioato di potassa nel modo già noto, nessuno restò indifferente all'azione del fat·maco, avendo egli, al contrario, constatalo che in tutti esso aveva agito favorevolmentt~. L'autore, pur l"iconoscendo, come in gener ale si ammette, che le neoformazioni lupose possano spontaneamente subir e una fase regressiva e parzialmente g uarire in via eccezionale, nei casi testè indicati polette escludere siffatta evenienza e riconoscere per effettiva l'in· fiuenza terapeutica del preparato. In un caso di lupus ea:(oliatious, che si era venuto sviluppando lentamente nel corso di 30 anni, il migl!oramento si esplicò con abbassamento dei noduli (;l con la totale scompar-sa dell'infiltrazione in un punto. In un altro caso d1 lupus uora<~: alla pinna nasale destra, con arrossimento cutaneo che saliva fino all' angolo dell'occhio, si veri ficò durante il trattamento una diminuzione del rossore, un a bbassamento dei noduli e, dopo il distacco (l) v. pag. 667 (fascicolo di maggio c. a.) di questo giornale.
RIVlST.o\. Dl rERAPEUTICA
989
d'una crosta, la formazione di pelle normale. In un'inferma della stessa ~pecie n10rbosa si o servarono fenomeni quasi guaii ai preceJenti. e ~a, dove l' influenza medicamentosa del caotaridinato di potassa dest? ~iù _speciale sor~resa fu in quel pie~!~ infermo, di cu1 già Il dott. ~aalield aveva fatta prehmmare presentazione all'assemblea, nella toi'nata del 4 marzo. II prof. Liebreich, senza entrare nuovamente nelle modalità del metodo da lui seguito, si Iimìtò anzitutto a dire che tutti i suoi infermi avevano tìn'allora sopportate 18'1 iniezioni ipoderroiche, e che soltanto tre volle si era osservata in essi albuminuria, scomparsa con sospendere per breve tempo la cura. Il confronto che si potelte fare ad occhio, con disegni illustrativi, della estensione del lupU8 nel ragazzo infermo, com'era a principio della cura, e della forma circoscritta assunta dopo, rese evidente l'azione terapeutica del nuovo rimedio, al tutto particolare, la quale procede daUa periferia, senza formazione di cicatrice, ma con reintegrazione della cute al normale e con delimitazione di Jeggiero pigmento nei punti gia occupati dai noduli luposi. Dalle propr ie osservazioni fu il Liebreich condotlo a stabilire che, per l'azione a~sai lenta del cantaridinato di potassa sul processo patologico, e necessario continuarne l'uso per un periodo di tempo prolungato, occorrendo altresì una particolare oculatezza per poter avere la norma alla continuazione della cu1'a. All'uopo rammentò come anche altri rimedi abbisognano di moltissimo tempo, prima che la loro efficacia si faccia manifesta a prima visLa, e come, ad esempio, non si cessa dal pratic~re una cura mercuriale, quando all'ollava dose non 8i é ancora potuto constatare alcun visibile eft'etto sulle manifestazioni sifilitiche. Per la straordinaria difficoltà di accertare l'influenza terapeutica del nuovo rimedio sul lupus, era per il Liebreich di speciale importanza il trovare un nuovo me-ledo, che valesse a rendere apprezzabile all'occhio, in modo facile ed evidente, il lento andamento della trasformazione regressiva. Partendo egli dalla dotlrina del Virchow che il lupus sia un tumorP, indovatosi sotto l'epidermide, che può estendersi in
990
RIVISTA
profondità finù alle ossa - ma ciò .accade di rado e tamente- e detet•minare e~tub~ranze isolate !'<Uila su corpm·ea, e che d'ordinario il suo infillrar"'i l'Otto la cute senso orizzontale r~>s ta nascosto all'occhio n urio- co~ì per dettam., della patologia cellulare, negli atti operativi asporta il tumore al di là della zona apparentemente i ferma - il Liebreich ec:co~dlò un metodo ottico, col quale riu!'<cito a riconoscere le modificazioni istologiche, che lupus inducA nella profonditti: metodo, che per dislin dalla diafanoscopia, egli propose di indicare col nome di roseopia (da q;:xv&pòç, apparente), come janeroscvpio l'apparecchio relativo, e~regiamente costruito dai noli bricanti Scbmidt ed Ha~nsch di Berlino. È noto che il corpo umano può essere illuminato per sparenza. Dacché rtsplende il sole ed esistono gli uomini, sarà ben fatta osservazione che, tenendo riunite le <lita cou di es>'o, la luce vi passa a traverso risch.iarandole. Ed è altresì nolo che in medicina si è cercato di uttli~.zare la illuminazìooe per trasp&renza in tutti i possibili scopi, dagli esperimenti di Bruck sulla vescica orinaria e di Heryng sull'antro d'Highmoro, a quelli di Voltolini sulla laringe e di Liicke, il cui metodo si collega all'altro primitivo per di!'linguere l'idrocele del testicolo dai tumori solidi di esso. Anche in oculistica l"illumlllazione laterale è stata già utilizzNta (Helmholtz, R. Liebreich} e recentemente il melo,Jo di Exner, di r ìschiarare il fondo dell'occhio a traverso la sclerotica, è stato adoperato da Lange e von Reuss. Nel lupu11 il metodo di illuminare per trasparenza il punto affetto del corpo. ponendo la sorgente luminosa dietro di esso, eccezione fatta pet• la guancia o per la mano, non è naturalmente adatto a motivo dello spes~ore delle masse, e neanche nei ca~ dianzi eccettuati si per•iene sempr e al risultamenlo d1 di!'tinguere minutamente le parli inferme. Non è poi a dire come non sia da confondere questo metodo con la illuminazione diretta delle ca,·ita, sia mediante la luce r·iflessa, come nel laringoscopio e neH'endoscoplo (Desermeaux, Grunfeld). ecc., sia con int,•odurre la !'>tessa sot·gente luminosa nella cavità, come tlel cistoscopio ad incan-
Dl TERAPEUTICA
t}91
za rlettrica del Nitze (V. pag. 934 ùi questo giornale, deseen · anno 1888) A. din1oc;t1·are la differenza che passa fra tutti i metodi or ntovali e la fanet·oscopia, il Liebreicb si avvalse d• un JllO mpio alla portata di tutti. Si applichi uuo stetoscopio al est: . . dito e lo !'i rivolga contro una sorgente dt luce: s1 vedrà allora un disco piano, di color rosso, proveniente dalla semlice illt:minazione per trasparenza. Invertendo lo speri~ento, osl<ia rivolgendo il dorso del dito coutro la medesima sor<Tente, a !'econda della forza dJ questa apparirà anche un c . d disco piano, t·osso uel centro, ma ctrcon ato da una zona più 0 mE-no giallo-chiara. Il fenomeno è ravvisabile anche con debole rischiaramento. Da questo !'perimento s'impara uanlo l'epidermide sia straordinariamente illuminabile per 1 traJ>parenza: lo strato corneo si lascia aLtra versare dalla luce, forse senza alcuna ritle'5sione interna dei r·aggi di essa, che negli strati più profondi Jell'epidermide è riflessa in vece in oSini verso e, con più forte illuminazione, conduce ad un giallo-dorato rovente-chiaro, ma alla periferia non lascia passare la luce rossa riflessa; al contrario nel centro. la intensità della luce riflessa Qall'epidermide non é più abbastanza forte da impedire il passaggio dei va~gi luminosi rossi. Da questo sper1mento fondamentale il Liebreicb é partito per in•entare la faneroscopitt nel lupus. Or se con una lente s'1llumina la pelle, se ne ottiene un pic0olo chiaror rosso intorno si piano illuminato, il quale chia1'ore s'ingrandisce a misura che si avvicina la lente: e non sJ tosto appar·isce sulla pelle l'immagine luminosa si rende palese una trasparenza, che sara massima, quando si proietta la medesima immagine nella pelle. L' epidermide confinante coLl'immagine è I'ischiarata da un color giallastro-dorato, che é a sua volla crrcondato da un cerchio rosso, poicbè qui non cade la luce al centro, come nell'esperimento coo Io stetoscopio dal difuori Rulla pelle. Perché il fenomeno si renda manifesto, si adoperano lenti che abbiano la sezione necessaria per fornire la luce sufficiente: si può allora con esse proieltarla in un punto del corpo, nel rtuale, quanti più capillari esistono, tanto più rosso
992
RJVISTA
apparisce il rischiaramento. Dove la pelle é anemica il chio è pochissimo rosso, mentre allo stato normale esso stra quasi l<empre un cer·to intorbidamento lattij!inoso. L'apparec<'hto speciale, fallo costruire dal Liebreich per l sl:'me del lupus, consiste in una lente convessa che si trova un tubo cilindr'ico su d'un lato: dall'altro lato é disposto altro tubo a forma di cono con una piccola apertura alla milà, l'altezzt~ del quale é alquanto più piccola della focale della lente. A seconda del bi!'o~no l'inventore si è vito di lenti di diverso foco. Si può anche utilizzare la luce "$Ol!lre per otlenerne un magine intensissima, impedendo la scottatura òella pelle diante una soluzione di allume contenuta in un piccolo piente di vetro, che é annesso all'apparecchio; ma per fare osservazioni comparative, essendo necessario che l fermo e la sorgt>nte luminosa sieno sempre ad e~uale ..... ~........,. dalla lente, il Liebreich si serve d'una piccola lanlE>rna a ca deln stearica, come strumento di azione co~tante. La luce parte da essa si trova a doppia distanza foca1e di due 1M ti, agiscono da condensatori, ed a doppia distanza focale è adattata, sull'altro lato, l'estremita aperta dell'imbuto co avendÒsi cosi sempre una di·stanza eguale per lo scopo ziùelto. Con questo apparecchio l'autore ha potuto e;:plorare tutti punti della pelle e scoprire dove esisteva il tessuto l anche quando nessuno indizio esterno gliene forniva il spetto, venendo inoltre alla conclusione che nE'l traUamen col cantaridinato di potassa l'azione terapeutica nella ma~otgt ranza dei casi comincia dalla periferia. l punti della pelle a fetti da tupus si distinguono bene da quelli leggermente ipt>remki e dalla pelle normale per il loro tra«pnrire rossocesa, cosi che all'osservazione, mentre prima sulla parte l"8 si formava un cerchio rotondo, questo si dilata in senso ovale al limite della trasparenza, per indi spingersi più oltre ne) lupus. Il Liebreich non si appa~ò di esporre soltanto la teoria suo faneroscopio, ma, seduta stante, ne fece l'allplicazione pratica sopr·a un ragazzetto che preseolava una ci catrice
01 TEitAPEUTJCA
993
b. nea al mento, diseretamente iperlrofica, la quale allt-~ pres,.;;ne digitale non i.. velò traccia alcuna di iperemia sotto:tante: col mezzo dell'apparecchio, invece, potelte illuminare : tes;:;uto al rosso-Hc,·eso e !'Coprire così l'e..istenza dellupus 11 <.IiSotlo della cicatt•ice medesima. 81 EJ 8 proposito: è risaputo che il rossor~ del lupu.s resiste in generale alla pres!'ione del <h lo e che f(Uesto mezzo, vale ancbe, in una int·?r·a .. erie d1 ricerche. a far diagnosticare se in un qualche punto del cot·po la circolazione capillare si dilegui più 0 mt>no rapidsme11te Senonchi~. per p;iulitcare esattamente de! ~rrado di iperem•a durante la pt·essione, ad es. in un CSf;O di tupus, non si ha col dito alcun punto d i confronto: epperò, ad ovviare a questo dift>tto, il Liebreich si è servito d'un altro piccolo apparecchio, un compressore di vetro, gia in uso in tlsiolol!ia per giudicare della circolazione capillarP, composto d'un vetro rotondo, incastonato in metallo ma non saldalo,arfine di potorlo sempre disinfettar ben(', e sol idAmente ~c~!'sicu rato ad un forte gambo. Con questo compre~sore ausiliario si può p;iudicare se un lupus ha Yat·iato nella sua vascolarizzazione e far trasparire i punti più profondi della pelle, inecces~<ibìli altrimenti alla luce, come pure osservare se esistono altri punti centrali quando si ·vedono soltanto alcuni noduli. Da ultimo il LiebreiC'h concluse che della sua faneroscopia ha fatto applicazione ad altre malattie cutanee, e cioè alla psoriasi ed atrangioma, e ne ha ottenuto soddisfaC'eoti risultati. Passando ora aJla più recente comunicazione (t:Jiuglio), apparsa nel N. 28 del citato periodico berlinese, riferiamo come il dott. Bogroff, di Odessa, dopo avere spf'rimentato, fino al 2't febbraio ultimo, diversi metodi di cura, senza pro, in una donna di 25 anni, creduta erroneamente infet·ma di faringite sifìlitica, C'he invece per l'esame batteriolog-ico dello sputo si palesò tubercolare, si decise a sottoporla alla cura del Liebr·eich. Nt>l corso di 26 gior ni egli iniettò 26 ùecimilligrammi di cantaridinalo di potassa in 19 volle, e, tralasciando noi di riportat·e le sue osservazioni giornaliere, all'esame della paziente, ratto il 6 aprile, trovò che sul lato sinistro òella fa 63
RIVI~TA
r1nge s'era gia nlteoùla una completa zuar1g1one, mentre commcla,·a non solo ti rl•«fac1mento dei puuti ~iallastrt (tubercoli), ond'era pure ~operta 18 ton,.illa ed parte la metA destra della part>tr .arm6ea po-,teriort>, auche lo :svtluppo d'un procefiso ulceroso. Il peso cor della malata aumentò di i libbre iu 15 a1orni, con rle.~t.-a
bene~ser~ gen~'rale.
Er.co un ca"'O, che SI è evidentemente :,novato del sale latl<linico, in oppo:o;izione at r1~uii.J•t1 terapPuhci al tutto n gA11\i, dei qu~li trattò il dott. Cr·i«afuil1, as:sistenle di di medica a Paler·mo, in una sua uola sugli spertmenti che aveva pralicati in due infer·me tubcrcololiche del prof. l. zalto Rtforma \fP.dira, 27 giUgrJo 1 91). \'1 <:Ar~>bbe da bieLt11re, 10 base alle surrifertle o<>servaz1oni del Lieb r.hc il numero delle iniezioni fM"'e stato trt>ppo esiguo ( t t una l;} u 1:elrallr•a inferma, rla poter m~!tare in modo ndlo ogni valore al nuovo ri1nedio, quaudo invPce pa rr~> eh~ '>l do,·es::,e usarlo a lun~o p.. r l~t sua t>rttleo<:,ma az Ma, quand'anche nelle lubercoi0!-;1 mte1·ne il ml'lodo d1 breich do v ~sse fallir~, resle rebhe c;empre rrovttl(J che t::ue mani na dato sorldisfact.>nti ri~ultati nel lupv11 e che, men n pt3r le tubercolosi ec;t~>r•ne, uccet<sibih. non ~i an ~:or drre l'ultunn parola: onde 8 not J·r&ce di aspettnre ulteriori pubbhcazioni delle esperienze altrui, fatte iu ZIOnt identiche, prrma di esprimarto un quelc::rll"-1 ~udizio merito all'efficncia del cantar,dmato di polac;c;n. G. P
Le oantarlcU nella oura del oarolnoma. - Dolt WoLFf:RT - (Berl kltfl. Woeh ...nsclc , X. 16. pa_. ilh, l 'li). Le prime comunicazioni del prof. Liebreich sull' u-.o ,uo cantaridinuto di potasc;a nella rura ,Jella lubercolc ·SI !aneli e la1·ingPA induc;sero il ciotl. "\Volrcrt a pubblicare pro r1e ~spericnze c::ulle caolar•dl nel car inom . Nel 1859 si d•vul~ò per le gazzelle la notrzia che t n Ru<:sia poc; ....,.ìes.se un rimedio popolar~ contro il cancro, n r<tvl'lllll><n••• da un cerlo coleottero. Per quanto il predt'lln dottore ro .... e a ·opeeato a procurarsi l'inc::etlo prezioso, le :;ue
DI TlRAPEUiiCA
995
erche ima"l"ro inCrultifere, el allora si d~>cise ad islilu•re tndagHlt col più noto dei coleotteri, la Lytla cestcatorta, come rrurll•' che è poi il più potentt flella specie nella l'IU 8 az 1ooe. l•t!r la ~ostanza trrtlante che conti.. ne Nel 1860, il [lt'Of. Wilms e~tirpò dalla mammella "inistra J uoa ~t.mora un tumore della !rraDdt>na d'una piccola noce, il quale ,i rivo>lò all'e~ame mu.•roscoptco per carcinoma reticolorP Un anno dopo, il dotl. Wolferl operò la medesima -.ignora per recidiva del tumore dr eguale urandeu:a, e, t'lc<:>rdan•ltJSi della --uaccennata raccomandazione empirwa, diede olia pazwnle, per ti periodo dt circa tre me!tt, la hotura li cantaridt. me!"COiala al ,;no canforato in una soluzion~' di gomma, a do'<u cauta, senza che insorge~sero '-intomi 1ii irrrlazione renale. Da quel tempo l'mfer ma, che era vo>dova. es~en•!O:st rimar·tlala, ha partor1to due fl~lt e vtve tuttora !';enza recidiva. );el 1880. ad altra donna, cur era stato e"tirpalo, nell'ospedale A. ugu:sta, un carc•noma della mammella discretamente esteso, il dott. \Volfert somminislt·ò egualmente la nturn di cantaridi per ''ia interna e, dopo sei anni dall'operazione, non vide alcuna ript•oduzione <lei neoplasma ma-
•gno. Nel 18i9 si sviluppò ad unA signora un reslringimento alle fauci. senza causa esterna appariscent~>. Lo stato cachellico dPlla paziente indusse ad ammettere un carcinoma. <;otto la cu1'8 delle cantaridi non solo si art·estò subito 11 prnc~~~o. ma anche la molec;;tJa nel deglutire scemò al punto da per•metlet•e che bocconi ben ma~ticat• potel<sero facilmente arri\"are nello stomaco. L'inferma si è risollcvala nel fisico, ma. avvertendo tuttora il punto ristretto, d1 tanto m lanto •·•cot·re Je:::-idet·osn al r1medio favorilo. Quando, due anni or sono, il prof. Studemund, di Breslavta, ru r er la ~econda volla oper11lo di ca rcinoma aUA regione t•a•·otulea, ìl dott. W olfert propose al Ji lu1 me.Jico curante dott. Perls. pure di Breslavia, di usare il rimedio delle cantaridi. mo purtroppo era tar-li, poicht.> og111 (o;peranza era per l'infermo completameute p~rduta. L'autore aggiunge questa ,ollzto per islabllìre he ru 1uella la pr ma comuntcazione
990
RIVISTA DI TEll.AP.EUTICA
fatta ad un collega. Che se i tre casi da lui trattati cantaridi offrono uno scarso materiale clinico, non è vero che, per la loro natura indubbiamente cancerigna pei favorevoli r isultati ottenuti, fraw:ano la spe...«a di gnarli all'attenzione dei pratici per quegli ulteriori menti, che possono istituirai a provare il valore delri G. P.
RIVISTA D'IGIENE CUNNI:-IGHA~t D. O. -
Su &loUD.e epecle eli baoUU ouJLe111•, oe1ervate a Caloutta. - (The scientiflc memoirs by medicaJ offlcers of lhe army or India, parl. IV, Cal 1891). - (Dal Centralblatt f. Balder . und rara~>lLr:nKani~~«r., IX Bd, N. 23).
In molteplici osservazioni che l'autore s'indusse a fartt sopra varii ca!Oi dJ colera in Calcutta, m0$50 soprattutto dal fatto che nel contenuto intestinale di molli colerosi nou si era mai riusciti a trovar traccia del bacillo virgola, egli afferma di aver studiate 10 differenti forme di co111ma-bacilli. Tre di queste specie (l, 11, ILI} fttrono ri:spenivamente offerte da colerol'i rico,·erali nel 1890 negli ospedali Gener al Medieal College e Sealdah Pauper ; la IV e la V in due nuovi casi ricoverati nel Generalllosp., ed il M ed. Coll. Hosp. offrt l e forme V I, VII, Vlf!, lX, X. Giova notare che l'autore afferma di avere risco!ltrato in due casi distinti una ripetizione della I forma in due colerosi oel Generai Hosp., uno dopo di aver già determinate le ' prime forme, e dopo l'ottava l'altro. L'autore dà qwndi un'assai diffut'a descrizione dei suoi metodi e delle differenti forme, raggruppandole poscia in due
RIVISTA o'tGlE~E
997
~si. alla 1 rima dt'lle quali ascrive la IV, come quella che
c1:n ronde lR gelatina, cresce con straordinaria rapid1tà 8ulle
n tale e non da alcuna !'Eiaziooe colorala con ~tli acidi. p&Tralasciando per amor d• brevità lutto ciò che si rifPrisce Ila forma e all'espello dei bacilli, ct piace di fermarci un po' :ulle conelustoni dell'autore, le quah tendono o compromet~N la teoria df'l Koch, che c1oe il colera sia causato dalla invasione di uno sp..clflco bac1llo Yirgola nell'interno deU'inte~tino Iofall1 «ecoodo l'autore il bacillo del Koch non sarebbe )'unico e oeonch<' 1l ptù frequente d~• bac111i "irgola c•he si riseontrmo sul contenuto intestinale degli affellì di colera. A ~iucliz.iu clell'aulore, Koch non c,arebbe troppo bene io . formato delhi frequeoz.a degli schizomiceti in forma di vibrioni, e la scoperto di Iu1 sarebbe quasi una scelta capricciosa eh uno eli tali lllicrorgaoismi, fatta senza dubbio Jalla frequenza onde egli ha uvuto ad osservare dello bacillo nell'orbita delle sue rieerchl·. E a confortare questa sua opinione l'autore ricorre ai seJ.:uenti argomenti: to In molli cas1 mdubbi d1 colera egli non ha trovato alcun hacillo virgola; 20 !n uu caso ne 11scontrò tre differenti ~peCJe, il che drve, secondo lui, indurre nell'affermazione che i comma ha· c•lli non siano la causa della malattia, ma che al contrario questa prepari il terreno ra,•o••evole allo sviluppo di quelli; :-~• In un ca so mancù l~t reazione con gli acidi, sicché ,Jifflcilmenle sarebbe permesc:;o di ammettere che questa f~>rma abbia le sle$Se proprietà tossiche delle altre tre forme; 4• Finora a nmno è r1escilo per mezzo dei bac11li del colera riprodurre la malaLtia. L'autore dunque ammette che i comma-bacilli normalmente ospitano nell'intestino, che durante la malatt1a viene loro pr eparato un p1ù favorevole terreno di cultura, e che, se· condo Circostanze varie, questa, quella o varie speCie possano svolgersi e prosperare. Per ulti1oo l'autore 10 relazione al proprio conviocimenl•>, passa a deJuzion1 pratiche, che riguardano soprallullo le quarantene. lovero, egli dice, poiché è mostrato che nelle
998
RIVISTA
Indie il colera non è legato ad un unico bacillo e che sia sto che produca la malattia impor tata in altri paesi; e }'V'""•._ nelle Indio e probabilmente anche in Europa il colera A compagnalo ds più differenti forme di bacilli, le quaran possono ritenersi inutili, sslvo non sia dimostralo che suna delle forme si trovi in Europa. L'esistenza di un ma gior numero di forme di bacilli virgola. anche dovendo am. mettere questa classe in rapporto cas uale col colera, trebbe oeces.~ariamenle indurre nel dubbio, secondo l'autor•e, se uoa !!enerale epidemia del colera non sia piuttosto fond ata su un11 diffusione di circostanze. le quali favorireb• bero l'intera classe più che l'una o raltra specie. Ora noi, ~enza entrare in j::iudizi sulle aflermazioni dell'autore crediamo opportuno aggiungere che in uno studio re· ceote fallo sul colera di Massaua e che verra pubblicato nel prossimo fascicolo del nostro giornale, il dotl. Pasquale ha confermato la presenza dello spirillo di Koch sia nelle deìe· zi oni, sia nelle acque di Ghinda. Il dott. Pasquale accenna alla possibile esistenza di varietà di spirilli colerigeni che, senza scostarsi punto da quello sco· perto dal Koch, presentino piccole differenze fra loro, rilevabili solo ad un esame comparativo. Cosi egli ha potuto con· statare cinque di queste varietà nelle deiezioni di un coleroso a Massaua, le quali non descrive, perché alcuni dei piccoli caratteri differenziali da quest'autore riconosciuti, variano già d a una in nltra generazione A parte la forma IV del Cunningham, la quale certamente non ha nulla di comune con lo spirillo colerigeno.} perchè non fonde la gelatina, molto pr()babilmente le altre forme des:crille dal Cunningham debbono, cosi come ha fatto il Pasquale, ri· . guardarsi come varietà, forse anche artificiali, di spirilli cole· rigeni, il che infirmerebbe tutte le sue conclusioni, non escluse quelle sulle misure quaranlenarie. T. R.
n'IGIE~E
999
,.ua morbiUtà e mortalità d1 tifo nella guamlgione 41 catania in rapporto al moYimento del tifo nella olttà. _ Nota del prof. E. DI MATTEI. - (Annali dell'istit~J,io d'igiene sperimentale dell'università di Roma, nuova serie, vol. 1, fase. J). Lo $tudio della morbilità e mortalità delle guarnigioni preoccupa molto da vJcino oltre i medici mihlari ancbe gli i!lie· ni~ti per lo studio delle cau~e dei morbi iufetlivt e per la protì)assi rclati va. Le notizie sul movimento del tifo nella guarnigione di Ca· tania rautore le attinse dai registri dell'infermeria pr e:::idiaria del comune. e cominciano dal1880. Altri dali relativi ad un settennio precedente (1871-71) li ricavò d<> i r egistri generah che si conservano nelle infermerie presso i corpi. e nell'ospedale Vittorio Emanuele p resso il quale ~i conservano tutti i registri annuali di mor bililà e mor·· t,alità dell'ospedale San Marco ove allora venivano ricoverati i militari della guarnigione con malattie gravi. Nel settennio 1871-i7 entrarono negli ospedali civili ed ammalarono nelle infermPrie dei corpi 147 mllilari per tifo, dei quah 14 morirono. Nel sellennio 1880· 86 entrar•ono nell'infermeria presidiaria 198 malati per tifo, dei quali 17 soccombettero. Tenuto quindi conto della forza media annuale, la morbililà media annuale nel primo settenoio sar ebbe di 21; la mortalils media annua di 2; nel secondo settennio la morbilità sarebbe di :20 e la mortalità relativa di 2,4. L'autore fa po1 constatare: 1° Che anche per la guarnigione sussiste il rappor·to osservato nella città e nt'lll'vspedale ft·a morbilità e mortalità. La curva della mortalità segue le stesse oscillazioni di quella deliA morbilità; cioè A mano a mano che cresce o diminuisce il numero dei malati così cresce o diminuisce il numero dei cieceSSI. 2" Che quanto più cresce o diminuisce il numero dei casi di malati e rispettivamente di morti in città, analogamente tanto più aumenta o decresce il numero di malati e dei morti all'ospedale civico e all'mfermeria pr esidia•·ia.
1000
RIVISTA
Da ciò, come conseguenza pratica, risulta che in generale in Catania il movimento del tifo nella guarnigione è indipendente da quel complesso di cause che possono determinare lo sviluppo di questa malattia nei luoghi dove esiste agglomerameolo di persune, come nelle caserme. La mortalità annua per tiro della guarnigione, consideran. dola complessivamente per i dutl settenni, é di 2,2, quella dello spedale civico per tutto il ventennio è di 8. Allo scopo di sptegare perchè, con pres~oché identica media di morbilil~, ne muoiano presso i militari quattro vojte di meno che nell'ospedale di città, l'autore dice che uella guarnigtone, attesa la vigilanza e il rigore mtlilare, nulla sfugge all'occhio del medico esperto, e qualunque sia il grado di malattia da cui può essere un mililaee colpito questi viene lenul<• iu osservazione e all'uopo inviato all'infermeria. Cosi presso i militari ~i hanno casi gravi e leggieri tutti calcolati e quindi una diminuzione nel computo della mortalità generale di tifo, mentre nell'ospedale civico si !'!anno in massima parte dei casi gravi, e quindi, a parita di morbiht.à, una peecentuale maggiore di morta.hta. L'autor·e fa da ultimo un confr onto Lt•a le cifre di mortalità per tifo nella ~uar·nigione di Catania e quelle di lutto l'esercito, giovandosi del lavoro del maggiore medico Sforza sulle malattie d'infezione del nostr·o esercito. Da questo confronto risulta che la media di mortalità nella truppa di Catania è quat"i uguale alla media massima data da lullo l'esercito (2,50 p. 1000. Relativamente alla morbilità si nota invece una differenza: infaW la media dei rnilitari di tutto l'esercito curati negli stabilimenti sanitari militari fu di 6,68 p. 1000 della forta media, mentre che a Catania la media di morbtlità dei due settenni salì a 29 p. !000 della forza media! Riassumendo: t• il tifo nella guarnigione di Catania eispecchia fedelmente le stesse oscillazioni del movimento generale di tifo nella città; 2" la media di morbilita e mortalità nella guarigione è elevata come quella della citta ed è superiore alla media delle altre guarnigioni.
100 1 JDovtmento del ttto 1n Catania. dal 1866 al 1886 1n l'apporto ad a.lounl fa.ttorl fl111ol e alle oondtztonl •a.ntta.rle della città.. - Studio epidemiologico del professor E. D1 MATTEi. - (Annali dell'istituto d'igiene sperimentale dell'u.nioersità di Roma, nuova serie. vol. I, fase. 1).
11
L'autore fa, per il primo, uno studio completo sul tifo addominale in Catania, dal quale risulta che la media generala della mortalità annua di tifo dal 1866 al 1886 calcolata per 100000 abitanti é di 203: media assai grande che non é mai stata raggiunta rlalle più malsane città del continente e dell'estero. Sole )fonaco nelrepoca più funesta della sua fam.a (1851-;}9) ebbe una mortalità media di 210 per 100000. Quanto alla frequenza della mortalita nei riiversi rnPsi dell'anno risulta da questo studjo che il massimo cade costantemente in agosto (21,06), il minimo in febbraio (1 l,05): questi dati sono in opposizione a quelli trovati da altri autori in altri luoghi e dimostrano una volta di più che non si può a questo riguardo stabilire una legge generale costante per tutti i paesi, per lutti i climi e per tutte le stagioni. L'autore non nega però l'influenza delle stagioni sulla mort~lità, specie in t'apporto col caldo e colla pioggia; anzi dimostra con un diagramma, che la mortalila in Catania è in ragione diretla del caldo, e inversa alla quantità di pioggia. Anche l'abbassamento della falda acquea sotterranea spiega sulla mortalita qualche influenza, ma non si può asserire chP essa sia sempre in rapporto diretto colla quantità di acqua piovuta, avendo alcuni autori (Volger, Hoffmann) dimostrato il contrario. La mortalita e la morbilìlà, come fu gia trovato per Monaco e per Dresda, così si é riscontrato anche in Catania essere in proporzione diretta: aumentando cioè o diminuendo il nu mero dei malati, aumentano o diminuiscono sempre i ca~i di morte tanto negli ospedali quanto nella città. Ricercando da ultimo le cause che procurarono a Catania il suo triste pt•imato, l'autore crede siano da attribuirsi: 1• alle calli ve qualità delle acque potabili, tanto quelle nei
canali che quelle nei pozzi: 2" al pessimo sistema di fognatura o pozzi neri che permettono delle filtrazioni nel suolo, tanto più che questo é asciutto, poroso ed eminentemente permeabile. Nell'intento di provvedere al risanamenlo di Catania fu recentemente progettato dal Municipio un piano regolatore per la sistemazione delle acque e delle fogne che si spera potrà essere presto effettuato. Intanto, per munificenza di un privato, la cillà si è provveduta in questi ultimi anni {dopo il 1886) di un'acqua po · labile pu••issima che viene bene condottata in citt..à e che ha già dato buon• risultati dal punto d1 vista dell'igiene.
VARIETÀ L 'emeralopia.
Il dott. Venneman di L•mvain, accennando ad una eridemia di emeralopia, descrive i t·eperli ottalmoscopici, ed io !"Ono ben lielo di ~onstatare essere esattamente gli stessi che rilevai a Jenikoi nel 1856 (marzo-aprile) in diversi individui inviati in cura in quell'ospedale sardo dalla Crimea, e n~>l 1864 al campo di S. Maurizio (agosto). Specialmente notò l'edema leggero peri- papillare e lungo i grossi vasi retinici. Egli dice che col ritorno della vista svanir ono questi segni insensibilmente; come io notai pure, ma constatando anche che il ritorno della visione spe!"sO precedeva il ritorno dell'apparen7.a normale del fondo relinico. Anch'io avevo notato che la cecità non era in tutli assoluta, ed anzi fu per ciò che proposi indicare la malattia col nome di nictambliop!a. Dominato però da influenze fiscali troppo accentuate (clte naturalm•·nte gli auni e l esperirn<.a mi b»nno permesso di profondamente nel st>guito modiflcat•e), ullora
VARIETÀ
1003
·tenni od almeno sospettai simulatori quelli cbe dall'acri mpamento sulla Dora presso Torino l'i erano recati in
:~ltà per vedere la luminaria dello Statuto, bencbè diversi
1 rientrare al campo camminassero a braccetLo d'un com-
aanno. Pùi da me stesso mi persuasi delle gr·adaz.ioni di~e;se della lesione funzionale, come oggi appunto nota il
Venneman nella sua comunicazione all'Accademia Reale di medicina del Belgio, nella seduta del ùì 30 dello scorso moggio. B.
RIVISTA BJBLI OG HAF ICA ----:~--
Belazlone sulle condlzloDi sa.Dlta.rte del oorpl della. a.· marlDa durante l1 trtennlo 1887-89.
Dati essenziali: Forza media assoluta N. i5587 (compresi gli ufficiali). Morbosità ..... Nel tr•iennio N. 22800 (11023 negli ospedali principali e succursali, 11786 negli ospedali secondari delle regie navi), dei quali 5370 recidivi. La media annuale fu quindi di ~88 ammalati per 1000 uomini. Gli ufficiali diedero alla morbosita un contingente di 223, il personllle delle macchine 4~17, le altre categorie tutte 18169. Giornate di cura: ascesero neltriennio a f>00i28 e quindi in media 166809,33 all'anno, donde una durata media delle cure di circa 22 giorni. Furono esentati per lievi indisposlzioni nel triennio 41098 in· dividui = 876,96 p. 1000 della forza, e cioè 229 ufficiali, 7200 del personale delle macchine, 33576 d'ogni altra categoria ..... Con 163lo7 grornate. La morbosità complessiva ascese quindi a 63817, vale a dire a 1364.74 maiali per 1000 della for za; con 663585 giornate.
1004
RIVISTA
Perdite: nel triennio ascesero a 483 riformati e 144 morti e quind1 10,33 p. 1000 all'anno per riforme, 3,08 per morti; l& riforme da causa del ser vizio furono 35, le morti 3, in tutto. Malattie principali: Febbl'i eruttive 331: Nel triennio: risipola 83, morbillo 189, ~carlattina i4, vaiuolG 7, varicell8 38. , Morbi tific1 249: D~>rmotlfo 4, febbricola 69, ileotifo 156, meningite cerebro-spinale 20. Morb1 mala•·ici 661: Cachessia palustre 31, febbri malariche 630. Morbi d'influenza 267: Influenza 65, parotitidi 202. Morbi esotici 718: Colera 8, dissenteria 36, febbri climatiche tropicali 674. Reumatismo: articolare 873, muscolare 23!. Insolazione 7, alcoolismo 1, alienazione 63. Bronch1te 2306, bronco-alveolite 43, broncorragia 4i: Tubercolosi V, laringite 44, pleurite 136, polmonite 147. Ernie 213, enuresi 29, otite ed otorrea 204. Tenia 78, venerei 579 ~, scabbiosi 206. Morbi oculari 796, le8ion1 violente 1.801. Il numero mag~iore delle riforme fu causato dalle ernie (134), quello delle morti dalla polmonite (24), dall'ileotifo (12), daliA meningile cerebro-spinale (10). Queste poche cifr·e che accennammo più che altro per aver modo di annunziare la interessante pubblicazione, non danno di essa che una ben monca idea; ma non ci è dato B. pella natura stessa del lavoro fare di p1ù.
BIBLIOG~AFICA
~005
Nota sulla BaoooUa di 4lsposlz1ont regolamentari riguardanti l'igiene mtllta.re pubblicata dal dott. Ferrante, pel dotl. MAli:STRELLI. È una vivace rivendicazione, perchè il Fe1'rante riprodusse dei brani di lavori del Maestrelli senza sempre citar·to. Ora è certo che il Ferrante non ebbe la deliberata intenzione di ciò trascurare ... .. In un libro del genere di quello da lui compilato le citazioni fannosi a semplice scopo di constatare il ca· rattere ufficiale di una daLa disposizione, o per dare a certe ossen•azioni e proposte l'autorità di un nome: è qùindi di necessità citare l'autore, non il traduttore, il riduttore:, ecc.; ed i brani incriminati sono appunt.o traduzioni, riduzioni a specchietti, ecc., d'opere altrui. Del resto gli scritti del .Maestrelli vanno per le mani di tutti i colleghi e tutti saprebbero rivendicargliene la proprit1tà. se fosse del caso. L'amor proprio può far veder gro!:lse cerle questioni in verità piccole; sara sempre meglio però districarle jn famiglia con un po' di reciproco rispetto e reciproca tolJe.ranza ..... Il pubblico non le giudi~a mai con sufficiente ~quita, anche llerchè è un errore il credere se ne interessi molto, e neppur B. tanto da compemsare il fiato e l'inchiostro sprecato.
L'lstrumentario e la tecnica chirurgica pel seni naaaU, per il pro f. V. CozzoLINO. È un breve scritto, 1llustr·ato da opportune figure, sulle specialita alle quali l'egregio professore dedicasi indefesso e che costituiscono l'oggetto della abituale sua pratica. B.
La terapia ollnloa del dlfteriol, dello stesso. È un'eccletica sintesi dei migliori lavori sulla maLaria, con una elaborata critica degli ultimi metodi di cura, ed un .riassunto basato sulle -osservazioni cliniche relative. Discute con pratico senno la questione della tracheotomia, della in.tubazione, ecc.
1006
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
L& tubercolosi lntestlD&le, pèl dott. PETRECCA. È una breve, succosa, ma pur abbastanza compiuta grafia, che disculP di questa ribelle forma di manifestazione del tubercoloso infru•nanlenlo, con un cenno delle scarse risorse curative relative, anche delle più moderne non esclus8 la cura Koch; che però tutle accenna e pare fidente accetti senza riferirsi ad alcun relativo fatto sperimentale.
Perohè l1 l&las•o fosse già pena m.tllt&re lgnomtnloa, - Nota del prof. ALFONSO CORRADI. È un lavoro di el'udizione, di storica critica, che ru possibile all'illustre autore del quale é nota l'a.->sidua eccietica la boB. riosità nei rami tutti delle mediche discipline.
N ECROLOGIA
-
O~v . Cel&re BernarcU, magglore-medloo. -
Parole dette sul feretro, il giorno 8 luglio, dal maggiore medico P . brBRIACO.
Siami concesso di pronunciare poche disadorne ed impreparate parole sul feretro che ci sta dinanzi, intese non già a fare l'elogio dell'estinto o ad enumerarne i modesti ma pur importanti servizi resi nella sue lunga carriera medicomilitare, ma soltanto a dargli restremo saluto dei suoi colleghi delrel'ercito. Cesare Bernardl appa rtenne a quella eletta schiera di giovani che, in quell'anno memorabile nella storia d'llalia che fu il 1859, corsero dall'università sui campi ùi Lombar-
NECROLOGlA
1007
Jia ad offrire il propr'io sangue per la redenzione della
patria. Egli, nella modesta cerchia di medico militare, fece sempre il suo dovere senza pompa e senza iattanza; e seppe ancbe essere intrepido e valoroso soldato. N'é prova la decorazione concessa ai prodi, la medaglia al valor militai'e, che gli brillava sul petto. Amante del vero e del bello e dotato d'ingegno pronto e versatile e di una memoria prodigiosa, seppe acquistare una estesa e svariata collura. Fu, non solo medico distinto e coscienzioso, ma ar tista appassionato; e se i suoi molteplici e gravi doveri professionali non gli ::onsent;rono di seguit'e 8 di coltivare pienamente le sue inclinazioni artistiche, rie· sci nondimeno colle sue belle e spesso inspirate poesie a rivelare tutta la schietta giovialità del suo caratter•e, tutta la fine, festosa e non mai volgare arguzia della su11 parola. Cesare Bernardl, sotto la scoria dello stoico e del disilluso di cui sovente si piaceva c.o prirsi, nascondeva un cuore nobile e generoso, un animo delicato e gentilE!, un carattere saldo e leale. F u una di quelle nature privilègiate per le quali gli anni lasciano bensi delle rughe sul volto e portano la tinta argentea sulla chioma, ma non intiepidiscono alcuno degli entusiasmi e non s trappano alcuna delte illusioni giovanili. Epperò egli restò sempre nella primavera della vita anche a 58 anni ! Per tali doti di mente e di cuore fu circondalo dovunque da una calòa aura di simpatia e non ebbe che amici. E quando, col grado di maggiore medtco spontaneamente si ritrasse dal servizio militare, nel quale avrebbe ancora potuto degnamente raggiungere più alti gradi, destò un senso (,li vivo e sincero rincrescimento nelì'animo di tutti i suoi colleghi, che egli poi non dimenticò mai anche negli agi e nelle disl!·azioni della vita privata. lo ricordo colla più profonda commozione il giorno, non remoto, in cui, sentendosi venir meno la vita sotto il peso del crudo morbo che doveva ìmmaturamente troncarla, volle vedere tutti i suoi vecchi amici residenti a Bologna; e Ii Mlutò colla CO!lvìnzione bensi
1008
~ECRO LOGI A
dj non più rivederli, ma colla calma e colla inlrepidezza
son proprie degli uomini forli. E non solo i t:~uoi a amici e commilitoni egli amava, ma amava oltresl e d'~in tenso ed inalterato amore, l'e~erci to ed il corpo sanitario militare, al quale si gloriava di appartenere e di cui volle portar la divisa fln nel sepolcro. Ed ora, o mio Cesare, r iposa in pace ed accogli il supremo vale che ti porto a nome dei tuoi antichi colleghi i qllali, ne sii certo, avranno sempre un flore per la tua tomba ed una lacrima di sincero rimpianto per la tua cara memoria !
Il Direttore
Dott. FELICE BAROFFIO generale medico.
11 Colla boratore per la R.• Marine.
11 Redattore
GIOVANNI PETELI:A Jled.Uo di f& elaue
D.• R IOOLFO LIV I
NuTil'il FEDERICO, Gerence.
Cap ita-o medico.
U:EMOR.IE OR.ICtiN.AL:Z:
GABINETTO BATTERIOLOGICO DtLLA R.a MARINA JN MASSAUA
RICERCHE BA'ITERIOLOGICHE SUl.
COLERA A
MASSAUA
CONSIDERAZIONI IGIENICHE PI<R
-Era tradizionale il conYincimento di una certa jmmunità: che Massana aveva sempre goduto pel colera; ne parlnano i viaggiatori, ed è stato ciò rilevato ancile nelle relazioni statistico-sanilar·ie: pubblicate dopo l'occupazione italiana. l.a notizia, quindi, della sua comparsa sorprese 'dolorosàmente, e destò in tutti grande meraviglia, mentre il rapido decor·so e il modo di diffondersi dell'epidemia, a focolai, davano a que· sta un'impronta non comune. Esporrò qui appresso quelle ricerche, che, in tale occasione, ho avuto opportunità di fare, per l'interesse ch' ess.e possono avere non s.olo sotto il punto di vista dell'igiene pubblica, ma anche della epidemiologia. Ricerche sull'uomo. - L'occasione di procedere a ricerche sull'uomo mi fu genti~mente offerta, verso la fine di febbraio ultimo scorso, dal collega, signor MACCAGNO, direttore di que· st' ospedale civile. Sebbene non fossero state numerose, 64
1010
RIC&RCHE BA'rTERIOLOGICRE
perchè questo ritorno dell'epidemia fu a )1assaua soffocato in snl nascere, pure, pel risultato che esse diedero, e trattandosj di un primo caso, non sono prive d'importanza (1). Naturalmente, furono adibite per la ricerca le deiezioni alvine, e di queste, mediante una grand'ansa di platino sterilizzata, furono presi cinque saggi in brodo diluito. La prova del GRUBER e dello Scaon&LIUS, per un pronto esame, riuscì positiva: le culture in gocce pendenti, preparate dalle pellicole sviluppatesi alla superficie del brodo, mi mostrarono numero.sissimi bar.illi a forma di virgola, in nn movimento assai ''ivace alla parte periferica di ciascuna goccia, quale si osserva col vibrione col.erigeno. La reazione dell'indolo (Cholera-roth di BuJwlo e DU!SHut:) non mi diede però risultati spiccati, non fu decisiva. Invece, col metodo, certo più sicuro ed esatto, delle rpiastre di gelatina in capsule di P&nu (3 per ogni saggio), già dopo U. ore. alla temperatura media di 20° C., ottenni lo sviluppo di numero5issime colonie, la maggior parte delle quali, osservate dopo 36 ore, riproducevano la f,mra e l'aspetto tipico di quelle delvibrio ch.olerae asiaticae. La forma. la colorazione dei microrganisnù che le costituivano, l'aspetto caratteristico delle cul ture in tubi di gelatina e su patate, su agar e in brodo, la reazione dell'indolo, che, con Je culture pure in brodo diluito, si presentava chiarissima, confermarono pienamente la diagnosi di colera (2). L'opinione adunque, fondata sulla tradizione, di una certa immunità che Massaua gode\ a pel colera, se prima sembrava inverosimile, trovandosi questa plaga proprio sulla marcia, ( t ) L'ammalato, un E11ropeo, mon olopo alcuni giomi nel suddetto ospedale.
(i ) Due culture in agar furono spedite, con le debite cautele, al Ministero di marina.
SUL COLERA A MASSAUA
che seguono d'ordinario le epidemie dalle ·rive del Gange in Europa, al presente, sia pei dati clinici, sia anche pei risultamenti della ricerca batteriologica, non può essere più accettata. Qui è opportuno accennare brevemente ad alcune osservazioni da me fatte nel corso di queste ricerche. [onanzi tutto giova rilevare che, per quanto utile e quasi indispensabile sia qui il servirsi, per le -colture piane in gelatina, di scatole di P.&TRI, pure queste non sono prive d'inconvenienti; soprattutto per~hè, non riuscendosi con esse ad ottenere una disposizione eguale della gelatina e in u~o strato ugualmente spesso, oltre alle ragioni dovute alla maggiore o minore densita delle colonie, alla temperatura ambiente, a condizioni peculiari del piccol6 territorio di gelatina in cui queste si sviluppano ecc., ne seguono alcune diver·sità nell'aspetto delle colonie, talvolta abbastanza notevoli, cbe, come nel caso nostro, farebbero credere all'esistenza di varietà di comma-bacilli . A me, per esempio, accadde di classificarne cinque. ma mediante ulteriori prove e riprove, ebbi a convincermi poi, che tale classificazione non aveva una base abbastanza solida, imperocchè, non lutti, ma certamente alcuni dei caratteri da me stabiliti differivano già da una in altra generazione. Varietà di colera, che si allontanano dal tipo normale, per una diversa frequenza dei lunghi filamenti a spira, per una più o meno rapida fusione della gelatina. e per una tinta più o meno sbiadita delle colonie, molto probabilmente esistono; elle queste varietà spesso debbano mettersi in rapporto con la vita artificiale, cui si sottopongono questi bacilli per conservarli, direi con un certo slato di decrepitezza dei medesimi, è molto probabile. Fra gli ·innesti da me fatti in gel:\tina, per esempio, ne ho qui presente uno, if quale, mentre
< 1012
n Lt:ERCilK BATIERLOI..OGICUE
due mesi fa si s,iJuppava sempre in modo tipico e mao ora, già per due successivegenerazioni, mi dà semplicemente caralteristit:a fusione a bolla d'aria della gelatina, che mente progredisce, senza che si possa constatare uno svii molto appnriscenle della cultura. Tuttavia ul presente, le dillìcoltà che ho qui incontrate per potere ~tabilire le cole gradazioni o sfumature eli caratteri fra l'una varietà l'altra, io non potrei pronunzianni sicuramente sulla esi:stenza. E per le stesse ragioni ho dovuto, almeno per abbandonar·e l'idea di determinare altri cinque microrgnnisuai certo non comuni , che ho isolati dalle stesse ùeiezioni. Riguardo poi alla reazione del CholmL-roth di BunvtU Ou~HAll , che ho qni sperimental.a su vasta scala, ho d constatare quanto segur: ,o Quando il colera si tr·ova in mescolnnza con al.lri crorgaoismi non solo delle feci, ma anche dell'acqua, spesSò essa manca; 2° Inoltre manca talvolta, quando la si esperimenta culture pure di colera, soprattutto se siano mollo giovani; meno io con culture di '30 ore in brodo diluito non seiJ'l.nr•; sono riuscito ad ottenerla, laddove in precedenti gen"''""'"n'n" essa si era mostrata, o viceversa; 3° Col MnscnNIKOt<'t' non è mai mancata. è stata sem pronta e più spiccata, anche quando le cuhure erano gio' a nissime, di 14 ore appena; onde io ciò potrebbe ammeuersi un altro carattere differenziale fra questo microrganismo e il vthrione colerigeno, coi, secondo il PFEJFFBR , tanto Sllmiglia. 4° .AvendQ sperimentata questa reazione, con risollalo negativo, su tulli gli altri microrganismi da me qui isolati, posso, anche per mia espet·ienza, aJrermare ch'essa, quando si manifesta. è prova sicura della presenza del colera o del 1\fETSCIL'ilKOFF;
SUL COLE.IU .\ JlASSAUA
IO l !l
Lo sua incostanza può stare in appog~o;io di (IUnnLo ho nc,·eonato di ~opra !'ulle modilìcbe, che può subire il colera , S'tluppandost in mezzi di cultura artilic1ah. Ricerche sulle acque. - Il fallo ic;Lesso che l'epidemia dal· l'tnterno ,j et·a diffusa Jioo a noi, indicava maoife.;tamente do'e fos,ero da ricerrarsi le !'Orgenti dell'infezione. e vi richiamava maggiormente r a:tenzione dell'igienista. r erso quelle località, dove l'acqua non f•t Lroppo difeLto, e ~i r:tccoglie in pozzi o pozzanghere, presso t quali a rentinaia sono morti i colerosi, era facile che rosse sopravvissuto ancora il !!erme del colera, a minaccia d1 nuove epidemte. Onde un'analisi hatteril)logica di qoel le ncq ue e del suolo circo~tante s1 rendeva indi5pensabife. e n me ri11sciva gradito l'averne ouenuto il permesso. Falli bene accertali avevano per vero dimostralo, che gran numero cl' tndividni erano stati aLLaccati dopo essersi dissetati a certe doLe acque, la soppressione delle quali vicevet•sa a\ eva notevolmente diminuito e perfino troncato il numero dei casi. Non solo dai signori colleghi del R. Esercito, che mi sono stati larghi di cortesie in que'llo mto pellegrinaggio scientifico, ma benanche dagl' indigeni ho potuto raccogliere molti di c1ue~ti fatti. i quali concordemente appunto dimostrano che, ~oprattotto io certe località dove l'epidemia ha fatto un nomero straordinario di vittime, l'acqua ne è stata il principale "ekolo. « Tutto tl.lissino bevuto qui, poi morto • mi dice' a ron pieno convincimento una guida, che presi sulln via di Sabagum''· \ Salmtt l'egregio collega CoRRADO aveva pratic.1mente constatato, che perfino le gazose, preparate con l'acqua da lui ritenuta inquinata, erano state un notevole veicolo dell'anfez ione: e ciò, pet· quanto sin scientificamente tlimosLratn. 1)0
f 014.
RICERCHK BATTERIOLOGICHE
l'azione nociva, che ha l'acido carbonico in forti dosi sui bacili i del colera (1), pure non per questo può essere recisamente negato, tanto più se si considera che le gazose erano preparate di recente, e che d'ordinario i soldati le bevevano attaccandosi direttamente alla bottiglia, la quale era stata fin allora tenuta in fresco appunto nella stess'acqua inquinata. La traccia quindi da seguire !l elle mie ricerche è stata stabilita dallo stesso modo di diffondersi dell'epidemia; ond' io mi son proposto: 1° Ricercare nelle varie acque qui in uso e nel suolo umido il -oibrio cholerae asiaticat ; 2° Studiare come dette acque si comportino co n quest'agente patogeno, e subordinatamente per quanto tempo esso vi si potrebbe mantenere vivo e sviluppare; 3° In relazione dei risultamenti delle su indicate ricerche, studiare quali potrebbero essere i provvedimenti igienici più opportuni per scongiurare il pericolo di altre simili epidemie. Le locali là in cui mi so n recato per le suddette ricerche sono: Asmara, Ghinda, Sabergwna, Ailet, Sahati e, per l'acqua di Monkulw, Massaua. AJetodo sr:,guito. - In principio da ciascun'acqua ho prep~rato sul posto piastre in iscatole di PETRI, naturalmente con agar, talvolta anche wn fw;us c1·ispus (PucCINELLI). Le piastre erano preparate con 1, o,•, 0,2 e O, 1 cm. cub. di acqua, attinta alla superficie con un piccolo ERLENMEYRR sterilizzato, e misurata con pipette ugualmente sterilizzate. Sceglieva l'acqua dello strato superficiale, sia per la proprietà eminentemente aerobia dei commabacilli, sia soprattutto per (l) ScALA e S ANP&LICR. - A::ione dell'acido carbonico di$ciolto ntllt acqu, pot<Wìli ecc. - Bollettino della R. Accademia mtdica di Roma. - Anno X VI, t889-91l Fase. VIU.
SUL COLERA A l!ASSAUA
40t5
raccogliere anche il maggior numero possibile di detriti organici, che, nelle acque inquinate, rappresentano altreuante isole galleggianti di questi microt·ganismi. Obbligato a lavorare flll'aperto, sferzato da ogni parte dal sole, l'agar istesso non si solidificava presto, nè abbastanza bene. Le piastre, trasportate a mano e a dorso di mulo nella longa e spesso malagevole trnversala dalle diverse fonti dell' acqua al mio laboratorio in Abd-el-kader, per lo scuotimento l'Offerto lungo il viaggio, facilmente si alteravano; non era quindi agevole ottenere risultati attendibili con questo metodo, tanto più che le colonie del colera su piastre di agar non sono poi così caratteristiche, come vogliono CORNIL e BAB.&S· A~giungasi che, non ess9ndo possibile di!:porr~ in ogni posto di una camera frigorifel'a e di tutlo l'occorrente per le osservazioni, n(In era neanche da pensat·e a far piastre di gelatina. D'altra parte preparando dette piastre nel mio laboratorio da semplici saggi di acqua, raccolti in matt·accelli sterilizzati, andava incontro ad altri inconvenienti non meno ditlìcili a superare, dovuti soprattutto alla straordinaria moltiplicazione di germi saprofitici, che, sollo queste alte temperature, ha lnogo in brevissimo tempo. Sono stato quindi obbligato a trarre parLito dalla prova del GnunER e dello ScnonEuus, seguire cioè un metodo presso a poco analogo a quello tenuto per la ricerca sull'uomo in rapporto al materiale pel momento disponibile in laboratorio. In quattro grossi tubi, contenenti brodo molto dilnito, raccoglieva 1, 0,5, 0,2 e O, 1 cm. cub. dell'acqua da esaminare, e, in altri due di questi tubi, ·f -2 cucchiaini di platino del terreno umido circostante; inoltre in due altri tubi sterilizzati, l'uno contenente poco brodo e l'altro vuoto, versava 15·21> cm. cub. della stess'acqua, che inquinava sul posto
1016 RICERC UE BATTER10L0GICIIE con bacilli del colera in coiLura pura e recente: di questi due tubi l'uno, il 1', mi serviva anche pea· istituire ossea·va.zioni compç~rative o di controllo, l'altr·o, il 2°, semplicembDLe per istudiare il modo di comportat·si del vibrione co/.e.rigeno in ciascun'acqua in esame. Jntine in due matraccelli slerilizza~i prer.dcva un semplice sn~gio di acqua e dj terreno . Dopo 8- ·1 2-18-~4- ore di >ia!{gio Lulli i saggi racco lti in brodo diluito erano rue.;si in istofa a 34°-37° C. e, dopo altre 12-18 ore, dalla pellicola. sviluppatasi su questi, preparava gocce pendenti, e dai piit sospetti inneslafa nuo'fi tubi dj brodo diluito, da cui imrnediat.1mente distendeva piastre di gelatina (::?-3 per ciascun tuh•>), che erano esaminate a brevi intervalli successivi. r primi sa~~i in brodo diluito, naturalmente dopo un allento e ame microscopico, erano sottoposti alla prova del B UJWID e del DuNHA~I. e cosi pure, il giorno dopo. i secondi tubi di brodo diluito. che erano stati ugualmente conservati alla temperatura di 34°-37° C. Analogamente procedeva per l'e~ame del secondo saggio d' acqua arlificinlmente da me imtuinata con colera, dopo avel'lo conservalo, secondo poteva disporre del materiale occorrente, per· Ja durata di 1, 2, 3 a 9 giorni alla temperatura ambiente, cioè di '39°-33° C. Le piastre di ~elati na in qoe:;to caso '3rano preparate anche direttamente dall' acqua. Inoltre dalla ' Less'acqua inquinata preparava, per l'esame in gocce pendenti, e. quando il bh:ogno lo richiedeva, ancne in pia tre, successivamente l'uno dall'altrQ, 4- innesti in brodo diluito, ad intervalli di 5, 1O, 11>. 25 giorni. Adunque per l'esame di ciascun'acqua e terreno ho proceduto, per lo meno, a ~8 innesti in brodo diluito e a 20 culture piane di gelatina in capsule di P.ernJ. cosi distribuili:
SUL COLERA A ~U.SSAUA
1017
lnnesb
P~ !.re
in brodo diluito
Saggi dell'acqua, sul posto . . da cui il)!iorno dopo io media Saggi del terreno, sul posto . da cui il giorno dopo . 1• saggio d'acqua arti(icialmenle inquinata. per controllo. :-:ul posto da cui il giorno dopo . ! saggio tl'acqna artificialmente in· quin:lla, dopo ·1-2 giorni e djppiu . da coi il ~orno dopo io media !• saggio d'acqua artificialmente inquinata, dopo 7-9 giorni e dippiit . da cui il giorno dopo io media. Dallo stesso 2° saggio, ad intervalli di 5, 10, 1:}, ~5 giorni.
di gllllltln&
4. 2 e da questi . l
4
2edal piùsospetto 2
1 e da questo.
,,.... 3
4 2 e da uno di questi 2
3 .$.
.2edauno di questi
2
4-edeventualmente 2
Va da sé che quei microrganismi 1 isolati dalle piast1·e, i quali lasciavano qualche dubbio. erano sottoposti ad uno studio biologico a parte~ il più che possibile completo. Asmara. -Ho preso i saggi dal Po:zo l\". O c dal Po:::o 1Y. i. Il Po.:::o /\'. O, posto sono il forte di Bet-Makà, ò fallo in muratura, perfettamente scoperto= come in generale sono tuui i pozzi, che bo Yisitatì; fra questi però può dirsi il mi~liore, sia per cosL1·uzione, sia pel modo com'c tenuto. L·acqua, che vi si attinge con pompa stabile, è limpida. e ~i mantiene l.llle anche se conservata per parecchi giorni. Ha un::~ temperatura presso a poco identica a qnella am-
RICERCHE BATTERIOLOGICHE
biente, di 19° C. all'alto dell'osservazione, ore 9 a. m., zione appena un po'alcalina. La ricerca è stata negativa pel colera e pel tifo, vi ho scontrato invece parecchi schizomiceti fondenti e sapro.~.......... per lo più appartenenti al genere Proteu.s, e parecchi utu~u.01• 'IJerdognoli, di cui alcuni che fondono, allri che non ronaor1dl la gelatina. Predominava fra tutli un bacillo. che può ti fie arsi al Subtilis (EHRENBERG). Di sm·cine solo poch · colonie e per lo più la sa·rc-ina alba. Presso a poco analoghi risultati mi ha dato la ricerca terreno, che conteneva anche un numero notevole d'n··tnhsn1'tFino a due giorni dopo, i bacilli del colera, da me in stati in dell'acqua, vi si sono mantenuti vivi; a colpo però non sembravano aum'3ntati in numero. Sia per temperatura ambiente, che non ha permesso una osservazione delle piastre di gelatina, sia perchè non ~n.:,rvu<-. neva dell' apparecchio per m1merare le colonieJ non ho tuto stabilire esattamente questo rapporto. AI 7° giorno ho riscòntrato più alcuna colonia di colera, per quanto merose fossero state le prove da me fatte. Invece nell' da me inquinata e mescolata a poco brodo i bacilli del col così con questa come con tutte le altre acque esaminatt;, vi sono sviluppati sempre benissimo .alla superficie e per ghissimo tempo, facendosi i passaggi da tollo a tubo, come stato detto, di 5 in 1O giorni. Il Pon.l N. 7, posto in sotto del campo cintato, presso Circolo degli ufficiali, è fatto di pietre e dj un terriccio n gnolo, come polverino di carbone. li fondo, che attraverso l'acqua, è torbido, e parecchie impurità vi 'Si colgono alla superficie. Con tutto ciò l'acqua, che vi si <>"ll•nm~li!ll anche mediante pompa, è relativamente limpida; con""''.""..... per alcuni giorni, s'intorbida leggermente, forma ndo un 1
SUL COLERA A llAS!'At;A
1019
colo deposito; ha la stessa temperatura dell'altra, solo la rea· zione è un pochino più alcal ina. Quantunque, così l'acqua che il terriccio circostante a questo pozzo, mi abbiano data la caratteristica reazione del Cholera-roth, e siano stati da me osservatìJ con l'esame in ~oece pendenti, spìri llì somigliantissimi a quelli del colera, pure non mi è riuscito di osservarne le colonie sulle piastre, tanto numerose erano quelle rapidamente fondenti la gelatina. Queste per lo più appartenevano al genere Proteus, e propriamente potevano identificarsi al Protellsvulgar-is(HAUSER ), nonchè ad un bacillo verJe. Ho riscontrato anche in quest'acqua un gran numero d'infusor-i, fra cui alcune forme ~omigliantissime ai coccidi. Le colture in hrodo, mas;;imamente del terriccio, tramandavano un odore caratteristico di feci. Tbacilli del colera, dopo due giorni continuavano a vivere in quest' acqua;dopo nove giorni non ho potuto più rintracciarli. Questo fallo ho potuto accertarlo preparando le piastre direttamente dall'acqua, che aveva inquinata. Ghinda. - Qui l'epidemia nel settembre ha fatto il maggior numero di vitLime; talchè al presente lJUesta località è occupata per estesi tratti da sepoltura. l due pozzi, da cui ho preso i saggi , cioè il 1\". 3 e ili\". 4, ~ono posti sul torrente dello stesso nome, l'uno molto più distante dell'altro dall'abitato. Sulle sponde di questo torrente, a volte, e per lo più, arido, a vol~e percorso dall'acqua, si fermano a piccoli capannelli gran numero d'indigeni, in massima parte poveri e nomadi , che spesso, privi di forze e di mezzi di sussistenza., si arrestano sul posto, e vi muoiono. Inollre la Yia, che cammina lunghesso il torrente e spesso l'attraversa, è seminata di carogne di camelli e di altre bestie da soma, che, quando non sono prontamente divorate dalle
1010
RICERCHI!: BATIERIOLOGICIIE
iene e dagli aroltoi . ammorbano l'aria coi prodotti loro putrefaziooe. 1 pozzi sono io muratura e il 1\". l c breg~iato anche da numerose piante. L'acqua vi ~i drrellamente seoz' uso di pompe, e, coo~ervata per ~iorni, s'intorbida le~germenle. Galleggia sulla sua sn un piccolo strnto, non continuo, di so:;tanze organic he, mas:-i ma parte costituito da detriti regetali. La reazione ne legl-(el1nente alcalina, e la temperatura presso a poco · tica a quella dell'ambiente. con piccola difl'erenza fra l' e l'altro pozzo; cosi. alle 5 p. m.. mentre l'acqua del ;y 3 ~egna va 27" C.. quello del Po.;;o JY. ~ 269 C. Con tolli i ~a~gi pre~i. sia dal terreno sia dall 'acqua quf'sti pozzi. ho oueoutn. la reazione del Choll'to-roth, spiccata col terreno del Po::::o tY. 3 e cou l'acqua del N. 4, meno col terreno di questo e con l'acqua di quello; preparati in gocce pendenti. falli dalla pellicola delle culture in brodo diluito, mi hanno mostrato spirilli, per movimento e per formn perfettamente simili a quelli colera: le caratterrsuche colonie però ho potuto o~s sulo sulle piastre preparate dai saggi dell'arqua. Lo ~~ dinnrio numero di fondenti sapro~eni, svil uppatisi sulle stre preparate dai s~~i del terreno. mi ha impedito Ji di· ~uere se su ~JUe!!te si trovassero anche colonie di spir: lli leri1en i. la presenza. dei qual i era resa molto pro balli le J'e~ame fallo in !!OCr.e pendenti, e, come ho dello. reazione del BuJwrn e del DUNUAlf. riuscita positiva (C. ~o. Et.). Fra gli altri microrjlaDismi ho notato, oltre t)uell i ci nelle precedenti analisr. di cui <JUi il ~enere Protn.A:> t'ra predominante, anche varie specie di altri bacilli ed un dente, caratteristico pel suo ~roto odore di popone di uo colorito giallo manone. Il cattivo odore di feci r.n r-rn• u•t..•
SUL COLEI\A A MAS!<AOA
ebe roand:nano le colture io hrodo del terreno. era proprio n~oppor tabtle.
Dopo !O or~, gli ~pirilli dtl colera resistono ancora in , uesteacque, ·ehbene, a quanto pare, non risi moltiplichino; 1 go :,tiorno pero. se non vi "i ~ aggiunto del brodo, nuo si riesce, :~Imeno a me non è riuscito. di riscontrarne più alcuna tr1cria. Sal1rrylwHl. - Le ac11UP di 'luesta località, dove l'epidenua si è òdTu:;a anche notevolmente, di:.tru;rgendone quasi tnlli gli abllanti, appartengono princtpalmenle al torrente drllo ~te!ìSO nome, e van distinte in ncqtM a!te e in acque basse. Le aNJIIP alte si Yanoo a cercnre in due sili di\'ersi, l'uno posto molto addentro in una gola pittoresca, tuua ombreg:!Ìata da alli fusti o ricca di vegetazione spontanea, proprio a stoistra della via maestra, nella direzione dei monti J.mbatoran, e le acque probabilmente vi arrivano dal torrente Dew~t·: l'altro più in su, quast alle fald~ dei monti Danabull, e le acque appartengono ad uo ramo del torrente Saberga1111t. Le acque della gola. si atLingono da nn canaletto di creta opportunamente stahilitovi dai no·tri ·oldati nel sito il più o'Dhreggiatoe na co, lo: hanno uua temperatura di circa 1,5 t:. inferiore a quella dell'ambiente, reazione neutra, e sono perfettamente limpide. ~on 'i ho ri'contrato ,,pirilli cùlerigmi. nè bacilli del tifo. e neanche ho potuto constatarne nel terreno; invece vi sono nomero:.issimi bacilli mobili ~porigeni e fondenti, che pos~nno identilicar i al Bacili w~ sttbtil•~ (EBaENDERG), e parecchie sm·cine, fra cui predomina la lntea. Gli spirilli del rolera, da me inneslativi. ili sono trovati ri,•i 28 ore dopo; non può dirsi però che vi si siano moltiplicati. Al 6° giorno non mi è riuscito più di constaLat'li. 1
1
1022
RICERCHE OA'ITERlOLOGICHB
Le acque, poste più in su, quasi alle falde dei me>nti nabub o Oongollo, sono ancb'esse correnti, più u.v•..v •,•uum delle precedenti, e si attingono diretlamente nel torrente. po' meno limpide. lasciate in riposo per alcuni giorni, mano un piccolo deposito biancastro; hanno presso a la stessa temperatura dell'ambiente e reazione alcalina. guida, che era del luogo, mi faceva notare che tutti gli A sini dopo aver bevuta quell'acqua vi morivano a centinaia sintomi manifesti di colera, laddove quei pochi, che bevuto della precedente acqua, non ne avevano risenti to danno. (Juantunque l'esame in gocce pendenti mi abbia m oltre ad alcuni gros~i infu.sori e a bacilli mobilissimi e a bacilli immobili sporificati, parecchi spi1·illi simili a del cole1·a, pure, nò mediante la reazione dell'indolo, nè lo stu.dio delle piastre mi è stato possibile confermare q st'ultimo reperto. Predominanti sempre le colonie fondenti saprogene, che risultavano quasi tutte di un bacillo, tenente al genere Proteus, molto probabilmente al tJttlgaris (HAUSER). Gli spirilli colerigeni io quest'acqua si sono mostrati fino al 4o giorno, al 9° non si sono più constatati. Le analisi dei relativi terreni hanno dato del pari risul molto dubbi dal punto di rista della presenza degli tlel cole1·a. Si notava in essi un g1·an numero d'in{tt801'Ì: cuni cigliati, e parecchie vortic.ellt. Lo straordinario di microrganismi fo ndenti e saprogeni ha distrullo rap mente le piastre, senza dar campo ad ulteriori osser'""'•n•••·· Le ru;que basse, tuttora io uso, si trovano più verso al confine della cosiddetta Piana di Saberguma, e si gono in un pozzo in muratura, che, dopo l'epidemia, è opportunamente chiuso con tavole fisse, obbligando tutti
SUL COLE.RA A MASSAUA
1023
ttingervi mediante una pompa a mano. La maggior pat·te aerò di queste acque si so!Terma io piccoli fossi, naturalmente ~cavati nei punti più declivi della vicina vallata, i quali al pr,\-1 sente sono stati colmati con grosse pietre. Aspor·tatele, ho reso saggi da quest'acqua, nonchè da quella del pozzo in ~uratura e dal prossimo abbeveratoio, e saggi dal terreno. Dette acque non sono perfettamente limpide, molto meno quelle dei po.:zi scoperti nella vallata, hanno reazione alcalina e temperatura presso a poco uguale a quella dell'ambiente. Formano, stando in riposo, un piccolo strato di dep~sito torbido. Gli esami in gocce pendenti mi hanno costantemente dimo~trato non pochi spirilli simili a quelli del colera; però la prova dell'indolo, per quante volte l'avessi tentata, non mi ha dato risultamenti :>piccati, e quindi decisivi nell.o stesso senso; nè d'altra parte sulle piastre mi è riuscito osservare le caratteristiche colonie del 'Vibrwne cole1·igeno. Yi predominavano invece notevolmente i soliti fondenti saprogeni, per lo più appartenenti al genere P1·oteus, alcuni simili al Subtilìs; parecchi fondenti erano cromogeni, d'un .bel colorito verde. In queste acque gli spirilli del colera possono mantenersi vivi certamente fino a tre gìòrni; dopo 8 giorni non li ho po- ' tuto più constatare. Le analisi dei saggi di terreno hanno dato risullati presso a poco analoghi. In gocce pendenti present.avano spesso lunghi e grossi spirilli, che non mi è stato possibile ritrovare sulle piastre (sp. undula?); i microrganismi saprogeni e fondenti vi erano molto più numerosi. Sia dalle acque che dal t~rreno preparai qui sul htogo anche culture piane con agar ed altre ·con fuet/..S crisp~/..S, che giunsero nel laboratorio in pessime condizioni; con sorpresa, tro-
RICERCHE U.UTERJOLOCJCHE
vai le scntole 10 cui avev<l preparato le culture del te tutte d'un bel colorito ro,..;o-porpora tendente al 'iola F.ra questo dovuto ad un hnclllo con estremità Aro.;~o 0,8 J.L. luogo :~ a i- 11. dotato tl'un rap1do e ,·ivaciss movimento. Dopo 3-4- giorni esso pre ~ enta rorme invol cocco•di. Lo sviluppo ne e rapidissimo. mass1me sulle spicra pel suo colore. cbe. dopo alcuni giorni, diviene nazzo; 1n gelatina e tn brodo que:;to colore si osserva stinto, dapprima solo su~?l i strati :>uperlìciali. Questo cromogeno però si va perdendo 10 successivi 1nnest1, :;e s1 coltira su a()ar j!licerinato. Le coloni e sono grigio- ros5a~tre , rotonde, con un piil oscuro nel mezzo, di aspeuo str iato. a c.ontorno lìnamente striato. Ben pre:>Lo dopo 20 ore fondono la Lina, a.pprofondando~i rapidamente ad imbuto. Le culture "" a~ar, ba~nate con ammon1aca, prendono colorito rosso mauune, che con aeido acetico torna ad ro ·..;o- porpo1-a o violaceo. \tolto probabilmente questo hacillo è identico a quello peno dentro lo stomaco di una scimmia da 1\octt nelle l e perciò dello J111cillu.-; indicu.'l. t iltt. - Le aettue di questo villag~io so n poste lo Gall'abitato. in cima rii una vnllata ricca di \'egetazione Lan ea . Tlanno (;t ma dt acqne medicamentose, tanto che di;:eoi nfTetli da reum11Lismi, da dermatosi e da piagbe vi fl utsrono continuamente, come ad una stazione balneare, mediante aspersioni locali. frequentemente ripetute du il giorno. ::-e ne gio,ano. L'acqua è sorgiva , ed offl'e un temperatura, di 53° C., tanto da non essere sopportabile; ha però. fra le altre, una polla in cui la temperatura è più bassa, ài 390 C. appena. Molta se ne evapora, e ti va che aleggta sulle !'Orgenti, non dà alcun odore. Le carte,
UL COL!RA A lUS AllA
1 0~5
parllle con acetato di piombo, immerse nell'acqua. non mostrano alcuna reazione; qut:~lle preparate con tintura di lacca· rooffa si arrossano leggermente. Quest'acqua è limpida. la.:rtal3 in r1poso. oun forma deposito. non ha alcun sapore, non fa pe:-o allo stomaco. inlìne, raffreddata, potrebbe dirsi un'ottima acqua potabile. A causa della sua temperatura, che :ot Qlllntiene coslanletnente alta, può considerarsi anche come 011 • acqna asellira: onde si spiegherebbe p~rcbè le continue lavande ~iovino tanto alle piaghe. L'aCtJUa. cbe ~ :;ervita IJer queste medicazioni, è traspor131a dal declivio della vallat..1, e si arresta net tratti più tofo~:-:ati , rormando pounnghere, dove i più pigri vanno ad attin~:erla.
fio preso i saggi sia dalle sorgenti più calde che dalle meno cahle, nella quantità perfino dt 3 cm. cub. ln Lotte predominavano cocchi, talvolta in corte catene. solo pocbisstme ~olonie fondenti d'un bacillo, simile al Subtilis, che io go::ce pendenti si presenta\a :,empre :;porificato. ed un altro, che ho subito ricooo·ciuto, pel suo grato odore di J.IOpone, simile a 'luello trovato net saggi del terreno di Glunda. L'esame di quei sng~i, che ho iDtfuinnti 10 laboratorio con cultura pura di colera, e mantenuti nella stufa di Gn-LussAC (w tlifeuo •li un lermo,;tato) ad una temr.~eratura posst"ilmeute costante di 53• C., già dopo i-0 ore non mi ha dimostralo alcuna traccia dei microrganrsmi innestati. Il reperto dell'nonli.si del terreno, raccolto presso una delle s111ndirate pllzzanghere. i• stato del p.trt ne)(ativ(l pel colera, e ha dimostrato ìl ~olito numero straordinario di miaor-)!aui-mt ~aprogeni e fondenti, fra cui qualcl1e cromogeoo ' ' rde. Saltati. - 1 saggi ddl'acqua sono slatt auinti ai pozti in 65
10~6
RtCIRI.H K BATIEIHOLOI.ICUE
muratw·a 1 ' . 4 e JY. .2: quest' uiLimo però era stato me.-~o fuori uso e complelamente chi uso, perchè molto sospetto. CJuesle acque, massime quelle del Po~:rn l\'. 2. cbe contengono anche molto detrito organico, non sono perfettamente limpide; lasciate in ripo~o. formano no depolìilo hiancastro, !tuono reazione alcalina ed una temperatura identica a quella amiJJenLe. L'esame in gocce pendenti, oltre ad infusori. sopratlullo abbondanti nelle acque del l'o::ll A. 1. :;olo io tfueste mi lta mo·trato parecchi ,pirilli, simili a quelli del colera. Questo reperto però oou è ·talo confermato con gli altri mez1.i di ricerca., Al solito sono stati constatati numerosissimi saproliti ùel genere Proletts, cltc potrebbero in massima identificarsi al Jl?·otew; ntlgarù (IIAUSEK), e molli verdogooli per lo pil1 non fondenti. Presso n poco identico è stato il reperto dei saggi del terreno, do\'e, io\ ece di spirilli •dentici a quelli del colera, lw r.on~talalo, coll'esame in gocce, lunghissimi e gro,. i ~pirilli in vivaci,,imo movimento (sp. 11ndula !). lo queste acqnP il vihriooe colerigeno può vi~ere, a q nanto p~ re senz~L moltiplicarvis1, certamente per 3 ;.:iorni ; al 7• noa mi à riuscito piu con:.tat.lrh>. ~ ~•tonkullo. - L'acclua di cruesto, che può dirsi il centro piia popoloso della nostra. colonia, viene incanalata con pompa vapore per Ala~MIIta. do'e scatu risce. quasi continuamente per numerosi rubineui a chiave, da due rontaoe. l'una (H'incipio del 'ill a~~do d1 Tattlwl, l'altra io JIW::~a , , ,-,,,.u,.__ cruasi nel centro di .Jia.\.,cwa. Gl'i ndigeni se ne senono molto più degli Earopei , questi in ma,sima parte con umano acqua distillata. rosi altri pozzi !ro\'ansi a ,i /m•k,tllo, ma l'accrua , che vi si co_?lie. sia perchè poco in uso sia per vizio di costruzione
SOL COJ.!RA ~ \IAS~AUA
4027
c!eUi pozzi. per lo più non murali e scoperti, è di gran lunga inferiore alla precedente in quanto a qualità potabili. l saggi, da me sottoposti ad analisi, sono ">lati attinti alla fontana in Pia.:.:ra Garibaldi. lvi l'acqua è limpida. non forma depo ~ito, ha temperatura di poco inferiore a quella ambiente e reazione leggermente alcalina. Le piactrc di gelatina. stante la vicinanza del luogo, qui si son potute preparare direttamente dall'acqua. Esse banno dato un reperto singolare, inquantochè mi hanno mostrato, in numero non molto notevole, solo un bacillo, che può identificarsi al Sttbtilis (EBRENBBRG), il che è stato confermato anche con l'esame delle culture in brodo. Questo fallo mi t> sembrato molto singolare, e mi ha fatto credere che crueslo h:tcillo in concorrenza vitale con altri schizomireti riuscisse villorioso. rimanendo unico super;;Lite nella toua: il che certamente sarebbe stato molto importante sotto il punto di v1~ta di un inqumamento di quest'acqua da parte deLlli .vpirilli dtl coltra. Senonchè, i fallì mi hanno mostrato che t]ueSii, seùbene non vi :-i moltiplichino. pos· ono resi~teHi certamente per lfl dorata di 3 giorni e. r-ome presso a poro in lulle le altre acque e. aminate. solo al / 0 ~iorno vi si e~tinj!uono completamente. Con l'agJ,tiunla di brodo e per 1nnesti :mcce:;sivi essi raggiungono perfino un pr·edominio sui hac11li dell'acqua, e po::.sono mantenervisi Yivi per lunghisl'imo tempo. Conclusioni. - Oa tutto ciò. che ho fin qui e;posto possono deùursi le seguenti conclusioni: l" Il reperto dei commabacilli di Koca resta confermato anc~he pel colera, testè manifestatosi a ~llassau.a. ! ' Le acque dei Po..:.::i ì\'. 3 e l'i. 4 di Ghinda sono da ritener.5i come certamente inquinate per la presenza del ri-
1028
RICERCHE 8.\ITIIIlOLOGICHE
brionecok·rigeno (t), e l'acqua del Pozzo N. 7 di Asmara e terre~o circoslante a quelli ed a questo come fortemente spetti. Sono dubbie le acque di Saberguma, meno quelle gola in alto, provenienti dal torrente Demas (?), l'acqua Po.z::o l'i. 2 di Saltati e cosi pure i relativi terreni. 3° Nelle acque analizzate non sono state accer~ate prietà nocive agli sptrillt colcrigeni; cruesti infatto pos mantenervisi vivi certamente per 1-3 giorni, però al 7° o massimo al 9' giorno lìniscono per estinguer\'isi. Fanno eccezione solo le acque ~al de di Ailet, in cui, sia per la temperatura. che si mantiene costantemente alta, sia per la reazione l eg~ermente acida. gli spirilli colerigeni non resistono oltre la 40• ora. 4- 0 I precedenti dati, stabiliti in vitro, possono notevolmente variare alle rispettive fonti delle diverse acque, dove, come è stato singolarmente dimostrato, la presenza di sostanze organiche può favorire per lunghissimo tempo, non solo la vita, ma anche lo sviluppo degli spirilli colerigeni. Considerazioni igieniche. - Altri potranno far sentire più autorevolmente ed efficacemente la loro voce in questo campo, nel quale io qui appresso mi limito soh1mente a brevi considerazioni. Risulta dallo studio accurato dei mezzi di diffusione di una epidemia un lat·go campo di elficacissime applicazioni pratiche in igiene; onde l'impor·tanza di queste ricerche. In ~enerale può dirsi che 6/assaua si presti poco ad una grande invasione epidemica; principalmente ne la garenliscono condizioni, che, nel mio precedente lavoro, Sul tifo, ho diffusamente esposte. Fra queste, nell'attuale qojstione, (t ) Oi•graziatamente questo risultato positivo è stato por confermato ancbe dalla pro\a di fatto, essendosi avuti, dopo circa 20 giorni dalla ricerca, casi mortali dì colera per l'oso di quest'acqua.
SUL COLERa A MASSAUA
1029
l'alta temperatura ambiente acqqista certamente una straordinaria importanza: il rapido essiccamento, tanto nocivo alla vita degli spirilli colerigeni, di tutto ciò r.be è esposto al sole, costituisce senza duhbio il maggior presidio contro i! diffondersi di unn epidemia colerica, come. per contrar·io, l'acqua e l'umidità ne possono essere la mag~iore causa di diffusione. Per mezzo dell'acqua, che qui non si trova dovunque, e, in generale. non è incanalata, possono stabilirsi, in località rsolate, singoli focolai epidemici, come difau.o è accaduto, i quali saranno, più o meno estesi a &econda l'uso più o meno largo, che si fa di essa, da individui più o meno disposti a contrarre l'infezione. IJ trasporto da uno in altro luogo, e precisamente da una in altra sede di acqua, del virus colerigeno, difficilmente qui accadrebbe per' altrn via, che non sia l'uomo. Soprattutto i cosiddetti meschini (che rappresentano gran parte di questi popoli, per lo più nomadi), i quali possono essere considerati come altrettanti focolai d'infezione, soffermaodosi, affranti dalla fame e dalla malatLia, presso i torrenti, dovunque trova,;i un po' d'acqua, e iTi consumando la loro misera vita, determinerebbero facilmente l'inquinamento del suolo e dell'acqua, per cui la malattia si diffonde. Infine la diffusione dell'infezione in ciascuna di queste sedi, che va trasformandosi io foc(l)aio epidemico, oltre che c~n l'arqua, accadrebbe anche per contagio e per al&.re vie secondarie, ~ià da me rilevate nel citato lavoro Sul tifo. Epperò, in tutto questo itinerario, che, se pensi considera, è proprio quello tenuto dall'epidemia nel settembre e nell'ottobre dello scorso anno, chiara apparisce l'importanza, che del'e avere l'acqua. I fatti, come bo detto in principio di questo mio lavoro, lo hanno provato, e la ricerca batteriolo-
10:30
RlCERCflR BAT!F.IUOI.OG1CHB
gica ba dimostrato, che appunto nell'acqua continua a sistere il pericolo di un ritorno dell'epidemia. I pochi casi ve1ificatisi, dopo u·e mesi di silenzio, la. lìne di fehbraio, u. s. e quegli altri, rimasti isolati, che intenalli più o meno lunghi si sono aYuti durante il corso queste mie ricerche, se da una parte sono prova dell' dei mezzi usati per sollocare questo ritorno dell'epi dall'altra ammoniscono maggiormente, cile un tale nAl''""·•~ non era, come non è, radicalmente scongiurato (i ). Frattanto, avuto riguardo che le misure prolilatticue i viduali, quali la boli itura, l' aciduJamento dell'acqua che beve ecc., non sono praticamente applicabili anche agl'i geni~ fra i quali può mantenersi sempre attivo il 'Uù·u.s rigeno, ne segue la necessità di attaccare questo dinn'Lamteoll ed energie.amente là dove è stato dimostrato: 1° Col sopprimere o almeno tener chiusi per un non inferiore ad un mese (2)) dopo averli disinfettati vuotati, tutti quei pozzi gìit riconosciuti inquinati e sospetti, ovvero dubbi; 2° Col favorire l'essiccamento completo del Lerreno circostante e di quello dei luoghi ove son morti colerosi; 3° Col sostituire, agli a:.tuali, altri pozzi ben forniti di adatte coperture, allo scopo d'impedire, che raccolgano detriti organ1cl; 4° Col provvederli, come per alcuni è stato fa tto. pompe stabili, obbligando tutti ad àiLingervi solo queste, per evitare ogni possibile inquinamento dell'actruai (t) Porltoppo l ratU po~leriorl ne hanno dato ragione. (~) Secondo ICOCIJ, il vibrlone colerlgeno nell'acqua di pozzo J)uO
vh·o lino ad nn mese dopo accertatone l'inquinamento. (3) Il P•·uuL (Zeiltchrìfl (. llyoiene, Bd. G, !889) ho. dimostrato cho le z•onl di colera o di tiro sooo ili~nfeltate In breve ttmpo, al massimo un'oro, aggingendo ad esse il 2 fl· lOO in peso rli lntle di calce :ti ~ p.
SUL COLBR.\. A llASSAUA
Tnli ne !ilabilcndo piccole fontane nei ~i ti dove l'acqua 1\ corrE-nte. aflìncht' lulli siano obbligati ad andare all attingere a queste, ~enza fermar:- i a lordnre J'act]Ua ed apportarvi inlfuinamentl. Uo dello in print'ipio che )J a;;saoa poco si pre:>ta ad una grand~ invasione ep1demica; vice,~er~a esistono, massimamente ali'interno. condizioni favorevolissime, per cui un virus possa per un tempo indeterminabile maotenervisi auivo e di,·eoirt>, in circo5lanze propizie. fomite d'infezione. Credo aver rlimostmto dove stia questo pericolo e quali siano i mezzi pii1 efficaci pe1 comb;HLerlo. ;}
0
)1a~saua.
12 maggio 1891.
\
1 03~
LA
ILLUMIN~ZIONE DEt CAMPO DI BATTAGLIA PKJI IL
DOTT. GIUSEPPE MENDINI C.t. P! T .U~O IIBOICO
In queslt ultimi anni molti si sono occupati della illuminazione del campo di battaglia nella notte che segue immediatamente il combattimento e nelle nolli successive. L'argomento è tanto importante che non vi è certo bisogno di dimostrare l'utili tu de~li studi che si vanno facendo intorno al medesimo; st tratta di risparmiare ai caduti delle ore di soiTerenza e molte volte 'i tratta addiritlora di salvare la vita. col sollecito soccor:>o. a centinaia di feriti. Le ultime esperienze hanno avuto specialmente di mira di mettere in rilievo quale profitto si possa ricavare dall'uso della luce elettrica e <;ono state falle a Vienna, Partgi. Lon dra, Aldershot e Ginevra. Sugli esperimenti di Alder5hot il dotl. T. Longmore, professore alla scuola di medicina militare di ~elle), dice che si è proiettata la luce elettrica alla dista nza di sei o settecento metri e che vi faceva cosi chiar-o da poter leggere. fare le di· ver5e operazioni chirurgiche, mèdicare e trasportare i malati come alla luce del giorno. Anche J . Furie), membro del con-
LA lLLU\fi~AZIO'iE DEL CA'\IPO DI BATTAGLI!\
103:}
~i lio dell'ordine di S. Giovanni di Oerusalemme, che ebhe
~:cnsione di assistere a quelle esperienze, appoggia vivamente fimp 1 ~go deila luce elel!rica :>ul campo di bauaglia.
' Intorno agli esperimenti di Ginem1 aubinmo ma;?giori deta.agh. h i si è falla la ricerca di feriti col mezzo tli l O lanterne ordinarie e, per confronto, si è proceduto alla medesima ricerca col mezzo della luce elettrica fornila da apposita macrhioa presentata dalla casa Sauuer temonnier e C. di Parigi. li terreno era perfettamente piano. lH:ndo [alto collocare alcuni ferili dietro gli alberi si è rimsrt'alo che l'ombra proùotl.'l da questi o da ogni altro o-tacoh1 er.t abi.Jailtaoza intensa per impedire o!.!ni azione chi rurgica e anche per ostacolare la ricerca ùei feriti; ma lo spost:~m eolo del riflettore lumino-o poteva riparare a questCI inconveniente. ~elle prime esperienze col mezzo di lanterne si è constatato ~h e era molto difficile di scoprire i feriti, ma, una volta tro,'ali. le prim~ medicalure potevano essere applii:ate; solo il collocamento sulle barelle e sulle veutu·e, cosi come il traslo~o dalla barella all'umbulanza er~tno infiniramente meno rar1li che colla luce elettrica. '"ell'esperienza col mezzo deli'eleltricilà fu con,tatalo che ls lure era al>bastauza inten$8 da pel'meuere di aubra~ciare con un sol colpo d'occhio il campo delle ricerche in una lungheu.a di Ire o quattrocento metri e una larghezza di cin'luanta. Qui vi i ferii i ed i morli appal'irano lutti in una volta e il dtiarore e1':1 sufficteule per riconoscere i morti e determinare la identità. per e:-.aminare i ferili, .tppiJcare le medJrature e collocarli nelle ' ellure e nelle bar('lle. Sarebbe :.lato posstbde di eseguire delle operazioni ehit'ttl'giche urgenti.
4034,.
LA Il.LU)f[SAZIO~E DEL C.O.IPO DI BATT \ .L ,A
Era preferihile che il rilleuore fosse in un punto per diminuire la lunghezza delle omhre. Si (\ concluso che quella luce poteva essere sopra un terreno unito. ma che nel ca:;o di un terreno o meno accidentato od anche solo ondulato essa avrebbe chiesto una maggiore mobilità del riflettore. La ripetizione dell'esperienza nel giorno successivo questo congegno non potè proseguire in causa di una rot che lo rese inservibile. L'apparecchio Sautter Lemonnier consisteva in una vettura trainat.n da due cavalli. La vettura "portava una daia, un apparecchio motore-dinamo ed nn riflettore, peso era tale che l'i usciva malagevole superare le ondu del terreno> per correre il campo di battaglia, per poter lare col fascio luminoso gli ~pazii interposti tra i filari alberi, e girare degli strelli viottoli, tanto più che la v aveva una carreggiata ordinaria. Ad ovviare a tali inconvenienti la medesima casa l1a struito un apparecchio locomobile fnto-elettrico secondo tipo detto da montagna> il quale presenta una mobilità confronto maggiore del primo inquantochè il peso ne è minuiro, la carreggiata e ridotta a circa un metro ed il si può fare sopra qualunque terreno in pendenza nn solo muletto ed anche mediante tre uomini di cui uno stanghe e due a spingere. Come nel primiti\o apparecchio restano sopra un soJo la caldaia, il motore dinamo e il riflettore. Può essere smontato e montato con facilità per il gio, giacchè il pezzo più pesante non supera un quinta! La potenza della sorgente luminosa e di 200 becchi e permette di distinl!uere degli oggetti ad una d 2000 a 2400 metri se l'osse.rvato1·e è a lato clell'appa
LA ILLUlll~AZIO~E DEL CAnO 01 BATTA GUA
l 03o
aumentando notevolmente questa distanza se l' osser·vatore occupasse una posizione conveniente in rapporto all'oggelto rischiarato. r1 prezzo dell'apparecchio è di circa 8000 lire. Il primo tipo fu costruito per l'Austria che se ne servi al tempo dell'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina nel '18i8. Dopo d'allora ne furono costruiti per la Francia, per la Russia e per la Svizzera. La Germania e l'Inghilterra ne fecero costruire di analoghi . Tali appare.~chi però non pare che ~ieoo stati mai adoperati snl vero campo di ba\taglia e per sen·izio sanitario, ma usati per tutte le altre e~igenze della f(oerra . .Nel 18S8-89 si fecero a Parigi all'ospedale militare di Val de Gràce degli esperimenti con la luce elettrica portatile. Alcuni infermieri e portafet·iti, muniti di un sacco contenente una pila elettrica e tutti gli ingredienti necessari pE>r alimentare una lanterna Edison portata a mano, andarono cerrando nei giardini dell'ospedale gli uomini che simulavano dei feriti . Gli esperimenti fatti in sito ristretto riuscirono soddisfacenti , ma è assai dubbio se sarebbero t·iusciti tali sopra un vasto campo di batlaglia. Del resto se in terreno piano ristretto e senza fossi è possibile portare a mano, adoperare e depone, senza tema di romperli, degli oggetti così delicati come le pile elettriche e le lanterne Edison, è facile inver.e comprendere quanti inconvenienti nascerebbero dall'uso di tali oggetti sopra un campò naturalmente accidentato e frastagliato per le esigenze della coltivazione. Tutt'insieme pare proprio che la luce elettrica, che tanti servigi ha reso e può rendere nelle svariate contingenze della guer·ra, non sia In più indicata per il caso speciale del servizio sanitario. Oltre la spesa, che non è piccolo ostacolo per l'adozione di simili apparecchi, bisogna considerare la far.ilità
1036
l.A ll.I.U\11'\AZIO'B DEL CAMPO Dl BATTAGLIA
con cui si guastano, la ,lirtieolla di manovrarli :;enza uo per· l'Onale appo,.itamente ammaestrato, l'imbarazzo del traino. insomma tulLO un complesso di cose cbe indicano come qne · ~to mdirizzo non sia il pin pratico per portare alla suluztone dell'importante prohlema. E;.!li è appunto per queste ragioni che oggidì si portano gli studi su nltro terreno che sembra essere notevolmente piu fertile. Yogllo ar.cennare alla illuminazione mediante l'acceos1one òi olii volatili minerali. Questo sistemn di illuminazione vanta giil. molti apparecchi, di cui ecco i principali: Apparecchio a /ucigéne. Jn questo apparecchiO la luce è prodotta dalla combustione di un mi,cu~lio di olio minerale pvl\"erizzato e di aria spmto al becco della lampada da un compres·ore. Il compres ore 'iene mosso meccanicamente e quando si ranno agire più lampade in una volta occorre una tobulatura metallica resi"tente alla pressione. Con cinque o llei lampade da 2000 ca ndele aventi il becco a set o selle met ri dal suolo si può illomiuare un campo di cmque o ~e•cento metri d• lato. Il ro,.to dell'apparecchio, con sei lampade è di circa lire 4~ , 000.
L'impianto di questo ~istema è piuttosto luogo ; necessita un pe1 :,Onnle tecn1co a d1ri~ere ed ~eguire l'operazione. Se av,·iene '[unlche inco0\·eu1ente nel motore o nel compre~sore non si ha pi1't luce: iltl'nino è dìflìcile. Per questi motivi il sistema a lucigé.ne non potrehhe rendere che limitati servizi alln :;:\llitil militare.
LA JLLUMINAZIO'B DEL CA~IPO 01 B.-\1 TA GUA
1037
Apparecchi Grube e Doty.
Le lampade Grube ad oleo-vapore sono facili a tra:-:portare.. di manovra semplice e di prezzo limitato. Funzionano I!On petrolio ordinari o; hanno potere illuminante pari a 1:200 candele ordinarie purchè in stagione e:>ti va e pur·chè La lampada sia al riparo da correnti d'aria troppo forli. Se la temperatura dell'atmosfera scende a 2 centigradi oppure si ba forte vento, il potere illuminante di delle lampade si riduce alla metà circa di quello suindicato. Le lampade DoLy, pw·e a gaz di petrolio ordinario, funzionano anche bene e sono forse superiori alle anzideue. Una lampada Doty, anche con rigida temperatura. ha potere illuminante pari a quaLLro o èinquecemo candele ordinarie e co · sta notevolmente meno di una Grube.
+
Apparecchio We/s.
La lampada Wels ad olio di catrame ha una potenza luminosa di 2000 a 2500 candele. Essa è costituita da un recipiente cilindrico di lamiera di acciaio destinato a contenere l'olio di catrame e l'ar·ia compressa che deve far salire quest'olio fino all'eslremiità superiore. l i recipiente è munito di un corpo di tromba aspirante e premente. Alla tromba è unito un Lubo di caoutchouc con testa sfer·ica forala per l'aspirazione dell'olio e dell'aria. Cn tnho del diametro di millimetri 26 pesca nel fondo del recipiente e termina alla parte superiore della lampada con una specie di filtro cilindrico di tela metallica destinnto a trntte-
l U38
1~-\ ll.tU\rl 'ì\ZIO'<E ORI. CA~I'O DI DAnAGLIA
nere le sostanze eterogenee le quali potrebbero ingombrare Il serpentino che deve allraversare l'olio prima di uscire dal het:co della lamp'\Ùa e:nel qaale viene a volatilizza1·si. Per pre:,errare la li 1mma dalla piog~pa e dal Yento YÌ è una specie d1 tegolo gire,ole a cerniera che fa pure l'utlicio di riverbera re !iUI serpeot1no il calore raggiante dalla fiamma e conservarne co~i r incandescenza. Allor11Uando vuolsi far funzionare la lampada si riscalda prereutivamente il serpentino coUocando al disollo del medesimo un tegolo ripieno di stoppa imbevuta di olio e infiammata. In dodici o IJUindici minuti, aprendo gradatamente np• posito rubinello la lampada comincierà ad agire. Il con:.umo in olio di catrame è di circa cinque chilog. all'ora ed il prezzo per or-a di lire 3,50 o 1.60 a seconda che si adopera olio nazionale od estero. La lampada può funzionare tutta una notte senza bisogno di essere ripulita. Senrendosi di un beccuccio spedate si può fare agire anche col pell'olio ordinario. ciò che è un grande vantaggio, perchè non sempre i• possibile di a\·ere e di poter lrasportare l'olio distillato di catrame che è suo alimento ordinario. Col petro· lio la spe:;a 1' ma~giore che con l'olio di catrame. nazionale, pari presso a poco, a quello dell'olio estero. 11 raggio d' lllamioaziooe effica,·e è di circa l 00 metri. Ogni lampada (n . :3), che l' la meglio adalla costa L circa. Il suo peso è piccolo ( 120 cbilog. circa col recipiente rico). cosicchè mediante on carrello appo·ito un uomo la spo;,lare, accesa, con una certa facilità. enza il car rello uomini In trasportano pure agevolmente. Questa lampada ~ 'i si bile a grandi distanze: furono delle esperienze collocandola sopra un monte ed o dola alla distanza di chilom. IO,:>OO e di cllilom. 13,:>00 •
L.\ Il.t.Ulll~AZlONJt OKL c.uPO DI BATTAGliA
J Q:.J!~
es)a era ''i5ihile come un faro luminoso con luce piu intensa dei conwni t'anali elettrici che illuminano le piazze delle nostre cittil. Allo l'Copo di auntentare la zona illuminata si potr·ehhe applicare alla liamma un apposito riflettore. ciò c::he in qualcb& esperienza è stato fatto. Si é visto infatti che allora la p(\tenza illuminante in una data direzione aumenta. ma ... i deve notare che l'applicazione del riflettore in alto è diflìciJe, è pure dillicile mantenel'lo alla giusta distanza dalla fìamma e tenerlo lìsso mentre spir-a il vento a cui il riflettore offre una troppo lar·ga pre:;a. Tutt'insieme per il servizio sanitario non v'ti bisogno di qnesla ag~illnta che forse potr·ebbe apparire utile in impianti stabili. na que:;ta ra5segna dei mezzi con cui 'i cerca di illuminare il campo di bauaglia durante la notte che segue il combattimento, apparrsce chiaramente che dal 18 3 ad o~gi si sono falli dei grandi passi. Allora l'illuminazione eUìcace di una larga superficie appariva in pratica quasi impossibile. Gli apparecchi elettrici erano costosissimi e funzionavano male. anzi qualche volta cessavano di funzionare quando proprio re n'era bisogno. Oggi non è piti cosi. Qaesti apparecchi a miscuglio d'aria e di ga?. distillato; per cosi dire, sul luogo, tanto semplici e maneggevoli, possono benissimo trornr posto nelle dotazioni del servizio sanitario e se vE~rranno adottai i renderanno certo dei grandi servizi. li mezzo opportuno per· rendere possihile il lavoro notturno ora è trovato. resta solo da determinare presso 4uali stabilimenti i.• piti utile di collocare questo ·o:ssidio e come se ne deve regolare il funzionamento in campagna . L'ospedale da campo di 200 lelli è uno stabilimento tutt'ora troppo pesante che difficilmente nella notte che segtte il combnliimento potrà trovarsi in pieno nssello di sP.rvizio nel
1Q.i,Q
LA IJ.r.UMI'\,\ZlONE UEL CA.llPO DI BA'TTA!:LIA
mezzo del campo di battaglia. Q11 esto potrà anche an·euire ma sarà solo per eccezione: e quindi l'apparecchio Wel,; od altr·o consimile non trovano collocamento nella dotazione ordinaria dell'ospedale da 200 leui. La sezione di sanilà all'opposto è 110 orj.(ano troppo mobile che dovrà segnire bene spesso le o·cillazioni della divisione cui è addetta e lasciare quindi nelle ore rleiJa notte il pos&o in cui ha runzionato durante il giorno. Anche qui Lal genere di illuminazione non sarebbe io via ordinaria al suo posto . .\1 parco genio o al parco artiglieria sono d'avviso cbe qGesto male1·iale non abbia la sua sede opportuna per moll~ra gioni, ma principalmente per ciò che le esigenze della guerra sono tali che, al caso pratico. il servizio saniLario potrebbe trovare che le lampade furono già adibite a qualche altro uso che non è quello per cui erano state destinate. Cosi, senza colpa di nessuno, per quelle imperio:.e necessità che in quei momenti fanno tacere il sentimento umanitario o lo meuooo in seconda linea. il medico si potrebbe Lro\lare nell<t dolorosa necessità di dover·seoe restare inallivo. Allora dove dovrebbe1'0 trovarsi queste lampade! Parrebbe oppo1·1uno che esse fossero sottomano alla direzione di sanità di corpo d'armaLa insieme ai suoi materiali d'equipaggiamento e alla casselta per l'a naHsi dell'ac4ua e del vino. La direzione di sanità. di corpo d'armala le dovrebbe spedire a quell'ospedale da campo o a fJuella sezillne di sanità che si trovnssero durante la notte nella posizione più opportuna per farle funzionare. Sarebbe anche opportuno che le possedessero gli ospedali da campo someggiabifi di 50 leui, che sono i più inditilli per s~c-uire da vicino le truppe combauenli e per accorrere il giorno delh bJUaglia sul luogo dell'azione e sarebbe poi in-
L.-\ lLI.OJlnHI0\8 DEL CAKPO Dt 8.-\TTACLIA
dispeo ~uhile che entrassero
IO~ l
nella deLazione delle calonnf traspor'u fmlt (quando c:araooo costituite) delle associatiuni di secc:or.;;u. che hanno il t·ompilo di sgombrare il campo di battaglia in sussidao e io so.;tituzione dt>lle setiuni di sa1111a dell'e::ercito. Cirrn Il mod11 rli usare di questi mezzi di illuminazione, ~erobra che bisogna scostarsi un poco dal sistema adoperato nelle esperienze di GineHa e nelle altre falle lìno ad ora . .:-, 0 o parrehbe utile, sebùene gli attuali apparecchi "inno a:'~ai più mobili delle macchine Sauller, di mandarli in giro pel c3mpo di batL. f!lia sempre ingombro con o:.tncoli d'ogni natura, con uccidenta.lita del terreno ignote agli esploratori. • embrerebbe invece che il faro dove~se essere collocato fermo sopra un'altura in immediata vicinanza di una sezione di ..3D ilà o di un o;; pedale da campo in funzione. o di una colonna tra!>por·to feriti. Sarà utile di sposlarlo di qualche poco a rntervalli quando 1.1 conformazione del suolo o la presenza di piantagioni o di case lo nasconda alla vistn di uua buona parte del terreno souostaote. ~1 a il faro non der-e andare alla ricerca del ferito, perchè in questo caso la stH\ utilità sarà. sentita ,;oJo da quei pochi che ~li esploratori pussono troYare lungo la via. Im·ece devono e~sere i numerosi feritt in grado di camminnre che vanno in cerca del soccor~o e lo troTano là, do>e c'i' la sorgente luminosa. Là trovano un luo:zo di metlicatura con tutto l'occorrente e l'opet a del medico può essere pru sollecita e piia efficace. E da riflettere tuttavia che con questo sistema i feriti più gravi noo possono ~iovarsi dei vantaggi del ~occorso nouur·no e ciò è assai dannoso perehè sono appunto i più ~ravi quelli rhe hnnoo bisogno di più sollecito ~occorso. !Ja coll'anzidetto Sa:)tema st può provvedere anche a questo. mandando alla ricerca dei feriti gravi delle squadriglie di portaferiti, GG
10-lt
J,A. ILWlll~AZlO~E DEL CAliPO DI BATTAGLIA
composte di tre uomini, con una barella per ogni squadriglia e delle torce a vento. Queste squadriglie senza nessun traino, leggerissime, possono internarsi nei campi e negli avvallamenti , possono esplorare per bene la zona eLle è d'attortro alla propria sfera d'azione e possono rendere più utile servizio di una macchina che si muove lentamente e ad ogni trenta passi trova un ostacolo che le fa ritardare la propria escursione. N0n conosco alcun mezzo di illuminazione che possa sostituire utilmente la torcia a vento. Le lanterne c{lmnni fanno ben poca luce e vanno soggette a spegnersi co~ facili tà; le lampadine eleltriche con pila portatile, adoperate a Parigi nelle esperienze citate sono troppo suscettibili a guastarsi: la torcia a 1ento resta nncora il mezzo classico per illumina• zione notturna perchè si trasporta dappertutto, illumina bene, e non soffre nè pel vento ne per la pioggia. Queste squadriglie non potranno, è vero, raccogliere che pochi feriLi, ma è lecito pensare che anche col faro mobile non ?e ne raccoglierebbero molti dì più. Infine è da farsi un'altra considerazione. Quando si de.ve portare soccorso su di un campo di battaglia non bisogna riferirsi ad un individuo o ad un gruppo prefiggendosi di ain· tare prima quelli che banno le ferite più gravi per venire poi ai più leggieri. ~o, è necessario di dare quelle disposizioni che valgono a salvare la vita o diminuire le sofferenze al massimo m~mero possìbile di feriti. Tra quei feriti che fanno capo al luogo di cura , evidentemente, si soccorreranno per primi quelli che sono più gravi; ma non sarebbe cert-o cosa commendevole di negare il soccorso a centinaia che da gè possono venirlo a chiedere, gu.idati dal faro luminoso, per andare alla ricerca di pochi che eventualmente possono anche sfuggire alla vigilanza degli esploratori. Operando nell'accennala guisa è da sperare che quind'in-
LA ILLUMI~AZION'E DEL CAMPO OI BATTAGLIA
l 043
oanzi non avverrà più ciò che si è deplorato nelle guerre precedenti. La morte sul campo per mancanza di soccorso è assai più terribile della morte repentina causata dai proiettili nemici. Essa si può evitare con una buona organizzione sanitaria, ed un popolo civile ha lo streuo obbligo di adoperare ogni mezzo che è a disposizione, perchè nessuno abbia <l soccombere di quelli che si possono salvare.
10.1-4
SCABBIOSI STATI CURATI NEL Analogamente a quanto si è fatto nell 'anno scorso ( l ) gli scabbiosi militari stati Clll'aLi col metodo Hardy nel2° stre 1889, porto ora a conoscenza degli ulnciali medici tutto che in ordine agli scabbiosi avuti nel t 890 venne a r ..,........,,_ dai rendiconti nosologici, dalle relazioni sanitarie degli dali principali, dai rendiconti delle infe•·merie di corpo dalle speciali informazioni dei direttori di sanità. Il movimento complessivo degli scabbiosi nel 1890 fu seguente: Rimasti dall'anno 1889 negli spedali e nelle infermerie presidiarie e speciali. . . ( t\1ilitari di truppa delle classi perEntrau neg11 • d r1 \ maneott . . . . . . . . 11 !pe a ! d'ne e J Militari di truppa delle classi richiaJermerie 1pre-~ ·a· d . . . . . . . . . . 1· All'ma te s1 1oe . mque . . d'educaz1one . . 1ev1. d''1stttutt le specu\11. \ Estranei all'esercito ecc. ecc. Militari di truppa curali nelle infet·merie di corpo ~lililari di tmppa curati in ospedali civili 6t Militari di truppa curati, ma non entrati, in una li infermeria pre ·idiaria . Totale curati , OOt Rimasti ai 31 Mcembre 1890 in ospedali ed infer9 merie presidir.rie o speciali (il V. nota a pag. 847 del Giot·nale medico del R.• Esercito e della R.• Jla-rinCI, anno t890.
SCABBIOSI TATI CURATI ~EL i890
10~5
Tali sono i dati risultanti dalle fonti sopra indicate. Sogiungo però subito che quanto agli scabbiosi stati curati in !spedali civili , la cifra qui sopr·a ricordata si riferisce soltanto all otto corpi d'armata. Dagli altri quattro non s'ebbe alcuna informazione al riguar·do. Considerati in rapporto coi singoli corpi d'armata, i ~1 001 scabbiosi si ripartiscono come segue:
== 5 per l della forza. ., == 5 » » ~~~} == 6 • » » 63 == 3 » 10~ == 4 •
1° Corpo d'armata 114 )) » ..... 92 QO
30 i."
50 60 70
so
•
» » »
»
•
» ))
» » » »
go IOo
»
»
))
))
11 o
»
))
12°
))
»
o oo
1
36 == 4 69 :::: 5 52 96 4 ~128 == 5
== .} == 4·1 == 4· 75 == 4
))
»
» »
))
»
))
»
)
)
:)
))
\)
)
Pre~id ì d'Africa+.
Quanto agli scabbiosi stati curati in infermerie di corpo, nulla ho potuto sapere nè del modo di cura, nè delle degenze avute. Suppongo che per la maggior parte siano stati curati io infermerie provvisorie ai campi d'istruzione od io quelle di distaccamenti aventi sede in località discoste da ospedali o da infermerie di presidio od in altre in cui gli scabbiosi non siano a~rettati dagli spedali civili locali. ~on manca tuttavia il dubbio che, contrariamente al disposto del vigente regolamento, alcuni di essi siano stati curati in infermerie di corpo, anche là dove esistono ospedali od infermerie presidiarie.
J04.6
SCABBIOSI STATI CURATI NEL 1890
Quanto a quelli che vennero curati in ospedali rivili, le informazioni furono circostanziate per alcuni, deficienti o nulle per altri . Non mi occuperò t]uindi nè dei curati nelle infermerie di corpo, nè dei curati negli spedali civili, come neppure de~li scabbiosi non appartenenti alla truppa stati curati in ospedali militari, il cui numero fu altronde così esi~mo da poter esser·e trascurato, e mi limiterò ad esporre quanto si riferisce agli 8i2 scabbiosi di truppa stati curati in ospedali militari, in infermerie di presidio ed in infermerie speciali delle compagnie di pena, sotto il rapporto dei modi di cura, delle ditlitoltà incontrate e degli inconvenienti denunciati, come dei risultamenti ottenuti. La cura celere degli scabbiosi. quale fu prescritta colla Circolare 5 luglio '1889 ( 11), fu attuata in ogni dove, salvo che in uno spedale principale per il mese di gennaio ed in alcune infermerie speciali di compagnie di pena, doYe sembra che a tutto l'anno 1890 non fosse ancora giunta notizia di quella Circolare. Però il numero degli scabbiosi a cui non fu fatta la cura celere, fu soltanto di '13. I risullamenti, complessivamente conside1·ati sotto il rapporto della degenza, non sono stati abbastanza soddisfacenti. Di fatti, ritenendo come media normale di degenza individuale il termine ma~simo di tre giorni, come dalla Circolare sopra ricordata, si tro,•a che sopra 59 tra Ol'pedali ed infermerie presidiarie e l'peciali in cui si curarono scahbiogi, quella media (l) Y. Circolare stampata a pag. !! dell'Appendice all'annata 1889 111 que,to
giornale.
SCAllBIOSI STATI i..IJ IUTI ;\"EL 1890
IO-l~
fu ~u perata in 22 ospedali od in- non è comprese in ferroerìe, J LJOestocalcolo lo fu ollenuta in 23 ospedali où in- ( spedale di Masferroerie. saua del cui non fu raggiunta in 14- ospedali od nnico scabl>ioso infe1 merie, nulla si è saputo. 1 2~ :-;tabilimenti che in varia pr·oporzione imperarono la meùia degenza di tre giomi e 'luegli altri che pure non a>endola oltrepas~ata o non avendola neppure raggiunta , ebbero tuLLnvia casi i~obti di degenze maggiori, diedero di tale fatto molte e svariate spiegazioni che verranno esami nate più oltre. Voglio intanto parlare d'un fatto abbastanza importante, ed è che nella infer·meria presidiaria di Terni parecchi scab biosi il cui numero non può precisarsi, perchè non ne ru presa nota nei registri, ma che il direttore e curante, tenente medico dott. Campili, avreLhe a memoria calcolato essere stati 12 circa, furono curati ad uso belga, cioè con una sola seduta di metodo celere, e quindi r·inviati ai rispettivi corpi, sen1.a essere fatti entrare a prendere in forza all'infenneria. Questo fatto è, come dissi , assai importante, perchè segna. ad un tempo un ideale a cui si vorrebbe giungere e ~ta a proYare che parecchie dillìcollà allro,·e incontrate si possano superare e come taluni scrupoli siano immaginari. Il procedimento :;tato usato nell'infermeria di Temi per ouenere un cosi utile risultato fu assai :-:emplice e potrebbe per avventura essere imitato altrove, con utile degli ammalati e delle ammini trazioni. Gli seabbiosi vi si presentavano munitidi biancheria di ricambio ed all'occorrenza anche di abiti di tela di J'icambìo. Dopo la cura vestivano gli o~getti puliti e se ne andavano, lasciando all'infermeria quelli onde erano vestiti all'entrata. Questi venivano fatti disinfettare e pulire nell'infermeria ed erano poi ritirati a suo tempo dai mil i tar~
l
10.{.8
SCABBIOSI STATl CURATI XEL ·1890
stessi. Quanto agli indumenti di panno di cui non era bile il ri cambio. venivano disinfettati sul momento col solito mezzo dei vapori di zolfo, mentre lo scabbioso stava compiendo la cura. Siccome questo procedimento fu ricono:;ciuto non solo speditivo, ma esente da inconvenienti, e siccome uoo s'eb bero a lamentare recidive, il direttore di sanitù del IX corpo d'armala prescrisse che fo;;se continuato; ed io ritengo che potrebbe \"antaggiosarnente adottarsi in allre località, prendendosi all'uopo gli opportuni concerti coi comandi dei corpi, sia quanto agli oggetti di ricambio e sia pe1· l'ora in cui gli scabbiosi dovrebbero presentarsi agli spedali ed alfe infermerie. Tanto più facile sarebbe poi e più opportuno nelle infermerie speciali delle compagnie di pena, dove gli scabbiosi trovansi in casa propria. Recidive. - Quattordici soltanto degli anzidetti 59 stabilimenti accennarono alla questione delle recidire: undici per constatare che non ne ebùero alcuna; tre per dire che ne ehbero rispettivamente una, due e tre. Canse d~lle degen;e- superiori a tre giorni. - Ne furono indicate molte e possono ridursi ai seguenti gruppi: 1" Circostanze eventuali che si opposero all'attuazione immediata della cum ovvero alla regolari!à di essa. Tali sono ad esempio l'entrata contemporanea di molti ~cabbìosi in un'infermeria presidiaria nella quale non era possibile provvedere che a tre bagni al giorno, ed in un'altra la presenza pur·e contemporanea di par·ecchi ammalati d'in fluenza i quali non permisero allo scarso personale di servizio d'occuparsi colla voluta sollecitudine di qualche scabbioso. Occor3e pure in uno spedale principale che gli .scabbiosi, es:.endo ricoverati in altro locale assai discosto e non bene
SCABBIOSl STATI CURA TI NEL 11890
l 040
attrezzato per i bagni, non poterono subirvi una cura suffici~ntemente sorvegl iuta. Di que:>re difficoltà, le due prime non si ripeteranno forse più: alla terza si spera sarà stato posto riparo. 2° .\talauie concomitanti, non collegate nè colla scabbia, nè colla cura di questa. È occorso che parecchi scabbiosi erano ad un tempo affetti da allre malallie, come catan·i bronchiali, febbri malariche, blenorragie, nlceri venerei, adeniti, itterizia, ecc., le quali ora impedirono la immediata aLtuazione della <~ura della scabbia ed ora, dopo quella della scabbia, richiesero un proseguimento d'altre cure . È evidente che uno o due di questi ammalati ba,;Lino per alterare la dep-enza media degli scab biosi in uno stabilimento. 3° Eczemi ed altre irritazioni cutanee, consecutivi alld cura. Questi acc1denti a cui forse da taluni si dà. soverchia importanza, si seppero da altri evitare, ora moderando lo zelo dell'infermiere slrotìnatore ed ora modificando le proporzioni degli elementi ond'è costituita la pomata antipsorica della nostra Farmacopea, ovvero sostituendovi CfUella deii'Hardy che è meno attiva. Ad ogni modo, dopo fatta colle dovute cautele la cura, al che basta una sola seduta in ogni caso, rimangono due giorni nei quali, mediante un bagno ed il riposo, la superstite irritazione tutanea svanisce affatto o per lo meno è ridoua a tale da permellere l'uscita nel termine desideralo dei Ire gi')rni, poichè (juesti etreui meccanici della cura della scabbia non debbono essere scambiati colla scabbia stessa. Su del che ho già richiamata l'attenzione dei colleghi sia nella Circolare del 5 luglio 1889, sia nella ricerdata Nota dell'anno scorso. 4-° Cronicità ed estensione della scabbia. Queste circo-
1Q:jQ
SCABBIOSl STATI CURUI ~EL l ~9Q
stanze dovrebbero presentarsi ben raramente, 'Visto che seuimana si f.wno le visite sanitarie nei co1·pi. Del resto tengo elle anche ID tali casi ùasti una sola applicazio nP. cura. ;jo Mancanza di mezzi per la sollecita disinfezione abiti e dello biancherie. A mio arviso, questa ragione di maggiori degenze è 1nam-. m•ssiuile. S<~ r·ebbe certamente una Lella cosa se in ogni s bilimento vi fosse un forno da disinfezjone giornalmente esercizio. Ma anche senza di ciò, può otlenersi il nostro intento. \ entiquattro ore al più d'esposizione degli ahiti delle biancherie degli seabbiosi ai va pori di zolfo ban sempre ba:.Lato per l'addietro e possono b11stare ancora. E questo mezzo non piace o per èircostanze locali non può attuarsi. vi è quello dell'irnrnersionc per pochi minuti oggetli stessi nell'acqua bollente. Questo tnezzo assai semplice, mediante il tfuale dopo ~4. ore si hanno abiti e biancherie asciutti e perfettamente disinfettati, fu prescritto lino dal 1889 dalla direzione di sanità. del l corpo d'armata a quelli fJ·a gli stabilimenti da esìla dipendenti i quali non potessero provredere in miglior modo alle disinfezioni. Dove si danno bagni, l'acqua bollente non manca mai. e, come fn detto più sopra, si potessero a\'ere forni disioiellanti, giornalmente in azione, allora non sarebbe più qoe~tione dei tre giorni di de~enza, ma si potrebbe fare quanto si fa nel Belgio da 50 anni e quanto fu falLo nella infermeria presidiana d1 Terni , cioè curare gli scaLbiosi senza prenderh in forza. risparmiando cosi una bella somma e parecchie migliaia di giornate, ora sottratte al servizio. Al che ho :,peranza che si arriYerà. 6° Da taloni fo addoua come cau a delle lunghe degenze la mancanza d'is,trozione e di altitudine nell'infermiere inca-
SCA11Dl0Sl
TATl CURAli nL 189()
105 t
ricato della cura. \ta tale istruzione c forse difficile' Si tratta J'una manualitit che è alla portata d'ogo\ intelligenza. Ognora piu ronvinto della utilità della cura celere nella ~cabbia e delle norme state prescritte l!olla piil volte ricordata Circolare, (accio nuovamente appello al buon volere di tutti i colle~hi perchl' ne cntino l'esalta esecuzione. l\orua. lu~lio t 89 l. L'ùptllort CllJ'O
PECCO.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED
RIVISTA AfEDICA
Le angine della •oarlattlna des Hl>pica~. ~. 51, 1891).
H. BOUROES.
-
((.jlf,Jetj~
Cunelu!liont
Le an~me della ..carlattina sono erttematose. membranose o gangrenose. Le an~ine pseudo-membranose po"sono e~sere divise pi'PCOCi o lardive. Questa di \'i:sione è giustificata dalle d r enze sintomatica e pronoslica che presenta l' an~iaa. condo che essa si presenta fin dall'inizio o solamente la prtma ~euimana della malattia. L'ancilla ~eudo-membt'8nosa precoce S('mbra. il più$ r~:r la sua beni~nilà. per non estendersi, per non a qua!';• sullo stato generale. non appartenere alla dirteri benchè i caratteri obielllvi dell' anlrina non permettano affermare la dtagnosi. L"an.:ina pseu lo-mPmbranosa tardiva, al contrat'io, sembra essere il più spesso di natura dirterica. L'autore ha fallo ,:rli esami baltenologtci di 30 ca"i dì an,_.;ne scarlaltmose. e cioè di 7 angine erilemalose o poltacee, di 19 angine pseudo- membrano~e prPcoci, delle quali t tOfloo «ica , di 4 an~ine pseudo·membrano!>e tardive. Le culture fatte in questi ca"i, suJ siero e sull' agar, col muco o colle false membrane delle amigdale non banno dato eh<> quattro \'Oitt> le colonte d• bacilli di Loeffio>r . Que11ti quattro casi comprendevano un'angina pseudo-membranosa precoce e tre angme p!';eudo-membranoc;e tardive. Jn tullt ~~~ a ltr 1 ca~i. benché molti di ec;!';j presenlac;sero Lutti i C81'atl.. ri d• an~tne difteriche aravi e che uno di essi,
RIVISTA MEDICA
1053
consociato a coriza pseudo-membranosa, avesse preso lutto raspello di un angina difterica ipertossica, non si constatò il bacillo di Loeffier: l"infiammazioue delle amigdale e le false Jllambrane erano dovute alla presenza costante di un micrococco w catenelle. 1 caratteri morfologici e le inoculazioni agli animali hanno stabilHo !"identità di questo micrococco in catenelle con lo streptococco piogeno, che, mal ~rado il parere di Klein, non ba alcun rapporto col contagio della scarlattina, come l'hanno dimostrato Crookshank e Marie Raskm. 1 microrganismi, isolati in un modo incostante, erano lo stapltyloc(lcctts aurettS, lo staphgloeoceus albus, il microeoceus A ed il b~terium coli commu.ne. In conseguenza, le angine della scarlattina sono dovute ad uu'infezione secondaria per lo streptococce> piogeno ne11e angine erilemalose, in quasi Lutti i casi di angme pseudomembrauose precoci, in alcun i casi di angine pseuJo-membranose Lardtve. E qua1>i sempre per le amigdale, infeltate fin dall'inizio della scarlattina, che penetrano quegli stt·eptorocchi che si r iscontrano nel corso della malattia in tutte le suppurazioni: otlti, flemmoni del collo, pleuriti purulente (Marie Raskio, Nettar), nelle ar tr iti (Heubner e Bahrdt), nelle neft•iti (Babès) e nelle br onco-polmoniti (Mat•ie Raskin). L'infezione secondaria col bacillo di Loeffier avviene eccezionahnenle nelle angine pseudo-membranose precoci, molto frequentemente, al contrario, nelle angine pseudomembranose tardive. Questi fatti dimostra no che, per evitare negli scerJattinosi le complicazioni, come risipole, suppurazioni, ec.c., de,•onsi fare frequenti lttvature antisettiche della gola, della botca e delle rosse nasali, fin dall'inizio della malattia. È necessario isolare tulli i fanciulli affdti da an~ina pseudo-membranosa, bencbè non si sia ancora JlOlulo conslatare coutagio, quando non sì tratta di a ngine non difter tciJe, parche solamente l'esa me balteriologico di ciascun caso potrebbe per mettere di affl:lrma re la diagnosi. Ma prima di tutto, non devonsi mandare que.'-lt malati nei
RlVIST.\
pa ii~lioni d'i<>o.am~nlo de!>t.ioali ai din~rict. perché ec;~i bero zranùi probabtltla di contrarre una malattia che hanno.
Sopra le rotture lDtta-perttone&U delle olsU 4el fegato. - MARJUS ~hu,v. - (Juurnal Je ec at.: Chir urgie, aprtle 1891). Per lungo tempo si i-o arnme!"~O che la rottura di una idetica nel peritoneo produceva 'fUasi fatalmente la Pre"euternente non si ritit..ne più co~1 graçe tale prc>n~:>s&iC!III ma ~· conttidera ancora come ~Juas• certa la peritontte tis~ima in c:eSluito al versamento nella bile nel Que~le due evf'nlualità sono stal~ o~zetto di c::tudio per dott. :'11auoy. il quale <~arebbe venuto nella coocluqiooe in que!!fultimo caso gli accidenti ~ravi non si cLe •1uando la bile è ::,ettica. Antilullo, ecco quali :;ono i segni con cui si può r••:.mu>scere la rottura intra-r erìtoneale di una cisli ida lica re~al•.
Spontaneumt>nte, od in seguito ad un traumalismo, il lato · preso subttarnente da dolori \'Ìn nell' ipocondrio stro con irradiazioni nell'addome. Può segu1rne la morte pidamente, l:iia per per1tonite, come sosteugono alcuni tori, !':8 piullo!<>lO per intossicazione rapida, come r·ebbero dimostrare alcuni ratti riCeriti da Acbard. Il spec:c:o però, dopo uno statr• di sincope più o meno prol gato, il malato c:i rimette e si conc;lalano i segni dapprima un aumento di \'Olume dJ tutto raddome, poi, capitale, il twoore dell'1pocondrto è diminu•to. le coc:le sono p•u cosi spinte in fuori. Dopo qualche ora compare un·erutione d'orticaria; i dolori addominali prr!O c:tono a ctnrni. ma senL8 reazione molto viva. senza fenomeni infìammntorl. 11 mal11to, dopo qualche tempo, può riprendere l~ sut• occupozJoni, soprattutto se il \'ersamento si ri&S!<Crbe rapidamente. Ma questo può anche re!>tare costituito allo stato eli a!::cile eJ allora il med1co puo essere molto imbe-o razzato. soprallutlo se si tratta di un mala\o nel fJUal e la
MEDICA
10()5
•i«ti è passata inavvertita. Il dolore subilamenle irradiato e ~oprattullo la comparsa dell'orticaria, dovranno io modo spe·
ciale richiamare l'attenzione da parte del fegato. sonvi segn1 speciali annuncianti la comunicazione della dstl colle v1e b1liari, si faccia questa comun.icaz.ione al momento dellu rottura della <}isli o qualche tempo prima di questo accidente? R olla la vet>cicola madre, il liquido può ., Jo evacuarsi per le vie biliari. e toi ~'<piega facilmente al0 lora l'ass•·nza di sintomi; ma se le vesc1chette figlie si Impegnano nei canali biliari, la loro migrazione é segnalata da segni molto importanti. Questi segai rammentano !{Udii della colica epatica. Ai dolori epa tici sussegue subito l'ille· !'}zia; un t•o' più ta1•di si po:~sono avere access1 di febbre in· wrmitte11le in rapporto coll'angiocolite suppurate; la gravezza Jel ,·ersamento è evidente in quel caso ed jJ malato soccorobe 111 seguito aJ una perrtonite mortale a decorso t'apido. Tali souo i principali fenomeni dovuti al vet•sameoto ùell~ cisl.i idaticbe nel peritoneo, accjdenli ai IJU&li fa d'uopo ag· giungere la possibilità dell'innesto delle idatidi nell'addome e nella loro moltiplicazione. Si vede quindi che il più spesso una cisti idalica, se non è complicala. può aprirsi nel peritoneo t~enza grande inconvewente; lo stesso può dirsi se questa cisti contiene bile mescolata al suo contenuto~ Esistouo alcune osservazioni molto c11iare che dimostrano ciò poter· av\'euire a nche senza danno. In un caso pubblicato da Rendu in particolare, si notò l'orti('aria, l'ascitP, as~enza di peritonite ed il malalo guari dopo una puotu1·a. L'innocutlà della bile cosi versata nel peritoneo deve essere attribuita alresser Ri diluila nei hryuiùi rdatico ed ascitico 1 Cio ù possibile, ma ò anc!Je dimostralo che la bile pura versata nella cavità periloneale, all'infuori dei casi di roUu1·e cisticùt•, può anche essere perfettamenle tollerata, per lo meno in cet·te condizioni. In differenti circostanze la bìle sorte dall~ sue vie naturali per perforazioni bihari, sieno queste spontanee (ulcerazi<>ni liilche, corpi straoier1, calcoli, ecc.), o traumatiche. A questo t·i~uardo vi ha una Jifferenz.a molto g rande nellu tollecanza
1056
RtnsTA
del peritont•o, e se la morte è quasi sempre notata nelle Lure pstolo~iche, si vede al contrario che l'uscita della dalle sue vie naturali, nei lraumali.,mi ad esempio, non p:enerale seguita che da lievi accidenti. Confeootando tutti i casi di versamento della bile, si che se la peritonite ue è segUita talvolta, non si ebbe volte alcuna reazione infiammatoria. Quah sono i queste differenze nell'andamento e nell'esito di questi sa menti 1 La. clinica c'insegna che devonsi distinguere casi: o le vié biliari rotte erano precedentemente erano malate; d'onde gli esiti drfferenti. Le ricerche riologiche hanno dimostrato che non è la bile che sia ci va, ma bensì ciò che essa porta con sé nel peritoneo. la questione si ri11ssume in questo: vi sono micN>bi bile normale? Ora le esperienze sugli animali che la bile normale negli animali è priva di microbi, è tica e non produce alcun accidente nella cavità addo É pr·obabile che sia lo stesso nelr uomo e che la acutissima, osser ,·ata in alcuni casi di rotture delle vie liari e delle cisti del fegato, sia una peritonile settica toga alla peritonite consecutiva alle perforazioni s ed intestinali. È probabile che l'infiammazione cronica vie biliari, per esempio, basti perché i microbi intestinali trovino un mezzo favorevole al loro sviluppo e perchè là fettino la bile, ciò che essi non possono fal'e ndle co normali. l'intervento deve quindi essere diffet·ente secondo i In alcuni casi la puntura dell'ascite é sufficiente per durre la F:uarigione, ma, in una maniera generalll, fa d' praticars la la parotomia, perc!Jé anche nei casi si deve temere rtei casi in cui la cisti è in comuni coi canali biliari di vedere questi infettarsi e versaro in guito una bile settica nella cavità peritoneale.
H~!iDI CA
pelle atfezloDl d& pneumooooohllndlpendentt d&ll& polJDonite genuina. - Bot:LAY. - (Journal de Médecine et cfe chir~truie, aprile 1891).
Jl pneurnococço nou limita soltauto la sua azione al polmone. ma tiene anclu" ;:otto la sua dipendenzn la ma~;.:i nr •arte delle complic11zioni cbe SI possono osservare nelll\ ~o}roonite. È in tal modo che e;:so venne riscontrato 1wlla pleurile, nell'endocardrte, nella pericardite. nella meningite, nella perilonite, nellt1 artriti, nell'otit~. nell' osteo-periostite, nei flemm oni, nelle parotidi, nelle nefriti, nell' amigda 1ite, nella enterite, nell'epatite, e.l anche nel!~:~ melrite. Ora lu ma~gior parte di qur>sle localizza?.iooi possono riscontr·ar~i • aJJ'wfuori di qualsiasi polmonite. Basta che il pneumococco entri nell'organismo per un'altra porta che no:! sia il polmone, perché si proùuca una rt>azione locale indipendente da qualsiasi polmonite. Qu~to fatto può spiegat·si colla ùissemin&zione di 11uesto microbo, che è molto ;:parso ..\ nzi secondo Nelter, la proporzione delle persone, nella cui bocca allo stato sano abtla ì1 pneumococco è ili 20 per 100. Ma questa frequenza rentle anzi difficile la risoluzione del seguente problema: perché il pneumococco, così ben wlleralo da un individuo per molti mesi, sviluppa tutto ad un tratto provriela nocive 1 Fa d"uopo in questo caso invoc&I'6, come per altre affezioni microbiauto, modifìcazioni di tt>rreno, o rnodifi<'azioni dell'agente tnfetlivo. I ralfreùdamenli, i traumalil"mi, e !'loprattulto le malattie inl"eltive costituiscono un certo numero di queste cause; ma lt~ maggior parte no11 sono conosci ute. Quanto alle variazioni di vit•ulenza del microbo, par e che e>';:e sieno nolevoli. Xetter ha dimostrato, per esempio, che in una stes!>a anuata la virulenza del pneurnococco subisce osciHar,ioni ed i> molLo più attiva in cl'rte stagioni che in sllt·e; ec;sa var·in pure secondo le annate e secondo le epidemie. Anche della localizztizion ~ del microbo non é conosciuta meglio la causa. Vi sono casi m cui il pneumococco può produre l'infezione generale dell'organismo senzu localiz-
67
111 VI S1 \ Zllt.lone preci;;a . Tull.&\18 questa forma d" infez10ue nou quac::i conosciUla che negh an1mali. Pertanto e~•slono cune osservazioni in cui venne constatata la prosenza mtcrobo uel <oan,.rue òi iodi\·idui che non presenla·\'ano, meno Hl Rppar·euza , alcuna localizzazione viscerale: ~i t~rebbe quindi tli vere sellicem1e da pneumococchi; ma ca~• sono cvideolemenle del lullo eccczion11li. I ftt.lll:._.,._..,._ ~ono, al contrarlo, completamente rumoslrati. Sul principiO delle ricerche batteriologiche sullA poi oite fu ammesso che il pneumococco non SI ri!;;COnlra in cun'altra forma d'infiammazione polmonarP che neUa monile lobare. Si sa ora che, all'mfuor1 della polmonite, cune forme di bronco-polmonite, ili broochiLe capillare, bronch•te p~eudo-m emhranosa, possono e:;sere prodotte pneumococco; que!'l•· forme sono soprallulltl '1uell~> che sviluppano neg-li stati infettivi, co1ne l'influenza, od nPlla tubercolos•, che presenLan certe particolarità. ma i rntomi, ne l'evoluZIOne clinica ven,:tono m aiuto alla g:IIOSI.
La pleur1te da pneumococco senztt. polmoni~e ò ~tala ..ervala molto sp~o; essa L, o ,jero-llbrinosa, o pu Nel primo ~ruppo si possono tneUere probabilmente nl pleuriti a decorso rapido e benagno, che guari'~cono quasi turbare lo stato genet•ale. Quanto alle pleurih lente da pneumoC()C(;o pramitrvc, esse si comportano, punto dt v1sla clmico, come quolle cl.Jc succedono alla mon•te, vole a dit•e che sono geueralmenle mollo ben e pos~ooo ~uar1re colla sola puulura. L'endocardite Ila pneumococch1 senza polmonite è una manifestazioni relativamente frequenti dell' inft>:r.ion~ mococcica. Essa prende allora la forma 111fettiva con parltcolarilà che la febbt·e è generalmente continua di ~:s~cre intermilleute. L'esalo d'altronde é qua~i fatale e non vi ha, a r1uesto riguardo, alcuna dtiTerenza nica o)a stabilir e colle altre endocard•ti infettive. La meningile sporndìca oa pneumococrlu P più ancore; cosi su 30 casi di rneningili suppurate, non nt·•aCEIOU'II da pneumonale, !'\ellet• ne ha trov11te 16 da pneumococc:hi,
li E DICA 8
1059
dtrt> pìu Iella meta. Que~ta meningtte non presenta caral-
ter• srwcialt; per altro non sembrerebbe essere relativamente
beOJ~IIII e sarebbe suscetllbile di guarigione in certi cast, mollo ral'i, in verità. L8 meningite cerebro-spinale epidemLca presenta più iuteresse, perché la sua sintomatologia é del tutto speciale e si ha teod~ntua ·~nsiderarla come un'affezione della stessa natura della polmonite. La natura pneumococcica di questa menin~nte è stata Mslenuta per la pr ima volta da Netter: i dati ezio· logici. anatomici, sintomatici, sono in favore di questa ipotesi. certe epttiemie in America. Germania, Svezia, presentano mratti parttcolariLà che avvicinano la meningite epidemica alle affezioni pneumococcicbe. La comparsa simultanea di epidemie di polmonite e di menlngite rornisce pure un argomento potente in favore della toro comunanza d'origine. D'allrn parte, l'esame batleriologico. t•arnmente praticato fino ad or·a, ha dalo in qualche caso un ri~ultato confermali~o. di guisa che se non è permesso di coocbiudere che la meoingtte cerebro-spinale epidemica sia l'empre òoYuta al pneumococco, pare l'ltabtlil<> che questo microbo é in grado di produrre tn circostanze mal determinate, una meningtte cerebro-spinale a decorso epidemico, nello ~tesso modo che esso è capace di produrre una epidemia di polmomte. L11 per1tonite da poeumococchi è stata osservata raramente. Dalle ol'ls~rvazioni raccolte risulterebbe che la sua gravezza non è gual'i minore di quella delle altre peritoniti. Le al'lr1t1, l'enterite. la nefrile, la metrite ste sa sono state O"servate come manifestazione dell'iureztone pneumococcica, ma cos\ eccezionalmente che è inulilto l'msistervi. Ma l'omigdahte puo dar luogo a dali mteressanl1, quantunque il pneumococco non sia ancora stato '"e:malato che io una sola osservaztone, all'mfuori di ogni complicazione di polmonite. Gabbi, infatti, ba citato un caso nel quale il rivestimento epiteliale dell'amigdala non conteneva eh~ pneuruococcbi coll'esclusione di qualsiasi altl'a specie microbiana. In questo cac;o l'andamento clinico dell'afl'ezione rammentava quello di una polmonite, essendo J'e,·oluz.ione febbrile cessala nel seltimo
1060
IUYISTA
giorno con una brusca do>fervescenza. li brivido dflll'mizio, Ja albummurta, l'aumento eli volume della milza, anic!navano questa amigdaltte alle polmoniti eh~ si . ono oss~r,•al e Jlella stessa annata nella medesima citta. Aùche ti prof Jaccoud ne ha riferito un caso. il dt'COI'$0 dell'angina tla pneumococco che oveva preMntato l'aspetto della dtrterlle ru completamente paragonabile a quello dtscritto più ~opra. Da lungo tempo, d'altronde. vennero uotale le an11logte che esistono tra la polmonite e le amig.ialiti· identica inten~ilÀ di renonwni generali , uJenllca \ tolenza delrmizto, tdenltca defer. Vf'<>cenza brusc.a dal !:leltiruo al decimo sriorno, identka fra. quenz11 delle rectdivc, talvolta molto 8\vtcinale Rendu dtce che le recidive avvengono sempr e '""COndo le stesse norme, nello ~tesso tempo e trag~tono seco le <>lessP complicaziom, esatt11meute come la polmontte lobare acuta recidiva c.o'"'"'""'" nello sle~o lobo. ~ella sle~"a a-ui<>a, si vedono coesi .. tere le amigdaliti e le polmontli alla stessa epoca e forse ''i ba tra!"IDJSsione tlall'una pf>r contagio dell'allr·a. Ammessa d'aaronde la presenza casi frequente del pneumo<'occo nella stllìva . la s ua porta d'io~esso e nel caso in discor!>O totalmente trovata. Rimangono ancora a f';egnalare r.ome affezioni che pO$sono C!'sere prodotte da l pneumococco le olih che, se(•ondo ~etller. sono molto frequPnti, certe o«teomielit: ed intìne le parotiti.
OSiettlone dentaria. - GALIPPE. et d~> Chirttrgte, a prtle 1S91).
(Journal de Médecin1
Il dott. Galippe ha pubblicato un lavoro l>U questo stato mol'bo!IO particolare cb~ c molto somigliante a quello che nriB"e,n··• leno gli indtvidui affetti da ulcerazioni immaJ:rinarie della hngua. Nelle osservaztooi rifer·i te dall'autor e, e delle q molte sono ùovute a Charcot, si tratta Ji malati nevropatici, predisposti ereditariamente. i quali rn se~uito ad una causa insignificante, si preoccupano dello stato dei loro denti .. ri.o corrono allora ai deoli"ll cbe loro praticano operazioni piu o
MEDICA
~ 06 1
meno inutili, senza ar·rivare mal a calmare le $0tl'erenze. di cui essi ~i lai!nano. Jn una malata di questo genere, e dietro con!"iglio del suo medico, un den tista tolse in una ''olta so~a veo~i ,J,..nt . di cui la mAggiot• parte potavano ancora t·endet-e lunghi servig1; si SIJerava, con questo mezzo, di rimediare ad una contrattura dei masseter i molto dolorosa, ma questa non çedelle in alcun modo e noo t'u possibile mettere una dentiera; 11ue=-ta malata r imase in uno s tato che rasentava la
follia. Per RILra par·t~, alcune donne nevropatiche, quando sono r,oslrette a portare ùenli finti. pr ovano un' emozione molto vivA e soventi duratura. La presenza di un corpo estraneo nella bocca le mette in uno !'=tato dì agitazione considerevole. Esse sono colle da nausee invincibili, oppUI'e provano Je sensazioni più varie e piò strane, abbondante saJiva.zione 0 sensazione di secchezza estrema della bocca. Gener alroeute, colla pazienza, si finisce per padroneggiare que~te roamfestazioni anormali e, coll'ahituòine, si finisce per sopportat•e e dimenticare l'appar ecchio protetico. Altr•e volt~ , al contrario, r iesce impossibile far tenere a certi malati gli apparecchi denlal'i. Charcot è stato chiamato a cur·are una malata che, improvvisamente, era stata colta da idee mela.nconiche. Dopo aver per lungo tempo ed inutilmente cercato la causa di 'luesto perturbamento cerebrale, venne a sapere che questa malata portava da poco tempo denli finti. Essa er a stata talmente impressionata d~ ciò che essa considerava eome uno scemamento della sua persona, che essa diventò molaoconica. In rruesto caso però si ollenne una ~uari~ione completa. P er questi m alali, i denti non sono che una causa occasionale d~lla manifestazione dei fenomeni nervosi. Quando questi maiali si trovano al punto, se è permesso cosl esprimersi, un colpo fisico o morale basta per determinare la manifestazione degli accidenti. l n questa categoria di malati de,·onsi probabilmente metter... 1 cast citati di mania consecutiva alle inalazioni d'etere usate per l'estrazione dei denti.
~ 062
BJVfSTA
Della rlslpol& reo14lv&nte. - CACBERA. Médecine et de Chi1'u1'oie, aprile l891).
(Jou1'rtal de
Il dott. Cachera ha cercalo cogli studi batteriologici la ragione per la quale alcuni individui presentano una singolat'e predisposizione alla ripetizione di risipole. NeUe osservaz!oni rli questo genere si nota un fatto degno di menzione: in simili casi la risipola comincia quasi sempre dal medesimo punto in uno stesso individuo. Era quindi inter essante sapere se, nel punto in cui recidiva la risipola, il microLo non conlinuusse a vivere nell"inlervallo degli attacchi, attendendo l'occasione propizia pet• manifestarsi di nuovo alresleroo. Ol'a, qu~ste ricerche banno precisamente dimostrato cbese la risipola comincia sempre nel medesimo punto, è per ché lo str eptococco vive allo stato latente; in un caso particolarmente lo si é riscontrato nell'angolo dell'occhio, punto di par. tenza della recidiva. Per quale motivo questo microbo, cha f.l in tal modo allo stato latente, si risveglia e pr·oduce nuove eruzioni? In questi casi inter veng•mo le ca•Jse occasionali. il freddo, la mestruazione. Altre cause occasiooali possono ancora essere invocate, ma si può dire che ciascuna agisce mel· tendo l'individuo in uno stato d'inferiorità, di minore re~i stenza, ciò che fa sì che l'individuo di venia un buon terreno di cullura per i microbi. P.isulla da questi fatti che non si ùeve trascurar e la cura preservatica della risipola a ripetizione. Nei casi in cui questa recidiva in corrispondenza di croste d'eczema, si comincierÀ a farla cader e con cataplasmi, poi si faranno lavature col sublimato in soluzione dell'i p. 1000. Questo trattamento potrà essere rinnovato assai frequentemente all'epoca presunta del ritorno dell'affezione. Se la risipola si re in cor rispondenza di una dacriocislite cronica, ùi una blefarite cronica, di croste nasali, si dovré portare la soluzione di Van S'vieteu in corrispondenza di questi punti con mezzi appropriati a ciascun caso.
l&RDICA
1Qt):l
. .tasltnl della tuberooloaJ colla atenoaJ mltrale. - Po· 'f\fN. l.lournal de .11edeerne el de Chcrurvte, giUilllO 1891 '·
r rupporti Jella luhercolosi colle ~lfezioni cardiache presentano alcune particnlarit.tl mollo intPrt-!'santi, spl·cialmenh~ per erò eht> riguarda la sua as~ocia1ione colla slenosi mit1'81e. Sr «8 ogjlrdi che le Rleno!-li dell' arterJQ polmone re P t'llneuric:ma dell'aorte ~i complicaM frequentemente alla tu}Jercolosi La frequema dJ questa associazione e dimostrata da una lcllatistica raLta al Sainl- Bartholomew·s Hospitul, su :..00 mdiv11lUJ, m cui si trovò 36 vulle la lubercolosr riumtu ad unA affezione cardiaca. pert. prec:ti ca«i furono riuniti sen?.a dic:linzione. mentre elle nelle rice 1·clre che rl prof. Potain ho fatto neJ sno riparto Munenti 3:"• ca...r di stenosi mitrale puro. trovò !l volLe la roesist.enza della lubercolosr. In que ... li cac:r, e si lralla m es't di ricerche analoroo-palologiche, la lubet•colosi esi·-teva a gradi div~t·si, ma sr é ri· sconlralo soprattutto la forma fìbro!':S o rrelar.efl, tnholta anche l+-!<ioni cicalri7.zale, ma in ne.~!'>Un caso ~roc:se !~>~ioni tubercolo!!e o rammollimento. Nasce la domanda ~e in que~l• ca~i la tubercolosi !-Ira la eausa della lesione rardiara, o se al conlt•urio sia da quesl"ullima dipendente Ora, una cosu degna di note, ò che in quesli ca<>i la c;tenoqa valvolare era notevole c la lesione cardiaca "Cmbra'"a in viA d"eYoluzione. mentre che al contrario la tubercoloc;i pareva es<~ere arrestatA od anche in parte guarila . .e! quindi mollo probabile, e d'altra parte ros~ervazioot> clinica lo di mo~tt-a, eire 111 questi maiali la lubercolo~i pohnonare sia il fallo primrti,·o. Ma rimune u determinare quale posRa es!'et•e l'intlu~nza reciproca di queste due le«ionì. 'i può supporre che per consl"'guenzn stCIIS{J dello stato tu· bercolo,~o va "18 an que~ti molati una suscellibililU particolare ddl'endocardw che ne rende prù facrlo l'inOammazrone, e la 1e~tOnP tl!;san<Josi ~<pecialmeote ai bordi hllerr d~lle valvole, ne risulti un restrin~imento. Queste l:'orw vPre enrloct~r•dtlt
106~
RIVISTA
infettive, legate ad una affezione c ronica tubercolo che ~i possa affermare per altro che la lesione enuu•.:a"'" ... ste"'sa s ia tubercolO$a. Prodotta che sia quMta lesione, si stabilisce una specie antagonismo tra le due malallle; perché l'affezione Ila una tendenr.a ad arrestare i proJXressi della tubercolo"i que:.la ragione che le stasi polmonari non sono favorevoli suo sviluppo. Ctò che pare ben dim(>strato, è appunto nelle sioni cardiache producenti l'ischemia del polmone come stenosi dPII'arteria pohnonare, che si vedono s opraggiun le grosse lesioni della tubercolosi. Quando la stenosi della mitrale e abbastanza per produrre i suoi effetti, pare che il processo polmuna re arre!'ti e si ha sbllo gli occhi un quadro sintomatico, i tratti sono sempre presso a poco i medesimi: i malati quasi sempre donne, nate da g-enitori tubercolosi, che. loro adolescenzA, sono ritenute per clorotiche e sospe ttate bercolose; in r·ealt.à, esse sono nel primo periodo di malllttia, P<JÌ si produce la lesione cardiaca; ei>Stt si o.v•~QUI08 poco a poco, mentre i fenomeni di lubc>r·colosi dimi11 ed i maiali finiscono pet· morire nell'aststolia. Si ved <]Ue'-'li fatti produr~i CO!'J !'Oventi, che si può concbiudere la stenosi della rottrale, cosl speciale nel suo decorso, differente nel suo aspetto clinico dalle altr e lesioni non è che una manifestazione particolare della diretta o indiretta. L'~tssociazione della tubercolosi colla c;leno:;i della mi deve quindi el'!sere considerata in modo del tutto differente ciò che si os!'ierva nella sLeno~i della polmonare o nell' r.eur·isma dell'aorta, in cui questa assoc1azione è anche quante, ma di natura assolutamente opposta. Un'altra condusione, dal punto dr vista terapeulìco, è nella steno,i della mitrale, almeno· nel suo primo p~wi sarebbe piuttosto giustificata una medicazione antituberco se ne esistesse una, anziché qualsiasi allra. Ma prodotla•d la lesioni, la cura consiste nell'adattare l'at• tività del malati allo stato d'insufficienza del suo org~tno . L'esercizio lt·oppo attivo, la ginuastict~ che i tedeschi
liEDICA
i065
"'ono a met·)do generale nei cardiopatici, sono quindi in questi ~asi controindicati. Ciò che devesi dapprima combattere è la
tubercolos i polmonare, che quantunque arrestata , può ancora esercitare una certsi influenza sul cuore; poscia sotto· porre il malato ad una igiene che può essere espressa nella formula seguente: lasciare il malato all'aria nella tranquillità; perciò, il soggiorno iu un clima dolce, senza esseee costretti a sforzi musc0lari, i> ciò che vi ha di più favorevole. La medicazione arsenicale e iodurata può anche essere utile; !'foJ•tunatamente non si devono fare mc>lte illusioni sul t•isul· tato; la stenosi della milrale non è compatibile con una vita molto lunga. perché si riscontra raramente questa lesione negli individui attempati. BapporU dell'ln1luenza ooll'allenazlone mentale. - LE· LEDY - (Jou rn.al de Médecin.e et de Chirurgie, giugno 1~!:11).
È wteressante constatare che, dal punto di vista speciale della sua influenza sulla produzione dell' alienazione mentale, riofluP.nza agisce esattamente come le altre malattie infetth·e. Leledy, avendo notato nel manicomio di Beauregard un aumento considerevole nel numero degli entrati al momeoto de!l'epidemia d'influenza, ha cercato di stabilir e i rapporti che esistono tra l'alienazione mentale e le malattie acute, e più specialment~ l'influenza. Egli giunse alla conclusione che per lo stesso motivo delle allre malatlie infettivt-, come il vaiuolo, la febbre tifoidea, la dirterite. l'intlut>nzfl puo esser e l'occa!'ione di una psicopatia, e che questfl, senza speciale sintomatologia, può assumere tutte le forme del de· lirio vesanicb. La pazzia cosi prodotta pu0 sopraggiungere nei diversi perjodi della malattia, ma in nessun caso si può cons•de•·are l'influenza come causa patogena; la sua azione è un icamente occasionale o adiuvante ed essa non agi::<ce che !'ugli indi,·idui predisposti. La durata della pazzia così prodotta è tanto più breve e la guarigione tanto più fre(juente, quanto più la predisposi·
IUVISTA 1066 zione è meno accentuata. ~egli altri casi la pazzia può sare allo stato cronico e diventare incurabile. Un punto interessante della pazzia post-grippale è che certi casi essa ha potuto dar luogo a questioni gali in conseguenza della forma omicida del delirio. A q riguardo un caso citato da Ladame presenta un grande teresse. Un giovane, la cui condotta era sempre stata ~olare, ma che però era alquantO ipocondriaco, è colpito influenza contemporaneamente ad una sua giovane sorel egli la vede morire e ne pt·ova un profondo di~piacere. rimane colla madre e tutto ad un tratto una sera, egli era solo con essa , ~tfferra una scure e la Quando vrene arrestato, egli ha perduto completamente memoria di questo atto. L'irresponsahilit.a, manifesta questo caso, non potè essere cosi facilmente precisata altri fattr dello stesso ordine.
llantfestazloD1 polmonarl della goita. - PoTA t s . - l.tn,, ....:. nal de .vlédecine et de Chirurgie, giugno 18~J1). Quantunqut~ anc01·a discusse da alcuni autori, le stazioni polmonar\ della gotta sono frequenti. Quelle che si osservano più spesso sono forse gli denti asmat-ici, i cui accessi possono alternarsi cogli AN'''"""'•• di gotta, per mo-io che non .si può met~ere in dubbio la natura. Ma vi sono però mdividui, nei quali l'i osservano bronchiti di forma assai particolare con i caratteri del catar-ro detto secco, presentantisi sotto forma di parossismo e particolar mente nel momento delle stagioni asciutte. Devesi notare che nei gott~si soventi l'asma uon si presenta contemporaneamente agli accessi; esso può osservarsi tempo pt·ima e può anche risconll'arsi in fanciulli prima i loro genitori abbiano avuto 11 loro primo aecesso d! golta. Iu un malato del l'iparto del prof. Potain, gott-oso ed in preda aJ avvelenamento di piombo, es isteva un'altra mani· t'estazione gottosa, vale a dire la congestrone polmonare, ma una <'ongestion~ che durava da tre settimane circa e pre:>en:a\·a la particolaritit di essel'e compar:::a senza causa ap-
MEDICA
·1067
rezzabile, mentre il malàto teneva il letto e nel momento
pn eui la flogosi gottosa del dito diminuivi!.
1
Queste congestioni polmonari, 'la cui natura gottosa può d'altronde essere difficilmente stabilita, possono presentarsi sotto tre forme abbastanza speciali. La prima. la flussione acuta, prende l'aspetto della spianopolmonite: anche essa è soventi confusa colla pleurite; come carattere speciale, essa non presenta che la rapidità colla quale compare e scompare. fn una seconda fot·ma, si vede stabilirsi une> stato congesJiv·o cr·onico della base del polmone, con ìpersecrezipne Je~gera e rantoli sotto-crepitanti tini in ambedue i lati: a questa forma si possono riferire quei fenomeni che Colin ha dllscritto sotto il nome di congestione artritica e caratterizzsti dalla presen~a di rantoli tini per sistenti per molto tempo nella parte inferiore dell'ascella. Infine, io una terza forma, si osserva uno stato cronico cM sopraggiunge ora di primo acchito e lentamente, ora per attacchi acuti; ma ·questa forma occupa le sommità dei p()lmoni. Si osservano infatti, tra i gotto&i ereditarii, individui nei quali si vedono nella gioventù pt•odursi fenomeni da parte delle sommità, con espettorazione sanguinolenta e con tolti i segni stetoscopici della tubercolosi al pr-imo grado. A questo momento è ben difficile pronunciarsi suHà diagnosi: in !Zenerale questi fenomeni durano alcune settimane, por si dissipano, per riprodursi nell' anno successivo e ~";Ì hanno so venti cinque o sei attacchi succ"8ssivi, finché. si vedono sopraggiungere accidenti di tubercolosi incontestabile.
Spasmi olonlot della faringe. - BouvERET. - (Journal de .'vUdeeine et de Chirur gie, luglio 1891). Bouveret ha descritto sotto questo nome un fenomeno singolare da lui osservato in una isterica e che c•msiste in movimenti di deglutizione rapidi, convulsivi, accompagnati da rumori faringei, i quali soprag,giungono per accessi e traggono nello stomaco abbastanza aria per prodmvi un vero limpanismo. Di quando_in quando un'eruttazione rumorosa espelle
H)68
.ll.IVlSTA
una parte dei gas che distendono lo stomaco, di modo che cesso sì compone di una serie di movimenti di deglutizione terrolti da qualche eruttazione. Questi spasmi dei della deglutizione sembrano dipendere da un'eccessiva ,.,..,,.... stesia della mucosa della faringe. L'affezione si presenta sotto forma di accessi che cot;mn,;.• ciano poco dopo il risvegliarsi ed i movimenti di zione si farmo allora 40 a 60 volte per minuto. c.v,v"''""''accesso dura due a tre minuti e ciascun movimento di degl zione è accompagnato da un rumore sonor·o, inteso a stanza. La deglutizione dell'aria in grande abbondanza non esser messa in dubbio e violente eruttazioni espe~lono quando in quando una parte dell'aria così accumulata. Questi spasmi hanno una grande analogia con allri meni spasmodici dell'ister·ismo, come la tosse, il sing'""'= 1:a:• e lo sbadiglio isterici, e presentano anzi ad un certo grado ritmo e la caden~a che Charcot considera come un proprio ad un gran numero di fenomeni isterici.
&_
Avvelenamento prodotto da.ll'antiplrlna. %ette des Hòpitaux, N. 73, 1891).
B1GGS. -
Biggs ha riferito un caso d'avvelenamento in un malato molto robusto, di trentacinque anni, ed da angina erpetica con febbre elevata. Questo malato in 30 ore 4 grammi d'antipirina, a dosi frazionale ogni '""·~·,,_ ore. Gli accidenti tossici si manifestarono soprattutto parato renale: orine verdastre, torbide, contenenti a globuli rossi, cilindr·i; queste modifieazioni dell'orina, cne, rrunata poco prima, era stata trovata perfettamente sembrano dovuti all'antipirina. Esse persistettero per quH•••...,giorni dopo la cessazione del medicamento. Un fatto de~no nola è che il malato aveva, in varie riprese, preso rina per emicranie, senza rise n lire accidenti tossici. Biggs ha segnalato varii altri accidenti: eruzioni rn t·.,:,n.- .· paresi car•diaehe, disturbi n~rvosi diversi, prodotti dall'anli rina. Quest.i accidenti ~>ono la1volta comparsi con dosi di 60
MEDICA
1069
rgrammi ad l gramma. Talvolta anche, l'antipirina aveva po. :uto essere somministrata per lungo tempo a forli dosi, e nentre elle la tolleranza sembrava perfetlamente stabilita, ~roparvero bruscamente gli accidenti, senza aumento della quantità di medicamento presa. . . . . . . Biggs crede, con Huchard, che l anttpmna è controtndtcala ogniqutll,·olta esiste una leRione renale. È specialmente quando uoa affezione febbrile (polmonite, febbre tifoidea) sopragjliunge in malati affetti da nefl'ite o si complica essa stessa a oerrite, che fa d'uopo evitare di somrninistl'are l'antipirina ad alte dos1 come antipiretico. l reni. sopraccaricali di già dall'eliminazione delle toxine febbrili, resisteranno male a questo aumento di lavoro causato dall'eliminazione del medicamento. s econdo Drescher, l' antipirina apporterebbe d'altronde, sempre, una diminuzione della secrezione renale. In due casi anzi essa avrebbe prodotta la ritenzione. Peter ha riferito una osservazione di febbre tifoidea, in cui la morte pare sia stata causata da accidenti d'uremià, prodotti dall'antipirina. L'uso troppo prolungato dell'antipirina sarebbe egualmente pericoloso. Portes crede che questo medicamen~o, continu~to per molto tempo ed a forti dosi, può cagionare degenerazioni !(rassose del fegato e dei reni. Della poll&ohluri& p•ioop&tic&. - GulARD.- (Jour nal de Jfédeeine et de Chirur gie, giugno 1891).
Questa affezione è caratterizzata da frequenta esag~rata delle orine non consociala, nè a lesione apprezzabile dell'appar ato orinario, nè a sintomi di un'affezione cerebrale o midollar·e. Gli individui che presentano tale affezione non sono che malati iromaginarii. Causa predisponente di questo turbam~>nto funzionale è ordinariamente il nervosismo; la causa determinante è soventì la blenorragia, oppure una delle sue complicazioni. Quanto alle forme cliniche, si può distinguere la pollachiur ia precoce e la pollachiuria tardiva: la prima si sviluppa nel fanciullo, la seconda molto più frequente, soltanto nell'a-
tOiO
RIVISTA
dulto. È quasi esclusi,·amente diurna e raramente e notturna nello stesso tempo. Non è raro che esso SC'.<"'mn..::.i! momentaneamente, quando i malati sono distolti da un pazione qualunque. I l numero delle emissioni, nelle 2i arriva ad una cifra considerevole, 30 e 40 volte e tal anchf' più. La diagnosi è abbastanza facile, ma richiede per altro zione, perchè quasi sempre questi malati sono curati lun mente per una affezione della vescica che essi non Questa diagnosi si fonda innanzi tutto sul fatto che s piega la frequenza dell'emissione dell'orina. Le orine perfettamente chiare; la 'l:escica non è sede di alcun anche quando la si preme direttamente contro il pube palpazione rettale o vaginale, ed infine essa è dilatabile e ricevere una quantità considerevole di liquido. I noltre l rogatorio e l'esame fanno constatare che anche i reni sani. Viene accertato egualmente che le orine non cont<•n••"'""" nè zucchero nè albumina. Non rimane pitl che a studiare malato sotto il punto di vista del sistema nervoso ed a r trare se non pres:enti alcun segno di un'affezione midollare cerebrale. Se tutte queste ricerche riescono negative, si esser certi che si tratta di pollachiuria psicopatica. Vi sono però malati che possono offrire l'insieme di q stessi caratteri clinici. Questi sono i prostatici nel primo r iodo. Si sa infaUi che questi maJali emettono orine nAirrAI:tA..; mente chiare, che la loro vescica non é dolorosa alla s ione, che essa si vuota e che può, nella giornata, con una notevole quantità di liquido. Ciò che li caratterizza, è la frequenza dei bisogni, di cui si lamentano, è u notturna, mentre che avviene il contrario nei nevropatici. più essi sono d'eta avanzala, hanno per lo meno 55 anni: sempre i psicopatici sono molto più giovani ed in lutti i essi hanno comincialo a r1senlire tale disturbo prima di eta. Infine, nei prostatici, anche nel primo periodo, la zione della prosta ta rivela ordinariamente un aumento divo· lume della ~hiandola. Stabilita la diagnosi, Guiard combatte questo tu.-.uc:uu"'""" ~ puramente immaginario, indirizzandosi, quant.o più viva
MEDlCA
407·1
lj é possibile, all'iri1maginazione, alla ragione del malato. È !ecessario dapprima dimostrargli che la sua vescica può ricevere senza difficoltà un'iniezione di 300 a 400 grammi di una soluzione d'acido borico. Ritirata la sonda, si invita il maJato a trattenere qualche momento nella sua vescica il liquido iniettato stando in piedi o camminando. Il malato constata che eiò è possibile ed anche facile. Ora siccome la quantità di orina emessa nelle 2~ ore non oltrepassa di molto 1200 a 1500 grammi ed egli di ciò può facilmente assi.curarsene su di sè stesso, così il malato arriva ben presto alla conclusione che nelle 24 ore possono bastare 4 o 5 emissioni d'orina. Ciò dimostrato, si consiglia al malato di trattenere l'orma dapprima per 4 ore almeno, ed in seguito per 5- 6 ore. sarebbe invece imprudente e per·icoLoso consiglia l'e questa rìtenzione ad individui affetti da cistite o da prostatite.
stato del cuore nell'anem.a.; orlgtne del soffio polmonare. - Hs.~Y HANDFORD. - (Arehives inédicales Belges1 marzo 1891.). Conclu~ioni:
1• L'anemia è frequentemente una causa sufficiente di dep:enerazione adiposa del cuore, di dil~tazione delle sue ca vita. 2• In una certa classe definita d'anemie, compresavi la clorosi, la dilatazione cardiaca è uno stato costante ed im por·tante, chevichiede asso~utamente un'appropriata cura . 3• In questi casi è soventi il lato destro che è principalmente all"etto. 4° In alcune forme d'anemia esistono soffi cardiaci, in altre queste mancanoi nella stessa guisa, il cuore è dilat.ato in alcune fotme, e non lo è in altre. Molte condizioni possono contribuire a dilatare il cuore. Si osservano molti soffi differenti nell'snemis, i quali possono esister·é tutti, mancare tutti o presentarsi in par te in un dato caso. 5° Il soffio sistolico polmonare non è dovuto ad un cambiamento nella costituzione del sangue. 6• Esso presenta di caratteristico il fatto che, quantunque
lOiZ
RI\'IST ...
sia suscettibile di essere inteso dappertutto, ha il su0 simo d'intf'nsita nel 3o e soprattutto nel 2' spazio di ~inistra, in vicinanza dello stemo; inoltre esso diventa sempre men(). forte e scompare soventi del tutto nella posizione eretta. 7" Il soffio polmonare sistolico è dovuto aliA sull'arteria polmooare di un cuore dilatalo, floscio P.d grandi lo. s· Il soffio polmonare, anche quando fosse molto i nelle altre re~ioni nel decubito, può essere facilmen te, per questa prova della posizione, distinto dai veri soffi d'i nsurficienza dovuti al rilasciamento dei muscoli cardiaci, alla latszione dei suoi oritìci, alle lesioni valvolari. 9• Quando esistor:o nell'anemia '30flì su tutti i che non sono dovuti a ·lesioni permanenti, essi scompaiono un ordine definilo dur ante la convalel"cenza, dapprima tricuspidale, poi il mitrale, poi l'aortico ed infine il polmonare. 10• l!: probabile che in alcune dilatazioni cardiaehe, origine anemica, questoo~ posl"ano condurre ad fazione permanente del cuori!. La eplataad nella malattia 41 Bright - LA VERNY. (Jour nal de Médecine et de Chirurgie, luglio 1891).
Questo fenomeno può assumere una grande dal punto di vista della d1agnosi. Si sa che è soprattutto la nefrite intersliziale che è compagDAta da epistassi, ma questa può presentarsi nelr nizio o verso la fine della malattia. Le eptstassi precoci sono ordinariamente leggiere, "'""~,..,.,._., giun::tono in lutti i momenti della giornata, ma specialmente al mattino nello svegliarsi; esse si ripetono soventi ad intervalli del tutto irregolari: generalmente esse si presentano per crisi; per due, tre, quattro settimane cola sangue dal naso nel s offiarsi tutti 1 ~:iorni od anche più volte al gior no; poi repistassi scompare e non r icompare che dopo molto tempo Per altro. in alcuui casi, essa può essere è.lbbondaiJle fln ùa!l'inizio.
MEDICA
1073
Le epistas-si che sopraggiungono in un'epoca avanzata ..000 notevoli il più spesso per la loro durata, la loro abbon-
danza e la loro ri(:elizione. Soprag~iungendo talvolta nel mo.rnento di un'eruzione acuta o nell'approssimarsi degli accidenti ut·emici, esse sono allora precedute da alcuni disturbi di iperemia cefalica; ma esse compaiono anche spt~sso all'infuori di qualsiasi minaccia di questo genE>re e nulla fa prevedere ti toro approssimarsi. La loro abbondanza può essere considerevole, e nel periodo finale della malattia l'emorragia prende tat..-olta un ~Jnclamento dei più ter:-ibili; Yi ba uno scolo continuo, incoercibile, che continua senza arrestarsi e malgrado il tamponameuto e va fino allo sftnimentc, ed alla sincopo. È raro che in quest'ultimo periodo l'epistassi non sia cr>nsociata ad altre emorra~ie. Il valote jiagnostico dell'epistassi nella malattia di Bright può essere grande; talvolta essa costituisce il primo sintomo che drhiama l'attenzione da questa parte, e Lécorché ha asset·ito che tutte le volte che si vedono sopraggiungere, senza causa, in un adulto od in un vecchio epi:>tassi abbondanti e ripetute, SI deve pem:are alla nefrite interstiziale; questo segno acquista tutta la sua importanza rruando vi si aggiuo~ono altri sègni, come la poliuria, ecc., e richiede l'esame delle orine. La prognosi dell'emorragia non é in sè stessa grave per la epistassi dell'inizio, la quale è raramente mollo abbondante. Più tardi essa può al contraeio diventare molto gra ve in ragione della sua abbondanza; essa è talvolta, a questo periodo, il preludio dell' uremia, ma questo significato pronostico t> !ungi dall'essere costante, t:ome a torto si è amme~so. Quanto alla cura, indipendentemente dai mezzi locali, fa d'uopo conoscere che il regime latteo eser cita su questa epi~tassi un'influenza molto rapida: è necessarto quindi sottoporre imm~>diatamente questi malati a tal regime. Per altra parte, la carne ed i brodi, che esagera!lo le fermentazioni intestinali e l'accumulo nel sangue dei veleni che ri~ultano de queste fermen tazioni, hanno un'evidente influt>nza noci\a.
68
I07i
JUVlSTA
!rota aul ritardo del polao oarotldeo nell'tnauftloi••• aortioa. - GASTON Lvo~.- (Ga..ette de:s Hopitara, N. 73, 1891).
Il ritardo del polso neglì aortici è ~Lato segnalato nel18at dt Mal'C Oe!:opine, e nel 1837 de Henderson, il quale non conosceva le ricerche fl'ancesi. Heodcrson riscontrò cinque eaq in cui l'inlervallo lra la contrazione del cuore e il polso arter1e periferiche era abbastanza considerevole perchè pulsazione radiale alternasse con la sistole ventr1colare; e diede a (1uesto ~gno una grande imporLauza. Negato Aran, cf)nsideralo da Requin come puramente fisiologJco, Grisolle come non parlicolal'e all'insufficienza e.orllca1 il tar.io del polso è stato stud1ato in 1nodo speciale dal nrt\rA1~..;·_.• sore Tripier, il quale cercò di constatare il ritardo in un del sistema circolatorio molto vicino al cuore, sulla t'.sol~nt•·tta~ e{!11 trovò rrueslo ritardo nl\ll'insufficienza aorLiea ed io malattia ~oltanto; egli reca notare inoltre che l'esistenza questo segno indica che l'insufficienza è grave; esso infatti nell'iuizio della maJallia, quaudo l'insufficienza è pronunciai&. Fr. Franck volle verificare il ritardo I'Al·ntìtiM segnalalo da Tripier e fo1·mulò conclusioni opposte a del profes.,ore di Lione: per lui il ritardo del polso, nel! ficienza aortica, è, al contrario, minore che aHo stato g1co (6/u» di sec.ondo invece di 9/1 ~. Rivals, in una tesi nuta a Bordeaux (1883) si wchiat'ò dell'opinione di Frank; Rivals •la diminuzione del ritardo del polso e esagerata l'insufficienza aortica, perchè non solamente, in questo il ritardo prodotto dal tempo necessario al solle\'ament.Q sigmoidi è soppresso, ma anche la contrazione essendo più energica e la pressione mediana l'onda sanguigna si trova lanciata con un· impulsione frrande nella circolazione•• Germain Roque, allievo di Tripier, io una t~si sostenuta Lione nel 1886, ha ripreso la questione e dimostrato, eolt' po~gio di prove eli niche e fisiologiche, che il ritardo cai~Oll.dell'-=11 segnalato da Tripier esiste realmente ed ha precisato i in cui esso si riscontra. Nel suo lavoro Tripier riferiva che
li &DIO
10i5
. n-cervaztOnt l<l volte aveva constatato il r1Lardo carotideo :!lì •he in 12 volle il r1tardo mancava, ed indicava che, in que-
:r~llìlJ\O caso, o si trattava di un'lnsurficienza nell'inizio, o di
~n in~ufficienzs d'origine arteriosa. Unendo le sue osserva-
"·ani 8 quelle eli Tripier, Roque ha constatato che su 32 casi di
:,uflìe~enza aort1ca con ritardo carotideo, il reumatismo era -tato r 1Jevato 21 volle come causa dell'affezione valvolare e h~: :26 ,·oltc i maiali avevano meno di ~O anni. Cosi dunque,
~ella grande maggioranza dei casi, l'insufficienza del tipo enJocerdico é accompagnala da rit.ardo carotideo. Nei 2S allr1 casi d'insufficienza ao••tica, d'origine arler10sa, negli indtv1dui d'etA !'luperiore ai 40 anni, questo ritardo carotideo non potè !DSÌ e:.sere constatato. Qual é la causa del ritardo in cer t1 casi d'msuCiìc1enza e perché questo segno manca i q altri casi 1 Per quanto concerne le risposta alla prima tJU~lione, fa d'uopo attenersi alla spie~aztone proposta ùa Tripìer: c nel cominciamento della ~i~tole, la prima onda pt•odolta incontra la corrente sanguigna di ritorno, la dì cui forza é lento piu srrande, quanto pm l'io::-umcienza é pronunciata, e quanto ptu le pareti arteriose hanno una forza ela~tica maggiore, d'onde un r1tardo più o !Deno accentuato nella celertla di trasmìS$iOne di quest'onda, cbe !Il l'i vela immediatamente al suo ingresso nel sistema arterioso. »
Quanto aJla mancanza di r1tardo nel'tli arterto-scleros1, essa si sp1ega pel fatto che l'ondata sanguigna si trasmette cou una celerità tanto maggiore, quanto piu il tubo che le serve di oc.ndutlot-e diventa meno met.allico e <>i avvicina ad un tubo rigido. Riassumendo, il ritardo del polso, negato da Fr. Fraock, e~i!>l.e realmente nell'insu!tìcienza aortica, con la restrtzione che la sua esistenza è legata alla forma endocard1ca di questa affezione. È quindi un segno differenziale fra le due varietà di insufficienza che è bene conoscere.
1076
JUVISTA
Eplclemiologla del morbtllo. Hòpitau:r:, N. 69, 1891).
L. BARD. -
'"''·"•emt ,
Conclusiorw 1.• l germi del morbillo hanno durata abbast.anza perché si abbia a temere l'infezione persistente dei degli oggetti usati dai malati, e perché i provvedi disinfezione alla fine della malattia siano asso! inutili. 2• Il periodo d'incubazione, calcolando dall' inf,.t:tone eruzione, è ùi 1.3 a 14 giorni nella grande mf!ggiorarua casi, tuttavia esso può abbassarsi eccezionalmente a 12. pure può elevarsi a 18 giorni e for~e anche a 21, nei recetLi vita diminuiLo. da un attacco precedenle. :3" IL contagio è possibile 3 giorni, forse anche 4 primo dell'eruzione. ma non più presto; nei fanciull t io conlallo durante lutto il periodo preerutlivo, esso ordinariamente due giorni prima dell'eruzione e le del contagiooante e del contagionalo si succedono 11 giorni d'intervallo. 4• La contagiosita é talmente po\.eule che quantlo un lagionante nel per1odo preerutbvo é messo con fanciulli coi multipli contatti di una esistenza comune, tut.Li presso a poco, che sono susceltibili di essere atlaceati, ~::~ono dal contagion6nte; per modo che, se non '"'n"''"""..; gono individui nuovi, l'epidemia si arresta il più spesc::o -di se stessa dopo la pr·ima esplosione. Nou si osserva ec•c:e2:1011 che nei fanciulli, la di cui receltlvita è indebolita da un anteriore, ì quali possono sfuggire all'influenza di più gionanli e finire tullavia per presentare una rectdiva. 5° La bronco-polmonite morbiUosa è una infezione zionalt', indipendente dal virus del mor billo, che può so giungere tardivamente come un'infezione secondaria, ma può anche trasrnettersi colla malattia principale e dete nare, colla sua associazione con essa, un'infezione mista prtmo acchito. In quesfultimo caso le complicazioni polmooari sono precoci; il loro inizio s.i confonde con del morbillo stesso, la lempet•atura ~onlinua a salire dopo
1077
JUDlCA
tllS~a dt>ll'eruzione o per lo meno discende appena e c ~~nta nei J o i giorni che seguono una nuova recrude-
pre::
;...."f' za.
lo' L ll
protìlaS!-1 del rnorb11lo è re~a ciìftlcile dalla sua po-
I.& eontattiosit.à preerntliva; essa può per altro essere
te~hzz&la da misure d'isolamento e soprattutto di quarantena ~,rate dai dali e<>posti. Le misure sono as~lli complesse ed
~ ~orb 1 llo inevitabile un giorno o rallro, percbè si sia autozzt~li ad astener:>ene nelle epidemie di
morbillo puro, so-
r~uutto in oc;tate, nei rauciolli al disopra dei cinque anni;
P,,e devono ec::sere raccomandate, anche iu que.c;to caso e
~prattutto in inverno, quando si tratta di fanciulh al di~otto
olt •1ul!l'l'eta; esse "ono r·igorosamente obbligaklrie, quando
~i Lratta di epidemia di morbillo mista, qualunque sia l'età dt\:li 1udh idui espo-.ti.
trattamento 4ell'tnoontlnel1S& 4 °0riD&. -
V AN THIE.sovf:~.
_ (Journal de Médecin.e el cle Chirurgie, luglio 1891).
u doll. Van Thienoven ha pr oposkl un procedimento mollo !-emplice per combattere l'incontinenza noUur na d'orina nei fanciulli. Quest'affezione é legata alla debolezza dello sCiotar"; appena che alcune goccia di orina arrivano nella porz11me proslatica dell'oretra, il detrusore dell'orina si contrae e ~~ ba emiRsione involontar ia delrorma. Guidato da questo concetto, l'autore ha fatto dorrnire i fa nciulli, col bacino sollevakl, per modo che ltt "escica pot.esse riceYere una notevole quanlitA d'or•ma prima che ')Uesta r ag~ururesse il collo vescicale. Sul cadavere dj fanciulli co~J silllllh si possono iniettare 600 goccie in un fanciullo di tre anni, ll'ffl rzocc1e in uno di djeci anni prima che il liquido raggiunga roriftrio vescicale. Quattordici fanciulli curati io lal modo (13 maschi ed 1 femmina; sono ~ari h dopo una durata media da 42 gtoro1. Uno solo ebbe una recidiva.
4078
amsn.
GU abUtd.Di e la hDla lll8cllo--c&DDellata. - O~ser e considerazioni del prof. E. PERRONCtTO. - (Ga.:.:etta dica di Torino, 25 aprile, 1891).
l n Abissinia le carni vengono mangiate crude o o arroslrle, quasi sempre sang~inanti. siano esse di vitello, bue o di agnello. Già a priori fJUindi si poteva atrermare la tenia dom~nanle doveva essere la medio-cannelleta. tavia rirerche speciali in proposito non vennero ancora estes1,1mente. Egli é perciò che essendosr aU'autore offerln l oc.::asion presso l'istituto internazionale di Torino di fare alcune vaztoni in proposito non ha tralasciato di occuparsene. lavasi di 6 gio,·ani, venuti tutti dall'Eritrea, cbe re~!is una o più volte alla cura della tenia fatta nel loro paese kous80 e che invece guarirono mediante l'estratto ete reo felce maschio somministrato dall'autore <'Ol suo metodo eia le. L'inefficacia del kousso contro la tenia, come spesso in Abissinia, dipende essenzialmente dal metodo 'rrA,,,,,". ' con cui viene propinato: la mancanza di una dieta dapprima e di t~n pur~ativo dappoi, ooncbè le sommi zione del farmaco a stomaco pieno , costituiscono mente gli ostacoli più importanti a che il koLuso arri ''are ad agire sulla testa della tenia. Per cui gli a colla loro cura non provocano di solito che l'eliminazione parte più o meno cospicua della lunghezza delle tenie che tastano il loro intestino. La storia di questi 6 individui, che l'autore ha avuto sione di curare e guarll'e facendo loro eliminare mente le diverse tenie (2-3-5), tutte medio·cann~llate, da ciascuno di essi era affetto, vale a confermare fatta da medici e naturalisti, che cioè, la specie di tenìa nante negH ehissini é la rnedio-cannellata.
t0i9 JHU& oura delle farlngttl me4iante ll muaacgto. DoLI A:-~GELO CaccoNr. - tRioLI~ta oeneta di seien.:e mec(1che. aprile 1891). L'autore racconta di avere inteso parlare per la prima volta dr rnas!"aggJo della faringe lo scorso anno nell'ambulatorio del dott. Bra un di TriestP, il quale per ò praticava il messaggio in modo co«r lievi' da lasciare il dubbio che i ric;ullati fMsero dovuti solo al fatto di a verr:> anche umettato la faringe con una sosLanza astringente. Per poter prallcare più Vlllìdaroente il massaggio delJa farine-e l'autore l1o. fallo costruire due prccoli strumenti dei quuli uno fin•"ce m un piccolo hastone, raltro flnisCP r1curvo a forma n i U per poter agire sulla parte nasale del farmge. Ecco le norme da 8e~ui re: prevra anestesia locale cocainica P.t ag•::;ce dappr ima collo slrumPnlo a bottone unto con olio stw;ciaodo dall'alto al basso hella d•rezione di:!l sangue veooso, dapprimu leggermente, indi pJU forte, avendo cura di p.•rtire dalle parli lat.Prali, dove suole coo ma~.:giore inten'Silà indovar·si il processo morboso, verso la parte medinna. Fatto ctò si porta il secondo ~lrumento ricurvo aJ U nella fat•inge na~.>ale dove il tapotement é la forma di mas!'la!lgio p n) conveniente. Si deve manovrare lo !'ltruroento o mo' di martello dando dal sotto 10 su der colpi bt'e\'i, staccau, em·r;.rtct, badando u che nessuna porzioue di mucol:a s fugga all'opel'a del massaggio. Tutta l'operaz.rone potrà durere due o tre minuti e questo spazio di tempo polra es-sere variamente ripartito nella farinj,(e nasale o nella boccale a seconda del graJo d'inllammazione dell·una o dell'altra. l ca~i clinici che l'autore r •ferisce drmo~trano praltcamenle che il massegg1o faringeo ottiene buoni ril'ullati aucbe dove gli astringenti ed i cau~lici hanno faHilo, ed è di coAi fa cile epplrcazione che chiunque pu6 r•raticar «elo da ~;olo
~ 080
lUVlSTA
Dl tula lenone dell'aorta come poatumo, non anoora regbtl'ato, della mal&l'la p.regl'eua. - Dott. LOJGI ToBAt.oo. - (Ga.uetta medica lombarda, 23 maggio, 1891).
L'autore Ca anzitutto notare che nei trattati di patologia rnedJca non si è mai accennato ad alcuna partecipazione dPI sistema vascolare sanguigno descrivendo i postumi della roalaria; e soltanto Eichhorst e Lancereaux parla no dell'endocat·dite ulcerosa o della miocardile come possibili esiti nella febbre malarica. Avendo l'autore rivolt.ll la sua attenzione specialmente al cuor e ed ai g rossi vasi ha osservato che alcuni individui, già malarici, presentavano rlei dtslurbi riferenlisi all' apparPccllio cir·colalor io: volle fJUIDdt asstcurarsi se ci rosse reaiInente un nesw fra la malaria e alcune manifestazioni vasali. Da questo sludio clinico si posSQnO trarre le seguenti conelusioni: t• La malaria Ila un'azione non dubbia nella produzione di uu'eeta.9ia dell'aorta, la quale risconLrasi nella proporzione di 1 : :3. 2• La sl&~sa endoca rdite che talora si stabilisce nella m ala r ia acuta e può geMrare un'insufficienza della milrale, evidentemente non rjsconlrasi con altreltanla frequenza. 3o Ogni altra lesione del sistema vascolare che può oss~rva rsi nella malat•Ja pregressa non è da allr1buirsi a questa, ma sta semplJcem~nte come una lesione eoz: se. A scopo terapeulioo conlro r1uesta speciale afi'etione dell'aorta (ectasia) dipendente dalla malaria pregressa, si pu<'l somministrare il ioduro di potassio alla dose di mezzo o di un gramrno in molt'acqua durante 1! giorno, e ciò per i bellissimi studii di Sée sull'azione degli ioduri nei processi delle arterie.
XKOICA
1081
E. F. GRUN. - Il mtorobio della bronobUe, • l 'uo terapeatloo deU'aoetantude. - ( The La.ncet, giu~no 1891). Finora la bronchite acuta e cronica è statn considerala come una malattia della mucosa bronchiale, prodotta nella roa!!fllllraozs dei casi da un t·affreddamento della s~sperticie del corpo, ed atratw indipendente da specifica inCez1one. L'autore ~~propone di provare che essa é invece il prodotto d infezione d'un microrgan1~mo specifico. ~ell'èsame degli sputi di tubercolosi e d'indt\'idui aff'etli da bronchite Mspetta, egli fu colpito dalla persistenza di un baculo di forma regolare, e c.H apparenza caratteristica, che cercò d'isolare nelle culture a piatto I'IU gelatina, e vi riusci ceuza difficoltà. Le susseguenti ~:oerie di subcullut>e gli diroo~trarono la costAnza di forma del microù1o, ed ora riferi<;ce tutta lo ser ie rlei sum studi in propos1to. Lo sputo di ogni bronchite acuta consiste di puro muco contenente cellule di pus, cellule epiteliali, leucocili. ed una. so"tanza granulosa fortemenLe refrangenle, probabilmente oleosa. Nell'interno e negli intervalli delle cellule di pus, sulle cellult' ep1teliali, e liberi sul muco si \'edono innumerevoli batteri. Quando non sono contaminati dalle secrezioni della bocca, •JU8l'ti batteri si riconococono appartenenti ad una ~pec1e (acilmeole distinguibile, l'ODO cocotanti nella JZr&n.!ezza, nella formo., e nella colorazione che assumono. Il batterio della broorhite ..- un bacillo di lun~hezza doppia della sua spessezza, di due micromillimetri quando l'i rinvu~ne nello sputo, alquanto r1!'lretto nellll part1• medra come 11 baCillo lluorel'cenle, con le du•• ecotreroit.à arrotondate, colorabile celermente col violetto di gdnziana A col bleu di meblene, ISOlato, o disposto o coppta, a gruppt o zoop;lee. hhero, od invollo nel protoplasma dei leucociti che intorno ad ei'SO E~i coagula. Alcuni leucociti hanno pi1i d'un baller1o nel loro mterno, altorno ai bacilli il protoplasma si coagula, illeucocito s i deforma, e l ogni bacillo c1rcondato da protopla~ma al'sume l'a p_ parenza di una cellula dt pu'!, ind1 SI perda in una degenera tione granulosa. Cosi i leucociti assorbono un certo numero
108!
RlVISIA
di bacilli che si distrug~ono in essi, ma nel coagulo del pro. loplasma e con la degenerazione granulosa, si distruggono anche i leucociti. Sulle cellule epiteliali essi non hanno alcuna influenza, e non fanno che aggrupparsi sulla loro super~ flcie. Moulali questi bacilli su coprioggetti con una goccia di violetto di genziana, mostrano attivi movimenti, consistenti In contrazione eà espansione in varie direzioni, movimenti di fluttuazione, con un11. estremila fissa, moYimenti serp ed elicoidei. Le culture di un mese mostrano il bacillo alquanto alterato nella forma, come se la cultura fosse inquinata, ma le nuo inoculazioni riproducono la forma oriRinarìa che si vecJe nello sputo, e nelle culture di 24 ore. La deformazione consist~ un aumen lo in lunghezza del bacillo, e nella scomparsa caratteristico reskiogimento centrale. La reazione della schiuma delle culture è fortemente alcalina. Il microrganismo della bronchite si sviluppa pron nella ~elatina e nell'agar ad una temperatura f1'a i 5• edr t(rC. una lemperatur·a superiore ne ritarda lo sviluppo, e vei'SO i esso perisce, mentre al disotto di ;:io lo sviluppo si arresta. con Ja successiva elevazione ùi temperatura il microbio qui,:;ta il suo vigoroso germoglist·e. La pr oliferazione si festa sulle lamine in fo1•ma di membt·anella tìoccosa che si addentra neUo spessor e del mezzo nutritivo, la "'":1'\A''""• del muco sul qut\le il bacillo si sviluppa dà uua forte zione alcalina , sviluppando un gac; di odore sere e tra n te. La germinazione si manifesta già dopo 12 ore cuJazione, nelle culture di qualche giorno si vedono spore, a sviluppo completo la gelatina si fluidifica. Ali un lubo di gelatina e ad un tubo d'agar l'autore ba giunto un decigramma di ciascuna delle stgueoti sost~mae. poi ha inoculato i tubi con sub-culture del microbio, oon menttcando d'inoculare dei tubt dì controllo senza sostanza. l risultati di queste esperienze sono espressi nella ~eJ(UI'IliW tabella:
Jfl
lU~DICA
3
Iodoformio: libero sv•luppo in 1 giorni; Acido fenico 1/ , p. 100: libero ~viluppo in 7 giorni;
•
,.
li
1
li
»
10
»
li
2
•
Il
•
28
•
»
10
»
»
50
»
Mentolo: libero sviluppo in a giorni; Timolo: nessun segno di sviluppo; Acido borico: legg1ero sviluppo dopo 10 giorni; Anilina idroclorica: libero sviluppo in 4 ~iorni ; Acetanilide: n&~Suna germinazione dopo 40 giorni; Tubi di prova: pieno sviluppo in 2~ ore; ~oluzione dJ percloruro mercurico: mancanza di ogni • ~viluppo dopo 60 gior ni Resta cosi d1moslrat.o come 11 m1crobio si nproduca in tubi di materiale nutritivo contenenti iodoformio, acido fen1co, mentolo ed anilina idroclorica. non si r iproduca io ~ubi conteuenLI ncetaoilide e percloruro di mercurto. Ora di questi due egent1, -:olo 11 primo è uMbile mternamente, é energioo quant.o il s uhlimato corrosivo, é innocuo, senza odore e senza sapore, ed é capace di fat· abortire rapidamente il corso di un catarro broncluale acuto. L'autore ha trattato consecutivamente 25 Hlfermi di tal malattia con questo rimedio, attenendone risultati brillantissimi eù unirorm1 m poche ore. Ad ottenere simìh r1sullati, è necessar1a una dose di :10 centigramllll ogni due ore. Gli esperimenti terapeulici sono stati tulti accompagnali dall'esame halLer iologico; di ogni ammalalo si sono P.c;ammatì gli sputi, e ~i sono ottenute culture ùel r'nicrobio specifico. Di tutte le serie di 25 esperimenti, l'autore ne toglie 5 come tipi. l. In una bronchite supposta afr igore, con temperatura di 3!r , con sputo contenente cellule epiteliali, cellule di pu~ e numerosi bacilll, si cominciò dal prendere il materiale di cultura dell'espettorato con un ago di platino sterilizzato, e se ne inoculò un tubo di gelatina; in questo tubo s'infisse un ago di platmo per inoculare un secondo tubo, ottenendo coslla pr1ma attenuazione. 11 contenuto di questo secondo tubo fu versato in una capsula di Petri, e posto neil'incubatrtce. Dopo 2.} ore la cultura
1084
.RIVISTA
st era manifestata alla superficie della gelatina, la quale si rammollì, indi fluidificò formando schiuma). Appena appars11 la germinazione nella capsula di Petri, ne ha ripel~ta la cultura in tubo, e se ne oU.enne la prima sub cultura. All'esame microscopico il microrganismo rìprodolt.o sulla gelatina sì mostrò simile a quello esistente nello sputo, se ne inoculò un altro tubo, e così dì seguito si ollennero dieci subculture. L'infermo guarì con l'uso dell'acetanilide, e dopo 4 giorni non si trovarono più microrganismi nello sputo. 2. Un paziente che soffriva di bronchite da 14 giorni, con bacilli specifici in gran numero, dai quali si ottenne la decima sub-cultura, fu trattato con l'acetanilide, ed i sintomi morbosi scomparvero in 24 ore. 3. Un'inf~rma con tosse stizzosa, sput.o scevro da bacilli di tubercolosi, con abbondanti bacilli della bronchite, con risultati simili ai precedenti, fu trattata con l'acetaoilide. e si ottenne la scomparsa di ogni sintomo morboso, e dei bacilli nello sputo in 24 ore. 4. Un infermo preso da gt·ave accesso bronchiale nel mezzo della notte, fu visit~Lo al multino, trovato febbricitante, con to~c:e ed espettorato cotltenente bacilli m gran numero, ma nè cellule di pus, nè cellule epiteliali. Guarì con l'uso dell'acetanilide irì 24 ore. 5. In un caso di bronchite cronica che durava da più anni, si usò l'acetanilide alla dose di 50 centigrammi tre volle al giorno, e dopo 14 giorni si notò che il microrganismo presente per l'addietro nello sputo, subi,·a una incipiente degenerazione. In tre esperimenti di controllo fu preso lo sputo d'infermi di tosse faringea, con l'inoculazione non si ottennero cellule del mtcl"organismo specifico, nè di altri microrganismi quantunque su~di sputi si fossero rinveoule cellule epiteliali e leucociti carichi di particelle di ca rbone. Questi tre esperimenti tendono a stabilire che l'umaua economia non é così piena di microrganismi come alcuni scrittori vorrebbe.-o far credere. Dal suesposto appare che la bronchite oon si può più ritenere come una manifestazione di ratl'reddamenlo del sangue
M-EDICA
4085
circolante nei capìllari cutanei, qua ntunque senza dubbio i raffreddamenti cutanei cagionino indirettamente la bronchite, per un'alterazione delle condizioni che governano sia l'entrata dei batteri nei tubi bronchiali, sia la loro distruzione ed elimiMzione quando per mezzo dei bronchi sono già penetrati nel polmone. Probabilmente le ciglia vibra(ili agiscono meno prontamente dopo un raffreddamento, giacché esse fuori del corpo umano hanr.o bisogno di un certo grado di temperatura ~he finora non è stato determinato. Può es· sere che dopo un brivido più o meno in'tenso, i microrganismi sieno capaci di penetrare più o meno proff>n1amente nel tessuto polmonare, e di produrre sintomi di maggiore o minore gravezza. E può darsi che dopo il brivido diminuisca nei Jeucociti il potere di distruggere i baUerL Dall'esame degli sputi appare probabile che la presenza dei batteri e di altre sostanze estranee come le particelle di car· bona, attragga alla superficie Jella mucosa i leucociti, i fagociti, ed altre forme giganti di cellule diverse, le quali sotto ordinarie condizioni, distruggono 'alla loro maniera i batteri viventi, e trasportano le particelle inorganiche solide incapaci d'essere distrutte, in parti meno impressionabili per la loro presenza. Quando poi il numero dei batteri è divenuto grandissimo, la essudazione non è più sufficientemente rapida per effettuare l'asportazione delle sostanze irrit.a nti, occorrono altri aiuti, questi sono forniti dagli stimolanti locali, dai cataplasmi emollienti, i quali rimedi vincono le difficoltà vitali, o l'infermo soccombe nella lotta.
t o ·o
HIVISTA CHIRUHGICA
AppUDU 41 no•ologta e ataiùtloa meclloo-ohlrvgtoa JUUtare per U quadrennlo 1884-88 . D1arno questo lttolo alla relaztone elaborata dalla sezioue medica del ministero della gue1•ra prussiano per l'esercito p r ussiano, per il XII cot·po d'armata (Sassonia) e per il X III (Wiirlemberg); relazione che per la ~rande abbondanza del suo materiale statistico e casuistico lotto io relazione coi momenti eziologici morbosi della vit.a dei campi e delle caserme ci pare meritevole di essere riportata, almeno nei fatti di maggiore interesse per noi. Il rappor to comprende un periodo di quattro anni che si estende dal 1• apt•ile 188i fino a l 31 marzo 1888, e il primo fatto che si compiace far constatare il relatore in questo lavoro si è che da vent'anni a questa parte la cifra delle morbo· sitA andò grada tamente dimmueodo nell'eserciLo, e cbe questa diminuzione si riferisce specialmente alle malaUie generali. Scegliamo intanto da quel ricco materiale qualche C8Sil d'in· teresse chirurgico. Ad una ri«ipola della faccia si associò una volta una tJogosi IJemmonosa sopra la palpebra sinistra; dall'ascesso che fu aperto lo strumento esploratore urtava contro l'osso C<Jrroso, dop'.> la comparsa di altri due ascessi, pure con carie a1 parielali, l'infermo mori C<Jn fenomeni di paralisi. Il pus degli Asces!li aveva corroso l'osso ed era penetrato nel craDio. In un'altra risapola raciale il lurgore infiammatorio si esteM alla fartngt> producendo fenomeni di soffocazione che richie· sero la tracheotomia; guarigione. Le iniezioni di acido feniC<J, secondo Ruter, e le scarificazioni di Kioasl furono più volle
IUVISTA CBIRURGlCA
1087
raticate e con buon successo. Dei 41i5 casi di risipola 35 eb-
~ero esilo letale: mortalita = 0,85 p. 100. P iu volte fu osser-
\fS.tB la trasmtssione del morbo al personale d'assistenza. sopra 1803 ammalaLi di dirterile morirono 66 = 3,66 p. 100.
Tra le affezioni successive a questa malattia sono da notarsi une cecità completa, convulsioni, albuminuria e polmoniti. un caso terminò colla morte per anemia; spesso si manifestò paralisi dei muscoli del velo pendulo, più di raro quella delraccomodazione; altre sucees!:liooi morbose della difterite rurono le nerr iti, le pleuriti, il reumall~mo ed una sola volta la peritonìle. Notevole fu la com parsa di crampi muscolari riflessi in un convalescente~ l'accesso fu r isvegliato la prima volla dalla pressione del cucchiaio sulla lingua quaodl' s1 ''olte esaminare la retrobocca~ l'affezione reelò rtbelle a qualunque cura, t~d il il paziente venne riformato. Per la cura della difterite si adoperò la trementina ed il kefir. La ~racheotomta, che si praticò più volte, rarissimamente valse a conservare io vita l'infermo. Furono regis trati 58i casi di antrace con {O decessi = 1,7 p. 100; la causa della morte fu sempre l'ioJezione seUica. In due casi di an~race sila faccia ~i fece trombo~i delle vene oftalmiche ed ascessi cerebrali. Si notò anche una gangrena nosocomiale, che ebbe ti ~uo punto di partenza da una r1sipola fliltenoide ad une gamba. Si otlenne la guarigione mediante raschisroenlo col cucebiaio e quindi con iodorormio e sublimato. Mal?ttie infettive piemiche e setlicoemiche non s i mostrarono !'ipesso in seguito a gravi lesioni o grandi operazioni, ma più di sovente vennero ~ complicare piccole ferite, escoriazioni, foruncoli ed allre lesioni insignificanti. Una volfa la pioemia segul ad una uretrile blenorragica, ad una operazione di fimosi, ad una operazione d'idrocele. Tra le complicazioni dell'ileo-tifo soltanto poche ebbero un interesse chirurgico. In cinque casi fu praticata la tracheoLomia per ulceri tifose delle vie aeree e in due cesi l'l)peraztone ebbe esito favorevole. Io uno di que1 cinque casi, seguito da morte, si trovò all'autopsia una raccolta purulenta
1088
RI V I-.T.~
tra la trachea e re:oofago alralluzza della carlilagine A propo~ilo di ·~ue~ta operazion~> ::-i e notato che la morte venne improvvi8amenlt! •1 ur·ante J'nperaliont•, perché colla flessione ùel capo iudreLro, po'lizione bile r er la tracheolomra, l'a~cel>'=O era sp1nlo in avant..r ed turava la tr·achea. Una Lrombo"i delle v+>ne della gamba seguito a trro r ichiel'e la demolizione dell'ar to. I n sa ~Zurto a tifo si verificarono spesso ottua·amcnti embolie! di arterie varie regroni, che furono cau~a di gangrene crrcoscrJltr· e erotizzazioni. Anche la cosi della leucopatra, cioe sco•nn·•--· del prgmento u1 una meta superwre del cor po, fu o;,ser,·ala se~tuito a trro. Il vomito stercoraceo ru pre!'n come <>intoma di occl inteshnale, e quallro giorni JOpo la s ua compar~a fu pra la laparotomia, ma invece si constatò per rtonile purulen la calis ala da molteplici perrorazaoni antestinali coneecuti ve ad ceri titiche. Un caso as~ai rimarchevole di al'lcesso della ru oss<>rvato da Stl'i ker e Iu se~roalato quale un infarto prodotto dall'u"o della tallina; l'a!'cesso che faceva spol'gf>nza sulle parfli addominali fu aperto con esito di guarigrone. Di g rande inter·es<:~1> furono le Ol>l>ervaziorn relativamente ar tumor1 maligni nei mi!ilar·i. L'ezJOlogia di ·1uesti tumori sa mosl.rò rn qualche caso indubluamente influenzata dar traunu precedente mente softer li. Deflua di parlacolare menzione .. l& storia clini<:a di un 8oldalo nel quale in seguito a caduta da cavallo ~i sviluppo un "arcoma midollare sulla prima costola, in appresso .. i manife-=tò paralisi tiE'I braccio clt>!"tro e mrelite ascendente. La porzione posteriore della prima costa era già completamente scompar!'IS, Il tumore estendendosi all'interno aveva invaso il polmone. era penetrato nei fori interverLebralr ed av+-va c1rcoudato il midollo spinale per una estensione dt cinque centimetrr . Nel polmone destro !'i erano depositali òei focolai del sa1·come. Per causa di Lra umr si rese in più casi necessaria l'amputazrone di membra ; una volta però dopo ramputazaone si manrfestò la recidiva al moncone t! <tuiudi melastasi ai polmoni ed ai reni. In segnato a calcio di cavallo si sviluppò all'epigaslr o un tumore C'on disturh1 di ventre gravissimi seguiti da m<.~rte.
C!URURGICA
1089
In quo~to ca«o si trallò d1 una cisl1 ,J,..I pAncreas r1pwuo dt t'8n~ue coagui&Lo e che, contratte aderenze col duodeno. ~i
vuolt\ r•ot nt'IJ"inte tino. Furono segualall sei casi dì acl.inomJcOsl. uml ..-olt.a ,.. potè constataN con cer·lezza cl•e l'inferlllo prima della comr•arl:la dei pr•mi ~mtomi re..;to occupal•> per molto l• mpo a :;radicare Jei cvrdi dal terreno del bersaglio. In tra ca::;.i :;.i ottenne la ~uaril<ion,. col ra!"chìare il focolaio con irri~tazioni ùi acido renico al a p. 100 e con medlcatura umida al ..ubilrnoto; uu uomo rnorl per tubert·olosJ pohnonare e degeoerazwne am•· JiliJe. N t'l pus de~tli 8"-ces~i polmouarì ed in &!'lces,..i di allre parli ~i poté accertare anche duraute l~ ' .ta la preRt'DZt~ del nucrorgam!:mo. Trs i numeroRi epilettici se ne coolarouo non meuo Ji 2G ue1 quali la manif..st.al.ione della malattia si osser\'Ò in '>eJl'Ullo ad una lesione traumatica. Il luogo •JPIIa les10n6 fu orJiuariallleute la te-;l.a, in qualche raro' caso parti per•feriche. Tra 1 casi in cui la le::;wue traumatica r1sieJeva aJJe t<::olremita l'u notata ur.a f1'8llura tlella gamba, al1e convul"iont epilelliche se~ui la paralisi del nl'rvo peroniero; lo stiramento del neno, preti<>alo dopo selle mes1, non ebbe al-:un elfelto. l o un cac:o di frattura dd parietal•· sinistro, che t:1'8 gua1tl8 ron una vrofouda depr·essione del l'rammento, tah acct!c:'-i epil~-"llici l>ì manìf•·starono l'Oio dopo un anno. Oltre •l ca"o le:.lè ricorda lo, sopra allrt quath o er••l..ttici s1 tentò d• oltenerP lu Q:uari~ione mt>Jiante op.-razione cliirurgtcli, ma ...olo una ''olta mt>dianle usportaztone <11 una cicatr1ce alla lesta, eh• era il punto d1 pat·tenzo dell'aura ep1lell ca o;1 Jiu ..,.l a tene1' lontani gb accessi per venli ~ÌOI"IIi, scor 50 il t(U&Itempo essi st mAni festarono di bt!l nuovo. Altre ope1'8z•oni clururg:iche 11 scopo curativo dell epileS$'18, come esporl•lzione di un'altra cicatrice a:Ja lesta, estr azione di una !'!Clleggia tll vetro dal tlelloJJe. come pure l'operaz•one 1funa llmQsi congt>nila donde pareva avel<se or •gine l'aura, re.,.tarono qenza effeLI.o. Un soJ,Jato colpito dall'ecces:.o mtmlre maligiava al b1vacco, fJr esentando sintomi di liOffocazione, fu operato di tr•acheolomia sul post.o con un Lempermo, gua· rig1one in sette giorui. t)!)
1090
RlV1STA
Nel trattamento di diciassette ammalati di tetano si o"'""'•'"'"'; che il curaro spiega realmente un'azione risolutiva pas~~~: gera sulle contrazioni muscolari, ma pare anche che ·P.!':.,....;.i!.! un'azione deprimente assai sfavorevole sul general-e. nismo. All'incontro la fisostigmina data tt·e volte al alla dose di O,OO·J manifestò azione ipostenizzante sui muscoli. Merita speciale menzione la così detta paralisi dei sue)na., tori di tamburo, della quale affezione sono segnalati nel ra~ porto otto casi. Questa malattia, fu già illustrata in una disse~ tazione da Zander. Alcuni tra i soldati che suonano il buro restano colpiti da fenomeni di paralisi al pollice <>au:ot~ quasi sempre nei mu:;.coli estensori ed a pr.eferenza vien pito da pat·ali"'i il solo estensore lungo del pollice; solo una si trovò paralizzato il flessore lungo. TI pjù delle volle a paralisi succede l'atrofia musco.lat•e, talora si manifestano principio anche dei dolori. Secondo l'opinione del relaool'e si tratterebbe qui soltanto di una neurosi professionale, a dire di impossibilità di coordinare certi movimenti, ma tratterebbesi di una reale paralisi di quei muscoli che cizio di quella tale professione vengono forzati ad un rato lavoro. La guat'igione di questa m~latlia non si che una volta. L'eccitabilità elellrica si trovò assai di spenta. In un caso la paralisi fu preceduta da !ìpasmi. altro suonatore di tamburo invece della paralisi scolare si mànifestò una tendo-vaginite ch.e fu seguita d!l renze plastiche del tendine dell'estensore lungo del pollice. In due casi, io seguito ad una caduta e ad un colpo alla si manifestò impossibilità a rarlare., però senza perdita l'intelligenza delle parole (alalia); non si ot tenne alcun glioramento. In nessuno dei dne casi si potè constatare traccia della lesione sofferta. La cura operativa degli essudb.li pleuritici fu pratica~ meno di 't28 volte, e 405 casi che furono ogg-etto di cura, alla fine del periodo di questa relazione erano riti. Degli operati morirono 67, cioè il 16,5 p. t OO, co11~,,• 16,7_p. 100 del rapporto 1882-84; i9,7 p. 100 del 26 p.100 del 1879-81. Si vede çhiaramente da questo ""'j""""'.,.._....
CHUWRGlCA sl~tistico una costante diminuzLone di mortalità per quest~ rnalattia, il che corr-isponde alla m.aggior fiducia e ·stcurez.za con cui in questi ultimi anni si ricorse a questa operaziotle pe·r parte d~ t~tti i ~edì~i. . . . . Fra i 405 ca.s1 curalt chirurgicamente, m 149 l'essudato era siero-fibrinoso, in 20i purulento, in 9 sanguinolento, in i icoroso e in 25 di natura indeterminata; in 8 casi l'eSsudato era sssociato a pneumolorace; e la diagnosi ·sulle qualit~ del liquido fu stabilita colla punzione esplorati va. Nei 149 casi dì essudato siero-fibrinoso l'atto operativo consiste nell'aspirazione medi<lnte le varie specie di aghi-cannule. In tre di questi infermi, in causa di nuova e rapìda formazione di raccolta fu necessaria la resezione di coste, due dei tre operati di resezione morirono. Oltre a .questi morirono altri 12 pazienti, di modo ché la mortalità totale di questa serie fu di 14 9,5 p. 100. 1 guariti completamente furono 48; gli altri furono dichiarati non più abili al servizio; soltanto 20 di questi essudati diventarono più puru1enti e venner.o poi computati nei 207 ernpiemi. Di questi ultimi furono trattati colla sola punzione 13 individui, ed in .tutti, meno !$, si dovette ripetere l'operazione una o più volte. La puntura ed il tag.lio furono impiegati ìn ?.7 casi; 66 infermi furono curati col solo taglio, 10 c•m puntura e quindi resezione cost-ale, e 4-con taglio e successivamente con re-sezione. Colla sola resezione 60. Tutti e tr.e i me~odi l'un dopo l'altro furono praticati sopra 5 pleuritìci. In sette. casi i metodi si p1·aticarono con processi speciali: cioé: 4 volte puntura e trapanazione di costa, 2 volte col processo di BUlau, ·1 v.olta il taglio dapprima, e più ..tardi l'esporLazione collo scalpello di una porzione di costola; finalmente per cinque casi non fu indicata il metodo. La mortalità fra gli individui curati colla sola puntura ascese a 7 = 53j8 p. 100; fra glì altrj operati in modo diverso la mortalità fu 31 = i5,9 p. 100. Queste cifre parlanc a~ba stanza . Il miglior risultato si .otten~e. in seguito ad apertura larga e fatta per tempo. Quando si :ritardò l'operazi()ne diminuirono sempre le probabilita di salvezza. Fra tutti gli empiemi 44 guarirono completamente., negli altri l'esito finale fu l'invalidità al servizio. Gli esiti letali avven-
=
1092
RIVISTA
nero qua~i t'empre per esaurimento. l 9 essudali sangu furono trattati colla puntura: 2 guarir·cno, 4 furono inabili, 3 morirono. Di 6 infermi per essudati pleurilici tura icorosa, 4 morirono, 2 furono dichiat·ati inabili, e fu trattati 4 con solo taglio, 2 con resezione costale. Degli dati pleuritici associati a oneumotorace, 1 fu trattato colla sola !>Unzione, 1 con taglio e punzione, 4 con pt:nzione e r~>•:o.-..~,.,,...._ costale, 2 con taglio solo. Sei di questi operati morirono; 2 di questi la malattia ebbe origine da trauma, 2 fGrOo(} chiarati non più idonei al servizio. Trè estirpazioni di ghiandole degenerate al collo, sopra tre ammalati di adenite Ct:!rvicale, ebbero per guenza paralisi della spalla e del braccio corrispondente. Per fenomeni di occlusione intestinale fu praticata volta la laparotomia in seguito alla quale operazione sì st.atarono le anse intestinali intimamente adese per l'.l'•r'lni,.._ perilonite e oltre a ciò stirate e contol'te in più punti cordoni di tessuto eonnèttivo. Fu deciso di praticare un a:ncr preternaturale; la r·ìposizione delle intestina incontrò ostacolo perché erano enormemente gon:fie da gas, cosrcemt1 si fu obbligati a fapvì delle grandi incisioni che poi \&no riuuite colla sutura alla Lemberi. Benché rano ciale funzionasse e le suture non cedessero, in modo da sere sicuri che nel cavo per1toneale non si raccoglieva mater·iale estraneo, tuttavia l'infermo mori poco dopo le tiquattr'ore dall'operazione. Un ascesso renale a sinistra consecutivo a blenorra~ia seguito da fistola renale che rese necessaria l'es ·~· del rene. Però quando si venne all'operazione non si nemmeno un briciolo di rene. In tre anni dì malattia il . era totalmente scomparso per suppurazione. La fistola rna poi avvenne la degenerazione amiloide viscerale. Il màggiore medico Gruhm adoLLò un processo speciale" e lo raccomanda ai colleghi, per l'operazione incruenta del fimosi. Egli ottiene la dilatazione graduata dell'apertura prepuziale colla introduzione ri'petuta e col tenervi più lungamente che è p6ssibile un klammer di legno foggiato a pinza
CHIRURGICA
1093
le cui branche vengono allontanate e tenute discoste con delle- sbarre di legno. H trattsmento della blenorragia colle soluzioni di subliroato fu attuato ovunque, :na senza che da alcuno se ne siano çonstatati favorevoli effetti. Spesso anzi dopo l'infezione si e veduto uscire orìna sanguinolenta. All'incontro altri colleghi si sono molto lodati dell'uso interno dell'olio di sandl)IO. mentre da un altro os~ervatore furono constatati fenomeni d'avvelenamento in un paziente su cui !ii era speriroentato quel medicinale, si constatò cioè aumento di temperatura, dolori di testa e di reni ed infine collasso. Per la cura dell'ulcera molle e .del bubbone fu tentato da molti, ed anche con successo, il raschiamento col cucchiaio tagliente e quindi la sutura. Però in due casi trattati con quel metodo si manifestò flemmone gangr.enoso dello ,scroto in seguito a risipola e in causa di ristagno di pus. In seguito a due casi Iii patet'éccio si sviluppò in uno osteomielite del femore destro, nell'altro ~uppurazione lungo le guaine tendinee del flessore profondo delle dita, di modo chè fu necessaria in tutti e due la demolizione rispettiva dell'avambraccio e della coscia. In seguito ad altro patereccio del dito mignolo si os~€'rvò una pneumonite metastatica AUa esportazione di una callosità al piede solto la quale trovavasi upa borsa mucosa accidep.tale che ~i prolungava profondamente in un seno fistoloso, segui il tetano con aumento d'i temperatura (38" C.) e con opistotono e crampi d.egli avambracci. Questi sintomi durarono 7 giorni e cedettero a poco a poco finché si ottenne guarigione completa, mediante la. diaforesi ed uso interno di cloralio, morfiM e bromuro di potassio. Durante il tetano si apri un ascesso cbe si era formato sotto uua vecchia cicatrice insensibile; ma' questa operazione non ebbe alcuna influenza sulla malattia. Furono segnalati e ben descritti 29. casi di osteomielite acuta. Assai spesso la causa prima fu una lesione trauma7 tica; furono però riconosciuti altri momenti etiologici in malathe interne., tali p. es. il tifo, il reumatismo muscolar:e, il raffreddamento. In .un ammalato ìl quale presentava forte
lur~ore al peno
ed al collo fu praticata una incisione !i<opra una clavicola. e 'luesL'osso si trovò completamente tiuato Iii modo che senza difficoltà si polé ef'portare per tero. La rigenera1.ione dell'osso fu pure completa e a~681 sollecita, "icché l'arto riprese tutta la sua funzione. Difficile a spiegarsi é ti fatto f'eguenle. lo seguito u caduta si era sviluppata l'osteomielite alla tibiu destra, POCO Jopo si formarono asce&si alle due spalle io corrispondenz-a degh acromi!. Aoerti gli ascess1 :-;1 trovarono le osea SC!llo«lanli sane; la febbre scomparve. All'indomani r mdi''tduo mori improV\isamenle. All'au •op!'lia s• trovi\ molto "till(lue in parte liquido in parte raggrumalo nella cavita ad.J •minaie, le pareti della ci~tifellea e del condotto coledoco autU.. trate di materia sanguinolenta, gololioosa; nel condotto coledoco a «e i centimetri prima del suo sbocco nel duo leno un foro grande due cenllmeLri. 11 redattore di questa lat•stica opina che in seguito ad embolismo dell' arteria Cl e decomposizione dell'embolo e del tessuto circostante si fatta una emorragia mortale. Si osf'ervarono con una certa frequenza le llogosi articolari eJ ossee di nalm·a lubercolosa. Tra le artriti con~eeu tive a blenorragia due colpirono il gomito, una di queste d11e artriti flnl coll'anchilosi. nell'altra c;i ottenne ancora uo·.-11icolazione utile mediante la r esez1one. Nelle flogosi lari croniche ru più volle praticata e con buon esito razione e l'iniezione di acido fenico e ùi subhmato, rartl -.i rese necesc;ari~t l'artrotomia. l corpi mobali ìntrartìcolari :;.i trovarono 15 volle nel ginocchio, una volta al gomitt>, e qua~i sempre multipli; veno~ro sempre allontanati med•anle operazione; p~rò un solo di quei maluli ritornò sbilc al :~~r vizio. lo un caso, io luogo degli ordinart corpi articolari Ulubili, Sellerheck estrasse daJ gmocchio un tumore adiposo lungo sci centimetri e che presentava lllle estrem1Ul due ingrossamenti in rorma di lobi. T rovtamo registrate nel rapporto 30 ernie muscolari, di cuj 20 ioter~savano gli adduttori, 2 il retto femorale, 2 i gastrocnemi, 1 il btcipite liel braccio ed 1 il flessore lun~o del
C.RU\URGICA
1095
pollice. Bencl~è a fl"Pqt~ inre~mita abbiano dato O~'C8"ton~ traumi d1 \•erst, pure i> mdubttato che alla sua palo$Zenest eonco~e &!"sai spP~so anche una subitanea conll'87ione museoler~. per aeci•lenlahta diverse, per e!'. uello sct•olar~, nello ~cCintrarsi di due uomini a cavallo. Quest' ultimo faLlo si ,eraticò ben t1 volte come causa principale dell'ernia muscOlari'. Il trattamento di (JUt"Sll' ernie restò come 'li ~olito senza t-ITello. Nt• sun risultato ebbe ti metodo tentato da SchulkE", cbe conRifll~ nel chiudere immediatamente con t:u· tura la ferila dello fascia lata, soltanto in due casi F-i ottenne l{uarutione colla fasciatura compre""tva e c.•l ripo!<o. Tr-Et ltl numerose laceraztoui muscolari 8\'venule 1er forte contrazione, é degna di nola la laceraziune del Jun~hi--simo Jel dor~o svvenutu uell'esercizio ginnaslico sull'antenna orizzontale. Un interessante C'a piloto e ded1c-ato aoJ una infermità in l elaztone alla vita militare, cioè !.U quelle neoformazioni ossee chtl si manifestano ìu varie pa1·~i del corpo dove più spesso 8 ; esércita una compressioni:'. Si osservarono 20 ca~i òi osteomi sulla r~g~one ùeltoi.Jea h de~tra (e.rerct r knoelten), evidentemlln~e pro<IPtli dalla ~ontmuata prt.>ssione dPI fucile su quella regione. Il r·elatore espl'ime la speranza che col cambiato regolamento sulle esercitazioni, 11 quale e:oppr·ime dt~le po!llziooi nel mtmeggio dl'll'arma, anche questa mfer· mita dovrà farsr più rara. Le neoformazioni ossee st v~rtfi carouo abbastanzo spesso anche nel gr•uppo dei tnuRcoli adduttori della co~cia !!d esclut:ivamenle ne,::li uomin1 ~tppsr ll:'nenti Alle armi a c-ava llo. pt·rC'iò s ono chiamate o!"teomt dei cavAtlet•iui (reitkn.oehen). Però e.~1 ~i manife..tarono anche in allr i muscoli io segui~o a tt•aurni. Qu~te produzioni ossee si eurat·ono per la maggior parte col Laglio o colla unucleaziont-, ~ alcuni, 1 piu piccoli, col ma'"qa~:zit • l'irlroll:'rapitt, le pennellazioni eli llotura 1li iodio. Que.<>ti tumori poseono esseru Rcambiall t•oll'esostoc;t chq facilmente si sviluppano in se~uilo a conlnl'lione osseo. Fra le contusiont sono segnalaLe come mertt.evoli d~l maggiore mteresse quelle del basso ventre, delle 'luali parecchie per essere assoc18te 8 lacerazioni di re.szal(l e ad emorra)lia
1096
RIVISTA
interna ebbet'o sempre esito rapidamente let.ale: altre condu::>sero a morte dopo qua lche ~orno pPr perJlonite oppure per emorra:ria. Rt>lali vamente frequenti rurono le lacerazioni intestinali in seguito a traumi al ventre. Io un soldato di cavallerill che caduto da ca,allo era rimasto sotto 11 medesamo, si lf'O\'Ò, dopo due giorw dell'avvenuta morte. emorragia interna con Lolal~ lacerazione l ra«ver>'a le dell'inteslino lenut> a 90 centimetri sotto lo stomaco. Un soldato del treno il quale aveva ripol'lalo un calci() di cavallo al ventre fu trattato per Ire gior ni colle applicazioni di 2:hiaccio e CC>II'uso interuo delfoppio; pareva che tutto a ndasse bene quando al 4° ~iorno il paziente mori quasi ad un tratto C()n violentissimi s intomi di peritonite. All'autopsia si constatò davisione completa trasversale dell'intestino tenue ad 80 c1•ntimetr i solto il piloro. I n uu sergente il 'lua le dopo riportati più calci al ventr~ aveva <:outinuuto a cavalcare per un certo tempo e che poi mori dJ pt•t·itonite, !'i tro\'Ò l'intestino tenue 23 centimetri sopra la valvola lacerato pet' due terzi della ~'<Ua perift! ri t~ . Circa alle l'ratture devesi notare anzilullo che delle fra tture del cranio, JO furono curate con operaziona chirurgiche, c ioè con incisioni, colla scoltura e colla estrazione di sclteg. $rie, ecc., a queste si aggiungono tre operazioni per carie (lolale opPt·azioni sulie ossa 13); c ancJUe di esse ebbero e~ilo lel<tle. Una frattura della JO• costola guarì non con callo osseo, ma con· fol'mazione di sostanza conuetlivale intermedia, il che diede origine ad un'ernia polmonare, la quale nel periodo di il mesi si sviluppò tanto da acquistar e 7> ceutunetri di diametro e fare sporgenza di altri 3 centi~elri !>UI h rello delle pareti loraciche quando il paziente tossiva. Il dott. :-.l'icolai ebbe a lrali.A.re con felice esito una gravittsima frattura molteplice e comminuta della cassa toracica : l'a pparecchio che egli a dottò consiste in una corazzA fatta di Corte cartone che venne adattata alla parele anter iore del torace meòtanle em pit~ slr<> adesivo ru~o. La lesione era avvenuta pPr schiacciamenlo contro un va~one rer·roviario. Lo
CHIRURGICA
101}7
sterno era stato dal colpo slMcalo tanto a destra che a sinistra delle quattro prime costole e sotto la respirazione si
\ledeva rJUe;.t'osso muoversi liberamente in avanti ed indlt:~Lro, re (lue clavicole erano fratturate e lussate, ed erano
pure frallurale più coste d'ambo i lati con una scapufa; iooltre esil;leva una frattura in un braccio ed una fenditu ra del bacmo a sinistra con paralisi della vescica e del retto, da ultimo eravi lesione polmonare che era rivelata da un Poflsema diffuso. Assai interessante è un caso di frattu ra della coscia che ru complicata ad embolia grassosa e seguita da guarigione. 1 mtnacciOSI fenom ~ui che si manifesU\rono fino al terzo giorno di malattia, come cefalalgia, perdita di coscienza, dispnea, balliti di cuore accelerati ed irr egolari, ineguàgliaoza rlelle pupille, contrazioni toniche nei muscoli degli erli ed e!'antema maculoso, si dileguarono poi da ;::!?, me!llre si scopri e si continuò a vedere per qua lche tempo la presenza del grasse· Mll'orina. Nelle fratture della rotula non si ottenne la riunione ossea det frammenti che colla sutura e coll'applicazione degli uncini di Malgaigne, m eu tre elle c•lgli apparecchi e colla fasciatura la r•iunione ~i fece per tessuto connettivn. Tra le lu~sazioni rare Yieo ricordata una lussazione sopra coracmdea dell'omero. che fu causata fla una caduta s u di un l!'radino a braccio disteso diretto indietro; probabilmente queste lussazione era consociata a frattura del processo coracoideo. Il capo dell'omero poteva inver·o essere riconrtotto a posto assai facilmente, ma si spostava. sempr e. Solo mediante la ~spensiooP si pote ottenere una r iposit.ione permanente. Si è pure osservata una singolaris$ima lussazione estem a di tutte e due le rolule sullo stesso individuo, probabilmente congenita. Kella completa estensione del ginocchio era poco palese e s• face,·a assai visibile a ginocchio piegato. Una lussuziooe ctell"articolazione as~ra galo -sca foidea con spostamento dell'astragaJo sopra lo scafoide riportò un ~oldato cadendo da ca vello colla punta del piede rivolta m basso. quindi in esagerata eslensione.
109~
RIVISTA
Un'altra lussazione abbastanza rara tra il latarso con spostamento delle singole ossa larsee tra avvenne in un altro soldato di cavalleria che cadde in col cavallo in modo che quest'ullimo graYilò sopra il dell'uomo in st~lo di flessione. Alquanto ricca è la statistica delle ferile d'arma da fuoco. Se ne verificarono 789 con 16 morti, quindi con una mol'talila del 2 p. iOO Una gran parte dt queste ferile vano in lesioni acciden~ali riportate nel maneggio di munizioni da bersaglio ed altri materiali esplosivi per esercit.azi<>ni. Relativamente numerosg però furono le operazioni di strazioni di proiettili o frammenti di proietttli con sequestri sopra feriti superstiti delle ultime guerre. l.e fe rite da punta del petto ebbero un d~corso felice che quando era stato leso ti polmone. Furono anche segnalati gli strani effetti del fulmine corpo umano. L'uomo clte ne fu colpito era un soldato quale stava in ser,·izio di sentin~IIa. Il fulmine nella garetta dalla sua parte superiore saltò sul fucile ed vestendo le gambe dell'uomo gli lacerò un calzone ed gambale di cuoio uscendo finalmente dal disotto dello vale. Le lesioni materiali riportate furono relativamente gere, cioé scottature superficiali delle dita dei piedi; subito dopo il colpo la gamba offesa andò soggetta per che tempo a sus:;ulli muscolari ed a dolori. Coll'uso morfina e dei fomenti caldi si ottenne la ~ollecita gioo e. Molle furono le operazioni chirurgiche p r~:~licat~ a scopo curativo e su organi diversi. Se ne registraron o Tra queste si contarono 15 allacciature di grossi vasi, seguite da guarigione, compresevi anche tr~ allacci dell'arteria crurale sotto l'arcata di Poupart, una della carotide comune, una Jelt'iliaca per aneurisma della poplitea ferita della femorale, e una della succlavia. Il prof. R<•ch allacciò la liroidea superiore ad allre a r terie nella ghiandola ttroide a scopo curatiYo di un gozzo cistico
CHI~URGICA
con esito di gua1·igione completa ottenuta nel periodo di 14 gio1ni. Furono praticate 16 erniotomie, di cui tre seguite da morte. Nove laparolomie, di cui quattro per ileo ed una per stenosi intestinale consecutiva ad ileo-tifo, tutte cinque con esito letale. All'incontro guat·l uno dei quattro operati in cui la Japarotomia venne praticata per ferita d'arma da fuoco e ferita da t&glio del ventre. Gli ascessi peritiflitici che furono aperti in numero di sei, guariro.no tutti meno uno. Si eseguirono .38 resezioni articolari distin~e come segue: sei all'articolazione radio-carpea (guariti quattro, due amputati più tardi, tutti per carie ar·ticolare). Nove resezioni dell'articolazione omero-cubitale (otto guariti, uno amputato in seguito), di cui due per frattura ~omplicata, gli altri per suppurazione .articolare. Tre resezioni dell'ai'ticolazione scapolo·omerale con un morto. Undici resezion.i al piede (sei guariti, clue tuttora non guarili, tre operati successivamente). Quattro resezioni al ginocchio (uno gua!'ilo, due morti, uno amputato, tutti per· carie articolare). Finalmente cinque resezioni dell'anca (due guariti, due morti, uno amputato, tutti per carie ai'ticolare). Delle 141 amputazioni segnalate nella relazione, 14 furono doppie amputazioni, delle quali 2 finirono colla morte, mentre di tutti in complesso gli amputati si ebbe il 26 = 18,5 p. 100 di mortalità, dei 34 amputati alla coscia la mortalità fu di 10 = 29,8 p. 100. Tra le 21 disarticolazioni s~ n.e notano otto del braccio, con quattro decessi, tre della coseia, con due morti (una guarigione, sarcoma). Nel capitolo medica%ione d,;lle ferite si tratta per esteso del materiale antisettico quale fu prescritto dal regolamento sul servizio sanitario in guerra e come poi fu modificato durante il periodo di tempo a cui il rapporto si rifarisce.
t 100
RIVISTA
Operazioni per correggere le deformità dovute al orecchie •porgenti ln avanti. - Dott. GIORGIO M ON KS. (ArcltirJiO di ortopedia, fascicoli 1 e 2, 1891).
In que~ta memoria originale, tradotta dall'inglese dal dottore Brunelli, l'autore descrive diversi metodi coi quali si può correggere la deformita dovuta ad orecchie sporgenti io avanti. Il pr·ocesso operativo più semplice è quello che, senza intaccare la cartilagine, si limita alla sola escisione di un lembo di pelle di forma varia secondo i casi nella parte posteriore del padiglione. Ecco come si procede: preparata antisetticament.e la parte, si disseca il tratto di pelle stato pr·ima diligentemente designato, avendo sempre cura di far cadere l'incisione interna vicino al fendo del solco dove la pelle della regione posteriore dell'orecchio si ùoisce a quella del capo. Si pratica quindi la sutura a punti staccati, in modo che quando i lembi si avvicinano la deformità venga corretta soddisfacentemente, anzi sopracorretta cosicchè l' •Wecchio sia piuttosto mantenuto piatto contro il capo. Si spolvera di iodoformio la linea di incisione e si applica una fasciatura compressiva. Questa operazione, nei casi adatti, può essere con successo eseguita in ogni età, ma preferibilmente nei baml>ini. La cicatrice che ne risulta f. generalmente piccola e quasi completamentE' nascosta. Contributo alla toracotomia negli •pandlmentt pleur&ll marolo•L - Dott. GIOVANNI DEl. GRECO . - (Il Faro medico, giugno 1891).
L'eutore descrive un suo processo per roperazione del pio-torace. Premesse alcune consrderaziooi sulla necessità delle caute!~ antisettiche, della puntura capillare esplorativa, e sulla opporlunita di prescegliere per la Loracotomia a destra il 5• e a sinistr·a il G• spazio intercostale fra la linea
GHlRUliGJC.>.
IlO l
ascellare modia e la posteriore, ec~;o in breve come l'autore descrive il pi'Ocesso da lui cons;gliato. Nel mezzo dello spazio interosseo prestabililo si fa col bi· sturi un'incisione della sola pelle, di poco più di due centimetri. Le aponeurosi, i muscoli intercostali e la pleura veo~ono incisi con una manovra speciale: sopra un klemmer si monta una punta fatla in modo speciale lanceolalt~, con cruna, nella quale si fa passHre un filo che !:!erve a estrarre la lancia quando per mezzo di questa il klemmer ha potuto entrare nella cavita toracica. Ciò fallo si estrae con forza 11 klemmer tenenòone divaricate le branche io modo da lace1·are la pleura, i muscoli e le apoMvN>si per quanto lo consente l'occhiello cutaneo già praticato. Si eseguisce qui11di la fognatura del cavo pleurico, al che l'autore provvede mediante due sirighe elastiche del caltbro 12 o 14 della filiera inglese e lunghe 10 o 15 cm. Queste due siringhe vengono rivolte una all'avanti e una all'indietro, e si fissano al di fuori con uno spillo di sicurezza. Solo dopo t5 giorni circa si possono sostituire alle candelett~ due pezzi dr tubo dì gomma. Il liquido usato per la disinfezione immediata della pleura e per le medicazioni successive è una soluzione di acido salicilico al 3 p. 1000. I risultati ottenuti sono stali soùdisfacentissimi. La sutura nelle ferite del tendini. - Dott. G. B. BuGLIONI. - (Il Raccoglitore medico, 20 aprile, 1891).
L'autore fa dapprima una critica razionale del primitivo processo di tenoraOa fondalo sul raffronto delle superfìcre di sezione, perchè il processo di riparazione difficilmente $i può compiere in modo regolare tenuto conto della scaua vascolarizzazione della sostanza propria dei tendini. Egli si rHchiara quind i favorevole al metodo di Hutor il quale, facendo assegnamento sulla vascolarizzazione del tessuto connettivo di rivestimento dei tendini, ideò il processo della sutura peritendinea, ossia di superposizione dei monconi.
410'?
•
RIVISTA
Studio aullr. clor.triur.zlone del nervi. CATTERJ N.\. -
Dolt. ATTILlo
(Archit?io per le scienze meàiche, 2• fasci·
colo trimestrale, 1~91). L'autore ha mtrapreso, per incarico avulo dal prof. Bassioi, una serie di ricerche 8perimentali dirette a dimostra~ se o meno è possibile un'immediata unione delle fibre nervose f~rile, vale a dire una vera prima intenzione come venne asserito in questi ultimi tempi, senza che abbia a su~ cedere la degenerazione e rigenerazione delle fibre come pareva assodalo. Come risultato dt>i suoi esperillleoti l'autore dichiara che non si può finora dimostrare anatomicamente la guarigione per prima inteozior:e dei nervi recisi, e che i ratli, addoUi da taluni, di immediato ritorno e conducibilità nervosa sono da attribuirsi alla sensibilità e motilita ricorrente e suppletoria, o forse anche ad altre condizioni o vie di funzionalita del sistema nervoso periferico non ancora note. Nuovo prooeaao per ridurre faollmente e senza .testa le luaaazlonl del femore ln dietro. - STIMSOM. - (G~ette des H6pitau;e, ~. 47, 1891).
Il dott. Stim~on (di Ne w-York) ha scoperto un processo semplice e facile per ridurre le lussazioni del femore sull'osso iliaco. Un giovane, di 25 anni, aveva una lussazione iliaca po· steriore dell'anca èestra. La coscia destra si trovava in flessione, adduzione e rotazione interna; il suo ginocchio ripoSl:lva sulla faccia anteriore della coscia sini;~tra, una larghezza di mano al disopra del ginocchio sinistro. Il minimo toccamento alla parte lesa provoe;ava dolori intensi. Stimson collocò il malato sul ventre, per modo che la mela destra del bacino oltrepassasse il bordo del letto ed il membro in· feriore destro si trovasse sospeso, la coscia sinistra essendo mantenuta orizzontale da un aiuto. La coscia destr•a pendeva verticalmente, mentre che la gamba era flessa ad an· golo retto e sostenuta nell'articolazione del piede. Dopo al-
CHIRURGICA
H03
euni minuti di questa sospensione, i muscoli si ·rilasciarono completamente ed un colpo secco praticato d'alto io bassoJ nel cavo del garetto, fece immediatamente rientrare la testa del femot·e nella cavità cotiloidea con accompagnamento di un rumore caratteristico. un altro malato, di 55 anni, era pure affetto da Jussazione iliaca posteriore a destra. Lo si mantenne nella stessa posizione del malato precedente, lasciando penzolare la coscia destraJ la gamba flessa ad angolo retto nell'articolazione del ginocchio e sostenuta neJÌ' articolazione del piede. Siccome dopo due minuti di questa sospensione i muscoli non si erano rilasciati) si ebbe l'idea di po1•re, nel cavo del ginocchio dell'arto leso, un sacco di sabbia del peso di due chilogrammi e mezzQ. Si vide allora che i muscoli si rilasciavano a poco a poco e dopo (iue minuti e mezzo la riduzione completa della lussa.zione si produs8.e spòntaneamente. Il dott. Diirr (di Halle) applicò questo stasso processo ad un fanciullo di cinque anni ed otlenne uoa riduzione immediata.
Della tubercolosi nasale. - CART~Z. det:ine et de Chirurgie, giugno 1891).
(Journal de Mé-
Cartaz ha pubblicato nella Ga$ette hebdomadajre un ar~i colo su questa manifestazione della tubercolo.si, che è la più rara di tutte. Si tralta della tubercqlosj prop1'ia,mente detta e non del lupus, che e, al contrario, molto frequente, e che, quantunque di natura tubercolosa, ne differisce per la lentezza del suo decorso e per il fatto che è più frequentemente consecutivo ad una propagazione dal rivestimento .cutaneo al mucoso. Quasi sempre la tubercolosi nasale si riscontra negli in· dividui affeHi da lesioni polmonar'i più o meno avanzate; ed è verosimile che. l'infezione della pituital"ia si faccia, sia colle particelle di sputi emessi negli sforzi di tosse, sia coll' impregnamento , dei fazzoletti che servono a nettare nello stesso tempo l!;l bocca ed il naso.
Il 0&.
JUVISTA
Le manifestazioni della tubercolosi propr·iameote presentano due forme cliniche: l'ulcera ed il tumore. L'ulcerazione, molto .spesso unica, risiede d'ordina r io setto o sul solco che uni!'!Ce la muco!!a della volta della rice al c;etto. Di un'ester•sione che varia da quella d1 moneta da cinquanta centesimi ad una lira, essa pPe!~P.f1.t.> una forma più o meno rotondegginnte. ovalare; il fondo è un grigio rossastro pallido, ricoperto da un po' di vischio~o e colorato o da croste f(eneralmente poco s pesse l.lhe lasciano, distaccandosi, colare qualche goccia di Degli ammassi caseosi sono fissali au alcune an dell'ulcera, mentre che su altre si vedono fine gran .....,,..,"'IU grigiastre, r a ppresentanti tubercoli miliari non ancora molli ti. I bordi dell'ulcerazione sono ora ~porgenti, e formano voli:& un leggiero cercine rossastro, ora nettamente gliati e costituiti da piccoli scollamenti, da specie di Alla p••rifel'ia o nelle vicinanze si può vedere un se1:nenulio. di piccoli punti ~iallastri. tubercoli in via d'evoluzione si esulcerano e possono dar lur>go a piccole ulcerazionì nuscole che rappresentano la prima fase Jell'affezione. Il dolore è iu generale poco accentuato; all'infuori dei segni forniti dall'esame d1 un po' di secrezione siero· sanguinolenta , della molestia causatH talvolta dall'a ccumulo ct•oste, r a trezione non si rivela con alcun segno subì parLicolare. Quaudo mancano le granulazioni miLiari, la gnusi, in base alla sola lesione loeale, è mollo difficile, La seconda forma della Lubet·colosi si presenta sotto l'a· spello di un vero tumore. Esistono allor a turbamenti respi· rator1, intasa mento proporzionale al volume del tumor e che s i sviluppa quasi sempre alla par te antel'ior~ del sello. Sessile o a largo peduncolo, di un r·osso pallido, esso pr esenta soventt una superficie irregolare; alla sua superficie s i pos-o sono veder e alterazioni più o meno profonde, conducendo lo specillo '>U <.li un tessuto fungùSO, caseoso, freddo iu t·egressione. L'andamento della tubercolosi sotto queste insidioso; l'ulcerazione si estende progr essivamente, ma len-
CHIRURGICA
H05
tamPnte, es;:a è qua;:i sempre a ccompagnata da alterazioni polmonari di cui essa non è che una complicazione. L'all ra l'orma, in tumore, é più spesso pl'imitiva e si avvicina mollo al lupus per il suo decor·so clinico. La lentezz.a ùi questo a ndamento contrasta con quello che !'i os<>erva nell'ulcerazione faringea, in cui la tubercolosi m•liare acuta trasforma soventi rapidamente la lesione pr•miti\'8. J1 tJ•attamento consiste nell'ablazione, col raschiamento, a 8 meno che la lesioee non sia treppo estesa. Si ottiene l'tt . nestel'ia mollo completa a pplicando per dieci minuti un tam . pone d'ovat•a idrofila imbib1ta nella soluzione seguente: Cloridratn di cocaina grammi 2 Acido fenico. . . . . . . • 0,50 Acqua distillata . . . . » 10 Si cauterizza in seguito con l'-acido lattico. In un individuo pusillanime sa potrà ricorrere alle cauterizzazioni galvaniche ripetute, alle pennellazioni coll'acido lattico mitiga to al 40 o 60 p. JOO ed alle medicazioni col •alol o col iodoformio applicati con un insufflatore per modo da formare su tutta la superficie della piaga uno spesso strato. Degli aooldentl ohe aopragglungono ln aegalto alle operazioni lntra- nuaU. - LERMOYEz. - (Ga.;eue des Hòpitauz, i\. ~3, J89J). Qu~::sti accidenti
possono e!!sere di tr·d or.ìini: infettivi, comprendenti in p11rticolare la r·irule diffusa, gli ascessi sottomucosi, la congiuntivite, l'otile medin, l'amigdalite, la risipola; ed a gradi più gr·avi: la meuingite e la pioemia; 2° Accidenti nervosi, emicranie, vertigini, sincope, asma, malattiA di Basedow, depressione generale; a• Accidenti meccanici, emorra~ie nasali e rossore pern1.8nenle del naso. Certamf>nte però le sopraceennate complicazioni non devono impedire che si intervenga quando ve ne sia l'indicaJ<> Aecident1
70
il06
RIViSTA
zione. La frequenza delle complicazioni infettive neve far comprendere la necessità di una rigorosa sempre dirtìcile in questa regione. Lermoyez ~onchiude colle parole di Fraenkel al di Ber·lino: « È necessario non lasciarsi trarre ad operaziQni nel naso se non quando vi siano rigorose indicazioni, e non andar·e a cercare nel fondo delle fosse nasali il rimedio cefalea uremics o alla dispnea cardiaca. » lndioazionl dell'operazione delle fl•tole &!l'ano nella tt•i. - ALLINGHAM. - (Archioes médicales Belges, marzo 1891).
1. Fistola esistente con una tubercolosi acuta. Queste fistole cominciano ~eneralmente con un'ulcerazione tubercolosa del retto, sono cieche interne, e danno !"Oventi luogG a dolori per accumulo di pus nella loro cavità. I mala ti avendo, lungo tempo da vivere, non sarà il caso di tenliare la cura radicale, ma, bastera limitarsi ad incidere la cavita della fistola per favorire l'uscita del pus ed evitare ~ dolori. 2. F istole esistenti con una tubercolosi cronica. Queste stole sono quasi sempre complete. Si deve tentare la guarigione per far scomparire una causa d'indebolì dell'organismo. Dopo aver aperto il seno principale si dono i bordi malati e si l"aschia il fondo della fistola. 3o F istole negli individui predisposti alla tisi o negli e re-; ditarii. Questa forma di fistola deve es!$er prontamente èurat.a, come un focolaio !';Uscettibile di generalizzazione fetta; si" opere[•à come per le fistole traumatiche nei ~..............,. sani. Allìngham consiglia di preferire il cloroformio all' etere per questi soggetti eon bronchi sensibili e di scegliere r inizio dell'estate come stagione più favorevole. Le piccole fistole che non cagionano dolore e producono poca ~ecrezione possono essere trascurate senza inconv~ o ienti.
CB1RURJHCA
,1107
cura delle fratture della rotola. - A. von WINLWARTER. _ (Archives mèdicales Belges, maggio 1891). , Il solo intervento razionale, che permette di assicurare la riunione dei frammenti con un callo osseo, è, secondo l'autore, il seguente pr·ocesso: apertura dell'articolazione, aspGr· tazione dei coaguli e dei lembi di capsula e la sutura dei frammenti con fili d'argento. Aperta l'articolazione del ginocchio, si comincia a togliere con un cucchiaio i coaguli sanguigni, aderenti alle superficie fratturate, e si evacua il sangue versato nella cavità della sioovi~le facendovi passare una corrente d'acqua fenica o di siero artificiale (soluzione di cloruro sodico al 7 : 1000. l lembi della capsula arrovesciati fra i frammenti sono tagliati. In seguito si praticano con un succhiello, obliquamente e senza interessare la cartilagine, due perforazioni in ciascun frammento, e si pongono due fili d'argento solidi e dopo aver messo a contatto i due frammenti, si riuniscono .esattamente attorcigliando le suture. Si riesce quasi sempre ad evitare qualsiasi diastasi; se st opera su di una frattura di antica data, si ha cura, naturalmente, di ravvivare le superficie ossee portando via il callo fibroso fra esse interposto. Non resta più che a suturare i.l periostio della rotula e la capsula lacerata; abitualmente si può omettere di mettel'e drenaggio, di guisa che l'incisione delle parti molli e completamente chiusa. Si applica una medicatura anti;;ettica, leggermente compressiva, ed allora soltanto si toglie la benda d'Esmarch. Per immobilizzare il ginocchio si fa uso di un apparecehio ingessato, in volgente Lutto il membro fino alla piega deU:ioguine, il quale viene rinnovato dopo dieci giorni. Se tutto procede bene, l'autore lascia questo secondo apparecchio in sito fino a completa guàrigione, vale a dire fino verso la fine delfa quinta seltimana. A cominciare da questo momento, fa eseguire movimenti pass~vi al ginocchio, mette in opera l'elettricità, il massaggio, i bagni, le doccie, ecc.) per r·inforzare i muscoli della coscia, specialmente il triei-
1108
RIVISTA
pite, il quale ba una ~rande INsdenza ad atrofizzarsi e,J che a paralizzarsi. ll paziente comincia a camminare ~ stampelle, portando una legg... ra ginocchiera òa allacciare. Con questo lrallameoto :;i ottiene una riunione ossea dt>lt. frattura senza diastasi dei frammenti con una mobilnà com. pleta dell'articolazione e colla reslitutio ad integrum di tutte le funzioni del membro. Ma questo lratLamento devesi usare in tulli i casi recenti di frattura trasversale solloculanea e non espone esso rl paziente ad un periodo che non è P''r nulla in rapporto colla gravezza della lesione?~ certo che lo sutura ossea dei frammenti non è assolutamente senza 1ei·icolo per il membrQ M anche per la vita del paziente, mentre la riunione difettosa della rotula non costituisce un'affezione grave. Sarebbe 'Juir.di inutile esporre ad un pericolo qualuuque un ferrto, il q uale l'referi!'se di vivere con un ginocclliò mal consolidato e cbe si trova io buone condizioni finanziarie, potendo egli con~ti~ der ar·e questa complicazione come un fastidio un'infermi lA. Ma il et~so è del lutto differente fJUando si uomo che deve. al:!sicurare la sua es1stenza e quella dl:'lia sua famiglia col proprio lavoro ed al quale sono necessarie le gambe in buono stato. Un operaio, guarito con una diastasi dei frammenti rotulei, è storpralo; non é guari da com· piangere meno di uno che avesse perduto una gamba; anzi, secondo l'aut01·e, le sue condizioni ~ono meno favorevoli di quelle di un amputato, al quale un buon moncone permPt'e di appoggia1·si !iU di un pilone solido. Per preservare un ferito da un'infer mita, che minaccia di avere qualche influenza sulla sua posizione sociale, si é fri Uslitìcati, secondo l'autore, di intraprendere un' operazione, anche quando questa esponga il ferito ad alcuni per1coli. Del t·esto, la sutura dei frammenti rotulei, fatta con tutte le p~ cauzioni dell'asepsi, non presenta maggiore gr·avezza di una artrodesi, la quale si prataca a scopo di anchilosare uo membro colLo da paralisi. affezione egualmente se nza r•cricolo per la vita. Preconizzaodo l'intervento operatorio in alcuni casi di frattur·tt rotulea, J'aulo1·e non inlend~ però di
CHUU:RGICA
1109
coo!'igliare questa operazione a tutti i medici chiamuti a eu· rare una les-10ne di questo genere Ciò sarebbe evidenternent•· un errore funesto olio stato presente in cui l'anti~t'p"i oou ~ ancora praticata ovunque. Le operazioni sanguinanti "ulle articolazioni 10 generale nece8sitano le più grandi precauzioni e non devono esser~· pr·alicate che da eminen\ì chirur~hi. Una rrattura ClOttocutanea della rotula non !lf'cessila del rE>sto un intervento operat,1r1o immediato: i 1 rallco, che non ha l'abitudine di praticare operaztoni di r uesto genere, può curare tl caso a tutta prima coll'immo1 bilizzazione: se egli crede necessaria la ~ utur·a ossea, potrà s~:~mpre inviare il suo paziente a 1 un dt~linto chirurgo, artloché <:~ra sottoposto ad un approprialo trattamento: il risultato d,.Jia sutura osseo sarà ottenuto atlreltanto bene quindici giot·ni od anche qualche settimana dopo, quanto imme· diatamente dopo l'accidente &neurlsm& dell'&ort& o oueouthro &d 1lJl o&lc!o di o&vallo. - BRETON. medico militare. - (A rchioes de médeetne et de Pharm.aeie milttatre3. luglio 18!11).
Il nominato B., dell'età d'anni W, di buona costituzione, morboso, venne arruolato come volontario in un reggimento di cavallerta il ~enza alcun vizio orf!anic.o od antecedente
22 IDUl'lO 1~00.
Dopo la sua incorporazione non ebbe a soffrire reumatismo, nè malattie infettive. Colprto il 16 ma$rgiO tftOO, mentre era di guardia alla scu· J eria, da un ralci1) di cavallo alla regione pr~>cordiale, venne curato al corpo lino al 30 maggio, non pre<:enlando a tutla prima alcun altro fenomeno obbieLtivo particolare. ruorc!Jù i . ~>!!tli d1 una contu«ione selllp!ice in apparenza. In dello giorno venne in visto allo ~peJale ùi Verdun per endocardite, e solamente due mesi dopo il suo soggiorno allo speJale si manite"-taronu i segni caratteristici di dilat.azrone dell'arco dell'aorta Si cnnstata'll allora in corrispondenza dei due pruni spaz1 inlercMlali, a destra dello sterno, un legger·o sollevamento
HIO
RI VISTA
della parete toraci·~a, la percussione rivelava ottusità in q regione e colla palpazione si percepiva un rumore di molto intenso. All'ascoltazione il rumore, meno pronun era in parte coperto da un soffio sistolico, il cui massimo tensita era percepito a li vello dei due primi spazi intc • ..,t,:sttut:! a destra dello sterno. Il cuore presentava un certo grado d'iper trofta . Il malato accusava inoltre palpitazione e dispnea al minimo sforzo. Verso la fine di ollobre. l' ipertrofta cardiaca era aumentata, la punta ùel cuore discesa a 5 centimetri al disotto e leg. germente infuori del capezzolo, il polso r adiale presentava un apprezzabile ritardo; i rumori dt trillo e di soffio si propagavano nell'aorta toracica e nella carotide primitiva. ~el dicembre dello stesso anno fu collocato a riposo malattia dipendente da eventi di servizio. Un ca•o dl gangrena del ptecle in •egulto ad un 41 cavallo al b&••o ventre. - Dott. BRU~1MER. sehe militaràr.;tliehe Zeitsehri/t. giugno 1891. Un soldato di cavalleria riportò un calcio di cavallo alla reg10ne addominale inferiore destra subito al di sopra legamento del Poupart, che non produsse esternamentP. cuna lesione all'infuori di una escoriazione della pelle. Al pr·imo ~!'iorno esisteva dolori all'addome, dispnea ed impo sibilità di emettere l'or ina, per cui ~i dovette p1·aticare ripe· tutamente il cateterismo; l'orina non conteneva sangu e. Nei giorni susseguenti si ebbe a umento della '"nnn••r"' polso piccolo e frequente, vomito di materie verda~ tre, meteorismo, singhiozzo continuo ed una forte depressione delle forze con edema polmonale. Questi sintomi andarono grada tamente diminuendo, ma al g• giorno compar ve un allro fenomeno impor tante. Il paziente cominciò a Jamenlarsi di freddo e di vivi dolori al piede destro, nel quale si riscontrarono i segni di una gan~rena incipiente. Il piede era freddo, pallido, insensibile; all'arteria femorale de~lra si percipiva solamente una debole pul~azione che scomparve
CHlRU!lGH..,,
1111
in ~eguilo, per cui si dovette ammettere una completa ostruzione dell'arteria temorale e dell'iliaca esterna. L'autore spiega la ccmparsa solamente al 9• giorno del trombo dell'arteria colla produzione in principio di una lacerazione in un punto limitato della membrana interna e formazione di un trombo parietale, che crebbe poco a poco e finalmente chiuse il lume dell'arleriu.; l'orse it trombo cominciò nell'arteria epigastrica inferiore colpita dal trauma, e probabilmente alla sua origine, ed inva8e in seguito il tronco prinripale. 11 medico del corpo prescrisse subjto la pulizia viù a ccurata del .piede e della gamba con soluzione calda di sublinl8lO, l'impacco di tutto l'arto con ovatta al sublimato, posizione elevata, ed una bottiglia calda in permanenza, e rece portare l'ammalato all'ospedale di pt•esidio. Quando rautot·e lo ricevette in cura, 12 giot•ni dopo la leSIOne. constatò i segni di gangrena al piede per atresìa dell'arteria dell'arto inferiore, mancava assolutamente la pulsazione della femot·ale e dei suoi rami, l'arteria si sentiva lungo la coscia come un cordone duro; il piede eri-l. freddo, livido, con una gonfi~>zza pastosa fino al disopra dei malleoli. e nel suo terzo anteriore insensibile anche con puuture profonde. Si continuò la cura già intra[>resa, rigorosa antiseps1, inVIluppo con o'•alta e posizione eleYata, la quale però era difficilmente sopportata a causa di vivi dolori: si aggiunse il massaggto della gamba e del piede Lt•e volte al giorno P~-'r facilitare la circolazione collater ale. La gangrena progredì lentamente, ed infine si limitò quasi esattamente nella linea dell' articolazione del Chopart: questo limite fu sot·passato solamente al dorso del piede dove essa si estese alla faccia anteriore della ~amba per 5 o 6 cm. al disopra della linea intermalleolare, inter(!'lsando però quivi solamente la cute. Il p1ede rimase unito colle sue aderenze e completamPnte secco senza putrefarsi, ciò che si dovett,, alla rigorosa antisepsi praLicata fin da principio. Una volla delimitata la gangrena sorgeva il quesito della
1112
RHISIA
mighore op~ ra t.inne dA pt·a~i~'are. Non si potE'va pat·lare 1lt une olisarLicn!Aztnne la r.,ea per mancan<!a dt>l lembo. Rtrnaoeva lA 'JUestion~ trA l'opPr azione di P trOf:rv'f o l'amputatwne ,J.-IIa gamba. r.ertameute la cute non br'a suffici~nte per copl'ire lull ' il moncooe alla Pirogoll. ciò non o~t.antP fu celta questa up .. rattone m 't sta de t ,·antaggt eh es~a
presenta ~opra
r amputazwne della gambu. Per àu-
mt!nlare la probabttil.à •h buona riUsctta si rllardò l'opcrazion•· sffine dt AS!!tcur ore uua buona nu~rizione del moncont; rlopo una completa l'ormationP Mila cu·rolazione collaterale. Inoltre due ma-et Jopo la lesion~. si cerro dt diminuire Iu perdtta det legumenli alla faccia anter·tore dellu gemlia mPdianl•' la traptault~zione di ~ g ronda petzt dt cute, locché l'iu:::ct completamente. L'operazione fu praliCilla l~ «eltirnane dopo l'acctdente sce~l endo IR mo hficazion" propnst.t dA Giinther alla ampu. tazione o"leopla~~ica del piede di Pirogoff. E llcJlo che primilt vameote nel 1r1etodo Ptro~off i l tulcagoo c le os!'la della gamba Pranc. "C.rati io dtrezione perp"n licolare al loro ass e lotsj!tLudtnal.!; qumdi per mellet e a cou!.allo le ~uperficie s.e· Etale e procurare la riuuaoue delle {JIIrli molli il calcagno do'l~'·a descrtvt're un &t'CO rli 90 gradi, locclté ordinar·tameote nnn ~>r'a po!l~ibtle senza !11 tf'nolc,mia del tenJine di Achille; ma, al onta della tenotomta. la l-:n"3'one era "-~<~e \'Olte a ncora grande e si doveva mantener e Il conLaLto con usu1 fol'l~ sutura, JWr I'Ui spesso non St (Jllcueva la guarigioUQ per prima tn~nztone o lu rJUnione c.Jelle o~sa. Di ptu dopo la guar igif)IIC la cute sottile ov rappo~ta alla luloerrJsita del tend ne di AchiliA face\8 pArte della ""PPrfìrte òi lpp·l~gi, nel Mmminare, e si SA I'Orne in que!llll cute si facctano facilmente e..coriozioni e ve~ciche. Gunlher portò un es...c:enz Aie mJ!!llora ut·•rtto all'op· ·ratione; "::'11 pratica la re.-.eziou~ dal calcagno cominciandola J<ubilo all'umanzi della tuberocoilà del LPndinl' Ji Achtlle, e di rig~udola obliquamente tn avcsnli ed in b&"!-10, e qut>lla delle o~~a della J.!Atnba dall'iodit!lro e dall'allo in avanti ed in ba""o. ln que~lo mòdo le suptrlìcie 0""ee <.i po~..:ono 8V\'icinar,. facilmente P ~emlt tenolomta, e cotnbaciano ptr~uamentu senza pres~ione; e
CBU\ORGICA
1113
dopo la guarigione come appoggio per camminare non ~'<erve più la pelle del l&!lone, ma la cute filta deli~J pianta del pie.:!.e. L 'unica dirtlcollà che t•imaoe ancora consiste nel mantenere permanentemente in esalto contatto le faecie rise<!ttle; giacché il conl.alto più esatto possibile dei frammenti o"Fei e l'assoluta immobilizzazione delle parti molli costituiS<cono la condizione essenz1ale per una rapida riunione delle osStt. Anche Kleinmann (1) dà a fJueslo fatto la dovuta importanza. Friacchè egli osserva • che uno spostamento all'indietro della g-obba del calcagno in principio anche limitatissimo é aumentato considerevolmente gia durante la guarigione dall'azione dei gastrocnemii, e nei primi tenlativi, forse troppo precoci, di camminare può rliveoire cosi esagerato c he, come o"'servò fra gli altri Ilolloway parecchie volte, alla fine la cicatrice ''iene a trovarsi nella faccia sulla quale l'l appoggia nel <-amminare, e .:.o'"i si r ende illusorio tulw il vantaggiO dell'operazione di Pirogoff. • Perciò !l'i cerca di ottenere l'unione più esalta possibile delle superficie ossee con bendaggi gessati più o meno ingegno i , o colla sutura delle ossa col catgul, colla seta o con fili metallici. Però i bendagogi gessali richiedono molto tem p(l e non as!';icuruno sempre in moJo completo l'adesione delle faccie resecate, il catgut "iene assorbito troppo pre~to. ed 1 fili di ~eta e •ii metallo complicano l'andamento della
cura. Riesce quindi cii grande semplificazione e vantag-gio la proposta fatta ultimamt>nte da chirurgbi rinomati (fra gli altr·i da Bruns, Hahn) di applicare a lla operazione d1 Pit'Ogoff l'mchiodamento dei cari O!lsei raccomandaw da Thierch nella resezione del ginocchio. Si provvede co1>ì nel modo più semplice ari un adattamento t:saLto e !!tsbile delle faccìe resecate e si risparmra tempo e fatira, lacchè e pure di grandP impor tanzu in ~mpagna. Nella clinica di Tubiuga si adopet'a un eltìodo da leano lungo circo 8 cm., quadrangolare, lisciato, a punta molto acuta. rautor·e ha adoperato un chiodo di r~rr·o lungo JO •; , cm rotondo, nicllelalo. Il) Kltlnmanft, uber aas Ant~ageln du 1'ersenh.ockPr• bti der Plrogotr lehtlt Amp!tlO!IOPl (IJt'WlS, Mltllltilttrlgtn OIH dtl' chiru.rgi~Ghttl Klinik ZII 7'ilb(ngen).
1114-
1\IVlSTA CHIRURGICA.
L'operazione fu eseguita ùividendo le parli molli nel lu<>g11 Jimi1ato dalla ~aogrena rtsparm!aodone il più possibile, te faccie resecale si portarono facilmente a contallo, e furono accuratamenlé fissale col chiodo passato attraverso la culi! sana della pianta del piede nel calcagno e nella libia: non ru necessaria la puntura preventiva della pelle col bisturi né 111 perfor11ziooe col trapano del calca~no. Ultimata l'operazione, rim8$C• una fessura abbastanza larga in pa1·te aper ta, in parte ripiena di masse grauulaoti, che si r icbtuse èando luOi(O ai una cicalrtce solida e densa . 11 chiodo fu tolto facilmente al 16• giorno. L'Hulore crede che l'operazione alla Pir ogClJ! nel modo !-'opr aùett.o pos!:'a essere praticata anche quando alla faccia anterior e è maggio•·e il difetLo della cute per coprire la ferita, purché il ~alcagno e ~li o~si della ~amba siano sani e la pelle densa dPlla pianta del piede sia sufficiente per formare la s uprrficie di appoggio. Neanche quando esiste rammollimento delle os!i'a e grande osteoporosi non si ved{' escludPre l'operazione, le ossa rammollite si riuniscono bene e ~embra che il chiodo in quesLi casi e!'ercili una azione irri· tante benefica. L'accorciamento consecutivo all'operazione è secondo O. Weber di 2,8 cm. in medta. Secondo Schede fra ~li apel'ali nella clinica di Volkmenn alcuni non prestlntano aceorciamento1 il quale d'ordinar io era tra J e 3 cm. Nel caso in discorso fu di 2 cm. Quimby in un ragazzo eli JO a.uni tenlò eli fare edel'ire il calcagno ,•esecalo colla supel'ficie resecata della tibil• m mezzo ai malleoli intatti. e vi riuscì. Anche Kòni~ dice che s i può lasciare intatta la s uperficie ~ana del malleolo libiale. I l risulllllo dell'operazione fu il seguente: li moncone ba la forma più conveniente ed è assolutamente insensibile. 11 paziente con un semplice stivale allaccialo adallalo al moncone, può camminare senza aiuto, fare lunphi tratti alla corsa, e baltere il piede in terra senza provar dolore. L'arterta femorale destra si sente come un cordone duro e ro· tontlo, manca alfatlo la pul~azione della femorale e dall. arteria tibiale posteriore.
--- ---
, 11 5
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PEllE
La 111811de quale malattia infettiva aeoondo la moderna batteriologia - F iNGER.- (Centralb. f. Chif'., N. 2, 1891). Tra tutti i morbi infetlrvr la siJilide ~ qeuza dubb10 quella che appunto per i suoi multiformi feqomeni più difficilmente ::i presta ad un concetto patologico generale, ma essa mette la inda.rine scienllfica alla prova dei più interessanti problemi. sgr·azialamente riguardo e ttuesl8 malattia noi cr dobbiamo pur A6mpre rimettere alle ricerche cliniche eù istologrche ed acconleularci di couclusiooi indutti ve. Seconùo l'autore i nostri alluali metodi dr !<Ludio su quesl8 malattia non possono por-tarci molto innanzi. Come per la meggior per le delle altre malallie infettive, anche per• la sifilide bisogna far distinzione tr a l'azione im· meti111L8 degli elementi patogeni e le materie cùimiche prodotte dai medesrrm. Nel pr imo stadio l'a iTezrone imzìale e la tumefazione ghrandolare regionale é il prodotto dello !'viluppo dei bacrlli; ma fin da questo periodo s i fanno già pa lesi cer ti fenorn.,ni generali elle si devono cerlemente riguar·dere come effetti tossici, e giè in questo periodo <>i stabilisce in un momento non ancor a bene determinalo la immunitA contro una nuova infezioua, la quale immunità. secondo le nol:'tre prù recenti dottrine, deve riguardarsi come l'effetto di prodotti di ricamb1o materiale disciollr. Nel secondo <>l8dio si mamfestano morbr della cut~ e delle mucose, di ca•·a tler e infettivo, f(Ui ndi provoca te rmmedia lamellle da ballerii, ma un gran numero d'altri sin tomi, come febbre, disturbi di nutndone e nevrosi, ecc., sono cer tamente le conse~uen ze di t:n'azione toxmica. ~el perrodo di lalenza assume importanza, oltre a quei renomeni, l'immunità
"1 6
RIVISH
di cu1 l'autore tratta per esteso in questo ;:uo lavoro. FgH combatte spocialmeole, e con ragione, la doUrina che r 1• sguarda ogni indtviduo immunizzato tuttora !i'itllitico, e sostiene che l'immunità sia pr·ovocata dai prodotti de1 bl'cìlli sitllitici, specialmente dal CaLto a tutti ooto che vi sono indi vidui i quali ereditano l'immunità fllla sifilide e non la sifi lide. l ft>nomeni terziari della sifilide sono dall'autor(-1 attribuili ad una crasi generale cagionata dai prodotti di ricambio materiale dei batteri, ed in questo modo di vedere egli si ra«a sul fatto della relativa ra r ita della lue terziaria, la ~ua tardiva compar!IS dopo l'infezione e la differenza essenziale del suo quadro sintomalologico in confronto del periodo latente, la impo!i~Sibilila di trasporlarla per inoculazione e per e r Etdita, il fallo che un sifilitico del periodo terziario può subirP una reinfezione, che lA lue terziaria può contrar~i senza che la precorrano fenomem primari e secondari e che a d if· ferenza <ielle affi'> zioni virulente reagisce in modo assai squisito all'aziono dell'iodio. L'uretrometr~ e la •ua importanza nella cllagno•l d•lla
blenorragia cronica e dello •trlngimento incipiente. FINGER. - (Wiener med. Wochens., N. 19, 1B9l). L·autore fa dappr ima o~>servare che l'urel!'a, allo sta to di ripo,o, non ha un vero calibro o lo presenta ad un grado minimo, '3 tutto ciò che si fa passar e per qnel canale deve di necessita allontanarne le pareti, cb e é quanto dire deve superare una resit-tenza elastica, e fare una dilatazione. Le ricerche ratte sutrut•etra coll'uretrotomo diPdero i seguenti ris ulta ti: to L'uretra nella sua parte caver nosa offre il massimo ~rado di dilatabilita. 2o Questa dilatabilità, massima al bulbo (40-50 Charr iere), diminuisce gradatamente a ndando dietro la fosst>tta navicola re, o diminuisce a ;:alli da quest'ultimo punto fino all'orificio esterno. All'orificio esterno é minima . 3• O~ni diminuziolle non gr aduale localizzata di dilatabililti nella parte cavernMa con <lilatabilità normale, qumdi
DELLE MALATT)E VENERÉE E DELLA PELLE
111 Ì
.maggiore, al davanti ed all'indietro di quel punto deve considerarsi come abnorme. -~· Ogni sonda che riesca a superare l'orificio dell'UI·etra con dflatazione massima dello stesso non potra più esercitare una dilatazione massima sul rimanente canale della parte cavernosa. Finger· definisce Jo stringimenlo: una diminuzione localizzata di dilatabilità dell'uretra pro.lotta da alterazioni morbose circoscritte delle sue pareti. Tale diminuzion~ di dilatabilità anche in minimo grado é provo,;ata da infi1tramenti circoscritli della mucosa, del tessuto sottomucoso degli strati superficiali d·-l corpo cavernoso che rappresentano il substrato della blenor'l'agia cronica, e nell'ulteriore decorso fanno passaggio a stringim<"nli. L'impo!'lanza òell'ureteometro sta propriamente in questo, cl1e noi per suo mezzo possiamo riconoscere per tempo quelle piccole diminuzioni di dilatabilità; la cui diagnosi ci è impossibile con q1.1-elle sonde che possono ancora passare per l'orificio esterno. Conclusioni: 1° L'uretl'ometro è uno strumento indispensabile per la diagnosi dell'ur:etrite cronica, e dell'incipiente stringhnenlo. 2o Esso ci met~e in grado di diagnosticare e l-ocalizzare quell1 infìltramenti croni.ci sottomucosi che in molti casi di blenorra.gia cron1ca formano il substrato del processo morboso e nell'ulterior1e decorso fanno pass&ggio a veri stringiment.ì. 3o Esso fac!litala <liagnosi e Ja localiz~azione dello $lr-i-ngimento incipiente: 4) nello stato di infiltrazione cronica, b) nello stato di tessuto connettivo giovane ricco di cellule. 4• L'uretromelro essendo lo strumento rivelatote della blenorragia cronica .grave che nell'ulteriore decorso fa passaggio aJlo stringimento e facendoci conoscere con certezza lo stringjmento incipienle, costituisce un buon me-zzo pr·ofilatlico contro gli stringimenti gravi.
t IIR
RlVIST A DI TERA PEUTlCA
L& olnoonldina. -
leaata.. -
Contributo all& pa.togeneal dell'epl-
CTtoVANN! GAU.ERAN! e F ELICE LUSSANA. -
(Ri-
oùlia sperimentale di .freniatria e di medicina legale, volume XVII, fase. J-2, 1891). È r.er·to che nell'accesso epilettico v'ha una parte spetlanle al cervello; e clioicament.P. si capisce bene come gli si sia data tanta importanza da farne una condizione assollltamente necessaria per la sua diagnosi: ma si è esageralo nel ritenere, p. es., la perdita di coscienza come una condizione indispensabile per caralterizzare l'epilessia. Gli autori infatti, hanno potulo constatare che gli accessi epilettici cinconidinici presentano caraLleri clinici perfettamente uguali, tanlo se sviluppati su animali sani che acefali, nei quali ullimi naturalmente non può apparire, all'inizio dell'accesso, la menomazìone od abolizione della intelligenza già mancante. Ciò vuoi dire cbe il cervello per l'esplicazione dell'accesso epilettico non e as!<olut.amente indispensabile, come centro psi· chico e sensoriale, e meno ancora come centro motorio. Naturalmente con ciò non si esclude che molte volte l'acce.aso epilettico possa anche trarre origine dal cervi)llo. Come riepilogo dì questo sLudio critico sperimentale gli aulor! affermano che quallro sono le vie principali per cui si può svc lgere un accesso epilettico, essendo quattro i generi di cause che lo possono determinare: due dì origine perìferica, e due di origine centrale. Di origine periferica sono quelle che hanno la loro ragione di essere o nelle impressioni morali o ne~li eccilamenti fisici; dì origine centrale sono quelle costituile direttamente da una anormale condizione
lUVIST.\ DI TERAPEOTICA
1 l 19
tomica. o ~empliremente funzionale. d~>i rentri nervosi propriamente motori o soltanto p~icomo~ori. 1 8 epilr~~ia prodotta per cinconidina nel modo sopra d~> scr1tto dimostra comi' sia possibile lo -;viluppo diretto d1 un arcesc:n eptlettico e::clusivarnente dai veri ct>ntr1 di mo,•iroento. sPnza alcun necessarto ioter ,·ento di altri centri, che solo vf'n~ono tralli in comp11rtecìpazione in via secondar ia. Per ch1 ''olcs<>e farsi un'idea sintetica dell'epilessia, secondo quello chP ne pen~aoo gli autori può ritenere che l'accesso epilettico, cons1derato nella 11ua forma clin1ca p1ù astratta e pui ampia, è espres~ione òel totale o parziale sconvolgimento fuuzionale nervoso rentrele, determinato eia una abnorme eccitazione, proporzionata per intensità al g rado di resi!>tenza attuale e dei f'entri 11les!li nel loro for male equilibr io funzionaiP; è in una parola pei centt•i ner vosi psichici e motor• quello stesso chi' è l'acce~~o di delirto acuto pe1 centr1 nenosi psichici e sensoriali. 8011
Co11tribato &ll'&Sio11e 4el bromuro 4l potassio nella oura. 4ell'epilesllla.. - Dot.t CE!';ARR AGOSTJ,.,t. - (Rioista spertmentale di f renlalria e dt med<cina ltgale, vol. X VII , rt~l'c. 1-2. 1891).
Quantunque l'autore sia COO\'tnlo che il r émedio radicale del male ep1lettico sia ancor a da ricercarsi e che 11 bromuro d~bba •m giorno cedere il po~to ad filtro medicamento p1ù sicu 1·o ed innocente; tuttavia essendo per o ra il bromuro il rimedio più efficace-, l'autor e creJe utile r ifer ir e i risullat1 terapeutìc1 ottenuti con tale medicamento "-ugli epilettici tenuti in cura nel manicomio di Perugia uel ùecennio 1880-89 e viene quindi alle seguenti concluAIOni: È necessal'iO somministrare il bromuro èi potassio in dose piuttosto ele,·ata e per molto tempo; e tale cura e (·ompatibtle con uno stato ftorido dello nutrizione gPoerale. Xella Ferande maggioranza dei casi (85 p. 100) alla dose media di 10 a l ·i gr (con un gior no di sospensione ogni tre), dose corrispondente a centigr. 20 a 25 per chilogr. di peso dPJrindl\·iduo, trovata innocua anche dagli ec;perituenli fl-
,, l 20
IHHSTA
siologici, porta cessazione o diminuzione uoteYole degli cessi convulsivi. Si può "'l b1sogno elevare la dof'e a 20 e p1ù gram mi al giorno e continuaela lungo huupo senza danno dell orlllAI•'-" seno, purchè 1l sale ~ia puro e l'apparecchio reuale iu di completa allivit.8 fisiologica. I disturbi ordinari che si hanno durante la cura sono per lo più teansit.ori e fac1lmente dominabili; e anche gli stati morbosi gravi da intossicazione bromica sr.ompaiono in m odo abbastanza rapido, sospendendo la somministra. zione del medicamento. L'uso metodico e r azionale del bromuro d1 potassio lunga la vita negli epilettici.
Un nuovo rimedio contro n mal eU ma.re. nische Wochenschrift, British J1edrcal Journal e Laneet, t~nno
LXVIII, vol. ~o)·
Il dott. Hamiltou, del corpo sanitario marittimo inglòse, ha trattato di l'ecente i casi a lui occorsi di mal di mare la kola - semi della sterculia acuminata - e ne ha eseguilo sorprendenti risultati, per tal guisa che egli raccomanda caldissimamente siffatto rimedio quale il più prererlbile, anzi quale l'unico veramente efficace contro il mal di mare. Pel' uso iuterno un decollo di due a tre grammi di semi di lrola riUscì a fai' 8parire dopo quaranta minuli ogni sintomo del mal di mare. Si dileguò la vertigine, cessò il v()o mito, scomparve Ja prostrazione delle f01·ze, l'impulso cardiaco tornò regol ure, il pvlso SI fece di nuovo pieno ed ordinato. AlCuni individui, trattati con la kola, hanno ~ervito per anni nella flotta britannicu !:'enza ritrarre vanle.ggio di sorta dagli altl'i mezzi raccomandaLi contro il mal di mare, mentre allualmente, dietro l'uso della kola, soppot·tano, liberi da ogni attacco dei disturbi in questione, tutti gli inconvenienli del ct~ttivo tempo. Mancando nella allualilu un mezzo ~fficaremeule prcven· tivo contro il mal di mare il dott. Hamilton è di avviso che
DI TEH.'.PEUTICA
1 l .2 l
tale valga la kola, e specialmente il suo alcaloide, mentr~ ha piena tìduriu che le ulteriori e più diffu~e ricerche ab:.. biano a convalidare le sue OS!>erva.zioni. Egli ricorda a f•roposito, il che io ho avuto ronore di rilevare in questo stes«o nostro giornale, come pre:;.!>o gli indigeni ùella costa Occi· dentRie d'Africa e del Sudao , la !cola sia di uso giornaliero in ''ir·lù delle sue facoltà conservatrici e corr-oboràtrici delle rorze nelle eccPzionaJi fatiche, marcie, ecc La favorr~vole elficacia della kola nel mal di mare riposa. secondo, rHo· milton, sulla ioftuenza stimolante tanto sui cenki del !':1 :;terna nervoso che sulla stesl"o azione locale. F. S. Il valoTe della soluzione •atura di solfato di magnesia nella cura della dissenteria acuta. - Dott. LEAli v. (T/le Lancet, anno LX YIII, vol. ~). Poi che è questione nella dissenteria di una infermita, la 'luale, g1•ave nel periodo acuto al pari che nel cronico, spt>rie nei fatali riflessi sul fegato, chiama. particolarmente rattenzione dPi medici militari, oggi più che mai coi possessi 11ella tropicale Colonia Et·itrea, avviso mella conto riportare dal Lancet quanto ne scrive il dott. Leahy. Tanto più che alle osservazioni di questi viene inciisculibile valore dalla competenza dell'autore non meno che daliA circostanza delle ::;uP mansioni nel ;.ervizio sanitario militare delle lnùie e pt·oprio la ove è il dominio massimo della dissent eria. Il ùott Leal1y, colpito dagli straordinarii Pisullati da lui ottenuti per lungo tempo dal solfato di magnesia, nella forma acuta della dissenteria, credP, a ragione opportuno, comunicarli ai colleghi. Il rimedio classico da tempo quasi immemorabile contr·o la disse nteria acuta è, come l'li sa, l'ipecacuana in polvere, e probabilmente in n iun allro paese, dominato da questa malattia, é p•ù che in Inclia radicato il pregiudizio in favore della ipecacuana. Tutti gli ufficiali medici delr esercito inglese, cui lo~'cò in sorte di seguire le lezioni di medicina militare, dale in Nelley dal professor J. C. Maclean, debbono rammentat·si con quanta eloquenza questi inculcasse 71
RIVISTA
nelle loro menti le proprieta ~pecitlche della ipecacuana quale rimedio pa,. e~ellenl'e contro la dissenteria acuta. ed inoltre rammenteranno indubbiamente i rilevftnti ca~i clinici, che egli IQro descriveva m so~tegno delle proprie vedute al riguardo dell'azione magica dì questa dJ'O~a. 1 pi11 tra i medici dell'esercito, sog,..nuoge il doLL Ll'ahy, veggono e debbono curare per la prima volla la dissenteria acuta in India, e taluni, come a IUJ appunto occorse, possono avere esperimentalo un certo imbarazzo nella IOI'O pr·ima pratica del \'&lore rlell'ipecacuana. In India il trattamento della dissenteria acu t~t a mezzo della !':Ororuinistrazione di alte dosi d'ipecscuana viene rì~uardat.o quale l unico sicuro ed un ben nolo ufficiale medico rletre!';e•·cilo anglo-indiano, rort~ d1 una va!'<la e pt•ofonda conoscent.a clinica della malattia in discor!';o, co«1 ne scrive: • Si può di re che l'ipecacul'ria a dosi generose l>OdJisfi a molteplici importanti indicazioni: essa produce tulll i benoficii che Rono st.ali attribUiti al Rala!::!so, senza sottrarre al sistema una "Oia ftOCCJa di sanguP; lt.tti i Ya ttags:ti t!et rnercuriali e degli altri p11rgattvi !'<enza la loro azione irritante; tutti i buoni risultati degli anlimoniali e dei diaforetici !'enza alcuna dE'Ile loro incertetze; tutta la facolti! cslmantu attribuita all'opp1o ~enza Da!'<COndere, se non senza aggravure, la malatlia, mentre il male si accumula ~i lenziosamenLe nell'inter no. Cosi noi possediamo nell' JpPcacuana un anhflo~slico non spoltativo. un sicur o coagulante e purgativo non irritante, un potente sudorifero ed u n innocuo sedativo del cuore e delle fibre muf;colari degli intestini. • 11 dolt. Leahy ammette eh<> l'ipecacuana possegga molti di questi attributi e proprielà nella cura della di~<llen leria acuta, ma soggiuoge esservi un altro lato del truadro, rappresentato dalle cbbiezioni, cho sono state prodotte contro la ~mmim<>trazione dì alte dosi d'ipecacuana nella dir;,senteria. Un roco più innanzi nello stes~ imJIOrtanle articolo il ùott. Ewart osserva: c Le obbiezioni che sono state accampate contro le alte dosi dell'1pecacuana nella dìs~enteria sono, primieramenle, la sua influenza deprimente, conseeoti\"8 alla nausea ed al vomito, e, secondariamente, che è ca-
Dl TERAPEUTICA
-1123
pac•J di eccitare un vonùto infrenabile. » Siffalte obbiezioni sono, a giudizio del dott. Leahy, molto ser1e e riducono con· siderevolmente il valore del relativo metodo di trattamento. L'azione deprimente dell'•pecacuana somministrata ad alle dosi, é, probabilmente, familiare a quanti l'hanno usata, e, quando la sua somministra:rione é seguita da persistente e vsolento vomito, questa influenza deprimente può assumere uua intensità allarmante. Di piu, determinatosi il vomito, ne segua immediatamente il rigurgito della droga, la quale, ve· neodo per tal modo reieUa, è impedita dallo svolgere i suoi efficaci effetti sulla mucosa mtestinaJe inferma, all'istesso tetnpo che i poteri vitali dell'in fermo rimangono depressi dal \"iolento vomitare e dai relativi srorzi, senza che la malattia ne riceva beneficio di sorta. La dissenteria acuta è in sè ste;::.:;a uno malattia accompagnata da considerevole depressione r.ervosa cosi che sia a condannarsi qualunque rimedio, il quale tenda io un modo qualunque ad aumentare questa depressione. Al dott. Leahy consta di casi, nei quali la somministrazione di un'alla dose (un grammo e mezzo) di ipecacuana nella dissenteria acuta è $lata seguita da vomito ,'iolcn to e persistente e da tale continua irrilabililà delio stomaco da impedire completamente la permanenza di qualunt(ue materia, mentre i sintomi dissenterici seguivano con la s tessa intensità. Impressionato da casi come questi non meno che dal fatto ·che in quelli, nei quali ~ono tollerate alte dosi di iperacuana, coesiste di frequente un senso di nausea la più esauriente e terribile, li dott. Leahy cominciò a trattare i casi di 1issenteria acuta con una soluzione ~alura di sali di Epsom. Riferisce il dott. Leaby come fosse primo il dott. J. An- , derson a richiamare la sua attenzione al valore del solfato di magnesia nella dissenteria acuta, della quale un autore americano scrive come appresso: c Il più efficace lrallamento della dissenteria acuta risiede nella somministrazione del solfato di magnesia, che giova specialmente nello stadio acuto, quan:io sono in campo la febbre, il dolore, il tenesmo e scariche di muco e sangue, poiché in virtù sua diminuisce
Rl\'IST.-\
l'ipe1 elllia e si d ·lerminar.o evacuazioni ferali con il ri,-ultat di soi!Je,·o dal dolore e di calma ne.:h ~!'orzi del vom1to, Il dott. Leah) accompagna la sua importan'~" memor1a ai una tahella d1 O~) casi di dJl:i8enteria, cura ti nell'anno 1n cor"o r1qpetlivamente ne::li O"<pedali della r .."•denza m HyiPraba l l'·i iu \frul. Gan:r Tatti que.,.ti cas• nei quali, ad eccezione di uno le feci coosisle\'altO d• sangue, approda rono a _ruari~Jone, meno due che ebbero e--ilo letale. Il i.loll. Leahy "Ommint~tra 11 solfato Jt magne;;>la nel mn<to :"eguente: st prende di !'olfatn tli magnesia una quant•tà -.ur. llciente a '-alurare sette noci,. d1 aCtJUa, e'l a que"<ta "Oiu. zione ~atura si a~giunge un'oncia di a cido <tOiforico diluito
D• que•ta «oluztnne si "amministra o~rni ora o due un cucchiaio da tavola in un lllcchìer•! comune ripieno d'aC•JU8 tino a 1l ottenere la "Carica alviua. Con In -.ohJZWilt! di solfato d1 ma~me .. ia puo cr mbmar-i il <-o!falo d1 morHna o pur adoperarsi un clistPre di amidr) con laudano. Il dott. Leahy ha trattato CO<tl e col più grande succe~-.o 103 casi di clis ... entPria acuta :'\e,.. .i stadi• primi della lls~enle ri tl acuta 'IU.."ta ~oluziono satura ùi sali di Evsom a:.ti~"ce come per incanti): ~pariscl:', se è in allo, la l'ebbr e, mancano il muco ed il sa n~otue ndle feci, che dh·entano stercoracee e billo«e, cessa il le· llt'SIDO, diminUJ,..CI' l'an«'& dell'infer mo, SI ripristinanO Je fun. ~ioni dt>Jifl peli P e i il l'O n no segue alla somministrazione delle rr·ime poche dosi. Gli e --pecialmeule nei casi acuti <:he il solfato dj ma~ne.sia ~pie)ra la sua efficacia, che, quanto ptu la malattia a"anza al cronicismo,• lunlo minori r·ictultano i vat~tegs:ri di questo metodo. Il dott. Let~hr riconol'ce Lct~ere co:>i accentua~ la orpos•z•cme al solfato di magnesia nella di:;st>ntPr·ra acula, che in par ecchie occasioni suf(ger•tone da lui ai rolleJ.:hi l'impiego di fronte a gr uvt casi di di~senle"<ia acuta, la ~ua proposta sia stata accolta con sguardi di allarme, con al1.1tle di spalle e con osser "azioni concernenti la -.carsa ft:de m !litfatto metodo di cura re la rnalallia. I r isulta ti, rorniti da questo metodo di trattamento, !'(>nO ~tali nell!l maggioranza dci casi co,..J sorprendenti eh• ti dott. LPahy ritiene propr io ùo,ere pre,.,emarne le risuilunze
DI TER.\PtuTIC.\
d"ll~ -.ue speciali OS'"''''''8ZIOni
11~5
Egli somrmmstra un dracma dt !.wluzionc ~atura, con dieci gocce d'acido solCorico dilmto, o~orn 1 uua o due ore finché le feci siano divenute abbondanti, reculent•• tl libere da "angue e muco, la temperatura sia di· '<.!~!'El e ct><>~alo il dolore ed il tenesmo. Allorquando le scariche siano divenute normali nel colore e nell' aspetLo ed Il paLiente non evacui che due o tre volle nelle veuliquallro ore. a <·omplelare la cura non si richiede ordinariamente che un'or1linaria mi~tura astringente di acido con Laudano o con tinlut•a di can.nal,is indica, od una pillola contenente e..lrllltO d'oppio. NaluralmPnte la cHela vuole esser go,·eroata c•m c;omma cura. 11 dott. Leab~· riac:sume 1 vantaggi dei sali di Epsom sulla i(•ec~ cuana nei capitoli !:WguPnti: 1• il solfato di magnesia non ec:erc1la azione deprimente; ~ non produce né nausea né vomito; 3" calma l'infermo; i' la sua aztone fll"ioJogica c;ulla membrana muCOI"A dell'intestino Ri compie Mnza inconvenienti, ed è cosi probabilmente che impedi~ce la formazione delle ulcert entro ti duodeno, procur& a quelle aià rorm11te una condizione più favorevole alla loro ~uarigione, unpedendl) i ptocessi flogislici acuti e l'mgorgo della membrana, il •1uale approda alla morte di più tessuti, e così dtttenHinando la guarigione. Rileva il dott. Leahy come quella parte dell'India di sua residenza, il Deccan, pos~a giustamente chiamarsi la palrìa della dissent~ria, comecchè anche troppo comuni ù si presentino tipici cac:i gravi della varielil aruta della inferrnitil. La potenzialità di resistenza alla disf:enleria, propria alla pop<~ la zione p<wera indiaena , " molto al di!->Olto a quella po!O~f'dula dagli europet della medesima condizione sociale, u la pt•ima soccombe più facilmente ai suoi effetti. F. S.
11~6
RlVISTA
Il 4erm&tolo: nuovo rimedio antt ..tttoo da aoatttub•
&l jodofotmto. - Dottori H.~<:INZ, LtEBRECHT e nos~NTH AL. - (Ber l. klitt. Wochensehr. :\. 2-4, 27, 29 e WiPtter med. Woelt, N. 28, pag. 1210, 1891). l dollori prectlali, rinunziando p<•r ora a fii re una rela. zione sulle loro ricerche $islematiclte. pet• le quali fu r ono condotti a produrre 11 dermatolo ed a pro,..arne le sue az.toni farmaco-dinamiche, specialmente anti"ettiche, si limitano a dir._, che, per le e-tese ioda!!ini !-~peri mentali l cliniche, sembra ad essi che il nuovo preparal•> sia destinato a sostituire il jodofor mio, e comunicano quanto seguP. Il derrnatolo ~ chimicamente un gallato basico di bi"muto e SI presenta "Otto forma d'una polvere gialla- zafler ano, estremamente fina, non igroscopica. inalterabile aU'oria ed allo lucP. Mollo somiglianta al jodoformio m apparenza, al contrario possiede su di esso il vantaggio d'essere 8S"Olutarnente inodoro. A~isce coooe potente ault<~ellico, disc:e~ centa ed astrmgente: e msolubile ne1 liquidi comuni, ma le sue proprielà antibatteriche si SYolgono a contatto diretto con le Je ioni di continuo, arr estando io sito lo sviluppo d~• m1crobi, m virtù dell'anzidelto potere eminentemente pr osciugante, cbe Ri esercita in modo piu favore,·ole sui pl'Ocec:sì di guarip;ione della pelle (Cet·tte, ulceri, ecc.); donde l'etimologia con la quale è stato des1g-nato. J1 derma lolo i> allresf romplel.amenle pr1vo di azione irritante, e per la sua insolubilità e straordinaria inalterobilita é al tutto innocuo, oppost.amenle ad altri preparati tli bismuto. P<'r quanto gli sperimentatori lo avessero applicato negli animali coi metodi più svariati, non riuscit•ono a produrre l'assorbimento e tanto meno una intossicazione, che mai in centinaja di ricerche cl1n1cbe accennò ad insorgere. Il dermatolo, che costa quanto il jodofor mio, trcwa le medesime indicazioni terapeuticbe di questo, ma iu un c&mpo rors' anch~ più esteso. Finora se ne sono ratti spet'Jmenti nella pratica ginecologica e dermatologica; il suo più segnalato valore, però, si é alft>rmato nella cura delle ferite. Esso non irrito, come tanti anlisetlici, i tes~uli Jesi, nè ritarda la
DI
l~ Il \l'KUTICA
11 ~7
auar1::1one, ma piullosto dissipo i sintomi irrillltivi, dimi ~uic::ce in mndo assai sorprendente la c:ecrezione delle !Prile e ra,•oric::ce lo s"1luppo delle granulal.ioni, accPieranùo cosi straordinariamente 11 processo di guar igione delle fer1te. In quelle che hanno una copioc::a Recr ezione, l'uso degli o~gelli da Jue.ltcalura (gnrza, cowne, bende e v1a dicendo) e <ssenzialmt>nle :ninore col trattamento al dermatolo, anzichè con gli altri metodi: e ciò in forza delle mentovale propru:•Là, per le •ruali il nuovo preparato dell'Istituto farmacolo.Slico Ji Bre... Javia è indicato nelle scottature di allo ararlo, negli eczemi umidi, nelle ulcPrazioni ecc. Sono moltre in cor,. > llli spf>rimenli :::ull' impiego del dcrmatolo in oculistico e nelle malalHe cieli' or erchio e del naso: specialmente nelle affe· zion1 oculari suppur anti e nell'otorrea ~e ne sono ottenuti fa"orevoli rtSultah. Se1nbra poi che il dermalolo ~>ia adatto anche per u<:o inlet•no, non solo nelle malattie d~>llo stomaco, in soslilu1ione dell'azotato bismutiro ba!=>ico, ma anche in '}uelle •lell"iotcslino. sarebbe da ~J'lf'rimenlurlo nei proèl-'::'l'i catarrali .,d ulcerf\li vi accompagnuti da IJrofnso diarre~. Heinz e Liebrechl, da ullimo, t•uccomandauo a colot•o C'be sperimenteranno il dermololo, di ser vtrsi Roll.>tnlo ùt quello preparaLo dalla D1lla Lucius e Bt·iming. di Hochst sul ~leno, per essere sicuri della sua as~olnta purt•zza chimica, qceçra di miscele nocivo !piombo, arRenico, acido gallico libero ecc.). Il clermalolo è ~tat.o raccomandat.o dal Wii~e r , nel l V con gre~o ginec•>lO$-!ico di Bona, come ~uccedaueo del jodorormio. Eg:li lo adoperò, nel ripal'lo del pr of. FriLscb, in quei ca<ti eli ferile, che tardavano a cicatrizzare e che, ricoprendo!>i per eRso d'una soliùa cro<~ta, guariscono solto eli fJUe-5ta senza .:::ecrezione. Anche nelle ferilA> r•~ceoli ed anhche di laparotomia ti rimedio diede buoni risullall: e co~1 pure nell'uso inlraulerino, nel carcinoma, ecc. Sorprendc>nlemenli:! rapido si osservò il rimpiccolimentl) non solo tli anliche fer ite CO:! e~tesa necrost di te:> ... uli. ma an eh~ di su p 'rficte granulanll con gt·andi perdite di sostanze. Lo stesso GIUser raccoma uda di applicare il dermstolo coptO$amente sulle ferile, dopo lolli i punLi di sutura, e !'Ovt·'esso una rll~cia- ·
1128
RI VISTA
tura alla pasta zincata: i pazi•mli po~sono cosi, tiopo 2 gr oro i, già bagnarsi. È altrec:l utile, nelle ferite con iscarsa ~ecre zione e nelle scollature, di coprirlo con silk protettìvo, per ovviare all'inconveniente che il materiale di medicatura ~~ attacchi alla superficie di esse. Circa t1 modo di usat'e il dermatolo il doll. lleinz porge le ~eguenti notizie posologiche. Essendo esso assai finamente polveroS'I, il miglior sistemA ò di applicarlo equabilmente a mezzo d"un polverizzatore a ~offiello. Nelle soluzioni di continuo a scarso seereto, nelle l'erite recenti ecc. basta aspergerne un sottile strato: in rtuelle, invece, copiosamente suppuranti e nelle vaste perdite di so:-:.lanza è da consigliare di applicarlo in maggiore quantita, senza tema di eccedere, noo esl';endo velenoso. Quando si Lralla di processi fortemente suppuranti e dove esi~te abbondante secrezione di muco, di pu!=> ecc., ossia nei casi che il dermatolo non può venire a contatto coi tessuti, esso non é efficace da solo, occot·rendo in tali casi un potente antisettico umido; nondimeno, dopo il vuolarnenlo ed il lavaggio disinfettanté d'un ascesso è ad ogni modo indicato per facilitarne la guarigione. Per certe leggiere affezioni cutanee, escoriazioni, inLertrigine, leggieri eczemi umidi, il der motolo non è praticamente da adoperarsi solo, ma mescolato ad una polvere indifferente, per esempio all'amido in parti eguali. La ~eguente combi· nazione st è provata prèferibile contro il sudore dei piedi: Pr. dermo.lolo gr. 20, taleo veneto gl'. 70, amido gr. 10. Per piccole ferite cutanee sarehbe da osarsi un· emulsione al collodion al 10 per 100 di der-malolo. Per Altri casi, esempi· grazia nella pratica gineeologica, si raccomanda un emulsione alla glicerina dal 10 al 20 p. 100. Per le ulceri estese, non però lorpide, è indicato l'unguento nelle seguenti proporzioni: Pr. dermalolo gr. 10-20, vaselina gialla gr. 90-80 oppure: dermatolo gr. 10, lanolina gr. 80, ,.-a~elina gr. 10. A que1't.e formole il dott. Rosenthal, trovando che ne r isulta una mas:;<a troppo spessa ed atlac· caticcia, apporta una modificazion<' con la seguente: dermatolo gr. 10, lauolina gr. 20, vaselintt gialla gr. 70.
Dl TEI\APEUTICA
pei tt·agitti fistolosi, per le ca vita asces,oidali ecc, si adopera il dermatolo in bastoncelli, preparati secondo i comuni metodi farmaceutici . Il dott. Heinz, da ultimo, accenna al grande ''antaggio, che la gapza al dermatolo (10-20 p. 100), potendosi sterilizzare, ba sull'altra al jodoformio nella cm·a delle ferite. · Il precitato dott. Rosenthal ha poi proceduto a sperimentare, con l'aiuto del doll. Richter, l'azione antibatterica del nuovo rimedio, istituendo ricerche identiche a quelle, che l'anno seorso il Neisser (Berliner klin. W'Jchenschrifl, N. 19, 1890) condusse sull'aristolo. Anche per il dermatolo si tratta d'una proprietà eventuale, che rende il terreno di coJtara disadatto allo sviluppo dei batteri ed alla forma,zione dei loro prodotti di ricambio materiale; e perciò fu similmente sperimentato in condizioni eguali a quelle dell' orgà nismo vi vente: temperatura a 37•, esclusione della luc·e, acce!\SO di umidità. Il derrnatolo, prima che se ne cominciasSE>ro le prove antibatteriche, fu sterilizzato nell'spparecchio a vapore; come pure, per la sua parentela coll'azotato bìsmutico basico, furouo ptaticati anche con questo analoghi sperimenti. Le specie di batteri adoperati furono: lo stafilococco piogena bianco, il bacJllo prodigioso, il micrococco tetragono. il vibrione del colera ed il bacillo del tifo. Senza entrare nelle parlicolarità di tecnica batteriologka,. basti sapere che le ricerche furono fatte con piastre in scatole di Pelri, praticando sul terreno di cultura tre im1estì lineari paralleli, · sopra uno dei quali fu fatto cadere uno strato assai spessò di dermatolo, mentre sull'altro se ne cosparse soltant:o in tenue copia ed il terzo rimase allo scoperto. Tutti gli sperimenti diedero quasi esclusivamente un risultato negativo: soltento su quelle linee d'innesto, che furono ricoperte d'uno spesso strato di dermatolo, lo sviluppo dei baltBri restò inerte; in esse il risultato fu positivo, ad eccezione del bacillo del tifo, che, essendo un aerobio facollalivo, si sviluppò anche al disotto di esso skato . lù breve, il dermatolo ~·i comportò come l' aristolo: anche il sotlonitrato di bismuto diede eguale risultato.
RIVISTA DI 'fERAPEUTICA 4130 Il nuovo rimedio fu da ultimo sperimentato dal Ro!>entha{ in diverse affezioni, quali, l'ulcera molle e la dura, la balanite con copiosa secr.ezione, la linfangioile suppurata del pene, re ferilé dà operàzione dei bubboni, una gomma _ulcerata alla gamba, estirpazione d'un ateroma alla fronte, furuncolo (previa incisione), estirpazione di grossi porri alle mani a larga base, gonorrea acuta e cronica, operazion.e di fìmosi, ulceri croniche cut.anee, eczemi di vario grado e natura, gangrena circoscritta dP.l pene: in tutti questi èasi, il dermatolo, applicato allo stato di polvere, da solo o mescolato all'amido, o sotto forma di pasta, unito all'ossido bianco di zinco, o di colla alla glicerina, corrispose in modo soddisfacente all'aspettativa terapeutica. G. P.
RIVISTA DI T~SSlLOLOGlA E MEDICINA LEGALE La paralisi general e dal punto di vi sta medioo-leg.aie. - ACQUÉRIN. (Journal de Medecine et de Chirurgie, maggio 1891). I) dott. Acquérin, avendo avuto l'occasione di riscontrare a più riprese nei manicomi un certo numero di individui affetti da paralisi generale condannati precedentemente dai tribunali, a pene più o meno gravi, ha cercato di mettere in luCI'! le colpe commesse da questi malati, quando vivevano in libertà, delle quali per altro essi non erano di già più respOT!sabili. Di tutti i fatti riprensibili commessi dai paralitici generali i furLi sono quelli che danno più spesso luogo al loro arresto. Questi sono generalmente commessi colla più grande tranquillità, in pieno giorno, davanti a molte persone. Questa mancanza di artìfizi contro la proprietà altrui li fa imman· tinente arrestare, e, siccome vi ha flagrante delitto e il furto
RlVlSTA Dl TOSS1COLOGIA E MEDICl~A LEGALE
1<131
è di poca importanza, così essi possono essere giudicati in quarantoUo ore e condannati prima che si sia pensato ad informarsi delle condizioni del loro stato mentale. L'eccentricità stessa di questi furti permette di rico-noscerne per altro assai facilmente l'origine. Ma questi malati commettono anche assai frequentemente falsi in scrittura ed è talvoìta difficile non attribuire loro una vera responsabilità. Il piu spesso sono commercianti impacciati nei loro affari che ricorrono a questi espedienti. Numerosi sono i paralitici generali arrestati sotto l'imputazione di f8lso; se si esamina la loro contabilità, si riscontra nel più con'lpleto disordine. Ma nulla vi é celato, contrariamente a ciò che ha luogo negli individui che si rendono conto del loro squilibrio finanziario e cercano di spiegarlo. Questi malati che, per l'avanti, non avevano mai transatto colla loro coscienza, trovano cosa natl!rale commettere falsi a cagione dell'indebolimento delle loro facoltà morali. Gli oltraggi ai costumi non sono rari nei paralitici generali. Acqtiérin riferisce a questo proposito un caso citato da Foville relativo ad un uomo imputato di tentativo di . violazione »u un fanciull~ e riconosciuto irresponsabile. Ciò nop ostante, essendo entrato in un periodo di remissione, questo malato si ammogliò, ma fin dal giorno susseguente al matrimonio, si manifestò il delirio io modo violento; egli morì rapidamente in seguito alla paralisi generale. Magnan ne ha riferito un caso analogo. Nello stesso giorno del matrimonio un individuo arriva alla ~era in un albergo di Marsiglia ed esce un istante per fare una passeggiata, lasciando la sposa nella sua camera. Avendo incontrato per caso un amico, egli passa parte della notte con lui in diversi stabilimenti e solamente verso l'una del mattino egli si rammenta di essere ammogliato e fa questa confessione al suo amico stupefatto. Fra gli aLti rimproverati ai paralitici generali, molto più rari sono gl'incendi, il suicidio e l'omicidio. A questo proposito, alcuni autori si sono compiaciuti di considerare questi malati come i migliori fra gli alienati; buoni ed affabili, non sarebbero per nulla temibili. Per la maggior parte é vero questo apprezzamento, ma la regota comperla
Hl VISTA DI TOSSICOLOGlA E MEDICI~A LEGALE
1•f 32
eccezioni. Non sono rari gli Atti di violenza da imputarsi a loro; fa d'uopo considerare che il paralttieo generale è molto irritabile, sopraUutto nel primo periodo. Sara quindi in questo momento che egli si abbandonera ad acces!'i di furore che possono pregiudicare quelli che l'avvicinano. Devesi pure tener conto del delirio che occupa il s uo sptrilo e può condur lo a tentativi di omictdio. ·Tutti questi fatti possono avere una grande importanza dal punto di vista medico-legale, ed é soprattutto importante di poterli conoscere fin dall'inizio clelia malattia per evitare gravi accidenti ed, in pat·ticolar e le conseguenze di un matrimonio contra tto in queste deplorevoli condizioni.
RIVISTA D'IGIENE Sulla dift'ulone delle apore del tetano per mezzo dell ' aria. - Ricerche sp€>rimentali del dott. RoooLFO SCHWARZ. - (Arcl! iuio per le scienz~ mediche, 2° fascicolo trimestrale, 1891).
L'autor e si è proposto di studiar e con questi esperimenti se, a\•venuta l'infezione in un dato ambiente, le spore del tetano possano venire trasportate nell'aria insieme al polviscolo atmosferico"! fino a quale altezza, e l'e, una volta sollevate nell"at'ia, si depo~itin o seconda riamente anche sulle pareti del locale infetto. Si è inoltre pr oposto di vedere se nello stesso a mbiente si possa riprodurre quello che avvi·.me natu ralmente nelle !>aie di ospedale nelle quali siasi verifìcato qualche caso dt tetano, cioe se si possa col mezzo del pulviscolo atmosferico di locali infetti determinare il tetano in animali presentanti soluzioni di continuo dei tegument~ che vi fossero tenuti esposti per qualche tempo. Ecco le conclusioni dell'autort>:
\
IUVISTA n'IGIENE
1133
1• La diffusione del virus tetanico può avvenire anehe per mezzo dell'aria. 2• Per mezzo dell'aria può aversi l'infezione negli animali che hanno soluzioni di continuo alla superficie del corpo, avendo~i io tal modo la dimostrazione sperimentale del contagio che avviene lalvolta nelle sale chirurgiche nelle quali decorse qualche caso di tetano. 3' Le spore del tetano, sollevate nell'aria, non solo ricadono sul pavimento nelle stanze, ma si depositano anche sulle pareti di queste; da ciò la necessità nei casi di teta~o di disinfettare insieme e il pavimeJtO e le pareti della stanza stessa. Sulla resistenza. a.lla. putrefa.zione del viTus tetantco. - Dott. GIOVANNI BOMSICCl. - (Archivio per le SC(en.te mediche, fascicolo del '2° trimestre, 1891).
Le ricerche moderne hanno in modo assoluto riconosciuto nel terreno se non l'unica almeno la principale sorgente dell'wfezione tetanica. È quindi probabile più che per le al ire infezioni l'ipotesi che il ,virus del tetçmo abbia a resistere alla putrefazione, e che nei cadaveri dell'uomo e degli animali morti di tetano sì abbia a riconoscere perciò una delle origini dei germi di questa infezio~e che s1 frequentemente si lìnvengono nel suolo. Con una serie di esperimenti l'autore cercò di ri!'iolvere dapprima la questione della resistenza del virus tetanicò alla putrefazione, e quindi di determinare se i bacilli del tetano, resistendo alla putrefazìone, potessero anche diffondersi da un animale inter·r>ito, nel terreno circostante. Sintetizzando le conclusioni parziali a cui viene .l'autore nelle singole serie di sperimenti, si possono formulare le seguenti conclusioni generali: Che il bacillo del tetano resiste per molto tempo alla putrefazione sia che questa si compia all'aria, o nell'acqua o solto terra; che però la resistenza per la putrefazìone all'aria é maggiore che negli altri due casi; Che la resistenza alla putrefazione sotto terra é maggiore quando la temperatura è piuttosto elevata e costante,
113~
Jtu'IS1A
minore quando nel primo tempo dell'esperimento la temperatura fu asqai bassa; Che nel focolaio di putrefazione dappt·ima si ha in ogni caso una molt.iplicaz.ione dei bacilli del tetano, poi questa moltiplicazione cessa e non vi rimangono che le spore, le 'Juali peraltro, a periodo più avanzato dell'esperimento, nel caso della putrefazione soll'acxrua od in quella soUo &èrra che sia soggiaciuta in primo tempo a temperatura assai bassa, ~on vi sono più dimostrabili con alcun mezzo; Che i bacilli del tetano non solo resistouo alla pulr efazione conservando pet• lungo tempo il loro pot.ere vegetalivo, ma conservando ttllt·esi, ~alvo casi eccezionali, tullo il loro potere palogeno; Che nella pulrefazione sotto terra, scomparsi i bacilli nel fùcolaio di putr.efazione, questi passano nel terreno c1r· CO!'tante; Che coo molla probabilità questo pass~;~.ggio dal focolaio di putrefazioae al terreuo cir costante llOn è un fa tlo put·a· mente passivo dovuto cioè ad un trasporto per le acque di flllt•azione, ma è dovuto !n,•ece ad una moltiplicazione ·io>i bacilli del Lelano nel Lerreno che !>la vicino Hl focolaio s teseo di put1·efazione; Che sotlo la rena non si osserva mai questo p~;~..ssaggio dei bacilli del tetano dal focolaio di putl'efazione nella rena circostante. Dalle conclusioni sopr•a r iporlale possono de(l urs i applica· zioni pratiche molto impor'tanti. Stabilito infatti che i focolai di infezione pr imitivi del terreno sono dovuti solitamente ai cadaveri di animali mor•li per tetano, sono necessar ie norme speciali perché ryuest'infezione del ter reno non a vvenga; e ciò piu particolar mente per la stagione calda nella quale i bacilli del tetano resistono per un tempo più lungo alla putrefazione. Quali siano poi le sostanze chimiche che, corrispondendo alle esigenze dell'economia e della pratica, valgano a disinfettare in modo sicuro i cadaveri di animali morti di tetano, lo diranno ulterior i ricerche
o'rGIE'<E
1t 35
rntanto è> certo che circondan lo di rena le materie infette òa ,..jru" letaoico, ~i arrivera ad ollenere. per opera del pro-
ees"ù di putrefaz.ione, la distruzione dei bacilli del tetano, senza eh~ questi passino e permangano nelle parli circostanti; fJUindi l'interramento del cadaveri letanici solto la rena .~ certo un mezzo eccellente per renderh del lullo in· nocui, come ancbt- Farebbe un mezzo ottimo a questo fine quello di distrug~erli col fuoco. Ottemperando a 11uec:te indicazioni coi mezzi proposti o con aJtr•i migliori che possono risultare dA ulteriori ricerche, si potrà m avvenire limitare l'infezione del terreno pel bacillo del tetano, e provvedet·e coc:l in modo sicuro e scientifico alla profilassi di questa mala ttia.
Sulla ma.nlera di oomportar•l del vlrua teta.nloo nelle acque. - Ricerche sperimentali del dottore RoooLFO ScHW\RZ. (Arehioio per le seiett~e mediche, fascicolo del ~ trimestre, 1891). E noto che il virus telantco tro">a c:o,·enle nel terreno le condizi<1ni opportune per viver e a lungo: ma finora nes~uno ha potuto dimostrare se e~so viva e come si comporti nell'acqua. A questo mirò raulore colle presenti rtcerche sperimentali falle presso l'i!=:lilulo di palologia generale di nologna, dow• n ell'anno decor so fu anche isolato, allo s tato di non dubbia purezza, il bacillo del tetano. Da~li ec:;perimenti falli si può dedurre: 1" Che il viru1=1 tetanico trova nelle acque, qualunque sia la loro ~pecie, le condizioni oppor tune per la sua vitalità. 2• Che nelle acque non !'tlerilizzale subisce in primo tempo una progres<ti\·a altenuazione per il moltiolicarsi dei batlerii comuni, ma cbe presto ripiglia la sua virulenza toslocht• vien meno razione di quelli; ratto questo che non !'Ì verifica nelle ac•tue !'lerilìzzale, dove mantiene costantemente la virulenza. L'attenuazione poi avviene piu preslo o pilt tardi e dura un tempo maggiore o minore secondo che 1 saprofiti
1 136
RIVlSH
si moltiplicano con maggiore o minore rapidità ~Ollo fluenza della temperatura. a• Che mentre nell'acqua di mare sterilizzata il non subisce alcuna attenuazione; in quella non steril sotto l'intlueoza combinata dei prodo tti dei batterti e delle proprietà chimiche di essa, perde precocemente sua virulenza e non la ripi~lia mai più nel cor·so del 4° Che il virus in qtlalunque modo attenuato, rimesso condizioni oppor·tune di nutrizione P òr temperatura ripi completamente, più o meno presto secondo la durala del soggiorno nell'acqua, la vic·ulenza primitiva. Per quanto sopra si è detto é evidente che anche può diventare veicolo dell'infeztone telanica, sia che scorra attraverso tel'reno tetanigeoo, sia che venga in siasi modo inquina ta o con biancheria che fu a contatto individui colpiti da tetano o con altro. A questo modo é sibtle spiegar·e certi casi di tetano traumatico in cui si uso di ac•1ua infetta per i primi lavaggi delle ferite; e fo anche non si è lontani dal vero pensando che cer ti casi tetano che, per le scarse cogmzioni che si avevano di questo genere d'irJfezione, passa vano come casi di reumatico, debbano ripetere la stessa origine. Azione dell'acido oarbonloo, cllsololto nelle acque tabiU su alounl mtororgantsmt P.a togenl. - A. ScALA F. SAKFELICE. - (Bu.llettino della R. Accademia "H'""'"IAi. di Roma, fascicolo to, 1891). Il Frànkel ha estesamente studiata l'azione dell'acido carbonico su moltt micr.rr ganismi, ed ha trovato che un numero limitato di essi si sviluppa in un'atmosfera di •Juesto acido egualmente bene che nell'aria; altri vi crescono ma limitata mente; altri vt crescono solo a temperatur e elevale; e finalmente che la maggior parte dei sllprofiti, il bacillo del ctll'bonchio e il bacillo del colera non vi si sviluppano. L·autore con questo studio sperimentale si ?>, propost0 di esaminare in quali proporzioni l'acido carbonico dis.civllo ucl-
113i l'acqua privata degli altri ruicrorganismi colla filtrazione é eli danno ad a lcuni batlerii palogeni (colera, tifo, carbonchio). Dagli esperimenti fatti si può dedurre che la quantità di ucido carbonico contenuta nelle acque potabili ordinarie non è di danno ai microrganismi patogenj ora spPrimentati; che le forli dosi danne:tgiano i bacilli del colera e i bacilli del carbom·hio e sono indifferenti pei bacilli del tifo della sellicoe· mia Jei conigli, per gli stafilococchi piogeno aur eo ed albo; che l'acido ca rbonico contenuto nei sifoni delle acque e.tferoescenti (acqua di soda e di seltz) ~ nocivo al bacillo sottile (bacillo del fieno), innocuo al proteus oulgarirs; che sulle spore del bacillo sottile e Jel bacillo del carbonchio le fut•li dosi di acido carbouico non hanno azione lPtale ma ne impediscono lo sviluppo.
Jtloerohe sull' iD1luenza dei vinl aulla dlgeattone pepsloa, per L. H uGOU NENQ. - ( Annales d'H.qgiène publique et de médecine légale, luglio 1891). L'autore premette che si è presso a poco d'accordo sulle condizioni più favor evoli all'azione della pcpsina; che si co· noscono alcune sostanze le quali ritardano od impediscono quf'st'azione, ma non é ancora stata falla l'analisi degli effetti p1 odotti su questo fermento dagli eiPmen ti dj un prodotto alimentAre; ed in questa memoria dà il risultato delle riceeclte che ha fatto iu questo senso scegliendo per soggetto di studio il vino. Ha seguito il metodo della digestione colle fibrina di bue lanlla per parecchie ore in una corrente d'a cqua fr edda, spremuta e conservalo. nella glicerina pura. Egli faceva agire, in bottiglie smerigliate, sopra 5 g rammi di fibrina 10 centigr. otl eccezionalmente 5 centigr. di una pepsina commerciale capace dì digerire in 2~ or·e 50 volLe il suo peso di fibrina uruida. P er tuUe le esperienze si é t>ervito della medesima pepsina; la fibrina é stata rinnovata du•• volte. L'aciditA del mezzo SI otteneva coll'aggiUnta di una solu zione titolata di acido cloridrico di 3 grammi pee litro; la 72
1138
RIVISTA
temperatura era tenuta tra 36• e .tO"; generalmente Vél'SO 37"- 38•. Tulle le digestioni della stessa serie erano falte in condizioni Identiche per temperatura, acidità, proporzione di fibrina e dt diastasi, una digestione differiva dalle altre sola. mente por l'elemento da studiare; i risultati erano paragonabili fra di loro e con 11uelli di una dìgesltone di confronto nell'acr1ua acidulata Per constatal'e il termine della operazione, si servì del metodo classico dell'aggiunta cioè di alcune goccie di acido azotico puro al liquido filtrato; la dige. st10ne è terminata quando il liquido non si intorbida più. L'autore ha esper·imentalo in prrmo luogo l'influenza totale esercitata dai viui sulla digestione pepsica, quindi l'azione Jei loro elementi principali, e cioè: l . A.:ione totale dei oini. l I. Azione dell'alcool, del cremortartaro, dello .:ucehero, della glicerina e del tannino; III. A.:ioM delle materie coloranti naturali ed arti.fi.ciali; l V. Azione della (lessatura. l risultati nuovi acquisili dalle suddette esperienze, secondo l'autore sarebber·o in riassunto i seguenti: t• Tutti i vini senza eccezione disturbano l'azione della pepsina; i più ricch• in alcool, cremortartaro e materia colorante sono i piu nocivi. 2• Fra gli elementi del vino naturale le materie coloranti di concerto col cremorlai·taro e l'alcool, agiscono rallentando od arrestando la digestione peplica. a· L' acidità dei vini normali é impotente a provocare l'~:~zione della pepsina; nella maggior parte dei casi non sembra che lo ajuli. _ 4• Fra le materie coloranti introdotte con frode nei vini, l'azzurro di mitilene, l'azoflavina, l'azzurro solido e sopra• tutto la fucsina impediscono la digestione peptica; i colori vegetali, malva nera, sambuco, macqui esercitano come renolina, un'azione nociva. !'>• La gessatura, sopprimendo una parte del c1·emortar·
•
n'IGIE~E
1139
taro, toglie al vino naturale un elemento che rallenta l'azione delia pepsina in oitro: la digestione è più rapida coi Yini gessati che col vino naturale. Questo vantaggio non dovrebbe essere un argomento decisivo per apprezzare gli effetti del vino gessato sull'organismo. Di fatti da queste esperienze non si possono trarre induzioni circa i fenomeni molto più C()mplessi della digestione stomacale fisiologica, nella quale intervengono l'azione meccanica del venlrìcolo, l'assorbimento più o meno r•apido delle materie alimentari ed infine il sistema nervoso che è il regolatore onnipotente di tutto il meccanismo; è desso che provoca la secrezionf'l della pepsina e dell'acido, la contrazione mttscolare ed i fenomeni osmotici: per cui la chimica dello stomaco è posta sotto la sua dipendenza e le reazioni chimiche sono da esso .tanto modificate, che i risultati di una esperienza in oitro non sono applicabili alla fisiologia. La digestione artificiale sarebbe meglio pàragonabile a certe digestioni patologiche; quando le contrazioni muscolari si fauno male, l'assorbimento è imperfetto e le materie si fermano a lungo, si hanno sino ad un certo punto le condizioni semplici, per così dire schemat!che di una digestione artificiale. Ma allora intervengono fenomeni particolari, dei microor$Zanismt, provocano fermentazioni che modificano il mezzo; infine l'azione nervosa non sparisce mai, per cui anche in questo caso la digestione stomacale differisce per molli punti dall'esperienza in oitro. Se dall'influenza nociva del vino sulla fermenlazione pep!:!ica si conchiudesse che l'intJuenza del ''ino è sempre sfavorevole si commetterebbe un grosso er rore che l'osservazione dei fatti correp-gerebbe presto. L'alcool per esempio arresta la fermentazione pepsica, ma il suo assorbimento è più o meno rapido e l'azione, d!-1 resto preponderante di questo faltore, si trova così diminuita od anche tolta. L'alcool può anche agire sulle f!hiandole favorendo la secr~>zione del fermento, per modo che una sostanza, la quale si oppone all'azione chimica della pepsin1:1, può divenire un agente fisiologico favorevole o necessario alla digestione stomacale.
IU.O
RH'ISTA n'IGlE~R
Si deve dunque essere molto riservati nell'applicazione dei risultati precedenti al chimismo dello stomaco; le esperienze esposte non sono applicabili a priori, ma l'autore crede obe possano rischiarare qualche osservazione clinica, e che pre. senterebbero ancora un certo interesse se stabilissero solamente la diflerenza che separa la chimica del laboratorio dalle reazioni intraorganicbe.
VARIETÀ L'estratto alcoolico del 1lod dl girasole.
L'estratto alcoolico dei fiori di girasole, eliotropio (1/elianthu..s), è tuttora in Russia rimedto popolare contro le febbri malariche. Recenti metodiche esperienze ne avrebbero verificata l'efficacia nelle febbri inveterate, ed anco ribelli al chinino. In alcuni paesi dell'alta Italia infestati dalla malaria, in Alger ia, in America, era pratica raccomandata circondare le isolate abitazioni nella campagna con una cin ta coltivata a girasoli, i cui semi utilizzavensi ed ulilizzansi ancora per trarne un olio adatto a diversi usi ed anche alimentare. Da giovinetto ho visto nelle risaie pavesi esposte fuori della finestra al sole delle in fus ioni dì girasole nel vino bianco, e mi fu detto che facevano bene per la febbre. Per preparare l'estratto bas terebbe riempire ùi fiori una bottiglia tlno al collo e versarvi l'Opt'a dell'alcool di buona qualità, della buona acquavite di elevato titolo. Un piccolo bicchiere da rosolio tre volte al giorno sa1·ebbe la dose richiesta.. ... Bisogn!i farne uso per alcuni giorni, 3-4, anche dopo troncati gli accessi febbrili. Pare che varrebbe la pena di provare, e se del caso s tabilirne le indicazioni speciali. B.
•
VARIETÀ
Le condlzlonl sanitarie ln Oriente. Nella Ga:uetta medica di Or iente, il ~>egretario dell'accademia imperiale di Costantinopoli, doU. Mordtmann, suo principale r edattore e d•rettore, ne dé delle condizioni sanitarie deli"Impero le seguenti inrormazioni: " Da ben due mesi il colera è apparso nel centro della Siria, ad Aleppo. All'inizio, al solito, erano casi dubbi, abusi, indigestioni, ecc.; si è dichiarato trattarsi di colera indigeno, sporaa i co. Ma le illusioni accarezzate cadder o ben presto distrutte dai falli successivi: il colera fu riconosciuto asiatico, epidemico ..... A veva allora già preso allarmante sviluppo, >;icché oggi il Vilayet (provincia) di Aleppo .., tutto in,•asa dal colera. Il consiglio di sanità ottomano fino dallo scorso febbraio ave,·a redatto delle istruzioni precise e dettagliate: erano anche stati eretti dei lazzaretti e stabilite delle stufe di disinfezione a Smirne e Cavak. Ma nelle provincie nulla, a ssolutamenle nulla si è fattn. Già nessun bilancio provinciale prevede spese di sorta per la pubblica igiene. Alle autorità e provincia li e municipali riesciva d'altronde incomprensibile il senso delle istruzioni del consiglio di sanità: mancava e manca invero assolutamente ogni competente personalita per la loro applicazione. Si ha l'abitudine di mettere innanzi l'indifferenza, il fatalis mo musulma,no .. .. Non si può ciò negare; ma non é meno vero il panico che allo scoppio d'una epidemia ha in molti luogo ..... Fuggo110 pazzi di terrore, in completo disordine, senza mezzi, donde privazioni inaudite e condizioni igieniche appena narrabili. E cosi occorse ad Aleppo: a migliaia i fuggiaschi inva~ero Siva s, sta1.ione che rannoda con una grande strada le provincie asiatiche col porto di Samsoun e qumdi con Costantino poli. Era necessario adunque sorvegliare quella ampia e diretta via ..... Ma non vi sono medici, non uno solo nell' intero vilayet di Sivas. La commissione nominata dal Vali cercò invano comprendere le istruzioni venutegli da Costantinopoli
VA.fllEÙ
e fln1 pet· dichiarare che il solo mezzo per pre«ervarl'li .tal cole•·a era la confidenza nella D1viua Provvidenza.... A{le.stan cer ue.~dnn. E del re..,lo che devono fare le aulor ttà pro,·incl&li, quando resempio dato loro dalla capitale l> •1uale og~tdl ancora 1!-i nola? Che St è falto !Jer rtnsaoirla. ecc.~ A"<::o!utamente nulla. Di fronte a la.li falli. se sarebbe puerile l'allarme. Cf.rto non sarebbe intempestivo il suftìcienlemeole prevedere. O~ni paese d'Europa deve provvedere in rnsa pi'Oprìa: attendere f'tU&Iche co::;a di utile ed efficace dalla ollomaua insJpieuza sarebbe una illusione, l-'&rebbe volontari 8!"f'Or:;i e se1za di· fesa m balla del nemico che oggi, domani, ben eneo potremmo ancors villorio<::amente comballe•·e.... . Ma il pr1mo elemento di vittoria é as:;olutamenle cono!:.'cere Il _nenliC(I, pt'r combatterlo in condUioni favorevoli, vantaggiose, e con arrru a tempo pr eparate: e nel campo dell'igiene, anche M I mihtare, delle armi da preparare ce ne *'ono, e molle.
B.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA -----~-
n tatuaggio e sua lmportansa antropologica e mecUooleg&le. - Studio del dott. CARI.O Posn:coRvo, medico della regia marina. E~~endo rie"cito a mettere ~~~sieme una colle?jone or•~i nale di tatuaggi l'ha illustrata nella '-Ua tes1 dt laurea Con sobrie pA role tralleS?gia la storia del tatuaggio, tndicando a temp1 ed i luoghi ove si praticò e ~i pr atica; il modo di es& guirlo. A ~econd a del disPgno e del si~uificato ne stabilisce la divisione nelle sei classi: r eligio<>i, militari, professionali, amorosi, oscen r, fantastici, ti primo iu Italia é il più rrequente.
•
RIVISTA BIBLIOGRAF ICA
studia l'importanza di essi segni dal punto rii vista medico~ legale~ lu possibilita della scomparE& o distruzione~ il valore antropologico. Lo studia nelle speciali classi dei pazzi e dei delin(juenti. Accenna alle r1 rerche anatomiche fatte. Ind•ca finalmente alcune Bi>f.Jlicazioni chirurgiche della pratica Jet tatua!{~io.
Illustrano la memoria òiverse figurt>, Lolte dalla sua collezicllle, di rorme di tatuaggi, e òagli studi anatomici s.opra accennati. É uu curioso lavoro che attesta della tenacia nello studio, della pazienza nelle r1cerche del coiiPga e che ha reulmenle uu'imporlaoza come aggiunta e complemento -a quelli di simile natura pubblicati da alcnni scrillori di medicina legale, di medic1nn menlole e da medici crimtnalisti. B.
Soolet à. apagnuola d'igiene. - Cause della oeoità. e maniera. di evitarla.. - Confel'enza del rlott. ANGELO FEHNANDEz CARO, pr·imo vice-p•·esidente. Yeramente la conferenza ebbe Luogo nel maggio 188!1; ma essendosene raccolti pochi ùei pratici frutti che se ne ripromelleva il conferenziere, torna oggi a l'ibattere lo umanitario ar~owenlo colla pubblicazione di essa conferenza. ~l enLre i ciechi in Europa luLLa sono circa 300000, vale a dire l'l p. 1000 delle popolazioni, in !spagna sono l'l 1/ , '· 1000. ..•. Essi ciechi rappresenLano un ùnnno eco.nomico gravissimo: è doloroso valutar cosi tanta miseria, ma è andazzo dell'umanilil considerare il velor delle cose tla quanto costano! Era cosl già sempre in allri paesi ed nuco in lngbillerra, ma o~gi colà, g razie alla Societa per preoenire e combattere ìa eecilii, la propor-;.iooe è profondamente mutata. Riproducendo le bella tavola grafica del Magnu~. il conferenziere indica e dimosLra la por·le che le diverse cause morbose hanno nello provocazione della cecita, ricordando col Rolh che un tel'zo almeno dei casi di ceci Là dipendano da ignoranza ed incuria. La ceeita congenita iuver•o non arriva a1 4 p. 100; le malattie, specie infantili, causano più del 6i p. 100 della cecità, gli acèidenli e traumali ~mi un po· meno dell'H
RIVISTA
p. 100, finalmente poco pii.t del 18 p. tUO sono cnusate da altre comuni inferm1tà, quali le forme eruttive ed in ispecie il vaiuolo, la scrofola, la sifilide. Ebbene, un 50, un 60, e fino un 75 p. 100 dei casi di cecità potrebbero evitarsi. Bisogna imitare l'Inghilterra, unirsi, a&so ciars i nell'opera utilissima e generosissima. Fin qui il conferenziere..... Ma vorrà permetterei che anche noi formuliamo un identico voto pel nosll•o paese. E la bisogna non é difficilissima: con una iniziativa abile, volenterosa ed inspirata noo abbiamo ottenuti in altro campo, nella Associazione della Croce Rossa, un grandioso r isultato? Abbiamo saputo operare per una calamità avvenire, non sapremo fare altrettanto per una calamità attuale e ~Ta vis8ima, che anche dal lato economico é pure per noi causa B. di gravissimo danno? Semlologla generale delle ma.lattle menta.ll, pel professore BlANCHr, clinico-psichiatrico delle regia università di Napoli. - Raccolte dall'assistente d-alt. D. lA.NNUCCl. Edite da D. Cesareo, 1891.
Sono poche - le prime otto -delle interessantissime Lezioni cliniche, nelle quali sono con bell'ordine e limpida parola svolte le piu essenziali cognizioni sulla difficile materia . La prirot~ lezione è intera consagrata al metodo clinico, all'ordine e forma delle necessar•ie ricer·che, e dell'esame del folle. La seconda designa i fatti relativi all'atteggiamento, alla fisionomia, al cammino del folle, ed alla relazione tra l'espressione ed i sentimenti di esso coll'atteggiamento e la fisionomia . La terza tratta dei disordini della percezione, delle illusioni ed allucinazioni e loro rapporto coi deliri. La quarta e la C(Uinla trattano con maestrevole rapidita della memoria e del suo valore, delle sue forme e dell'importanza dei suoi difetti. Nella sesta, settima ed ottava sono accennate le fO!'rne de! disordini della ideazione, la dislogia, ra~ramatismo, le disfra~ie, i deliri (di grandezza, malinconico, dì metamorfosi, di negazione, ipocondrìaco, di persecuzion~, religioso, ecc.). B.
BIBLIOG&AFICA
H45
:atanuale delle malattie mentaU esposte secondo 11 programma universitario, dal dott. DoMENlco 1ANNr. - Parte speciale. - Edito dal Cesareo . 1891. La materia fu divisa nelle tJ·e grandi sezioni: psiconeorosi, degener•azioni, psicosi da avvelenamento. Sotto il primo gruppo l'egregio autore tratta della mania, malinconia, demenza primitiva, frenosi sensoria e paranoia acuta. Nel secondo della demenza consecutiva, paranoie primaria e secondaria, idee fisse ed azioni coatte, idiozia, demenza idiotica ed imbecillismo, parali~>i progressiva, epilessia, pazzia ìst.erica, circolare, periodica, morale, catatoria. Nel terzo fì. nalmente de1l'alcoolismo, oppiapismo, morfìnismo, nicotismo e bromisno, ergotismo, pazzia carbonica> saturoina, luetica. Il bell'ordine, la facile esposizione danno al lavoro un prezioso ca!'attere di semplicità pratica e utilità apprezzevolissima. B.
Memoriale m1Utare per l'uf4olale dell'esercito italiano ln guerra, pel capitano ViTTORIO RossETTO.- (Sante Pozzato, Bassano).
E, cbmH dice l'autore una compilazione, ma compiuta , egregia. B: qualche cosa dì analogo al Memoriale per l'ufficiale di stato maggiore, edil{) nello scorso anno a cu-ra appunto di quel corpo; ma se ne differenzia perchè più esteso, più comprensivo , non si limita alla specialita che di quello é esclusivamente l'oggetto. Nella 1• parte dà un riassunto sintetieo ed ordinato per servizi del Regolamento sul servizio io guerra. Nella 2• riunisce tutl.i gli essenziali dati di organica (unita di guerra ed unità elementari) . Nella aa par te è tratteggiato il riassunto grafico della 2• parte del Regolamento di servizio in guerra (Relazioni gerar·chiche, incolonnamenti tipici); e neJia relativa Appendice è lraÙeggiato un grafico comparativo del servizio sanitario in Italia, Francia, Germania, Austria; un grafico pure comparativo dei loro rispettivi servizi amministrativi; P finalmente un 1 altro dei guidoni lor o in guerra ...... .
lll6
RIVISTA BIBLIOGR.\FICA
E ~ono 23 tavole in comples:;o cromotipografale, gazioni analoghe La ~· i•&rle ha per titolo .Yo;ioni rarie, e comprende 1 dati sulle armi, appunti lopografici, u,.o dt?gli esploshr, convenzioni fer·roviarie, raccolla dt formole ma.lematiche, chimieti da campo (hromatologìa), ricettario pei soccol'1:'i immediati in attesa del medico, dati suJJe fortificazioni, soluzioni Ji diversi utili problemi ;,{eomelrici, appunh "'lilla panifical.iooe, procedura militar~ in guer·ra, tavole di ragguaglio dei pesi e misure no"lrt con <]Uelli d~lla l<'raocra, Germauia ed Austria, ac:.,egm dr guerra, dull sul servizio trasporlt ferro viel'i e del lr·eoo hor ghe!'>e. indicazioni per daLe speciali rnissionr in 0ruerra Nella appendice a questa -1• parte ò unti specie dJ diz•onarietto pella conversazione in france"e e tedesco; le indicazioni pel senizro pol;tale; un calendario militare, ove c:ouo indicati t comb~llirnenli 6 le balt.aglie storiche, dal combtAt• timento ,Je~li Or·azi e Curiazi (li67 a. C. fino a Dogali. ii: un ricco libriccino, che solto piccolissin1a mole (2 1/ 1 X 7 X H cm.) raccolo!lie molli e vasli argomenti, certam~nte utilissimi per qualsiasi ufftciale, massnne poi per quelli che dovrebbero io ca<~o di fl'U~'rra eooc:ere chiamati alle armi dal congedo illimrtato. La ::.tampa poi è veramente de(!na delregr••gJo edilore, e delle meritata fame del suo stalulimenlo.
B.
11.\.7
N ECROLOGIA
-
Una vita allrellaolo operosa, inlelHgenle, quanto modesta, speguevasi il 26 u. s. luglio in P orrella. Il lenente colonnello medico Oantelll oav. Adeodato, direttore dell'ospeda le miJilare principale di Bologna, reeato~i a quella stazione ler·mo-minerale per lrovar vi roig1ioramento di una affezione reuale, che lo lravt~gliava da tempo, colpito da apopl~>ssia cerebrale rl 24 luglio, vi moriva la mat~ina del successivo giorno 26. li tenente colonnello mectico cav. Ca.nteW entra,•a il 12 marzo 1860 nelle fìle dell'esercito delrEmilia col grado di medico di battaglione ed ai 25 dello stesso me~ fu incorporato nell'eserCJto sardo, divenuto poscia esercito italiano. Il 31 lugl.io 1866 fu promosso medico df r·egg imento passando poscia maggiore medrco il 19 febbraio 1880 e Lenente colonnello medico il 2~ giugno 18fH, e con tale g r ado oocupò le cariche di direttore dell'ospedale militare di Novara, Bari e Bologna. Uomo di carattere fermo ed indipendeule , sempr·e unìforme a ~é stesso il lenente colonnello Canlelli fn modello di opero,.it.a e r ettiludine. Quale· medico fu sagace osser vatore, quale chi1·urgo fu arditissimo: e fanno fede del suo YalOn> scientifico i suoi scrillr, fra i quali meritano speciale menzione: 1• Memoria originale • Su due casi di strozzamenlo intestinale interno seguiti da morte », pubblicata nel Giomale medico militare dell'ahno 18i3. 2• ReiRZione medica per il primo trimestre i8i 4 del u• reggimento ranteria, di cui egli in taJ epoca faceva parte,
:'IECROLOGIA
quale capitano medico, pubblicata nello stesso giornale nel mel'e di u~osto. 3• ~ Di un hemarthron. da lussazione della r otula e paracente!i\i articolare », lettura fatta alle confer enze scientifiche nello spedale militare di Roma nel settempre 18i5. 4• • Una modificazione alla disarticolazione m ed io-tars~a col metodo dello Chopart. » :)o • Su di un caso di malattia bleue osservata in un coscritto della classe 1862 • pubblicato nel giornale anzidetto nt'l 1883. 6• a Dell' allacciatura dell'arteria succlavia destra per aneurisma diffuso "• praticata da lui in circostanze oltr emodo difficili e pericolose. Di vasta erudizione. egli era più che comunemente versato non solo nelle mediche discipline, ma tJ.nche nelle lettere, nel disegno, nella pittura; ed in questi ultimi tempi face,·a dono a quest'ospedale, oltrechè di var'i libri scientifici, anche di parecchie tavole rappresentanti il sistema nerYoso cerebro-spinale, da lui disegnate in modo perfetto e che fanno parte della sala anatomica dell'ospedale militare di Bologna. Al vasto sapere e alla non comune erudizione, e~li ag~iungeva un facile eloquio che, unito al suo carattere franco e f!ioviale, ne rendeva la conversazione piacevole , gradita. Distintis-simo medico, ottimo ufficiale, di bella mente, di ottimo cuore, di sentimenti gentili, delicati, tale é il ritralto morale dì lui che ora non vive più fra noi. Ma del Cantelll che tanto amammo e stimammo, ci rimane la memo1•ìa gradita, ci r imane il suo esempio da imitare. Valgano queste parole quale tributo di affetto e do,·uto omaggio al caro estinto immaturamente rapitoci, vai ~Zano a lenil·e il dolore di quella nobil donna che le fu compaf('na red<> le per cinque lustri e che attonita dal dolore ed inconsolabile piange tuttora la perdita dell'amato consorte. Bologna, ago~ to 18!) 1.
--
PABIS ROBERTO Capitano mPdico.
14i9
NOTIZIE
11 dott. prof. slr Longmore e la aua lezione d'adclto alla scuola dl Netley.
1 giornali The IAn.cet, il Bricish Medicai Journ.al, in t)· maggio all'illustre medico militare, professore di chirurgia militare alla scuola medica d'armala di Netley, che lascia per ragione d'età l'insegnamento ed il militare servizio, pubblrcano un accurato sunto della sua ultima lezione colla quale congedava!'i dai suoi diletti allieYi. Più opportune parole non poteva di certo trovare l'illustre professo re per attestare il costante suo 1.1ffello al servizio, al corpo, alla scuola, alla quale per tanti anni appa r tenne . • Signori, egli disse, è questa l'ultima volta che ho il piacere di trovarmi con voi in quest'aula come professore. Ho dettata la prima lezione nella scuola nell'ottobre 1860 alla pre...eoza del suo fondatore Sidney Her·bert. » Accennando quindi ai progressi fatti dalla medicina militare, rammentò com'erano le cose quando assunse quel posto raffrontandola colle condizioni presenti di tal ramo del pubbliro servizio. L'epoca, egli diceva, in cui fu istituita la scuola fu un'epoca di transizione rapporto al dipar timento medico dell'armata; terminava l'antico s uo stato e si inizia,'a il nuovo. Il ser vizio sanitario era a nche allora riconosciuto utile ed onorevole; ma ciò che richiedevasi allora dall'ufficiale sanitario era ben diversa cosa da ciò che si r ichiede ora. • In quei giorni, prima che questa scuolt~ fosse instituita, se un chirur go si comportava da gentiluomo, aveva tatto e considerazione nelle relazioni coi superiori e coi camerali,
IIJO
~OTIZIE
benché po~~edt·sse u11a quanhlé comparalivamt>nle moderata di cono«cenze professionali, av~va 11uanto era allora richiesto per u·1 buon succes~o nella carriera ciel pubblico servizio; dicendo rhe anlicamenl~ nei chirurghi militari si richiede''ano conoscenze profeq<>ionali relativamente piccole, inl1•ndo dire in confronto di quelle che si richiedooo al presente. Non solamente le cognizioni in materie comuni tanto al pa~"ato che al presente hanno fatto progressi meravigliosi (nella fisiologia, me.ficina, chi rurjlia, chimira f'd altre <~cieme), ma cog-nizioni in materie profes<tionali in allora fJUasi intieramente non colth•ate sono Ol'a essenziali. • Allora l'it:rieu~:~ non t!ra una scienza, era solamente un soggetto compreso per intuizione, una questione di senso comurH', come credono ancora adesso molle pe1·sone fuori della profe.,.,ione medica; il mondo del micro<tcopio era allora quasi una terra in.co[Jnica; non si annetteva una speciale Cl)nsiderazione alle condizioni della visLa necessarie agli ufficiali e soldati per un esallo adempimento dei loro obblighi militari; gli 1strumenti d1 preCISione, coma aiuti nella pratica proft>,.sionalt>, e rano, generalmente parlando, poco arioperati, per cui "ti ne traeva ben poco vantagf!io. Inoltre, mentre la quautilà e l'estensione delle cognizioni in malaria professionale s0110 grandemente aumentale. si aggiunsero richieste di nuove specie di cot?nizioni, le quali nei tempi passati non l'l aveva occasione di applicare. Nel vecchio tempo quasi tuUe le cose merliche mililari che non concel' · nevano strettamente la medicina e la chirurgia erano trattate indipendentemente da~Zii ufficiali sanitaJ•ii; allre persone erano responsabili della distribuzione e della condotla de~li uom1111 eomandali ad a1utarli nel loro lavoro profe::.,..lonale, come pur-e per la d1sciplina, le ricompense e le pumzioni dei loro aiutanti. Gli uomini s celti per il serviz o su bordinato negli ospedali <118 ID pact- che al campo non Pra no ammaestrali per questo servizio. Ora gli stessi med1ci mi· litari hanno la responsabilita di lullo ciò, e quiedi la necessità tiA parte loro dt metters1 al corrente di •Jueste materie, come delle leggi militari, de1 regolamenti di servizio, dei movimenti mtlitari, della manovra delle ambulante e dei do-
"\OTIZIE
,·eri appartenenti al maneggio erl al comanno di uomini di truppa. L'i.,.truzione t> l'esercizio de1 non commissioner oj{icers e della truppa del corpo sanitar1o nelle varie eJ im· ·portanti funzioni che loro incombono nel ~ervizio òe1 militar• ammalali e feriti sono l)ra nelle mani degli ufficiali medici. 1!: qumdi ovvio che colu1 tl quale al giorno d'oggi asp1ra alla JH'Illina òi chirur;.:o nell'armata deve e~;.ere prt>paralo 8 de•lic!!rvt la massima allivilà e fare i mag~iori sforzi per acqu•stare la conoscenze e l't'set'eizio pt'll.liCI) coi quali l~Ola roente potrà adempiere dt>bilamenle agli ol.lblizhi ~variati della sua posizione. Non vi è posto per gh svogliati. Non l'i dò\'C nl.'ppure dimt>nlicare che come sono aumentate le co,.:mziom richiesLe per gli ufficiali medici, e cresciuta forse nelle stesl"~ proporzioni l'istruzione degli utlìciali deRli allr1 corp • la loro capacllil a fArsi un correUo P'IUdiz•o sul mooio con cui gli ufficiali medici arlempìono al loro "'ervizio é aumentata. E necessario òi badare a non da1·e nessuna occasione alle loro critiche. Però indipendentemente da cio che altri possA thre o pen!"are, ,·oi a'·et.e uno *"llmo!o suflJcJenle pet• fart> il meglio che potete aveano in mira il bene del servizio in grande, il benessere degli uomini e degli ammalati che dipendono- da \'Oi, e ricordando elle l'onore ed il ct·edito del corpo al quale appartenete sono più o meno nelle mani di ciascuno dei suot memLri. lo sono sicuro che tult1 voi. che mi state a sentire, farete tutto 1uanto é 10 vostr o potere non solo pE'r mantenere ma per accrescere la riputnzione dell'onorabile ed importante ramo di servizio nel quale state per entrare. Era mio dovere. e posso dire cl1e fu an·'he mta cura con costante studio ed O:òservazione di lenermi a livello det progressi incessanti ch6 avvenivano presso di noi ed all'e»lero 10 tutlò le materie interessanlJ la chirur~pa militare e la sua pratica. lo l'ho fatto per riguardo a coloro rhe non potevano avere l~ opporlunila che aYeva io per ac•1uistarc queste cognizioni. lo so bene quanto poco cammino abbia fatto in r1uesto senso, e nel ra~t<egntU'e la mia carica di professore é per me una fonte J1 "oddisfazione il pen~are eh~ essa pattsera nelle mani di un c;uccesc;ore, il qut~lo col medesimo sincero desiderio, che ebbi io, ùi oumen-
41 5~
~OTtZlE
tare il crediLo della carica, avra il vantaggio di una maggiore ent>rgia ed aLtivilA propria di una età più giovane della mia . Ed ora coi più sincer i augurii che tutti voi possiate 8 lungo godere buona salute e felicità nella vostra futura carriere, io prendo congedo da voi come maestro, e mi r itiro completamente dal set•vizio, nel quale ho per così lungo tempo lavorato, e nel quale, guardando indietro posso dire con riconoscenzA che ho avuto la sorte di iucon tt•are la massima considerazione e gentilezza. • A questo r apido sunto della lezione del pror. dott. Longmore, fatto dalla Redazione del giornale, io mi credo itt dovere di ag-gmngere una parola pel carissimo amico che ebbi compagno nel 1 G-i al Congresl'o di Ginevra e che da a llora mi ha sempre attestalo la pìil affelLuosa cordialità, e la più deferen te considerazione pel corpo sanitar io mi!iLare italiano. Interpretando i voti di tuUi i camerati militari, io auguro che per lunghi anni il prof. Longmore ci possa continuare la sua preziosa considerazione ed amicizia; confidando che col suo illustre successorP, il pror. doll. Morris, continueranno li stessi benevoli rappor ti. BAROFFIO.
11 D 1rett.ore
Dott. F!LICB BAROFFIO generale medico.
11 Collaboratore per le. B .• Ma-rina
1l Redatt..Ore
G IOVANN I PET ELLA
D.r R IOOLFO LJYI
J/tdlco di t" dGUe
Copitono medico.
~ UT IN I FEDE RICO, ~renze.
UE:MOR.:IEl
OR..IG:INAL:r
UNA
CISTI NEL CERVELLO l.•tltlr(l fntt.1 ntlla couf~rrnz.a sdt·ntrftca di'l m~~~ di IDJI~glo iS9t
pr.:-..o lu IH)otal• truhl<lr" pnocopal~ di Catwzaro dal tlolloru • •raa c.-4'-eo P~rlecci , capriano medico.
l.
Ogni medico Ila il dovere di po1·tare il suo contributo t~lla .:cieuza rtferendo 1 fatti rilevati io :-e~uito ad accurata os--E.>rvazione, i quali abl11aoo sen ilo a diagnosticar& una ll:'sione d• dtflkile dia:tno..., o merile,olè di :>tudio per non e~~t'n r:-i ancora profTerita l'ultima parola. Pertanto. :;empre che si abhia OI!Cibione di curare un cn,o clinico che ~i creda interessanJe per la .:ua rarità, pel suo decor--o e 'i reput i istrutti,·o, lo si 1leve riferire. li raccogliere diligentemente lulli i sintomi relativi nd una le ·ione di un centro neno..o. :>ej.!utrnr lino all'e,..itn finale le \atiaziorai ed in6ne de~uivernc il risultnto oecrosr.opico è d'importanza ··-:ientilka f' rli pratira utilità. \1 eroico j!iovano molto le minute e precise ossena~ior11 le quali cpr·tamente chiariscono e comaliclano liepiil lè leg).;i ril'avnte th!!li esperiment i jj,iologiri. Non è dn repolnr'i un puro lu~so e, come alcuni rorrelri3
tlfH
LNA CISTI :'iEL CERV.IiLLO
bero, senza inten:s:;e la diagnosi in riguardo alla localizzazione nelle lesioni interessanti la massa cerebrale. La stati stica delle ferite con o senza perdita di parte della sostanza cerehrale e l'importanza ncquistala og2i dalla trapanazioue lo dimostr:~no. Que~ la, ese,:uita fin dai tempi più anticb1. gtanteoht' l ppocrate, Celso e Galeno ne parlano, e caduta in obiio per gl'insucces::;i che si ehhero per l'abuso fallone trapanando non solo nelle fratture del cranio e nelle ferite penetranti, ma anche nelle nevralgie e nell'emicrania, è risorL<\ a novella vita la me1·cti dei pro~ressi falli nella pt·atica dalle resezioni. La storia della chirurgia registra numerosi casi di a~cesso intracranico guariti col vuotamento dell'apertura fatta dal trapano. L'Hat·sley mercè della Lrapanazione ha curalo dei ca:;i di epilessia; il Rizzoli con deua operazione, dando uscita al san;.:ue raccolto fra la dura maure ed il cranio, fece riacquislare la coscienza e ritornare a completa guarigione nn contadino il IJmlle presentava sintomi di compressione cerebrale in seguito a grave contusione riportata per caduta. Il Ceci oe ha fatto u,o curando alcuni casi di a:;cesso cerebrale ed il Ourante un tumore localizzato nei lobi lrontali. 11 concorrere quindi a stabilire la diagnosi di sede nelle affezioni cerehrali può essere d'immensa utilitil pratica, nella speranza che non sia diflicile eseguire sulla località indicata la trapanazione, la IJUale è stata praticata con ::.ucce~so anche da Yolckmann e Bergmann e che, secondo il llesault è da ritenersi tJnale operazione pericolosa a cervello sano o leg• ger·mente leso. • Ora non tratta~i di esporre la storia clinica di un caso mai registt·ato nella medicina e nuovo nella pratica, ma invece al•}uanto raro, serio, non ordinario e degno di essere bene ..,tudialo e se~uito nelle sue ulteriori fasi.
Ul\'A CISTI NEL CERVELLO
li.
L'inscrilto Rotondaro Antonio fu Luigi, della classe di leva 1870, del comune di Rogiano Gt·avi na, mandamento di San
)l arco Ar·gentano, circondario di Cosenza, di mestiere pastore di vacche, era di buona tìsica costituzione e nutrizione ed un po' pallido. Suo padre mori per febb re della quale non si è saputo indicare la natura. La madr·e è rimaritata e gode Ilorida sa lute. Dalle informazioni prese co' suoi parenti e dall'anamnesi non si è ritratto alcun dato gentilizio o collaterale per ammettere nello stesso dis.:endenza di famiglia nevropatica. Tnoltre si è rilevato che, ad .eccezione di qualche febbre <la malaria per la qnale mai ricorse al medico, nulla abbia sofferto fino al p. p. novembre 1890. ln tale dtrta, trovandosi nelle carceri mandamentali di San )larc.o Argentano, ove era rinchiuso lin dal ~6 ottobre 1890 per espiare una condanna avu!a per contravvenzione al porto della scure, soffri faringite, ed il 22 del detto novembre ne uscì non completamente guarito non solo, ma vi si associò la ceJa!ea con tendenza al sonno, ofl'uscamento dei sensi, slupore, e la convulsione epilettica. Queste ultime sofferenze, le qua li obbligarono il Hotondaro' a 1·imanere a letto pet· circa sei o selle giorni, venivano da lui. dai suoi parenti e paesani, denominate tifo alla testa e non furono, come tutti questi assicurarono, accompagnate da febbre. Col riposo più che con le praticate cure, che non seppe indicare, ~mari della faringite, cessò la tendenza al sonno, la convulsione si rese sempre più rara e diminuì il dolore di capo, riaequistando t·elntivamente huona salute·. Da quest'epoca in poi ha -sofferto
1156
UN~ CISTI NEJ;. CERVELLO
sempre cefalea della quale anche ora continuava a lagnarsi e che durava tutti 1giomi estesa per tutto il capo , ma pìù delle altre parti nella fronte e tollerabile tanto che non gl'impediva di continuare ad attendere al proprio mestiere. Tn seguito alla chiamata sotto le armi della classe di leva del 1870, deiJa quale faceva parte, addì 9 gennaio del corrente anno si presentò al distretto militare di Cosenza, ove il ·1O dello stessò me~e venne rivaccinato, visitnto e, percbè riconosciuto idoneo, per ragione di statura, assegnntç alle compagnie permanenti del detto distrettO<. Dal registro, ove dal caporale addetto all'infermeria di corpo sono giornalmente notati gli annunciati malati e dal m,edico visitante l'esito e la diagnosi della malattia riconosciuta, risulta che il Rotondaro si è annuneiato malato solo il 28 detto mese, cioè •19 giorni dopo il suo arrivo, per· cefalea, trovandosi indicata questa diagnosi, e fu lasciato in riposo. La sera del giorno successh·o (29) essendoci recati nel 2° piano della caserma S. Domenico pee visitare un soldato comandato di guardia che si era annunciato malato, vedemmo il Rotondaro sdraiato sul paglie_riccio in preda ad un accesso di vomiLo e, sebbene apirettico, pure, sospettando ch.e questo potesse essere sintomo precursore di un parossismo di febbre da malaria, ordinammo c.be si fosse fatto ricoverare nell'infermeria di corpo sita nella stessa caserma al 'l 0 piano. 11 mattino successivo (30) nell'ora consueta della visita medica fn trovato ancora senza febbre, ma continuava ad accusare cefalea. Gli fu prescritto e somministrato un grammo di solfato di chinina che in seguito si fece ripetere. In questo luogo di cura ove, tenuto d'occhio, è stato ricoverato 1ino al 6 febbraio p. p., non si è,constatata febbre, si è sempre !agnato della cefalea frontale, ha passato le·giornate a letto e parlava poco con i compagni, costituendo il soggetto del suo discorrere la famiglia, le vacche éhe aveva
U?IA CISTI '\EL CEBVI!:LL~
1157
custodite e la sua impossibiliti! a potere prestare il ser·vizio militare. Accusava inappetenza ed i ricoverati ed addetti all'infermeria suddeua asserivano che non mangiava tutta la sua razione. La sua fisonomia però, il suo modo di compor·tar.si faceva opmare doversi escludere che si trattasse di una simulazione e rivelava con evidenza che il llotoodaro fosse affetto da un serio malanno se non lìsico, ct-rtamente morale. Guardandolo nel viso con accurate?.za sorgeva il sospetto che fosse o nostalgico od in preda di un morbo non ancora manifestato perchè nel periodo d'incubazione, o cbe avesse sofferto dei gravi patemi di animo; mai però si sospettò che. volesse esagerare per fate apparire la sua malattia più grave di quella che fosse. La mattina del 6 febbraio, mentre ci tro\"avamo nell'infer·meria, si è ripetuto una seconda volta il vomito, che diceva non essere stato preceduto da nausea nè da altra penosa sensazione. dello stomaco, eliminando il cafl'è che arera bevuto. Esaminato l'individuo, constatammo che il polso presentava. una straordinaria raritit, 60 baltiti al minutD primo, che la palpebra superiore sinistra era più ba:-:sa dell'omonima destra. in tal grado di le~gerezza però da far quasi dubitare se fosse una realtà od un ritro,·ato dell' im maginazione di chi vuole scovrire ed accertare una malattia che sosp~ua dover esistere. La pupilla dell'occhio sinistro era dilatata ugualmente della destra e reagivano ambedue nello stesso grado contraendosi incompletamente all'azione della luce debole di quel giorr)o buio perchè piovoso. l'er meglio osservarle, ci balenò nella mente l'idea di ripetere l'esperimento facendo uso della luce artificiale di un cerino, e si ehbe l'opportunità, mercè questa> di accertare che la pupilla sinistra non si restringeva nello stesso grado della destra. Inoltre, obbligato il malato ad alzarsi da letto iu nostra presenza e fare alcuni pas::i, ci
1158
U~.~ CISTI :-;EL CERVELLO
sembrò che camminasse con qualche incertezza. Pertanto passammo alla misurazione della forza degli arti inferiori, la quale si rinvenne indebolita nel destro relativamente al sinistro. Del resto tulli i movimenti erano liberi e non si può dire che le membra inferiori fossero più deboli delle superiori dello stesso Jato, perchè l 'arto superiore destro era pure piit debole dell'omonimo sinistro. Oltre alle suddeue note cliniche non ve n 'erano altre. li cuore ed i grossi Yasi, come tutti gli altri organi toracici ed addominali, erano sani. Non vi erano disordini funzionali appartenenti a questi organi. ~ulla elle manifestamente accennasse alla psiche, ai nervi trofici ed aj vasomotori. )lai si era constatata perdita di coscienza nè quei disordini dell'innervazione che appellansi generali. Dando valo!'e ai suddelli fenomeni, abbastanza serii da per lor o stessi, si andò subito con la mente ad una lesione dei centri cefalici, e si di -pose pel trasloco àel paziente nell'infermeria di presidio. ~on esporremo partitamente tutti i sintomi osservati quotidianamente durante la degenza del n otondaro in quest'altro luogo di cura, ove nei pt·imi giorni continuò nel medesimo stato. Coricato tollo il ~iorno, senza febbre, accusava cefalea frontale, parlava raramente e sempre della sua inabilità al servizio militare, delle vacche che aveva custodito e della fa miglia, della quale mostrava essere poco contento. La vista e l'udito erano normali; sentiva i battiti dell'orologio avvicinato~li all'orecchio e ride un pezzo da due centesimi ad una discreta distanza. L'intell i~enza era libera e l'ammalato C<llnprendeva tullo ciò che gli si domandava. Rispondeva ed operava io piena coerenza a quanto si esigeva da lui. La memoria era conl'ervata per ciò che si riferiva ai falli prossimi ed ai remoti . La voce era normale e non si notava disordine nella pronuncia della parola. Si curava poco di quanto acca-
CXA CISTI :'<iEL CF.RVELT.O
1 l :)9
deva intorno a lui, nè alcun pensiero si dava di sè stesso e delle cose sue. ~ei tratti del volto non vi er-a manifesta asimmetria, però il globo dell'occhio sinistro era più sporgente del destro. Porgeva bene la lingua. Continuò cosi per dieci giorni. tanto che ci sembrò desti nai<> a virere una vita sofferente si, ma lun;w ancora e si prt!parò l'occorrente pel di lui invio all'ospedale. militare di Catanzaro per i p1·ovvedirnenti medico-legali. .Però si stimò prudente temporeggiare per assicUt'arci della staziooarietit del morbo, quando cominciò a peggiorare. r movimenti ne~li arti del lato destro menomarono di molto. La ptosi, la dilatazione della pupilla e l'e!>oftalmo nell'occhio sinistro si fecero più manifesti, e vi incominciò a perdere l'ngilità dei movimenti. Si manifestarono le convulsioni parziali della meLà destra del corpo, che si resero gr:tdatamente sempre piÌI frequenti , da raggiungere il giorno 17 il nttmero ventuoo come ci fn riferito dal piantone che a<;sisteva esso Rotoodaro e dai malati "icini al di lui letto. Questa convulsione, cui andò soggetto una volta in nostra presenza, si manifestava con la perdita della coscienza, colla ri~idità dell'urlo inferiore e superiore, e quest'ultimo sollevato per·pendicolnrmente al corpo. e colle dita della mano Oe~se a pugno, col capo r·igidamente ri,·olto Terso il lato destro, colle pupille dilatate e colla bocca fortemente serrata e senz:1 t'uorinscita di saliva in forma o no di schiuma. Mentre gli ar'li erano così rigidi da non potere imprimere loro un mo,•imento di llessione, anrbedne erano in preda ad un forte tremor·e. Dopo certo momento cominciò a'ripondere con parola male pronunciata e spesso era mestieri ripetere la domanda. ~on chiedeva nè alimenti. nè bevande. ma $e gli si versara in bocca, mercè un cucchiaio, del latte o del brodo, egli l'inghiottiva, e, se per· caso ne usciva fuori , si puliva tosto con ciò che gli capila~·a fr·a la mano sinistra
1160
UNA CISTI NEL CERV!LLO
delle copertu1·e del letto, sia copriletto e sia lenzuolo. Ciò facera :•mmeltere che. quantunque immobile e supino, con ,gli occhi chiusi e le membra rilasciate, e non rispondesse più alle domande stando immerso in profonilo sopore, pure conservava l"intelligenza. Col ripetersi della convulsione si fecero ognora più maoife$te la pto~i e l'e ·oftalmo dell'occhio sinistro e la parali:;i di moto e di seo,;o ne;.di arti del lato destro. fino a raggiungere r·apidamente la completa emiple~ia ed emiane· stesi a, rnenti·e le parti interessate couser"\"a>aol) la loro forma ed il loro volume fisiologico. L'alterala funzione del linguaggio e delle sue espressioni, senza che la lingua avesse perduto la facoltà di muoversi. si fece anch'essa più e~·ideote, tanto cl1e la parola, che sul principio era male pronunciata, in se~mito si rese inintelligibile, e ne)!li ultimi giorni era abolita, avendosi la completa amnesia. Così gradatamente peS!~iorando. quel disgraziato giunse a presentare falli talmente gra\i da far temere una pros;,im,l line. Tn ques1o stato gravissimo presentava coma, a n e~lesia completa di tutt() il cor·po e ~~i seosi specilìcì, la pupilla di ambeùue gli occhi dilatata ed immobile. il pol:>o con 50 battili al minuto primo, la respirazione rara e profonda, emetteva le materie fecali e l'urina nel letto senza coscienza, non p:trlava e. non ingl1iotLiva. ~Jal grado le cure prestate, l'inrermo è andato sempre peggiorando, la paralisi ed il coma ra~giunsero il loro ma.s..-;imo ~ratlo, il polso piccoio e con 50 battiti ::li minuto primo, la re;;pinzione rara e stertoro~a, ed alle 8 pom. del 19 febbra·o p. p. il Rotoodaro era cada>ere.
UNA CISTi N.EL CERVII: T.l.O
1161
IJL
La forma clinica del morbo di cui era affelto il Rotondaro era sorta con piccoli indizi e rnan mano pr'ogr'edita, in manìet·a che. mentre :ti momento cile si potè fare la diagoosi i sintomi obbieLtivi si erano appena manifestatt, in seguito raggiunsero il loro massimo incremento. Consider·ando questo modo di evoluzione della malattia, era evidente cbe il proce,so _morboso doveva Yenire ricercato fra le malattie cerebrali, limitate, a focolaio cinoscriuo, le quuli nascono senza tumulto e progrediscono lentamente (tumori, rammollimenti) e la mente andò dritta ai neoplasmi. Infatti, ammesso 110 tumore, si poteva :-:enza diflicohà comprendere il modo di cominciare della malattia del Rotondaro, il suo lento progredire, la continuità di alcuni suoi sintomi e l' intenuittenza di altri, la costante apiressia e l'assenza di una cau~a nota che l'abbia potuto determinare, la quote, secondo il ?iiemeyer, ha molto valore pel' la diagnosi di un tumore cerebrale. Questo insigne patologo dice che « se in una malattia cerebrale a focolaio circoscritto non si riesce a dimostrare nessuna cnusa · occasionale della malallia, si de' e in primo luogo pensar e sempre nd un tumore cerebrale». Oll re di ciò. per ra~!"ione di statistica. un neo plasma doveva repular.si assai piu probabile che qualsi11si altra malaltb. Il tumore quindi doveva ammetter-si incondizionatamente, senza scorgere una opposizione nella cefalea, la quale era stata la prima a manife.starsi e fino alle ultime ore di vita avevn. fatto parte della forma clinica. Il Xieme~'er dice che« la mancanza di cefalea nel complesso dei sintomi di un'affe?.ione cerebrale
1162
tJuestionabile parla in certo cJual modo contro r ammi,,ione di un tumore ». La tiiagoosi sulla natura del tumore nou si è fatta. L'rpote i della cisti era probal11le comt· per tuui gli altri tumori rdinpatici del cen:ello. :iel Rotonùaro. non riscontrandosi momento otiolol{ico nè alcuna alterazione nella fnnzwnalilà degli orgnoi. di nece:.sita bisognava ammettere che rl neopla;o;ma apparteoes~e a quella categoria che suole prù or·dinariameote .:viluppar•;i primiti\"'amenteoel cervello.~, escluse rl sililot•Ja perchè l'infermo non nveva presentato. non dico ·intomi, ma neanche sospetto di una i11fezione silili~ira. l>ifalli do' e' a :-cartarsi una ~o mma llifilitica non solo pereht\ la forma morhnsa. a \ace dr pre:<entarsi tumultuariamente, com'(• rr~aputo es.;ere per la gomma cerehrale. si ~ mnnifestata ruu lentezza. ma hen'anco perrhè, per· aversi nel contempo lnlli i piilrmportanLi sintomi presentati riai Rotondaro. ~1uali erano la pto~•, la òil.ltazrone ed in:tzione della pupilla sinislra. l'emiplegia ed eminneste:>ia destra, si sarebbe dovuto.nmml:'llere un cPrto numero di l!Ornme, delle quali ognnna, ledendo il centro d'innervazi•me dei muscoli r·ispettivi, -:i manife:;ta)' e con paraltsi dr que.;Li. ~t'pote'a in'"ocarsi in !'occor:<o I'ipote:.i che ~ollanto taluni dei detti centri cerE>hr-c1li fossero compre,-si dal neoplnsma sililitico ed altri risentissero il disordine circolatorio. stantechè i fenomeni paraliticj erano st, bill e non li'IIOSllOI'Ì.
Fatta la din~nosi di tumore, ne veniva di coo~eguenza l'olthligo di -.tal•ilire in tJUale parte del cervello dove:;se ammettersi la sua e.;istenza. Ouesto compilo per certo non era meno diliirile del preredente. L'illustre mio maestro prof. Capoui, al tjU:tle •levo il mio :;apere di clinir.a medica, diceYa nelle sue lezioni che la ricerca della sede nei centri nervosi presenta delle diJlicoltit perclrè solo noti parte dei sintomi dipendt' di·
UNA l: lSTI NEL CERVELLO
1163
reuamente dal loc~Jiaio morboso, mentre .:11 altri dipendono dalle parti vicine e lontane lese o per romprf'~::-ione, o per disordine nella circolazione san~uit!na. o per irradiazione o moli rillt>~;,.,i. Inoltre non o~ ni !\ingoia portio ne del cer' ello ~opraintendc e:;clusivamente ad una funzione senza avere in~er~nza <:ulle allre e senza dividere con altre il proprio doroinro. Laonrle, per non smarrirei, della forma clinica della ma Jattia Jella quale era aiTetto l Rotond<Jro, nhbiam1l .-rell·~ a ~aida i sint.1mi più particolari e specifici. anzkhè •JUPI!i più comprensivi t' generici. Per·ciò nel caso in esame st ù preso per hase. a fine di ;;tahrlire la :,ede della lesione, J'emiplt>gia ed emiane,.,tP~ia de,trJ, la ptosr. la dilatazione ed inazione della pupilla t> l'e,.oftnlmo nell'occhio sinistro, perchè rappresentavano essi il disor•line fuozion:~le meno ordinJrio, piit partic:olarf'. più importante e persistente. Questi sintomi manife,.tatisi rontemporaoenmente da un loto additavano gia che la :;eòe del morLo doYeva e~sere nella ba...-e del cenello nel territorio del nervn oculo-motore e del petluncolo cerebrale di ~inim;~. e J'integritir delle facoltit intellettuali e quella della favella escl udev11no dall'altro la sede nella ~os tanza cortitnle di detto emisfero. Supponendo quindi la lesione in questa ..ede, ern dato d'intendere i vart si ntomi come,; erano svolti non esclu<>a la coorul~ione con tremore del lnto de:-tro dovuta alla irrit:~zione nella so.;tanzn hianca dell'emi~fero sinistro. .\1hf't'toni, stimola ndo la ~ostanza hio ocn sotlostnnte ai centri corticali motori dell'emisfero cerebrale, determmava com'ul~ion• nella parte oppo,ta df'l corpo. r pednncoli cerebrali sono dotali di sensihilita e ::-ono composti tli fibre <li moto e di senso, le quali decorrono le une vrcino alle altre, meuendo in comuoi.·azic•ne gli or!!ani perifl'rici coi rentri cerebrali. \ enendo lesi quindi, cagionano refnlea e paralisi ed anestesia del lato opposto, restando inte;:ra
4·l (}4
UN'A CISTI NEL CERVELLO
la ~·i.:ta e l'udito, e se contemporaneamente è offeso il nervo oculo-morore (3° paio dei nervi craniri) si avra paralisi nei muscoli motori dell'occhio da esso innervnto e dello stesso Ialo della lesione, per~bè le sue fibre nascono dal cenello dopo la decussione della piramide. Nè il r·uotare del capo verso il Ialo sano, notato durante gli accessi di con' ulslone. è fenomeno che si oppone a IJllesta ~ede. Del pari era lecito pensare che tale processo non l'rasi primitivamente iniziato sui deui centri , ma innce nella sostanza midollare del lobo ante1·iore e medio dell'em i~fero sinistro. e che in se~oito, col suo crescere di volume. ahhia invaso o comyresso i peduncoli cerebrali ed il nervo oculomotore, e po:icia, in uno stadio pii!. inoltrato, la sostanza corticale dell'emisfero medesimo, turbaodone le funzioni. La clinica riconosce possihile che un tumore, nato nella so ·t.anza midolla re dello emisfero del cen-ello ed iYi rima~to senza manifestazioni morbose per piìt o meno lungo periodo di tempo, possa crescere in modo rapido o subire altre modilicazioni da invadere in un tempo piil o meno hreve. Lurban{}one la nutrizione e la funzione, i pednntoli cerebrali e la sostanza corticale dell'emisfero medesimo. ~el Rotondaro infalli, mentre :mlle prime tutta la forma clinica consisteva nella c.efalea. più Lardi. perchè occupati ùal mol'l1o i pechuwoli rerel>rali ed il ne1·vo oculo-motore. si manifestarono t•emiplegia e l'eminoestesia destra, l'esoflalmo> la ptosi e In dilatazione e l'insensibilità della pupilla sinistra, e posria il di~Lur ho graduato della loquela, conseguenza non della immo· bilit;'1 della lingua per paralisi del nervo ipoglosso. ma di lesione della sostanza corticale del cervello ed in ispecie della circonvoluzione del Broca. Or, se in base alle osservazioni cliniche ed anaLomo-patologiche il primo periodo o di lateor.a e la snccessiva forma clinica ùel male fanno ritenere essere
U~.\ l b1l ~LI, GEBHU.O
116:)
so~tenute dal tumore che esercitaça la .. ua malefica azione da
priot:ipio solo sulla so..;tanza hinoca e poscia anelli! su l peduo•·olo, ,;ul nervo ocnlo-motore e .mila sostanza corticale dell'emisfero, quella p1·esentata dal Hotondaro ne;.;li ultimi tre J,:wrni di malattia faceva evidentemente ammeuere la compar,-a d i uno di quei r•roces~i nrorbo·i ,.ecoodal i. che frequentemeule sogliono sorgere come intrinseco ell'etto e neces$aria cou~e~ueoza ,, come cnmplicauzadel pr1mo e che d'ord111ario ne accelerano l'esito letale. 11 repentino a~graHni dt!l R.otonùaro, per la comparsa della forma apopleuica, si riteneva dovuto perciò m parte alla cornpres ione esercitata dal tum.>re mPdesimo sui centri encefalici ed in parte al disturbo della cm:olazione rappre:;entato da una grave congestione cerebrale, con le sue conseguenze del disqullibrio della pre,~•one pema~ale ed infrarasalee consecutivo transurlamento. Jnduhluamente doçenno ammeuersi queste come cause della forma apopleuica perehè J'imanevnno le uniche probabili succession 1 morbose che con molla frequenza sogliono ~erifi,·arsi nt:>l decorso di un tumore cerebrale. ()uesto, nuche quando per la sua sedr non eserciti compressione su di un va:.o sanj.!uigno di un certo 'Tolume. determina l>empre sttuililmo nella distribuzione del sangue n<:ll'intcmo del cervello s1a per la con :;eguente irritazione che eserc•ta sulla sostanza cen·ltr:Jie che lo c1rcondn e sia perch è~ c.:>l suo lento aumentare di ,·olume. cn~iona compre$s·une ui capillari sanE-:uigni ed atrofia della so.tanza cerebrale clte la circoodn, guadagnando co~i nel cranio lo spazio necessario pel suo aumento di volume e ca;. onaudo n~s u·in~1memo della ca\'rtà cran1ca con ù.iflìcollà ut'lla cirèoln.zione l'aoguigna. Il ~ieme~er. pa1·lando dell'e;<ito dei tumori cerebrali, d1ce che ~:< ordinariamente se la morte nou aniene prima per complicazioni o malattie intercorrentr, i sin tomi cl elia gener·ale restrizione della cavità endocranica
1166
U YA OSTI NEL CER \'ELLO
di\·engono poco tempo a'•anli la morte piil spiccati. Gli ammalati vengono colti da profondo coma nel quale li sorprende la morte. , li tumore cereurale meotr·e in principio, qualldo, cioè, non ha rag$!iunto nn discreto Tolume, provoca pocv disturbo circohllorio. in seguito, esercitando compressioue e cagionando ntrolia in una parte più estesa della massa cerebrale. questo saru maf!giore. Nel Rotondaro il tumore. esistente nel lobo anteriore e medio dell'emisfeh sinistro del cervello. pel notevole suo aumento di volume esercitanùo compressione sui vas.i sanguigni dell' emisfer·o medesimo e sui seni venosi della dura madre, determinò ostacolo al deflusso del sangue venosa dai \'entl'icoli e dalle meoingi, ed in conseguenza ne risultò congestione cerebrale, la quale certamente. non rimaneudo là senza cagionare transudament,,, fu causa dello idrocefalo acuto che si manifestò con sintomi di generale depressione e paralisi e con freq11enti accessi di convulsione. acces 'i che nf'gli ultimi ~i orni di vita del Rotondaro gradatamente aumenlllrono di lrequenza, tanto che due ~iorni prima della sua morte in meno di 21- ore si ripeterono ~ 1 volte. Il Xiemeyer, par~ando dell'idrocefalo acuto, d1ce: « nli accessi violenti rli convulsione. con contemporanea abolizione della coscienza, sono i fenomeni piil frequenti e più carnlleristici di quesUt atl'ezione. Se accessi siffatti si ripetono molto fr·equentemente e se durano straordinar·iarnenLe lungo tempo, si deve destare nel medit-o il timore che J'iperernia ahbia cagionato una consider'evole transudazione rii siero nei ventricoli e che il transudato o non verrà !'iassorbito aiTatto o lo sarà ·olamente in parte. » Questo tt·ansudato unitnmente al neo plasma, a' endo deLermi nato impicciolimento della caYità cranica ed esercitato compressione sulla massa cerebrale, cagionò grave anemia, la quale fu causa della forma apopleltira a della morte del 1\otandaro in tre giorni.
l :'iA. CI:-Il :-ì!L CER\"BLJ.O
116-;
Pertanto, e~cluclendo:-.i la meningite secondaria ed ogni altra rualallin che. pure potendo determinare l'ultima for·ma diuic:a. non era ammissibile per la co.;tante e continua apire"ia. pel deeorso lunvo e subdolo e per flli nllri sintomi oHintfestati precedentemente a •JUe:-.t'ulttma forma della malatlia, <>ra lecito pemare che la forma npoplellicu pre~rntala d:tl Ltotondaro non dovea a\'ere di\'er:'a dipendenza delle suddellt' cause, cioè. della presenza del tumore, tlella cornpres:;1one fa ua dal medesimo sui centri encefalici, della conj.!e•tione e ron:;ecu tivo idroc~fulo t~cuto. È vero che l'abhonùante emorf,l~ta •·erehrale e J'occlu ione per t>mbolo di una dt>lle arterie di una ti elle fo!;se di Sih io possono sorgere, com t> l'iperemia, di ltottn. non lentamente e per gradi e :-enza pr·ot.lromi :wver· titi •!all'infermo, nè da allri e min:~cciose fin dal primo istante, dando luogo ad una f~rma clinica or più or meno ~mve e :c-tmile a questa pre!'entata 1lal Rotonrloro ne7!h ull11111 tre giorni di \'ila: ma non .si credeue polersi meuere in campo uno d1 que,tt prohaùilt morl11 perchè ne~::una circostanza era ra\llre,·ole prr loro. L'et,l dell'infermo e la mancanza di o~ni altro -.into111a che nhhia potnto fare ammettere la diminuilo. resisLem;a delle pareti dei vasi 'ao~ui~ni. -.ia per alterat.ione di tessitura e sia per dtmiuuzione e perdita dell'elastil'iLit. fecero negnre la l·rollahilità dell'ernorra,.{ìa. Hovevn inoltre non ammetlet~i la probabilità di un emlh,IO perchè mancava la sua ori~ine ed il ,uo 1-nnto di pariPnza. ~PI Rotondaro l'emholo ;nr·eùbe •lo\ uto a\ere origine da un endocardite n da 110 endoarter•lf' o da un focolaio modJO<;O del polmone e partire dalln metà sini,lm del cuore. dall'aorta asc\!ndente e dal polmone. Lo che non era po~ih'le perchc il cuore. le nrterie ed il polmone ernno deltullo sani. Soln partendo da ttno di 'luest1 org:mi o parte di organo
1168
U~A ChTI
NEl. n'R\'EJ 1.0
~~ ~arebl>e
avuta la forma dinsca o~sen.rtn negli ultimi Lre giorni di vito. ="i• vale il dire che l'entlo1·a dire e rendoar·terite si so.:.drono s'o l :ere subdolamente. certamente un'endocardite ed nn'endoarterite eire ~tlln ge ~rado da produrre un embolo. dev'essere cosi t·o-,picua d• potersi diagnostica l'e. Che l'emholu do' e--se la sua ori,:rna ad altl'i organi (milza, fe~·aro. rene) non polea es:;ere amnre~~o. '' r pere ht> questi non la$Ct.l\ noo nulla a riltmll'e n C:· ~"Oit l'e~ame ohhiettivo nè COli tjUeiJo furnionale , sia perchè, RtriJllessa pure la probabilitir clell'o•·i~ioe di un emholo da unu di questi organi, non si aHeLlte potuto r.' ere la forma eh nica pre~entata dal Hotondar'O. l'n embolo 1·he parre da uno tli rJne:-li or!:m r. dal san;;ue Tenci'O ,·iene portato alroreer.lt~t·tta de,rra del cuo1·e. dalla qu ale, nel rnomenro <lella sua -i stole rdin. tole dC'I l'Orrh-pnndente veutrirulo. pas:-11 in tJue-to~ e poscia nel penudo della sua ''stole nell'arteria polmon .• r~, dalla quale, aur·aversaodone i :-;uni c&pillari del pnrenchrma polmonarc. va a 'Jitelli della vena polmonare. e òa e~a . rer la forza a.;pirante deiJ'or~cchiella sini:-tra, pns:-a in questa, dn cui. dur;tote la sua si:<tole e la din~tole òel coni'P \ enlricolo. \"a in tJuesto. t! al cyoale, in se~urto alla sua ll·nziooe. passa nell'aorta, indi nella cat'otide ed infi ne o l'arteria di gilvro e ~ uoi c·1pillari del cervello. Or r,enet ua emhclo, il quale percorre !fuesta \"Ìa e gmn,l{e nel :o en eli non può essere che di picc·olissimo volume. di un tl Inferiore al t·alihro dei cnp•llari dell'arterh e vena pohnorrare. altrimenti ;;i nrre:>lerebhe in questi ed m consegucnzn, non pvteodo occlnde1·e che un capiJI;lre del cenello: non può cagionare lr forma clinica del Rotondnro. La nostra din~nosi perciò fu : Tumore nella .mstmua mitlolllm' ,J,.l lo ho tlll{f rior, , m••diu d~ll' "" isfn·o \IIH':l/Tn dtl ('t'l'vello, lrdmt1• l11 fun.:imtt· rll!i 11eduncoli t'della .3" crrrmt.-
U"'A Ct "TI :\fL LUI V'ELLO
1169
rolu=ion~ n rlrl Bl·,,ra. ron grau COU!JI'SLio_narrt•hrale Sf!Jilita
do itlroufal~> acuto.
Ora re$la n redere in quale rapp(•rto sia stola l-1 malattia sofferta dal Rotondnro nel p. p. noHmhre da lui e ÙllÌ parenll qualitk'lta « tifu alla lt>~ta li col turuurE> rerel•rnle Jll\~!D II" I icn to e cuo~tatal!l coll'antop,ia. \ oleolin dare uu ,.riudizio in ua$e allo !òlato ~-:enerale del pazit•nLe ed u!l'anamnesi, ._; de,·e ammettere che realmente non nhbia ,.offerto 1! tifo ~e ron•lo il ronrf'tto palnlogì~o moderno Con!'ttlerando dte l'infermu ed i 'uoi p~•renti h:10uo parlalu di una JuUI<~ttia tla loro denominata tifo a.Ua ttst.a e che hn decor"o ~enza felt!Jre e ~enza lasciare depet·imeoto organico, e\'identemente hanno Yoluto indicare che ha ,ofTt:rlo una malallta tilìca "er!.lndo il conceuo patologicu degli antichi. Forse per tradizioue le diedero !JUesto nome percbt•. come sintomi pri ncipali. pre~entaYa oiTu~camento ùet :;ens1, ,tordimento, stupore e cefalea. Ver.•mente, ammettendo che il Rotondaro aullia sofferto il tifo secondo il concello mo,Jeruo. si ha :;uflicienLe spiegazione dell:1 Ct>falea, dello stordimento, dello stupore e dell'oiTnsramento dei --ensi: uta restereulu• sempre oscuro, di fronte alle comun• nozioni. il fallo ùeJI'a,st'nza della fehhre e del deperimento or~aoico. lnnllre 'arebbe un fJltO veramente ecrewmale rhc una malallia appartenente aù una cl:1sse eminentemente ··outaj,(i,,a ( dermoti l'o) o rniasruatiro-conta~io ·a {ileottfo) siu,;i limit:tta aJ un "olo caso :-euza dtiTontlcr"'· comun a·audo·s ad ahs i individui. n.tll'am.llllfle,;i e dalle snfurmazioni pre:-e lisulla ~ht• nè nel t•omuoe di S. )hu·co Argentano, ovc il Hotondaro fu detenuto nelle e:.~rreri, or in quello di Rogi.1110 Granna, ove ha -.etopre 'is,uto. \i furono altri malati di t:1l genert'. l'ertanltJ .1 opin.t che nd p. p novembre il Rotondaro 74
11'70
U~A
CISTI NIU. CEHVELLO
abbia solTer·to (e (::er l'esistenza del tumore e pel di~piacere e cnntinuo rilleLLere che trovavasi chiuso nello carceri pel porto di un'arma che avea sempre portato ::;enza aver J·icevulo ossenazione sul riguardo) congestione cerebrale. la quale. mercè la stasi sanguigna, ostacolando iJ libero afflusso di nuo,·o sangue ar·tel'io:;o eJ ossigenato nel cervello, 'i ca~ionò diminuzione di questo sangue indispensabile per l•t normale sua funzione e t1uindi la mauife:stazione della forma tifosa ùal medesimo in allora sofferta; opinione questa avvalorata dalla transitorietà della ffi<lla!lia, dall'assenza della fehbre, dal non avere lasciato deperimento organico e dall a\ ere il Rotoodaro presto riactJUistato tluasi la completa guarigione.
L'autop~ia è :.tata esegui t 1 37 ore dopo la morte. Il cadavere era di buona costituzione scheletrica e con masse mu~colari e pannicolo adiposo hene :;viluppati. Aperta la ca,ità cranica. nulla si è osservato di anormale nelle ossa, le t(uali si sono facilmente staccate dalle sollostanLi meniugi che erano molto distese e conr.:este. Queste a sinistra con difficoltà si sono potute staccare dal soLLostanle loho anteriol'e medio dell'emisfero, ove erano in intimo contalto colla ma:>sacerebJ'a le. ~ destra inYece si asportarono con faciltà etl, appena punte. si è 'isto scnppare molto li({Uido limpido, in coloro ed inodoro che 1royavasi raccolto sotto. Simile liqnido e stato riscontrato in discreta tfU&ntità nelle fosse crtmiclte e nei ventricoli cerebrali. La superlicie del cervello era bene conformala, ad eccezione del lobo anteriore e medio dell'emisfero sinistro
UN.~ CISTI ~EL CERVELLO
117 1
che pre:->entavasi tumido, prominente ed appianato in maniera che dei rilievi e delle anfrattuosità delle circonvoluzioni ~sisteva appena un accenno. La sostanza cerebrale di detta parte. non esclusa la 3a circonvoluzione o del Broca, e dei peduncoli cerebrali mostravasi variamente ed in leggiero grado rammollita. Praticatavi un'incisione, si vide venir fuori un liquido omogeneo denso, di colore verdognolo ed inodoro, molto somi~liante al pus, e, prolungando là il taglio in maniera da aprire l'emisfero in tutta la sua lunghezza, si è constatata l'esistenza dt'Ila parte corticale di una ci:;ti membr·anàcea che occnpava quasi in totalità il lobo anteriore e medio. QLle.sta era fatta di una membrana llianca, sottile resistente e con superficie lisce e non aderénLi alle parti ch'costanti. Il resto del cervello era normale presentando anemia e nelle facce risultate dal taglio una lucentezza umida per edema. I seni veno~i erano vuoti di sangue. L'esame microscopico del liquido e della membrana della cisti non è stato praticato perché mancava ii microscopio. Gli organi toracici ed addominali, ad eccezione della milza ehe pre~entava un leggiero aumento di volume, si riscontrarono normali per posizione, volume e str-uuura.
Y. t 'autopsia, moslrandocì un tumore cistico nel lobo anteflOre e medio dello emisfero cerebrale sin1stro con le cons.eguenze del restringim.::~nto della ca,·ità cranica per idrocefalo a.cuto, confermò la diagnosi clinica. TI SIDtoma che CÌ diede l'allarme e che ci diresse per )a
U~A CISTI ~El. CER\'XI.LO
buona "ia della diagnosi fu In dilatazione della pupilla ~in stra, dilatazione che, per essere associ:~ la a pto:;i e ad esoftalmo, dovuto a semplice rilasciamento per paralisi ùei muscoli del globo ocnlare, si ritenne come effetto del ramo irideo del ne1·vo oculo·moLore, il quale, mediante la sua pn r;lli ·i, avea determinato la ptosi e l'esoftalmo. La paresi di moto e di senso degli arti del Ialo de:>lro, che, gradatamente progredendo, divenne una completa paralisi. fu indubbiamente conside1··•La di origine reralica, perchè associala ;!Ila paralisi della palpebra superiore e dei muscoli del globo oculare ni,Lro. Si opinò inoltre che detta paresi di molo e di et·a do' ula non alla mancanza della \'Olonlà e della nerrosa e non a lesione dei centri psico-molori o cc. moLot·i, che, come dice lo Charcot, risiedono nella luliooe frontale ascendente e parietale ascendente: t:he cheggiano e fanno da parete nl solco di Rota ndo, ma a li$Ì delle fibre miste, cioè di sen.::o e rii molo, che sos1anza cot'Licale dell'emisfero si porL<mo per mezzo òei duncoli cerehrnli nel midollo allungato e spiuale. Tale ùilio veniva legittimato dal perchè la paralisi. se così fosse stato, avrebbe dovuto essere non limitata ad u del corpo. ma generale. estesa a lullo il corpo, come lo ne,~:Ji ultimi giorni di vita, ed anche perchè mancava !.1 ralisi della metà della faccia dello stesso lato dell'emi non solo. mtt la coscien~a era :-;tata sempt·e integra: 'ero che nel periodo gr:ive e prossimo a rnggiungere lo a~oplellico che presentò ne~li ultimi tre ~iorni di vitn. fermo conservnra l'intelligenza, come lo addimostrò con l di pulirsi la bocca con la mano sioistt·a, quando ~li da quella del latLe. li di:;turbo graduale della loqueltl poi ritenne conseguenza non delln perdita dei mo,•imenti
t: \A CIS Il NJ::I CER\"EI.LO
l 173
lingua per paralisi del neno ipozlo:;so. ma invece della perdita ~raduale della funzionalità della 3• circonvoluzione o del Broca, sia perd1l> l'af,;;ia :;i era iniziata E'd nvea ;.:r-.1datamente pro~reèito quando la lingua evidentemente rouservava t suo1 mo\·i menti, e sia perchè .;ì era nt:1n1festata contempuraneamente ai tliso1·ùini psichici ed al ritorno della convulsione. :itnlomi questi che, col ricordo d1 quanto hn 'crillo il Gollender ed il Nothnngel. fecero ammettere il disturbo nella funzione della sostanza corticnle del lobo anteriore e medio dello ero i~ft!ro sinistro del cervello, leso per la compres~io n e esercitatavi dal tumore cre~cioto di volume. Il Collender nel 188'7 scriveva: « i o.;servano parali:;t sen:tn convulsioni ne1 casi di lesioni dei gangli i basi lati e del ponte: ad es!\e non si as:\odano le convulstoni che qu:mdo siano lese le parti supt-rficiali del cervello situate io vicin nnza dell'al'leria meningea media. ~ li ~othnagel nel sno studio sulle localizzuzioni cerellrali concbiude che '' le monople~ie e le emiplegte precedute o st'guite da convulsioni parziali o da at~cessì epilettici ~enerali e l'abba~sarnl.!nto p·icbico ed i disordini afasici assoctati ad emiple~H<ì o monople~ia rendono prohabile l'origine corllt•ale dell t le$ione. • Il non aYer fatto la diagnosi di una malattia cosi grave durante i cinque giornt di degenz<l nell' torermeria di corpo. menlre il notondaro si riconosceva .;offerente, è giusti6{'ato chiamando alla mente che, come c noto. non sia cosa facile ùia~no~licare UD tumore cerebrale uel principio del ~no s\ luppn e spesso anche durante il suo decorso, ove mancassero i sintomi ohhiett1vi. Sul riguardo il Bomberger dice che 11 la diagno~i dei tumori cerehrali. salvo poche eccezioni. l"ia più ona suppo:.iztone che una vera diagnosi. e la determioaztone ùella loro ~ede. pt·esrindendo pure da qualche caso eccezionale. sia addirittura qua~i sempre impossibile. ~
117+
U'liA USTl ::"\BL CER\EU.O
Ed il CanLaoi io una ;;uu addizione al ~iemeyer. t< Qualche volta i tumori cerebr·ali non presentano in alcun sintoma che pel'mette pensare alla loro present.a: morte avviene per altra mnlartia ed all'antopsin si ,,._,.,...,_ tumori di ~ran volume nel cervello. 'Jolto interessante questo punto di vista è un caso di car·cinoma cerebrale o vato e descritlo ùa Tommasi nel suo Sommario dmico Pavia (.lforgay1li. 1864.) ~ : ed in un'nhra il medes1mo --··ri dice: « Mi ricordo di aver· assistito alla sezione di un viduo psicopatil'o, il cui cervello nella sostanza cinerea e dollare degli emi-;feri conteneva un mi~liaio io circa di cerchi piccoli. l grondi gnnglii ne emno esenti. L'amm io vita non area solTel'tO traccia di p;aralisl e neppure vulsion1, ma solo gravi disturbi psichici. • Uel re:;to l' • di qualunque sintoma oLbietLivo nei primortli, e per un riodo di tempo più o meno luogo. nel decorso di una cerebrale a focolaio circoscritto non deve sorprendere. noto iufalli cho, quando un focolaio morbo~o non i parti importanti del cervello, puo durare a lungo ~enu cona maoifl!slazione morbosa o con la presenza di .,j generici comuni a Lulle le lesioni cerebrali, e con la ma o deficienza dei fenomeni paralitici molori o sensilì,·i. plasmi sitonti in parti di vitale importanza e dei quali è confermata l'e~istenza da:l'autopsia hanno dato origine a tomi poro o nulla caratteristici per un daLo periodo di ~oth navel e Bozzini 1·iferiscono di questi casi. Quandc compressione reslano intnue la capsula interna del cc ed il suo prolungamento rerso la sostanza ~rigia. alcune ciali zone della corteccirt cerebrale ed i ~ang lii della sua non si hanno note cliniche rilevanti, le quali però si st3no appena dessi centri rengono interessati. In qne,to
V~A CISTl ~1. CER\'El.LO
è da rillell('rP.., cbe l'emiplegia e l'emianestesia non ~ono t'On • segnen1.a della compressione subita dnlle fibre nervosP i nteremi sferiche o di ns~ociaziool'. ma sihbene dalla compressione di quelle miste, che dalla cotteecia si purtano a mezzo dei peilunroli cerebrali nPI midollo allungai <l e spinale. Truus~ea u scrive di un ufficiale ch'ebbe attt'ilVersoto il capo ùa un pruiettile d'arma da fuoco da una re~-tiene temporale al!'nltra, pa~ !>ando per mezzo dei lobi frontali e cacciando dinnanzi a 11è della sostanza cerebrale senza soiTrire afasia nè paralisi. Hugnenin trovò nn ascesso cere~rale nel lobo frontale io corrispondenza delle fosse fro-mali di Silvio sotto della circoo"oluzione cerebrale .antel'iore. hl "Cir.ndo però intatte le fibre della capsula interna. il loro prolunpamento alla corteccia ed i gangli i hosilari, ~enza essersi osservato nè paralisi nè afasia qunntunque occnpnsse la parte più adaua per produrre lo sviluppo di que::Le manifestazioni ~eiJ'auqalità che il reperto necroseopico ha fatto conoscere con precisione la. ::e<le del tumore sofferto dal Rotondaro, ~i riconosce giustifìcnto il fotto che per un periodo di tempo quello abhia decor~o senza srntomi speciali. Una volta che la malattia si era iniziata e svolta nella sollltanza bianca del louo anter-iore e medio dell'emisfero sini:.tro, non poteva dare sintomi specifici. Questn sostan?..a. bianca è formato, come ha dimostrato l'istologia, quast tutta di fibre commessurali, alle quali la ft-.iologia non ha al presente attribuito specialilà di funzioni. Si te1·1·~ perciò non un fatto singolare se un tumore di discreto volume, come quello riscootrat•) nel Rotondaro, e sito in detta sede, abl1ia dato sentore di sè nel principio e dorante la sua evoluzionP con sintomi comu ni a tutte le malauie cerebJ'ali. Alcuno potrà però dire che non pare vero che il mnll' nd Hotondaro abbia a\'uto un periodo in cui siano mancati i
1ti6
o:..~ ClSn "!L CEIWELLO
sintomi obhidtivi cl1e ci abhiano potuto meuere per la buona Yia della diagnosi, perciocchè sino dal mese di oovemhrP, come ri.>u lln dall'anamnesi, alla cefnle:l, non pit\ cessala, si er-a associata l'epile,;sia ed 11 vomito. Certamente p<IITt!bbe davvero r.osi. se ooo si tenesse pt•esente che non pote,·asi dare ai sodcietlt sintomi rilevati dall'anarnne.;i ralore diaJ,rnosticu. Lo stato in cu i trovavasi il l\otondaro (soldato) ed il frequente lagnarsi di essere inabile al rnilitare servizio, ci facevano teuere presente che lt"31lavasi Ili un individuo Yer:~o il1tnale, sebbene si riconosceva malMo, biso~nava premunirsi coutro un possibile in•·anuo ed esset'e riser,•ati a prouunciare una diagnosi. prendendo per guida sintomi sobbiellivi (cefu lea) e obbiettivi non osset·vati, e che potevano e~sere :;imolali (epilessia) e provocati (romrto). Pertanto si aspettò a fare la diagnosi quauùo. poco app re~o. si man ifestarono la dilatazione ed in:-ensibilita della pupilla. e la Jeg~rierR pLosi nell'occhio sinistro e la parPSi di moto e di senso negli arti del lato destro, ritenentlo questi siotom i ob~ bietti vi di mollo valore, sia perchè stati coo»Latali o sia percht non suscellibili di simulazione e pro' ocazione.
VI. Il caso esposto ci è :;embrato di molta importanza clinica sì per l'indole e In. sede del male, ~i pel de!:orso, si an.cora per l'autopsia. che conforta e rafferma In dia)!nosi. e ct terremo pienumento soddisfatti, :;e la sua esposizione verrà con~ :;ìderala come co nferma della leg~e fisiologtca che: la Je:;ione di nn emisfero del cervello può rimanere Intente o Lull 'al più ca!! tOnare dei disturhi psichir.ì, fino a che i ~landi ~;lnl(li
I!''U CISTI '\MI. CERVJU.LO
l l 'ii
cerehrali o le meningi veogauo interessati: e come ammaesu-amento al med1co che nella visita medica non deve a\·ere l'idea preeoncella della es:~ge1·azione e simulazione che potrebbe l'iotere!"sato pre·entare: ma dere guardarlo con occhio pratico, pel'ehè l'esistenza della lisonomia di chi sotTre e delle miti e fo~:~c• maoife·taztonl morbo3e lo mettano in ~nardi 1 o sulla buona via. CosenLa, l O ma,;gio 189 1.
H/8
SULLA
MORSlCATURA DEl SERPENTI VELENOSI OEJ. DOTTORr.
FILIPPO ·~· DI
RHO
ta 4AtM ,tl,lj t . • • •l .U
Dal punto di vista medico e con sufficiente e~allezza anche dal punto di vista zoologico, gli ofìdì l'i possono dividere secondo la seguente tabella: opoclerodonti ' Piccoli. vermiforn1i, innocui, con bocca non dilatabile. Genere: ~tenostoma., e~~. Ylper!- ~ Con clenti v~leniferi spediah, tubulari. Genere: Hpera.. pe:§ l :0:!;,lf~lias, ceraslu, F.cllif crotaltu, lrigOtiOctphalus, bolrops, § 1 noglifi ltltkt~ll. eçc. ~ ~ Colubri· ~ Con denti ''elenileri speeiali, scanalati a solcatura ante1 ~ ~~~~eriore. Genere: Naja, btmgant$, acantltoph11, hyd.rophis, roglifi Pelamis tlaps, eee. Con denti veleniferi (ma~cellari posteriori) a solcatura poOpistosteriort>. Genere: Cocloptllis, d.ip$as, homalopsis. ptam· = mophi•. ecc. Sono innocui se mordono coi denti antP~ glifi riorì, velenosi quando po~'ono addentare aprendo larga-
1
1
0
l 1
.: ll l
mente la bocca.
~ lnnocul, senza denti \'elenifcl'l. Genere: Uroptllfs, tortm,
8
.A glifi
boa, pylon, (rep 'dono tu.•. coii.Ùitr, pi$, I.'CC.
tlapkil, dendro-
Le rimarchevoli disposizioni e la form~ dei denti devono essere ben esaminate allorchè si vuole accertare la natura
SI.:LLA )10RSICATt:llA mn "ERPE"\"TI \ ELiì.:'iOSI
l l /9
velenosa o no dei serpenti e persino il grado di velenosità. Questa infatti, s! accre$ce a misura che si passa dagli o{tdt opistoglifi ai ])rottroylifi e da questi ai solt'noglifi, mentre è nulla presso gli aglifi (l). F•1yrer d•ce che (rueste znnne sono hen piantate nell'os~o mascelfare, il quale è mohile tl che i movimenti di quest'ultimo Caf!iouano la loro erezione e la reclinazione. Si crede però. che in certe specie il dente ste~so sia mobile. Questi denti veleniferi allo stnto di ripos() sono ripiegati all'indietro e quasi in vagì nati in una doccia della mucosa. 0l).ando uno di essi cadC' o si rompe, vien sostituito da uno dei parecchi piccoli deo1i di ricambio, che c1·esce e prende ;1 suo posto. Il veleno è :;ecreto da una glandola racemo~a che rappl'esenta la parotide di altri animali ed è situata dietro l'occhio. :'iella nqja è grossa quanto una mandorla e presso tutte le specie è fornila da un dollo escretore comunicante colla cavità dentat ia. Distribuzione geografica. - In Europa le regioni meridionali po;;siedono due generi di serpenti velenosi ii Coclopeltis (C. ,:n~ignt'e-tt$) che non hn. mai dato luogoatlisgraziali acciùenli nell'uomo {'2) e la ripera di cui si conoscono tre ({) J>er l'ìnlt>llig~nla di quesl.a denominazione ue riportiamo l' ttirnologìa: "?6-repov, avanti; aoÀi,v, tut"lo. 12) Molti autori, fra cui Panceri e Gl!sco, negano aglt opistoglill la racolta di nuocere all'uomo ed agli animali. Parcechi Ili ljUe~li (l)ipsas, eec.) sono r•trò lenuti come velenosi dagli indigeni del Sul! .~merica e di!JI' Asia. Quanto alla Cotlopelt4, Rlanchard riporta qualche ratto di a netenamento di nccelli. Heceo· temente Peracca e Oeregibus hano•• constatato che il veleno della specie nostrana C. t1wgnitus, ò. mortali' per le m ne, le lucertole e gli uroelli. L'animale morsicato prc~cnla rllpidamente slà una sospensione brusca, s~a un raHeut.amento progressivo dei movimertti Te$piratol'i; i movimenti riOessi Sl•ars,rono nel membro ferito, ma persistono per un c~rto te.mpo nel re$!0 del corpo; 11nalmente si stahilìsce una parali;; i generale accompagnata talvoll.a da con' ulsiool. ;\ella lucertola, il cuore " ancora animato <la h:1ttlti lenti e ùeboli dvpo l'apparìziouc della paralisi; la morte arrha per asllssia. Il san$116 non preyÀucp~ signìOca <>Oieatma, scanalatura; o-:rt~ÒEv, mdielr(l;
118(1
SUI.L.\ JJORSICATGIU. DEI SERPB\Tt HLE'\OSI
specie ben distinte: la r. aspi.v. berus e ammodill'~. Queste vipere e specialmente la prima cite è la più diiTu~a, possono ca~iooare degli accidenti gravi o talvolta produrre ltt morte anche negli aduiL1 ( l ). Le vipel'e naturalmente sono innocue nel loro stato di ihemazione {novembre-marzo); e Badaloni ha dimostr:1to che il veleno nell'inverno ha un'azione quasi nulla. Del re,;to la eflicacia del veleno varia a :seconda della mole e della specie del serpente, come pure dello stato dell'animale morsicato, della stagione, del clima, delle cir~ogtanze atmosferiche. ecc. Generalmente parlando si può dire che il veleno opera più prontamente e pitt intensamente sui vertebrati antotermi e nei paesi più caldi. Ed è appunto nelle zone calde e torride che pull ulano magt!iormente i serpenti velenosi e gli accidenti determinati dalle loro morsicatura vi sono frequenti e spesso mortali. Al dire di Fa~ rer, io India. la mortalità totale annua per a\'velenamento ofiùico è di 20,000 persone, cioè ·f per ·10.000. I v.i si conoscono ben qu<1U.ordici specie veleno3e, ma il più funesto è il cobra-capello (naja), di cui si contano dodici va rietà, comunissime anche nelle mani de~li psilli, ossia incan· tatori tli serpenti. e meritatamente a:;sai temute. Sono pure abbondanti le specie dei generi Pungarus, Both1'ops,Echùlna, Dipsas, ecc. senta alcun:~ altumzione atl'eaame ~pettroscopico. Come si vedrà, questo (Jiladro risponde !lerfctt~mente a quanto i più sperimentali osservatori hanno coustatato Dt'i gro$~1 animali per il veleno dei l>iu terribili fra i serpenti CV. PguccA e OEREGIDI:~: Lìpt•·l~n;:;e 1ul veleno del Coclopeltis insignitos. -Giornale cùUa R. Au. d1 .lltd. a1 Torin<>, giugno ~88.3). {i} Romiti riporta un caso recente di morte 3\'venuta per mor:;tc.,tura ili vipera, in un rorunciaio sen~>se rorte e robusto. (V. Rici$1a ~lintca di !Jologna. gennaiu f881: llttla!}inì anatomiche SOpra un ~aso, ecc.
:-t:J,IA ~ron:m;ATo.RA ()t:l SEl\PlL\Tl VELENOSI
IIXf
Su per· ~ofiu nelle ste~se condizioni sono I'Indocina, S)bn e le isole dell'arcipela)!o indiano ( lfalescin). Quei mari sono infestati altresì da idrofidi non meno velenosi dei serpenti tetTestri e che nttirano l'attenzione dei naviganti per i loro bei ·~olori'(gen. Hydrophis, fllaturus, Prlami~) . Parecchitriyonocefali ;;ono a ragione temuti in Giappone. :\el continente au:;tra · liano ~li olìdi sono numerosi e la maggiot· parte di essi ::ono velroo~i (4-4 specie•. ~Ja il daooo che po-.~ono recare èdiminuitv dnl loro slr•lo letargico, chE-! dura da ma!.!J!lO a seuernbre. Le specie velenose. pericolose all ' uomo per la loro mole si riducono a 5ei e fra queste il pi(t tristnmente famos·o è il DPoth Adder (Acantophi~tmtartica). Questo serpente ~ gros"o e tozzo e termina alla coda con un uneino, nel quale il volgo crede risieda l'organo velenifero. In Afr·ica sono a.~sni temute: la 1'\aja haie d'Egiuo (l'aspide degli antichi) il Ct>mstP di tutta l'Africa ~:euentrionale, conosciuto !>OllO il nome di Vtpe•·a Nl1'nuta 1 per le arcate :;apraciliari fornile di placche mobili e terminate in punta, che si mulano due piccole co1·nn. Altre specie africane appartengono ai gl!nari E··ltidma, Elaps, Psammophis, Scytale, ccc. In America, le :-pecie piuterriÌlili per l'uomo appartengono ai ~e neri: Crotalus (t. duris.~11se miliaritu;. 1mel'ica del ~ord, c. horridus, Amet·ica intertropicaiP ); Bothrops m. lanN•olatus, che gode sì tri~te fama nelle picoole Antille) e Lacltesis (America equatoriale). Altre :;pecie min1wi come l'Elaps co rallinu.~ non monlono che le loro piccole precle e s<rn persino advflH te come ornamento. Oaratteri del ueleno. -- Il releno dei 5erpenti è secrcto da una ghianoola che rappresenta la parotide pres-so altri çer· lebt·ati, eù è prol~ahilmente uno modificazione delln saliva, quantunque ben diversa per la sua azione tla questa inn o-
,1182
SUI,LA liORSICATL'ItA ·nEI SKRPEXTI \'EL~O.SI
cente é indispensabile secrezione. Il Lacerda ritiene che il veleno ofidico inoculato negli animali p1·edati favorisca la digestioue promovendo una rapida decomposiziqne nei -tessuti dell'animale; es:)O agirebbe sulle sostanze albuminoidi come un :~?Ucco digestivo analogG al pan~reatico dei mammìferi, però con una enet·gia molto maggiore. . Il veleno è un liquido inodoro, trasparente, del colore e della consistenzn dell'olio di mandorle di reazione neutra. che si essicca facilmente, lasciando una sostanza ades.iva friabile,. la quale coslituisM il principio attivo del veleno, insohtbile nell'alcool ma solubili-ssimo nell'acqua. Il -veleno, al microscopio è amorfo, ma vi si trova qualche cellula e qualche mic1·ococco. Codesti elementi provengono, senza dubbio, dal mnco della bocca e non hanno importauza alcuna. {l tossico si esaurisce dopo qualche morsicatura ed allora è senza forza, ma ridiventa rrapidamente auivo e pericoloso, però solo dopo un certo tempo di riposo riprende il suo colorito giallognolo. Quanto alla natura chimica del Yeleno, il prof. Wolcott Gibbs. ed altri non trovarono alcun alcaloide nel Crotalo, ma rinvennero tre mater-ie proteiche, di cui una è analoga al peptoue ed è un veleno stupefacente, un'altra è a.<;sociata alla globulina ed è parimenti mortnle e attacca i centri respiratori per la via del sangue, mentre l_a terza sostanza rassomiglia all'albumina e pare in offensiva (1). Il Oautier, autori Là hen competente in tl nes la materia, analizzò il veleno del Cob?·a -capello-(Naja t·ripudians). Esso fll Fraoee>eo Redi {!664) eoo le ~ue Osservazioni inlorno alltviptre, dissìpò per il primo tutti i pregiudizi ohc ai suoi tempi correvano intorno ai serpenti
velenosi e all'effetto della loro morsicatura.. Fontana (ti81) feee l' anallsl del veleno e ne studiò l'ar.ione fisiologica. Luciano Bonaparte (181·3) ripetendo gli esp~rimeoti di Fontana rfusci ad isolare una sostanza attiva o viperina. (Vedi Alti della Sociela L' Unionnleg!i Scien:iati lla!iani ài L11cca, t8<3J.
Sl:LLA )l{)RSJCATUR.A DEI SERPE~Tl \"EtENOSl
l l 8:~
contiene due lencomaine rhe non costituiscono però la parte più dannosa dellossico, l'una attiva solamente le funzioni urinarie, la defecazione e produce slanchezza e stupore. l"altra e uu vero sonnifero, ma nessuna di esse t~ causa di morte. Il principio più attivo non è dunque un alcaloide; esso è co:>tituito invece da una ~ostanza che sembrerebbe di natura amidica. nnaloga alla csantina, l'ipocsantina, creatiua. creati.nina e simili materiali rli riduzione. E,.sa risulterebbe dunque dallo sdoppiamento e dall'ossidazione delle sostanze albuminoide e la ,ua costituzione 5arebbe par•lgonahile a quella dei fermenti so\u bili come sarebhe la ptialina o fo1·st:' rnetlio la pepsiua, avendo il Lacerda riconosciuto che ha facoltil di peptonizzare l'albume d'uovo. Codesta sostanza attiva non vit-n distrutla nè modificata con la cottura li), resiste agli _ :~ci di, mentre ne Yien neutralizzata l'efficacia veneuca dalle soluzioni anche deboli di potassa o di soda caustica. Il ~·eleno varia d'attività presso i dirersi _generi e specie di ofidio, e i n 1100 stesso serpente, come si '\ detto, può nriare secondo le condizioni di clima, di lemperatura, di vigore, ecc. Secondo motti autori può penetrare nella circolazione anche per le mucosé e dare dei di:'turbi piu o meno gravi e talvolta anche la mortfl (~). perciò non si dev(luo (l) lover,e Lacer.Ja tro~o che H velt>no di CrMnlw, LatheJÌ$, BoU1rop~. ecc., ~~ scompone e perde ogni erucar·ia colla cottura. La stessa cosa os.<t>rvò Mosso
per l'itliotossico e per il veleno della vipera. :::1 trottertlbbe Corse d1 una vtra differenza fra il ,·eJeno de1 proltrogl•fl e quello dei ~(ltmogltlf,' Si ;a cbe l~> oostanu albuminoidi e loro derivati posS'Ono avere propriGI:I tliversissime. Anrhe l'ittiotoxina. sec.ondo il )losro, si comporla come le sostaoz'l albuminoidi, il >IIC«> ga:.tri~o, l'acido neetico e cloridrico le r~noo perdere 111 tossicita., però il contrarlo avviene per il principio aiti1·o ;lella ,Yaja I$Oiato da G3utier. {! ) Dal Redl e ;tal Fontana in poi. molti banno fatlo Ingerire a I"Pntinaia 111 animali, Il veleno viperino senza effetto alcuno. Pero le esperienze di (lellenger (Ponclichèr)) e di Jlairer, sopra animali, coi ,·rleni p!il sottili delia 1\'oja e di altri serpl'nti, dunostrano che il tossico Introdotto per la l'i.1. d;gestiv:~, e qua:si
1HH
~UI.I.A MO!tSICATUKA DEI ~.€111'!-.'\TI \' &t.E:-iO~l
sempre mortale pe1· I[Uelli di spede Ùl\ ers~. let.1le I er gli or. di iudTen!-ni {Il. ~I O:i'O ba recentementf' 5coperto che il siero del "ao;:ue delle mnr,.w, dei Cùnfj)'t e delle rmgttill'·· <~pp : t l'lenenti lnlli alla fami~lia ùei mttrmidi, ha proprielit tossiche analo~lu.• a quf'lle dei erpenli l'eleno.;,i. come potè accert:~re con e~p..rienze comparative fra questo che e).(li chiamò ittioto.~~ico ctl 11 veleno seaeto dalle fiper·e 1\:uriTman n ha conferm;Jto qnt>sto fatto: ma secondo le :<ue esperienz•.• l'ittioto~su~o ..arellbe tr • rolte meno attivo del veleuo delle 'i pere. Jl.;·ruard J•t·r contrarlo no•lle JUt' ln.ionì sul 1el~ni tlimo,tru ~be 11'1 \l(lff•• muo10oo 36·43 or •lOJHl mor,~te u iuueulat" "' t:ralt.H I di un'altra ~~et Fll)"tt>r in IS e,p,.nmenli ~ulla ''"Jn trap11dinn1 1100 OIIPOOI! alcun eiTetl•). \u· cluhon, citato d!< l'nncJ?ri o Gu>ro, dirP che Il ero/alo mordrndo 'u st~''") mu••n· rm Gr,.rt.t •lolori. Co•lt:;IO lallo ru pur. ,nnu.oet.olo da llo!m,, Il •ru~hl o- •·n·o rhe un crulttlo non wprn,viv-e tlle 1\t minuti ~ l ~uo lllutw(\'. 1'. Gllf~ ' .u~ ei \"an llt.~ ttl• s: Zr.ol. Jlf.l.). ln,·t-e.. \\ t•r llitehPI ha potuto inltllar~ ru•t rrotali IO svrc-.e del loro \t!lcoo senu cllt' ne par.-•rro mromodata. lf) Quest<- regolo hanno 1!1 loro t•ccPZtClni: l'anrPri e c;a~co hnuno dhuv~tt•;•U• coo 'perimtnb nutni'TO~ cho l'Icneumone (1/trptlltl irhneumo111 non soiTre aiToUo del \eltono della i'io)a lotlle, <:leJI'EciUI çunnata, t• del Ctra•la (ll'g,YJII..:tciU, eb~ -ono l piu temuti '~<'tl>enli d'~ltto. Slllo rnu •te quando ~i mocall una .Jose '"l•eriort• a qu b da uno mo~lcatur.•. Anellt. la lena n-!sht. a piecoli! dosi. SI ~a rhe l'icnt>wnon~ Pra &thll'atO dngU anUchl og11.tnni cou1e n~ mico dci ;.rrpenu, eoi da alù\i~slma caooa t \t·nne rt>unt•·mPntt> prt>t•n to per l'jntroduztone nella Ma.rtloieà al OnP. d t comhatterP li Oothro,n lane tu/al•• 4'hf' " nn ,·ero llaf:tllo. Fa~ rtr •·•rerimentu con la ,,·aia i.rdw"a :.uU' liUJ!t"~' mnl111UJUI$ ed m lrt> casr '" •lUMiro si J,oro..Jo., • la morti'. f nceri ~ G.. •co trovarono purP rht' la .lltpltftl~ lpbica resist.c ul •eleno dt>lln u r iJ$/f m.) non a fJUPI!o di'Kil altri due '~'I"'Oli •eleoo•a •Jeii'EI!Itto li cane rt>lste al Hl•·no ·MI.I vipera, e Fonta.na rn«onta di avrr ratto mor:iic:~re IJU!'.;l';mimale tlom~ •t ..,., II.D rta !:t "l' r~ nn!'trali 1111 un:~ 'olia, 1>!'11/a ,•be nt' oth'nt>~ la m<>rlt. l:' t ma 1 ratti del"t""J:'"OO pPr la t.ll•t ~•ila d••l ', •• ,. 10 da un ....rp n le a l •ahro. ()u~uLo al ICttr•lmtll a sanguo frNido, l'anc~rl ~ Gusco trO\IH•!IIO chi.' 11 velono 11••11• .Vojn lnaltiço J>t!r un san rlo: l'l rcwtalll3· •Pi"ipes P per AlrUo l oOdl innocui come U Ptr1op1 JIIJr allellls, il Zaml'lm florulmhll, I'Enz t .. re~co. mP.ntr" il ~""''"· 'l"ele~•o-o t~!IO stes.<o, Inoculato col •t•leuu dl'!b ,ra}a muore 111 un !t'mi ~ com!'IX'<o da uno a lre grorm \l • •II!Oo tl~lh CutJm rc•l>l0110 11nrt> I'Cr.,mash.l! ~Tiintpt~ fra 1 sauri e Il Peraop3 pamlltlut In• i SCI'J•euh.
"""lo
SUI.LA MOR~lCATOI\A Ili!:! SERPENTI VELE:\OSl
-1185
FUCdtiare le morsicalnre a scopo terapeotico . Altri, fra cu1 il )1osso, credono qnesta pratica inoiien.siva. purcbè non esistauo nelle muco., e soluzioni di ~:outi ouit i1, luttana questo ste~~o antore cita un caso di ;jl'l\\'8 avvelenamento per iol!e:otÌtiOe eli iLLioL•)SStco I l Ydeuo ofìoliw a:isce multo piu rupidamente ::u~li animali n ~angue caldo, mu. è pure mor· tale (H'r lo(li auilll11li a sangue l'reòùo ~d a~li inverteùrati inferiori; quanto ni serpenti ste:;si t·i:;ulla dalle espe'"Jenze di Fa~· rer rhe è innocuo o per lo meno nou mortifPro per ~li oli d i \"elenosi di una ~lel). 11 spedtl ( 1); Ù;•nnoso, ma nun sempre PINlivamenl!! dannoso e taivoliJ. mortale. twnehe t feoomenl st produello•• letttamrnl.e e lnholta ancbe oun sì aLbia alcun eiT~tto. Tali autori non tennero cx•ntu se gli artlm;Ui (O$>&ro digiuni o pur no;~ P~ nceri o.>serva a ljUeolo prop~~itq che 1Jotrebbe darsi nvvcnga per Il veleno oDdico. c1o rho Il Bernurd oonst~tò pcl curart, cioli: d1c l'mnoeuila dd cu,.are in,"tlrtto non t> fPnomonu eo~tanl.e, nel caue. p. es., l!f' l'animale ba •nnu~_:iat~ non ,·ieo~: ll.iOOrbito, menrre lo e, ~fl l'ammale .: •hgtunu e allora c.~giona la mort... Blcorltcremo :utcora alte il 'uèOO ~astric.o nou oii;lo rispeUa Il veleno della ,Voja tripuàìan.s, run ne aomentu do un terzo l'~llleacia, come In accertato da G~utler. L'as~orlumento per le mucosl! i! IMlu, ma la sostauu venefica llnisee per essere asoorhlta in gran parte e lJas>artt uul sangue. e, S•' per IJI)a clr~obbDl.a quabia-i, lbiulogiea o patologica, IJU<l.•to :~soorbim·•nto ,·coga ravonto o l'elimma:ciooe Jlnpedita, i fenomeni di avvelena monto non tnrdurnnno a, compHrlré. Oo(lo gli c;.t~lll lli sopm dtnli oe.su•to vorr11 ripetere, o~ol veleno atth isslmo dt>lla JVaju e <li altri serpenti de• climi caldi. l'e;pel'ie112n di cui racconta ti lllldl, rh 1Jnellaeopo &17:~1. eh<! nperaio alla t:tJrte di Toscana.. ben·e il veleno 'iperlno sellZ3 e><eroe ~ocomodnto. rucorderu ancor:t il fallo raccontato tlal Fa)rt!r di llllll i.louna mor.Jc:ot.a tlurante Il sònoo mentre avel"a il bambino al petto. ::il svcgl•o. ma esseollo di notte e allo scuro col marJto sordo, senta r~•oder.;l benÒj conto di che ros.so accaduto rlcadfle in sonno le •gìero, seroprl' alwttnnilll ti i!UO h:unllolu. '\ollf aurlo multo elle il oJolorc l! l'omfìa.gione del hraeci? la Mcgliarono. Si 1•re-ent.arono i :;l•IIU slnt.,ml n<tn solo in lei, ma attcbe nel Hgliuulo. ~ l'lUI:! mort ID quauro ore, l'altro io doe. l cadaveri '<'noero SP.zionati e ~~ const.ilò ci ii' 11 bàmh1nu 111111 nveva Jracèla di mur· .,Jcatura né rli lesioni t~Sterne o Jnternr•, all'in!uot• rlt•ll•• solite congcqtlonl e della Ruirhtil del sauguo. Qu•sta st.,roa •llmootra eltttll 'e leno delln l'iaJil 'it·uf\ as~orhito dallo mueooe d~llt> ~ie drl.ltlrt•uu ,. cllt!. penolr.tlo nei sangue, vi!'oe eliminato per mez1:o delhi varie secrezioni ed cru1.ionl, compreso Il IQLte. (l) !nelle qui trovmmo dello coutraddlzlonl tra i d t versi au tori. FontmHt, con molli SJ•ertmenu, dfmosLrò che lt~ •·ipert! non muoiono per Il loro veleno.
75
1 f 86
SULLA MORSICATURA DEI S&RPEC'\Tl V'ELE~OSI
Azione fisiologica del veleno oftdico. - Gli effetti loéali del veleno sono: par·al isi parziale, dolore, edem11 , infiammazione e sviluppo di ecchimosi intorno al punto morsiaato e talvolta anche in altre località più lontane, decompo>ii~ione dei tessuti, emonagie. Sintomi generali, sono: depressione, debolezza, irregoh•rità frequenti e debolezza della. contrazione cardinca, polso radiale filiforme o mancante, dispnea, dilatazione delle pllpill e, sudori freddi. nflusee, vomito, convulsioni, perdita di coscienza, stato lelargico, coma, morte. Le ricerche più. complete sull'azione fisiologica. del veleno ofidico sono quelle di L. Brunton e J. Fayrer (1). Secon)io questi autori l'azione di cru.esto tossico si esercita: 1• sui centri cerebro-spinali, specialmente sul midollo, apportando una paralisi genera~e marcata segnatamente nell'apparecchio respiratorio; 2• in qualche easo (come quando accade che l'inoculazione si faccia in una vena) agisce con grande en.eTgia sol cuor€, attaccando direttamente la sua mobilità eccitata fmo allo stato te tan ico, ciò cile è dovuto probabilmente ad una azione sui gangli intracardiaci; 3° per un'azione combinata di queste due cause; q. o per una intossicazione seoondaria del ;;aogue. Codesta azione sul sangue uon è uguaimente energica, i;n tutte le famiglie in cui gli zoologi hanno diviso L'ordme tlegli ofidi. Gli autori sunnominati distinguono fra ttazione d:egli ofidi colub1'if'on~i e viperiformi. I colu,briform:i (Naja tripv· dian.'>) toccano appena il sangue, ma agiscono sui nervi con energia morlale, producendo fenomeni di paralisi geqerale a cui succede l'asfissia e ~a morte con convulsioni per- opera delracido carbonico, che non può essere espulso. (l) n. T. L. BnuNTON and J. FATER: Proceding~ ot the Roya~ Society (t873, t874, i875, t878).
SULLA. MORSICATURA DEI SERPENTI VELENOSI
Il veleno Mi ·viperif'o!·mi (Daboja, Crotatus, Lachesis, ecc.) agisce invece energicamente sul san~ue, non produr.e paralisi (se questa avviene non è mai generale}, la respirazione da principio è accelerata ed il rallentamento arriva molto più tardi, insorgono convulsioni violente fin da principio, non necessariamente seguite da morte come avviene per colubriformi. L'effetto di que:;ti ultimi sul sangue è quasi nullo, manca l'albuminuria, la ·guarigione è rapida. Per i 'V Ìperi{ormi; al contrario, l'eliminazioni saniose sono di regola; vi e albuminuria sempre~ anche con la gua1·igione, è,'-4opo la cessazione dei sintomi nervosi , vi è un periodo con grati ne· ci denti locali. La Naja uccide senza distruggere la coagulabi lila del sangue, mentre In Daboja produce flhidita completa epermnnente (1). Anche il Wall nel suo libro sui s~rpenti ( l ) Panceri e Gasco fanno rHevare le contraddizioni o meglio i casi tliversì osservati dagli auto ri a Pl'Oposito della -coagulabilità del sàngue per avvelenamenU> ofidico. Fontana e dopo d.i llù ..molti altri, asserirono che il veleno viperino mescolato al sangue !-uori dei vasi toglie al medesimo la coagulabHiti~, mentre poi negli anirtlali avvèlenati dallo stes~o Fontana è fatta ad ogni passo, parola di eoàguli 11ei ''aSi maggiori, e segnatamentè dei è<)nigli. Fayrer dopo i suoi 459 esperimenti ~nclllSo eh e le serpi >viperìne, coJne l'&hls e la Daboj a lasciano li sanguo permanentemente fluido negli animalì, mentre il l'eieno delle serpl col~tbri11~ come la Naja, il Bungarus, eee., non impediscono al sangue estratto dal corpo dopo la, morte di coagularsi. Tale legge ebe egli stabilisce por gli animaJi, l)on ·regge per l'uomo, e lo stesso Fayrer, dopo l'esame (lei mo casi di aHelenamento nella nostra specie, conctude che lanto le serpi colubrine com(' Ili vipe>·ine, tolgono al sa"ngue \Imano la sua coaguJabi~ita. Pe.rò descri\:e poi un caso di un <Jrtigliere 1norto .Per la morsicatura della Daboja, in cui nel cuore si trovarono grossi coaguli. Panceri e. Gasco in polli morti per la Dal!Oi<' c per l'h'dtì& tr.ovarono coaguli nel sangue; nè trovarono per questo ri!tuardo differenza fra ra~ione del veleno di Cerasle e df quello della Najd.; ìn tutti gli animali si trovò sangue coagulato o coagulabile non appena uscito dall'animale di recente venuto a morte. Gll stessi autori riferiscono ancora che il òott. Polli versò del veleno di vipera ìo un bicchiere di sangue ottenuto da un sal asso ed ottenne coagulazione comrle\a in una ·sola massa in t5 minuti, mentre un altro bicchiere senza veleno -si coagulò lentamente in un'ora con separazione clel siero; sola differenza fu, che abbandonati i due liquidi, quello
1188
SULLA MOJISIC\TURA ()ltl SERPE'\ll \"ELI!:XOSI
velenosi dell'India, tlice rhe il 'eleno della Naja produce gradatamente uoa paralist ;,!enernle e che le con' ul,tont che precedono la morte sono prodotte unwamente riall'aslissia. mentre invece il veleno della Daboja produce forli convnl.;ioni dte non dipendono dall'acido raf'llOnico e la paralisi generale che ne succede ''iene se~niL·t dall'arresto dei movimenti respiratori. i quali prima diventano irregolari. )fosso, facendo delle merche sul veleno delle vipere e semprt> nella medesima specie di mammiferi, o~servò queo::te due form e divet·:;e di avvelenamento. Alle volle gli animali morivano con delle ronvul~iooi forti.;sime. altre volte ~enza corn uhoni aiTauo. Quindi e~! i crede che In morte p~>r il •eleno dei serpenti, è proiotta invnrialJilmente dalla paralisi del midollo ~pinale e che le diiTerenze ncce rtaleda~ l i os~ervatori sono puramente dovute ;tgli indi,·idui ~u t•ni si gperilnenta. Egl i infaui trovò la :.te~~a inco·t.anzn pPr l'azione del veleno dei pe ...ri appartenenti alla famiglia dei m~trmidi. Wnll ste·so del resto ripor·ta uno storia di un indiono morsicalo da una Yajn triJIIH(WII!i morto io un'ora sE-nzn convulsioni. t:iò nondimeno, nnn si può negare che fra il veleno delle -:erpi ~;ipl'avvel~nato In ti ore, ern ~ia ro•ttJ•Irt:omente corrotto, 111entre r nltro t•ntro io ìnd[uent•• putrer:u.tono .nl•• rtor•o 3 ,:ìomi. Comf' si ,.l'di', ro.le~ln qu~tlonP tlllll3 ro:agulab•llla o m~no del ungue nel-
l'anelomamvnlO oO•Ilco. eh rui '' ~cop;ino qu:~...;l flltll coloro rh11 ~ris~ero "D questo '<~;;l:tlto l' un11 fJllC•liooe bi1.antina. Il \Cic1.u JICr sù non lmredC.cc la cwgulaz1one del sangue awena e.'tratto (e.>pPr. 111 Polli); quanto ali•• nutop>ie l! li autori succìtati e molti altri, ~.are non abbiano t>,,dato tropl•O 11 che. l'animale mor•ieato. morendo per a,o, "' -come .uolfl aceadere m •tur<lO genere Ili mOftll anche per C3use purnmcnt~ llsicbt! - ~• dc•e r•mcnlru all'autop~ia un~ certa Ould1ta Ilei sangue, Il l'Ile non toglie rhe nel cuore trn'm'i poi non di rado flrl coaguli sen~iblhsslml. come accad e nel ehi anche meno equh·oc• di asll;,sta per cause comuni. SA f'autops1.1 si ra .ubHo dopo lA morre. il sallo"'l" Hntotlo a cootatto tlell'ari2 puù :anrora ~~ltar•t lft'll'aeido l':lrloonlro d1 tut e sopn~ecarit.l, nd1~enta cosi ruUiante e rlacq1usta la pos3ibìllt.1 d• coa.gulare. come accertarono Panc<>rl e Gn~co disseccando gll animali 111 tJUOSLe condizioni.
SULLA lfORSICATURA DEl SERP.EN II VELKNOSI
118!)
rinr e delle col11brine corra 'inalche differenza pea· l'azione piu pronunciata che' le prime hanno sui tessuti in genere, con cui il loro veleno viene 11 contatto, e quindi anche sul sangue. lo vero quest'azione per quanlo òi secondaria importanza di fronte a quella letale sui centri nervosi. i.• auestala da molti filUi, quali sono la èeformazione e il decoloramento dei globul i, lo spt·igionnmento dell'emoglobina (Lacerda) l';llhuminoria, talvolta l'itleri.r.ia (iLLero cilemolitico}, la ~owari gione lenta con gravi accidenti locali un;t volta che siansi su· perati i fenomeni nervosi. SifTatta dill'erenza di azione e stata chiaramente messa in luce da Panceri e Ga:>co riguardo alla Ct>rasU ed alla Xaja egi.:;iana: « Per la Cerastt quando la morte non 3\'Venga in brev'ot·a, si banno a con~iclerare due azioni distinte: l'una è azione J.!enerale del •eleno sui centri uervosi, la qunle poò condurro l'animale a morte nello stesso modo che oelln .YaJa; l'altra è l'azione l(lcale, la quale, debole pe,. il ca~o della 1\'aja. acquista per la Ce-~·aste tanto magJ.(iori proporzioni ed importanza per quanto piu l'azione ~e nernle risparmia l'animale e lascia tempo a ordirsi un proce$SO infiammatorio gangrenoso speciale. n 'Veleno della Ct•.,·aste determina una speciale escara gan~renosa profonda, ove enlrtl in contatto dei tessuti posti sollo la cute. '' Si capisce che. :~enM intenrento dell'arte , tali f.tlli lascino una sequela più o meno lunga e che si possono or·dir·e flemmoni ed accidenti setticemici, si da produrre auche la morte, parecchio tempo dopo che l'azione propl'iameote tossica della morsicatura si è di:ssipnta. Natura del ueleno e meccanismo della morte. - Il Mosso spea·iment.aodo tanto con l'itliotossico quanto col ,-eleoo delle vipere sui mammiferi. ottenne per ambedue le sostanze due quadri Jiversi del veneficio, secondo clre le convulsioni sono forti o deboli o anche mancanti. !\la ad ogni modo si vede
'l ·190
SULLA ~tORSlC.HURA. DEI SERPENTI VELENOSI
che le due sostanze tossiche appartengono ai narcotici. Gli animali cbe non muoiono immediatamente diventano sonnolenti insensibili, apatici; qualche volta hanno accessi di vomitQ, spes$0 tremano. Sembra che i muscoli sian dolenti o ri)!idi perchè l'animale si muove a stento e prende strane posizioni. La sensibilità della pelle, specie delle estremità posteriori, scompare molto presto, e, ciò che è anche più notevole, la sensibilità scompare prima della mobilità. Il p1·imo effetto ed il più importante è però la dispnea; se la dose è mortale, l'affanno cresce flncf1è succede un acces.so di convulsioni tetani che e l'animale muore perchè si ferma il respiro quantunque il cuore continui a b11Uere. È leso il nodo vitale del midollo spinale o centro respiratorio. Con dosi picco!e i movimenti respiratori cessano prima nel diaframma; l'animale si rifà con la respirazione costale, ma poi anche questa cessa ~ com incia l'asfissia. Il cuore batte e il sangue circola bene, ma la soffocazione ammazza l'animale. Tale fatto ern già slato messo in sodo grazie agli sperimenti col veleno dei serpenti egiziani, da Panceri e Gasco, i quaH affermano nella loro memoria che il cuore è l'p,ltimum morùm.s, e che la paralisi dei muscoli respiratori, è quella che conduce l' ~nimale a morte per asfissia ('l ) . ({) Questo fatto era sfuggito a Fayrer che non se ne accorse nonostante- le tante prove (459 esperimenti esposti nella sua opera Tltanatophidia o( !nlfifl, pubblicata nel i87'!). Fayrer con llrunton riconobbe poi la paralisi .tell' apparecchio respiratorio, come fenomeno principale, nelle memorie pubbliC<lte successivamente. Ma cio era stato !;iii luminosamente ~;>rovato con molte esperienze da Panceri e Gasco nella loro memoria pubblicata nel 48i3.· Va ricordato però che il dott. Quain in una nota clinica quasi dimenticata (Lan~et, i85j, pag. 377), avendo raccolto il caso di un guardiano del comparto dei rettiìi del giardino zoologi~o di Londra, morto per la. cobra indiana, fece notare specialmente la paralisi dei mus.coli del torace e i sintomi di asfissia, per la quale {}uell'infellce ru in bre,·e ora condotto a morte. Analoghe osservazioni aveva
SULLA )!0R:)ICA'FURA 'DEI SERPENTI VELE~OSJ
1191
Il Mosso ha dimostrato che il e.entro respiratorio è complesso e consta di vari centri secMdari pei movimenti Jel dia· frammn, del torace, delln bocca e delle narici (·1). Con gli ,ipnotid e nel sonno naturale si osserva anche una disgiunzione dei vari centri, i qul:lli pnssono a~ir·e indipendentemente, il torace può 1·espirare con frequenz.a diver3a dal diaframma. È probabile che il siero dei mure.nidi ed il veleno ofidico uccidanò ed arrestino l'uno dopo-l'altro que~ti centr·i. Ma, poicbè il cuore e gli altri organi agiscono .bene, l'animale si può salvare con la re~pirazione (lrtìficiale. Cl)me riuscì al Mosso per dosi mortali si, ma non eccessive. Si ntomi delf auuelenamento.oftdioo nell'uomo.- Le morsicatura di serpenti velenosi sono .generalmente cnntrassegnate dall'ìmpJontadei due denti :velen iferi che so n penetrati nelle narni co~e due piccole pu~ture. Praticamente si può esse~e quasi sicuri, che, se vi è l'impronta di parecchi denti il s-erpente non era velenoso. Le p!\rli più di frequente morsicate sono le estremitit, specialment-e le dila1 le mani e i piedi. Si è iià detto che gli eiTetti e la sucçessione dei sintomi ratto il dott. Tissaire nel suo opuscolo: Btwjes sur la vipére cornue (Cerastes), Alger, f85S, come riferisco.no gli stessi Paoc~i e Gas.:o. Questi ultimi autori descrivono una successione di fenomeni, i(!enth:a a queHa dataci dal Mos.~o: • Per la N~j~, q1,1ando la morte ·Mn sia fulminante, ìn tm primo tempo si nota CQstantem!'nte paralisi degli arti posteriori; poi .rtegli !interiori e degli altri
muscoli volontari e nello ste.~so tempo. ~umènto considerevole délle pul$a?-joni del cuore (1\no a HS nel cavallo e !08 nel cane) come SI) l:aziooe modèratriu del vago r..sse ve!)uta m~no e per- di più i gaùgli eccitarori intraeardiaei fossero stìmolatL Il vomì~o, la perdita llell!l oxine e dell ~ (!lei, la l:o~rima:,ione
sono reoòm6ni che possono mà:ò.care. l n un·secondo tempo, Ja paralisi si estende ai muscoli respiratod, \'i ha dispnea, boccheggiaroeflto.l\no alla ceSSàzione della respirazione. Jl c\torEO continua a battere (lopo . che l'anlmale preienta liltti i sintomi della morte è ppi c.essa. restando H mioeardio dilatato. nelle sue cavita destre e sìniStr,e o pieno di sangue, siccome tu.rgì<!o rimane l'aÙrero venoso. • (t) A. Mosso: L a respirazunte period~a e la -,.espirazione supu/fua o di tmso. - (A!ti dell'Accademia dei Linctl, !~5),
119 ~
SULLA llORSICA'IURA DEI SERPE'ITI VELB~OSl
variano secondo In quantità e la potenza del veleno dipendentemente dalla mole e dalla specie del serpente. Non ha poca influenza il tessuto su cui cade la morsicatura poiché se il dente va a ferire un tendine o un legamento o altro tessuto poco \'ascolarizzato. verrà per lo meno ritardato l'effetto del ,·eleno. mentre se cade in una piccola vena superficiale l'eiTeLto !'i mostrerà slraMdinariamente pronro . Noo bisogna dimenticare che :,:li accidenti morbosi dell'avvelenamento dipendono an~be dalla suscelliuilità nervosa deil'individuo mor~icato. Certo l'effetto morale ha una grande importanza nella successionP òei sintomi, e si narra persino di individui morti di sincope in seguito alla paura provata per la morsicalnra di serpenti che poi :-;i r·iconobbero inotTensivi . Il morso provoca fin da principio uu dolore pungente che per·siste a lungo: J,!li effetti immediati che so;.!liono seguire, sono: debolezza crescentn. naus~a e ralvolta vomito. Io ~e~uito la respirazione ~i fa hreve ed affanoos:~, il polso celere ma intermitteote, la parola si fa impacciata, i movimenti dì deglutizione stentati fjnchè n'ei casi più gravi. si accumula alle lahbr·a una saliva spumosa essendo il paziente iocapace di inghiotti1·e, di ra,chiare e di pronunziare una parola. Secondo gli ar1tori anglo-indiani simili fenomeni sonn piu rapidi ed inten;;i per il veleno dei colubri di che per quello dei viperidi. Compaiono poi dei ('.rampi singola ri che si risolvono in una più o meno completa paralisi delle estl'emilà inferio1i. Nel frallempo il dolore della ferita aumenta di irltensità e si e:>lende in direzione rentripeta, ed i va~i assorbenti appaiono infiammati in forma di striature rosse che dalla ferita =-i diri~ono all'inguine o all'a~cella. Questi fenomeni sono più accentuati e compaiono piu presto nelle morsica tu re delle serpi 1Jipertn(', e sono accompagnale fin da principio da convu!sion;: all'incontro l'app •rato rP~piri"llnticl comi ncia acl es- •
SULLA MORSICATURA DEl SERPE~TI VEI.ENOSI
~ '193
sere affello solo p;u tardi. La pupilla è più o meno dilatnta, specialmente nell'avvelenamento da serpi viperine. In tutti i casi la scena finale è sempre contrassegnata da sudori freddi dispnea f' quindi paralisi più o meno generale o convulsioni, il paz!ente diventa insensibile, entra in coma e soccombe nel termine di poche ore. Si citano dei casi in cui l'avvelenamento produce assai per tempo torpor·e univer~ale e letargia senza dolore e ambascia come se il paziente cad~sse in coma quasi immediatamente, ed anche all ora la morte sopraggiunge con r.tpidità.. Qttando la morte ha luogo in modo quasi fulmineo in pochi minuti, non si può escludere in modo as,;oluto l'influenza della paura. Se ~ii accidenti nervosi !\Onosrrperati. la guarigione si opera con rapidità nel caso di morsicatura dei coluhridi; ma il cnso si prolunwl per parecchi giorni e si osserva un avvelenamento secondario del sangue quando ~i tratta di un uìprride. La ferita diventa scolorita, l'arto :-i gonfia, compaiono OittE>ne intorno alla par·te lesa, ascessi, flemmoni 1 adeniti suppuranti, P.cc. In simili casi occotre talvolta di osservare albuminuria, emoglobinuria o ematuria più o meno gravi: L:tlvolta si hanno emorragie ripetute dalla ferita o dalle mucose del naso, delle gengive dalle intestina con o ~enza diarrea ed il paziente può soccombere coi sintomi tifici o trascinarsi CO$Ì per settimane prima di potersi rimettere. Fu anche segnalata l'itterizia piìt o meno grave e rapida (l). Pare che in certi casi in cui la diffu:>ione del Yeleno nel sangue è nulla o quasi nulla, esso a~isca provocando una spet:ie di ulcera gangrenosa senza sintomi ~enerali. ~e derivano allora delle pinghe maligne che senza intervento chirurgico possono durare luoghi anni come leggesi nel « viag~io (t) DA ConA.: Diagnollica Mtdtca, •·ol. l o della trad, it.. ~apoli !886, a pagina 4.80 parlando dell'itterizia prodotta dà veleni operanti sul sangue.
SULLA MORSICATURA DEl SERPENTI VELENOSI
al Brasile » di Spix e Martius, in cui è detto di un certo Smith, il quale fu tormentato così per ben qualtordici anni iò seguito alla morsicatura eli un crotalo (Panceri e Gasco ) t1). Il Reperto anatomico è quello dell'asfissia ed i risultamenti necrosc.opici sono tanto più pronunciati quanto. meno rapida è stata la morte . Si verificano costantemente delle congestioni più o meno pronundate dei polmoni, degli intestinì accompagnate da stravasi ed emonagie di quelle mucose; L'ipel·em ia è pure costante, ùenchè meno evidente, nei seni e nei ventricoli cerebi'ali, ripieni di liquido torbido, nelle meningi e nelle sierose di altri visceri ove si osservano come delle ecchimosi capillari, ecc. Il sangue è fluido, nerastro, assai poco coagulabiie, le emazie deformate, l'emoglobina si (t) Fatti di questo genere vennero osservati e de~critti da Panceri e Gasco nei loro esperimenti sugli animali. Essi rlcorllano ;~ncora che la stessa t•<Jsa capitò a degli animali del J"rdin des Plani<!.~ di Parigi, morsicati da un serpente a sonagli. Xella letteratur~ medica consultata a questo scopo dagli stessi autori non si fa cbe qoalcbe vago conno intorno a questa maniera di gangrena. Quanto al Bothrops leggcsi neJJ'opera di Rurz (8nquéte stt1' te 1erpent de l<~ Afartiniqu~. Paris, 1800) un brano che ser••e a far conoscere i ratti Locali più importàntl. A. pag. 9t è detto: « Il faut avoir vu ces membres tumellé$ et cou1·erts de pla.ucards violets. pour s'en f.aire une idée; on clirait qu'il se (ait uno énorme intlltratiQn sauguine, semblable a celte qui résulterajt d'une contusion violente. La suppuration s'tltablit en moins (ls deux ou trois jours, la peau $.e déco!Je, et, sì elle n'est convenaJ>Iement incisée, tombe eo gangrè11e. Alors des portions de tissu cellnlaire se détachcnt avec une sanie roussatre, les tendons, Jes os sont mis a nu, les articulatìons sont ouverU>,s, le spliacl!le s·~mpare des parties, principalment des doìgtl', tout le membre, ainsi qus je Yai vu plusiettrs fois, est dissél]ué ''h·ant. La colliquation succède, et si Il' ·malade ne succombe pas aux accidents de la résorptioo Pttrnlente ou de la gangrène, il raut amputer le membre. Quanti la mort résulte 1les llésordres produits par le phlegolOt\, elle a li eu de quinze jour.s a un mois aprés la pfqure. Chez Ics malades qui guérissent, Il n'est pas rare qu'il rcste des trajéts t\stuleux, des nCocroses, d~>s ulceres, dont la guérison liSI interminable, ou des cir.atricj>,s et des t1éformatioos hirléu;es, ou des gonOements oe_demateux étephllntiasiques. Il est peu d'hòpitaux et d'hal:)ìtatiQn~ à la Martinique qui n'offrent un eu deux <!e ~es in,•alides de la piqure du serpent. • È da credersi però, che, con la mo(lerna me1Ìieatura antisettica, tutta questa set]uela di guai verrebbe in gran parte e••itata.
~·--~----~--------------~--~----~------
SUI.LA MORSICA TOnA DEI SERPENTI VELENOSI
-l f 95
trova in dissoluzione nel plasma. Delle alterazioni locali si è ~ià parlato a ,ufficienza. aura dell'intossicazione ojidica. - Il desidet"atnm ~;l rebbe di neutralizzare l'efficacia del veleno ofidico ::.enza cagionare altri danni all'individuo inoculato. 11 prof. I.acerda di Rio Janeiro in una serie di ricerche sul veleno dì serpenti appartenenti ai gened Bothi'Ops, Crotalus, Lachl'lfÌS: si è pure occupato di determinare lfual mez.zo piu si avvicini al dPsiderawm sopraenunciato. Sperimentò con la magg_ior parte dei caustici e dei d'sinfettan~i, t·icavandone poco o nessun risultato. \'enne allora nel pensiet·o di provare il pe-rmanganato di potassa., le cui proprietà chimir.he antifermentative parevano ragioni sufficienti per presumerlo eHicace. Tale sostanza è usata in medicina come disinfeuante ed è utilizzata talvolta nell'i oduslria come mezzo per arrestare la fermentazione dei vini . In <'Ontatto con le materie ot·ganiche sprigiona una certa porzione del suo ossigeno, il quale, trovandosi allo stato nascente, agisce con grande energia sui fermenti modificando e so::pendendo il loro la voro; questa sua proprielù renderebbe il permanganato di potassa uno dei più utili disinfettanti, se la sua azione non si esaurisse rapidamente per la sr.omposizione chimica che ne nvviene. Qunlunque sia lo natura del v~leno ofidico, il fatto che portato alla LeiD:veratura di 90° C. · o a 0°, rimane inattivo (ànche l'iltiotof\sico secondo Moi'sO perde la sua efficacia con la coltura) indica abbastanza la sua poca stabiliti\ chimica e perciò era da sperare che l'ossigeno allo stato nascent~ sviluppato dal permanganato fosse sufliciente a scomporlo e neutralizzarlo. Il Lacerda sperimentando su grossi cani, iniettava una dose mortale di veleno ofidico; un minuto dopo nella stes~a località, fareva l'iniezione di un centimetro cubico di ~olu-
1196
SULLA MORSICAT[;.Ilo\ DRI SERPENTI YUENOSI
zione di permanganato potassico, all'1 p. 100; gli effetti generali erano nulli, gli etTetti locali quasi nulli. Non contento di questo, sperimentò su numerosi soggetti, iniett-ando direuameote nel sangue il veleno, che in tali condizioni agisce con terribile rapidità; iniettati poi 2 3 centimetri cubici della stessa soluzione, le condizioni degli animali rimanevano p~r· fettamente normali. Tali dosi iniettate in animali non morsicati non producono perturbazioni notevoli nelle grandi {un. zioni della vita, ounque è iodubitato che l'efficacia del permanganato potassico non può essere attribuita ad un'azione fisiologica antagoniS'ta eccitando gli elementi fìsiolo~ici le eui funzioni siano state depresse o perturbate, ma consiste io una azione chimica modificatrice del veleno stesso. Questi esperimenti ripetuti solennemente in pubblico e divulgati in diverse memorie dall'autore, suscitarono arn zione ed inter·esse non solo nei medici e negli scienziati Brasile, ma d'Europa, d'Asia e del nord Amer·ica. Le rienze vennero ripetute e controllate specialmente dal chards (~)il quale in India fece numerosissime esperien~ cani~ polli ed anitre, ed è venuto alle seguenti ·t e Nessun sintomo di avvelenamento si manifestò in guito all'iniezione ipodermicn o intravenosa d'una sol (l.) Watl e Riehards hanno pure constatato in vitro il fatto che il ganaw d1 potassct distrugge l'efficacia del veleno o1ldico Gautier atTenua
la soluzione all'~ p. !00 non ra cl1e attenuare l'azione del veleno e r~nde più l,nta. J,>ero se è vero che il permanganato di potassa in contauo con sostanzo (lrgaoiche sprigio.oa una parte del suo ossigeno, decompooendòsi t.era iu lillerLà una certa quaotit:\ di potassa, alcali caustico che Gautier ba riscontrato essere con la soda, l'unic.'l sostanza atta a distruggere del .priocipio attivo nel veleno anche quando lo si tratti a freddo con allungate al 0,5 p. iOO. Kaufi'mann che studiò il veleno della vJpera, pn!,feri~ al permanganaw che e caustico e determina- soventi gangrena flelle paFti tate, l'acido c:romico all'i p. l.OO; dice ehe "opprime i disor1ini locali. e note,'olmente gli accidenti generali, insomma avrebbe la stesS<I efficacia del permilnga11ato senza averne gli inconvenienti.
Sl' LLA ~JORSIC..\Tt:RA DEl SERPE:\11 \'EL&.NOSl
1197
acquosa contenente 2- 7 centigrammi di Yeleno a cui si era aggiunto prece•ientememe 10- 30 centigrammi di permanganato. ~elle condizioni ordinarie questa quantità di ,·eleno ~a rebbe bastata per· deter·minare la morte, 2' Lo stesso risultato si ebbe qunndo si fece una iniezione di permanyanato, immediatarcente. o quattro minuti al piò dopo l'iniezione del veleno. · 3• l sintomi d'avvelenamento una volta sviluppati, l~ iniezioni ipodermiche o intravenose non poterono nè arre~tarli. nè calmarli. 4° Il permanganato non gode proprietà profilattiche contro l'avvelenamento, 5° Per essere efficace il permanganato deve essere messo in contatto di retto col veleno, 6° Le iniezioni del veleno t3 del permanganato determinarono soventi la gangrena della parte iniettata, 7° Nulla dimostra che il perwmganato o altra sostanza medicamentosa, possa neutr·alizzare gli eiTetti del •eJeno e quella dell'agente terapeutico . Come si vede, non si conosce alcun antidoto fisiologico del Yeleno: quando il suo eiTetto si è manifestato sui centri respiratori, i rimed i sono di un'azione molto debole, se non nulla; ma quando il veleno è penetrato nell'economia in piccola quantità, si possono apportare dei soccorsi apprezzabili, applicando un trattamento !ocale e profilatLico. La prima e più importante indicazione i• di impedire l'accesso del veleno nella circolàzione; le altre sono solamente ~u~sidiarie, poichè il tempo utile per neutralizzare il veleno col cauterio o col permanganato, è assai limitato. Qum~do il veleno penetra in una ,·ena. se il ~erpente che ba morsicato è vì:.:oro,;o, il risultato è generalmente fatale. Il Fayrer, più volte citato, che per molti anni si occupò di
1198
SULLA }l0RSICATUUA DEf SERPEXfl VELENOSI
questo argomento così importante per l'ludia, dà questi consigli pratici: Appena avvenuta, la morsicatura applicare il bendaggio di Esmarch, in mancanza di questo, vi può suppfìre una corda o qualsiasi altro legaccio stretto intorno all'arto (si Lratttt quasi sempre delle estremità) a 8-·1O centimetri al disopra della fer·ita; passando un bastone fra la pelle e la legatura e torcendo si può aumentare la costrizione come meglio si vuole. Ciò fatto, si incide la morsicatura in1 croce, pmfondamente e per la lunghezza di un centimetro o più lasciando sanguinare liberamente. Nei casi asstli rar·i in cui la morsicatur·a sia avvenuta in parti irl cui la c_ostrizione è impraticabile, bisognerà escidere la porzione di tessuti dove ba sede Ja lesione, ed esportarli completamente c9l tessuto cellulare so~ giacente. Allora, si applica al più presto possibile, unu soJu· zio ne al 5 p. 100 di permanganato di potas!ia :J.vendo cura che penetri ovunque si è diffuso il veleno. In ·mancanza del pernwngm~ato si applichi il ferro rovente (color rosso), mun~ cando anche questo si può ricorrere all'acido fenico o o a qualsiasi caustico che si abbia alla mano. Si amministrano poi al pazieme 15 goccie d' ...w,u..,u......_. liquida diluila in 25-30 gr·ammi d'accfUa, se insorgono meni d'avvelenamento si ripete questa dose, due, tre, qua Yolte; si dànno alcoolici se i sintomi di intossicazione nnano o ~>' ~ ccrescor:o, se il malato si prostra o ha naosee. perde la 'coscienz!l; quando la respirazione s'indebolisce e lingua accenna a paralizzarsi si ricorra ai senapismi sulla gione dello stomaco e del cuore, continuando con gli stimolanti. Il paziente dév'e essere tenuto caldo, ma in tHl biénte fresco e puro. La pratica di suggere la ferila è inuttle, senza profitto per il 'malato, e pericoloso per l'oper·atore. Appena sopravvengono fenomeni di a~lissia bisogna praticare con costanza la re3pirazione artificiale. 1
Sl:LLA 1lQRSlCATURA DEl SERPE'\TI VELE'ìOSl
1199
Come giù ~i è detto, il Mosso riuscì a tener in vita animali a cui aveva ioiettàto dosi mortali di veleno, praticando la tracheotomia ed insuftlando aria nei polmoni per un tempo più o meno luo~o, cioè lìno a completa elirninnzione del tossico. 1 vendone la comoditit si potrebòe tentare anche queslQ mezzo nell'uomo. ed in t:1! caso sarebbe a preferirsi l'intubaz,one alla tracheotomia. Come consi~lio gener·a!e giova ricordare che si dere agire con prontezza, con qualunque spedienle atto allo scopo. e senza metter tempo in mezzo. giacchè tutto dipende dalla presenza di spir·ito e dal coraggio degli astanti e del paziente stesso. Panceri e Gasco raccontano di un loro cacciatore di serp~nti, che morsicato da una ceraRle ebbe il corag~io di strapparsi coi denti a brandelli la carne e cosi ebbe salva la vita. Gli stessi autori riferiscono pure il caso di un mgegnere del Canale di Suez, che, novello )Jnzio Scevola, scampò a sua volla bruciandosi tosto le carni ::;ulla fiamma di una candela, fino ad avere una scottatura profonda di terzo grado. Riporterò ancora dal Moore le considerazioni seguenti. che $Ono altrelt:mti consi~li di profilassi pratica: « Bisogna rammentilre che i =-erpent,i anche velenosi, r·aramente attaccano l'uomo se non sono irritati. lf n serpente, per regola generale, se può, ~cappa. Ed il fallo di tanta gente morsicata durante il ~onno non menoma punto la ver itit di cotesta asserzione. Uu serpente capita, strisciando, a pas:;are sul corpo di un dormente; questi, che sente qualcosa, inconsciamente si muove, ed il rettile alhn·m:,to si avventa e mnrde in sua legittima difesa. Similmente una persona cammina per un sentiero o allo scuro, un serpente giace disteso a traverso il cammino o sn di un lato, probabilmente immerso nel sonno: esso vien disturhato, spaYéntato, e forse calpestato dal piede del passe~gero e si sla ncia contro l'intruso importuno.
1100
SUI.L~ MORl\ICATURA OEI 'it:RPE~TI \'ELE~OSI
~~:È perciò neces::-:trao, quando ,j cammina iu campa~na allo
scuro. nei luoghi infestati dai serpenti, di far rumore qunnto piu si può. calpestando pe:.antemente rl suolo o hallendol,, con un mmo frundoso. Un cane da guardia prt>~~o la casa è pure una buona protezione. e me,.:lt1.1 ancora è tenere a que:.tn scopo un mun!louse (Herpest('s?) addomesticato,IJenchè questo animale non ,;aa. come è stato supposto. in:;eosibile nl Yeleno (1). c Una ::.li j,cia di acido fenico del com mereto (per ilcpHlle le serpi hanno una grande antipatia) da\"anti alla port.a da casa, impedrril l'ingresso a questi ospiti poco desides ati: però. volendo applicare questa m sura pa·otellÌY<L bi~o~nerh badar bcue di non ~harrare inve\·e l'uscata- come una rolla capilt• a me - :ul un serpente che per avventura giia f•>sse penetrato nell'abatazione ,. fil Com!' r <blO d •li o altrove, fa~ rtr ton-lato che l"/Jtf1,t1VI tlell' lllfl~ !lllrputu malaue~Uù} non oesiste al ,·c leno lltlla 1\oja tnpwdtan •• mn al'a u· cwt e G~1•0 rJ,ulw rhe la :;pecie eo.<ILiana ClltrPnlel iclmtum~nl r hle per-
rt:>ll:unento alle morslcature o all'oooculazloue del 'eleno deltn NoJa looJe e •M Ccra$IU lltiiYPiiOCII$.
"'ULI.A \fOKSICATURA 01-:J SERPE'iTI VELI~O._l
t 201
BIBLIOGRAFIA Una IJlbllogralla se non compl~ta., sufficient~mPnle este-a sull"' oprre cbe si oc~u(tano di que•ll> ~rJggetto. ~~ ba oeUo~ memoria di'l: SoOIEJRAI\, - lk IO ciptt-t, de 10'1 t:tmn d d• ID "'brlllrt Parb, 185$, nel quale -.ono racrolle tSS cita7.iooi dt opere e ml!'roon~. P.<ut. GEttV\1~ et VAli BEN&uf:N - ZooiiJgi~ mU•calt, llalllrt•rt>, Pari,. t859. PA1'111R.- TIK Tllolt•Jiopludia o( lll4UJ. Churctll, L"JidOn, t87t. PANC&Rt e GAsco. - tnrorno rJgU tlttm dtlvfl tno della Ntlj(& egiztana e clttla Ctrarle. - Alli <Uila R. Jcc. delle Scùn:t Fu. c Jlat. da .\ 'qola, ,·olume 111, -eltemhrf', 18iS. PANCf!RJ e GAsco. - lntorfiO e1lla rtllslm:m dtll'untumont, eee., al vtlt?to 1k1 ltrpt11h. - AU. citi la 8 . .Ace dd le & atn.:e F'ì$. e lllll. di ,'\'opoli, "ol Vll,
luglio, •1!74. BRt'NTO~ an<! FA Ta&ll. - On IM IICllure and play.toklgieal tution o( lht polSOtt o( Naia tr1pudiam, eec:. - Proe. o( R. S. London, IS73-14-i5-18 L..u:I:IIOA. - v. parttechie m••morie lnstnte nrdl .4maoles do Jlusro fl'a· cl0fl41 de Ilio Jcmeiro, 1811-i8 G4t'Titll.- S"r lt t;mlJt. du .\t~Ja tripudio ns.- Bull. c1t 1'.4cod.ckt~ted .f/, pag. 9$7, l 88t. n.uut.OI(a. -LtJ morsicatura della clptrtJ ed ti ptrmtmganalo di polaua. - .4rch. t Alti ddiG. SII~ di Chirurgia, fav. t•, 1883. J . W.A.Lt.. - lndian snokt pr1isont thear nature and t(f'uts, london, t883. F•' au.- IÌil IM 11alurt o( 1M sna.t~·~ pouo111. - .\ l··cture io lini lltJ. JouNl., l'<'bruat} lb'Sl, p:t~. !Ol RaCU41\0S. - On permongoJtale o( potaah in lllt iniOlicatkln by Cobro'a pow171. - Ju /lldl-Jil .l/ed. Ca:. .• H Med. Tunu a~td Caz., • jao., 1864. MoonE. - Daatases n( Indio. - Cburehlll, Lomlon, 1!186. G. Vt.Lt::o\T IM. - J!ìnlge Btobnchtungm ubtr da e Wìrkv11gen di'T l'ìpWI'T· gi(lu.- ;kiJullrl(l (iir btologit, p. 1! , 1887. \. :\lo''"·- Il odt'IIO dei pars t dtllt tlfput. ,\'uoro Ani., ., .ArcA. Ila_ litntltS de biologl f, 1888. A. Mouo. - l•t ctlt'llo cl.e d lrotlll lttl sangut d ti Jturm.U.- Btftd. cltL l' .4cc. d.-a L cncta, png. 1'41, ISlì-s, e AziMU tiaiologka, uc., lbld , pa::. 673. K.. r..rli.L~'Dv "'""' dt la rJt~r.-Jttm. clt I'Acolf. dt mcd. X.\.\' H. ISSO. R. Ut.A~cauo, - 1'railt dt Zoologie mtdicalt. Pari!!, 1890.
16
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
UUeriorl comunioazlonl intorno a.lla cura di Eooh In Ioghllterra. - (The L,a(l.cet, maggio 30, 1891) .
Tra i vari rapporti su i risultati della tubercòlina, risultati, in ordine generale, favorevoli, che si pubblicano di giorno in giornO in Inghilterra, ~iamo la preferenza a quello del prof. Singlair Coghill, della facollà di Edimburgo,limìtandoci a presentarne le conclusioni, come quelle che, a pa.rer nostro, ·oltre essere praticamente stringenti, dan chiara mente ragione degli eventuali insuccessi. Lè conclusioni del Singlair Coghill rappresentano pondet·ate risultanze di vasta pratica nella sua clientela privata e nel Reale Ospedale per le ma· lattie consuntive in Ventnor (Isola di '\Vight). Tra gli infermi in cura del Singlair Coghill vogliono essere segnalati ci(Jque, ne' quali la tubercolosi polmonale aveva avanzato allo stadio dìstrutttvo della escavazione. In tutti indistintamente si constatò notevole aumento di peso . Per quanto riguar•da il miglioramento, così nei sintomi ohbiettivi che subbieltivi, l'autore crede di non potere espt·imere più correttamenle la sua opin:one in t~rminì generali che col cila1·e al proposito, le esatte parole dell'illustre prof. Ewald di Berlino reJativamen le ai cRsi di tubercolosi favorevolmente trattati colla cura Koch nello << AugustaHospital » « Io non ho mai osservato in altro metodo di c cura un miglioramento così rimarchevole in un dato pe« riodo di tempo. » L'autore atLrjbuisce questi buoni risultati prinéipalmente ed alla estrema diligenza nella scelta dei casi, avendo in mira, più che il fatto di essere questi nei primi stadii della malattia, la sufficiente re.sistenza degli infermi a sopportare le reazioni di cosi potente rimedio, ed alla
1203 scrupolosa osservanza al consiglio di Koch riguardo alla rigidamente accurata indioidualizzazione, intesa così che ogni singolo caso venga trattato come un caso a sè, dappoichè ogni infermo reagisce, in maniera differente, alla tubercolina, ris!Jelto alla dose come relativamente ai r~nomeni. Onde è che il successo della cura si basi in massima parte su di uno studio continuo e profondo dei deltagli. L'autore non si avventura tuttora a parlare di cura nello stretto senso della parola, ossia di guarigione, quale diretta ed esclusiva conseguenza di questo trattamento; ed in proposito ricorda come, abbenchè in considerevole proporzione numerosi infermi di tisi, ricoverati nel corso degli ullimi venti anni nel Reale Ospedale di Velnor, siansi ripristinati in cosiffatta condizione di salute da poter riprendere le proprie occupazioni, pur tuttavia niun caso ne P registrato nei rapporti annuali del dello periodo di tempo quale curato, ossia guarito. La parola cura, guarigione, vuole essere adoperata in senso I'elalivo alla ,essenza delle tubercolosi polmonare. In questa malallia, pure in presenza delle circostanze le più favorevoli il processo curativo o restaurativo deve riguardarsi tale che si estenda per un periodo di tempo più o meno con· siderevole, proporzionatamente alla distruzione dei tessuti polmonari ed alle condizioni generali dei sin~oli individui. Scopo di ogni trattamento, intrapreso contro la lisi, è stato fino alla attualità quello di rialzare la vitalita generale dell'organismo, per guisa che la affezione locale venisse ad es· sere inchiusa nel miglioramento del sistema generale. Koch annunciò nettamente fin dal primo momento elle le inoculazioni della sua linfa non potevano per sè curare le tubercolosi nel senso di costituirne l'intiero trattamento, ma che avevano unicamente potenzialità di distruggerne nella sede, l'elemento patologico essenziale, mentre le allre condizioni morbose venivano curate in base ai priocipii generali fin qui riconosciuti. E l'importanza di questo enuncialo è tale che non sia possibile apprezzarla abbastanza. La tubercolina spiega effetti immediatamente distruttivi ed in conse-. guenza non fa che spianai'e la via a quelle modificazioni riRIVISTA MEDICA
1204
RIVISTA
costituenti, la cui azione sta nel restaurare i tessuti ipolròfiei a quel grado di vitalità che li m~tta in condizione di res~stere all'agente infettivo, al bacillo del tube1·colo, appunto in atto nello sviluppo della affezione specifica locale. La tubercolosi deve riguardarsi quale una malattia essenzialmente parassitica. L'autore, di fronte ai favorevoli risultati da lui ottenuti, nella pratica dell'ospedale non meno che nella privata? in virtu della linfa Koch confessa di. non sapersi spiegare gli insuccessi, e fino i disastri, eh~ da taluni le si attribuiscono, cosi che le esperienze, riferite da Parigi e da altre città, siano a lui semplicemente inesplicabili. Potrebbe, per avventura, essere il caso di una decomposizione della linfa io taluni elementi tossici. Egli stesso ha osservato come l'attività della tubercolina varii talvolt-a nelle diverse bottiglte. Q.uanto al modus operandi del rimedio l'autore è inclinato a credere che la distruzione del tessuto tubercolizzato, cosi come viene enunciato da Kocb, si determini per la accresciuta enet·gia dei fagociti, eccitati dallo stimolo della tubercolina introdotta nel circolo. Siffatto modo di vedere ~ giustificato dal risveglio e dall'energia, quasi costanti e spesso l'imarchevoli, dali alla nutrizione dalle inoculazioni, siccome è dimostrato dall'aumento dell'appetito e del peso in molti casi, ne' quali era precedentemente in campo completa ano· ressìa. L'autore conchiude coll'esprimere la sua ferma credenza che la scoperta di Koch risorgerà presto èal momentaneo minore favore, nel quale è caduta per una sequela di circo.stanze singolarmente disgraziate; che il valore suo terapeulico è unico. Ma avverte che debba venire adoprata con la do. -vuta cautela ·e solto condizioni chiaramente accertate percbè possa esserle riconosciuto l'inapprezzabile valore, che le spet~, quale parte essenziale del trattamento della tubercolosi polmonale. F. S.
llEDICA
~20i)
Il colpo di oalore od in1ola.zione (der Jlitzsohlag), del ùott. A. HlLLER, Stabsai'Zt a n.
Il nume&'O X delle pubblicazioni fatte per cura del riparto> medico del ministero della guerra prussiano sopra le storie cliniche e le necroscopie negli ospedali di p1•esidio, redatto dal dott. A. Hiller, si riferisce a 20 casi di colpo di calore ~eguiti da morte slati curati nei detti ospedali tra il 1° ma~gio 1881 ed il 31 dicembre 1887; ed in vista dell'importanza medico militare del soggetto diamo un ampio sunto di questa interessante memoria. Tutti i 20 morti appartenevano alla fanteria od all'artiglieria a piedi, i casi si verificarono tra il maggio e l'agosto cioè in maggio 4, in giugno ~. in luglio 5, in agosto 3; per lo più nelle ore antimeridiane tra le 10 ant. e l'una poro., e solamente pochi casi nelle ore del pomer·ill~io, nessuno avvenne prima delle 10 ant. l. CAUSE DELLA MALATTlA. A. Cause che aumentano rintrodu~ione di calore nel co,.po. l. Aumento della produzione di calore per il lavoro muscolare. Fatta astrazionA di un caso, pel quale non fu indicata la causa, in tutti gli altri avev& preceduto -un lavoro muscolare, 18 volle una marcia collo zaino, ed una. volla il lavoro da contadino durante la mietitura . .\ dimostrare l'influenza della fatica durante una marcia basta il fatto che il colpo di ealore avvenne sempre soltanto al termine di essa. 2. lrradiazion~ solare. L'azione dei raggi solari é duplice: da un lato essi riscaldano immediatamente la pelle ed il sangue che circola in essa; da un altro lato, riscaldando gli abiti, diminuiscono la dispersione del calore. Le parti superiori del corpo e specialmente la testa, il collo e le spalle sono le più colpite dal sole, si può quindi dire con fondamento che nelle marcie in estate ed a cielo sereno il capo é la parLe del cor po che si riscalda maggiormente.
1206
JUVISTA
In ciò concordano pure i dati delle autopsie. Sopra 20 <:asi in ti si trovò una congestione sanguigna al capo più o meno notevole specialmente alle meningi; ed in tre di essi era avvenuto un tt•asudamenlo tra le meningi ed il cervello, ed in un altro gli indizi di una incipiente meningite come nel colpo di sole (Sonnenstich) . B. Cause che diminuiscono la dispe rsione del calore dal corpo.
1. Temperatura elevata dell'aria. Come si è già detto tu lt i i 20 casi d'insolazione avvennero non solo nella stagione più calda, ma anche nelle ore più calde del giorno. In due casi, nei quali venne indicata la temperatura dell'aria, es$& era di 20' e 20,5° R. In ti casi raccolti da lacubasch (Sonnestich und Hitzschlag, Berlin 1879) l'insolazione avvenne tra 19,2' e 24,4• R, e quindi con una tnmperatura che in estate non é straordinaria. Si deve da ciò conchiudere che la temperatura non è sempre la sola causa dell'msolazione come prima si crede-va. 2. Maggiore umidità dell'aria. Le storie dei malati danno pochi ragguagli su questo punto; in parecchi casi si dice che l'aria era afosa e pesante. In un caso l'umidità relativa è indicata di 72 p. 100. 3. Mancanza di vento. La mancanza di ventilazione si può sempre supporre nelle marcie attraverso una foresta e nelle strade dì nna grande città, e nel cortile della caser ma; difatti in non meno di 5 casi l'insolazione avvenne nelle strade di una città, ed in 4 casi in caserma immediatamente dopo terminata la marcia. 4. Gli abili. Le esperienze hanno provato che un abito di panno foderato è di notevole ostacolo al raffreddamento del corpo riscaldato per la marcia, per cui contribuisce noo indifferenlemente all'accumulo del calore nel corpo; e si pu.ò ritenere che in 19 dei nostri casi l'abito consisteva ne! cappotto di panno, nell'elmo e nello zaino.
XEDICA
1 !07
C. Predisposi~iOne del eorpo alla insolazione.
1. Abitudine ed anni di servizio. l casi racc0lti da Jacu· basch ed i 20 casi alluali hanno dimostrata erronea la credenza che l'avere meno servizio e la mancanza di abitudine fossero una predisposizione alla insolazione; e devesi notare che i 20 casi di morte comprendono soltanto quelli nei quali si è potuto fare l'autopsia; se si tiene conto d1 tutti i morti per insolazione registrati nl:'l rapporto sanitario, si ha una proporzione t1·a i 80ttufflciali c la truppa come 1 a 9. 3. Abitudint viziose. Solamente in due casi 8i trovò indicata questa causa. 4. Peso del corpo. Il peso del corpo influisc~< sulla "9l'odu· zione del colpo di calore in quanto che per muovere un corpo più pesante si richiede un impiego maggiore di foTZa muscolare; già gli antichi osservatori avevano notato che il colpo di calore colpiva a preferenza gli individui di alta statura e robusti; la stessa c lsa s1 è verificata nei 20 casi presenti. 5. Pannicolo ndiposo ~<ottocutaneo. Dalle esperienze di Ferdinando Klug (Zeitschr(ft fù r Biologie, vol. X) è provato, che la cute dell'uomo con uno strato d'adipe dello spessore di 0,2 cm., con una differenza di calore, la quale corrisponde a quella tra il corpo e l'aria esterna nell'estate (1~ C), trat· tiene due terzi di quel calore, che la pelle magra lascia disperdere. ln ciò concorda l'osservazione giornaliera chele persone grasse nei lavori corporali si riscaldano e sudano pitl presto delle magre. La maggiore grassezza contribuisce inoltre al maggior riscaldamento oeUe marcie per Paument.o del peso del corpo. ~: perciò opportuno di stabilire le condizioni del tessuto adiposo nei 20 morti; a questo scopo si tenne conto dell'apparenza generale, ciel pannicolo adiposo sottocutaneo, dell'adipe contenuto nell'amento e nel mesenterio e di quello .che circondava il cuore. Il pannicolo adiposo sottoculaneo si trovò mollo ricco {sino allo spessore di 2 cm.) in 6 casr, ricco in 10, mediocremente ricco in 2, scarso in 2.
1208
RIVISTA
Quindi in non meno di 16 casi si può ril~nere una influenza del tessuto adiposo sottocutaneo nella produzione del rolpo di calore. · Attorno al cuore si trovo (fatta ecce7ione di 5 casi pei quali mancavano indicazioni in proposito) uno strato adiposo molLo ricco in 3 casi, ricco in 6, moderato o limitato in 5, nullo in uno. Così nei primi 3 casi si può ritenere verosimile un impedimento al maf.;llior lavoro richiesto dal cuor», e nei secondi 6 questa causa non é i:la trascurarsi del tutto. 6. Alterazioni morbo!=<e negli organi respirator.ii. È nato. come in citi porta un peso o sale un'altura la respirazione si fa più profonda e piÒ frequente fino a produrre l'affanno; contempoi·aneatnente i movimenti del cuore si fanno motto più frequt·nti e le onde del polso più elevale. Secondo quanto insegna la fisiologia ciò dipende da che per il lavoro muscolare l'organismo consuma più o<:.silleno e produce pii.i acido carbonico, il quale ultimo, circolando col sangue, irrita ed eccita il centro nervoso dei movimenti respiratorii. Ne consegue che il lavoro muscol,ttre nelle marcie coUo zaino aumenta il bisogno dei movimenti re$piratorii e che se la funziorJalità è menomata, ne viene pure diminuito il ricambio dei gas nel polpJOne, cioè ne consegue un minore assorbimento di ossigeno nel sangue e l'aumento in e,Sso di acido carbonico. Ma la r-espirazione, durante la marcia, è ancora modificata in un altro modo, cioè per l'aumento della temperatura del corpo. Ackermaon e Mertschinsk;y- hanno dimostralo che negli animali, nei quali, mediante il riscaldamento della carotide, messa allo scoperto, si fa arrivare al capo il sangue riscalda~o alla temperatura febbrile, si produce una rnodìficazione particolare della r·espirazione, la così (,letta dispnea da calore, simile alla respirazione febbrile; gli atti respiratorii si fanno notevolmente accelerati e superficiali tlno aHa loro cessazione (apnea) con menomati sforzi respirator,ii. Questa dispnea è es~enzialmenle diversa dalla sopradescritta da aeido carb&nico per ostacolo della respirazione, nella quale l'atto inspiratorio è poco accelerato ma notevolmente prornndo ed ;;ccornpagnAlo da visibili :;:foni dei mltscoli rlell.a
MEDICA
4~09
fa1!CÌ8, del collo e del torace. Tutte (iue queste for·me respiratorie si trovano fra i sintomi ·dei colpo di calore tanto separate, quanto unite insjeme od l;fvvicendantesi. Mentre la dispnea da calore nell'insolazione si spiega senza difficolta, i fenomeni non meno frequeuti della dispnea da acido carbonico inducono a .ricercare ~ei no..stri 20 morti gli ostacoli alla !'espira'Zione, tanto p~u che generalmente fu attribuita una infiuenza essenziale sulla pro:duzjo.ne d~l colpo di calore alla alterazione nella composizione del sangue associata a qu.esla dispnea. Difatti le ricerche fatte in ~uesto senso nei r eperti pecroscopici hanno dato un risulta(o sorprendente. In 15 dei 20 morti si trovarono alterazioni morbose degli organi respiratoriì le quali possono considerarE-i come d'impedimento allo scambio gasòso nei polrrioni in una r espirazione forzata, e cioè~ 12 volte aderenze dei polmoni colle paréti toraciche! 1 volta aderenza dei diaframma col fegato, 1 voLta indurimento intersliziale di ambedue gli api~i polmon'ari (per bronchite), 1 volta catarro bronchiale c~onico-con enfisema d'ambedue ì polmoni. Dall'esame più. circostanziato di queste lesioni si pu-ò conchiudere che in -; casi le altéi~azioni mor,bose dei polmoni distur,bav11no senza dubbio il ricambio dei gas nei polmoni in una respirazione forzata, ed in 4 casi questa influenza era verosimile. 7. Alterazioni morbose negli organi della circolazione. All'infuori dei casi di aumentato strato adipo~o del cuor~ già ricordato a1 N. 5 si osservò un solo caso di vizio valvolare della tricuspidale, 8. Alterazioni morbose negli organi della digestione. In due cadaveri si trovarono i segni ù.i catarro intestinale con feci lìqui di per modo da lasciar .supporre che durante la vita vi fosse diarrea. In un terzo ca~o si trov.a.rono moderatamente turgide la mucosa dell'intestino t.en1.1e, le ghiandole del Peyer ed i follicoli solitarii, il contenuto .dell'intestino liquido, e la milza ingrossata, cosi da far supporre un ileotifo incipiente.
RIVI ST.\ 4210 Considertuioni. - Le cause descritte in A e B, che in-
nalzano la temperatura del corpo. sono comuni a tutti gli individui di truppa ; ma il motivo per cui è ~empre colptta dall' insola2ione solo una piccola parte di esst, e pochi ne muoiono, non può spiegarsi che colla predisposiziooe mdividuale. Non sarà quindi senza interesse di confrontare per ciascuno d~i 20 morti le disposizioni fl«iche alle malattia. N. 1. Statura 1•,80, robusto. ~. 2. Statura t•,i'2, molto robusto. Panuicolo adiposo abbondante. Aderenza dt lulto il polmone stnislro aJla parete toracica. Catarro intestinale (ileo-tifo inciptente). N . 3. Statura 1~~',68, robusto. Pannicolo adiposo abbondante..\dereoze sotto rorma dt briglie di ambedue i polmont. N. ~. Statura 1•,75, mollo robusto. Pannicolo adiposo abbondante Fille aderenze di lutto il polmone destro al torace ed al diaframma. ~. 5 Statura t•,6R. Pannicolo adiposo mollo abbOndante. Cuore molto t•icco di adipe. Apici polmousri rnspessiti e raggrinzati. N. 6. Statura 1.. ,65. robu<~to. Era stato comandalo alla cucma Ono al giorno della malattia. Pannicolo adipol'o e cuscino adiposo del cuore mollo abbondanti. N. 7. Robusto. Paooicolo adiposo e cusctno adipotto del cuore medio,.remente abbondanti. Aderenze complete cd aponeurotiche dei polmoni. N. 8. Statura 1m,61, robu ..to. Dedito agli alcoolici da alcuoi mesi. Pannicolo ad tposo ricco, cuscino adiposo del cuore disct·etamente abbondante. Aderenze fiLte del lobo polmonare superioN> de«tro. ~. 9. Statura 1•,M, mediocremtmle robusto. Pannicolo adiposo abbondante. Cuscino adiposo del cuore discreto. A • derenze fìttP, aponeurotiche Ili lullo il polmone destro. N. 10. Slalura 1"',60, robusto, mollo corpulento. Cuscino adtposo del cuore abbondante. Aderenza Jel diaframma col re,ato (indivtduo rlchlamato per l'tstruztone). N. 11. Stalurs 1•,60 1/ -. mediocremente robusto. Cute molto tesa.
liF.DJCA
12H
N. 12. Statura i=,69, robusto. Panni colo adiposo abhondanle (colpilo dalla malaLt1a mentre attendeva al lavoro qella messe}. N. 13. Slalura 1•,6'7. Aderenze del lobo superiore del polmone destro. N. H. Statura tm,62. Catarro cronico della laringe, della tracbea e dei bronchi con enfisema polmonare. Catarro intestinale. N. 15. Statura 1•,60. Polmone sinistro aderente posteriormente alle coste. N. 16. Statura i•,7s, molto robuslo. Panmcolo adiposo e cuscino adiposo del cuore molto abbondanti. Aderenze fitte dei lobi superiore e meJio del polmone destro Dedito agli alcoolici. N. 17. Slalura 1•,62, mollo robuslo. Pannicolo adipo~o abbondante. Cuore abbondantement-e ricopet>lo dJ adipe. vizio vaJvolat>e. Aderenze all'apice del polmone destro (aouurfi. ciale ricbjamato per l'istruzione). N. 18. Statura i m,69, robusto, Pannicolo adiposo molto abbondante. Aderenze laterali del polmone sinistro e del lobo inferiore destro. N. 19. Stalut•a 1rn.68, robusto. Pannicolo adiposo e cuscino adiposo del cuore straordinariamente abbondante. A· dereoze isolate del polmone destro. N . 20. Statura 1•160, robusto. Pannicolo adiposo ben 8Vi· luppalo. Diarrea. 11. SINTOMI DELLA \!AL>.TTIA.
A. Prod.romi. Si trovano indicati solamente in due casi. 11 primo si lamentò dj striogimento al capo e cominci(\ subilo a barcollare. Nel secondo caso ba precedulo un vaneggiamento. In tulti gli altri casi la malaUia insorse repentinamente senza che i circostanti se ne accorgessero.
RIVISTA
B Sin.fomi proprii della malattia.
In 3 casi il corso fu cosi rapido, che i sintomi morbosi non poterono essere os~ervali Jal medico, in due altri <!asi, nei quali il medico mihtare non gaunse in tempo, si può supporre che la morte fu pronta. cioé nella prima ora; fuaalmeote un caso aYvenne durante la licenza. Negli altri H C8si, che furono cura h in un ospedale militar e, furono descriW i fenomeni clelia malattia, che si possono r ias·. sumere cosi: t. Condiz•oni gene:-ali (~istPma ner voso). In tulli i H ca~i il primo e più importante sintomo fu la perdita delle fon e e della conoscenUl, che produce,·a una repentina caduta. La sensibiiità e l'irr tabililA provate irritando la pelle, la mucosa nasale o la congiuntiva, in 2 casi perfli:-tevano ma erano molto abbassate, in 3 casi esl1n te, in un caRO invece aumentate. Le pupille nel maggior· numero dei ca~i non reagivano allo stimolo de!la luc·', in 2 ca~i la loro contrattilità Pra daminuilfl. erano ora dilatate ora ri ·trelte, iu un caso <li"uguali, ma In di!Ou,::uaglianza cessò poco prima della morte. In 9 casi si nolsrono convulsioni e spasmi muscolar i, in 6 convulsioni 1tenerali per lo paù cloniclae, una volta l'lola ~pas m o tetanico della mandibola e del dorso. In un caso le convulsionr comincrarono colla comparsa della malattia, in 3 all'arrivo del malato ttll'ospedale ed in 5 nel corso ulleraore. Per lo pil1 erano ati accessi, e sempre cessarono poco tempo pr ma della morte. 2. Cute. In nes~un caso la faccia Pra rossa e tumida, a nzt in 4 casi ern pallida: in 8 casi vi era cianosi più o meno pronunziata del volto e delle estremit.a. Solamente in 2 casa In pelle rlel lronro era coperta di sudore. a. Temperatura del c.>rpo. Essa fu misurata, solto l'actcella, in 7 casi; la temper atura mmima lr•ovata fu di :l9,s•, la m&!l• l'ima di 41.5°, m 5 ca~i superava a i<r: devesi però te ne'r conto che molt"' volte si era abba~!Oala la temperatura con bagni ed a~persioni fredde; in lutti la temperatura s i conser"ò elevnta., dando alla malattia il carattere febb rale. La
MEDICA
i213
spiega.:ione piu verosimile di quesla febbre si deve •·icercare nPIIe alterazioni del ricambio matt>rìele. Jn alcuni casi la temperatura aurnenlò dopo la morte, ed una volte arr1vò fino a 43,1". 4. Il polso pe1· 10 più non <'ra percetllbile, quando ~i poteva numerare, era straorJìnariamente celere, piccolo, filiforme L'1tto cardiaco si poteva s~ntire col tatto o coll'orecchio, però era mollo fiacco ed in un caso irre~olare: l'ìrre.golaritu fu sempre osservata poco prima delle morte. J cambiamenti nelle condizioni del polso si dovrebbero ultr1buire all'azione tossica ùell'acido carbomco. L'acceleramento del polso osse••valo in quasi tutti i 14 casi, fino a 160 pulsazioni e sino ad essere innumerabile, notato pure nelle o~ervazioni già pubblicate, si deve aUribuire, in base alle auuali ec:perienze scientifiche, all'alta temperatura dt:l sangue. Il polso fu sempre trovato, oltrechè celere, piccolo ed appena sensibile, ciò che si deve ascrivere parte alla piccola elevatezza dell'onda sanguigna e parLe al hm1tato riempimento delle arter1e. 5. La respirazione era per !o più frequente e superficiale; in 3 casi fino all'apnea. Nella maggior parle era congiunta a rumori, slertoro~a. Analizzando in quale modo le alterazioni dl.>gli organi respl1'8loriì sopradescrille abbiano influito sopra la respirazione nel cvn~o della malattia, sembra essere indub1tabile che le aderenze totali o parz1ali di ambedue i polmoni, come pure l'aderenza completa di t:n polmone costituiscono un ostacolo essenziale alla reSJ.nrazione, favori~cono la produzione del colpo di calore ed al·celerano anche l'es1to mortale. Negli ammalati, che non presentarono alteraziow anatomicbe negli organi respiratorii , e che poterono ancora es~ere o~!!ervati per· qualche lempo negli ospedali, il modo di comportarsi della rt>spil·azione cort'l:-pondevll con quello de· 8crillo dAi fisiologi come prodotto dall'azione sui centri nervosi rh un sangue c:oprariscaldato, alla cosi dt>lla diapnea da calore; !'Ompre accompagnata da frequenza d1 polso. 6. Organi della digestione. Abbiamo gia dallo che tre maIali p•·e~eutavano i segni necroscopici di catarro inteslinole,
f21~
RIVISTA
2 con diarrea ed uno con sospetto di incipiente ileotifo, nel primo di ques ti malati si ebbe emissione involontaria di feci liquide, nel i'econdo vomito l'requentu, nel terzo ventre gonfio e più tardi vomito ed emissione di feci liquide con odore di putrefazione. Il vomito si trova indicato in otto malati, il più delle volte compar•ve tardi, anzi poco prima della mor-te. Verosimilmente esso l'li deve attribuire alla ir·ritazione del cervello nello stesso modo ~che le convulsioni e gli spasmi m11-. scolari. Considerazioni. - Com~ sintomi morbosi proprii del colpo di calore sono da annoverarsi i seguenti: perdita della coscienza, deliquio, cian:>si, temperatura elevata del corpo, mancanza del polso, mancanza della respirazione, o respirazione molto frequente, convulsioni e spasmi mo~colarì, più tardi vomito. È ~tuesta l'immagine della asfissia (eccettuata l'alta temperatur·a), come si mostt·a in qualunque specie di soffocazione, tanto da insufficiente introduzione di ossigeuo per ostacolo alla respirazione, quanto da respirazione in aria po•era di ossigeno. La mancanza d'ossigeno nel snngue può ancora dipendere dalla diminuita capacità dei globuli rossi di fissarlo. Di queste a cause di asfissia n0l colpo di calore si deve escludere la seconda (respirazione in aria pover·a di ossigeno): le altre due all'incontro trovano sufficiente spiegazione nelle presenti , 20 osser,·azioni. In 9 casi fu constatato anatomicamente un impedimento alla respirazione: in essi se il bisogno di ossigeno era aumentato (lavoro muscolare) l'impedimento veniva compensato da una respirazione più profonda e forzata. Ma se la forza musCòlare per ciò necessaria viene pe.r qualche motivo diminuila (sforzi eccessivi, debolezza ~ene rale, mancanza di esercizio), oppure se per causa centrale dovuta all' elevata temperatura del sangue (dispnel:l da calore) la respirazione si fa superficiale, è chlaro che l'introduzione d'ossigeno nei polmoni diventa insufficiente; insllffi· cienza che viene favorita dal rallentamento del circolo sanguigno nei polmoni per indebolito impulso del cuore. Anche il no..
MEDICA
tavole aumento nella frequenza del polso, dovuto parimenti all'alta temperatura del sangue, é già di per se solo causa di impedimento nel corso e nella distribuzione del sangue. Ma anclle quando non esista un ostacolo anatomico vtsibile alla respirazione si può supporre che la notevole frequenza e superficialità della respirazione in seguito alla elevata temperatura del sangue (dispnea da calore) che pu.ò giungere fìno all'apnea, insieme al contemporaneo indebolimento dell'impulso cardiaco, può produrre un impoverimento d'ossigeno nel sangue più o meno rapido, ed un relativo aumento di acido carbonico. Circa la seconda cau:>a dell'a!:tftssia, cioè la diminuita capacita del sangue di assorbire ossigeno, esiste già pre ..entemente una serie di esperienze che provano una diminuzione di questa capacità nella temperatura elevata del ~angue come avviene nel colpo di calore. Se noi raccogliamo ancora una volta le cause dell'asfissia, che caratterizza la forma morbosa del colpo d1 <'alore, noi ,·eniamo al risultato che un impedimento al ricambio gasoso dei polmoni deve essere considerato come fa causa essenziale di tutti i casi di colpo di calore. Questo impedimento è in parte meccanico, e cioe in un numero di casi prodotto da ostacolo anatomicamente constatabile, ed in un altro nu· mero di essi doYuta ali" accelerarsi e rendersi superficiale della respirazione fìoo alla sua sospensione in seguito alla alta temperatura del sangue (dispnea da calore), l'>empre congiunta con disturbi della circolazione (acceleramento del polso sino alla sua Mspensione, debolezza del cuore). D'altra parte l'ostacolo alt•icambio gasoso polrnonare probabilmente nel maggior nume1·o dei casi, è nello stesso tempo anche chimico, in quantocbè, stando alle noslre cognizioni attuali, con una temperalm-a elt>vata del sangue ~ diminuita la proprietà dei globuli rossi .di fissar-e l'ossigeno.
1216
RIVISTA
C. Corso ed esito.
Nei casi che non terminavano subito colla mort.e, ~i m·eva ordinariamente mediante la cura intrapre~a un le:;tgiero e transitorio miglioramento, in quanto che il polso e la respirazione si sollevavano alquanto: però lostordimenlo,la ctanosi e la temperatura elevata del corpo rimanevano quasi invariati. In molti casi nell'ulteriore decorso compar·ivano coutrazioni muscolar·i, le quali pero cessavano sempre col cominciare del periodo agonico. Sopravveniva allora perdita completa del senso e del moto, e la morte coi fenomeni di una paralisi centt•ale. In alcuni casi la paralisi era preceduta da fenomeni di irritazione, delirio, vom;to, spasmi muscolari. In 5 casi l'edema polmooare fu indicato come causa propria dell~t morte, od !).Imeno come causa concomitante ed acceleratrice; in :3 di questi rasi esistevano aderenze polmonari. I Il. REPE RTI :-<F.CROSCOPICI.
Riepilogando i dati forniti dalle 20 autopsie si hanno per la pura asfissia da colpo di calore, come si manife~l~ per lo più con esito letale nello spazio di :'> ore, il seguen te reperto cadaverico slt•aordinar iamente semplice. Esternamente. - Comparso precoce e lungo durata della rigidità cadaverica. Comparsa precoce e rapido progredire dei segni della putrefazione. Internamer.ce. -Notevole congestione sanguigna del cer· vello; delle meoingi, e dei polmoni, ed in grado più limitato anche dei reni, del fegato e dei visceri addominuli. Tutto il sistema venoso specialmente della melit superiore del corpo pieno di sangue, all'incontro il sistema arterioso relativamente vuoto. Cuore fortemente contratto, ventr icolo sinistro ~empre, ventricolo destro quasi sempre vuoto; orecchietta destr·a Ol'dinariamente r ipiena. Sang11e notevolmente scuro, quasi nero, fluido, non coagulabile: nessuna differenza tra il sangue venoso e l'arterioso. Inoltre qualche volta ec-
MEDICA
t217
chimosi pu.nteggiate sulle membrane sierose e nelle vicLnanze dei vasi; più dj rado ecchimosi più larghe nelle guaine dei nervi e dei vasi, ~ tra le meningi. Nel casi di colpo di calore di qna du.rata più lunga vengono in scena le conseguenze della congestione, cioè l'edema del cervello e dei polmoni. Nello stesso tempo si mostra un riempimento di sangue sempre maggiore déi veotricoli, specialmente del destro, per la comparsa della debolez7.a del cuore, mentre nel sangue stèsso ritorna .la facolta di coagularsi. In 2 casi. con una durata. della malattia da 10 % a 15 or~::: si trovò ,gia paralisi del cuore (cuore in diastole, arodue i ventricoli ripieni). Insieme alle soprad~tle ~esioni si trova eccezionalmente, cotne nel colpo di sole, una incipiente infiammazione delle meningi (aracnoidite}, la quale fa credere ad una azione più forte del calore sul capo (irradiazione sotare). La forma anatomica propria dell'asfissia per colpo di .~a lore presenta dunque, una grande rassomiglianza col reperto dei cadaveri morti per soffocazione; ma una completa ugua· glianza poi col reperto negl-i animali resi asfittici artif:ìcial-/ mente· col ri~caldamento in casse, o coll'esposizione ai t·aggi so1ari. (Obernier, J. Rosentbal, A. Walther ed altri). IV. CURA.. A. Mez~i esterni.
Coi mezzi esterni !:'i cercava )n generale il raffredda mento del corpo e l' ir-l'itazione della pelle. Si usò per lo più l'acqua sotto forma di spruzzameoto sul corpo nudo, impacchi freddi, vesdche di ghiaccio, ir-rigazioni fredde, bagni. L'irritazione della pelle cosi ottenuta si manifesta va per lo più con qualche segno di "Vita istantaneo e passeggiero, come· un movimento, una parola, Ia respirazione piu profonda, l'aprirsi degli occhi~ ma la temperatur~ del corpo r'imase alta.
77
1218
RIVISTA
B. Meui interni.
Il loro uso era naturalmente molto limitato, percbè nel maggior numero dei casi non erano inghiottiti. Quando la deglutazione era ancora possibile si somministrava mezzi di ristoro. Si deve raccomandar·e di non riempire lo stomaco di liquido per la tendenza al vomit{), più utile sono quindi i pezzetti di ghiaccio. l rimedii si amministrarono quasi sempre per iniezioni ipodermiche; si usò l'etere, l'alcool etereo, l'alcool e l'olio canforati; l'etere fu quello che <lied e i migliori risultati sebbene transitorii; se ne iniettarono anche quanlità elevate, per esempio una siringa di 6 eme. ogni 1/ , ora ed ogni 1/ , d'ora. A questo proposito si deve osservare che l'etere e l'alcool eccitano Mlamente a piccoli dosi, in dosi maggiori esercitano un'azione narcotica, che può essere dannosa nel colpo di calore. Quali indicazioni curative emergono dalle esperienze acqui$late circa la natura del colpo di calore 1 La risposta è facile. 1• La respir·szione artificiale, intrapresa e continuata per lungo tempo per gli stessi motivi che si pratìca negli annegati e negli strozzati. ~ L'abbassamento del calore del cor po. A giustificare la prima indicazione valga quanto segue. L'impedimento alla circolazione del sangue nell'asfissia per colpo di calore non dipende dal cuore ma dalla respirazione. La fisiologia ci insegna che nella inspirazione, per la diminurta pressione atmosferica nei polmoni, tutti 1 vasi a pareti sottili della cavità toracica, e quindi le vene polmonal'i, ed in parte anche le arterie polmonari, le vene cave e le due orecchiatte si dilatano e si riempiono più fortemente di sangue. Per ciò da una parte è anche accelerato il deflusso del sangue dai polmoni, dalla cavité. del cranio e dalle vene del tronco, dall'altra parte arriva al cuore maggior quantità di sangue. Anche la corrente del sangue nei capillari del polmone è soltanto una azione del movimento respiratorio e del conseguente cambiamento di volume dei polmoni Se la
MkDlCA
respirazione è jmpedita, o si fa superficiale ed interrotta; di· minuisce pure la cort·ente del sangue nei polmoni ed il suo afflusso nelle vene della cav;ta toracìca e nel cuore; si pro· duce una congestione nei polmoni, nella cavita craniana, e nelle vene del tl'onco; at•riva meno sangue nel cuore e quindi nelle artet>ie: il polso si fa piccolo, filiforme appena sensibjle. Comparisce perdita della conoscenza, respirazione appena percettibile, polso appena sensibile, cjanosi, convulsioni, in bt·eve la imagine dell'asfissia da colpo dì calore. Per ovviare a questo stato vi è un solo mezzo, la respirazione artificiale. Il raffreddamento del corpo che si deve usare contemporaneamente si può ottenere in parte coi mezzi finora usati, in parte coll'uso ipodermico degli antipirettici. , La debolezza del cuore già esistente od incipiente sarà combattuta, come per lo passato, colla iniezione sottocutanea di etere o dì tintura di digitale. ii: importante di sostenere le forze del cuore, poiché sino a tanto che il cuore batte, vi è speranza di conservare la vita. Sul processi di o·alolfloazlone e depositi di acido urtoo nel rene um.ano. - J. NE.UBERGER (Wiener med. Bliitter e Centralb fu r die m ed. Wissensch), N. 29, 1891.
Il Neuberger esaminò un gran numero di re:1i in riguat>do ai depositi di calce e trovò nella maggior parte dei reni, indipendentemente dalla eta della vita e dal tempo più o meno ·sollecito o tardo in cui fu eseguita la autopsia, degli infarti ·di calce. Quando anche Ja osservazione microscopica non <limostra alcun deposito calcareo, tullaviainmolti casi l'esame microscopico dà resullato positivo. Quei luoghi del rene in -cui è depositato carbonato o fosfato di calce si coloriscono. in rosso con la ematossilina, non si coloriscono invece l'es· salato di calce e l'acido urico. Reni con importanti .dep!)sili nella sostanza corticale non sono, secondo il Neuberger, frequenti; un considerevole·de· posito di sali calcarei nella sostanza corticale senza partecipazione dei glomeruli devono sempre destare il sospetto
1220
.RIVIST!
di avvelenamento per sublirnato. Il deposilo di calce si fa principalmente in tre forme: a) incrostazione della tuntca propria con sali di calce; b) riempimento del lume dei eanaliculi per cilindri calcaJ ei; c) parziale o totale calcifieaziòne . di alcuni glomeruli; questi glomeruli calcificati appariscon(} dopo la soluzione della calce, come corrosi. Solo in poehi reni il Neuberger trovò singoli infarti d'acido urico che non fossero visibili macroscopicamente. Non ha avuto occasione di osservare tipici reni gottosi. Flebite b&nigns. delia vena suoolavla. - Prof. NoTHNAGEt.. - (Allgem. Wiener medi~. Zeitung, N. 26, 1891).
Il prof. Nothnagel presentò alla clinica dell'ospedale generale di Vienna un uomo che aveva l'arto superiore destro tumefatto e cianotico. L'arteria del l~to sinistro sano era molle, aveva pareti e ampiezza normali, l'ondata del polso era normalmente alta, la tensione dell' arteria normale. AL lato destro malato l'arteria radiale presentava le stesse qualità. Doveva quindi escludersi che la malattia risiedesse nella arteria, ma bisognava ammettere che causa di questi fenomeni morbosi 'fosse il difficultato dt>flusso del sangue dalle vene della estremità superiore destra, dovevasi pensate a una trombosi di una gr·ossa vena dP-1 braccio. Tali trombosi nei troncbi veno.si accadono frequentemente nelle persone che stanno luogo tempo coricate. Nella chiusura di una vena, l'organismo reagisce nello stesso modo come nella chiusura d'una arteria, si sviluppano delle vie collaterali in cui il sangue può scorrere. Nelle donne si sviluppa non raramente dopo la gravidanza una trombosi della vena femorale che spesso dura per tutta la vita, e in conseguenza di questa trombosi un gonfiore della ~stremità inferiore di quel lato che particolarmente si manifesta nella posizione eretta e seduta e cessa nella orizzontale. Quando una vena é chiusa, in generale questo molto ra· ramente succede per un embolo proveniente dal cuore, come .per esempio tali emboli si lrovano nella arteria polmonale quando vi sono spinti dai trombi attraverso il cuore dai seni
.MEDICA
12? 1
del cervello, dall'arteria uterina ecc. Nelle vene dell"estremità può solo incontrarsi una trombosi autoctona. Quet>te chiusure delle vene per trombi possono prodursi in due maniere: 1• o per semplici condizioni meccaniche (i cosl delti trombi semplici, autoctoni); 2° in conseguenza di ana alterazione infiammatoria della parete della vena (i così dett: trombi flebilici). In quanto alla prima forma, essa avviene frequentemente per la pressione, come quando un tu· more comprime la vena, o si produce pel r·allentameoto della circolazione; sono tali i così. detti trombi ma rantici che si formano nelle vene come nelle arterie negli stati gravi di debolezza, dopo una gl'Ave malattia che ha obbligato lungo tempo a letto, come dopo il tifo. dopo un puerperio, nei tisici, nei carcinomatosi ecc. Questi trombi si formano anche nei piccoli bambini nei seni della dura madre (specialmente nel seno longitudinale) e particolarmente in quelli che sono rifiniti dalle diarree ecc.; in tal modo si producono questi trombi marantici anche nel cuore stesso. Un uomo, per esempio, dopo una grave malattia ..,,a incontro subitamente ad emottisi in conseguenza di infarto emorragico dei polmoni essendosi formati dei trornbi autoctoni noi cuore destro, specialmente nell' orecchiella destra, e quindi spinLi in un ramo dell'arteria polmonare. I trombi della seconda specie, i fiebilici, si distinguono in due gruppi; a) benigni; b) maligni. Una infiammazione franca dellt.l vene può svilupparsi in conseguenza di un trauma od anche senza alcuna causa dimostrabile. Può non raramente manìfe~tarsi nel corso di acute malattie febbrili, come in molli casi di tifo. Queste tt·ombosi avvengono piuttosto presto nella seconda o tet•za settimana, quando non poteva essere questione di grande debolezza dei malati; allora queste alterazioni si sviluppano sotto leggieri r•ipetuti aumenti di temperatura, quand() la febbre era già abbassata: Inoltre le parti in cui ba sede la chimmra sono, al toccarle straordinariamente dolorose. Que~ti trombi flebitici benigni che, il piì1 frequentemente si incontrano nel tifo addominale, si manifestano in alcune epidemie con relativa frequenza.
RIVISTA
Nei lrombi flebitici maligni che sono anche denominati trombi settici, i fenomeni sono un poco diversi. Primi a comparire sono i sintomi della irritazione locale delle venej vengono poi i smlomi della chiusura meccanica dei vasi e finalmente i fenomeni che corrispondono alle qualità selttche del trombo. Da questo lrombo si staccano delle particelle che arrivano nei vasi sanguigni, si genera così la setticoemia, si manifesta il brivido, l'aumento della temperatura, la sepsi secondaria ecc. Lo sviluppo per tali lrombi ~ellici dipende sempre da un' mfezione. Il più frequentemente essi si formano nelle puerpertl e nelle le~ioni del cranio come flebile dei seni. Nel malato del prof. Nothnagel era da esdudere una causa settica, poiché l'anamnesi e il rimanente della forma morbosa deponevano contro; e poichè non poteva trovarsi alcun fondamento per una trombosi meccanica, bisognava conchiudere per una flebite benigna della vena succlavia e della brachiale. Per la terapia poco ci è da fare, poiché non abbiamo abilità di togliere il tt·ombo. Ma nel trombo, finché non ha preso solida aderenza con la parete vanosa, sta sempre un pericolo, potendùsi particelle del trombo distaccare e attraverso il cuore penetrare nell'arteria polmonare. Non possiamo porre in opera che un trattamento sintomatico; dobbiamo far tenere il braccio elevato pér favort re il deflusso dalle vene, e quando il trombo è divenuto aderente, far muovere un poco le dita, allo scopo principalmente di preser vare l'arto dalla perdita totale della motililà. Bulla 4lagnolll della luut'Bolenz.. motorla dello stomaoo. -
StLBERSTEIN. -
(Deutsche med. Woehens. c Centralb.
jur die med. Wissen.sch, N. 2i, 1891). Poi11hé secondo l'Htl,ber la lunga durata del la reazione del salolo nella orina, dopo aver preso un grammo di salolo indica un disturbo della funzione moloria dello stomaco, il Silberstein volle questa osservazione, la cui importanza è manifesta, sottoporre ad altre prove. Innanzi lutto una serie di sperimenti dimostrò che nelle persone con gli organi digestivi sani il salolo ingerito suole essere completamente
III:EDJCA
separato entro 24 ore. Quindi furono fatti glì esperimenti col salolo in 26 malati che soffrivano di gastrectasia dipendente da varie cause. Resultò che Ja separazione del &alolo nell'orina era sempre ritardata. In nessun caso la reazione cessò primà di :30 ore, in molti casi durò molto di più. Sembra dunque che la durata della reazione del salolo· stia in rapporto diretto col disturbo motorio dello stomaco, in quantoché quanto più a lungo rimane la reazione tanto più grave suole essere quel disturbo. Anche nei semplici stati atonici dello stomaco si trova un manifesto rallentamento della separazione delsalolo, tuttavia non è ugualmente regolare come suole essere nella gastrectasia. Finalment:e è da notare che in tutti i casi di semplice ma complicata dislocazione dello stomaco e nelle nevrosi di questo senza di/ sturbi motori, la reazione fu sempre trovata normale. È stata anche ventilata la questione se una alterazione del· l'attività intestinale possa influire sulla separazione del saloto. Un rallentamento è infatti possibile; ma non più di tre o quattro ore; cosicché l'uso del metodo del salolo per la diagnosi della insufficienza motoria dello stomaco non perde di valore. Il Silberstein riassume così i resultati dei .suoi .sperimenti: 1• Il sal6lo è separato dai sani senza eccezione entro le 24 ore; 2' La separazione del l!alolo nei malati che non hanno disturbi motori dello stomaco si fa èssenzialmente come nei sani; 3• Nella gastrectasia si trov:a costantemente rallentata la separazione del salolo, la reazione si può sempre dimostr:are anche dopo 30 ore; con questo meto-do si può distinguere }l) stomaco ectasioo da quello dislocato, col quale può essere facilmente scambiato; 4• Nei semplici stati atonici dello stomaco é regola il rallentamehto della separaziGne del salolo, solo eccezionalmente la reazione è normale; una durata della separazione fino a 36 ore nell'atonia è rara; nella gastrectasia è la regola; 5• La condizione degli intestini non é in generale di alcun impedimento all'uso del metodo del salolo.
1224
RIVISTA
La dlagnoal della morva per mezzo delle iDjezlonlaottocutanee d'un eetratto di baollli della morva. - CH. HEU~fAN.- (Russ. Zeitschr f. o.ffentl. Veterinarheillwnde, N. 5, 1891 e Centralb f. die medie. Wissensch. N. 25).
Già da un anno l'Heliman aveva c6rounicato essergli riuscito con le iniezioni sottocutaoee d'un estratto di bacilli della morva di provocare nei cavalli morvosi sintomi locali e generali caratteristici e di conferire ai cavalli sani la immunità. Ora l'Heliman per allre ricerche è giunto alla persuasione che questo estratto è un impot·tante soccorso per la diagnosi del'la morva. D~:~lo a certa dose determina nei cavalli morvosi aumento della temperatura fino a 40•, forte gonfiore sul luogo d'innesto, diminuzione d'appetito, e manifesta riacutizzazione del processo vi::;ibile, flusso dalle narici, gonfiore delle glandole; ciò che non accade nei cavalli sani. La preparazione della materia d'ir.nesto si fa nella seguente maniera: Le colture di patate di bacilli della morva sonoraschiate e stemperate nell'acqua distillata C{)n o senza glicecerina. Questa emulsione è riscaldata per alcune ore a 50o quindi a 80° e finalmente a 115•, e di poi fìltral.a sopra un filtro P asteur e concentrata a bagno maria. La natura chimica di questa sostanza denominata dal Helim~m « malleina » non é s tata potuta determinare con sicurezza. L'autore é htdinato per alcune reazioni a schierarla fra gli alcaloidi.· A chi conosce le difficoltà della dtagnosi tanto nell'uomo quanto nei cavalli saprà apprezzare la grande importanza della scQperta dell'Heliman. Sulla contrazione riflessa della vescica. ortnarla. - NEwROKI e SKALITSCHEWSKI. - (Centralb. fiir die medie. Wissensch., N. 26, 1891).
I due sperimentatori hanno istituito le loro ricerche sui galli, la cui vescica orinaria era posta allo scoperto per la osser.,azione. Essi ottennero H seguente resultato: per la irritazione dei piu svariati ::te1•vi sen$ibili (nervo sotlorbitale, gra'lde auricolare, mediano, crurale, ischiatico) si pro"o.cano
Mi DICA
contrazioni riflesse della vescica; però l'azione cesrsa se la midolla spinale è séparata dal cervello. In qua~lo ai nervi sensibili della vescica occorre distinguere i nervi spinali e i si_mpatici. I primi saorremo nella 1•-4'- radice sacrale posteriore (specialmente nella 2a e 3"'). La irritazione_ di queste passu, per mezzo di un centro di riflessione situata fra la seconda e quinta vertebra lombare, sulla seconda e terza radice sacrale anteriore che innervano di moto la muscolaLm~a deHa vescica. Questa azione riflessa si effettua anche dopo la recisione dei nervi Jpoga· steici. crii effetti più notevoli sono mostrati dagli sp~rìmenti sui nervi senslbjli simpatici della vescica. Essi sono contenuti esclu_sivamente nel nervi ipogastrici; Ja irritazioM d' ùno, passa, con l'intermezzo del ganglio mesenterico inferiore, sulle fibre motorie dell'altro. Sull~ palpazione dell'addome nel bagno. -
POSWI~l,
da Kissing.en. -
Dott. V. CuLA~ ( Allgen~eine Wiene1· mediz.
Zeituny, N. 26, 1891).
Fra ~ diversj modi fisici d'e~ame degli organi addominali la palpazione non sj può trascurare;,solo.la tecnica per. esegmrlo no'u è facile; e perciò spesso non si è be!l- chiariti di quello che si sente sotto le dita. Un g.rande ostacolo alt:esame con la palpazione dell'addome di molti malati s'incon-tra perché i muscoli dell'addome per azione rifl~ssa si tendono. Qu.esta tensione può in gran parte es-sere eliminala facendo l'esame nel bagno caldo. La tinozza ·deve eS.$ere costruita in modo che l'esame si poss~ far.e comodamente. 11 malato dentro l'acqua può molto più facilmente -prendere successivamente le d.iverse posizioni che un esatto esame richiede. Anèhe il dolore per la preSS,ione delle parli malate è minore nel bagno. Nei tumori · infiammatori della regione c~cale si possono più focilmente rtel bagno che nel letto precìsare Ja 'loro esatta sede e confine. Anche altri tumori (del fegato, della milza, anche il rene ambulante) si possono nel bagno scoprire meglio che altrimenti. In molti casi l'esame
RlYISTA MEDICA
fatlo in questo modo potrebbe rendere superflua la narcosi cloroformica. l chirurghi spesso esaminano nel bagno le articolazioni malate; il loro esame come molti movimenti passivi si possono e~eguire nel bagno più facilmente e con meno dolore.
HIVISTA CHIR URGICA !lielom& delle guaine tendlnee. - A. HEURTEAUX.- (Centralb fur die med. Wissenseh, N. ::o, 189'1).
Dalla comunicazione di cinque ossuvazioni di tal malattia risultarono dati di generale interesse. Il tumore riguardt'i sempre 1 tendini flessori della mano destra, due volte quelli del terzo e quarto dito e una volla del secondo in corrispon· denza della prima falange o sue vicinanze. In allri luoghi non si conosce alcuna sicura osservazione di mieloma delle guaine tendinee, se non fu scambiato con l'ordinario sarcoma. Il mieloma varia io grandezza da una piccola nocciola fino a una noce. Partendo dalla guaina Lendinea il piccolo tumore rotondo la sostituisce completamente; benchè talora si trovino due o tre piccoli noduli in vicinanza del tumore principale, le alLre parti vicine specialmente i tendini rimangono liberi dal neoplasma e i movimenti di questi sono per 1o più del tutto inaltèrati. Il resto della guaina leodinea attraversa a guisa di ponte l'interno del tumore; in questa si osservano come caratteristici i cosi deUi mieloplaxi e vasi con pareti molto spesse. La mancanza di disturbi funz.ionali e il lenlo accrescimento sono cagione che questi malati solo molt.o tardi ricort'ono al medico, dopo 8, !'l, e 10 anni d'esistenza del tumore; il trattamento può solo consistere nella estirpazione. Sul tendine denudato devesi accuratamente riunire la pelle con puuti di sutura profondi e superficiali.
RIVISTA CHIJlURtòlCA
__
,
l ~~-
Sulla •oelta degU aneatetlol. - Dolt. HuNTBR Mc. GutRt::, dj Virginia. - (T!le Laneet, anno LX VIli, vol. 2•1 ln una importante comunicazione della associazione medica di Virgioia il dottore Iluoter Mc. Guire, insiste vivamente eulla scatta discriminativa, la quale deve governare la somministrazione de~! i anestetici in datt ca~i. Egli atlermò energicamente i maggiori pericoli presentati dal cloroformio durante l'operazione, dappoichè lo sfigmografo dimostra che ~sso produce depressione vaso-motoria e paralisi ~ardisca. L'unico caso di morte da cloroformio, presenzialo dal dott. Mc. Guire, occorse nella sua propria pratica. e fu deLermirato da sincope cardraca primar ia Secondo egli opina, l'etere può produrre acuta nefrite o polmoni& poche ore od alcuni gior111 daiJa somminislrazione, donde il precetto di ev1tarne l'impie~o quando si lralli dj un'affezione cronica dei reni o de1 polmoni. A commento dellt• vedule del Mc. Guire, giusta le quali i pericoli dal cloroformio sono solamente immediati, mentre quelli dall'etere msorgono a distanza, vuole essere r ammentato, ~iccome venne messo in chiaro da Thìem e Fischer, che è stato dimostralo seguire la degenerazione acuta del cuore con esito ultimo dj sincope fatale alcuni giorm dopo la sommmislrazione del cloroformio, mentre l'etere, 11e propina lo a mezzo dì un apparecchio, che ne frazioni la dose imptegata, per asempio un paio di oncie pet· operazione a vece delle molte libb1·e impiegate quando si appresta a mezzo d('lla ma~cbera o d• un asciu~amano, cagiona «olo raramente effetti a drstanza su i reni o sui polmoni. Il dollore ~le. Guir a ritiene il clororormio non pericoloso nelle valvolopalie cardiache, ma meno sicuro dell'etere, quando il cuore é grasso o nei casi di cuot·i con innervazione lesa. Egli si pronuncia energicamente, come di co!ìa per1colosa, contro l'abitudine J i opert~re su di un infermo anestetizzalo solo pavzialmenle, che vi riguarda la cau~a di molte morti sotto il cloroformio Conrerms, moltre, che la paura sia una grande sorgente di pericolo per il cloroformio, cosicché, ullora che si manife..ta molto allarme. egli consigliò l'uso dell'eter e: anzi ii .Mc. Gutre
12~8
RIVlSTA
riconosce alla assenza della paura le statistiche favorevoli della anestesia cloroformica nei parli e nelle operazioni ~'U i fanciulli e ne,gli o~pedali militarL È condannevole l'uso di apprestare l'alcool quale stimolante prima dell'anestesia, perchè ne consegue più protratta la durata del periodo d'eccitamento e produce nausea e può più facilmente insorgerne vomito. Il dottor Mc. Guire chiude la sua comunicazione con una opportuna protesta sull' esclusivismo, che taluni portano nelle dispute ed insiste. sulla necessita di riconoscere i vantaggi e gli inconvenienti tanto dell'etere, che del cloroformio. Certamente, egli dice, che il feticismo e la intolleranza non dovrebbero intervenire in questioni del pe:w di quella in discussione. F. S.
La questione dello shock durante l e operazioni praticate sotto l'azione degli anestetici - (The Lancet, anno LXVIII, vol. 2•). Sempre viva o più che mai di attualità, indubbiamente a profitto della umanitA e della scienza, é la questione degli anestestici. TI ~domale inglese l"Crive come un corrispondente, riferendosi alle recenli notizie di morti sotto il clorofo1·mio, chiami l' aUenzione al fatto dell'essere esplicitamente affet'mato che in un caso rinfermo non era completamente anestetizzato, quando !"i iniziò e si completò l'operazione; mentre nell'altro la morte occorse prima che il paziente fosse completamente ane~'tctizzato. Molti osservatori han ne. rimarcato ciò che essi ritenevano qullle sincope riftessa durante l'imperfetta anestesia, ed il dott. Lauder Drunten sostenne che l'imperfetta anestesia ren · deva il paziente parlicolat•mente facile alla sincope cardiaca a causa della affE>renza delle impressioni sensorie traspo1·tate dai nervi cutanei o dai viscerali. Egli è, per fermo, un fenomeno comunemente riconosciuto che la legatura del cordone spermatico, la manipolazione degli intestini e lo stiramento dei visceri intra- addominali producono, Rnche solto
CllntURGICA
1229
l'azione del cloroformio, non solamente accentuate variazioni nel potso, ma eziandio alterazioni nel ritmo della respirazione. Durante gli esperimenti falli dalla recente commissione di Hyderebad (le cui conclusioni io ripo1·tai nel nostro giornale) non:apparve occorrere nei cani simile influenza sull'azione del cuore, almeno per quat;~to la commissione polè riprodurre negli animali inferiori le più complete condizioni dell'esperimento, siccome vien presentato dagli esseri umaui, sottoposti ad un'operazione sotto il cloroformio. Probabilmente nel risolvere questa e consimili ques~ioni si dovrà riconoscere quale fattore là differenza, derivante dalltt maggiore o minore elaborazione del sistema nervoso negli animali, umani od altri, r.he vengono sottoposti ad investigazione. F. S. Le ferite -del fegato. - (The Laneet, anno. LXVIIl, vol. 2').
Il Medical Mirrqr di S. Louis pubblica una comunicazione su di casi molto interessanti di ferite del iègato, fatta alla associazìone medica di quella città. · Il primo ed il più importante dei casi è quello r~guardante un uomo -di ventidue anni, rjcovel'ato all' o;:.pedale civico il 20 aprile dell'anno in corso F>otro la cura del dott. H. C. Dalton, per ferila da punta del!'epate. L'individuo un'ora prima di presentarsi all'ospedale era stato ferilo all'addome con un coltello a lun'l?"a e stretta lama. V' -era una piccola ' ferita nella linea mediana, un pollice al disotto della cartilagine ensifç~rme. Non venne in sull~ prime supposto che la ferita -ave~ se penetrato in cavìta, comechè nulla fosse presente a provare siffatta evenienza, nè dulia parte della co~dizione del ferito nè da quella dello stato della ferita, Senonchè ,poco dopo insorse dolore, la terupera tura ascese a circa 41• C. ed il pols.o raggiunse 102 battiti. Allo1·a con una incisione mediana venne esplorato il fegato, e fu constatala una piccola ferita sulla superficie superiore del lobo sinistro, lunga mez.zo pollice. Il dito, passato sotto jt fegato, sorprendeva una vasta ferita lacera in prossimita del diaframma, dalla quale sgorgava un'allarmante emorra~·ia.
1230
RlVISTA
Yenne lirato su 11 fel'!alo ed abbae~alo lo stomaco, ma la era cosi abbondante che !.<J dovette rinunciare alla pnmith·a Intenzione di portare una sutura sulla ferita. limitandosi a zaffarla con una grande quantità di garza, il che arrestò la emorragia, rimanendo però mollo sangue nella cavila per1toneale. Il terzo superiore della ferita fu lasciato aperto per mantenere fuori le legaturt~ della gana, e la parte nferiore venne chiusa mediante sutura di seta. Per poche ore SE'guJ un grande miglioramento, poi si ridestò il dolore, l'infermo si fè inquieto, il polso montò a 140 e la temperatura a 4t,4• C. Venne novellamente somministalo etere, fu tolta lu garza e si estrasse una notevole quanlilA di grumi san!.!uigni dalla cavita peritoneale. Nel rimuovere la garza l'emorragia si presentava non meno dìffu!.<a che alla prima medicatura, cosicchè la ferita dovette essere di nuovo vigorosamen~ zaffata. Per alcune ore l'mfermo segui ad essere mollo inquieto ed in grande ansia, ebbe fre.{uenti voro•ti, mentre il polso batteva rapido e debole, In temperatura era 39" C; associata a sete eccessi\'&, la quale si allievava coll'ingestione di abbondante quantita di aequo.. A distanza di otto ore si dileguò il dolore, ces!.<ò rruasi affatto il vomito, la temperatura scese a 38,~ C, 8 92 il polso: quarantollo ore dopo la seconda medicazione fu allontanttta la garza, senza che questa manovra riporLasse in atto la emorragia. Toll1 alquanti gt'umi sanguigni, la cavité peritoneale venne intieramenle lavata e chiusa. La ferita guarl per ~ranulazionc, e l'infermo le~ciò l'ospe· dale in perfetta ealule un me~ dopo del suo ingresso. In un secondo caso, un uomo di venticinque annt aveva r iceYulo una ferita d'arma da fuoco al dorso, inflillagli alla distanza di venti metri. Il proiellile penetrò un pollice 8 de!'lra dell'ultima vertebra dorsale, e si allocò sotto la pelle al livello della mammella destra e ad un pollice al di fuori di e:;sa :\el suo tragitto il proiettile era passato attraverso il rene destro, il fegato, ed il polmone destro, attestando per la lesione del primo la presenUl del sangue nella urina, il .successivo manifestarsi della itterizia ed un'estesa polDJO• nite per la ferita dell'epate e del polmone.
emorra~tia
CHIRUilGICA
U3t
Lo shocl• al pr1mo momento si esplicò con molta gravitA. Ciò nonostante. l'infermo guttri, senza intervento operal1vo, in sei settimane. Il terzo caso r1guardava un uomo di ventiquattro anni, colpilo da un proiettile di revolver alla distan2.a di quattro piedi. La palla, entrata all'altezza della cartilag10e ensiforme, due pollici a destra. si allogò due pollic1 a drilla della undicesi ma vertebra dorsalt.o, ferendo il fegato ed Il rene de~tro, ula non si stimò oecel:!sario procedere ad operllzione di sorta. E l'individuo, ristabilitosi rapidamente, lasciò l'ospedale dopo 18 giorni. Il dott. Dalton riferisce altresi di un uomo, slato solto la sua cura due anni indietro, cui un proiettile aveva Lrapa~ salo H fegato, il d•aframma, la pleura e g;li aveva f'eoetralo indieLro la cavilA periloneale, per collocarsi poi nello spazio post-peritoneale della regione Jombare di destra. Le feci venivano fuori attraverso la incisione pt•aLieala per l'evacuazione del pus. ciò che dimostrava come l'intestino rosse stato ferilo dal proiettile. E l'individuo raggiunse la guarigione. F. S. Tr&tt&menw Jnt.n:lo delle fratt1lre. - Doll. De V ARON A , v GONZALES del Vaille. - (The Lancet, anno LXVJIJ
vol. 2•). Il prefalo medico di:ocule. in una tesi di concorso all'A \'8118 il vantaggio di prescrivere il fosforo solto varie forme ai fratturati. Egli condu~se una serie di egperunenlì su i cani e su 1 polh rompendo il femore di ques~t ammali a mezzo di un osteo-clasle e fl<lsaudo poi il membro con le stecche. Allora egli sparli questi animali io due Rruppi, tralLandone uno coJ fosforo interuamenle solto varie forme. non appre$landone all'altro. Il r·isultalo ru che il callo si formò più abbondante e più solido negli animali lrallali col fostlto di zinco che in quelli lrallali col fosfato di calce o negli allr.. cui nulJa era stato somministrato. Si!fatti risultati vennero confermati da osservazioni praticate nelle sale chirurgiche, ove si constatò che i fratturati,
123~
RJ\'ISTA
i quali avevano pre~o quotidaanemenle da un quarto ad un otta'\"o di grano di fosfito di Zinco, ebbero guarag om eccc~ìonalmenle buone e rapide. L'unico dfello c;pia cevole pr odotto da questo lraltamento fu che uno dei tliciotto fratturati sui quali venne sperimentato, ebbe a soffrire di una leggh~ra ùiarl'ea, e che in un altt•o il pol~o si fè lento e duro. Bench•\ non nuove. chè più volle vennero regista•ale nello letteratura medica. que"<te r icer·che si presentano utili e J>O"'· ~ono riprendersi cou vanta~gto. F. S. ID!lesto oiSeo & mezzo èl1 soheggte dec&loUloate . - Dott. ~fuRt\AY. - ( The Lancet, anno LXVI II, voi 2").
Il Murray, dopo essers1 riferito ai favorevoli risultati ùel Miller, riporta come di recente gli sia occorso nel git·o di due mesi di riusc1re nel trapiant.amento di rrammenlt os,.ei prevontivamente decalcificali nelle patologiche cavilU os~eP, consecutive alrasporl8zione dt prodotti tubercolari. ~el primo •'ac;o si trattava di una ranciulla dodicenne, sotlerente d1 rnalullia tubercolare cronica del carpo, delle ossa delra\'ambraccio e dell' articolazione del gomito. L'estremo inferiore df•ll' omero era altresì iD tanta estensione intaccato da aver si ùovuto dmdere rosso per un polhce e mezzo al ùi sopra <lei contlili. La cavità miJollare al punto della se:tione e ra ripiena Ili materie di apparenza malata, gelat1notoa, e l'interno dell'osso fu ra~chiato pt:r una estensione di due pollict prima di raggiungere il midollo sano, cosiccM dell'oRso non r1maneva che un semphce guscio. Questa cavita il clollore Murray ricolmò con frammenti di osso decalciflcato bene impregnato di jodoformio. La ferila guarì, ma lentttmeulc, avendo il Murray dovuto incidere attraver«o vecchi :-eni, ma il risultato fu molto incoraggiante, essendosi o t.tl'nulo un solido monconu, per quanto un poco bulboso, dovuto all'eccesso della nuova formazione oss..a. Il ~P.condo caso fu su di un fun<:lullo a 6 anni, il quale presentava una vecchia allezione del larso con un seno ~ulla superficie interna del pt•imo mPtai.Qrso. Il Murray dilatò nm· piamenle il ~eno, scavò poi la più gran par te del p1'1mo me-
CRJRUR.GICA
totarso e, probabilmente, i cuneiformi H1lerno e meJio: lu cavita ril'ultalane venne allora colmata tli frammenti decalcillcuti e la pelle riuruta ad eccezione di un'arerlura per un tubo a Jrena~j;tio. Pochi frammenti m vicinanza del drenaggio u~cirono in ~egnrlo an forma tlr scolo asettico gelatino!'o, ma la was..•ma parte degli inne!!lt aderi e.J il piCcolo !'eno, tuttora rt.'"iJuo, :!Nlnula r!ipi.tamente.
L' appUoaz:lone 4egU .aotcU mlneralt nella neoroal. (Tite f..ancet, anno LXVIfi, vol. 2'). Secondo ne -.cri\'C in un giornale norvegese il dott. Ole Dull, ti suggel'imenlo dì .un chirurgo lllfde~e di impiegare rac1do solforico contenente una certa quantiUJ dJ actdo ,.;olroroso per distaccare le parti ossee nec1·osate non P. del lutlo conveniente, inquantochè l'acido solforico forma il ~olfaw di calcio. che, essendo 1nsolubile ed opaco, impt-disce all'acido di agire sugli !'lrali più ptofondi e na conde la vista dello parte ammalata. Peraltro egli trova che alcunJ acid1 minerali agi!'<cono m maniera molto più sodòisfac~nte. Dopo una lunga «erie òi esperimer.ti li doll Ole Dull è venuto alla conclusione che la piu conveniente applicaz1one è una !'nJutione al 4 p. fOO di acido idroclorjco, da lui usalll con rilevante successo n1•lla necrosi e nella carie ciell'o$50 temporale. Questo acido forma un !'8Le !'<Oiubile di calce ed e ben toll~rato dal mPalo t'sterno ed anch~ dalla CS\'ila d~l limpatìo. In cast, ne1 quali erano «tali &$portati polipi a meno del ~81\'ano-cautet•it) o clell'aci3o cromtco, ht medicatura d• l moncone coll'acido •d•·oclorico riuscì pienamente, Olli fu necessario conlinuarne le upplicazioni per circa tre mesi. F. S.
8tu4l •ulle oontu.Soni dell'addome 4a calci dt cavallo - ~fon. - (f'entrnl/J. f Chir.. :\. 25, 1X!H). Delle nove storie cliniche annesse al Javot•o chd porta titolo, tlue p1·eseolanc uno spec1ale interesse chirurgico.
que~to
-;s
R!VISTA
,
Trattasi oel pt'imo caso di un soldato che venne colpit() da due calci, di cui uno alla regione ombelicale, l'altro alla regione lombare. La cuea fu aspettante e il paziente mor l nelle 48 ore. Alraulopsia si trovò, oltre ad una lacerazione :::.uperficiale della milza, una rollura longitut.linale ùell'ioleslìuo teuue tra il terzo medio ed inferiore. L'apertura era chiusa da aderenze delle anse vicine; però ésisteva perilonite diffusa. Il secondo caso si t>iferisce parimenti ad un soldato, il ql.Iflle ricevette un calcio alla regione ombelicale. A cegiooe dei sintomi morbosi che rapidissimamenle si aggravavano vt nn e praticata la laparotomia nelle pr·ime 12 ore. Nella pen·te piu fortemente conge::>liouata dell'inteslHlo tenue sì scoprì una piccola fer·ita lacera, attraverso la qualo faGeva ·ernia la mucosa pure lacerata. Nelle vicinenze vi erano lrt cci e di materie intestinali. Si fece l'entet·orafia e la disinfezioue del pertloneo. Il decorso fu disturbato da qualche complicanza, ma ne segui completa guarigione. L'autore "<tudia inoltre i casi riporLali dal punto di vista statistico e cet·ca di stabilire quale proporzione esista in fJUe,.,ta specie di traumi fra lt' lesioni leggere e le gravi che nf' conseguono ed il risultato di queste ricerche fu idenli<'o a quello oUeuulo da Beck, cioè che in un terzo dei casi avviene la lesione intestinale. Una osservazione non priva d'interesse fìsiolo~ico si è • (iue:;;ta, che l'autore in un gran numero di autopsie tanto sul vivo che post mortem creJe d'a ver constatato che immedia ta mente dopo la lesione intestinale, avviene una dila· tazione della parete direttamente colpila ed una contrazione delle porzioni d'intestino superiore eJ inf~riore alla pa rte lesa. In progresso di tempo invece questi rappor ti si mostrano inverti li. L'autore vor rebbe vedere in questo fenomeno, un fatlo provvidenziale, un atlo protettivo -della uatura per impedir& l'uscita delle materie intestinali ed a questo fatto attri!.Juisce i numerosi casi in cui si manifestano relativamente lat•di i fenomeni di !Jeritonile. ~ello studio anatomo-patologico dei casi l'autore distingue tre forme di questa lesione trauma tica, cioè : t• lo scoppio
• {;HIRURGICA
1-235
<li un'ansa intestinale, 2" la contusione, e 3• il completo strap-
pamento di una porzione d'intestino. , La prima forma si verifica quando un'ansa intestinale molto ripiena viene dal calcio compressa contro la colonna vertebrale, la colonna di liquido che , trovasi nell'intestino non può sfuggire ad un tratto e non potèndo subito allontanarsi eset•cita neces:=ariamente una pressione sulle pareti, che è cau~a dello. scoppio. In questi casi la ferita lacera si fa sempre alla parete che sta di fronte al mesenterio. La contusione avviene quando l'ansa intestinale è vuota oppure piena d'a riai e lo strappamento non rappresenta che una specie di contusione. Dal punto di vista clinico le lesioni a<Idominali per calcio -d i cavallG possono essere distinte in leggere, mediocri ~ .gravi. Però non possiamo annettere a questa distinzione un g1·ande valore pl'atico, poiché la diagnosi, specialmente .delle forme miste, che sono frequenti, é circondata ancora 'da molla incertezza. A proposito della diagnosi l'autore richiama l'aUeozione sopra un mezzo diagnostico poco conosciuto finora, che in molti casi gli fu di grande aiuto. Egli asserisce -cne si debba ammettere una lesione di continuo delle porzioni superiori dell'iiltestino, dal manifestarsi dei dokH·i vivìssimi. dàll'alteraz10ne della fisionomia poco tempo dopo -che il paziente ha inghiottito del liquido, i quali fenomeni sarebbero prodolli probabilmente dallo espandersi del liquido nella cavita periloneale. Se un tale effetto si palesa cosi prontamente1 come opina l'autore, si dovrebbe prece· dere con molta cautela nell'impiego di questo sussidio dia· gnostico e non si dovrebbe applicare che qualche tempo <lopo avvenuta la lesione, tuWal più dopo iO ore, quand.o cioè le piccole lacerazioni lntestinali che spontaneamente ten.dono a chiudersi sarebbero già obliterate dalle av\•enute ad~renze. Moty rifiuta la laparotomia a scopo diagnostico;- all'inc<mt.ro si dichiara caldo partigiano di questa operazione nei casi in eui la diagnosi di lacerazione può essere stabilita èOn una relativa sicurezza. La peritonite g·ià esi,Stente non costilui· rebbe una Controindicazione alla laparotomia, meno in quei
B36
RIVISTA
casi in cui la complicanza fosse accompagnata da una troppo bassa temperatura, che é sempre segno precursore di esito infausto. Stu41o aperimentale aalle ferite d'&rmt. da fuoco penetr&ntl dell'&ddome. - SCHACBNER. - (Centra/b. f. Chir. , N. 25, 1891).
l risullati forniti all'autore da una lunga serie di sludll sperimentali gli permisero di portare IJU&Iche contributo alla soluzione di alcuni (1uesili interessanti la chirurgia addominale Pare che egli abbia potuto .specialmente conrerroare e stabilire con questi studi cerle regole per il trattamento delle ferite d'11.rma da fuoco del ventre e dei visceri contenuti in quella cavità e cogli sperimenti sugli animali determinare quelle t·egole chirurgiche elle possono renderei piu favore- · vole i! pronostico di quelle lesioni. Gli esperimenli dell'autore (4:> io numero) sono distinti in tre gruppi, cioè an lesioni c.l'arma da fuoco seg01te da operazioni chirurgiche; lesioni d'arma da fuoco senza trattam ento operati vo ed in spel'imonti· sui singoli organi. Dei 32 sperimenti della prima cl~sse, J7 finirono colla guarrgione, cosicchè la mortalità, fatta a:;Lrazione da un caso seguito da morte immedtata, raggiunse il 45,1 p. JOO. La morte avvenne in 10 casi entro le prime 24 ore dopo l'operazione, in 4 cagj un po' più lardi, ma sempre durante i primi quallro giorni. Le cause di quella mortalità furono 2 volte l'emorragia, ;) volte lo shock (:~,ì p. 100 dei casi ru m01·le), G volle l'infezione settica (42,8 p. 100 dei decessi) ed una volla lo shock in seguito ad una operazione r esasi necessaria per combattere una ostl'uzione intestinale. lnollre l'autore crede fermamente che i risultati sarebbero stali migltori se si fosse potuto eseguire le operazioni, specialmente le laparolomie, in condizioni più favorevoli. Dei 5 casi della seconda serie, 41inirono colla morte, cioè 1 in seguito a shock, 2 per emorragia, l per infezione settica e solo uno in cui veramente non si era accertata l'esistenza di lesione viscerale non fu segutto da morte.
l
CHIRURGICA
1~3i
casi Jella terza serie, resezìone parziale del fe[(ato, della milza, ecc., ebbero lutti decorso ed esito favorevole. Jn base alle sue ricerche l'autore venne nella convinzione che, avuto r1guardo all'incertezza di una diagnosi determi· naote, sia dovere del chirurgo proceder e senza indugio alla laparolomia in ogni caso di ferita addominale per arma da fuoco, ben inteso con tutte le po~sibili cautele. Circa al taglio delle pareti addominali egli preferisce quello sulla linea alba, anziché partire coll'incisione dalla ferila esistenLe e ct•ede potersi consigliar•e f}Uest' ultimo metodo solo per il caso che •i sia da supporre che il pr·oiellile si sta fermato sul peritoneo, oppure quando il canale della ferita ri· chieda una speciale dtsinfezionG. L'autore noli si mostra uno zeJantc fantore d.el processo di Senn. Anzi tutto quello che dice in proposito di esso metodo suon& un'aperta condanna, in quanto che l'insuffiazione di gas idrogeno nell' ìnleslino appor terebbe mag~iori danni che vantagg-i e ad ogni modo questi ultimi non Sfn·auno mai qual i ce Li può dare una esplorazione dopo laparotomia. Per quauto riguarda le singole operazioni. le ferite inle· stinali che non raggiungono il mesenterio dovrebbero essere tra tlt1te colla resezione parziale. Le ferite più grandi interes!"anti la fàccia mesenter ica del lubo intestinale dovrebbero curarsi colla resezione completa, ma nelle ferite intestinali multiple non troppo lontane tr-a loro conviene la resezione di tutta l'ansa. Le ferile dei reni, a meno che non siena superficiali. si tratteranno colla nefrectomi.a: le fer ite del fegato e delia milza colla sutura dei due fori del canale allo scopo di frenare l'emorragia, oppur e si tratteranno colla .resezione di una porzione dell'organo. Da ultimo è da stabilire per regola che ai primi segni di perilonite suppur ata Ri proceda all'apertura, alla disinfezione ed al drenaggio della ravità addominale.
H38
RIVISTA
StucUo comparativo degU eft'ettl prodotti dalle palle del fuoile Gra• 41 11 mm. e del fuolle Lebel di 8 mm. DELORME e CRAVASSE. (Centralb. f. Chir. , N. 24, 1891).
Le differenze tra l'azione dei proiettili del moderno fucile francese e quella dell'antico proiettile di 11 mm. fucile G•·as dipendono in gran parte dalla magg10r forza di penetrazion& de! proiettile Lel>el di piccolo calibro, dalla poca sua deformabilità e dal suo piccolo diametro. Per tutti e due i proiettili l'efleLlo sta nel medesimo rappor·to colla loro velocité, ma la lesione locale prodott~ dal proiettile Grfl~ è più gra,e. Gli effetti esplosh•i nei colpi vicini si manifestano egualmente per i due proiettili, ma per quello a piccolo calibro la zona esplosiva comincia a 300 metri per il proiettile di 11 mm. soltanto a 150 metri. In ambedue i casi le ferile di entrata sor passano solo eccezionalmente il diametro del proiettile. Siccome le lesioni d'entrala e d'uscita del proiettile di 8 rom. sono più piccole, ne viene che le lesioni prodotte dal medesimo presentano più facilmente il caraUere delle fer1te sottocutanee. Se la ferita d'uscita ha il diametro dell'apice del dito ind•ce o del pollice si può ammettere che si sia prodotta frattura comminuta con scheggia libere; col proiettile di 8 mm. la forma lacera del foro d'uscita lascia gia sospettare tale lesione ossea. Nei colpi sparati ad eguali distanze, e fuori della zona esplosiva, le fratture dia· fisa rie si presentano in egual modo e l'azione dei due proiet· tlli deve riguardarsi pressoché identica, meno piccole differenze che starebbero in favore del proiettile di 8 mm. Alle distanze di 800-1200 meLfi le ferile- fratture prodotte dal proiettile a piccolo calibro sono meno comminute, pr.esentano minor numero di scheggia Jibe•·e, e di fenditure, nella ferita d'uscita si vedono raccolti in minor numero frammrn ti liberi, quindi si hanno lesioni meno gravi. A distanze maggiori, al di la di 1200 metri le condizioni si cambiano in favore del proiettile antico, verificandosi in questa zona per il piccolo proiettile forme di lesioni ancora relativamente gravi. Le ferite articolari del piccolo proiettile Lebel presentano in generale caratteri di minor gravita.
CHIRURGICA
Det dellrll poat-op•ratorll. - LE DE.sTu. -
1239 (Centralb. fiir
Chìr., N. :H, 1891).
Le Denlu riporta dodici casi da lui o~servali di delirio nervO!'O dopo operazioni. Jn sette casi il delirio era furio!' o, mentre in cinque allri pre!'entava Ja forma mehwconica. A r:r· giungendovi i casi da lui raccolti nella letteratura chirurgica, il suo materiale si compone di 68 osservazioni, delle quali 38 si rireriscono ad operazioni praticate sugli or~ani genitali femminili. Il decorso della fer'ita non fu mai disturbato dal delirio. Il delirio si manifesta fra il "Secondo ed il quinto gic•rno, dura alcuni giorni ed anche qualche settimana e può anche condurre a morte; e queslo esito si avverò in due dei casi osservati dall'autore, in uno consPcutivamente n resezione della mascella inferiore, nell'altro in seguìto a cura radicale dell'ernia. Le conclu.,ioni deJI'autore a proposito di que$:t& complicanza si po~sono compendiare come segue: 1" In seguito ad ope; azioni chirurgiche ~i manifesta talora uno stalO morboso generale a forma delirante completamente indipendente da infezione s:Pttica e da alcoolismo. 2• Con ciò non si deve dire che il trauma, come tale, !'\ia la sola causa del delirio indipendentemente da una certa disposizione. 3" Alcuni casi s'avvicinano all'isterismo, alla mania, alle demenza senile (anemia cerebrale, delirio da inanizione). 4• Se pure certi cas• ~ono causati da avvelenamento òi morfina, clol'oformio, iodoformio, cocaina, tutta via questa spiegazione non si adatta a tutti i casr. !)• Forse molti deJirii di questa specie sono da attribuirsi ad uramia. 6• Una lesione del cervello non costitui!'ce una predisposizione al delirio.
RIVISTA
Contributo alla cuuiJitloa delle ferite d'arma da tuooo del petto. - BARO~~r.tOE..'I{. - (CeMralo. f. Chir ., N. 2.l, 1891).
Bardeleben presentò alla socielA medica della Car·ità un ammalato il quale i11 un accesso di dehrio l•foso aveva tentato suicidarfli con un colpo d'arma da ruol:O al peUo; il deco.r!';O della fer·t.a non presentò alcuna particolarità degna di menzione. L'interesse principale dd caso sta nell'eziologia del tentato suicidio. Tra le lesioni d'arma da fuoco all'ospedale della Carità si osservano con una t•elativa freflllellza le ferrle giranti del torace, il cui meccanismo però non SI spu~g:a nell'ordinario modo, cioé col decor·so lli'CUtlto dd proiettile lungo le costole, ma iuvece ammettendo che il suicida al momento dello sparare l'arma s'incur•va tanto della persona che la sua colonna vertebrale va a fot•mar·e una ficoliosi concava verso srnislra; la canna della pistola, che è tenuta colla mano desLra, ha la direzione verso siniSll'8 e indietro di modo eh~, concor·rendo questi due momenti , con una carica non Lroppo forte e con un calibro non troppo grande può avvenire cbe il proiettile con un decorso veramente rettilineo formi un canale che, cambiaodo la po~izione del corpo, a~suma !lOi una direzione curvilinea. A v venendo c1ò è anche po!;sibile che il proiettile esporti un frammento di (:Oslola con tutta la pleura e l'a.rtt!ria intercoslale, che 'POi queste parli cadano io necrosi e che la conseguenza di quest'ultimo processo sia la comparsa piu o meno tardiv&. (4 6 giorni) dell'emotorace o Jeii'Prnopiolorace. La queatlone su otò ohe produce e olò ohe previene la anohllosl delle artloola.ztonl. - Pur::Lrs. - (Centr alò. f. Cllir., X. 27, 1891).
Phelps combatte l'opinione universalmante adottata che una articolazione sana, la quale sia tenuta immobile per molto tempo. ven~a rolpita da anchilosi; elle inollre in una artico· laz•one malata non si pos~;a prevenire l'anchilosi o la rigidilu ::.e n0n •mprimendo tlel rnov1menli .
CBIRURG-lCA
t3~ t
Pt>r dirnf><~trare che queste dottrine <~ono erroMe el!li in~litw esperimenti "Opra dei cani ai quali egli tmmobilizzò le
membra per un periodo da sei sellimane flno a cmque mE>'~i. !..'articolazione coxo-femorale di un can~>, al quale egli aveva. tlc;!>ala J'estretni!à pOSteriore in rorle fleSSiOne, COIJa qu&}H po<~tzione la pr.·ssione interarlicolare diventa ine~ale, mo,.lrò un coloramento bleu l'~Cu ro al capo femorale con una corrispoodPnte macchia o~r.ura nell' acelabolo1 mentre tutte lt1 altre articolazioni della stessa e'llrt-mi!à mant.enn•·ro l'aspE>tto normale. Mentre la sinoviale apparve in islHto tl'liologico, "Ì trovò su lltllo il capo femorale e s ul legamento rotondo 1111 notevole !'!lato conge.qttzio. t muscoli Prano rortE.>mente atroflz.zati. Colla unmobilizzaziooe dell'e<~tremit.à anteriori, le f(Uali si lasciano fls~sre più ractlmente, l•· ri«peltive articolalloni dopo tre me"• e meno nulla m~trarono di abnorme. In base a questi ~perimenti l'autore cr·ede poter conchiu· dere che ls semplice immobilizzazione di una articolazione, anche se 1•rolungata per c.nque mesi, non è sufficiente pPr provocare un'ancbilo"~t, cl1e perc10 non è assolulamenle necesMrio iJ movimento che s i suolP imprimere ptw preveni1·e l'anclliJosi ,. per mantenE-re la normale co<~tituzione degli elt>menti artico! art; e cor.chiude ancora cbE>, se un· articol&zione tenUlt.i n riposo é colp1ta ù'anchilost, que«La non ~i manifesta per la immobilit.A subita, ma pet' cause patologiche. Ferite e leptura 4ella veaa femol'&le . -
M \:\BR.\C. -
(Deat-8. 1ttet!. Woehens., ~- 2~, 1j:t91).
Con uu uccurato rì!:lcontro di tutte le osservozioni spar::.e nella lett.erntura medtco-chirurgica, r1rerentisi a lesioni ed ai!Acctature dell'arteria femorale, <·h ~> egli raccol~e io numero di g3, raulore si pro1,one di rì«olw·re un· importantissima quE.>stionP fii cbirur gta che lullora si sta dibattendo, cioò comt> si deve comportare il chii·u r~o di fronte alle lesioni di que5'lo vaso Tale que.<~lione mer iterebbe d'essere studiata con un accordo ed umfor roitA rh vedute e tnnto più l'i fa sentire questo bisog110 in q11anto che tanto le singole osser-
RIVISTA
vazioni come i ri<~ullati delle t•icerclle anatomiche hanno couuollo tlno ad ora a conclul"iont conlraddillorie. La scuola francese moderna ~pilanata .la Vern~'uil «o!->liene che, per la presenza dt ana~Lomosi tra l•1 vene deli'cstremilà ìnfer1ori e del bacino, l'indtcazion~> dala da GeN~oul dell'allacctatura dell'arteria femorale allo scopo Ji prevenire la gangr ena sia da riiìutarsi as~olutamenle. In Germania troviamo una scbiern d'illu<>lri chirurghi che si sono dichiarati rautort dell'allacciatura dell'arterta remorate secondo il processo di LaogenLeck. Nowineremo fra rtuesli Busch, Bardeleben, Hueter•, Kocher, Habe, Krask, ecc. Ve ne sono pet·ò altri che seguouo la oppn:.l.a dotlrtna e lt•a •tueslt ~ Ber:,rmann. Infine alcuni altri come il Ptlcher io casi ùt lc<~iont della vena femorale e relalt\'a allacciatura ~eguono una via di lllt'zzo, limilandol'li alla allacciatura della sola femorale <..uperficia e. Allo scopo •lt veuire ad una utile revisione di tutte queo;te diver~e false opinioni Manb1·ac diviòe le O":<ervazioni io 1lue ,..randt gruppi· uel prtmo mt•lle le le:stoni della vena fernoralu nelle estu·par.ioni di tumori dell'inguine, nell'altro te ferile della ,·ena, causate da traumi accidentali: t1·a quesli due gruppi esiste una spiccata òifferenza, ed é questa che nel primo gruppo, vale a dire nelle ferite dellu vena consecutiva ad eslirpaziont di lumot'l, in graz.ia del deeor"'o più lento delraflezione, ti rltsttu·bo dal circolo veooso, ~ià IOtziatosi molLo tempo prtma, ha mà lt•ovato un compen<~o nl:'lta formazione di nuo"e vie di comunicazione. Nel primo F\'l'Uppo l'allacctatura della :-ola \'608 femorale praticatàsi 21 volte, ru ~eguita 12 "olte da :,rual'igione, sempre s<-nza gan$!1'ena; il qual ratto starebbA a dtmostrare eh~ la legatura delle wna t~>morale, m queste circo.. tanze ed e4eguila con tutte le più !<Crupotose cautele onti ..ettiche, ha per lo ptù un e~ito ra,·or~vole.
La simultanea legatura dei due ,.a..i. si11 soli (IO casi) op· pure accompagnali da allacctalura dei vasi fpmorali protondi (9 casi) fu pra!icats 19 voltP, ed in 9 casi il disturbo 11i circolo si manitt•!<lò colla tran~:rrena. Per gli altri 10 l'esito fu il seguente: :; morlt per setticem1&, 1 morto per
CHlRL'I\GICA
13i3
pneumonite (34 ~iorni io)p0 ropcrazione) e ~ guarili, ::::ui quah ~i era praticata l'allacciatura dPi soli vasi ingninali. AdUltque la ~imultanea ellaccialura dei due Yasi non offre probabili&a di guari~ìone se non quando sia rimasto libero il passaggio dell'artel'ia profonda. lu altri casi la gangrena e'la tnorte ne sono la conseguenza; di qui Il precetto che ai primi segni di gangrena si debba procedere immediatamente all'amputazioni della coscia. Nel secondo gruppo l'allaccialura •Iella vena femorate prati~ata quattro volte fu seguila io lulti e quattro i caffi da morte e due eli •Juelle morli avvennero per gangrena. Per 1•revenire la ~o,rangreua si lega la sola arterta 1èmorale (Gensoul) o si leg-a contemporaneamente at•teria e vena. In 3 casi di allacciatura di tulti e due i vasi femorali, la gangrena ha r ichiesto due volte l'ampul.azione della coscia, una volta ne segui la guarigione senza disturbo di circolazione. l n 3 <:a" i di allacciatura clei vasi pr ofondi due volte si ebbe :;roarigiooe senza gangrenn, una volta gangrena e morte. Dieci allacciature di arler•a e vene superficiali ebbero esilo letale per gangr·ena ~ei volle. Anche gli altri casi mo~~tearot1o gravi disturbi del cirCIJio. Finalmente la morte per gangrena avvenne anche in sei casi sopra lredici in cui erasi praticata l'allacciatura ul disotto del triangolo di Scarpa. R.isuHando da quesle cirre abbastanza evidente il pericolo dell'allacoiatut•a, siamo indotti a ritenere che allo scopo di tentare l'emostasi sia raccomandà.bile in prima linea la compressione mediante Lampone di garza iodoformizzata. Se la comp1•essione resia senzo effetto, dovremo tentare la doppia lesz:atura della vena fl:!rila colla compressione dell'arteria omonima. Se anche questa é inefficace, il metodo curativo più appropriato (almeno in teoria) sarebbe quello propoE>to da Pilcher, cioé l'alt.acciatura dell'arteria femorale superficiale. E~senùo fertti lutti e due i va~i si dovra tent.are l'emostasia colla compNssione ancue a costo di un succe~ ~ho aneurisma artero-venoso. La gaOJzrena richiede sempre l'amputazione sollecil». L'aulol·è da ullimo parla molto favorevolmente della legalura luterale della -çena, che invero, dopo l'introduz•one del-
RIVISTA
l'antisepsi nella chirurgia, diventò un prezioso sussidio emostatico e che in buon numero di casi merita di essere preferita alla chiusura totale per gli speciali vantaggi che otlre, quali sono CPierità dell'alto opcrat1~o. guarigione sollecita e maoteuimeoto della funzione. Nei casi sopra ricordati si contarono per il primo gruppo quattro legature laterali con due guarigioni, tre suture di vena con tre guarigioni e quattro forcipressioni laterali temporarie, con una guarigione; al secondo ~ruppo appartiene un caso di chiusura laterale della vena seguito da guarigione. La legatura laterale della vena si raccomanda nelle ferite piccole ed asettiche, fJUando specialmente con una opportuna posizione si può evitare una stasi nel relath·o territorio venoso e (juindi prevenire una troppo elevata pressione sanguigna. Sulla naroo•l combinata è11 cloroformio ed etere. KOCHER . - (Centra:b. j. Chir., N. 3, 1891).
In uno studio critico sui varii mezzi di narcosi, Kocher comincia dal condannare assolutamente l'uso esclusivo dell'etere e ne enumel'a la molte controindicazioni, come il pericolo della combustione, le maggiori sofferenze inlliLte da questa sostanza agli organi del respiro, e ~pecialmente il fatto che in un rilevante numero di casi la nat·cosi eterea non si può completamente ottenere che escludendo l'aria atmosferica, che é quanto dire es<>er necessario narcotizzare l'infermo in uno stato d'asfissia . Riguardo alla cloroformizzazione mista di a!cool, etere e cloroformio, Kocber esprime la seguente opinione: si fanno inspirare tre sostanze assai differenti tra loro per il diverso peso specifico, per il diYer~o punto di ebollizione e diversa densità di vapori. In quanto alralcool, non gli 5i può accorda1·e che una parte poco impor· tante, quella di allungare il cloroformio; con quella mistura adunque si ottiene lo stesso effetto che se si facesse inspirare il clor oformio commisto ad una maggiore quantità di aria. L'etere ha la sLessa prop1·ietà, quella cioè di prendere una parte di v0lume d'aria per i suoi vapori. Se esso per-
COIRURGICA
mette che penetri una sufficiente quantità di vapori di cloroformio, allora il cloroformio produce l'anestesia come un veleno di più pront.a azione, l'infermo è narcotb:zato. Se non entra nelle vie aeree sufficiente quantità di vapore cloro~ formico, il . paziente è narcolizzato più lentamente. Tutto ciò si può ottenere con un mezzo molto più semplice, colla mescolanza del cloroformio o dell'etere con aria almosferica o con qualunque l:lltro gas come p. es. l'ossigeno. L'autore raccomanda la narcosi mista di etere e cloroformio fatta in modo che dapprima sia amministrato il cloroformìo, quindi l'etere, e dice che questo modo di narcosi è il più efficace e più sicuro. La ragione per cui non si deve amministrare l'etere prima sta in èiò, che, col cloroformio, nella grande maggioranza dei casi la narcosi s'ini:?ia in un modo molLo meno violento, anzi più piacevole. Ma sembra assolutamente indicato cli far subentrare j' etere al cloroformio quando si tratti di operazioni di qu.alche durata, e qttando non vi siano controinàicazioni. L'autore raccomanda seriamente di non ritornare di nuovo al cloroformio nella stessa operazione, come pure di non alterare l'amministrazione delle due sostanze, avendoci l'esperienza insegnato che anche coll'etere il cuore divenla notevolment-e sensibtle per ulteriori dosi di c.loroformio. ' Kocher riepiloga co-sì le sue conclusioni su questo argomento: 1• Per regola non si deve intraprendere alcuna narcosi generale senza un accurato -esame ed una compieta preparazione del paziente. 2• E opportuno, e per molti ca~?i indispensabile, di animare il !>azier1te con qualche ecci~nte, alcool, the, ecc., prima · di sottopor!o alla narcosi. 3° La narcosi deve farsi tenendo il paziente in posizione orizzontale. 4° In caso eccezionale d'incompleta preparazione del pa· ziente non dovremo mai ammini!:<lrare il cloroformio - e qui l'autot·e va d'accordo con altri chirurghi ritenendo che per certi alti operatori, come l'estrazione di denti, riduzione
1\1 H"1:A
dì lussazìoni, ed in ~eoerale per le piccole operazioni chirur~che, si debba tlar•' la preferenza all'••tere. 5• Esistendo cardiopatia e qual~iasi dislut·bo tlelratlività cardiac-a che nor l"ta legato a disturbi di t·e~ptro non st jeve dar e il clororormio. mn ~ollanto l'etere. (,• ~elle affezioni degli or~ani del t'e"pu·o 8'"'0ciatc a,t iperemin dl•lla mucosu tracheale e bronc-hiale si d( ve rtcorrere all'clet•e piuttosto che al cloroformio. :-o Nelle narcosi che de\'ono durare a luasro "i de,·e far inspir are il cloroformiO fino a ,;be si abbia completa ane"le:.ia, coempre sotto allenta sorveglianza. L'oltanula anestesia poi si mantf·rra colle continuale aggiunte di piccole dos: di etere. ~· Il cloroformio non de'e eSl!('re mai inspirato in mistura !>&tura dr aria atmoco(erlca, ma rruesta deve affluire conllnuamenle " fresca. 9<> '\elle operazioni di lunga durala, nelle quali l'impi..sro dell'etere per qual&iA<.t motl\·o sembri in!"uflicienlo a moutauere lu narcosi, si <'Onsiglìa di far precedere sempre una iniezì"ne di morfina (oppure, ~econdo l'autore, una inteziooe di atropina e mor fina) allo ~copo di poter attenu~tre la liMe del cloroformio necessaria per l'ane,.tesia. Da u!timo l'autore da un br~ve r~~oconto dei suoi espl'· dmentl sull'impiego del bromuro d'etile per iniziar·e e favortre la narcost eterea in sostituzione del clorofot·tuio. li bt'ò· muro di etile si di~tingue sopt·allutlo per la straor.iinaria rapidita della sua azione. Con t5 a 30 grammi di bromur o di etile Yersati sulla maschera si ottiene una completa ins~u Qibilità in un p~t·iodo di tempo che non oltrepassa i 60 mi· nuti ~econdi; cosicchè .iOJ'O quel tempo si può incomsnc1ere ~ far inspirare l'etet'O. 81 noti però cbe con qu~lla 1apiJa azionè anche il momento del pericolo puo veni1'e relativamente presto, non o~lanle che possa anche essere pac::c::eggero. Pet·ciò sa rà sempre necesttario di controllore il polso con attenzione. ed a momento in cui "Ì manifesta l'ins•·nsibilitil si deve tmmediatam~>nle sospendere l'inalazione del bromuro d'etile.
CIII RUMiCA
Contributo all& ohlrargla oonserv&tlv&. - BRETTNER. (Deuis. med. Woeltens .• :'\.i, 1891). Alla società medica di Greifswald venne da Brtrtner prc· seatato un infermo che egli ebbe in cut·a e che guarì con uu risultato cos1 brillante da polersi quel caso considerare come un trionfo della cbit·uraia conservativa nelle lesioni della mano. L"individuo. ferito nel 1~ giugno dello !';Cor:;o anno da una scheggie di granals alla mano rlesLra, aveva ripol"tato anche u11a uslione alla faccia; prescindendo da qu~l'ullima lesioue si osseevnvano all'estremità superiOre des Lra le seguenti rer 1Le. Al ùorso della mano una vasta rerila Sollanto i metac»rpt del pollice e dell'indice erano illesj e cogli iutegumenti integri, i mel.àcarpi del 3° e 4° dito colle vicine osc:a del carpo e prima falange di quelle dita erauo fratturate òosi cotnminuli,·amente da essere ridolli in 50 scheggia. Il 5" metacarpo present-ava una doppia fraUur a, dalla sua es~remil!i superiore fino alla metà era coperta de cute sana. Il limite superiore della ferita era nella regione dell"orticolazione r adio-~rpea Pd AVeVa forma di fernbo dj COlOre brU00 1 luogO sei centimetri. In bal"so la soluzione di continuo si €"Stendeva fino alla meta delle prime falangi. Alla faccia palmat·e la pe}le et·a del tutto conservata, il 3• e .t.• dito pendevano in ba:aso ad essa attaccati. Il radio aveva sofferto una ùoppia frallura. alltJ faccia interna del br·eccio esisteva una. piccolà fet·ita a canale che si ('sLPndeva in profondità; tanto il braccio tome 11 gomito pres~>ntavano grande tumefazione per stravaso !:"'a nguigno c:otloculaneo. Il trnllarnento incominciò con una iniezione di morfina suliito dopo accaJuto il faLlo, a vendQsi con ciò mitiga lo i dolori, sl ebbe una condizione l'avorevole per mantenere la fe· rita asettica, inrptantochè si potè mantenere il braccio in perl'etlo riposo ed impedire co~i che la ferila si avesse ad iofetlare. La parte ferila fu coperta coli ovatta al sublimato, il braccio ru immobilizzalo con ferule. Si m ise in discussione se si dovevano ao<porfs.re le due dita
RIVISTA 1248 pendenti dalla pelle, giustamente dubitando d~Jia loro vitalita in causa della grande estensione della ferita e della grave lesione va scolare al braccio, ed anche perché la con· servazione di quelle dita non avrebbe presentato alcun van. taggio per la funziOne. Senonché il ferito stesso decise sul da farsi rifìutandosi assolutamente a qualsiasi operazione. 11 primo apparecchio di catgut all'iodoformio ed al sublimato si lascio in posto 5 giorni, durante il lfUal tempo non si osservò che un piccolissimo aumento di temperatura alla sera. Quando si venne a rinnovare l'apparecchio le clita avevano normale temperatura e sen!tibillt.a intatta, la ferita aveva Ull bell'aspelto ed era quasi afl"aUo libera di pùs. Tutte le scheggia che si potevano prendere furono rimosse e le parti molli contuse ~ mortificate furono regolarizzate col taglio. Siccome l'asepsi era assicurata, cosi neanche allora si applicò il tubo a drenaggio e la mano medicata e fasciala venne chiusa in un apparecchio a gesso. Rimol'so l'apparecchio dopo 16 giorni si trovò la ferila granuiMte con poca quantità di pus. Il 10 luglio fu applicalo il terzo ed ultimo apparecchio; dal 23 luglio in avanti bastò la medicazione semplice. Sei settimane dopo il ferimento le at·ticolazioni del gomi:o, della mano e delle dita furono piegate a forza, nel qual movimento esse fecero sentire un forte scroscio; successivamente si attuarono i bagni, i movimenti passivi ed attivi, noncbè il mas~aggio, coi quali mezzi fu ripristinata in gran parte la funzionalità dell'arto. Infatti a cura compiuta il paziente et·a presentato da Brdtner alla società medica suddetta nelle seguenti condizioni. Il terzo e quarto dito mostt·ano un accorciamento di 2 centimetri, sono in completa estensione, non sono suscettibili di movimenti attivi e passivi . Il pollice, l'indice ed il miguolo possono attivamente piegarsi al grado da toccarsi coi loro &.pici. Al dorso della mauo vedesi una vasta e soda cicatrice aderente alle ossa, !"articolazione della mano e del go. milo possono muov~rsi in tutLe le direzioni con sufficiente forza. Il radio porta due cicatrici con callo osseo. Alla faccia interna del braccio vedesi una piccolt1 cicatrice superficiale t; mobile.
CHIRURGICA
1.249
Il paziente colla mano destra può alzar~ da terra una sedia e con una grossa matita egli può anche scrivere, bencM a stento. sulla sutura 4elle vene. N. 24, 1881).
MEYER. -
<Cenlralb. (. Chir .,
L'autore, dopo aver passato in rapida rivista i tentativi dei moderni chirurghi sulla sutura dei vasi, contribuisce ad arric.chire la casuistica di questa operazione riportando due casi di .sutura di ''ene. ~el primo caso era stata feriLI:! la vena a"'cellare nella esportazione di ghiandole ascellari C8l'cinomalose; l'emorragia si sospese dopo che furono applicati alla ferita della vena, lunga un centimetro, tre p\mti di sutura con fino catgut. Nel secondo caso essendosi praticata una incj~=;ione di otto centimetri per levore un sequestro, fu ferita la piccola sarena al suo punto d'ingresso nella poplitea. Anche in questo caso furono portati sul vaso ferilo tre punti di sutura dopo di awre afferrala la vena con pinze emostatiche. In ambedue i c..asi non si fecero palesi disturbi di circolo. Per praticare la sutura venosa è necessaria la ischemin pl'eventiva. 11 catgut e gli a~hi rotondi sono da preferirsi. ~e~li sperimenti sul cadavere la sutura a sopr·agetto diede i migliori risultati. Se è posgibile, lu sutura deve interessare anche la guaina del vaso. La circolazione poi si favorisce colla posizinne elevala dell'arto e colla fasciatura. La guarigione avvit!ne per agglutinamento dell'intima. l pericoli di questa sutura !<ODO: la flebite; questa complicanza, colle attuali risorse dell'antisl'p!<i, non si dovrebbe temere. Ingresso dell'aria: può essere evitato colla compressione o colla trasfusione fii !"Oiuzione di cloruro sodtco. Emorragia secondaria: questa non è da attribuirsi alla sutura venosa. Trombosi: se essa pure avviene, si fa as!'l.t~i lenhtmente, di modo che il circolo collaterale si sviluppa meglio. Il pericolo di embolia è minimo. In conclusione la sul1,1ra venosa sarebbe un'operazione più facile e di più sicuro ri-
79
~ 250
RIVISTA
sultalo che la legatura laterale. Essa trova la sua in Jicazionc nella divisione incompleta di una grossa vena per arllla da taglio; per ottenere con que::.la operazione un es;to completo é necessario il decor:So asettico. Contributo alla looaUzzazlone del dtplocoooo della pneumonite. - 0RTMA:SN e SA:\ITSR. - Cen.tralb. r. Chir., N. 22, 1891).
Fino ad ora Jl diplococco delia pueumouile uon pr·esentò uno scarso interesse chirurgico. Le sue proprietà come eccitatore della :suppurazione furono soltanto in questi ultimi tempi scoperte da 'V~ichselbaum e Gaufal. Gli autori ebbero oppor·tunita di rare una serie di int~res santi os!;E'rvazioni che misero io evidenza l'importanza chi· r nt'~ica di que:sto microrganismo. Stunler osservò un caso clinicamente e batteriologicamente esaminato con tutta esattezza di piemia. metastatica insorta dopo superata una pneumonile. Nel pus degli ascessi si rinvenne il pneumococco. È questo il primo caso in cu1 nelruomo si sieno riscontrati ascessi di par·ti molli in seguito ad infezion·e operata da •1uesto micrococco. Fino ad ora esso si era ritrovato nelle cavità sierose e da Weichselbaum nel tP.P.Sulo edematoso del collo dei pneumon ·ci. Quesl<• caso di· mo~tret•ebbe ancora che nell'uomo la polmonite non è provocata soltanto dagli ord1nari element1 eccitatori della suppurazione. Una seconda osset'vazione assl!i rimarche\·ole fece Samter in un infermo di polmonite con suppurazione dell'articolazione scapolo-omerale. ~ei CliSi di l:!uppurazione si trovò esclusivamente il diplococco. Ortmann scopr-i il diplococco della polmonite ripetutamente ·nella secrezione bronchiale dei bambini ammalati di difterite. ond'egli ('rede che 1ruesto micrococco sia capace di eocila!'e talora una bronchite ed uua flogosi del polmone catarrale purulenta ed anche lobare, simile a quella che SI svilupra spesso in seguito a difterite epidemica della faringe eh~
1~5 t
CRlRt::RGICA
e delle ~:ie aeree. Perciò il diplococco non sarebbe il micrococco specific.o della polmonite cruposa. Di grand~ interesse sono inoltre alcune osservazioni di Ortmann sulla presenza del diplococco della poimonite nella meningile purulenta. In un caso l'origine della meningite si dimostrò per la trasmissrone dei micrococchi della polmonite da un sarcoma d.el naso, probabilmente per la via delle vene. Che anche nelle ferile del naso il diplococco della polmonite possa diventar pericoloso, si sarebbe osservato in un caso di rneniogite in cui pero non si esegui l'autopsia; in quel caso il micrococco si trovò in straordinal'ia quantità nei prodotti di secrezione nasale. Da un terzo caso, che fu pure anatomicamente e batteriologicamente studiato, risultò che l'infezione delle meningi si era fatta pPr via diretta dal naso attraverso i seni sfenoidali. Le sopracilate osservazioni hanno una importanza somma poichè esse apportano molta luce sull'origine fino ad ora oscura ed inesplicabile di molti processi s uppurativi. Sulla estologla della rl•lpola. Chir., N. 26, 1891) .
GORDAI'r. -
(Cenr:r alb . .f.
La natura specifica dello s treplococco di Fe.hleisen è messa sempre più in discussione dalle ricerche intraprese in questi ultimi anni, mentre si è resa sempre più probabile la sua identità collo streptococco piogeno. A comprovare questa identità mancano ancora due argomenli, cioè la prova che sull'uomo i microbii piogeni producono la risipola e che quindi la risipola può svilupparsi dall'interno all' ester·no; ed inoltre l'osser vazione che anche un altro parassita pio~ene, p. es., lo staf1locc9 piogene aureo è ~apace di produrre la ri$ipola. L'autore, colle cliniche osservazioni e ricerche batteriologiche di due casi di risipola, fu in grado di colmare queste lacune e così risol vere la que~tione sulla natura del mi erococco della risipola nel senso (;ella non specificita. Nel pt·imll caso tratlavasi di unH risipola faciale sopravvenuta in un gìovane di 16 anni, consociala ad un fletnmone
lllVlSTA
del tessuto aJiposo oroitario ed una suppurazione soltocutanea; durante l'ulteriore decorso della risipola si svilupparono altri processi, come una periostite metas~alica della fi. bula destra con formazione d'ascesso, con diffusione del pus nel tessuto sottoculaneo e formazione di una eresipela cutanea tipica della gamba. Inoltre una polmonite migrante dei due polmoni ed una dilatazione acuta del cuore. In sul principio della convalescenza sopravvenne una risipola recidiva faciale, il cui punto di partenza fu l'incisione fatta sull'ascesso della fronte. A questa risipola seguì una nuova infilll'azione polmonare. Ora, da tetti i prodotti di questi diversi processi, come dal pus della fronte e dell'ascesso periosteo, dal sangue circolante, e dal polmone affetlo (mediante punzione ed aspirazione dell'essudato) e finalmente da pezzi di pelle f,Sportati sulla zona marginale della risipola faci&le si ricavò mediante gli ordinari metodi di cultura lo stafilococeo piogene aureo. Tre giorni dopo l'entrala tii quel malato, l'infermiel'a destinata ad a"sisterlo fu colpita da tipica risipola faciale, che nel quarto giorno impallidì con abbassumento ct•itico della temperatura e guarì completamènte nel coeso di una settimana. La ricerca batteriologica del siero ricavato con puntura della zona ma~ginale della rìsipola diede una cultura di staiìlococco piogene aureo. I ca!!-i sparsi ntlla letteratura chirut•gica unitamente ai due sopr·adescritti permettono di conchiudere che: 1• La risipola, ez(ologicamente parlando, non è affatto una malattia specifica. Ordiuariamente essa è provocata dallo streplococco piogene, ma anche lo stafilococco piogene aureo può esserne la causa. 2o L'elemento eccitatore della risipola molto probabilmente fa passaggio nel circolo san~uigno, quindi la piemia che si sviluppa sul declinare della risipola è primaria, e non proviene punto da una infezione mista.
CHIRURGlCA
1253
]!(uovo processo d'amputazione osteoplaltlo& del piede (ampntazlone astragalo-o&lcanea 01teopla1tlca) . KRANZFELD . - (A rchioes de Médecine et de Pharmarie, militaires, luglio 1891).
Un robusto cocchiere di 19 anni fu colpito il 31 agosto 1890 da una pesante cassa ~ulla fa ccia dorsale del piede sinistro. Fin dal terzo giorno tutta la parte anteriore dei piede era mortificata e fin dal quinto giorno la linea di demarcazione fra le parli sane e le pat-ti gangrenate comparve sulla faccia dorsale dapprima e, poco dopo, sulla forma piantare. Nell'ottavo giorno venne aspor tato il piede fino all'articolazione di Lisfranc. La gangrena della pelle si estendeva in avanti fino ad un centimetro al disopra dell'articolazione libio·tarsea, in dentro tlno a quatlro centimetri al disopra del malleolo interno: Un mese dopo l'accidente il piede si trovava in poslZione equin&, la sua porzione anteriore essendo costituila dalla sporgenza delle ossa del tarso ricoperte di granulazioni. La pelle si arrestava in denli-o a qualLro centimelri al disopra del rnalleolo interno, infuor·i a due centimetri al disopra del malleolo esterno ed in corrispondenza del tallone al bordo anteriore del calcagno. Kranzfeld, benché fo ~se convinto che soltanto un' opera:done poteYa ridare al membro una parte della s ua utililà funzionale, attese tre settimane, durante le quali la cicatrizzazione diminuì l'estensione della superficie granulante e permise di scegliere un processo che assicurava la conservazione dell'articolazione tibio-tarsea, interessata nel processo di Pirogo.tr, e la conservazione dell'astragalo, interess~to egualmente nel processo di Malgaigne, addossando alla porzione super·iore dell'astragalo la parte inferiore del calcagno, ri lucendo cosi al minimo il raccorciamento dell'arto. L'operazwne venne praticata l'H novembre col seguente processo: ravvivamento della pelle, apertura dPII'articolazione di Chopart ed ablazione dello s.cafoide, del cuboide e dei cuneiformi. Incisione cutanea orizzontale fatta sulla faccia
i254-
RiVISTA
es~rna del piede e passanLe immediatamente sotto il mal-
leolo esterno. Sezione verticale rlella testa dell' aslra~alo, p~'>nelrazione nella sinuosità del !arso ed aperture, andflndo dall'infuori alrindentro, dell'articolazione astragalo calcanea. Ablazione della faccia superiore del calcagno seguendo un piano oriuonlale e r·avvivamento della faccia infet·iore dell'astragalo mediante una sega ed un robusto coltello da os"'o; poscia, allo scopo di coprire meglio H moncone, ablazione della parte anteriore dt!l calcagno. Dopo l'emosLasia, la r~ rila venne tamponata coll'iodoformio e chiusa eù il membro fu situato in una doccia di zinco. Infine, tr•e giorni dopo, sì tolse il tampone, si adùossaroM le superfici ossee portando rn avanti il calcagno un po· più che allo stato normale, si mise un drenaggio e si suturò la pe!le. Nulla di particolare si ebbe a notare durante il decorso della riparazione, cbe fu alquanto ritardata in conseguenza di ulcerazione della pelle nel punto in cui essa era tesa, ma la cicatrizzazione fu perfetta in capo a sei settimane, e, già tln dopo le prime quattro settimane, l'unione delle ossa era solida . Due mesi dopo l'operazione il ferito potè camminare sul suo moncone senza risentire alcuo dolore e senza apparec~ chio proleico; soltanto l'incesso era un po' incerto per l'atrofia dei muscoli della gamba. Il moncone ha l'aspetto di un piede normale, da cui fosse stata tolta la porzione ante. riore del piede. La pianta del piede é piu piana e più larga che allo stato normale; essa rappresenta una ~uperfìcie orizzontale arrotondit.a sui suoi bordi; la ricalrice è larga e solida in avanti, e sui lati essa é lineare sulla linea mediana e sollo il peroae. L'arlicolazione tibio-tarsea ba conservalo i suoi mo,~irnenli e non si nola alcun accorciamento del membro. L'op~ ralo è stato pr·esentato il 17 febbraio u. s. alla società med1ca dt O lessa. L'autore fa notare che il suo processo differi$ce da '!uello (li Haucock, in questo che Haucock addossa la faccia po:>le·
CHli\URf.ICA
riore delrastragalo sezionato ori1.wnt.almente alrapofl,.:i posteriore del calc~.~tno egualmente sez1onato. mentre che egli la riurùsce alla faccia infer1ore del calcagno <>ezionoto su di un piano orizzontale. l 'antagg1 di quf> ... to proces"'o "arebbero, !"econdo l'autore, di evitare l~> retrazioni e ~li urrovesciam«:>nli del calcagno, di potere es"ere praticato con lesiom cutanee l'elathaln~>nl~> est• c:e, di pt>rmellere nea casi d1 lubercolrJsi di appr~'ZZ&l'e e~nllamente lo slalo delle ossa prima di riunrrle; inllue, ne\ fanciulli. di rispnrmiarP le ~'arlilagmi epift~ar•·• dellu libia e del perone. •easo "mpllce per eatrarn l corol atranlul d&ll'e.otaso nel tanclulll. - PoLLKJI::R. - (Journal de .\Jédeein.e ét de CMr /lt'fJit:, a~o~:~to, i891). Il dott. Pollkier, •h Varsavia. ha r1ferito e~"er>e I'III"~Cilo due volle a provol~llre l' e"pulsione di monete inghiottite da l'anctUili, runo di cinque anni. e !"altro rli olu•• anni, cnl "eguente prM•editoento: palpando J'ec:ofaA"o e~ternameute, l'alltore nel primo ctl"'O senti molto distintamente 11 corpo straniero. Alloro, mentre che colla mano sinic,trR sollt>ltcaYa fu:;!ola, e~sendo mantenuta apet•la da un ac;;:;istente, colla destra egli praticava una "perie d1 ma ...l<a.ggio, vale a dire soffregava e stropicciava dolcemente attraverl:SO le p<•lle il corpo strani··ro, sforz.ando<:i ùi <>pin~erlo in nllo ed in addietro. Dopo qualche minuto secondo, il fanciullo ~i mise a vomitare. sbarazzandosi ro~i della moneta. Xel secondo ca~o il fanciullo sta,·a per ec:~e•·e asfic:"iato; il corpo e~'traneo fu sentito nello slesl'lo modo ed il massa ggto prahcalo ndla stessa !Wi"a, ma senza «olleli<'ltre rugoln; dopo un mezzo minuto d1 frizione, Il fRnciullo ~<i mi!"e a vomitare e rjgettò lo moneta con pane ed altri alimenti slatL:Ii ;:;ommini~trati da t gerutori nello ~COpCI li far ·l•<>l'endere la monPla. For;:;e si f'll r ebbP. ottenuto lo stesso effetto col paniere ùi Graefe. ma que~tn metodo é ('O!l'Ì sPmplice che può S~'tnl re e;:;sere t.entato.
1~56
RlfiSTA
Sul deUrU po•t-oper&tod l . - Lotm; Ybie. JUdecint eL de rlurttr(Jie, ac:oslo, 1801).
(Jwrfl.fll de
li d eh rio che si O!ll\l'rva in se~uilo a ds verse operationi ha un aspetto molto difT~rente secondo i casi: il più ::~pe~so ~~ tra~ta di un vero delirio wunsaco con snco~reuza ed agitazione; in altrs caai, meno fletfuenli, si o~serva la rorma melancontca, pescia l'ipncon•lrJa<>i l' la demeo:ta senilt11 deltl"io compare or.lwariasnente dal ~<econdo al ·IUtnlo A"iorno; ma si é veduto compat'ire anche subito dopo l'opet•azione, od al conlrario, due o tre settimane dopo di e<~"a. Quanto alla durala, f) mollo variabile. Sopra 62 cast à qono stati incurab.li o cronici, avendo durato eia uno a pìu anni: t:l hanno durati) uno a due mel'i; 33 hanno duralo rneno di un me,e ed 11 sono morti. Xdla ula!{:rsor parte dei Cll,.i il delirio non lta durato più di una l"fUint!tcusa di giornt. Vista la durala cogt lunga in Cf't•ti cast, 11uale diiTerenza vi è tra il delirto e la pazzia post-uperutoria? I n realtà, soventi "i e obbligati a con!ondes•lì, perchè ti !\olo carallAre di!ttinti' o é la durata <Iella malattia. Qu11ol:> aU'ìnterpretazio·1e pulJgenica dt questo delir.o e verocimile che esso debba es..ero ric~rcala in circo!'lanze molto 1lifferenti. l n alcuni cast si pu~sorso tnvocare gli avvelenamenti, quella del clorofortuìo e dell'Ptere, per e!!empio. della morllna e l'OpraiLullo del iodoformio. Pare accertalo ehe in ulcuni casi ravvdellamento iodoformico ha una par te importante nella produzione del delirio D'allra parte, ss de\"& tener conlo della nAtura dell'operazione; CO"i quasi la meta delle operazioni che hanno dalo luogo al rlelirio erano operazioni ratte su~?li nrjlani genitsli della donruL Infine anche la malattia <h Bright, l'i~ledsmo. l'eredità, pos"onn ••sercita1·o qualche intlut•nza. M~ vi sono però cu"i in cut non si I'Ì<:I'ontra alcuna di que..le condjzioni, e ~i è tah·olta obbligati ad ammettere che l'operazione può &:-l'ere cau::;a etlirienle oppure che lu predispo!:'iùone l> di nstlUI'B sconO!'CIUla. Snlt•J il punto di \'ISW della CUI&, re.. ame dovrà P!;qere moh.. •·omplelo. Si dovrà sempre pen!"lare all'io,lororsnio, il
CBIRURGJCA
di cui uso non può provocare od agtzravare il delirio. Si sopprimerà nella ma~gior parte dei c:as1 in cui avverrà queslu complicaztone. L'esame del malato. dal punto di vi~ta dei suoi precedenti, dello stato dei ~>uoi orj!ani, delle sue diaws1 possibili, nou dovra essere trascurato; rorse stmì possibiiP !'COprirvi una causa predisponente od ag~ra vante contro la quale si dovrè dlNgeN la cura.
RIVISTA DI OCOLJSTICA BowARo JAcKso:s-. -
•otlo d'usare l mldrlatlot. luglio 1891 ).
(The
Trme~ an d RRgister, 1t
r midrialici sono r tmedi troppo attivi per ché si pos~ano usare incon"uieratamenle, e. se il mt>dico in una infiammazione oculare non ha poturo stabthre una diagnosi pr ec, ..a e completa por stabilirne l'indicazione e le con tt•oindicazioui, deve lasctarli da ba1ula, ed allencrsi alle deboli soluzioni di acido borico o di sah <'omuni che nnn po<;sono nuoce1·~ I rnidrialici .,i a.•phcano sull'occluo per la loro diretta azione sulla cornea, sull'iride, e sul corpo Ciliare; 111 ogni caso devono pa><sar•e per assorbimento sllraverso :a. cornea, le vie linraliclat> tit>lla fiUalE' sono in òirellA relazione con quello della <'amera anteriore. Ogni midr atico cbe po<;!>& es~ere assorbilo da allre parti del sacco congiunti vale, è porta lo nel torre ote della cir colazione senza venire in contatto con i tessuti che dovrebb~ iutlueozar e, ogni ~oluz1one posla nel &teco congiunlivale ti immedmt.ameule Jiluit.a dalla secrezione lacrimale, e solo la parte che prima tocca ne rtseole tutta l'influenze. Ora se la quantitO.ùclliquido islillato é g rarlde in paragone della t[uant1tà delle b1Cr1me, la tliluzione è di J)l)<'a importanza, ma le J!'lillaziont d1 abbondante soluzione rli midrtatico nou sono consigl~ab•li, perclae producono un 1nassimo di assorbimento nella circolazioni:l generale, cou
1258
RIVISTA
un minimo di azione locale, e l'ecce~so di azione generale va sempre evitalo, quindi il midriatico dev'essere istillato in modo che possa immediatamente venire a contatto con la cornea prima che sia diluilo, e perciò dev'essere po~to nel margine superiore della cornPa, lasciato sco!'rere sulla superficie della membrana. e si deve impedire la chiusura delle palpebre più che é possibile. onde la cornea possa assorbirlo prima che il liquido sia cliluito dalle lt~grin•e. In tal modo una piccola goccia agirà molto meglio che una goccia grande. ed eviterà i danni dell'assorbimento generale. La concentrazione delle soluziotù midriallche ''aria con lo scopo che si vuole raggiungere; per rompere le aderenze in caso d'irite occorrono midriatici forti, come l'atropina al 2 %, la daturina all' 1 Gfo. 1\osciamina a11'1 % alcaloicli, che si usano allo stato ni solfato, e se si vuole accrescere l'effetto d! quesli rimedi, si può usare la cocaina ad intervalli, secondo la forza del dolore. Nei casi d'irite plastica, pPr ottener la midriasi senza troppa azione generale, bisogna esercitare una debole pres(':ione sull'angolo interno dell'orchio, onrle il liquido non si faccia ..;trada pel canale nasale, o rivol~ere in fuori i punti lacrimali, onàe non :-i bagnino nella soluzione, ovvero prolef!gerli con un po' di (·otone &ssorbente. Per paralizzar l'accomodazione. bastano soluzioni diluite al doppio ed istillate tre volte al giorno, ed è specialmente raccomandabile l'idrobt·omato di omatropina al 2 o 3% islillato ogni 10 minuti pPr tre o quattro volte di seguito. Se si desidera una midriasi dut·atura a scopo curativo, è meglio adoprare l'atropina, se invece si vuole una midriasi passegogiera a scopo diagnostico, è preferibile l' omatr·opina o la conina, dal 2 al 4 %, ma in quest'ultimo caso, l'istillazione dev'essere falla un'ora prima del tempo nel quale si desidera la midriasi. La cocaina non ha grande valore midrialico, ma associata all'omatropina, eù istillata frequentemente, procura in cal"O d'irite r anestel"ia locale. scema la tensione oculare, rliminuisce la secrezione delle lagt'ill?e, e quindi rende più vi-
~ 259
DI OCULISTICA
go rosa l'a:z;ione ::le)l'omatropina. l n la li ca:;;;i bisogna che la soluzione sia al 2 o 3% di èiaseune di queste sostanze. Le forti soluzioni di miariatic:i, e specialmentè- deU' omatropinè! che si adopera in maggior conc'enlrazione, produ~ cono delle iperemie congiuntivali, che, quantunque di nessuna importanza, allarmano .i pazienti. La cocaina unita a tali midrialici, ne scema l'azione congestiva .
.
Bulla pa.tolog!& del tra.com&. - E. Rà.HLMAN~ - (Wien. med. Wochens. e Centralb.jar die med. Wissensch, N. 26, '
1891).
Il Rahlmann distingue due tipi di granulazioni affatto diversi; il follicolare, e il blenorroìco. 11 corso clinico della infiammazione follicolare è molto variabile in confron~ del Mrso regolare della blenorrea cronica. Il tt•acoma è da aQ.tìnirsi come una infiammazione follicolare della .Mngiùnti va il di cui Mrso clinico ed esito si mostrano indipendenti dalla quantjta, grandezza e sede dei follicoli neoformati, come dé.lle metamorfosi che queste forme subiscone. Alcuni follicoli aventi sede nella congiuntiva sono ~nnocui, molti di- . struggono la muMsa. Il corso clinico del tracoma 'si può distinguere in tre periodi. Il primo periodo è quello ~ella formazione follicolare. Nel rapido rigoglioso sviluppo si presenta con fenomeni infiammatori, ma nell'sndamenlo cronico procede più o meno indolente. Ne11e forme leggiere i follicoli sono piu o meno superficiali, ma ne!Ie gravi llanno la loro sede nella profondita del tessuto. Un limite ben distinto fra que!sle due forme non è possibile stabilirlo. I casi leggjeri di tracoma possono guarire, senza ll;lsciarsi dìetro alcuna traccia. A questi apparliene Ja cong~untivite fqllicolare che, secondo il Riihlmann, nor;~ é altro che un tracQma leggiero nel primo stadio, non una malattia sui gen.e ris. Nel secondo periodo si producono altera.zieni di tessuto in forma di necrosi, ulcerazione, ip~rlrofìa e sclerosi de.lla mucosa. Quèste conducono direttamente al tèrzo periodo a quello della cicatrice tracomaLosa. Durante il secondo periodo è fre-
t260
RIVISTA DJ OCULISTlCA
quenlemeote osservata la cheratite panoosa. Per que~t.a deve e~istere una disposizione individuale. La contagiosità del lracoma é indubbiamente stabilit.a, ma varia non solo secondfl la intensità della malattia ma anche secondo il tempo del corso e la durata della medesima.
RIVISTA DI 1NAT0111! E FISIOLOGIA NORMALE E
PATOLOGICA
Velooltà 41 u•orblmento del.l& oavttà perttoneale. Dott. S. FuaJ:-11. - .4.rchroio per le scien..:e mecliebe, 2• fa· "Cicolo, 1891). L'osservazione di BernarJ che può avvenire lo sviluppo di acido rianidricn per la reazione che l'emulsione e l'amigdalina <>piegano rra di loro, Cece <>orger e nell'autore il deRi• dt>rio di RtudiarE' con questo mezzo la velocità di a-;<>orbimento della ca>ità peritoneale, avendo egh potuto constatare che nou solo dentro 1 va<>1 l"&ngui,~rnt (come aveva detto Beruard) ma anche nella cavità peritoneale eli varie specie .Ji anitnali ha luogo lo sviluppo di acido ciantdr•ico per l'az•oue delremubi•Jne sull'amigdalina. L'autore rtscontrò che havvi notevole d•versilà nella velocita di assorbimento fra gli animali a lemper~tlura costante e •fuelli a temperatura inco~taule; nei primi l'iniezione del :,ol)luto acquoso di am1gdalina vtene as$orbit.a 1n ~-6 ore, nl't secondi l'assorbimento ù assai più lento e può durare fino a 32 ore. Qm•!->lo ~ludio deiJ'autore non é privo di tmporlanza pratica stantechè la covità peritoneale viene scelt.a non di r ado come via di assorbimento neUe ~perienze tl~io-to~sicologicbe, e•l in circostanze eccezionali anche a scopo terapeutìco.
IHVl$TA Dl ANATm!IA E FlSJOLOGJA
1Z61
Sulle oaue della morte per •oottatura. - Doli. IGNAZIO SALVIOLI. (Archioio per le scien:e medie/te; fascicolo del 2" tr imestre, 1891). Le teorie principali che regnarono nella scienza in quest' u!Limo lustro circa la causa della mot·le per scottatura sono cosi riassumibili: a) svolgimento di speciali sostanze venefiche nel sangue (ammoniaea; carbonato d' ammonio; fermento fibrinogeno); b) !'ol>peosione dello perspirazione cutanea; c) alterazione del sistema nervoso per azione ri1lessa manifestant.esi o con forte abbassamento del tono vasate o con paralisi cardiaca; d) diminuzioue della facollà respiratoria delle emazie; e) Alterazione dei globuli rossi e consecutiva infiammazione rt>nale per emoglobinuria. A queste opinioni cosi discordi si aggiunse recentemente quella del W elLi, secondo il quale la causa della morte per scottatura devesi ricer('are nelle piastrine; i globuli rossi verrebbero in seconda linea e solo in quanto ser vono a formare nuove piastrine. Questa teoria ba fatto ftlee un gran passo verso la soluZIOne del problema, dimostrando che se non la lotalité. almeno gran parLe dei fenomeni cbe seguono aUa scottatura e producono la morte, si risolvono nell"ocelnsiont> di ampii territori vascolari in organi svariati; ma è erroneo il concetto che le piastrine siano cresciute di numero e siensi prodotte per trasformazione del globuli rossi sollo l'azione dell' alla tempe1·atur8 . L'autore ha quindi creduto utile w l'ilornare ~perimentel mente sull'al'gomento. Ammesso come fatto indiscuUbile che nel sa ngue nor malmente vi sieno tre elementi: globulì rossi, globuli bianchi e piastrine (Biztozero) l'autore ha voluto studiare come questi tre elementi sì comportano nei vasi della par te assoggettata a temperature eleva le; volle cioè, a differenza de~li sperimentatori antecedenti, tener dietro negli animali a sangue
Rl\'ISTA
caldo, coll'esame microscopico, alle alterazioni che la scottatura produce negli elementi dello parte. Per ciò rat•e si servi dell'or•ecchio o del mesentet·io di piccoli mammireri, essendo queste le par·ti che meglio si prestano a tale genf're di studio. Con questi esperimenti viene dimostralo essere affatto erroneo che le piastrine aumentino nel sangue degli- animalr scollati e che esse derivino dai globuli rossi. Risulta invece che per effetto di temperaturE> elevate (55o C.) le piastrine si depositano in varia ' rorma contro le pareti dei vasi costituendo dei lrombi bianchi; e che i globuli rossi subiscono una speciale alterazione per cui essi diventano più vischiosi, si appiccicano fra loro ed impediscono lo scorrere del sangue ~à rallentato dapprima per restringimento nC>levole dei vasi ar teriosi, e arrestalo dappoi per ocelu~ione prodotta da emboli e lrombi. Il fenomeno più saliente che segue alle scottature è l'abbas!!amento della preS!!lone sanguigna, e gli animali (cani} muoiono in un slato di coma profondo. Questo abbass amento non é dipendente da un'azione nervosa r•flessa, ma bensì é dovuto all'occlusione dei vasi della rete polmonare per gli emboli di piastr ine provenienli dalle parli scollate. Tutti i fenomeni morbosì clre accompagnano le scottature negli animali sono dovuti alla presenza di piastrine nel sangue. Ciò è provato luminosamente dal falto che quan:io si rende per mezzo delle ripetute deflbrinazioni _il sangue dei cani molto po"ero in piastrine, rruesli animali resistono anche a forti scottature, e ciò perchè non si possono produJ•re tromhi e quindi neanche emboli. Questo fallo viene dimostralo assai bene dall'osservazion~ dlrdla del peritoneo degli animali tr·attali nel modo suddetto; e con questo stesso esperimento si può anche constatare evidentemente che le piaslrme non derivano da alterazione degli altri elementi del sangne, ma che esse !'!Ono elementi normali e preesistenti.
DI A~ATOIIIA E FISIOLOGIA
S ull & prodllSione desU elementi ooloratt del .anpe. Note prelimtnari del prof. P1o FoÀ - (Ga~~etta deoli O!!pitali. N. 2~. 18H1).
Il perfe:tionarnenlo Jdla lt•cnica micro~copica ha l'~l!o opportuno dt rinuovar~ t:li slu lì ~illora falli ~olia pr.oduzione degli elemeuli coloraLI del <~angu('. L'autore si ri~~>rva di svolgere p:ù ampiamente in altro Ja,·oro lo l'vilufll•O storico dclrat'l{llmenlo t> di 18re una descrizione più dellagliata dei procedimenti tecnici segu1ti. Dagh studi falli r isulteeebbe wtanlo modlficatt• il concetto dell' umté islologtca dei globuli rO!'si. E!:lst b••uchè appariscar:o omogenei e uguali fra loro ~;arebbeto invececv.,ltlUJlt da cellule di diverse specit• reap:~!nli in modo parlit•olare \'er!'IO le ~oslau1.e coloranlt e lraenh origine da el~ruenl1 speciah per c1ascuna dt es!:'e, e per via di 1111 proce~M loro pa rlicolare. L'autore si r iserva dt for111re tutte le cognìztoui di detLaglio che varranno a J escluder e completumenle l'tpolesi cht• le variela dei globuli cui ora accenna. siano ru-.ì dherse di sviluppo tli un rnede!"irno elctoeuto anzìl'ltè delle !!pt>de divf>r"~> e hE'n di~ttnte .
r A YI..OR. - Ouervasloue aulla bra4loar41a. T/te Lan.cet, gmgno 1891.
SEY\IOUR
Secondo Broaolbenl la bradic~rdta. o cuot-e 111ft equ8nle. è qut-lla rtt>llu quale i btltttli cardiaci non eccedono i 4tJ per mmulo. Or siccomo> questo fenomeno !'tt OS!<•·rva tanto iu gra "issime condizioni morbose quanto 111 mdh u.lui sct·vri da ogni allt·a anormalita, l'autore lo considera tanto nello stato sano, quanto rtello stato mot•boso. Non é e~alta la proposizione di Flinl che una persistente JenlPzza m uomo satiO «ia una rat·ata, e che ogni allontanamento daJio stato not•male tenda ud accrescere la frequenza dtll CUOl'"• che uuzi secondo Fatbergill esistono casi ne'quali la leutezza è uuo stato normale. L'autore ha contalo i battili dt uomini giganteschi trupiegali nelle cave ed in altr6
RI\'JSTA
laboriose occupazioni, eli lottatori di Cumberland abtluati alle fatiche dell'arena, P; durante il riposo ha notato con sorpresa il ritmo ordinario di 60 batlute, mentre ìn un caso ne ha contate sole 40. Ciò che si verifico in questi uomini a grande sviluppo muscolare, ha riscontro nell'elefante che ha un polso di 2i> o 30 battiti al minuto, mentre nel cavallo giUnge a 40, e fa pensare ad un fatto clinico, che la lentezza del cuore in uomo sano non è mai associata a dispnea. Se Peacock ha notato la lentezza del cuore coincidente con l' iper-trotia, c!ò sat•à vero in molti casi, ma in altr-1 non si può pensare che 1:1. quell'ipertrofia notevole che coincide con un valido sviluppo muscolare. Quantunque il polso inrrequente si verifichi di solito nell' età 'giovanile, non è ral o riscontrarlo nell'eta matura, ed anche nella v~cchiaia, cosi Noble ricorda un polso di 36 battiti al minuto in un uomo ùi 96 anni, Whecler uno di '*O in un uomo di 72 anni, eppure la fisiologia insegna cho la celerita dd polso cresce del 10 p. tOO dal !)O• all'so• anno di etil. Somerville ricorda un individuo che dopo una cena dt pesce salato fu preso da vomito, ed il suo polso scese a 26 battute, senza che nel cuore si avvertisse alcun indizio di lesione valvolare. Dopo una cura di bromur·o e belladonna il polso tornò al ritmo nor male di 80 battute. Io simili circo!!'tanze che possono provenire da sconosciuto veleno che agisce sul midollo, si genera secondo il dott. M~:~homed un prolungato t·iposo lra la sistole e la diastole, uu'esll'ema pigrizia del cuore, cbe indica un'accentuazione dell'azione mibiloria che giunge al vaso dal centro midollare, per le fibre dell'accessorio ~pinale. La bt·adi<:ardia più frequente deUo stato morboso si osserva nelle lesioni valvolari o parietali del cue>re, e specialmente nella degenera:tione adiposa, per le diagno~i della quale occorre notare altresì l'irregolarità e la deboiPzza delritto cardiaco. Nelle l<'sioni del cuore sinistro la bradicardia si verifica non nel primo stadio, rna a stadio avanzato e quasi let·minale, quando l'ipertroJìa è da tempo cessata, e la dilatazione de'ventricoli come Ja degenerazione d~lle pareti
DI ANATOMlA E FISIOLOGIA
~265
sono molto pronun.ciate. È dunque un sintomo più proprio di degenerazione che di vizio valvolare. Sono ricordati molti casi clinici nPi quali durante vita non esisteva rumore endocardico, e pure l'azione del cuore. era estremamente lenta. L'esame cadaverico però scovriva che la circolazione cardiaca era imperfetta, per rigiùità ed ateromasia delle arterie coronarie, per obliterazioni prodotte da endoarterite o da trombosi. Qualunque sia lo stato morboso del cuore che da origine alla bradicardia, dev'esservi un cerLV grado di dispnea durante il riposo, aggravate dal movimento e dall'esercizio. L'anemia e la clorosi sono spesso associale a considerevole bradicar-dia, quando non solo la pr·essione sanguigna è accresciuta , ma è diminuita l'eccitabilit8 del centro inibitorio per difetto d'ossigeno. Blumentbal ricorda un caso di cuore debole precedente l'eruzione del carbonchio, e ne inferisce che la bradicardia può essere un segno precursore di gravi malattie. Dopo le febbri ed altre malattie esaurienti, nel delirio \'a~o che ~egue alla febbre tiroide, l'autore ha osservato con un'elevata temperatura un polso di 55 battute, fenomeno che cessò con l'amministrazione dell'oppio. Nor~is rammenta un caso di febbre enterica nel quale il polso e:cese da 30 a 40 battiti al minato, ed altri casi simili si sono notati a St. Thorna~·s Hospifal, specialmente in fanciulli, ed in soggetti esausti dalla malattia. Talvolta il polso infrequente è in relazione con i disordini della respirazione. Un infermo assistito dall'autorè, a"e,·a un polso che non sorpassava i 50 battiti, e soffriva di un cata rro bronchiale cronico. Quando il respiro diveniva affannoso fino a raggiungere il tipo della respirazione di Cbeyne Stokes, il polso si rallentava, per accelerarsi di nuovo quando la respirazione si faceva più libera. In tali cas; si può penStH'~ che la bradicardia sia ~econdaria dull'iperemia venosa che si produce nel midollo per l'ostacolo della respirazione, o dello stimolo diretto dello stesso e:eno venoso che quando è irrita[o conduce a rallentamento delle pulsazioni cardiache. In quanto all'origine nervos~ della bradicardia, è interes-
SO
~266
RIVISTA
sante il caso descritto da HolberLon, in cui sopravvenne ad una caduta, e l'autopsia rivelò. la compressione dd midollo allungato e della sezione cervicale del midollo spinale, ~ome è interessante il caso di Thovntoo, nel quale il polso discese a 24 battute per minuto, dopo un accesso epilettico, in indi· viduo sofferente di sifilide lariogea. Charcot ritiene che in tali casi sia offeso il midollo allungato od il midollo spinale, Flint afferma che nella maggioranza de'casi vi sia lesione cerebrale, altri attribuiscono il fenomeno ad azione riflessa del simpatico cervicale e addominale. L'autore ricorda un caso di tumore osseo delle vertebre cervicali èomprimente il vago, e quello di ono studente preso da sincope allarmante per lo zelo sperimentale nel comprimersi il vago, Hewan racconta che dopo pt•olungata attenzione nello studio, il suo polso da 72 discese a 55 battiti per minuto, nel collasso, nello spavento, Broadbent, lyson, Day, han notato più volte ìl rallentamento pel polso, come nell'epilessia, nell'idrocefalo acuto, n~lle meningiLe. La ben nola osservazione di Goltz che il percuotere un animale sulle pareti addominali o sulle intestina messe allo scoperto fa rallénta:·e ed anche arrestare i moti del cuore per azione riflessa sui centri inibitòri, ò ripetuta ne'traumatismi chirurgici e nelle ferite d'arma da fuoco del ventre, ed è nolo il fatto che se un cavallo alla corsa è colpito da un proiettile nella lel>ta, fa ancora molti passi prima di cadere, mentre se è colpilo nel ventre cadé aH'istante. Tschirien osserva che il polso infrequente di donna pregnante, si accelera dopo il parLo, per la cessata pressione sull'aorta addominale. È riconosciuto come l'abuso del thè, del caffè e specialmente del tabacco abbassi il ritmo cardiaco; Flint, P easler ed altri hanno osservato che sotto l'uso del tabacco il polso scendeva al disotto di 60 battiti, per riprendere il ritmo nor· male dopo un certo tempo di astinenza. Lo stesso effetto producono la cocaina, la chinina, raconitioa, i sali di potassa, specìalrnente il nitrato, che per esperienza delJ'aulOI'e è stato capace di abbassare il polso fino a 48 battute in nn
1267 ~toso di reumatismo subacuto. Similmente accade pel morso -della vipera, per itterizia seqondo Broadbent e Murchison. In conclusione, v'è una serie di casi ne'quali la bradicardia -è un fenomeno fisiologico che si verifica in uomini alti, muscolosi e robusti, vi son casi ne'quali essa è l'espressione di -disturbi meccanici del cuore, dell'aorta e de'vasi primari, .casi che riconoscono come cagione del fenomeno in qualione l'anemia e le alterate condizioni della crasi sanguigna, CliSi ne· quali é attribuibile all'uso di alcuni medicamenti o veleni, casi ne'quali è d'uopo riconoscere un'origine nervosa, <>d una dipendente da alterata respirazione, da turbata reeSpirazione, da traumatismi del ventre. Dl A:'fATOlW. E FISIOLOGIA
RIVISTA DEllEMALATTIEVENEREEEDElLA PELLE
"". T AYLOR. - Peroh è DOD d aborUtoe U oot'IO della tl· allele oon l 'etolulone e la 41struslone p reoooe della letione lDJ.zlale. - (Medical Record, luglio 1891).
Il rinomato sitnografo parigino dott. U. Jullìen cosl si .esprime: io credo nella possibilita d'interrompere ed attenuare il corso della sifilide nell'epoca della sua sclerosi ini2iale, credo che noi non dobbiamo piegar le braccia durante questo periodo, nel quale si deve decidere dell'esistenza del pa:~;iente, o pensare che tuUo è perduto prima che qualche cosa si& cominciata. Questo é il principio al quale il ragiOnamento e l'esperienza mi banno condotto. Da lungo tempo l'idea di far abortire la sifilide ha occupato la mente dei chirurghi, e quest'idea ha prevalso fino ad oggi. Dieci anni or sono l'escissione dell'ulcera come mezzo profilattico era largamente usata, ma il consenso unanime odierno dei sitìlografi è elle questa operazione è inutile; solo Jullion e qualcun altro pensano che con essa si pos:sa sop-
1%68
lUVISTA
primere la sifllide, e ~u 460 ca~ da escissione, 106 si <:on dichiarati d'esito positivo. L'autore dopo aver cercato 'invano per moHo tempo, crede d'aver ora trovat.o la ragione degli esili inlì'ultuo!>i di profonde causlicazioni, di geuerose e!'cissioni, ed a dimostrarle re precedere l'esposizione di quattro casi clinici. t:n pazienta presentava una piccola papula quanto la te!'lta di quattro spilli, vi"la da lui in quel p-iorno istesso, 20 giorni dopo il contatt.o avuto con una donna, nella quale l'autore ri.,contrò un ulcero in via dì riassorbamento sul piccolo labbro destro al di sotto della forchetta, ed una llpica roseola sitllil.lca. ,\. richiesta del gaovane, l'autore lavò al pene con ac'lua e sApone, indi con acido fenico al 5 • 0 , escissa completamente la papula e cauterizzò 'il fondo con acido nitrico, quindi spalmò la superficie ul~erosa di calomelano. e la ferila guarì con buone grauulszioni in iO giorni. Ciò non ostaote, s'ini1.iù l' induramento dei ~aoglii inguinali, e 30 giorni dopo l'operazione si n!Se tipico; -i:! giorni dopo la !"COperta della pnpula, comparvero le mantfestazioni ~enerali della sifilide. Un uomo di 30 anni al principio del 1 9 scopri nel "UO 1 ene una le<:ione, e la mattina seP'uenl& :sa recò dall'autore. Un suo amico pochi giorni innanzi ave"a contralto dalla stesc;a donna uo ulcero duro. Il paziente aveva sul dorso del pene una fessura violacea lunga quattro millimetri, non aveva ingorgo ganJZilare; la donna e"aminata dall'autore presentava nel !>Oico vaginale a destra dell'uretra un' ulcera dura in vl8 di risoluzaone, marcata adenite ingnioalf', rosf'ola già impalliù1ta, placche mucose alle fauci, e caduta dei capelli. La natura sit:llitica della lesione presentata dal paziente, appena J7 giorni dopo il coito, non era dubbia, quindi l'autore, con le magJZiori precauzioni antisettiche escis"'e un rezzo di cute della larghezza tli m~>zzo pollice e della lunghezza di tre quarti di pollice, e sottopose ad un accurato eflame giorna!iero il malato. La Cerata guarì sotto garza iodoformica senza lasciare indurimento sotto la ptccola cro!'ta che ne risultò, ma 20 giorni dopo l'operazione comparve
DEI.LB llALAl'TIE VE~REE E D.ELU PELLI
1 t69
l'adeuopatia mguinale, e 50 giorm dopo la comparsa della prima lesione, si ebbero le prrme manifestazioni cutanee. Questi ca<ti, e molli altri trattati egualmente dall'autore con simile rj~ullato, trovano riscontro nei due seguenli: Berkeley Hill racconta che nel luglio del 1858 un signore ~i era rotto il frenulo ùurante il coito. Secondo le idee allora in voga sostenute da Rìcord, cioe che la di<>lruzione delrutcera dentro cinque giorni J•reveniva la sillhde, e~li, in quello stesso giorno, cauterizzò proroodamente la ferila con aci•lo nitrico fumante, l'escara cadde in tempo debito, le due piaglwlte cicatrizzarono celer·emente, ma alla fine di agosto la cicatrice indurl, in settembre comparvero le pleiadi inguioali, alle quali tennero dietro manifestazioni itlliticbe della durata di due anni. Vn avvocato di 28 anni, di robusta costituzione, nel febbraio tlel 18~1 condusse dal Rao::ori una donna con la quale aveva avuto commercio due oro inuanzi, e che sospettava di ~>ifilide. L'esame mostrò condilomi lati, e roseola generale.
Per 28 giorni l'avvocato si esaminò minutamente, e si lavò ~iornalmente con acque antisell;che e con soluzione di nitrato
d' arf:tenlo, fino a prodursi una balano- posllto. AJla sera del 2io giorno la mucosa sembrava normale, ma il giorno seguente una piccola papula lenticolare della grandezza d'un seme di canapa comparve neUa pagina interna del prepuzio verso destra. A richiesta del paziente, Rasori la escisl"e immeJiatemente, con molta parte del tessuto adiacente. La piaga 1rritala dalle ~manro~e esplorazioni del malato non guar• che al 2r;• giorno dall'operazione, ma prima che guarùose i ganglri erano tumefatli, e le manifestazioni sintiliche generah erano comparse. Gibier e Mauriac hanno escisso ulceri 48 ore dopo la loro apparizione, hanno sempre visto seguirne la sifilide, e malgrado questi dsultati, alcunr osser,·atori considerano l'ulcera come lesione locale, o perorano un lrallamenlo abortivo. Il giorno 3 gennaio 1~90 un sismore richie~e al medico la circoncisione. L'autore esaminando il pene, trovò nell'orlo libero del prepuzio una piccola papula rossa non esco·
1270 RIVISTA riata, ed il paziente asserì che nel prendere 1l bagno n giorno innanzi si era ben.e esaminato, ma non aveva visto nulla, e nulla aveva visto nella sera, quindi la papula aveva dovuto manifestarsi nella notte. Il giovane aveva passato. la notte del 21 dicembre con Q.na do.nna che rileneva sana~ e non aveva d'allora avuto altri rapporti sessuali. li 7 g-ennaio, 4 giorni dopo la comparsa della papula, 18 giorni dopo. il coito sospetto, essendo la papula ancora nelle medesime condizioni del primo suo apparire, nè essendovi ancora alcun ingrossamento di ganglii, fu àsportalo l'abbondante prepuzio. per l'estensione di un pollice e mezzo. In una settimanç~ si ebbe la riunione, senza indurìmento di cicatrice, il paziente continuò ad ispezionare accuratamente la parte affetta, e l'operatore scovri il i7 gennaio un ingrossamento glandolare nell'inguine, il 28 l'adenopatia era evidente, crebbe in seguito nnchè divenne caratteristica. Il 21 febbraio comparve la tipica roseola e l'indurimento dei gang!E cervicali e dell'epitroclea, sintomi tutti preveduti dall'indurimento di sottili cordoni scorrenti sul dorso del pene. L' e&ame microscopico del prepuzio asportato mostr·ava una cirQoscrilta massa di tessuto simile all'ordinario tessuto di granulazione, del diametro di _ quasi un centimetro nello strato profondo della pelle. L'epidermide che ricopriva questa placca in parte mancava, in parte era squamosa, da <fare l'aspetto di una piccola ulcera, nettamente circoscvitta, con poca diffusione d'infiltrazione de11a cute circostante, la quale era in tutto normale, eccetto che nella condizione dei vasi sanguigni 1 i quali mostravano una distensione degli spazi perivascolari, con piccole cellule rotonde, e quasi ogni vaso, arterie o vene, visto in sezione, si mostrava avviluppato da massa di piccole cellule rotonde che formavauo un foglietto simile al risvolto d'una manica attorno al polso. Pochi vasi mancavano di quest'involucro, ed erano le arterie e vene più grandi. Le cellule endoteliali delle arterie e delle vene erano rigonfie, come in istato di proliferazione, ed in due o tre punti la proliferazione endoteliale era così estesa da produrre t rombi nel lume delle vene di medio calibro.
DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA P.ELLK
1271
È difficile il dire cosa sieno e donde provengano queste cellule che circondano i vasi, ma dal fatto che tale alterazione si rinviene nei vasi a qualche distanza dall'ulcera dove la pelle circostante è normale, si può indurre che ì gruppi di cellule perivascolari sieno prodotti dalla prohferazione del connettivo dell'avventizia, o da qu(\IJO che immediatamente lo circonda. Esaminato un altro prepuzio, sulla parte inferiore del quale, vicino al frenulo, risiedeva uo tipico ulcero duro, com· parso dopo 16 giorni dal coito impuro, ed escisso dieci giorni dopo la sua comparsa, che fu poi seguita da infezione generale, mostrava le stesse lesioni del precedente, ma meno dimostrative, perchè tutta la cute et'a più o meno intlltrata, e non si scorgeva bene !"origine vasale dell'infiltrazione pericellulare, però il circolo di proliferazione si estendev{\ a maggiore distanza dal punto di prima infezione, ed a maggior distanza era estesa l'infiltrazione dei vasi. Il primo caso mostrava più chiaramente come la profonda sifilide si riconosca già al primo apparire dell'ulcera, essendosi gia pro· pagata lungo gli spazi perivasali linfatici, e come sia fruslraneo il volerla arrestare con l'escil"sione della manifestazione primitiva. Probabilmente la proliferazione periva~ale comincia prima della comparsa dell'ulcera. Quest'esame microscopiCO mostra altresl come l'infezione sifllitica cominci celeremente ed invada l'organismo, giacché gli spazi perivascolat•i souo spazi linfalici che vanno infine a sboccare alle ghiandole inguinali, le quali indubbiamente iogrossano pel progredire dell'infiltrazione parvicellulare, e probabilmente lo stesso processo si estende dalle ghiandole inguinali ad altri gruppi di ghiandole linfaliche. Qualunque sia l'agente causale della sifilide, ess,O raggiunge celeremente gli spazi perivascolari, e lungo questi viaggi, od inizia una proliferazione di cellule intorno ai vasi, che poi rapidamente si propaga agli spazi perivasali di lessati lontani. Infatti, nel prepuzio asportalo quaHro giorni dopo la compar::a della papula, ad un pollice di distanza dallu papula stessa, i vasi che ad occhio nudo sembravano normali, al microscopio si vedevano invasi dalla stessa proliferazione cellu-
~--~ t -t-
RlHSTA
htre che circondava la papule, la rete era ripiena di p1ccole celluh:, i vasi del le!'suto sotwcutaneo lo erano parimenti, e l'inflltl·azione era mussim11. nelle vene o negli spazi linfalict, un po' meno accentuala nelle arterie. Il virus sitìlit.ìco non si localizza flunque al punto di entrata, non si racchtude in un dem·o tlrato di circumvallazione. ma come dtmostrano i preparati anatomici, i casi clinici di Berkeley Hill. di Rasori e dell'autore stes!>O, procedl• con molta rapidità, quindi l'escissione precoct:: come mi~u•·a profllallica non rag~iunge lo scopo A cinque sofferenli d'ulcera indurita del ghiande o del pl'd· puzlo, con origine da 15 giorni a due mesi, il dott. Kiillneff' di Pietrobur#to ha escisso uno di qu• i cordoni cbe dall' ulcera si recavano all'111guine, scorrendo nel lasso connettivo sottocul.aneo del dor"o o dei lali dell'asta, cordoni di dtvel'$o volume, a seconda Mila durata dell'ulcera. Il dott. Kullneff daiJ'egame di que!\li cordoui che un ll'mpo si credevano vasi linfatìci, giunge ali~> seguenli concluRioni: 1° Questi cordoni che si osservano in casi di <~clero~i sitlhllca primaria, ri .. ultano dall'infiammazione delle vene sol· tocutanee del pene, sono quindi una manifestazione dell'endoflt•bile e della j>er:tl<>bile. 2- Il processo morboso ha origine dalle vene, pt·obahilmente dal loro e ndotc-Jio cbe s i veda densamente inflllrato dì granulazioni o rellule epiteliali, le quali SI accumulano alla periferta. ~ull~ tunica muscolare, do,•e formano densi strnli. L'endotelio subisce in l'eguito una deStenerazione ialina, ed il lume va..colare "'i riempte di trombt. Piu l.arJi la tunìra media e l'avventizia, come tl t.e"-suto connetlivC>, s'infiltrano inteusamente òi gl'anulazioni, l~ quali tendono a tra· sror111arsi irt corpu~coli di connettivo di nuova rormaztono. Le vene di p1ccolo cultbro nelle adiucenze sono rip1ene di corpugcoli rossi, t> circondate da tenue stravaso, mentre le arll'rie sono vuole. 3• [l \'OIUIDI• d l C(l!'lfone sifilitico, a parità di Sviluppo, dipende dall'intensité e dall'estensione del processo intìammatnrio. ~· La te~~<lenza dell'infiltrazione CPIInlare a pas'~a re in
DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLB
1273
elementi di giovane connettivo, sembra indicare che la natura del processo morboso è idenl1ca a quella dell'iniziale sclerosi sifililica. s• Lo sviluppo del corJone ùev'es~ere con!liderato come \lna prima manifestazione delle lesioni vascolat•i nei malati di sifilide. Pare dunque evidente che lesioni rsttcontrab1li nell'ulcera e nelle piccole radici vosali si facciano strada rapidamente per i grossi vasi efferenti, i quali traspot•tano in larga copia il veleno nell'orflanismo. Ricord nei suoi ultimi anni considerava la distruzione del· l'ulcera infettante assolutamente inutile dal l11to profllaltico, perchè la s1filide esislt> gié prima della comparl'la dell'ulcera, e rimarrebbe anche se l'intero pene fosse asportato. Questi falli mostrano una volta di più la verità delle ~tue opinioni. Forse quelle cellule vasali si sviluppano sempre più. fioche infettano tutto l'organismo, ed allora accade 'JUell'esplosione che noi chiamiamo periodo $f'Condario della sìOlide. 0&11 lnsoUtl nella pratio& dermatolo(The Medicai Record, maggio 1891).
GEORGE ELI.IOT. -
gia&. -
1. Edenta acuto circoscritto. - Un uomo sano e robucoto di 49 anni, dopo alternative di costipazione e d1arrea, cominciò ad avvertire dei gonfiori nei p1edi, g•·andi come U(lVa di galline, elastici, prur·iginosi, che ~perivano dopo 24- o•·e, poi questi aonflori si manifestarono nei lombi. poi In faccia si gonfiò fino a rag~iuogere il doppio del ;;uo volume, le labbra si facevano prominenti come stùsicea~, il naso ingrossava come un limone. la lingua intumid1va al punto da mìnacc1are le soffocazsone, e ad 0~01 compa!•sa di quec:ti edemi parz1ali, si mansrestava un'orticaria m diversi punti del corpo, che persisteva alcuni giorni dopo la scomparsa degli edemi, ed era co~i prurigmosa e moles!a, da togliere il sonno e l'oppelilo aU'mfermo, il quale sn otto mesi di questa C~Offerenza av~va perduto 27 kg. di peso. Quando l'autore Jo vide, aveva gontla la guancia sini~lra, la pelle non era arro~Pata, il gonfiore mosll'ava una len-
127.j.
Rl\'ISTA
sione elastica, il prurito era leggiero, in alcuni punti del corpo v'erao ponfl d'orticaria, in altri macchie di pigmento, l'infermo si lagnava di coprostasi che gli permetteva una defecazione ogni tre giorni con l'aiuto di grande quantita di liquirizia. Gli raccomandò una dietetica regolata, l' astensione dagli alcoolici solto qualunque forma, l'uso di iassativi, e questa cura giovò all'infermo per alcune settimane nelle quali non ebbe alcuna sofferenza. Ai primi di novembre tornò il gontìorb alla gota Jestra, alla lingua ed al faringe, ed anche questa volta si notò il pt•ecedente della stitichezza, ed oltre a ciò l'infer·rno aveva bevuto del wiskey cinque o sei volLe al giorno per alquanti giorni. La sollta orticaria si manifestò nel tronco e nelle estremità, i ponti erano di lutle le grandezze, la maggior parte grandi quanto uno scudo. L'autore ricorda diversi casi di edema acuto circosct·itto, d'origine gastrica, intestinale, Nnale, malarica, ma in questo fa rilevare la rat•a coincidenza con l'orticaria, che car•atlerizza, come l'edema, per una forma d'angioneurosi riflessa, contro la quale non si conosce azione terapeutica dit•clta, quindi bisogna rivolgere tutte le cure ai movenli causali. 2. Lesioni sijllitiche ini;iali multiple. - Un uomo di ~3 anni che il t• febbraio ebbe contatto con una prostituta , ebbe l' 8 febbraio nn' ulcera nel prepuzio corrispondente alla corona del ghiande, che due giorni dopo, per autoinoculazio ne, si ripetè sulla corona. Le due ulcere guarirono in pochi giorni con l'uso dell'iodoformio, ma il 15 aprile l'infermo si ripresentò con una macchia d'erpete semplice a metà del pene, sulla quale il giorno 22 si manifestò, nel sito della macchia erpetica, un'l papula dura, che in pochi gior ni ,;i escoriò, e si ulcerò. Il 26 apr·ile comparve un' altra papula sul dorso del peue presso la radice, ed il giorno seguente ne comparve un'altra u sini:;Lra, il 30 un'altra sul prepuzio presso il frenulo. La prima e la seconda divennero ulceri profonde, ad orlt rilevati, con base di durezza cartilaginea, con sottili crosticine nel'astN; la terza rimase di forma papulare, su base sclerotica, coperta da cresta sottile, giallastra e screpolata, con
1•
DELLE MALATTIE \'ENERU E DELL.\ PELLE
J:?7i)
uoa piccola ulcerazione da un lato della base. I ganglii inguina!i d'ambo 1 lati erano ben perceltibili al tatto, ingrossati ed indolenti. Nella seguente settimana le lesioni crebbero in dimensione, non mostrarono tendenza alla cicatrizzazione, ma nella terza settimana migliorarono con l'unguento d'aristol, e sottoposto !"infermo n trattamento specifico, giacehè la poliadenite cer· vicale e cubitale si era nel frattempo accentuata, le ulceri cicatrizzar·ono. Continuando la cura si ebbe febbr·e, dolor di capo nella notte, malessere; comparvero alcune macchie nelle regioni laterali del tronco, ed il 3 giugno l'emzione divenne profusa nel tronco e nelle estremità, poi scomparve gradatamente, ed in agosto si manifestò una sifilide papulosa sulla lingua, labbra, conloroi dell'ano; ritornò la ceralt-a, caddero lulli i capelli, più lardi sul corpo e sulle estremiW. si estese l'eruzione papulo~a, e si produsse un'ulcerazione nella bocca e nella regione interna delle gote. La generale credenza che la lesione sifilitica iniziale sia unica mentre l'ulcera molle può essere multipla, non é divisa da alcuni pratici come Mauriac per esempio, il quale asserisce che spesso è multìpla anche la lesione iniziale sifilitica, quindi bisogna essere molt.o riservati nel rassicurare l'i nfermo,e fot·seil miglior carauere diagnostico fra l'ulcera semplice e la sifilitica in primo tempo è ancora l'epoca della sua comparsa, poiché la ~emplice ha uno ii!ladio d'incubazione da tre a cinque giorni, mentre la dura ne ha uno che oscilla fra una e tre settimane. Quando l'infermo non sa dire l'epoca certa nella quale ha contratto il contagio é meglio attendere che si pronunzino i caratteri dell'ulcera. Un altra circostanza che svia dalla diagnosi, è la possibilità che ~i contraggano nello stesso tempo e con la stessa inoculazione i due contagi, e che durante il corso di un'ulcera molle si veda comparire un' ulcera dura, quindi la riserva non è mai troppa nel primo stadio di un'ulcera. 3. Lin(angioma circoscrizto. - Un giovanetto di i2 anni fu presentato all'autore nello scorso agosto dal padre, il quale narrava come quel giovanetto fin dalla nascita mostrasse un
1276
RIVlSTA
piccolo tumoretto nella prima falange del dito grosso del piede, come all'età di 6 anni ne avesse già altri sulla gamba, e come da poco se ne fossero manifestati altri sulla coscia. Al primo esame l'autore noto cbe reslremità inferiore destra, sede delle lesioni, aveva una circonferenza minore della sinistra, ed era più debole; che le vene, specialmente sulla superficie estensoria, erano varicose, come lo era la circonflessa iliaca, la pubica e l'epigastrica, e divenivano turgide e prominenti nella posizione eretta, ma nè ingrossamenti glandolari, nè altri ostacoli visibili nella regione iliaca spiegavano l'in~ombro alla circolazione venosa. Sulla cute che copriva i vas1 varicosi, dal collo del piede in su, ed ai lati dei noduli venosi, si vedevano gruppi di vescicole di 15 a :l() l'uno; vescicole grosse come teste di ~pillo, non circondate da alone di arrossimento, se non irritate con la pressione o col gt•attamento, e gementi siero sanguinol~nlo l'(nando erano punte. Sulla prima falange del dito grosso del piede destro, e lungo il tendme del semiter!dinoso si vedevano due tumori grossi come avellane, circondati da cicatrici di cauterizzazioni eseguite a scopo di cura. Finch, Noyes, e Làrok asseriscono che il proces~o di sviluppo di questi angiomi consiste in una proliferazione dell'angioblastema. in una neoformazione di vasi linfatici e sanguigni, e nella loro disposizione in cavil~ ed in grossi canali, rappresentanti linfangiomi ed ematoaugiomi capillari divenuti varicosi. Altri come Tilbury- Fox e Kolner han descritto questi tumori associati ad angiomi cavernosi, a neurofibromi, a nei venosi. L'autore ritiene probabile che, nel caso in questione, ad un'epoca della vita, sia avvenuta una flebite cronica progressiva, producente la condizione varicosa delle vene, o sia avvenuta un'ostruzione al libero passaggio del sangue nell'iliaca esterna di troppo piccolo calibro; ma sulla concomitanza delle varici con quei gruppi di vescicole, non può dir nulla, mancando l'osservazione microscopica.. In quanto ai liofaogiomi circoscritti, si sa che alcuni di essi scompaiono spontaneamente, ma si riproducono più
j 1 Jl
DELLE )fALATIIE v:E~ER!m E DELI,A PELLE
f277
U1.l'di, e quando si distl'l,l:ggoQo con i r.austici riaompaiono a fianco alle cie&.tricL Le fasciature elasti~be sono rimasle senza effetto; l'autore in questo caso adoperò l'ele,ttrolisi, tutti i g1•uppi di ves.cicolé $COmparvero, meno quello che era sU1.to punto con l'ago per ossei'varne li contenuto. L'infermo si trattenne in cura per breve lempo; poi non •tornò più, e nòn si sa se la guarigione sia stata definitiva. 4• Dermatite gangrenosa dell' infan:.ia. - IJM bambina di 19 mesi, anemica e soff'erente di stomatite ·aftosa, con diarrea veraastra da alquanti giorni, aveva sulla vulva, sul mon.te di V~nere, sulla faccia interna dette coscie e sulle natiche delle lesioni interne a diversi stadi di sviluppo. Le primarì~ erano vescicole della grandezza di un pisello circondate da areola t'ossjgna, altre erano più grandi, a con· tenuto purulento, ombelioate, altre e,rano croste con alone infiammatorio, altre crQsle di un pollice di diametro, depre~se a contorni rilevati e duri, che, rimosse, lasciavano allo sco;p.e~to ulcer&zioni che si approfondivano fin nel tessut.o sottocutaneo; allre crQsle riposavano su masse necro:tiche e grì· gial"t.re di tessuto impregnato d'icore iluid<i, altre e rapo fatte di materia purulen!a dis~eccata. L'inferma prese ioduro di ferro ed olio di fegato di merluzzo, le piaghe furono spalmate d' ittio'Jo dopo rimosse le croste, ed in 15 ~Lorni clcatrizzar0no lasciando .$otlili squame dove pri,ma erano le ulcerazioni. Q'uesfia rara dermopatia è stata descritta da Hutehinson come varicella ga.ngrenosa, da Pineau come ectima gangre· nose infantile, da Stokes come pemfìgo gangrenoso, dai francesi come ectima infantile tereb.rante. Suole svilupparsi spontaneamente, ~d in seguito a varicella, morbillo, 'Vaccinazione, e ricorrere non solo nei fanciulli, ma &nche nei giovinetti, accompagnata da febbre, diarrea, albomiuuria, con corso grave o mite; suol cominciare dal capo e dalle membra sup.edor11 o dalle natiche o membra inferiori; Jo sìreptococc·o pjogene e gli. stafilococchi ne sono il reperto microscopic<;> ordinario. L'autore ue ha visto tr.e ca.si in fanciulle anemiche, con precedenti diàrree e disordini ·intestinali, originati sempre
RIVISTA
dalle natiche, donde argomenta che convenga tener calcolo del sudiciume come momento etiologico. Il trattamento generale è indicato dalla costituzione dell'in· fermo, quello locale richiede nettezza, medicatura antisettica, iodolo, iodoformio, acido borico, e sovra tutlo l'ittiolo. previa lavanda di cloruro mercurico al 05 p. 100, che usato in pomata, garantisce la parte affetta dall' insudiciamento fecale, e la parte vicina dell'auto-inoculazione. 5. Eritertta desquamati'OO ricorrente. - Un mercante di 29 anni ebbe il primo attacco di questa dermatosi nel maggio 1886, che ricoprì tulla la pelle, con precedente cefalea, con forte prurito delle mani e del tronco in principio, di tutto il corpo in se~uito, in forma di chiazze rosse diffuse, indi confluenti, da dare a tutto il corpo l'aspetto di pelle scottata, con senso di bruciore e d'intenso prurito. Il rossore durò tre giorni, indi avvenne la desquamazione, e cessò il prurito. Il secondo attacco si ebbe nel maggio 1887, ma limitato alle mani ed ai piedi, il terzo nel maggio 1888, con recidiva nel giugno dello stesso anno, un altro nel febbraio 1890, un altro nel marzo, tutti preceduti da cefalea, costipazione e gli ultimi due da brividi e febbre. L'autore lo vide nell'ultimo attacco, nel periodo di desquamazione, e vide sotto le larghe squame delle mani lo strato corneo del derma perfettamente normale. Nota come le di· verse ricadute di questa malattia poss11no verificarsi per circostanze diverse, variando anche nella sede ed estensione, ricorrere in coincidenza di processi settici, di malaltie sistematiche, dell'amministrazione d'alcuni rimedii, od anche idiopaticamente, ed assumere la forma di scarlattina, dalla quale si distingue per i fenomeni generali, e perÌecomplicanze renali e faringee. La prognosi e la cura sono in rappf'rlo di momenti cau· sali, il trattamento dell'eruzione una volta manifeslatasi, non può essere che palliativo. G Cloasma in un ipospadiaco. - Un uomo di 35 anni con· sultò l'autore per un pigmentarioma comparsogli ripetutamente sul viso, ed in ultimo, cioè nel luglio 1890, rimasto
OELLE MALATTIE VENEREE E ORLLA PELLE
·1279
sta~ionario, mentre nei mesi d'inverno era totalmente scomparso. Le macchie erano più o meno scure, simmetriche sulle g0te, ~ui polsi, nel collo e nella fronte, estese dal da· vanti delle orecchie alla metà delle guancia, ricurvate verso i margini infracubitalì, discendenti irre~olarmente sugli an· ~oli della bocca, di dove scorrevano ai lati del mento, lasciando libero uno spazio mediano di un terzo di pollice appena. Le macchie dei polsi erano coperte dalle maniche dell'aMo, quindi non potevano attribursi ad eritema solare; erano veramente macchie di cloasma. L'esame somatico dell'infermo fece rilevare uno sviluppo delle glandole mammarie simile a quelle di una donna adulta, egli non avea barba, aveva largo bacino, gambe inclinate all'int-erno con convergenza dei ginocchi, monte di venera prominente, mancanza del pene e dello scroto, nel sito dei quali, un'apertura formata da due gròsse pieghe d~lla pelle, mostrava un ben format.o ghiande, situato nel punto preciso in cui avrebbe do,'Ut.o trovarsi una clitoride. Il ghiande non aveva mesto urinario, ma al disott.o di esso esisteva un canale lungo diversi pollici, largo e dislensibile, che nell'interno terminava con un restringirnento simile al collo deìla vescica. Lungo questo canale avveniva l'eiaculazione del seme, e nella spessezza delle pieghe cut~nee descritte erano alluo!l8ti due piccoli testicoli.
La balani te olrolnata. -
Du c ASTEL. -
(Journ.al de lvféde-
cine et de Chirurgie, giugno, 1891). Questa balanite, che è dovuta esclusi·vamente ad un contagio venereo, ma la dì cui analoga affezione non fu però ancora trovata nella donna, non si produce che dopo il coito: essa compare nei giorni che seguono l'avvicinamento perico}l)sO ed è caratterizzala, nel momento della sua nascita, da una pa!)ula epiteliale biancastra, che ben presto si desquama, lasciando un'erosione superficiale, piutt.osto che una vera ulcet·azione, limitata da un cercine epiteliale di un bianco grigio.
1:?80
BJYlSTA
L'estensione della papula si fs per una migrazione ecceotr!ca incessante e rapida del cercine; l'epitelio delle parti centrali riprende il suo aspetto normale, mentre che l'erosione si estende coll11 progressione del cercine periferico. La balsnite circinata compare ordinariamente nel solco balano-prepuziale; essa non ha grande tendenza ad estendersi sulla mucosa del prepuzio, ma progredisce molto più rapidamente sulla mucosa del glande che essa invade d'avanti in dietro; essa si arresta sempre bruscamente in corrispondenza del mesto, formando la mucosa uretrale manifestamente un terreno ribelle al suo sviluppo. Abitualmente, nei giorni che seguono la comparsa della placca iniziale nel solco balano-prepuziale, .si vedono papule secondarie formarsi sul glande, il quale può essere in tot~lit.à invaso rapidamente dalla confluenza ili queste papule multiple. La balanite circinata è un'affezione dei malati con glande ricoperto dal prepuzio: non si sviluppa mai sui glandi abitualmente scoperti e le sue papule scompaiono dalla superficie delrorgano, quando il malato ha cura di tenere il prepuzio sollevato. Non si può esitare a considerare come d'origine parassi· taria questa balaoo·postite che rammenta assolutamente, per il suo decorso e per i suoi caratteri, le affezioni parassitarie della pelle e che sembra meritare bene la denominazione di balanite circinata; il suo andamento estensivo, la sua forma ad archi, il suo cercine epiteliale limitrofo rappresentano completamente ciò che si osserva nell'erpete circinato tricofitico della pelle. Tuttavia i dottor• Bataille e Bardai, i quali hanno studiato in modo speciale questa affezione, non sono ancora giunti a determinare in un modo netto il microbo causale di questa balanite. Essa scompare molto rapidamenle causticandola colla soluzione di nitrato d'argento al 5 .;o, ed aggiungendovi le lozioni con una soluzione debole di sublimato e le medicazioni colla polvere di ossido di zinco.
DILLE •ALA TTIK VENERKK B DElLA PELLE
1281
Albamtaarla nella. blenorragia. - BALZER. de Médecine et de Chirurnie, giugno, 1891).
(Journal
La frequenza molto grande dell'albuminuria nella blenorragia é stata segnalata soventi. Balzer ha intrapreso nuove ricer·che su questo argomento stlldiando soprattutto ciò che concer·ne le fasi acute délla blenot•t·a~ia, perché fino ad ora gli autori si sono occupati soprattutto della storia delle forme croniche, nelle quali "la lesione r·enale è il più spesso secondaria ad affezioni antiche della prestata e della vescica. Da queste ricerche è risultato chA su 1tl3 malati osservati nello spedale del M idi ed affettr sia da blenorragia semplice, sia da orchi te semplice, sia da Mchite doppia, venne rif,CO!ltrata l'albuminurra nel 12 p. 100 dei casi. Tutti i malati esaminati erano giovani dai 25 ai 30 anni, ed affetti da blenorragie recenti, datanti da un mese al più; tutte le or·chiti erano acute e recenti. In tutti questi casi l'albuminuria era molto variabile per intensità e per durata. In certi casi anzi sembrava intermittente. La durata ordinaria era da 4 o ;l giorni a 3 settimane. Questa albuminuria, dìpendeote dalla blenorragia, si può spiegare in due modi: o si può ammeLtere che l'infiammazione renale avvenga per propagazione e che l'ureterite e la pielonefrite ascendenti si sviluppino con una grande facilità neg!i individui affetti da una jnfiammazione delle vie orinarie; oppure la nefrite può risultare dall'infezione generale. Si osservano !nfalli casi d'albuminuria, nei quali non si trova alcun segno d'infiammazione nè da parte dell'opp&rato vescica.Je, nè nelle or•ine; l'azione dell'infezione generale è in questo caso iodiscutibile. Checchè ne sia. Bafz-er richiama soprattutto l'attenzione sul fatto che l'albuminuria, nel corso della blenorragia acuta, semplice o complicata di cistite e d'orchite, è relativamente frequente. La cura col regime latteo ha nel caso in discorso un'azione favorevole e rapida: ma de"e essere continuala per molto tempo, allo «copo di evitare ti pericolo delle recidtve; inoltre, si devono so'3pendere i balsarnicr, perché pare che essi abbiano una sfavorevole influenza sull'albuminuria. Conchiudendo, l'esame delle orine nel corso della blenor81
RIVISTA
ragia non deve essere tràscurato dal medico, giacché le complicaz.ioni renali durante la blenorragia avvengono meno raramente di ciò che generalmente si crede. "TaiUl&to eU merourlo nella aUlllde. - BALZER. -
(Journal
de Médeeine et de Chirurgie, giugno, 1.891). Da più ~nni l'autore p1;escrive molto frequentemente il tan· nato di mercurio nella cura della sifilide. Questo ::~aie é st.ato raccomandato in Francia da Leblond ed all'estero da Lustgarten. La sua azione sulla sifilide non è inferiore a quella degli altri sali mercuriali ed in particolare a quella del protoioduro. Ma il suo uso é specialmente vantaggioso a cagione della sua innocuità nel tubo digestivo. È tollerato molto bene dallo stomaco e dagli intestini. Ed è senza d4Ì>bio per questa grande tolleranza che venne prescritto ad alte dosi, venti, trenta e fino a quaranta centigrammi. Ma queste dosi sono esagerate. lo molti casi alla dose di venti centigrammi al giorno, Balzer ha veduto la salivazione con stomatite. Egli lo prescrive quindi alla do.se di 10 o 15 eentigrammi per giorno al più, colla formula seguen•e: Tannato di mercurio. . . . cent.igr. 5 Estralto teba_ico . . . ~ 1 Estratto di guaiaco q. b. per l pillola. Dà due o tre di queste pillole ai pasti. A que.s to trattamento devonsi ~ssociare le cure della bocca e dei denti nettati colla spazzolina mattina e seua con polveri dentifricie a base di clorato di potassa o meglio di acido borico a parti eguali coUa polvere di chinina. · A cagione della notevole tolleranza del tannato di mercurio per parte del tubo digerente, Balzer ha pensato di adoperarlo in altre malattie. Egli lo ha prescritto nella dissenteria spol'adica in sostituzione del calomelano. Adoperato a dosi frazionate, come il calomelano, ,ha dato buonissimi risultati.
tlELLE MALATTIE V-ENJ!;REE E DELLA PELLE ~rttema pollmorfo oon purpura. -
~ 28,3
E. BESNlER. - (Journal
de Médecine et de Chirurgie, aprile, 1891).
La purpura si riscontra ~n ·c.ondizioni cosi diff~renti, ~he -se è façHe riconosqer,e la lesiçne in .se stessa, è so':enti dif· fìcile riconos~ern~ la .natt1ra. Le. purP.ure ~ielle es~remit:é. inferiori sono molto spventi mielppa!iche, in rapporto co1l'~n <iebolimento del\a midoJ)a. L'autore dice che all'qspedale si nota _molto frequentem~pte la purpura in quelli operai che lavorano in piedi tutta la giornata e che, inveçe di riposarsi, nella notte si abbandona:no soventi ad eccessi di coito. Nei qasi di questo genere la purpura è sicuramente mie1opatica. S'incontra anche frequentemente la purpura, detta reumatica, senza che questa qualifica indichi che si tratti di un'affezione reumatica nel vero senso della parola. Si tratta in quei -casi verisimilmente di auto.jntossicazione, di reumalismo in· fettivo, di for,ma ordinariamen~e leggera, e di cui non conosciamo ancora la natura. La purpura può ancora esse~e associata ad altre eruzioni e deve es\3ere allora consider.at,a come di tutt'altra n~tura. Ciò .si osservava in una malata del rip,arto dell'auto~e, nella quale., indipendentemente da,He maçchie purpll.,r~e, si vedevano grandi <:erchi .maculati in~lc,~nti che essa aveva avuto ~~~uUanea mente un eritema seQmparso da pochissimo tempo. Nei •casi <li questo .g~nere che si accompagnano talvol~ a lesioni delle mucose, a ;yescichette o bç>.Ve .sulla pelle, per la multiformità delle ~esioni .;;i deve fare la diagno1!i di purpura in raRI>Qrto -con un ,eri~ema polimorfo. Si tr;atta anCoJ:a in questi casi di auto-intossicazioni che ~anno luogo a manifestazioni cutanee d'apparenze mollo diverse. Dal punto di vista della 'CUra, basta ordinariaJ!).ente il riposo nella purpur.a mielopatica e nella re1,1matica. Nella purpura che è )eg.ata all'eri\ema polimorfo, l'ìodw;o pç>t~ssico può dare buoni risult~ti. P erò, se sì no~sse nella forma della eruzione una t~ndenta ~alla form~zwne di bolle, l'ioduro potassico sar.ehbe assolJitamente controindiC{lto, p~rche esso
IUVlSTA
esagererebbe questa tendenza e porrebb~ produrre serie complicsztOni. È molto importante ìl fare questa distinzione. Non é meno importante il tener presente, dal punl~ w vista della cliàgnos~ che l'ioduro potassico, il quale produce buoni efelli in certe forme ùi purpura, è egualmente capace cli determinare questa lesione. a tal punto che, quando essa si vede compat·ire in un individuo sano ed apparentemente io buona salute, è necessario ricercare se il malato non abbia fatto uso di questo medicamento. Vi sono infatti molli individui nei quali $i può determinare la comparsa della purpura per cosi dire a volont8, facendo prendere loro l'ioduro potsssico, e ciò con una dose ordtnaria. Cnr& del reumatismo blenorragic o. (G~ette des H6pitauz, N.
M. G. LYON. -
8, , 1891).
Se fosse ancora necessario giuslifìc~ re la demarcazione stabilita tra il reumat1smo blenorragico ed il reumatismo articolare acuto, si Lt•o,erebbero gli elementi di prova nei risultati ottenuti dallr~;tllaroento. Infatti i medicamenti che sì amministrano con successo nel reumatismo articolare acuto, non hartno che poca o nessuna influenza sull'evoluzione del reumatismo blenorragico. Vi ba però una serie di mezzi, gli uni medtcsmenlosi, gli allri chirurgici, i quali, messi successivamente in opera, possono nella maggior pat•te dei casi, prevenire od altenuare la conseguenza più grave, l'anchilosi. È stabilii~ oggidi che il reumatismo non ba alcun rapporto colla persislenza, colla scomparsa o colla recrude~cenza dello scolo; si dovrà curare la blenorragia coi mezzi abituali, ma senza attendere da essa un'influenza sulle al'lrlti blenorragiche; si dovrà soprattutto evitare di provoca1·e la ricomparsa dello !iCOlo, come altre volte si faceva, quanrio si credeva alla ·teoria della melsstasi. È bene sapere, d'altra. parte, che in alcuni casi è sembrato che il miglioramento ed anche la scomparsa degli accidenti articolari coincidessero col ~rattamento del focolaio dell'infezione; cosi in un'osservazione ùi Poncet, d1 reumatismo consecutivo ad una oftalmia bleoonagics, gli
DELLE ll.U..\TTLE \'ENERI::E E DEL! •. \ PELLE
l ~8;)
accidenti articolari sono scompar~i a misura che la secrezione purulents dell'occhio andò diminuendo. L8 cura medica é poco efficace. il salicilato di sode, specialmente, non ba 10 generale alcuna ez•one favorevole; pare però che dia talvolta qualche risultato favorevole nella forma poliarlicolare. Contro il dolore ~i potrà u~re con vanta11gio rantipirina. Quando la blenorragia era considerata come di natura "ifilitica, "i usava la cura mercurìale. Rayer , anche quando fu riconosciuta le specificità della blenorragia, continuò tut>tavia a ~olloporre i blenorramci alla cure mercuriale. Recentemente Morel-LavaiiPe ha \'isto guarire completamente due casi di reumatismo blenorrag1co solto l'influenza dello ~lesso trattamento: uno dei suo1 maiali presenlava la for ma di poliartrite deformantP progre""iva pseudo-nodosa e, cosa degna di nota, scomparve egualmente l'atrofia muscolare concomitante; ma quet>te due os ...ervaztoni non possono es!lere rìlenule come dimostrative, giacché i due tnalati erano nello !'lle.,~o tempo sitllilici. Fa d' uopo però notare che Jullien gié fin da cinque anni fa ha comunic11to il rrsultalo della cura del reumatismo blenorragico colle iniezioni !'Otlo<'Utanee di bicloruro. La questione del trattamento del reumatismo col mercurio non è quandi ancora risoluta; l'azione del mercurio in questi casi si "Piegherebbe racilmente p4>r le sue virtù antisettiche. Aggiungasi inflne che> l'ioduro potossico polra essere utile come r·i~lvente nel declinare della fase acuta. La cura locale é il trattamento per eccellenza del reumatismo blenorragico. L'artrite s uppurate sora trattata coll'artt•olomia, col lavaggio della articolazione e sue immobilizzazione; ma l'artrite suppurate si ba eccazionalmente, e ben più spesRo la mono·or·trild ha tendenza a produr re J'aochilo"'i. Ecco la condotta che deve tenere il medico in s•mili t'asi: dopo aver fatta la rivulsiono con punte di fuoco, Ri avvolge la giuntura con listerelle di Vigo embricale, si fa una medieatura ovattata e quindi si pone l'arto in una doccia o meglio sr applica un appàrect'hto mge~ato inamovibile, che
4286
RIVISTA
saré sostituito più tardi da un apparecchio al silicato, se si tratta di un'artrite del membro inferiore. L'immobìlizzazìone fa scomparire il dolore; ma lo scopo essenzìàte della cura si è di evitare l'anchilosi; per cui, appena che i fenomeni infìammatorìi saranno calmati, si dovrà, per rompere lo aderenze, procedere alla mobilizzazione della giuntura. È impossibile determinare il momento preciso in cui si polra addivenire a questi movimenti: la miglior guida a q'uesto riguardo è data dalla scomparsa del dolore; si interverrà quando la mobilizzazione potrà effettuarsi senza produrre altro dolore che quellò causate dall'estensioné delle parti retratle.
Desquamazione 1n massa. della muoosa uretrale. - BouL· LAND. (Journal de .\1édecine et de Chiruryie, agosto. 1891). Il dott. Boulland ha riferito una curiosa osservazione relativa ad un uomo affetto da una blenorragia curata per lungo tempo con iniezioni astringenti vegetali e nel quale si adoperò una soluzione di sublimàto all'i p. 3000. Nel giorn<> susseguente si trovò nell'impossibilità di orinare e gli parve di avvertire un ostacolo nell'uretra. Avendo fatto uno sforzo violento, ì'orina sfuggi tutto ad un tratto trascina ndo una specie di cilindro biancastro ripiegalo su se stesso e che il malato prese per un elmint0. L'esame istologico dimostrò che si trattava di una desquamazione in massa della mucosa uretrale. Infatti, il corpo straniero eliminato coll'orina presentava una lunghezza di 14 <:entimetri ed un diametro di 3 millimetri. Tagliandolo tr·asversalmente, si co:::!.statava l'esistenza di un canale centrale. Infine, le pareti erano costituite da cellule epiteliali che avevano subìto la degenerazione adrposa e da qualche fibra di t~~suto congiuntivo. In poco tempo si otténne la completa guarigione.
DÈLLE MAlAT'tiE VEN.EJXEE E DELLA PELLE '
4287
Dermatit_e erpetl.forme o dermatite dl Duhrlng. - HALLOPEAU • ...., (Journal de Médeeine et de Chirurgie, luglio, 1891).
La dermatite erpetiforme presenta quattro grandi caratteri molto netti. In pl'imo luogo essa é polimorfa e . si manifesta simultaneamente con vescicheite, bolle, pustole croste· e macchie. Un secondo carattere consiste nelle sensazioni ~loloro&e, bruciore e prurito, che producono le lesioni. In terzo luogo, l'eruzione a-vvìene per espulsioni successive, ad intervalli più o mMo lunghi oppure subentranti. Infine quest'affezione, non osta·n te la sua gravezza apparente talvolta notevole, conserva sempre uù caraUere spie· cato dì benignità e fa contrasto in tal modo coi veri pemfighi che sono quasi sempre mollo gravi. L' eruzione di questa dermatite consiste soprattutto in macchie eritematose che sono ben tosto susseguite da vesciche, bolle e pustole. Il suo aspetto è d'altronde molt-o vtlria· bile; in alcuni casi, l'eruzione ha l'aspetto di certe orticariaconsociate a bolle; .altre volte reruzione si fa · in nappa come nell'eritema designato sotto ·il nome di erpete irideo. Le dimensi-oni di questi elementi variano pure molto, come anche la loro confluenza; ora -questi elementi sono isolati e dìssemi· naLi, òra sono generalizzati. a tutto il corpo. Nel punJo io cui deve co.mparire l'eruzione esiste soventi una sensazione di scottatuca motto viva; questo bruciore è persistente e molto molesto dopo che l'eruzione che ass-ume la disposizione erpetiforme e si sviluppa in cerchi è costituita. Si vedono allora le eruzioni succedersi in condizioni molto speciali. Infat~ Hallopeau ha mostrato come esempio una delle sue malate che, dopo due anni, ebbe una serie di queste eruzioni e che. pre$enta ciò non di :neno le apparenze dì una buona salute. Questa conservazione della saJute è un fatto molto importante. Vi sono però casi .in ctfi si osservano a-lcune corhplicazioni. soventi è stata constatata la diarre8, ciò che può dipen'dere dall'e.ssers.i la lesione prodotta
-1288
RlVISTA
anche sulle mucose ed il fatto si è ap punto riscontrato nella malata in discorso. In un allro ca:so si è prodotLa un'endocar dite. Un terzo infine e morto per una nefrite albuminosa sopraggiu..ta come complicazione. :Vfa questi fatti souo del tutto eccezionali e l'evoluzione senza gravezza è precisamente uno dei buoni segni diagnostici di questa malattia. La si distingue e0si facilmente dall'eritema bolloso che non dura clu>. quindici g-iorni, e da tutte le eruzioni medicamentose. È stata spesso confusa col pemfigo fogliaceo; ma in questo ultimo caso lo bolle sono molto larghe, si rompono presto e lasciano abbondanti avanzi epidet•mici; ma il carattere principale si è che non vi ha remissione e che avviene sicuramente la morte. Insomma, quando si vedono riuuili i differenti caratteri di un'eruzione polimorra, pruriginosa ed anche dolorosa, procPdente per espulsioni successive ed avente una durata moJto lunga senza alterare lo stato generale della F!alute, la diagnosi di dermatite erpetiforme di Duhf'ing si può considerare come quasi accertata. Il trattamento di questa affezione è soprattutto palliativo; per altro l'arsel)iato di soda dà t·isultati abbastanza buoni. Localmente si devono usare le poi veri di acido borico e di salo l e specialmente gli involg1menti. l
La parallsl generale e la sUlllde. cueil d'Onhtalmo!ogie, marzo 1891).
B uRKHARDT. -
(Re·
Nella paralisi generale la degenerazione ·dei piccoli vasi ha un'azione preponderante; a tal punto ~,;he alcuni autor i vedono in essa la lesioot> primaria ed essenziale della. paralisi; rna nessuno, fino ad ura, ha osato attribuirle un carattere specifico. Appartiene ono la paralisi alla-classe delle malattie sifilitiche ed in particolare al terzo periodo della sifilide? Come per le tabi si sono cercate nella statistica medica le prove pro e contro. Alcuni autori non hanno trovato antecedenti sifìlitici che nel 18 a 25 p. 100 dei loro paralitici, merilr·e altri li hanno trovati nel 70 a 80 p. 100
DELLE MALATTIE YENEREE E DELLA PELLE
~289
surkhardt ha esaminaLo questi casi e ne ha riunito 43, sui quali ha constatato note sufficientemente precise. Classificandoli secondo la loro età, egli ha ottenuto un quadro dal quale risulta: 1' Che circa la metà dei paralitici è stata infettata dalla sifilide; ma che ~ Dei malati al disotto di 3:S anni, quasi tutti sono stati infettati; mentre che 3• Dei malati al disopra di 35 anni solamente il terzo. Questa statistica, se non permette di mettere la paralisi generale fra Je· malattie vener·ee propriamente dette, fa però della sifilide una causa predisponente di prima importanza. Questa causa e tanto più efficace quanto più l'individuo é giovane; essa cede il posto alle altre, a misura cbe l'intlividuo avanza in età. Le opinioni sono discorc!i sulla questione se le paralisi di origine sifilitica si distinguano sintomaticamente dalle altre; la differenza dell'età non è senza influenza. Quanto alla cura, la grande maggioranza degli osservatori sconsigliano gli specifici come inutili ed anzi dannosi e Burkhardt si unisce interamente ad essi per 1 casi aJquanto avanzati. Si sa che le tabi non traggono migliori risultati dal trattamento specipco, ~ cbe Slriimpell ne cerca la spiegazione nell'ipotesi che quest'ultima malattia non è generata dal virus sifilitico stesso, ma dalle sostanze tossiche, dalle ptomai11e prodotte sotto la !.'IUa influenza nel corpo del malato, ipotesi che potrebbe applicarsi anche alla paralisi generale.
t290
RlVIST A DI TERAPEUTICA
Aotdo caufortco. - (Therapeutische Reoue der A llgmen. Wiener med. Zeitung, 1891).
L'acido canforico Ila la formula c• H' (COOH)s e si ottiene col riscaldamento della canfora con l'acido nitrico. È in cristalli scoloriti trasparenti, di sapore amaro; è poco solubtle nell'acqua, si scioglie più facilmente nell'alcool. Il miglior modo è prenderlo nelle ostie, ma può anche usarsi in soluzione alcoolica nei tnalati, a cui non ripugna il sapore amaro. Nella pratica medica l'acido can~orico fu introdotto dal Furbringer> dopoché jl Berlagnini pel primo lo aveva sperimentato su se stesso per due giorni alla dose di 12 grammi senza alcuna conseguenza. Il Furbringer usò l'acido canforico nella cistite, nella diarrea e nei sudori notturni dei tisici con buon risultato; il Reichert e il Niesel lo usarono localmente nelle malattie catarrali con discreto buon successo. La sua proprietà di arrestare il sudore fu accuratamente studiato dal Leu, il quale stabili la sua azione contro il sudore dei tisici e dei reumatici. Il Bohland lo sperimentò nei malati con abbondanti su:dori notturni. Dopo aver dato a quesli malati per due o tre giorni l'acido caoforico, cessavano i sudori notturni per alcuni giorni, fino a quattordici giorni e anche pìù, in alcuni casi cessarono i sudori notturni completamente, ma questi erano quei casi in cui anche lo stato morboso de'malati migliorava. L'acido canforico fu somministrato a 30 malati in 48 diverse occasioni: si mostrò efficace quaranta volte, otto volte
RIVlSTA Dl TERAP.EUTlCA
1~91
falli. Queslo l'esultato di già còsi fav'orevole, avrebbe potuLo essere più fa.vòrevolè an:cora s'ecoildo il Bohiand se il medicamento foss~ siàto d&.to in maggiori dosi iniziali e in tempi più convenienti. Il Bohland trovò in alcuni malati che sudavano di regola verso le tre del mattiho che un grammo di acido can.forico dat.o alle 9 di sera impediva il sudore fino alle cinque o alle sei della mattina; :se ne erano dati 2 gr. o 2 !fs l'effetto non era molt.o diierso; ma se l'acido canforico era eomministrato alle due dop9 mezzanotte, il sudore si arrestava già con una dose dii grammo. Ordinariamente però il tempò della somministrazione era dall'é 9 alle 10 di sera e la dose di 1 a 2 1/ 1 gr. Si raccomanda di dare la dose piena di sera, e di gioròo non darne. Non fu mai osservato il vomito od altri molesti accidenti; una volta fu osservata una' eruzione scaTla:tbniforirre che però poteva anche' attribuirsi alla antipirina data insieme. L'acido canforico non a'gisce sùlla tempetatura n d influisce sul corso della malattia. I malati dormono molto meglio percHé non sono molestati dal sudore. Il canforato di soda è più solubile ed ha reazione neutra. Fu da'lo 58 volte a H tiSici con lo stesso restiltato delraeido. È notevole che agisce solo nel sudore dei tisici, almeno fallisce molto spesso nel sudore per altre cause. Bohland sosffene che la sua azione sia quella dÌ moderare l'apparato sieroso sec~rnente del sudore, L'acido canforico è un buon !llezzo anlifermentati:vo e dovreboe essere usato con vantaggio in tutti i casi di diarrea fermentativa. Il Bohland confermò questa azione in due casi di diarrea tubercolare che non era stata potuta frenare con allri rimedi. Nella cistite 1 gr. di acìdo canforico dato tre volte il giorno ristabilì la reazione acida dell'urina. Questa anéhe nella estate si conservò per più giorni acida e inalteratà. In cinque malati della rriidolla spinale, la cistite guarl completamente con l'acido canforico, in altri' casi il catarro vescicale fu molto migliorato, in pochi casi non fu modificato. Circa la éiiminazione dell'acido canforico, il Bohland trovò che essa comincia due ore dopo averlo preso e dopo cingue ore è terminata, quando il medicamento è stato preso a di-
RIVIStA
giurlO; quando è preso a stomaco pieno la eliminazione ritarda, di modo che questa comincia solo dopo sei ore ed è compiuta dopo dodici ore. Solo una parte ne comparisce nell'orina, il resto od è ossidato nell'organismo ed evacuato con le fecce in forma di combinazione insolubile, od è elimi· nato per altri organi $ecretori. Il Com bemale usa l'acido canforico alla dose di due grammi sciolto in un siroppo alcolico aromatizzato. Lo somministra sempre alle 7 di sera, e in seguito ulla osservazione di cinque casi di tifo e di uno di sifilide polmonare e di convalescenza di tifo accompagnati a profusi sudori, vit>ne nelle se~uenti conclusioni: 1' L'acido canfori co possiede un'azione particolare contro il sudore notturno dei lisici. 2• Due grammi dati la sera in una volta è il miglior modo di somministrazione. 3' Esso non ha alcuna conseguenza spiacevole. Il Combemale crede che l'acido canforico distru:<'ga i pro· dotti solubili dei batteri, senza però darne alcuna prova. Polltermo addomlnale. - Prof. SctPlONE GIORDANO. (Gazzetta medica di Torino, 5 maggio 1891). Il politermo è un nuovo strumento ideato dall'autore allo scopo di surrogare efficacemente ed economicamente le applicazioni ghiacciate con vesciche più o meno trasudanti e difficili e tenere in sito, ed anche i cataplasmi di linseme, previa, in questo caso, una larga unzione oleosa sull'addome coll'interposizione di una flanella. Venne dello politermo perchè può assumere diverse temperatu~, da o• a 100', riempiendolo d'acqua calda, o fredda o anche di neve; addominale perché questo recipiente metallico e fatto. come la sua curva lo indica, per essere applicato sull'addome. Col politermo si può, /lrazie alle due aperture che ha, senza muoverlo di sito, mantenere una temperatura costante, il che costituisce un vantaggio essenziale nelle metrorragie puerperali, !1ella peritonite, vantaggio che non si ottiene cogli epitemi ordinari.
Dl TBllUEUTICA
1t93
A codesta azione dinamica vuolsi poi aggiungerne un'altra non m~no preg~vole, la meccanica, cioè iJUella del peso; azione utilissima come moderatrice degli efft~Hi del vuoto rapidamente facenlesi nell'addome in seguito a paracentesi per idrope, e piu ancora dopo il parlo specialmente nelle multi pare. Bromurazlone ed antlsepsl Intestinale. - FF.RÉ. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, aprile, 1891).
Il dott. Féré ha osservato che in un gran numero di malattie, e specialmente nell'epilessia, si nota sovente un ostacolo insuperab1le alla sommioislrazione necessaria di dosi elevale di bromuro. Questi maiali soffrono frequentemente di costipazione e di gonfiamento del ventre che possono essere causali da un certo grado di paralisi dei muscoli intestinali determinata dal medicamento. Una gran parte dei disturbi digestivi e dei disturbi generali del bromismo é causata dalla slasi intestinale che favorisce l'assorbimento delle materie settiche. Guidato da queste presunzioni Fét'é ha cercato di praticare rantisepsi intestinale nei malati minacciati di perdere i vantaggi della medicazione bromu•·ata a cagione delle minifestazioni cutanee soveoti dolorose, e dei disturbi gastro-intestinali, talvolta precursori d'accidenti più gravi. L'an.lisepsi è stata ottenuta amministrando quotidianamente 4 grammi di n~flolo e 2 grammi di .salicilaio di bismuto, presi in due volte. l risultati sono stati molto soddisfacenti e gli accidenti cutanei, segni esterni del bromismo, htmno cessato di manifestarsi o sono scomparsi allorquando nessun altro mezzo era r·iuscito a combatterli. Sì è potuto somministrare allora quanto bromuro era necessario. A queste dosi, il naftolo ed il salicilalo di bismuto possono essere tollerati per mesi senza alcun inconveniente. Il loro effetto immediato è generalmente un aumento dell'apdispetito e la scomparsa dei disturbi digestivi che sono, si può dire, costanti nei malati sottoposti a forti dosi di bromuro.
RlV ISTA D'IGIENE
Bloerohe sopra l'u•o pratloo dl 8Ur1 senza. - l l• tema Cham~rla,n-Pa.teur. - (Zeitsc.hrift fur Hygiene, fascicolo VIII, :1.890). ·
KilBLER. -
pre•-on~
Kiibler, nell'istituto d'igiene di Berlino, ha sottoposto ,ad una serie di esperimenti H fiitro proposto da Chamberland e Pasteur, ed usato specialmente in Francia e nel Be!gio. Le esperienze hanno condotto al ris~ltato, che questo filtro da bensì in principio, per tre o guattro giorni circa, ua acqua esen\6 da batterii; ma che più tardi !~scia# passare una quantità straordinaria di germi. Kiibler lo ritiene quindi come insufficiente. Il suo uso non è nepput:e raccomanda:bile dal punto di vista pratico, giacché può fornire una quantità d'acqua relativamente bastante solamente mediante preparazioni frequentemente ripetute, minuziose e col pericolo di contami nazione. Il lavoro del Kiibler, illustrato da tabelle dimostrative, ha contribuito essenzialmente a chiarire il giudizio sopra questo filtro stato ultimamente introdotto in grande estensione nell'armata francese.
NOTIZIE Ma•eo anatomo-patologioo della Soaola d' appUoazfone dl •&Dità. mUltare. Come si fece l'anno scorso (V. Giornale medico, 1890, pagina 375), diamo un elenco dei pveparnti p,ervenu~i dur,ante il 1890 al detto museo. Come si vede, qu€sti pre~r.ati non ·$.0110 ~tati molto nu.merosi; e il concorso per parte _degli os:p~ali J;nilitarj avrebbe potuto essere più largo. Per inearico,avuto -dal sig. Ispettor~ Capo, raccomandiamo:vivamente a cui spelLa di fare in modo che questa collezione, che è tra i più importanti mezzi (ii studio messi a disposizione dei .giovani allievi 1,1ffic.iali medici riceva quell'tncremento che le é neces$arìo perch~ poSSia raggiungere pienamente il suo scopo.
PREPARATI
i Frattura dello st.erno . . 2 » de1la ba se del
ll
PROVE-
PRE-PARATORI
.NIENZA
1l
Cap. med. Gozzano.
cranio . . . Osp. di -» ,, » del cranio . . Torino » » • » della h$lse del cranio . . . 1 Ten. med, Cigliutti. 5 Sarcoma del femore . . fOs.Udine Ten. col.med: Monti. 6 Muscoli dell:occhio . . . Ten. col. med. PrettL i Ganglio di Gasser e seno cavernoso . . . . . Scuola •» 8 Capsula del Tenone . . d'appli• 9 Logge aponevrotiche del cazione bacino. . . . . di SSJlità, Tèn. med. SavinL l) 10 Frattura del cranio. militare» » J) )j i1 Cassa toradca con diali framma . . . . 3 4
»
J)
))
))
i296
ANNUNZIO
La Redazione del Giornale , per la parte riserbala ai signori colleghi della R. a Marina, fu assunta dall' egregio dottor Rosati Teodorico, medico di t• classe, avendo il dott. Petella cav. Giovanni preso imbarco, per esigenza del servizio, sulla regia nave-scuola Maria Adelaide. Dolenti di dover cessare dagli amichevoli rapporti d'ufficio contratti col carissimo collega ed amico, ci conforta la certezza di poterne stringere di egualmente affelluosi co' suo degno successore, la cui atti va eù abile collaborazione sarà, come fu quella del collega Petella, utile alla nostra pubblicazione, ed egualmente apprezzat.a dai colle~hi tutti. LA DIREZIO~E.
11 Direttore
Dott. FILIO BAROFFIO generale medico.
ll Collaboratore per la R.• Marina
11 Redattore
D.• T.EODORlCO ROSATI
D.• RIDOLFO Lrvr
Jlld.ko di P eluu
Capitano mtd~eo.
NUTINJ FEDERICO, Gerente.
CJRCA UN CASO
DI CALCOLO n~LICALE lMPEGNATO NELL' URETRA ED ESTRATTO
;\lEDlANTE MAS 'AGGIO ED INCISIONE Lettura fatta alla conferenza seientilìea del mese di aprile !891 pr·~sso lo spetlale milit<lre dr Parma tl:ll dottor Zef llrino De .!!limone enpilano medico
In seguito ad invito del signor direttore di questo ospedale \ inai cav. Giacomo dirò brevemente di 'un caso di calcolo ri.-eontrato nel soldato del distretto militare di Caglinri, Carta Salvatore della cinsse 1870, ed assegnato al 63° reggi mento fan teria. Per quanto ave~si inda !!<tto nel passato di questo indi\·iduo. venuto sollo Je anni con l'ultima leva, non mi è riuscito di rintracciare nessun precedente gentilizio, nes~u na ptegressa entità morbosa impor·tante. Oicesolamente il Carta che da bambino avvertiva di tanto in tanto una certa difficoltà nella min zione, alla quale lJerò ha dato sempre poch issima importanza, non producendogli gravi fastiùi. Sicchè, stando a quello che il Carta riferisce, i primi sintomi importanti del male si determinarono la notte 1lel '29 gennaio u, s. quando il soltotenente medico Dc Simone signor Luigi. chiamato d'urgenza a visitare il ripetuto Carta, che sentivasi mollo male, ebbe a riscontrare: orgasmo. polso picrolo e frequente, titenzione di urina, dolori al basso ventre ed al pene, tumefazione palpabile del ln vescica, Lenesmo vescica! e. Fu praticato il catete82
1298
Clllt:A Ut'l CASO Dl CALCOLO \'ESClCALB, ECC
rismo con catetere metallico e si aYverti solamente una leggera resistenza al collo della vescica. L'urina vuotata era notevolmente pallida, chiara ed abbondante. n'mallino seguente rammalato si sentiva abba::tanza bene, ciò nonpertanto a meglio con-;Latare la cau::a di tale fenomeno, facendo a me difetto e tempo e mezzi, lo inviai in questo ospedale. Ne usci il 4 febbraio e vi t'ientrò la notte del 5, essendosi ripetuto l'accesso di ritenzione con sintomi piuttosto gravi. Fu c1nivi degente lino al 20 dello stesso mese quando, essendo riuscita negativa la ricerca di calcoli, e non avendosi alcuna nota di fatti infiammati vi acuti o cronici, fu me""O in nscita. L'accesso si ripetè ancora una 'olta il 5 marzo, e rinviato il Carta all'ospedale, vi rimase fino al 19 dello stesso mese, quando ne nsci con decisione di rivedibilità, in seguito a rassegna. n giorno ~2 marw nell'ora della visita medica fui chiamato io frètla al lello del soldato Carla. nel quale si era ripetuto l'identico accesso di rilenzione nrinosa. La sindrome fenomenica era simile n quella rì!icontruta altre due volte; solamente facend~ ancora l'esame della parte posler iore della porzione cavernosa, membranosa e prostatica dell' uretr·a, dall'asta, dal perì neo e dal retto, avvertii Yerso la radice del pene un nodulo duro e leggermente spo ~tabile.
Cercai allora col massaggio e colle adatte manovre porlare il corpo estraneo verso l'apertnr<L cuLanea dell'uretra, o vi riu~cii fino alla fo,;s;t navicolar·e, dove il corpo si arrel'lò e mi riuscì impossihile a smuoverlo. lllora. e=-sendo spr·ovvi-.to del cucchiaio articolato di Leroi;;, della pinzetta di Huoler, di quella uretrale di Pitha, infine di qualsiasi mezzo adatto all'estrazione dei corpi estranei endo-uretrali, e pensando
CffiCA UN ,CASO DI CALCOLO VESCICALE, ECC.
~299
<:he il più delle volte l'incisione dell'uretra riesce meno pericolosa della lacerazione, inevitabile nell'estrazione Yiolenta, pr<~licai inferiormente una incisione longitndinale di eirca 2 centimetri colla ma~giore esaltezza possibile e la approfondii a strato a -strato fino a rnggiungere il calcolo, ehe estrassi con la pinza. Per· la forma il calcolo che presento, e del quale ho fatto ripetere la figura a grandezza naturale qui sotto, può rassomigliarsi ad un proiettile Vetterlì, ad un piccolo acino di ghianda, e più d'ogni altro ad una gelsa-mora, perchè nerastro e bernoccoluto. Pesa g1·. 2 e centigr. 76, ·ha l'alfezza di mm. 23, il perimetro maggiore di cent. 4 il diametro massimo di mm. ·13 è molto duro, -ed all'esame chimico risultò composto di ossalato di calce ~on lraccie di acido urico. L'operato rimase nell'infermer·ia del corpo per giorni 7, durante i qnali avvertiva solamente nella minzione leggiero bruciore nella fossetta navicolare. Non ebbe in detto periodo neanche incontinenza "d' lll'ina, caso frequente dopo il passaggio di un grosso calcolo nell' m·etra, il qtlale produeendo una noteV'ole distenzione della. stessa, determina la paralisi dello slìntere. li settimo giomo, quando il Carta partì per recarsi in patria, t'apertura fattagli si era perfettamente cicatrizzata e non avvertiva più alcun disturbo . · La relativa importanza di qnesto caso clinico si poggia solamente sulla natura e grandezza del .calcolo venuto fuori liberamente fino alla radice dell'asta, ed alla difficoltà che sempre si pr·esentanel diffet·enziare le nevrosi dalle calcolosi Yescicali. Infatti ordinariamente i calcoli che vengono emessi con l'urina raggiungono la grandezza massima di un fagiuolo,
1300
CIRCA UN CASO Dl CALCOLO VESCICALE~ ECC.
menlre il calcolo in parola ha come si è detto un perimetro di centimetri .t.. Dicevo inoltre che questo caso viene a dimostrar·e ancora una volta la grande difficoltà esi5tente nella differenziazi4)ne dei fenomeni prodotti da nevro.;i ùa quelli prodolli da calcolo vescicale. Infatti, dopo le scrupolose e ripetute ricerche del calcolo fatle in questo ospedale con esito neg!ltivo, non potendo pensare ad un crampo secondario da malattia inOammati,•a acuta o cronica, per l'assenza della febbre, per la mancanza di elementi anormali dell'urina ecc. ecc .. come pure ad una prostalite od uretrite, perchè ne mancavano tutti i caratteri. non si poteva pengare che ad una nevrosi vescicale e propriamente all'iscuria spastica. Da f'Ìò anche perchè il Carta, isolano di nascita, si presentava eli carattere tendente all'ipocondriaco. ~on è quindi da meravigliarsi se da noi non si è falla una diagnosi esattissima; e se il grande \'elpeau nel caso opposto face~se tre \'olte l'operazione di pietra non trovandola, perchè :>1 trattava di una nevrosi. Vi erano per·ò due criteri clinici che mi fecero sospettare l'esistenza di un calcolo, sospetto che manifestai fin dal principio al tenente medico dott. Buccini (capo riparto della sezione di chirurgia dell'ospedale) cioè quei dolori che il Carta accusal"a nel glande e lungo l'uretra, dolori che. d:ffm~i per le diramazioni peniane del plesso sacrale, sono clai clinici tenuti in gran conto per differenziare i dolori puramente nevr<'l lgici da quelli det~rminantisi per la presenza di calcoli in Yescica; e lo stato nervoso dell'ammalato, il quale si dava un po' a melanconia, non era poi tale da produrre sì intensi fenomeni vescicali; non era infine un isterico, un neurastenico per onanismo o p~r ecce!'si venerei.
CIRCA UN C.-\!:>0 DI CALCOLO rESCICAJ.E, ECC.
~301
Il cervello, il midollo spinale non producevano alcun di:,turuo; l'apparecchio genitale e digestiYo funzionavano normalmente, non si avevano neanche nevralgie diffuse, e questo 5 o,petto. per quanto fondato su giusti criteri clinici, divenne più che un dubbio quando riuscirono sempre negatÌ\'e le ricerr he del calcolo. Ed allora, avendo notato l'apparizione intermittente ad accessi di sintomi simili, il ritorno del benessere completo dopo terminato l'accesso stesso. il conservarsi normale l'ur·ina durante e dopo quest'ultimo, non riscontrandosi nè restringimento uretrale, nè prostalite, nè calcolo, mi convinsi ancor pi1't essere la ritenzione d'urina di carattere nervoso, trattarsi infine di iscuria spastica. Il calcolo però constatatosi nell'ospedale militare nel momento di mettere in uscita il C:1rta, e da me estratto, venne a togli ere il dubbio della nevrosi. Ed ora la r·itenzione d'urina ad accessi si può spiegare, o perchè il calcolo, ponendosi presso la luette m~scical~ davanti all'apertura interna dell'uretra, ne impediva la emissione o per uoo spa:;mo rillesso causato dal calcolo capitato proprio nel trigono del Lieutaud dove si espandvno a preferenza i rami spinali. Non mi accingo alla ricerca delia genesi del calcolo se renate o vescicale, se dipendente da una particolare anomalia del ricambio materiale, àalle anormali fet•mentazioni dello Scherer, dal catan·o calcolifico di l\lechel, percbè mi perderei in un cumulo di ipotesi senza potere poi in ultimo asserire quale essere la vera. Constato solo che il nostt·o caso rientra fra quelli molto rari di calcoli ossalici (sei per cento): fra quelli rarissimi direi quasi di lihera emissione dall'uretra vista la grandezza del calcolo.
CONSIDERAZIONI SULL&
FRATTURE DELLA ROTULA Lavoro letto dal tenenl~ medico Comola dott. Giulio nella conferenza tenuta H giorno ! marzo t89!. presso l'ospedale mìlitare di Novara
• Fractura patcllae io transversum veJ obliquum raeta, nulla arte, nulla indu-
stria sine claudieatione curari potest. naro labla huius rraeturae ob Cortem mllliculorum ac tendinum conll'aclionem nunquaro coniungi possunt. • F.uarcro ILDANO - Osservazione 88".
La chirurgia moderna, rivollasi in modo spe~:iale alla soluzione dei grand1 problemi, ha spesso dimenticato la trattazione ed il perfezionamento delle piccole operazioni, mercè le quali si arriva ad ottenere la guarigione di alfezioni, che benchè non siano mortali, pure possono arrecare gravi sconcerti si materiali che morali all'individuo colpitone, poichè se non ~i tratta di salvare la vita, pure ne è quasi sempre in giuoco la conservazione d'una funzione, la quale, dando all'uomo l'attitudine al lavoro, assicura a molti di essi la condizione essenziale della loro esistenza. Spesso si ha occasione di vedere su pei giornali dei nuovi
CO~SlOERAZIONr SULLI FILUTURK DELLA ROTULA
J303
metodi rigua1·danti la curs. delle lesioni delle grandi ossa, di rado invece si trova chi s'occupi della frallura d'un piccolo osso quale si è la rotula. Eppure tutti sanno quale importante servizio essa debba compiere nel nostro organismo, e quali serii accidenti siano per deriva:-e dalla sua frattura e dalla cattiva consolidazione di questa. La rolula, costituendo nel medesimo tempo un organo di protezione e di treno per la parte anteriore tlell'arlicolazione del ginocchio ed una puleggia di rinvio pe•· il tendine dell' e5tensore della gamua (tricipite), concorre coi Tarii legamenti di detta articolazione a limitare l'estensione della gamba sulla coscia, per cui diviene possibile la stazione eretta, e, per· mettendo la trasmissione della contrazione del tricipite alla gamba, rende possiuile la deambulazione. Distintissimi si presentano questi suoi ufHci quando ci capila d'osservare qualche individuo affetto da frattura trasversale 1li dett!l osso. Dopo la caduta esso può rialzarsi, ma non pu0 tenersi ritlo da se, ne fare un passo, nè montare un gradino, senza: cadere di nuovo, ciò che ha fatto dire ad Erichsen che spesso si ò ct~duti perchè si è fratturata la rotula, ma non si è fratturata per·chè si è caduti. Se tanta importanza ha nel nostro organismo questo piccolo osso necessita che la mente ·e l'alti \·ità dei moderni chirurghi s'abbia ad occupare per risanare le sue affezioni ed in special modo la sua frattura trasversale, che presenta tanta ditlicoltà alla consolidazione, dimodochè ba già resi vani i tentativi di abilissimi maestri. Il metodo aotisellico di Lister, permettendo l' apertnra dell'articolazione ha grandemente semplifìr.ata e perfezionata la cura di queste fratture. Schede fu il primo che di proposito e con buon successo abbia tentata la loro cura con questo metodo.
CO~SHIERAZIO~I
E l'occasione di discorrere al riguardo ci venne fornila da una pratica medico-legale arutasi da!la Onorevole Direzione di questo O..;pedt}le militare principale. Quivi nel Le:.tè decorso dicembre 18!>0 \'eniva inviato per gli incombenti del collocamento a riposo il caporale- Puggioni Giuseppe, del l 5° re~gimento cavalleria Lodi _ della classe 11866, il quale il mauino del 119 giugn o ·1889, in r ercelli, mentre lo squadrone ese~uiva in piazza d'armi la scuola. di plotone, riportava da un cavallo vicino un calcio al ginocchio destro, che gli produce' a una grave contusione e la frattura trasversale della rolula, per coi stette nell'ospedale civile di Yercelli l Ol ~iorni e ne usciva con mal a. consolidazione dei framm enti e con la funzionalità dell'arto pressoché soppressa.' costretto ad usare le ~rncce, per cui, espletale lutle le cure, veniva ~indicato inabile a proseguire il militare servizio. Oltre ad una cet·ta intumescenza alla re ~itme rotulea destra, si constatò che la rotula era diù-;a trasversalmente in due frammenti mobili, tenuti riuniti per mezzo di tessuto libroso nel cui fondo esisle,•a evidenle solcatura. Il paziente rimase claudicante, abbisognevole di sostegno per reggersi in piedi. con impossibilità di raddrizzare il gi nocchio cbe incompletamente, con tendenza a cadere: della lesione;organica fu ascrttta alla 3" delle categorie d'infermità o ferile menzionate nel Regolamento per il collocamento in aspettativa, riforma, ecc. Ed ora, senza spendere parola a far rilevare l'importanza di detto provvedimento, ritorno in argomento. ~ è mi fermerò a discutere se la frattura della· rotula possa avvenire, bencbè qualche antico autore di ciò abbia potuto dubitare. Essa c però meno frequente di quanto a prima giunta parrebbe. poichè secondo la statistica di Bardeleben raggi ungerebbe appena il 2 p. l 00 di tutte le frallure~ es-
SULLE FRATTURE DELLA nOTULA
1305
sendo queslO osso breve spesso, spongioso e susceLLibile di opporre resistenza all'azione dei corpi ester·ni. La rotuh1 può rompersi Lrasve!'salmente, obliquamente, od. in più pezzi, ossia in modo raggiato, piu r·are volle longitudinalmente e piu raramente ancora per traverso, e nello stesso tempo uno dei frammenti anche secondo la sua lunghezza: ed a questo riguardo è not() in scirnza il caso riportato dal Ya!entin, di frallura della rolula trasversale e longitudinale insieme; cioè l'osso era rollo .trasversalmente ed il pezzo superiore dai muscoli estensorii della gamba era stato tratto in su ed allontanato dall'inferiore, il quale .si trovava pare diviso secondo la sua lunghezza. Si discusse molto come queste varie fratture avvenissero, alcuni affermando lo siano quasi sempre per colpo diretto sul ginocchio, altri invece essere prodolle più spesso per contrattura muscolare. Questi ultimi affermano che un g1·an numero di fratture della rotula, attribuite a cadute sul ginocchio, avvengono ben diversamente, imperocchè questa caduta che segue immediatamente alla frattura per l'istantanea flessione della gamba, è giudicata come cagione della medesima. Però è bene sapere eh~ il peso del corpo nelle cadute si porta quasi tutto su di un punto che corrisponde alla tuber·o· sitit della tibia, alla quale si attacca il legamento rotuleo: per la flessione della ~amba ad angolo retto, questa tuberosità tocca la prima il suolo e riceve tutto il peso del corpo, meni re la rotula, stirata in alto dal muscolo retto anteriore delia coscia e conservando in parte la sua situazione verticale non può toccare il piano sopra il quale appoggia il ginocchio che per la sua estremità inferiore. Perchè la frattura avvenisse direttamente per colpo, bisognerebbe che quest'osso, divenuto orizzontale, si portasse al disotto del ginocchio, per essere compresso fra il suolo ed il peso del corpo, ciò che non si ver·i fica.
1306
CO~SJl)EBAZlONl
Invece la frattura, come ben vuole il Bardeleben, avviene per· lo sforzo di mantenere l'equilibrio nel momento in cui il corpo è in pr·ocinto di cadere. Gli estensori della coscia cootraj!gonsi all'istante con forza, però la rotula, sulla quale con· verge tulla la forza di questi muscoli, non si trova in quel momento appoggiata con tutta la sua faccia posteriore sulla fossa patellare del femore, ma soltanto con una piccola porzione. La sua estremità superiore è tirata dagli estensori in alto ed indietro nella semiflessione del ginocchio: l'estremità inferiore non può cedere perchè fissata in senso opposto al legamento rotuleo, la rotula trova::.i cosi nella identica condizione d'una verga che si voglia rompere contro il ginocchio. Se la forza degli estensori supera la coesione della rotu la, abbiamo la fraLtura trasversale: se l'osso resiste, non vi è nulla d'anormale: può lacerarsi il legamento rotuleo, o più di rado il tendine comune degli estensori, o rarissimamente si str-appa la spina della tibia. Lo stravaso poi nelle parti circostanti all'articolazione a nulla serve per spiegare, secondo alcuni, l'azione traumatica diretla, poichè quantunque molti autori siano d'opinione che nelle fratture per· contrazione muscolare non avvengano stravasi, ciò che è contraddetto, pur tutla\•ia può avvenire la frat· tura per contrazione muscolare, e dopo di essa la caduta, in causa della quale può svilupparsi esteso stravaso e tumefazione dell'articolazione. Adunque, pur ammettendo i due modi sopra deni di frattura della rotula, gli :nrtori sì antichi che moderni sono unanimi nel ritenere che più di frequente essa dipenda da contrazione muscolare repentina e fortissima (Louis, Bertrandi, )f onteg~ia, Chelius, Rui:Schio, Peti t, Erichsen, Bardeleben}, essendo le cadute sopra i ginocchi il risultato e uon la causa delle fratture della rotula.
SULLE FRATTURE DELLA R.OTULA
1307
L'Erichsen osserva inoltre che le fratture per azione muscolare sono tutte trasversali e che sono naturalmente più frequenti negli uomini che nelle donne, rarissime poi nei fanciulli. Parrebbe razionale che a gamba estesa la rotula non si dovesse rompe•·e per comrazione muscolare; pure è conosciutissima l'osservazione riportata dal Desault d'un malato operato di cistotomia che per convulsioni potenti ebbe roue le due rotule. Oi fratture raggiate -e scheggiate se ne trovano citati vari i casi, come pure di longitudinali, e di oblique. In tutte queste forme vi è sempre una causa diretta, immediata> per cui sono sempre accompagnate da grave contusione con stravaso nell 'interno della articolazione o da ferita delle parLi molli. Bardeleben però crede che anche le oblique avvengano più di spesso per causa della contrazione muscolare. Se questa opinione è accettabile per quelle leggermente oblique, è diffic ile che lo sia per· quelle decisamente oblique. poichè nelle potenti contrazioni muscolari il muscolo agisce con eguale forza su tutti i punti di at·tacco della rotaia e quindi deve vin· cere la coesione delle molecole ossee ~ulla medesima linea trasversale. La esatta diagnosi dei diversi modi di fraltura ~pesso è resa difficile per la complicazion e delle parti molli circostanti. Però essa il piu detle volLe è discretamente facile, ed aiutata dai dolor·e sulla località, dalla mobilita dei frammenti, tra cui resta spesso uno spazio vuoto, dal loro diverso allontanamento nelle trasversali, poìchè la contrazione deltricipite trae il frammento superiore in alto, nelle longiludinali poi dal possibile sfregamento dei frammenti: inoltre il non poter più il malato reggersi surginocchio, nè fare un passo, ci ri,,elano subito di che si tratta.
1308
CO~SlDERAZlO'i"l
La stazione eretta pnò ancor·a aversi in modo !imitalo quando resta intero il le~ameùto capsulare e la espansione aponeurolicn che copre la rolula e le parti laterali delln fascia l:ua. essendo i frammenti tenuti a cout·1tto: le fratture •ongi~udinali poi po~sono facilmente passare inavver·tite perché i fr·ammenti o non s'allontanano o ben poco, solo si può sentire il crepitio, sintomo però di cui non possiamo fare ~rande assegnamento, perchè, anche dopo una semplice contrazione al ginocchio, premendo la rolnla si può sen tire uno scroscio, non dill'erente dal crepitio di fralhll'a. Nelle fratture Lrasverse ed oblique i frammenti essendo spostati dalla contrazione muscolare. è dillìcile poteri i portare vicini per· rend~re possibile la mutua confricazione. La possibilitlt di questo semplice scroscio senza frattura ed il sentire muovera la rotula tutta intera, ci saranno d'aiuto potente per la diagnosi. Oltre allo scroscio altre difficoltà ci si presentano, quali la tumefazione e lo strava$0 nelle parli circostanti, ciò che man cherà o sariì limitato nelle fratture per contrazione muscolare, se le lesioni sono lievi: ma se queste prendono enorme S\iluppo, come appunto accade nelle fratture per colpo dirello, e se per di più aggiungiamo qualche ferita. in specie delle parli molli penetrante, le difficoltà saranno maggiori. La prognosi non ò invero delle più favorevoli e rassicuranti. In quelle complicate da apertura della articolazione può facilmente avvenir·e la morte, per· quanto le statistiche del Yolkmann, del Nussbuum e d'altri moderni sulla rigorosa ~ura antisettica delle ferite e fratture di ossa, complicate da apertur·a delle articolazioni ne diminuiscano di molto la gravita: nelle longitudinali e nelle stellate, in cui i frammen ti sono a mutuo contaUo, la riun ione an-iene perfella o con callo osseo. [( pronostico deve invece essere molto riservato
:-ULLE FI\ATTUR! DELLA ROTULA
1309
riguardo alla funzionalità dell'articolazione ed ai pronedinwnti medico- legali, nelle fratture trasversali in specie e nelle oblique: :tlla quale penuhrma specie appdrtiene rl ca"o ,.npra citato. Secondo Ambrogio Pareo nes:>uno ne sarebbe guarrto senza clau1rc:~zione, ciò cbe non ci deve meraYigliare. s:tpendo quali mezzi insuflicienti si adottavano allora aOine di attenerne la roosolidnzione dei frammenti . .\lal)!'ai~ne racconta pure cbe Pilbrac promise un premio di l 00 luigi d'oro a chi nvesse potuto ottenere un callo osseo ,..olldo. simile a quello che si ottrene nella frollura delle altre ossa: ciò spiega come a miglior·are tali mezzi numero,; i giano :;t;JIÌ i tentatrvi, e non poche le difficolta, di cui lt~ principali sono date dallo stmraso e dalla tumefa1.ione delle parti molli circo,;tanti, dall'allontanamento dei fmmmenti pPr la trazione mn,.colare e dalla tiinìroltà di mrlterli a rrwtuo contatto eJ a mantenerveli per tulla la cura. Tullnria si hanno esempi ben constatati di guarigione, speci<~ quando i rrammentr s'et·a no di poco sco,lati, avendo il periostio della rotula. ore sia conserra10. la potenza di riprodurre l'osso: e Léveillt~. )l ohrenheim, Bertrandi. Cnmper, Sheldon ed aiLri ce ne por;ron<1 degli e~empi. Ma nella ma~j.!ioranza dei ca'>i un te~,;uto fihroso o legamento<;o unbce i frammenti e li mantiene r·avvicinnll e Irasmette alla gamba gli sfor1.i dei mu,coli esten,ori: 'luando l'unione h:l ltw;.:o per tes~uto aponeurotico, i fmmmeu ti pre"entano qualche di,·aricazione 'er"o la pelle, solo :;i an'rernano ma~!!rormente più tnr·di. l'iò che h pens<~re che là r·otula fratturata tr.•sversalmeote possa unirsi rn due maniere: piit spesso per inter·veoto di denso te,;.;uto aponeurotico. oppure anche per una fascia legamentosa o fibrosa. Qu('sto tessuto aponeurotico può es~er·e disposto in var ie guise: cosr può
CONSIDERAZIONI
esso passare tra la ~uperficie pe1·iostea anteriore d'ambo i frammenti ed aderirvi; opput·e può l'aponeurosi che li lega esser riflessa sopra tutte e due le faccie della frattura ed aderirvi: o finalmente (ciò che è più comune di trovare) lit aponeurosi di connessione può passare dalla super·lìcie peri'ostea del frammento superiore alla superficie fratturala dell'inferiore, alla quale si unisce strettamente e solidamente. Di 32 esemplari di dette fratture esistenti nei musei di Londra, esaminati da Adams, in 15 er·asi e!Tettuata l'unione aponeurotìca; in 12 l'unione legamentosa, e nei 4 rimanenti non si potè definire il genere di unione. Invece di qaeste varie specie d' unione, si può anche avere una pseudoar·trosi, simile alle diartrosi, e Chassaignac cita nn caso in cui il frammento inferiore, a guisa di testa articolare si appoggiava dentro una escavazione del superiore. L'unione aponeurotica lascia sempre l'arto indebol ito ed una articolazione non protetta: ~iacché, in conseguenza della sep1razione dei frammenti, della ripiegatura in dentm della f:;tsc ia e della sua aderenza alla capsula articolare, si può alle volle spingere il dito fra i capi articolari del ginocchio. Quinài, a rotella disunila, dice il Monteggia, si veggono malati regger.>i malamente e passeggiare discretamente, incapaci di camminare su terreno declive, di salire Je scale, ed esposti • alle ca~ute. L'assenza così f1·equente del callo osseo è stata attribuita alla dis:;oluzione del succo osseo per mezzo della sinovia, che bagna. la faccia poste1·io1·e dell'osso fratturato; ma le altre ossa rotte nelle loro estl·emità articolari, si riuniscono quasi sempre in modo esatto e solido. Altri hanno pensato che il batuffolo grassoso, situato dietro alla rolula poteva frapporsi fra i frammenti ed impedire il lor·o contatto irn~ediato, ciò che non soddisfa, non potendosi
SULLE FRA T'fU Il E D'&lLA ROTULA
·131 11
comprendere come possa avvenire l'interposizione, essendo il batuffolo situato al di sopra della rotula, piuttosto che di dietro. Si volle pure spiegare questa assenza col rigonfiamento delle lam ine fibrose poste al davanti della rotula e col prolungamento del loro tessuto fra i due frammenti dell'osso. Ma la r.atliva riunione non si deve fal'la dipendere da cause in trinseche e fisiologiche} bensì da condizioni estrinseche, sfavorevoli, cioè dalla grande difficoltà che si osserva per mantenere snbito e per tutto il tempo che dura la cura, i frammenti a mutuo contatto. Sia pure solido e ben applicalo !':1pparecchio contentivo, tultavia la sua azione si indebolisce sempre, sia per il ridursi di volume dei tessuti cbe esso comprime, sia per il rilàscìamento delle parti che lo formàno, mentre la potenza muscolare sul pr·incipio subisce una ben debole diminuzione, o nessuna. Ne consegue che, allontanandosi i frammenti, le loro superfici non si toccano pi1"t, ed il tes~uto fibroso che si organizza rimpiaua il tessuto osseo che dovea s\rilupparsi. J>er di più la disposizione della rotula rende impossibile la formazione attorno di essa del callo provvisorJo, che deve precedere il callo definitivo e favor irne la sua formazione, onde la neces·sirà di rifare spesse volle l'apparec.chio contentivo per correggere l'allontanamento.; io una parola, non è impossibile ottenere una vera consolidazione ossea in queste frallure, purcbè siano rimosse le cause estrinseche che a deLta riunione si oppongono. Sorse pure viva discussione in antico ed anche ai giorni , nostri, sulla utiliHt eli ottenere questa riunione, in confronto dei pericoli che si corre. col t~nere a lungo immobile il ginocchio nell'aspettazione d'una incerta riunione e della ine-vitabile ancbilosi.Appoggiavansi questi ultimi sulJa asse,rzione di Pott, di Wamer, del Flaiani, del Chelius, i quali dissero
t 312
CO~SIDERAZIONI
aver osservato conservare, con maggior libertà di movimento, l'azione dell'arto q nei malati, nei quali l'osso non erasi riunito. Però queste idee sulla non necessaria riunione dei frammenti e su lla utilità di muovere la rotula ll l'articolazione durante la cura, vennero contradette da ulteriori osservazioni, essendosi riscontrato tanto p1ù forte il ginocchio nei suoi movimenti, quanto meglio si ottiene l'avvicinamento e l'unione, ancorchè questa non sia decisamente os~ea. È quindi miglior cosa tentare la riunione od il maggior contatto dei frammenti, nè è troppo a temere l'anchilosi, purcbè la pane non si lasci i mmohi~o al di lit del bisogno : solo nei casi in cui, dopo replicati tentativi, aiutati dalla cloroformizzazione, riuscisse impossibile una permanente riunione si dovrebbe abbandonare l'impresa. È opinione generale di quasi tutti i chirurghi doversi mettere i due pezzi il piLt presto possibile a mutuo contatto, perchè il lavorio di riparazione non abbia a perdere i momenti più propizii e proficui al buon andamento . .\1a nel più dei casi il ginocch io è colto da infiammazione, con gonfio1·e dei tessuti periarlicolari, con effusione di sinovia e di sangue nelle borse e nella capsula articolare. Ora, prima d~ adottat'e qualunque altra cura, è necessario calmare e fare scompat·il'e tali fatti, ed i metodi ordinari di t•iposo, df'lle applicazioni evaporanti o raffreddanLi, d'altri mezzi anLiflogisLicj ci fa nno perdere settimane prima di applicare l'apparecchio, e così passa il tempo migliore per· una cura efficace ed aumentano le condizioni sfavorevoli al buon successo. Bisogna perciò con una operazione svuotare subito l'articolazione, essen-dosi ormai dimostrale all'<t tto innocue le punture delle articolazioni, col metodo di Lister. Il Volkmann riporta 21 casi di gravissime ferite con frallure ossee complicate ad aptll'tura delle articolazioni: 11 casi furono assoggettati al trattamento conser va-
SULLE FRATfURE DELLA ROTULA
4 313
tivo sino alla completa ~uarigione, e solo una volta n'ebbe anchilosi, in una inferma con frattura d'arma da fuoco della. rotula, la quale fu ricevuta in clinica. ' 3 gior·ni dopo, con suppurazione articolare in allo, rimanendo gli altri 1O casi del tutto guariti. con piena libertà dei movimenti articolari; anche il ~ussbaum ed altri moderni chirurghi ce ne danno conferma coi loro c:tsi. Per cui ben si è dimostrata giusta la proposta di togliere lo stravaso con una puntura che Schede mise in pr·atica, ed in vista di sì bei risul tali , sapendosi che coi metodi ordinari, per quanto si faccia, non si potè mai ottenere una discreta riunione, per cui ne successe la claudicazione, de\-esi sempre tentare il metodo di Schede. Oa stimabili autori fu preconizzato come ollimo per ottenere la risoluzione del gonfiore che avviene quasi sempre in seguito a fr·atture, il ma~saggio, ed il Ros~nnder, Bergmann e Metzger in tali fratture affermano di aver· ollenuto risultati incoraf{gianli _ Questi, appunto per la gran tema che banno dell'ancllilo-;i, si dichiarano seguaci del metodo del Flaiarti, e raccontano che in casi di frattura della rotola allontanarono il versamento interarticolar·e col massaggio ed applicarono poscia solo una fasciatu ra content;va attorno al gi nocchio, senza apparecchio di sorta, ottenendone, dopo circa tre settimane, la desiderata guarigione. Non è già cbe si voglia negare l'efficacin del massaggio in simili affezioni; quindi lo si tenterà prima di addivenire ad altre operazion i, nella tumefazione per fratture, per lussazioni o per contusioni; però qualche volta può fallir·e, altre volle non è accettato dallo infermo. Per ciò non si potrà ollenere nna buona guarigione di dette fratture col solo massaggio, ma sarà necessario coadiuvarlo con qualche apparato per tutto il tempo che occorre alla cura, 83
13H
CO~S I O.ERAZI0:'\1
poichè 0\'6 si voglia farne una nuova panacea, si corre il pericolo di vederlo nuovnmeote cadere nella dimenticanza e nelle mani dei cerretan i donde la richiamarono in onore Fabrizio di Acquapendente, llo1Tmaon, Tipot, ed in temp1 più "icini, L:ng. Branling, ed ultimamente Recamier, Pierry, Trousseau, Malgaignc, Gosselin, Bill rolh e Melzger. Essendo pertanto necessario rar seomparire al pilt pre•Ho possibile il versament., intracap.,;ulare, e non essendovi grancle litlucia nel riposo, nelle appl icazioni del lwguo ft·eddo, delle acque astringenti, degli impa.cci.Ji. del bendaggio compressivo ed espuJsivo. degli uoguerni sedati' i e risoh•enLi e d'nh re simili cose, devesi ri correre al metodo di SoJ,eùe, cioè punj.(Crc con un Lreq lt:~rLi e con tutte le cautele anti-.eUiche l'articolazione ed anche la bor·sa prepatellare. La parto liquida del san;.:ue ed il ~iero misto alla sinovia esce senza stento. od al più con li ere pr·e ·sione; ciò fatto si lava l'articolazione con una soluzione fenicata del due [Jer cento, fin chè il lic1uido n'esca limpido. Si rilira t]Ui ndi il trequarti e si chiude la ferila con un pezzo di protective. SoJu·a il quale si applica una pallotlolu d'ovaun salicil.ata. Lo Schede insiste nella lavatura consecutiva dellt1 cavità articolar·e, poichè nei soli Ire ca3i in cui ciò non fece, gli infermi hanno sofferto forti dolori ed uno anche la febbre. La trepidazione che accompagna la puntura dE:JI'arLicolazione e della bor~a prepatcllare, credo la proveranno tulli quelli che non siauo alquanto familiarizzati colle feri~e delle grandi ar'lioolaziClni, però. prese tulle le volute precauzioni moderne, non si devono temere grari inconvenienti. Ciò faLto, neces.:;ila soddi ·fare alla sP.co nds:~ indica7.rooe, porre e mantenere cioè i frammenti a mutuo contatto, e ciò si ottiene col mettere ed as:-icurare la gamba nella massilT)a estensione sulla coscia, per portare il pezzo inferiore della
'iULLB FRATTURI OELLA ROTULA.
rotola più io su. e rilasciare i muscoh e..-tensori, affine che i medesimi ahriscano meno nel Lrarre in allo il pezzo superiore e fac.:ciano poca t'esistenza alle forzl' impiegate per ricondurlo io bn,;so all'incontro dell'altro. \Ilo ste~so scopo di rilasciare uno dei musr.oli estensorii (il t·etto) inserito in alto al bacino, giova inoltre piegal'c la co,;ct:l ad an~olo retto col bactno. o questo su quella, per anicinare sempre più l'origine di quel muscolo al suo punto d'inserzione. \ d1mo,trare l'inlluenza di tale pie~atura cheldon mi~urò in uno scheletro la distanza della spina anteriore inferiore dell'Ileo (inserzione superiore del retto anteriore), dalla ùase della rotuln, a co,;cia distesa. (l quella era di venti pollici e mezzo: ma piegata la coscia ad angolo t'etto col Lroneo, la dislan~a ~i ridusse a diciotto. Il Ba1·delehen. benchè asseri~ca che il riavvicinamento sia di piccolo "rado, ritiene che sia necessaria In llessione della co..:c1a, poichi> in «[Uesta posizione clivitlne anche più facile la ··•r··olazione del 5angue. Dopo ciò de,·esi aggiungere qualche forza diretta che aiuti a ~pinger·e e mantenere i frammenti a mutuo contatto. Anticamente adoperavasi il ebiaster. nna fasc;atora composta di di una fascia lunga 5 metri, npplicata ad 8 di cifra, i cui giri si incrociano sul poplite, ed olio innanzi corr·ono avvicendandosi al eli ·npra ed al di ~otto della rotula. Peraccrescere l'efiìcaw1 si melle\'a unti compressa al di sopra del frammento superiore. o\vero una ~lecca di c:~rtone~ con giri di fn,ria. Fu pure adoperala la te,tu,:;.(ne. Desnult mette\'a sopra e &nllo la rotella delle lunghetle. che venivano !issate clal•·hia,ter. falle con una fascia stretta ni due capi; a c ò a!.:~iunge'a la fasciatura uniti\a ed una stecca al lato poste,;lore dell'orlo, la qu·tle doveva tenerlo in estensione. Cooper·
4316
CO~SIDERAZl(lNI
fasciava la gamba ad incominciare dal piede; poneva ai lati del ginocchio, paralleli all'asse dell'arto, due forti legacci, che fissava con giro di benda al di sopra e al di ~otto della rotula; quindi legava fra loro fortemente i capi di 6goi legaccio e, forzando ad avvicinarsi i giri circolari posti sopr·a e sotto la rotula, obbligava i frammenti ad accostarsi. Adoperava pure alle volte un cinto imbottito .che fissava allorno della parte inferiore della coscia, dal quale partivano dne lunghe e forti fibbie che si ann•ldavano alla pianta del piede per tirare in basso il cinto e quindi il frammento superiore: poscia metteva l'arto in un semicanale imbottito. Beli poneva no cinto al di sopra della rotula, un altro a~ di sotto e con legacci latera li li ravvicina va e con una correggia, che partendo dal cinto superiore nndava ad affibbiarsi alla scarpa, portava il frammento .superiore il più in hasso pos· si bile. Boye•· pooera l'arto in una doccia di legno, ai lati della quale eranvi chiodi che servivano per tenere ferme delle corre~?ge, le qnali passavano a traverso dell'arto: due poi di queste passavano ad arco. l'una sul f1·amroento superiore, l'altro sotto l'inferiore, e li teoe,•aoo ravvicinati . Bauden modifìcondo di poco questo apparecchio lo spacciò sotto i ~ titolo di nuovo metodo. Langenbeck tenta vincere l'azione degli estensori portando l'arto in posizione orizzontale e facendo stare l'ammalato seduto: involge poscia la gamba con giri di fascia ascendenti. e la co~cia con giri di fascia discendenti fino a toccare i due frammenti della rotula. Mall!aigne consiglia un doppio uncino acuto di acciaio che si conficca attraverso la pelle nel margine superiore del frammento super·iore, ed un altro nel margine inferiore dd lrammento iofe1·iore: gli uncini sono fissati ciascuno ad
SULLE FR:AT'J;IJl\.E OELL~ ROTULA
-1317
piastra di acciaio e le piastre possono a piacimento avvicinarsi e fermarsi per mezzo di viti: quest.o appar~enio deve rimanere a posto da 44 a 20 giorni. Il Bardeleben lo consiglia. Eve, del Tennessee propone un anello fatto passare attorno ~i frammenti: Eriobsen, una stri.>cia di guttaperca diligentemente modellata e collocata fermameme sul ginocchio, oppure l'àpplicazi,ooe di cuscinetti di t.ela e larghe slriscie d' empiastro. Tutti questi vari apparecchi o sono assai incomodi o poco .etlicaci, e spesso dolorosi e dannosi; i mezzi di fasciatura adoperati a portare io basso il frammento superiore recano una pressione pericolosa, e fauno rivolgere la superficie di frattura in avanti; alcuni poi di questi metodi richiedo.no apparecchi speciali, che IIOn sempre si po.>sono averè, dorandosi peraltro dare la preferenza a quei processi, che solo !'lchiedono c.ose che si possono dovunq u.e ritrQvare, cosicc hè il medico possa quasi tutto fare, purchè. sia fornito di una discreta dose di ht1ona volontà. Mi fet·merò per ultimo su d'un metodo semplicissimo, pratico ed utile, quello cioè delle liste di sparadrappo, coadiuvate da una assicella posteriore e dagli uncini di gesso di riten-zioue, proposti dal pr·of. Mazzoni, che felicemente app,licò più volte nella clinica chirurgica romana, col quale si sostituirono in modo perfetto i lodati uncini del }falgaigne, senza tema di una osteite possibile a S\'ilupparsi, senza doiore, e senza bisogno di alcun mectaoismo speciale per l' applicazione. Dopo di aver· svuotata l'articolazione nel modo sopradetlo, ottenuta la ricbiesLa posizione dell'arto, porrati ad intimo contatto i due frammenti della rotula, e mantenuti io tale posizione da un aiutante, colla applicare l'indice ed il pollice delle due mani ai lati dei due frammenti , s1applica la parte
1318
CONSIDERAZIO:'il
media di una lunga striscia di spat·adrappo sul bordo superiore del frammento superiore; quindi tirando con forza lateralmente in basso e posteriormente, si portano i due capi della lista ad incrocicchiarsi al di dietro dell'assicella, e riportati in avanti si incrocicchiano nuovamente sotto la spina della tibil'l: altra fascia si fa passare sotto il bordo inferiore del frammento inferiore incrocicchiandola dietro l'assicella e sopt·a dei condili femorali, e si l'inforza l'azione di queste due con altre poste nello sw.so modo. per ultimo se ne passa un'al· tra, alquanto più lar~a trasversalmente sulla regione della frattura trasrersale, ed al>bracciante tullo il ginocr.hio. per impedire ai frammenti di protendere in avanti (Bardeleben). Quasi sempre nei primi giorni dopo la frattura i tegumenti sonò più o meno edematosi, e quindi le quattro dita che tengono riuniti i frammenti imprimono ai lati della rotula quallro profonde fossette, le quali, riempite di fasce, impregnate di scagliola, che prontissimarnente s' indura, danno luogo a quattro bottoni o palafitte, che ottimamente possono rirnpiM:zare le dita dell'aiutante, se pet· mezzo di una benda gessata e strettamente applicata sopra detti bottoni, questi si immobilizzano e su di essi si fa la pressione che esercita la mano dell'aiutante. È ben vero cl1e questo riesce alquanto lung•> a compiersi, però adempie in massima alle condizioni richieste per un buon consolidamento, e qualunque medico, aiutalo da persona anche non dell'at·te, può, senza tanti fastidi, compierla in qualsiasi luogo, requisito che si dovrebbe sempre tentare e ricercat·e nelle operazioni chirurgiche, specie io campagna. In queste fratture, curate coi metodi ultimamente escogitati , non si ha gran fallo da temere di più la anchilos1, di quanto nelle fratture delle nllre ossa, !n prossimità delle articolazioni.
SULLE FRATTURE DELLA ROTULA
1319
E que::li rinnovamenti del bendaggio, durante la cura, sono necessari, poichè qualunque bendaggio, va soggetto ad allentarsi per rilasciamento delle parti stesse del bendaggio, e pel detumefarsi dei tessuti. L'uncino gessato del Mazzoni in parte ovvia a questo inconveniente e benchè non impedisca il rilasciamento dei tes:;uti, pure impedisce mollo bene l'allontanamento dei frammenti, rendendo non così sovente nece:.sario il cambio del bendaggio, che va rifatto nello stesso modo che il primo : quPst'ultimo non deve stare in posto più di o~to giorni: il secondo bisogna rinnovarlo dopo 8-'10 giorni. Schede conta appunto un insuccesso per non aver data l'importanza alla rinnovazione: l'apparecchio in tnllo deve restare a posto sei settimane. Dopo una ventina di giorni in cui il processo di riparazione è già a buon punto, non è più cosi scrupolosamente richiesta la sopradella posizione del corpo a Y, essendo non tanto sopportabile a causa del malassere e dei dolori che continuamente tormentano l'infermo, per eni ì'Ì po$sono permettere dei movimenti al malalo. Trascorse sei, 5elle setti mane si può togliere defioitiramente il benòag~io, continuandù ad usare però precauzioni per proteggere la debole unione dei frnmmentì: da qnal:;ia$i insulto meccanico, per di più occorre allora di restituire prudentemente all'articolazione la sua mobilitit. La prima indicazione è la più amportante. p()ichè anche nel caso che siasi ottenuta una riunione o11sea, si deve sempa·e temere che una flessione un po' fotte della gamba, o una lieve caduta nuovamente stacchi i frammenti, e ciò tanto più se quèsta consolidazione invece d'essere ossea, è legnmentosa. Il muscolo poi tricipite per la lunga permanenza
4320
CONSI DERAZIO~I
in estensione diviene troppo breve per prestarsi subito ad una flessione, ciò che può favorit·e il distacco. Fa d'uopo metlere in opera rJualche apparecchio, che mentre permette la flessione del ginocchio, la limiti e ne protegga la rotula; e di questi apparecchi ne furono escogitati molti. Certo il mi~liore ed il più perfetto consisterebbe 1n stecchf3 metalliche estendentisi dal piede all'ancn, cCin cerni era al ginocchio. per cui si potessero limitare i movimenti; ma questo apparecchio entrerebbe nella classe dei meccanismi ortopedici, che non ,;i possono sempre ed ovunque avere. Un mezzo semplicissimo che qualsiasi calzolaio può preparat·e, consiste in una striscia tii cuoio che s'applica intorno alla porte inferiore della coscia, un'altra analoga da applicar,;i alla pat·te superiore della gamba; una terza, lat·ga due dita trasverse, che partendo d~1lla striscia della gamba e passando avanti alla rotula, vada ad affibiarsi a quella della coscia: una tJuarLa posta posteriormente come la terza: la 3• e la 4• sono poi trasversalmente riunite a metà altezza da una 5" striscia di cuoio: alla faccia interna della 4• striscia o posteriore , evvi un gomitolo di pannolini per riempire il cavo popliteo e moderare la flessione. Regolando la lunghezza della striscia perpendicolare anteriore, si regola bene la flessione dell'arto. Applicato l'apparecchio. si tiene ben fissa la rotula, e si imprimono lievi movimenti all'articolazione che ogni giorno si andranno aumentando, per modo di impiegare un mese e mezzo pt·ima di permettere la completa e libera flessione. della ~amba . Occorre per ultimo porre attenzione a due inconvenienti nella cura della frattura ·della rotola: prima di tollo si può avere l'anchilosi; oppure i (rammenti non si riuniscono. Nel
SULLE li'R.A:TTORE DELLA ROTOLA
f321
primo caso, ci regoleremo come la scienza c'insegna in simili fatti: quando poi i frammenti non si siano riuniti devesi ritentare la cura non piit per avere una riunione ossea, ma bensì legamentosa, attenendosi al metodo del Flaiani, di fare, cioè, e seguire dei movimenti per impedire t'anchilosi. È ben vero c,he il Severino in simili casi consigliava di tagliare i tegumenti, per scoprire la rotnla e raderne gli orli disuniti, allo scopo di procurar·e poi là consolidazione: questo processo, da sconsigliarsi al tempo del Severino, sì potrebbe tentare ora che la chirurgia ha fatto sì grandi progressi nella cura delle affezioni articolari. Per questa stessa ragione è da rigettarsi nel massimo numero dei casi l'antico precetto di amputare immediatamente sulla coscia, nel caso di fratturacomplicata della rotula, cop apertura dell'articolazione; imperocchè ora cl è dato spesso <li salvare non solo la vita, ma pure la gamba. L'estirpazione p0i della rotula, dice Bardeleben, racco mandata da Theden e Bech negli stritolamenti dell'osso, sembra aver dato in realtà dei risultati assai migliori di quelli che a prima ginnta si sarebbe a<>petLato. Ultimamente il dottor Pfeil Scbneider nei casi di frattura semplice, , trasversale, propose la sutura ossea antisettica, che egli eseguisce in què.sto modo: fa al davanti del focolaio della frattura un'incisione verticale o piuttosto curvilinea: apre il focolaio della frattura, ripulisce l'articolazione con una solu • zione fenica, poi fa due o tre punti di sutur·a ossea, traversando obliquamente i frammenti con un p.unleruolo: i fili saranno preferibilmente <li argento, catgut o seta giapponese. Egli attribuisce la priorìtà di questo metodo alLister, che nel '1877, in 45 giorni, avrebbe ottenuto una guarigione. Gli tennero dietro in questa pratica Cameron, Schede, Tren-
1322
CONSIDERAZIONI SULLE FRATTURE DELLA ROTULA
de!enburg, Uhde, Smith, Henry, Metzler, Socin ed infine Schneider. Finora non si è che sulla via dell'espet·imento per riguardo a questo difficile tentativo chirurgico, al fquale si dovrebbe ricorrere ::oltanto nel caso in cui non fosse avvenuta la consolidazione, giudicando poter sufficientemente soddisrare la maggioranza dei pratici il metodo più semplice e pratico sopra accennato.
/
1323
SOPRA UN C_\SO 01
ASCESSO RETROPERITONEALE SUSS EGUITO AD EM PIEM A Memoria Ietta nella ronrercnza del 30 luglio l89l pr~.sso lo spedale mil•tare di Torino dal dott. v . A. T ul'ina, tenente medico.
Il soldato Giovanoini Domenico del 62° fanteria entrava nell'Ospedale militare di Torino il '13 dicemb1·e '1890 con dia~nos i di pleurite sinistra e Yeniva accolto in un reparto medico. "Dall'anamnesi risultava: non aver egli precedenti ereditari, non aver mai prima d'allora sofferto malattie di qualche entità; 1'8 dicembre averlo incollo un forte dolore al costato sinistro con brivido di freddo seguito da alta febbre. L'esame ohbiellivo conrermava la presenza d'un essudato nel cavo pleurico sinistro, escludeva qualsiasi le.;ione d'ogni altro viscei·e; si aveva febbre continua con remissioni serotine, scarsa dispnea, condizioni generali discrete. I sussidii terapeutici apprestati si riducevano ad una cura aspellante, a qualche tonico e a riYulsivi cutanei; quando il giorno 'Z7 notossi repentina comparsa d'un tumore alla regione lombare sinistra, che, punto, dimostrossi contenete del pus, onde il Giovannini veniva trasfer·ito il giorno 28 nel rjparlo chirurgico diretto dal maggiore medico dou. Favre. Qui si rilevavano i seguenti falli:
f3:H
SOPRA U~ CASO
Torace. -A destr-a: pleura e polmoni nor·mali. Quasi tutto il cuore è spinto nel torace destr·o. L'urto della punta si sente
al di sotto dello sterno. - A sinistra: posteriormente, nella fossa sopraspinosa, risonanza leggermente timpanica. respiro Ytlscicolare debole con qnalche rantolo; dalla spina della scapola all'ottavo spazio intercostale ottusità. che, con tono alquanto cambiato, si protende in basso fin quasi alla cresta iliaca; respiro bronchiale consonante come nella completa epatizzazione polmonare fino all'ouavn costola, più solto silenzio respir·atorio; fremito vocal~ rinforzato in alto. Nella regione ascellare ed anteriore per tutta la proiezione polmonare fino al limite inferiore dello spazio complementare, fremito Yocale abolito, ouositù assoluta, silenzio respiratorio. Addome. -Nella regione colica sinistra riscontrasi resistenza profonda, dolorosa, per cui non è possibile un esatto esame della posizione e del volume sia del lobo epatico sinistro che della milza. Posterior·mente, in corrispondenza della proiezione del rene, si ha una protuberanza delle parti molli che, palpata, dà un senso di fluttuazione profonda. Urine acide, senza albumina, senza elementi morfologici di sorta.. Ha tutti questi dati clinici giudicavo aver·si a fare con un essudato pleurico occupante la regione ante1·iore e laterale del torace e comprimente il polmone nella docciatura costovertebrale, e con un ascesso relroperitoneale. Restava a determinarsi in quale rapporto stessero questi due falli morbosi, se cioè l'ascesso retroperitoneale fosse un fatto congestizio o un fauo metastalico per rispetto all'essudato pleul'ico o viceYer·sa. L'urgenza d'un intervento chirurgico per la sacca purulenta già punta non permise nn attento esame prioristico di confronto fra il contenuto di essa e del cavo pleurale. Onde, con
I)J ASCESSO RETROPERJTO~EALE, ECC.
t a25
un'incisione verticale di 8 centimetri sul prolungamento della linea scapolare, si penetrò attraverso i comuni tegumeoti e li bordo esterno del grande dorsale nel focolaio della raccolta purulenla che aveva gia :;;fìancato aponeurosi e muscolo quadrato dei lombi per farsi strada verso il triangolo del PetiL Si diede esito in tal modo a circa :f 000 grammi di pus denso, inodoro, ricco di grumi (ilwinosi che uscivan fuori a fiotti rinforzantisi in ogni atto d'inspirnzione del paziente. Svuotato tutto il pus e lavata convenientemente la cavità ascessuale si riconoi}be la sua parete anteriore essee fatta dal rene completamente sano: si r.affò qaindi e si medicò antisetticamente. All'esame microscopico il pos si dimostrò costituito da abbondanti granulazioni e detriti di fibrina e di globttli bianchi degenerati. Nessun cristallo, nessun elemento epite · liale che potesse far pensare a una lesione t·enale, pochi stafilococcbi. L'esame del torace, praticato dopo lo svuotamooto dell'ascesso paranefritico, non fece rilevare alcun mutamento nella 1·egione anteriore e laterale; nei la regione posterio1·e invece mentre in alto continuava ad aversi respiro bronchiale consonante, in basso fra il 7• e il .roo spazio intercostale rilevò un respiro debole indeterminato e un dolce sfregamento pleurico. Questo fatto dava pertantò ra~ione dj supporre che la raccolta di pus retroperitooeale non fosse stata altro che un fatto r-ooge~ liz\o da emigrazione del pus de.l cavo plenrico altraverso ai pilastri del diaframma nel tessuto cellulare retroperitoneale. Conveniva stabilire di che natum fosse l'essudato pleurale; ma le numerose punture esplorative fatte con ago, forse un po' piccolo, riuscirono sempre negative. Pe•· altro tutti i dati stetoscopici l<isciavano credere a un empiema saccato all'indentro dalla pleura mediastinica, in basso dal diaframma,
13?6
SOPRA UN CASO
indietro dal polmone e all'esterno dalla pleura costale, e che aderenze pleuriche limitnssero tale essudato fra la linea ascellare media e la sternale. i stabiliva pertanto di ricorrere alla pleurotomia. Si incise perciò il 5° spazio intercoslale con una incisione di 6 centimetri cadente col suo punto medio normalmente alla linea ascellare anteriore e, penetrati in cavità, si diede esito souo forli colpi di tosse a una quantità abbondante di J:.;rOssi blocchi lìbrinosi compatti. L'esame m•cr·oscopico di quest' es:>udato corrispose esauamente al reperto avnto dall'esame del pus tolto nli'ascesso retroperitoneale. Dato pertanto il fatto anamnestico dell'essersi la malattia iniziata con un dolore puntorio al costato sinistro, il che depone più per un fatto pleuro-polmonare che per un fallo addominale: dato l'essersi constatala la presenza dell'essudato pleun•le all'allo in cui il Giovaooini entrava all'Ospedale, mentre mancava ogni accenno di lesione addominale, ùata la rapidità ddlo SYiluppo dell'ascesso, che :-;i sarebbe formato in meno di ?.t. ore e la speciale posizione del polmone per rispetto all'essudato pleorale; dato infine lo stato normale delle urine e la omogeneità degli essudati sia dell'ascesso retroperitoneale che del ca\"'o pleul"ico, si può con la massima probabilità ritenere che nel caso nostro si abhia avuto a fare con un ascesso rell·operitoneale da migrazione del pus del ~!avo pleurale. L'esito ottenuto fu nel nostro caso felice. Con quotidiane medicazioni dapprima e con medicazioni a giorni alterni poi si ollenne la geaduale obliterazione delle due cavità ascessuali tanto che, 20 giorni dopo l'incisione dell'ascesso e· 32 giorni dopo la pleurotomia. erano chiuse entrambe le ferite. Però la guarigione ottenuta nel caso nostro non è certo l'esi lo normale di questi casi, chè, all'infuori delle lesioni polmonari inamovibili in seguito a una troppo lunga per·manenza di es-
DI ASCES ' O RETROP.ERITOXEALE, ECC .
J 327
sudati nel cavo pleurico, molto peggiori conseguenze possono derivare dalla migrazione di essi nella cavità retroperitoneale. Sarà quindi buona norma, appena fattane con sicurezza la di(lgnosi, di proceder·e senza perdere tempo allo svuotamento dell'empiema, sia che si voglia ricorrere alla semplice aspiraziOne con successive lavature disinfettanti, sia che si Yoglia adotta re l'aspirazione permanente del Biilau, sia che vogliasi ricorrere alla pleurotomia. Nel nostro caso essa fu sufficiente a darci una rapidissima guarigione dell'empiema pel fallo che, quantunque l'incisione fosse nel 5° spazio, era appunto caduta immediatamente sopra lo spazio complementare, onde appena entrati in cavità si palpava il sottostante diaframma, per cui era possibile un costante deflusso del pus. E, come nel caso nostro, cosi sempre questa operazione per sè assai innocua sarà sufficiente a dare guarigione quando soddisfi a questa condizione e s'abbia a far·e con empiemi causati da piogeni di qualunque forma , e non sostenuti dal bacillo della tuberco· losi, nel qual caso sua sempre mi~lior cosa, data l'indicazione di un intervento chirurgico, pr:1ticare senz'altro la costolomia.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA A1EDICA
--
lluove rloerohe •all'azione batterlolda del •&ngue • •ulla lmmunlszastone. - ToooR.- (Centralb.f Chir. , N. 3, 1891).
L'autort', al quale siamo tzià debitori di prt>gevoli osservaziom sull'azione batl.... rtcida del !':angue, ba proseguito sullo stesRo argomento le sue t•icet•che dì cui le ultime ci presenLsno un ma!t~O r valore, percb(: con es~e egli studtò l'influenza che la stessa azione battericida del sangue esercita sullo stes!'>o or;ranil>mo e la modificazione che esso organismo può a·icevere m riguardo Alle suscettibilità di contrarre malattie Infettive; 10 altre parole egli si propone eli determinare M I]Uella facoltà del sontzue E>ia capace di aumentare o diminuir ne la rtcì'ltivité dell'organismo per nuovi germi, oppure di renderlo esclusivamente immune alle infezioru. La prima serre di esperimenti si riferisce all'influenza delle varie condizioni del sangue sulla facoltà batLeric1da e da quelle esportenze sarebbe risultato che il sangue arterioso possiede quest'azione in maggior g1·ado del venosa; parimenti i batterti veng{lno pru sicuramente distrulli nel ~ngue fresco. Tanto in una atmosfera di os!\igeno, come in una atmosfera di acido carbonico, l'azione battericida soffre un Indebolimento. Se 1l sangue vtene spogltato da ogni ga~, la sua azione r egta inalterata. H sangue di conigli avvelenali con O!>sido di carbonio non uccide più balterii. Nessuna differenza d'azione si e constatata tra il sangue in movimenu1 c quello tenuto a l'iposo. Mollo interessanti sono i risultati offerti da~ll sperimenti sull'influenza della temperatura. Da questi si é veduto che l'azione battel'iciùa dèl sangue cresce in ragioM diretta della lemper·atura; essa azione raggiunge la
RlVlSTA MEDICA 3~0
f 329
massima energia a Ono a i-()o C. Da 4()• in su diminUisce rapidamente. Vi sono grandi ùilferenze nei gradi di questa azione non solo nelle differenti specie d'animali, ma anche in rapporto ad individuali disposizioni di animali <Iella stessa spccì~. Sembra perciò molto probabile che la disposizione individnl\le alle malattie inteUive stta io strett.o rapporto colla facolla battericida del sangue. La seconda serie di esperimenti si riferisce alla modificazione artificiale d~lla potenza batteric~da del sangue. L"aci,Jo clorìdrico non el'!ercila su di essa alcunn apprezzabile influenza; coll'acido tarlarico il suo potere reslt<>rebbe affievo· lito. Parimenti il chinino induce un indebolimento. Tnvec~ il cloruro di sodio e il carbonalo d'ammoniaca aumenterebbero un poco quelle tacoltà, il fosfato di soda l'aumenta in grado m uggiort>, il bicar bonato di !"Oda poi la rinforzerebbe in modo notevolissimo. Da questi sperimenti dunque emerge cbe le sostanze alcaline e qumdi l"alcalinizzaz10ne elevano sensibilmente la proprielil. ballericiJa del sangue; ed è giusto supporre che in tali casi mo1to probabilmente si tratti di un'azione disinfettante degli alcali che llanno fatto passaggio nel sangue. La tel'za serie di esperimenti ha per oggello l'immunizzazione per mezzo delr alcalinizzazione dell' organismo. J risultati di quesle esperienze sono i seguenti. Di otto conigli inoculati di carbonchio ma non trattati con bicarbonato sodico, morirono 8 LOO p. 100. Sopra l!) conigli pure inoculati di carbonchio ma, trattati colle iniezioni di bicarbonato sodico. morirono 3 15,U p. 100. Con altre esperi~>nze di ri ~contro 51 ebbe la conferma del suesposto princ~pio che cioé t'alcalinizzazione del san,rue induce nell'organismo una maggior tesistenza contro l'infezione carbonchiosa e tanto aumenta queiJa resistenza chP anche gli animali inoC'ulati che muoìono di cat·bonchio, non oslanle l' a!Clllinizzazione del loro sangue, soccombono ed un per1odo mollo più inoltrato dégli àlLI'i; mentre molli in seguito alla subita alcelinizzazione Llaono moslr alo una assoluta immuniW. e sono rimasti iu vita.
=
=
84
1330
RlVJSTA
-Il fumo dell'oppio oontro la tube-r( The Lancet, luglio 1891).
JoHN GARDON DILL.
oolold. -
Io un recente articolo sulla China si legge che in alcune provincie dove la tubercolosi è piu diffusa, i fumatori d'oppio ne erano quasi immuni. Questa notizia indusse l'autore a sperimentare una mistura di tabact!o ed oppio su alcuni suoi pazienti di malattie polmonari, prima in via di tentativo ed in piccola quantità, poi in quantità più considerevoli. La miglior mistura secondo l'autore, è fatta con tre gr . di liquore oppiato di Batlley previamente disse<'cato ed un grammo di tabacco. Egli consiglia a non fumare prima del pasto, ed i vantaggi che ha visto seguire a questo nuovo uso terapeulico, lo invogliano a proseguire negli esper imenti. Il fumo dell'oppio scema la tosse, e faciilila l'espettorazione, procura IR calma degl'infermi, diminuisce l'espettorato. Un giovane di 2i anni, molto emacialo, con respiro corto che gl'impediva perfino di parlare, emolloico ad intervalli, con tosse stizzosa ed abbondante e~pettorazione, con profonda caYerna all'apice del polmone destro, cominciò a fumare oppio il 28 novembre, ed alla metà di geT)naio era · molto miglio1·ato, e non aveva più sudori notturni, né emottisi. Il peso del suo corpo c1·ebbe gradatamente fino all'aumento di 8 kg. il ;> maggio. ed alla fine di giugno la sua respirazione era debole ad ambo gli apici, ma non si udtvauo più rt~nloli, non si trovavano bacilli nello sputo. Un altro infermo, che ha fumato oppio dal luglio 1889, quando si trovava in uno stadio di tisi ava11Zata, per un aono non ha più avuto emottisi, ed ora, benchè le espansioni respiratorie sieno molto limitate, n')n si odono rantoli nel petto. L'autore. impressionato dai racconti diversi, ha dato ai suoi malati il tabacco medicato senza dir loro che v'era dell'oppio, ma prima ha voluto provarne l'effetto su se stesso, ed assicura che, tranne un sapore mollo disgustoso, non ba avvertilo allro nocumento, ·quindi ritiene che i chinesi inghiottano il fumo, o mescolino all'oppio qualche altra cosa per
·133·1 procurarsi quell'abbattimento di forze e quell'ebrieta di cui tanto si parla. De' vari effetti dell'oppio poi, non ne ha riscontrato alcuno nè in se stesso, nè sui suoi pazienti. La tubercolosi è ancora~ una malattia fatale contro la quale si cercano conlinùameote rimedi se non radicali almeno palliativi. Il tempo, ed nn accurato studio clinico, potranno dì re se il fumo dell'oppio ~ degno di entrare in riga con tan~i altri, l'autore lo sottopone intanto all'esame dei medici, perchè lo ha trovato innocuo, e perché in due casi ne ha ritratto positivo giovamento, se non guarigi?ne completa. MimiCA
.D~sturbl e
lesioni del ventrlcolo. nel oardlaol. -- HAu-
T ECOEUR. -
(Jqurnal de Médecine et de Cliirurgie1 luglio
1891).
Non si osservano disturbi in modo costante, ma tanto più frequentemente essi sì riscontrano quanto più il cuore fun:ziona male e vi è più pericolo di asistolia. Dal punto di vis.la -clinico, soprattutto se si trabta di lesioni mitrali, le cose possono presentarsi in due m0li: o i disturbi digestivi sonomolto pronunciati a tal punto che, in molti casi, lo stato del -cuore è passato inavvertito; oppure i dfsturbi compaiono nel corso di una affezio"ne mitrale constatala. Essi consi-stono sopt•attutto nell'anoressia e nélJa dic;tensione per gas a tutli gradi;. vi si aggiunge soventi !)it'osi. l vomiti sono rari é non si presenlanò ·eh~ nell'ultimo periodo della malattia. In tutti i inalati di· regola si ha costipazione, soprattutto se sono costretti a tenore il leU.o.Tutli questi disturbi possono mancare nel primo periodo della malattia~ si può dire che essi sdno la regola nel periodo di asistolia; l'anoressia diventa allora assoluta, e i vomiti .assai frequenti. Questi disturBi sono slati descritti da Sée col nome di gaslricismo tardivo dei cardiaci. È t'aro che questi disturbi sieno la causa diretta della morte; per altro Gendriu ha citato un'osservazione in cui la morte fu il risultato di un'emateme.:;i, sopraggiunta in un cardiaco. Si è ritenuto che i djsturbi cardiaci avvengano più frequentemente negli individui affetti da malattia aortica ehe in
133~
RIVISTA
'luelli di malattia della mill•ale Hautecoeur crede che cio sia dovuto al fatto cbe m quesl'ulllmi i disturbi sono più sordi, mentre che ne1 primi sono ~ovenli mollo più acuti. l dolori sono vivt, compaiono dopo il pasto: essi si presentano l'lOventi solto la forma di cr1s1 ga!'ltralgiche. Sembra d'altronde che essi non dìp~oJano direttamente dalla lesi•me dell'orilldo, ma bensì da alterazioni ater·omaLose delle pareti aortiche e dell'irritazione del plesso cardiaco che ne è la conseguenza. All'infuori di c4uesti fenomeni dolorosi, gli altri disordini dello stomaco si approssimano a quelli che si osservano nel corso delle affezioni mitrali. Ciò che domina è la lentezza del1e digestioni. Il ventre si ponfla quasi subito dopo il pasto. La dispnea é molesta, le erull.azioni sono frequenti. Hauter.oeur ha fallo ricerche nello scopo di accertare quale fo~se lo stato del succo gastrico in quesli casi; ora egli ha trovato 'tuasi costantt-mente una diminuuone dt>ll'acido clortdrico e delle sue combinazioni organiche. Quet:>h elementi essenziali talvolta mancano completamente; ma tulli questi fenomeni dipendono innanzi tutto da (.li!)turbi della circolazione venosa; anzi le lesioni anatomiche predominanti sono lesioni di congestione e le lesioni raggiungono nel venlricolo dei cardiaci un grado che non si osserva in alcuna altra affetione del ventricolo. Non deves• però ammettere con troppa facililu che Lutli questi disturbi sieno d'origine cardiaca. In c~rll casi ee>si possoo o t>R~ere dovuli all'uremia, altre volle all' alcoolismo. od anche all'intollei·anza medtcamentosa, specialmente della digitale. Questa dt!ltinzione ha una grande importanza dal punto dt vista della rura. Nel primo caso infatti si deve cercare di regolarizzare la circolazione, sia colla digitale, se é b~n tolle rata, sia colla caffeina in iniezioni sollocutanec, col bromuro, oppio, ecc.
»EOICA
llutllmo llterloo. - PtTRES. de Chirurnie, luglio, 1891).
1333 (Journat de Médecine et
SI può definire quest.o mutismo un' 1mpotenza funzionale elelltva dei muscoli della fonazione. l malati che ne sono All'c•lli hanno perduto totalmente l'uso della parola. Ec;si po~sono in generale fischiare, <~offiare, muovere le labbra e la lingua in Lutl.e le direzioni. ma sono incapaci di par-lar~' anche a voce bassa La loro intelligenza è conservata. Se sanno scrivere, essi rispondono pet• mscrillo e con una E'raud ... lucidità alle questiom che loro~~ ra.nn•>. La parola soltanto manca loro. Quel'to accidente sopraggiunge d'ordinario, in una maniera sul•itauea, dopo un'emozione morale viva, un traumalismo od un accesso convuls1vo. Si è not.ala la ~ua comparc;a in segui !.o allo spavento causato da un mcendio, alla paura prodotta do un'aggressione, all'emozione provoca~a da una E!epoltura , ad una caduta doHa vellura, ad una collera, ad una sezione ch1· t·ur~ica del tendine d'Achille, ad acce~so d'isteri~mo, ecc. La durala del mutismo isterico è molto varit~bile. Esso ha duralo un anno in un caso di W iedermeister, tredici mesi 111 un ca!!O di Werlner, venll mesi in un caso di Philippeaux, cinque anni io un ca~o dj Johnslon, dodici anni in un caso di S1~dillo l . Pilres ha veduto um1 giovane di 3~ anni che da più Ji dieci antu è alfeLta da un'aroma islel'ica compi~La. 1\leudellta cilato un caso in cui il muli ..mo era intermittenle: il molato pat·lava tLttti i giorni da sei a nove ore del mattino, poi rel"tava mulf) tutto il nmanente della giornata. Molto spec;:oo, dopo un periodo più o meno luogo di assoluto silenzio i malati pronunciano chiaramente qualche parola e ricadono in ~eguito nel loro mutismo. Una giovane condotta nel rt· rarto E!iccome affetla da IDUU!!mO isterico, el"c)amò luLlo ad un lrallo vedendo arri\'are i medici: • Oh! Ecco i medici •, e fu incapace di pronunciare un'altra parola fino al momento della sua {luarigione. Il mutismo isterico può sempre guarire subitamente. Le cur·e piu svariate hanno dalo guarigioni istantanee. Una semplice emozione morale può condurre a questo r isultato. Un
·1334·
RlVISTA
malaLo di Wiedermeister, il quale era muto da un anno, riacquistò la parola vedendo un incendio. La collera, l'apertur~ violenta della bocca, la semplice applicazione del laringoscopio, l'elettrizzazione estralaringea od intralaringea, l'ubbriachezza alcoolica, la suggestione ipnotica hanno dati meravigliosi risultati anche nei casi in cui l'affezione persisteva da molto tempo. La diagnosi del mutismo isterico è generalmente molto facile. La perdita assoluta della parola, coincidente colla conservazione perfetta dell'intelligenza e dei movimenti, non si può spiegare che con un disturbo puramente dinamico delle fum.ioni cerebrali. L'afasia organica non produce mai un'impotenza così assoluta dei muscoli della fonazione; inoltre, essa è preceduta quasi sempre da un ictus apoplettico più o meno intenso ed accompagnata da •1na paralisi motrice estesa ad una mela della faccia e della lingua. Nei casi dubbi si dovranno, beninteso, ricercare i segni sensitivo-sensoriali dell'islerismo, ma non si dovrà dare alla loro presenza od alla loro assenza un troppo gran valore, perché il mutismo è spesso un accidente isolato: si può riscontrarlo in individui che non hanno mà.i presentato altri sintomi ne'!ropatici e che non offrono alcuno dei segni rivelatori dell'isterismo. Le infezioni blll&ri. -
ERNESTO
DuPRÉ.
(Journal de
Médecine et de Chirurgie, luglio, 1891).
Sotto questo nome il dott. Dupré ha studiato i (enomeoi morbosi ancora poco conosciuti che possono essere il risultato della penetrazione nelle vie biliari di alcuni microrganismi, i q~ali si trovano nell'intestino, sia norrnalmento, sia accidentalmente. Queste infezioni possono .e~sere di origine diversa; rna. l~ più frequenle é quella che é consecutiva alla febbre tifoidea. La prova di qu~sta infezione è data dàl fatto che è stato possibile di riscontrare nella bile della vescichetta, in un soggetto morto per febbre tifoidea, pochissimo tempo dop0 fa
JIEDICA
035
morte, il bacillo speciOco di questa malatt1a, il quale non vi si wov-a nei casi ordinari. I sintomi proprii dell'infezione~ biliare lifica sono mollo variabili. In primo luogo essi possono essere nulli e l'infezione biliare può dirsi latente. In altri casi, i segni sono quelli di un'angiocolite e di una colecistite più o meno manifesta (dolori nell' ipocondrio destro, tumefazione della vescicbetta, vomiti, itterizia). I vomiti che non appartengono alla sindrome classica della febbre tifoidea sono talvolta un ~intorno indicatore della infezione biliare. Talvolta, nel corso di una febb1·e tifoidea, compaiono i segni di una determinazione biliare manifesta che retrocedono in seguito e scompaiono completamente. L'infezione biliare può ancora esplicarsi, nel corso o in seguito alla febbr~ tifoidea, coll'iltcrizia. Questo sintomo nella febbre tifoidea é molto rato, certamente mollo più raro dell'infezione biliare, la quale non produce necessariamente l'itterjzia. Quando vi ha itterizia, questa compare generalmente sotto forma epidemica. Si osservano serie di febbri tifoidee con itterizia, ciò che tendel'ebbe a provare che questo sintomo dipendé non già da una predisposizione del terreno . dell'organismo infettato, ma piuttosto da una modalità dell'infezione, \'&le a dire da una affinità specialmente elettiva dell'agente patogeoo esterno pet• le vie biliari. L'itterizia è stata constatata nella febbre tifoidea secondo una proporzione che oscilla, secondo gli autori, tra 1 e 2 p. 100. Ma il decorso e la prognosi di questo sintomo sono molto variabili. In alcuni casi si é potuto vedere la febbre cosi complicala finire ~~on la sindrome dell'itterizia grave; aUre volle si è potuto constatare la concatenazione dei seguenti fatti: febbi'e tifoidea classica, itterizia sopraggiunta nel corso della febbre tifoidea con sensibilita e tumefazion6 del fegato, evoluzione regolare della malattia; convalescenza con persistenza dell'itterizia, ricaduta della febbre tifoidea. Pe-r spiegare queste ricadute, si può forse ammettere che i bacilli titlci, situati
133G
RIVISTA
nelle vie bihari, sieno stati, ad uu dato momento, gli agentj de!Ja reinl'czione dell'intestino e dell'or gAni!o;mo. Infine, in un'altra serie dt casi, rinfezioue btliare latente nel prtmo tempo, pers1ste e per co~l dire cova allo stelo silenzioso nelle vie biliar1 Poscia, ~ubttamente, compaiono i segni dt un'angtocolile g1·ave, inneslAlasi ~opra una liti asi, sia a ntica. sia recente. Que!lla persislenzn del ;!erme tifico t> un fatto molto Importante, che venne ben constatato da Dupré nell'osser vazione seguente; ff'bbre tifoidea grave, susseguita da una convalescenza lunga; g'Uarigione confermata: set mesi piu l&rdi, dopo un periodo di perfetta ~alule, prima comparsa dei ~>egni t!i liliasi biltare (coliche epatiche, itterizia): poco tempo dopo, accessi ft>bbrili che attesta"ano un'infezione bi· tiare inoe<~tatasi sull'o~lruzione cellulare, 111Lervenlo cfur urgico; coMtatazione batteriologica sul vivente di un·tnrezione biliare tinca pura. Jl bacillo tifìco a veva dunque vi!'!lulo stlenziosamente allo stato latente, nelle vie biliari del malato, per la durala di ser mesi; ("<SO a\'eva in seRuit.o prodotto, solt.o l'inlluenza della discra::.ia bihare, della litias•, gl1 accidenti localt ~ettici che l'i pos~ono f!JUstamente qualificare di tiro local~, di febbre tifoidea locale. È evidentemente difficile pronunc1arsi sui rapporti rli questa litia~i biliare col bacillo titìco, ma ~ lecito s upporre che que"t'ullimo abbia prodotto un'alterazione catarrule della parete inleroa dei condolli, la quale ba determinalo poco a poco la pr,..cipilazione della bile c la fol'ma· zione di calcoli. Atrofia del fegato per avvelenamento •aturllillo. PoTAI:-1. - (JQurn.al de )Jédecine et de Chirur'Jie. giugno 1ft91).
Quando Cl lro,·iamo 1n pre!'eoza di uno s telo piu o nteno ca<:hellico accompagnato eia una diminuzione di volume considerevole del re~lo, siamo facilmeote portali a far diagno<~i dj una cirros1 atrofica e quas1 s empre l'altrthuiamo all'alcoolismo. Non dobbiamo però a fl'retlarci ad ammettere questa
MEDICA
1337
ipotesi !i'6 non constati11mo nello ~tesso tempo l'insieme dé1 sintomi di questa malattia. In primo luogo ratrofia semplice del fegato può riscontrarsi nei vecchi, in cui tutti gli organi si atrofizzano in uc carlo grado; questa diminuzione di volume può andare fino alla metà del ''olume normale. L'alrotìa può anche riscontrarsi nei casi di profonda alte· razione dell'alimentazione e della nutr izione, come nel re· stt·ingimento o nel cancro dell'esofago o del cardias. Anche nella febbre intermtllente, in cui il fegato comincia pel' Lumefarsi, esso può subire in seguito una considerevole relt·azione. Jnf1ne gli avvelenamenli, la ~ifilide, l'alcoolismo, possono causare la periepatite susseguita dall'atrofia del regalo. Queste differenti ipo«tsi vennero mes$e io discussione dal· rautore a riguardo di un malato, nel quale i sintomi principali consistevano oel dimagramento progressivo, nei disturbi digestivi, nella. perdita dell'apj)etito, nei vomiti, nel ral'cite, nell'edema degli arti inferiori, sintomi tutti cbo erano cousociati ad un'atrofia del fegato, la di cui ottusità era diminuita della metà. Jn questo individuo, per spiegare que&L'alroflo. non si poteva invocare nè la semlita (d'altronde in t>imile caso la lesione del fegato non é consociata ad ascite) nè l'inanizione, né le malattie inrettive, né l'alcoolismo. Himaneva un solo avvelenamento da discutere: il sat.urnismo. Da lungo tempo Polain Jla dimostrato che la relrazione del fegato è molto frequente nella eolica sa.turnins. Essa scompare dopo alternative di aument<l e Ji diminuzione coi purganti, ed il fallo SI Spiega perché il piombo che Si fissa nel rep:ato ha la proprietà ,di far retrarre i capìllari. Ma questa retrazione può prodursi anche quando non esistono dolori e Potain ha cilàto altra volla a questo proposito errori di diagnosi fatti in queste condizioni in un fotografo ed in un pillore affetti da salurmsmo. Nel caso in discorso non era assolutamente certo che si trattasse di saturnismo; esisle,•a però una leggiera frangia gt>ngivale e l'avvelenamento poteva spiegarsi nel se~uenLe
1338
RIVISTA
modo: ìl malato, sarto dt professione, usava seta da cucire che egli teneva costantemente m bocca. Ora si sa che la seta contiene frequentemente una notevole proporzione di piombo. Potaio ha altra volla osservato un sarto e sua moglie, che la"oravano colla seta, presentare fenomeni analoghi, che li a,·evano per luu~o tempo falli ritenere come affetti da cancro dello stomaco. In questi casi però non SI notava l'ascite. Malgrado questa d1vergenza, la ra!'ttOmiglianza degli altri sintomi, l'autore é inclinato ad ammettere che il malato in discor~o sia affetto da un'atrofia del f~gato dipendente da avvelenamento satur nino ed i~ contro c1uesL'intol>sicszione che rautorP ha rlirella la cura. CompUoaziont degli orecchioni. - LA.'Ioouzv. - Journal de Mt!declfl.e et de Chiruryie, agosto, 1891).
Il prof. LAndouzy ha riferito cile durante l'epidemia di orecchioni che ho infìerito per tutto l'inverno ~corso a Pari!!i, ba potuto OS!!>en•are un cE:rto numero dJ forme insolite che ~orebbe1·o state mollo difllcilmente diagnoshcat~ !te non si fO!'Ise avuta, in precedenza, la conoscenza di questa epidemi&. I casi in cui le ghiandole solLornascellari sono affette isolatamento o primA delle parotidi p re~eolano soventi dìfiicollà; !;i cr ede allora nù un asce.,~o di questa regione. ma non fa d'uopo alfretlar:;i ad agire perché dopo due o tre gior ni la tumefaz•one scompare e si gonfia invece la ~hiandola parotide. Que!'tti casi sono molto frequenti e non sono d'al tra parte i più difficili. In un caso recente L andouzy hu veduto in un uomo una lumefa~iono enorme del testicolo. con dolore molto vivo, so· praggiunta dopo un po' di male~~ert' e di febbre. Si cer cò se fosst' cau~ata tla urelril.e, da abu~c venerei e si praticò anche la palpaz•one Pettale, ma nulla l'i Lro"ò. La febbre l"i man tenne elevala per tre giorni, poc:cia decadde ed il testicolo diminuì di volume; ma due aiorni dopo si ammalò nello stesso moùo l'altro testicolo e ritornò la febbre; di più so-
lllEDICA
133\l
praggiunse una alterazione oculare con episcJtrite e partecipaztone della cornea. Erano, insomma, glt oreC(:hioni ~:>enza ~li oreccl11oni, come ~i osserva la scarlattina !;enza eruzione; ed, in questo caso il decorso della malaLtia, colle c;ue multiple local u.szionì, e del lutto caralleric;ltco. Quesla mouifestazione degli orecchioni è d'altronde la sola che presenti qualche pericolo e la piit ~rave di tutte, poiché, nell"adullo, la si rtsconlra una ·volta su tre casi e, di pn'l, una volta su cìn•rue o sei può produrre l'alrnlìn del lesl'colo; fot·tunatumenle la lesioue é quasi sempre unilaltwale. Nei fanciulli la muniCesto.zione testicolare é tnll'affatto ecce.Uonale ed alcuni autori, come Rillet, Barlhez e Csdel de Gdssicourl, la negano completamenle. Ciò nondimeno Gintrac l'ha osservata una volta ?Opra una ~erie di 24 casi e LanJouzy na ha veduto un caso sopra una serie 1.h 33 casi. Fo •1uiodi ù'uopo non considerare qu~ta locslìuaztone come impossibile, la iJUAI cosa t•enderebbe la diagnosi mollo difficile in un fanciullo che lu presentas»e senza avere manifestazione parolidea. In uno ragazza di venti anni ed affetta da orecchioni, Landou~y ha veduto rnanìl'estarsi accidenti addominali d'ap· parenza molto grne con vomiti mcoercibill, dolori vi,·i analoghi a quelli che accompa$01ano ì mestrui, i quali erano compar'-i quindici giorni pruna della loro epoca abituale, ti polso viccolo, la faccia alterala a tal punto che se non vi fos::<ero stati gh oreccbiom si l'&rebbe temuto mollicocoimo per 1a vtta. In 4ueste coodiziotli ti pronosltco era rassicurante. l fatti di questo genere sono però molto rari; ···stata segnalata come po::;sibile la flussione ovartca. ma le o~ser vazioni precise sono poco numerose. È necessario però teneroe conto e sapere che essa può presentarsi consociala ai differenli accidenti che costituiscono il perit.onisroo. In questo caso particolare, vi t\ra da segnalare un fatto speciale interessante pt:rchc esso dimostra quanto sul uule tener conto dello <olalo anteriore del malato per giudicare quale ~>arà la forma della malatl.a. Si trattava inratli d• una donna con tendenza alle congestiont, nevro- arlrihca, la •ruale, fin dalla sua infanzia, aveva presentato accidenti congesthi
131.0
RIVISTA
per piccole lesioni, spasmo della glollide, convulsioni, poi più tardi flussione addomino-ovarica nel momento della comparsa dei mestrui con minaccia di periwnite. Quando sono sopraggiunti gli orecchioni, questa. tendenza alle flussioni si è prodolta con attività e se non s: fosse avuta per guida la tumefazione parotidea, la di ~gnosi sarebbe stata pressoché impo!>-sibile. Questi casi non banno importanza che per gli adulli, perché nei fanciulli la malattia è quasi sempre benigna e queste manifestazioni speciali sono così rare che la diagnosi non presenta gravi dirticoltà. Sulla sordità. causata. dagU oreoohlonl. - GELLE. (Journal de Médecine et de Chirurgie, agosto, 189 t).
Il doll. Gellé ba studiato purticolarmente quale possa essere la lesione che pr ovoca la sordità negli orecchioni. Si sa che questa complicazione è una conseguenza rara, ma grave della malattia parotidea e che, nella maggior parte dei casi, essa resiste a tutle le cure. Ora, pare che questa sordita si presenti in certe particolari circostanze. Gellé ha notato in primo luogo che in molti casi in cui l'orecchio era leso, si era avuto un delirio più o meno accentualo, ciò che prova che il sistema nervoso era stato interessato. La sordità é più frequente negli adulli che nei fanciulli . Ma il fatto principale si è che, nella maggior pa.rle dei casi, pare che gli orecchioni abbiano agito soprallutto nei soggetti predisposti e che presentavano gia un cer to grado di sordità. Questa nozione é molto importante dal punto di vista della prognosi della malattia. Gellé conchiude che i processi infettivi nelle complicazioni acustiche gravi della parotide debbono invadere sorraLlulto l'apparato ne.rvoso e cagionare in tal modo la perdita della funzione. Il delirio, le ver-tigini, i rumori auricolar i ed, in cer te osser vazioni, la mancanza di grosse lesioni obietlive sembrano indicare nettamente che il labirinto è la -sede di questa lesione distr uttiva. La sclerosi a trofica della membrana del timpano e della
MEDICA
4341
cassa può egualmente essere una delle conseguenze degli orecchioni, se si giudica per analogia secondo ciò che accade negli organi il più spesso colpiti nella febbre parotidìana. Sì avrebbe in tal modo una spiegazione degli insuccessi terapeutici segnalati dagli autori. Aortlte aouta.. - LANDOUZY. - (JournaL de Médecìne et de Chirurgie, agosto, 1891).
L'aortìte acuta, affezione molto più frequente di ciò che si creda generalmente, sì manifesta soventi cou sintomi che sooo maLe interpretat..l e possono condurre facilmente ad un errore di diagnosi. L'autore cita il fatto seguente che serve di esempio. Una donna cti trentaquattro anni venne ricoverata nel suo riparto con dispnea, malessere, oppressione dolorosa, senso di calore alla parte superiòre della regione sternale ed una sensibilità tale di queste regione che la malata sopportava difficilmente la pressione della testa appoggiata per l'ascoltazione. Colla pressione della clavicola e dello sterno-mastoìdeo si determinava un vivo dolore. Esisteva inoltre un dolore molto vivo alla nuca, alle apofisi spinose ed alla regione intersCQ.polare, la qual cosa rendeva impossibile il decubito dorsale; gli accessi di dispnea e di palpit~.zione si ripetevano molto freq.uentemente e, dopo gli accessi dolorosi, era stata notata anche una sincope. Non oslante questi differenti accessi, che avrebbero potuto far creder:e a.d una lesione cardiaca, non si constatava alcuna alterazione al cuore, nessuna traccia di 8lJdocardite antica -od in atto; siccome poi nulla esisteva di sosp•}lto nelle orine si era portati a ritenere che si trattasse di una lesione dell'aorta, lesione che gli anlecedenLi della malata spiegavano facilmente. Essa aveva sofferto intatti tre attacchi di reumatismo, senza che il cuore fosse stato affetto in questo momento, una febbre tifoidea, una pleurite e gli orecchioni. Essa è stata ricoverata più volte allo spedale per accidenti di cui non ha saputo deiern:iinare esat.tamente la natura ed
tU VISTA
una volla, in particolare?, essa é rimasta mollo tempo allo spedrtle, ove fu r•lenula !'ff~lla da lesione ga~trico. Ora, con molln probabalilà, non sì tratla,•a che di un disturbo d• l pneumogaslrico ventricolara, in rapporto con la lesione del ples"'o cardiaco e dell'aortile. Questo fallo t> mollo intet·essante, imperciocchè dimostra comt• lo stato dol veulriculo abbia potuto richiamare l'allenziont:> in moJo chP la le<>aone aortica è slala completamente trascurata. Quanto all'aorlite, essa nel caso in discorso è facilmente "Pie!(abile colla perc;istenza di più attacchi di reumatismo che avevano r isparmiato il cuore, ma che avevano proba)Jilmenlo in~ere~sl.ltA l'aorta, c colle due malattie infettive. come la febbr~ llf•lidea e gh orecchioni, che avevano polulo eo:er,·ilare la loro l11fluenza tanto più fA!'ilmeole in quanto che il terreno era giu stuto preparato dal reumatismo anteriore. La prognoo:i di IJUeste &OT'lili è !"empre ~rave, perché le le~ sioni flniscono ~enPralmPnle per estendersi e produrre la dilatazione delraorta con lutle le sue comphcazioni. Lun ..ouzy ha c•lalo un allro caso, 1n cui l'affeziOne pre!>enL wa la particolarità di e!':ser·e in rapporto con una antica sifilide. Si lraltava di un uomo mollo robusto, il quale fu collo tia dolori sleroah mollo Yivs e presentava quest~ conriazaone mollo speciale. d1 prendere le psù s trane posizaoni per evitare da appoA"giarò sul letto la s·egione dorsale ed interscapolare. Esi~Levano una dispnea parossistica, dolori slernali, il holtone- diaframmatico con irradiazioni dolor'Ose di tutta la zona del nen·o frenico. Si poleça ammettere con probnLilila che ~~ trattasse di un'Aortite acuta, tanto più che Il maJato et•a affetto da una siOiide antica cbe aveva prodollo diversi accidenti. Sa ebbe allora un miglioramento coll'ioduro rota-."ÌCO, menll-e che col sahcilato sodsco nulla sa era oll~ nuto. Ma un ~iorno avvenne un·emolli"'i, ed un anno.dopo sopraggiunse un'emorragia fulminante che causò f'ubitamente la morte. All'autop:-ìa si trovò una dslatazione dell'aorta con rottus•a nei brourhi I n questo caso razione della sitlli Je non qembrava dubbia ed è omai la conoscenza di questa malàttaa anleriot·e che ha faci-
H&OICA
Jitato la diagnosi dell'aorlite che, senza di ciò, non avrebbe ;>oluto esser fatta cosl preslo. L'autore ha r iferito un ultimo caso, in cui l!li accidenti sono stati quasi identici, con minor gravezza; sei mesi dopo una febbre tifoidea abbastanza lieve, ed in seguito ad uno sforzo, iJ malato risenll malessere, slordimeoti, po,.cia oppressione e palpitazioni, con dolori vivi della regione sternale. I segni dell'aorlite, anone in questo caso, erano cerli, ma non l"i potevano spiegare che coll'esistenza della febbre tifoidea anteriore, benché questa rosse slata leggera. In un caso simile, non si può quindi dire che tutto sia finilo dopo la guarigione apparente della fttbbre tifoidea; per chè questa sortite ne è la co-nseguenza diretta, ed è cosi in gran numero di circostanze. E degno di nola che, nei falli di questo genere, l'inizio degli accidenti C()incìde con uno sfor~o più o meno violento. Ma questo non è che una causa occasionate e devesi sempre r isalire ad una mala ttia generale. la di cui localizzazione é rimasta lalenle fino allora.
Le angtne dell& soaTlattina. - Bouf\GES. Médecine et Chirurgie, agosto, 18()1).
ac
(Journal de
Nonostantè i numerosi lavori di cui le angine della s,•adalLina sono state l'oggetto, la loro natura non fu ancora nettamente s labilita. · Alcuni anni or sono Odent, r imettendo in onore le idee di Graves e TroussPau, ammeLteva due forme d'angine pseudomembranose nella scarlattiut\, la prima precoce, non difterica, che si preseotà fin dai tre primi giorni che susseguono all'eruziope; Ja seconda lardi va. veramente difterica e che sopraf,!'giunge quando l'eruzione è scompal'Sa. contemporaneamente alla desquamazione, oppure molto lempo dopo, durante la convaleséenza. Seveslre si accostò a questo modo di vedere ammettendo però cbe la diflerite può eccezionalmente complicare la scarlattina fio dall'inizio. Bourges, in seg-ui lo alle sue osservazioni cliniche ~d alle sue
RIVI ST.-\,
ricerche batleriologiche, modificò in alcuni punti la descrizione classica di queste angine. L'angina pseudo-membranosa deve essere divisa in precoce e in tardi,·a. Ma nell'angina precoce, secondo il grado di estensione delle false membrane, secondo la gravezza dei sintomi generali, si possono distinguere tre forme: benigna, grave e settica, quest'ultima confondendosi con la forma anginosa della scarlattina. Nella forma benigna, le false membrane so~o ~ener!ij. mente poco estese e non banno tendenza a guadagnare terreno; l'adenopatia sotto-mascellat·e è appena procunciata, e non sopraggiungono complicazioni dipendenti dalrangina; Io stato generale è molto soddisfacente e la febbre dura appena qualche giorno. Le false membrane possono di prima giunta invadere le amigdale e l'ugola, ma esse si modificano poco e scompaiono rapidamente. La forma grave è caratterizzata non solo dall'estensioue rapida delle false membrane, dalla loro persistenza, dall'inlensilà dell'ingor~o dei ganglii, ma anche dalla lunga durala dell'angina che, nei casi osservati da Bourges ha duralo da 9 a 23 giorni, dal prolungamento della febbre e dea sintomi generali, dalle complicazioni che qua!Oi costantemente sopraggiungono (bronco-polmonite, reumatismo, nefrite, buboni, otile, ecc.). Questa forma non cagiona la morte per sè stessa, ma a~grava la prognosi prolungando la convales~enza. Essa contribuisce certamente ad accelerare l'esito fatale nelle scarlattine maligne che essa complica assai frequentemente. Se nelle forme precedenti i sintomi indipendenti rlalrangina tengono il primo posto nella scena morbosa, il contrario avviene nella forma settica. Un'eruzione atipica, appena pronunciata, fugace, tale è il segno soventi poco netto della malattia. Di là il nome di forma anginosa che !"Oventi gli venne data. Senza insistere sulla sua sintomatologia, si può dire che essa corrisponde alla descrizione dell'angina difterica ipet•lossica. Però tu l li i casi non sono fatalmente mortali. In queste differenti forme dell'angina pseudo-membranosa è molto interessante determinare la data della comparsa
MEDICA
delle false membrane, relativamente a quella dell'eruzione. 'L'angina pseudo-membranosa è quasi sempre consecutiva all'eruzione, talvolta essa si presenta contemporaneamente all'eruzione, raramente la precede: in quest'ultimo caso so.no quasi inevitabili gli errori di diagnosi, Le cifre seguenti sono molto is truttive: sopr·a 32 casi di angine pseudo-membranose precoci della scarlattina, ~e false membrane si sono riscontrate 4 volte al primo giorno della malattia, 3 voll.e al secondo giorno, 5 volte al terzo giorno, 4 volle al quarto giorno, 7 volte al quinto giorno, 5 volte al sesto giorno, 3 volte al settimo giorno, 1 volta all'ottavo giorno. P er allra purte esse sono comparse 1 volla tre giorni, 2 volte qua~tr·o giorni, ed 1 volta cinque giorni prima·dell'eruzi&ne. Le angine pseudo-membranose tardive sono poco conosciute nella loro evol11zione, ma pare ehe tal volta sia difficile separarle dalle angine precoci, poiché in queste ultime le false membrane possono non comparire che nel settimo od anche nell'ottavo giorno della malattia. Tuttavia quando l'angina eritematosa dall'inizio aveva persistito fino aUa comparsa delle false membrane, la temperatm·a si era sempre , mantenuta al disopra della normale. Non avviene più la stessa cosa per l'angina pseudo-membranosa tardiva. In questo caso la scarlattina si è "Svolta normalmente; la eruzione, dopo aver durato quatche giorno, è scomparsa, come pure l'angina iniziale; la temperatura é ridiscesa alla normale, la desquamazione è già cominciata, quando si vede aggravarsi Io <>tato generale, impallidire il fanciullo, tumefarsi i ganglii del collo e si rileva allora che la gola è piena di false tnembt·ane. Quest'angina sopraggiunge soventi nella seconda settimana della malattia, ma e:ssa può prese nLarsi mollo più tardi nel corso della terza o quarta settimana. Trousseau la considera come quasi costantemente mortale. Pare però che la prognosi non. sia tanto grave. Bourges ha osservato 7 volte la guarigione. Sembra quindi che l'angina tardiva, pur essendo sempre grave, presenti un pronostico meno tetro di ciò che si pensa generalmente: .essa può anzi assumel'e una forma benigna. L' isolam~nto
85
13i6
RIVISTA
dei malati, le cure antisPltiche costanti, che ora si prendono, della gola degh scarlallinosi, spiegano probabllrnent.e que.,ta attenuazione innegabile della lOssicit.é delle angine ta1•cli ve. Lo studio clinico di questi fatti permette di concludAre cbe l'angina pseudo-membranosa precoce semb1·a il più spesso, per la sua benignita, per la sua lim1lata estcn~ione, per la poca azione che ha ~ullo stato generali>, di non appartenere alla difter ite, quanlunq•te i caratteri obiettivi dell'angina non per mettano di efferma1'e la diagnosi. L'angina pseudo·membranosa tardive, al contrar o, sembra essere il più sovenli di natura difterica. Le e~perienzc batte riologiche confermano questo modo di vedt>re. Su 30 CASi di an~ n ~ scarlattinose cosi di"tinte: 7 angine erilemato!'le pollacee, 19 angine p;.eudo-membranose precoci di cui 1 tossica, 4 angine pseudo- membranose tardive, non venne riscontrato il bacillo d1 Loeffier che quattro volte, nna volta in un'angina pseudo-membranosa precoce e tre volte nelle angine pseudo-membranose tardive; in tutti gli altri casi, quantunque molli di es~i pre~enlassero tutti i caraUeri di angina difterica grave e che uno di essi, accompagnato da coriza pseudo- membranosa, aves~e pre~o totalmente l'aspetto di un'angina danerica ipertossica, il bacillo di Lneffier mancava; l'infiammazione delle amij:rdale e le false membrane erano dovute alla presenza costante di uno ~:;treptococco ptogeno, al quale erano l:iOventi consociali vari sta61o~cchi.
In conseQ'uenza, le angine della scarlattina sono dovute ad una ioferion'! secondaria per lo slreplOcocco piogeno nelle an!fine erilemalose, in quas1 lutti i casi di angine pseudomembranose precoci ed in alcuni casi di angine pseuùomembranose tardive. È quasi sempre per le tousille, infettate fin dall'inizio della scar lallina, che penetrano gli streptococchi che si trovano nel corso della malattia in tutte le suppuroziooi, olili. flemmone del collo, pleuriti purulente, arlrtlr, nefr1li e broncopolmoniti. L'infezione secondaria per il hacillo de-Ua difterite avviene eccezionalmente nelle angine pseudo-membranose precoci,
VE DICA
1347
cnollo frequentemente al contrario nèlle angine pseudotnPrnbeanose tardive. Questi fatli dimostrano che, per evitare negli scarlallinosi ~e complicazioni, come le risipole, le suppurazioni, ~cc., é necessario rare frequenti lavature antisettiche della gola, .della bocca e delle fosse nasali, fin dall'injzio della malaLlia. Es<>i dimostrano pure che se é necessario isolare i fanciulli ~lfetli da angine pseudo membranose, di cui non si pllò conoscere la natura che coll'esame batteriologico, ra d uopo ev1tare, negli ospedali, di mandarli nei padiglioni riservati alla difterite, perché essi avrebbero molta pròbabilitè di contrarre una malattia che non hanno. l:nouba%lone e periodo pregranulare della tuberooloal. C u FFER. (Journal de Mèdecine et de Chirurgie, agosto, i891).
Il dott.. Cuffer cerca di di mostrare che, come lulte le maJ11llie infeUive, la tubercolosi presenta fin dai pnmi giorni del suo sviluppo alcuni fenomeni, i quali permettono di ri{;Onoscerla Ro da questo primo periodo. Tre sintomi banno richiamato principalmente la sua aLtenzipne: la febbre, l'anemia e la splenomegalia. fndipendenlemente dagli altri sinlomi che si possono m:,... ~ervare nell'inizio della tubercolosi , comè il malessere, la -stanchezza, la tristezza, ecc., la febbre quasi costante si rna· .nifesta con accessi più o ~eno intensi, su~seguili da uno sfinimento mollo caratteristico. Questa !ebbre é accompagnata soventi da piccoli br·ividi, ma soprattutto da sensazione di calore estremo e se si controlla col termometro, si trova .quasi sempre una contraddizione fra la temperatura reale a la sensazione percepita dal ma.lato. E tuttavia, non ostante .questi sintomi, non si nola alcun disturbo funzionale da parte dei varii organi, il malato non ha tos1>e, l'a~collazione <là un risultato assolutamente negativo. Questi sintomi sono sovenli appena poco apprezzabili, ma esistono sempre e si constatano necessariamente quando l'osservazione è fatta
~348
RIVISTA
bene, come accade soprattutto nella clientela privata, peresempio. L'anemia non ha un'importanza minore; il numero dei globuli è sensibilmente diminuito e si può facilmente credere .a.J una clorosi semplice; vi ha però un segno differenziale, impo-rtante, ed è che nella clorosi esiste il soffio venoS') giugulare continuo; con rinforzamento durante l' inspirazione. Questo soffio non esiste nella anemia sintomatica della tu:bercolosi. Di più, fa d'uopo aggiungervi un segno, la di C'Ui coincidenza è mollo importante: la splenomegalia. Cuffer ha con;:;latato soveuti un leggiero aumento del volume della milza in molti clorotici, ma non ha mai riscontrata la milza cosi voluminosa come nella tubercolosi; iii questa malattia t>s.sa merita veramente . il nome di splenomegalia. Osservando attentamente questi fenomeni si può giungere a fare una diagnosi precoce, ed in questo periodo si può agire efficacemente colla terapeutica. Questa deve Mnsistere soprattutto nell' uso del tannino, sostanza di cui Cuffer spiega in questo modo l'azione già dimostrata clinicamente. Egli considera il microbo della tu· bet•colosi come aerobio e sottraente ai nostri tessuti l'ossigeno che il sangue loro apporta. Ora l'acido tannico (ch8'" -polrebbè forse essere sostituito dall'acido gallico) sj trasforma in acido galUco, il quale non presenta alcun inconveniente e non precipita nè l'albumina, t:J.è la gelatina; assorbito che sia dal nostro organismo, esso sottrae ai micròbi il loro ossigeno e diventa cosi un microbiè(da, poiché esso priva :tl mict•obo del suo alimento 1ndispenS'abile. Checchè ne sia, l'esperienza dimostra che la medicazione tannica deve essere tentata in tutti gli ittdividoi che si suppongono infetti dai microbi tubercolosi.
MEDICA
~349
Sol)ra alcuDi eft'éttl delle aottraslonl sanguigne. - Comunicazione preventiva del ·dott. G. DOGIEL. - (Centralb . .f die medi~. Wissenseh., N. 19, t89t). Per stabilire la Ì4'Ifluenza del salasso .sull' OI'ganismo a:nimale, lo studente di -medicina Pietro Kasem· Beck ha fatto una serie di sperimenti nel laboratorio farmacologicò della Università di Kasan, dei quali ci sembra importante il far conoscere i risultati. Il K·a sem-Beck si servi pei suoi sperimenti di -rane, conigli e specialmente di cani. Il sangue fu estratto da una vena o da una a_çleria o con l'applicazione <li mignatte nei luoghi della cute d~l venfre sprovvisti di peli. La quantità totale della massa sanguigna dell'8nimale fu calcolala dal peso àel corpG (nel ·cane t/1.3 del peso del corpo). Avanti e dopo la soUrazione sanguigna furono determinati: il peso dell'animale, la temperatura nel retto (nei conigli e nei cani), il numei'o de!Je pulsazioni ·.cardiache e degli alti respiratori e la pressione del sangue. -~elle ripetute sottr.a zioni sanguigne fur~no interpb$le fr-a le singole sottrazioni meno dì 3 4 seUìmane. Dopo che un, cane era stato sottoposto a ripetute sottra1ioni ne era faMa la sezione .cadaverica. Questi sperimenti dettero i seguenti risultati: ' t•Aperditedi4/7, 115, 4/4, t;3eanchedif/2dituttalamassa .del sangu~i cani ordio~riamente"òopravvivono. Ma se un cane perde 2/3 del suo sangue, alla fine dello sperimento quasi sempre muor e. Lasciato l'animale a se stesso, dalla arteria .carotide comune sgor.gano solo poco più di 2/s di tutta la massa fianguigna. Un cane di 3390 gra mmi ha 261 grt•tnmi di sangue, e "'/3 sono 174 grammi. Ma aper ta l'arteria ferno· rale e poi a nche la car otide comune, ne uscirono 190·gr~mml, per conseguenza 16 grammi di più. Il òeflùsS'o del .Sangue dalla arteria femorale si arrestò prima di quello ·deUa caro· tide, 5 minuti e 30 secondi dopo la apertura del vaso, e la quantità del sangue sgorgato era di 154 grammi. Il numero degli atti respirator i aumentò da 16 a 40, quello delle pulsazioni caeòiache da 80 a 90 al m inuto. Dalla -car otidfl seoguitò ad uscir e il sangue senza inter-ruzio.ne, e quando la quantità estratta fu di 1~5 grammi, le contrazioni del cuore
o
RIVISTA t350 diventarono debolissime e subito dopo affatto impercelt!btli. benché dal vaso gocciolasse ancora sangue. ll numero degt; at~i respiratori era di 22 il minuto. Finalmente l'animale Lerminò io mezzo alle convulsioni. Un cane sopt•avvJve alla perdila della metà del suo sangueJ anche quando la sottrazione si ripete dopo 3 o 4 settimane. In un cane che pesava. da principio 6760 grammi (quindi con 520 grammi di sangue} furono sottratti una volta il mese circa 1/ 5, ljr, e poi p.iù volte i j3 e tlnalrnente 1/ '!, in tutto circa 1487 g•·ammi e solo quando alla fine fu estratta la metà d• tutta la massa sanguigna, l'animale morì. 2° In quanto alle alterazioni della attività CHrdiaca, le perdite di sangu~ di l/7, t/5 ed i/3 di tutla la mas~a sangut~rna accelerano quasi sempre le contrazioni del cuore, le maggiori fino a 1/ i e 'J/3 hanno per effetto ora un rallentamento ora un acce.leramento delle pulsazioni cardiacbe. H riln1o delle azioni del cuore nei grandi e ripetuti salassi diventa irregolare. La Corza delle contrazioni del cuot•e diminuisce tanto nelle mediocri quanto nelle grandi sotlJ•aziooi sanguigne; i toni del cuore diventano più deboli, e dopo i fort! e •·ipeluli salas~i si odono rumori sistolici. All'autopsia di questi cani che soccombettero ai l'ipetuti salassi, il cuot•e ru trovato flaccido e molle, la muscolalura aveva un colore giallo-pallido o grigiastro, e all'esame microscopico mostrò l'intorbidamenlo granuloso e mal dislint.a la strietura tra-sversale. 3o Nelle piccole perdite dl sangue la pressione sanguigna rimane ina!Lerat.a, o si abbassa p~r più o meno bl'eve tempo~ secondo la quantità del sangue estratto. Però può la pre$sione ~anguigaa anche aumentare, particolarmente nel forte deflusso da una arteria, fino alla mela di Lulla la massa sanguigna . .E, come effetto delle abbondanti perdite di sangueda una arteria, si può riscontrare una oscillaz:one ondulatoria della pressione sanguigna. Questa proviene dai vasi sanguigni stessi e non può attribuirsi al cuore o agli atti r espiratori. 4• Apparentemente le sollraziooj di sangue dalle vene
,
MEDICA
135 1
abbassano la pressione sanguigna più di quello dellP arterie. 5o Se è impedila la circolazione sanguigna nelle vene ~iugulari con l'applicazione di pinzette, la pre~sione aumenta nelld carotidi; e se poi si tolgono le pinzette la pressione> si innalza ancor piu nelle carotidi. 6' L'applicazione dr sanguisughe ha per effetto prima un aumento, poi una diminuzione •lella pressione san~uigna. 7' Se si applicano le pinzette l:iUlle vene giUgula ri di cani curarizzati e si estrae òalla vena remorale •h del san~uf\ avviene, dopo un leggiero abbas;;:amento, un forte aumento della pressione sans..ruigna. s· La temperatura del corpo è dapprima 81\mPnlala, quindi può per breve tempo discendere di due gradi, pt>r poi r1salirò di nuovo. 9' Nei ripeluti sala~si il peso del corpo aumenta dap· prima alla fine del mese, poi diminuisce. Col'l il peso di un cane che pesava lii6ll grammi, uu mese dopo Il prim•1 sa· lasso, sali a 8350, dopo du~ me~i a 10HO, dopo tre mesi a 12000, ma po1 tornò indietro fino a 11950 e al quinto mese era a 11620 ~rammi. 100 Una rorle perdita di sangue non raramente aumenta la eccitabilìtà riftel'saj questo è s}.leciahnenle manifèslu nelle rane. 11' Il numero, la forza, e il ritmo degli alli respiretor·i, sollo la influenza del salasso, secondo la quanlita del sangue versato, sono nutevolmente alterali. Gh atti r·espiratori !;Ono ora più rrequenli e supel'ficiali, ora più leoli e profondi; la r~golarìta del ritmo è pure disturbata 12° Negli animar. che soccombeltero ar ripetuti copio:<i salassi, ella sezioue si trovò la degenerazione grassosa del fegato, dei reni e 11 rigonfiamento lorbiùo dei muscoli dt>llo scheletro e particolarmente dd mul'tcolo cardiaco. l dati così raccolti confermarono irl parte 1 ratti già uoti, otoservati dagli altri sper imentatori, t> ne svelar·ono anche dei nuovi, quali il rapido compenso del sangue perduto, r aumento del peso dell"animale, la parlicolar maniera di O<lCil· lozione della pressione san{otuigna, l'aumento della eccitabi·
1352
RIVISTA
lila riflessa. Se la pressione del san ~ue diminuisce nei larghi salassi, ques ta diminuzione non dura però a lun~o. Anzi un forte salasso può fin da principio aumentare la pressione. Piccole soLtra~ioui sanguigne restano affatto senza influenza sulla pressione sanguigna. Per quanto possa essere alta questa pressione, non é superata la normale resi~ tenza delle pareti vascolari; rna, se queste sono alterate, il s alasso può riuscire pericoloso. Le ripetute abbondanti sottrazioni !'&D· ~uigne conducono finalmente alla diminuzione del peso, ttlla degenerazione adiposa, ad altre patologiche alterazioni. Se si considera l'innalzamento, benché piccolo, di temperatura, l'aumento della eccitabilità riflessa, il peso del corpo per un certo tempo crescente e la rapida rigeoerazione del sangue perduto, vien flillO di penl>are ad una certa azione stimolante del salasso sulla formazione del sangue e sullo slat.o di nutrizione. KLEIN. -
Sulla. oura. della. rl8lpola. con l 'lchthyol. -
(Berlincr klinische Wochensc!ù•(.rt, N. 39, 28 settembre, 1891).
L'aut.ore da più di due anni adopera l'iehihJ!Ol (ammonium nella cura locale della risipola. ll rimedio è usato sotto formu di unguento con parte uguale di vaselina e se la risipola é molto estesa) corrisponde meglio un unguento più debole formato con parti eguali di ichthyol, acqua e Ianolina. Disinfettata la pelle e lavata con acqua e sapone, con le mani si spalma runguento d'ichthyol dapprima sulle parli sane lontano la lArghezza della palmA della mano dlli margini della risipola ed in appresso sulla superficie malata eseguendo una specie di delicat.o massaggio. La medicatura si completa soprapponendo alle parti malate un sottile strato di garza idrofila, bagnata nelracqua salicilica, e quindi uno strat.o più spesso di ovatta comune non digrassaLa, con adatta fascia. Questa medicatura si rinnova due o tre volte al giorno per tre o quattro giorni finchè non si osserva più alcun aumento di temperatura. L'unsu~foichtuolicum)
r- ----~---------------
MEDICA
131)3
guento d'ichthyol è beo tollerato dagli ammalati ed è facile allontanarlo con acqua saponosa calda. I risultati ottenuti dall'autor·e sono riassunti nel seguente specchietto:
DECORSO DELLA mLATTU
i 26
8
3 11 Risipola della faccia. Febbre continua per
2 47
5
2
3 29
2
6
4
32 3 3
5 18
3
2
6. 18
1
3 3
7 57
51
8 giorni. lchthypol. Due defervescenze febbrili alla sera nei due giorni successivi, dal lerzo giorno afebbrile. 7 Risipola della faccia. Abbassamento di ternperatura successivo alla cura con l'ichthyol. 8 R isipola migrante della faccia. Al terzo giorno di cura remissione serale., al suecessivo giorno remissione ma ttutina. Sospensiooe della cura. Alla sera nuova manife~taziooe d1 risipola. Ichthyol. Per tre giorni ftlbbre intermitlente, quindi a febbrile. Risipola della faccia . Ichthyol. Al s econdo 6 giorno di cura r emissione mattutina. 5 Risipola del la faccia. l cbthyo1. Successiva caduta della febbre. 4 ComA sopra. 8 Risipola migrante della faccia. Febbre contioua. Ichth~ ol. Al secoudo gior nod1 cura la temperatura alla sera divenne normale. Nel mattino del giorno successivo temperatura 39°, alla sera e più tardi, afebbrile.
13iH
KIVISTA
DECORSO DELLA l!ALATTIA
)J 66 2 3 SI Risipola migrante della faccia (per la quarta volta), estesa sempre su tuua la superficie della pelle. Ichthyol. Il processo si limitò, due remissioni serali. 7 Risipola crurale. Ichlhyol. Abbastx~ mento 9 2~ deliA temperatura per lisi. ;) Risipola della faccia. Lo stesso decorso. 10 56 •)- j 8 ni~ipola della faccia. Febbre continua. lch11 54 5 tbyol. Abbassamento della tempet•alura per hsi. 12 24 5 4 !l Risipola migrante della faccia. Febbre con· tmua. Per cinque giorru, iniezioni di acido fenico senza risultato. Ichlhyol. Forte remissione serale, una volta remis:sione mattutina. J:~l46 4 2 6 Risipola migrante della faccia. Febbre continua. lchlhyol. Abbassamento della tem1 peratura per lisi. J4 251 ) 31 6 Ris1pola della faccia. Febbre conlioua. l eh· tbyol. Remissione mallulina durante l"Intero trattamento.
l
'
Totale . Media
~
IlEO!CA
i335
Dai risult.att ottenuti l'autore giunge l•lle seguenti conclusiom: 1' L' ichtbyol impedisce indubbiamente il pro§lTessivo sviluppo dei cocchi della r isipola nella cute, e ciò tanto sottraendo ai tessuti l'ossigeno, quanto agendo direttamente su i parA~Stli.
2• La cura con l'icbthyol abbrevia per metà il decorso della ristpoln. a• La durata della cura 6 da 3 a 4 !liorni. ~o Il decorso della risipola solto l'influenza dell'icbthyol dt,·tene piu mtte, come si SCOr#re dal mutato lip'l della f(lbbre, e dalle frequenti remissioni mattutine e serali della temperatura. C. S.
P. EHnLtcH. - Sull'azione del bleu 41 mettlene nella malaria. - (Berliner klinische Woehenschr(ft, N. 39, 2~ settembt·e, 1891).
PA UL GoTTMAN.S e
Cellì e Guarnieri sono riusciti a colorare col bleu di melilene l parassiti vivi della malaria. In base a tali risultati ed alle conoscenze cbe il bleu di metilene colora il nucleo dei corpuscoli r o:ssi di alcuni aoimalt, gli autori hanno sommi· nistralo a due malati di malaria e per la via dello stomaco la detta sostanza, che del resto é pure innocua. Con questo rtm~>dto l!li autori non solamente vinset·o gli accessi febbrtli, rna osservarono che i para'5siti malarici dopo un JO tervallo di uno ad otto giornì non si trovavano più nel roangue. Gli auwri usarono il bleu di metilene puro ti lo amministrarono entro capsule di gelatina alla dose di 0,1 g1·ammi, cinque volte al giorno, e non superarono mai la dose totale di 0,7 ~rarnmi entro le 2~ ore. Nel primo caso l'intervallo fra una dose e l'altra fu dt 3 ore, nel secondo ca..~, in cui ~i tt·attava di jebris intermittet!8 quotidtana, le cinque dosi furono somministrate coll'mlervallo d1 un'ora, incominciando 10-12 ore prtma del nuovo acceS"O febbrtle. Nei cast g1•avi il rtmedio dovrebbe essere amministrato almeno per 8 o 10 giorni e nella dose giornaliera d1 0,5 grammi dopo la scomparsa degli access1 febbrili.
1356
RIVI ST.\
L'unico inconveniente riscontrato da~li autori nell'uso del bleu di melilene fu leggera stranguria, a cui apportarono rimedio con l'uso di piccole dosi di noce moscada polverizzata. Osservarono pure aumento nella quanlila totale delurina colorata fortemente in bleu; anche le fecce, per l'azione dell'aria, si colorarono io bleu. Le esperienze successive dimostreranno se il bleu di metilene (1), da solo, oppure coacliuvato dalla chinina, valga a superare quelle ostinate febbri malariche recidive, le quali, specialmente nei tropici, non cedono all'uso dei soli chinacei.
c. s. e KLEMPERER F. - Ricerche aull' immunità. e aulla g uarJgione della polmonite Infettiva. (Berline,. lilin.isehe Woehen.sehrtjt, N. 34 e 35, 1891).
KLE~fPERF.R G.
La polmonite è una malattia da infezi!>ne prodotta dai di· plococchi scoperti da A. Fraenkel. Questi germi sono patogeni pure per i conigli. Dopo la crisi, i diplococchi conservano neilo sputo per giorni e per seltimane la loro virulenza per gli animali, ma il loro veleno o non si forma più nell'organismo ammalato, o non è più per esso nocivo. Gli autori sono riusciti non solo a rendere immuni gli animali all'azione dei diplococchi ed a guarirli, ma a dimostrare che anche nell'uomo si riscontrano i medesimi fenomeni. Essi ottennero l'immunita negli animali con ogni mezzo nutritivo in cui il pneumococco si era sviluppato. La immunita si ottenne più facilmente e più efficacemente, se Je culture virulente con germi o senza germi furono tenute per qualche tempo (una o due ore) alla temperatura di 60°-65', oppure (per trfl o quattro gior·ni) a quella di 400 C. l n tuiLi i <:asi fra l'introduzione della sostanza e il principio dell'immunilà trascor~e un certo tempo, in media 3 giorni, se (l} Il bleu di metilene chimicamente puro é preparato da Melster, Lucius e Brii:ning in llòeh~t sul ~leno, e da llerk in Oa rmstadt; esso costa circa 50 lire al chilogrammo.
MEDICA
1357
la coltura t'u introdotta nelle vene, 14 giorni, se per iniezione sollocutanea. Col siero di sangue di animali resi artificialmente immuni inoculato direttamenLe nel torrente circolatorio riuscirono gli autori a fare abortire la malattia già incominciata. Meno sicure furono le inoculaziooi sottocutanee. Il siero di animali resi sperimentalmente immuni inoculato nelle vene di animali sani rese pure questi immuni e l'immunità ottenuta con lutti i mezzi sopra riferiti fu trasmessa pure per eredità ad animali nati da genitori immuni. Isolarono poi dalle culture in brodo una albumina tossica, con la quale cagionarono la malattia nei conigli, oppure procurarono ad es~i l'immunità, se prima la riscaldarono alla temperatura di so· c. Col succo dei muscoli poi e degli organi di un coniglio immune, filtrato, olteunero gli autori la guar1gione di conigli malati di setticemia da diplococchi. Gli autori hanuo poi dimostrato con esperienze sopra sé stessi che le iooculazioni sottocutanee di pneumococchi m dosi, che sono letali per i conigli, non producouo nelruomo che leggerissimi fehomeni locali e generali. Dimostrata l'in· nocuità di quest'esperimento su loro, gli autori inocularono a sei malati di cancro nei tessuti sotlocutaoei 0,2 eme. di cultma virulenta e di essi due solL reagirono con fenomeni locali e generali leggeri. Il siero di sangue di malati di polmonite dopo la crise é un ant idoto per l'infezione da pneumococchi del coniglio. Incoraggiati da IÀOa serie numerosis~ima di esperimenti positivi nei conigli, gli autori incominciarono le prove negli uomini maiali di polmonite, ma finora le loro esperienze uon sono molto numerose. Dapprima inocularono a se slessi il siero di animali immuni nella quantità di 0,5 a 3 eme. e lo riconobbero del tutto indifferente; in appresso lo sperimeutarono in sei malati di polmo· nite. In tutli i casi 6 or·e a 12 ore dopo l'iniezione sottocutanea di 4 a 6 eme. di siero osservarono considerevole abbassamento di temperatura con diminuzione dei ritmi cardiaci e degli atti respiratori.. La temperatura 4 volle discese a 37°; 2 volte si
1358
RI VIStA
mantenne normale, nepi altri due casi s'innalzò nuovamente, in media, dopo 6 ore. Da u!Limo gli autori fanno notare che in due casi di tiro. la inoculazione di siero non modificò aiTalto la curva della febbr~. C S. Nuovo metodo di oura dell'atassia looomotrlce mediante la 1le111one forzata uterlore del oorpo. - Dolt. P1e-rRo Bo~uzz 1 . Atti della R .• Aecademia medica di Rom.a, anno XVI, voi V, serie 2•, 1891).
Da questo studio sperimentale delraulore si può dedurre che con la flessione fo1-zata anteriore del corpo si può ollen~re più efficacemente che con la sospensione sia una forte distensione del mitlollo spinale e delle radici della coda equina, sia un alleggerimento della compressione che i tessuti circondanti le allre radici spinali possono su esse esercitare, massime a livello dei forami intervertebrali, e sia infine una facilitala e accelerata circolazione endomidollare spinale. Es~endo questi i momenti principali favorevoli all'azione lerapeutica della sospensione negli atassici, ne consegue che si dovrebbe considerare la flessione forzata anteriore del cor po còme un metodo di cura della atassia p1ù efficace ancora della sospensione e da sostituirsi a questa, tanto più che la sua esecuzione presentasi già a primo aspetto più facile e meno pericoiMa. A conferma delle sue deduz!oni sperimentali rautore adduce la prova cliotca ed espone la storia di un caso in cu1 ottenne col suo metodo dei risultati favorevolissimi, tanto da in· coraggiare anche i colleghi a sperimentarlo. Ecco il modo con cui si deve eseguire la flessione forza ta anteriore: Si distende l'ammalato supino sul l ello mettendo un cuscino sotto La testa per tenerla piegata un po' sul petto, indi tenendo riuniLi i due piedi in un asciugamano i ~ui capi siano lassamen te attorcigliati attorno ai malleoli, si flettono gli arti infedori distesi in avanti traendo colla mano deslL'8. i capi attorcigliali dell'asciugamano poco alla volta fino a raggiungere colle ginocchia il capo. Ponendosi allora dietro il
HEOlCA
~359
capezzale del letto si mantengono in questa posizione gli arti infer1ori per mezzo minuto o poco più, cercando sempre che la Lraz1one della mano destra venga esercitata in modo da trarre le ginocchia ancora piu avanti se é possibile del capo del malato. Tale flessione si p1.1ò praticare per due o tre volte sempre coll'inter vallo di qualche minuto, e la durala della fles sione puo oscillare da 1 a 3 minuti primi al massimo. Dalla storia clinica esposta dall'autore risulterebbe che i primi sintomi dei quali l'ammalato risenti un mighoramenlo già dopo poche sedute furono i dolori folgoranti e massime il dolore sotto forma di punta alla pianta del piede destro {nevrit.e pet•ifer iea), indi la sensibilità degli arti inferior·i ed il sintomo eli Romberg. Sulle crisi gastl'iche non sembra che la cura abbia avuto alcun benefico effetto. Gli inconvenienti di questo metodo si riducono, sooondo l'autore, ad una sensazione di indolenzimenLo dei muscoli dei lvmbi e anche del dorso nelle prime sedute, dipendente dalla tensione che subiscono e a cui si rimedia col sospen· dere per qualche giorno le sedute; io seguito L'esercizio continualo della flessione anle!'iore fa cessare anehe questo inconveniente. L 'bliezlone ipoder.m.toa del siero del sangue del o&ni nella oura della tuberoololll polmo-nare. - (The Times and Regi.<~ter, luglio 1891).
Prof. SeMMOLA. -
L'autore, dopo aver ricordato gli esperimenti di Ricbe~ e d'Hericourl, e quelli di Verneuil, Deptoe, Be r oheim e Picq su questo nuovo tenLativo terapeulico, annunzta le p rove iniziate nella sua clinica, nello scorso febbraio, non con la speranza di giungere ad ottenere la cura della tubercolosi, ma con la fiducia di avvicinarsi alla soluzione di questo gran problema terapeutico. RicheL ed Hericourt parliv81lo dal concetto della refraltarieta de1 cani e delle capre alla t.ubercolosi, ed il loro processo era analogo a quello adottato da Bebring e Kilasato nel produrre l'immunila contro il tetano e la difterite, ino-
1360
RIV1Sl'A
culando in alcuni animali il siero del sangue di altri animali refrattari a tali malattie. Se riflettiamo al vaccino di Jenner, agli esperimenti di laboratorio di Rowley sulla tabe, ai risultati delle ricerche di Tizzoni e Cattaui, di Behring, Kitasato, Richet ed Hericourt, alla possibilità di conferire ad alcuni animali l'immunità contro alcune malattie con la trasfusione del sangue d'altri animali, ci ricot·re alla ment-e una indefinita ragione bio-chi• mica, o la teoria fv.gocitica di Metchnikoff, tanto più che modificando il mezzo di cultura, si indebolisce o SI uccide il bacillo della tubercolosi, si diminuisce la produzione delle sue toxine. Queste considerazioni, e la certa innocuilà ùel rimedio provata negli ospedali di Parigi, determinarono il prof. Semmola a ripetere gli esperimenti del Richet. Infatti, se iLsiero è pre· parato, conservato ed iniettato con tutte le precauzioni di una scrupolosa asepsi, nessun altr·o inconveniente si veri!).tfa, tranne una costante ma benigna orticaria, limitata o -diffusa, che asso l ve il l:òUO cor·so in 48 ore. Dal giotno 3 fabbraio furono accolti nella clinica del professor Semmola 10 casi d1 tubercolosi polmonare, nei qt.ali la diagnosi era stabilita col riconoscimento dei bacilli nell'espettoralo. ·Quattro di questi erano tisici a stadio avanzato, Lutti furono tenuti in clinica per qualche tempo sotto le migliori condizioni igieniche prima d'JOcorninciar la cura, in as~oluto riposo, uniforme e mederata temperatura, regolata alimentazione, senz'altre medicine che quelle strettamente richieste dalle funzioni digestive, quando la sola dietetica era iosutlìciente a mantenerle in stato normale. La dose del sierò inieltato ipoder micamente fu da 2 a 10 eme. al giorno. I risultati dell'esperimento duralo tre mesi sono i seguenti: 1• Nessuno dei curati può dirsi guarito dal processo locale. 2• Su due fra i dieci esistevano estese infiHrazioni, caverne, considerevole emaciazione, ed in questi la cura non produsse alcun effetto, la malattia segul il suo cor·so fatale, ed uno di questi due morì dopo due mesi di cura. ln un
.MEDICA
1361
terzo caso nel quale le lesioni polmonari non erano co«l estese rntt la febbre era costantemente alta, vi fu un rapido e progressivo peggioramento, quantunque fosse stato r~go htrmente iniettato per tre mesi. Un quarto cominciò e migliorare sensibilmente dopo tre settimane di cura, ma dopo un mese, senza una cau!!a delerminabile, peggiorò di nuovo. 3• Negl• altri sei casi la malaUia fu sensibilmente miglio· rat.il nel suo corso fin dalla prima settimana d'iniezioni, la febbre cessò, ed i pazienti aumenklrono in peso, acquistarono un senso di benessere molto superiore a quello che provavano oei primi due mesi di permanenza in clinica, quando eraM trattati con la semplice cura igienica. 4• In due malatì il processo polmooare migliorò sensibilmente, in due altr-i scomparvero i segni fisici, non restando che una piccola diminuzione dell'attività respiratoria. o' In coincidenza di questo miglioramento si notò una considerevole diminuzione dell'espettorato e del numero dei bacilli. 6' Con l'aumento del peso, col miglioramento del proce~so polmonare e con la diminuzione del numero dei bacini, si è notato un aumento nella capacità respiratoria, nella quant!tà d'urea e d'emoglobina. L'autore ritiene questi r1~ultati come inconcludenti, e fa voti perchè tali esperimenti sieno condotti in (lSpedali n~n soggetti a chiusqra come le cliniche ufficiali, ond(} possano essere seguiti a lungo, e sieno controllali in un laborator·it:> biò· logico. Ad ogni modo dispera di questo metodo di cura, come fin da principio ha diffìdato del metodo di Kocb, e sostiene ehe con metorli simili la tubercolosi polmonare non può essere radicalmente curaLa, p('rché noi non possiamù raggiungere lo stato pretube•·colare che è il vero stadio bio-chimico eh~ conduce alla tubercolosi. Se anche potessimo sterilizzare completamenle un tubercol0so, non avremmo ~otto altro che ricondurlo a quello stadio 1\el quale era tubercoloso senza !'>O.· perlo, ed allora sarebbe necessario sviluppare pet· molli anni in quell'orgar:ismo quelle profonde mod•fìcazioni fisiologiche capaci di cambiarne le condizioni organiche, e d'imprimere
86
436 ~
R1VJSTA
all'infermo quella tendenza biolog1c8 che gl'impedisca da ,Jj. VI' n ire più lardi un buon terreno da cultura del baci Ilo d 1 Koch. Forse la med1cma potril un tempo cambiare que:!la tr-r. riblle pro~peUiva in molti, <~e non m tutti i casi.
Atro1la clan41llosa (4ella membrana mucosa) 4el Telltrtoolo. - Pr or. NoTHNAG.Bt... - (Allgem. Wiener mel.~ ,~. Zeùun.g, N. 24, 1891). Il prof. Nothnagel presentò nella sua clinica di Vienntl un malato di 48 anni cbe da qualche tempo era mollo pallido e dimagr11lo e <>i lamentava di continua per dita di appeltto. Aveva inoltre un poco d1 aumento di temperalul"& , che sahva lino a an· alternando c6n temperatura normale. Il numero delle puls.aziooi era di 6\ al minuto, rarleria radiale t>ra molle, un poco lorluo~a . &lfJUIInto ri~ida, l'on,Ja sanguigna mPdiocremeute elevala, la tensione dell'arteria normale. Alle e-;tremità inferior i si osservava un leggero edema. La ternper11tura che, come si é detto, sahva tìno a 3!l", dopo la sornministr azione della chiuina (0,25 ta·c volle al ~orno) rientrò nei limiti normali e anche un poco al di~oLlo. L'addome era r t>lratto, awlla r egione inguinale si trovavano alcune gl11n· clole linratiehe un poco tumefattl'. Il fe~alo era normale, la 111ilz.a oscuramenl,. palpabile. Nei polmoni non .,j r asconlrava 11lcun~he di anormale, i toni del cuore erano oscur! ma netlì. NeJia orina non si tr·ovava albumina, ma piullosto abbon•antement~ r indican: •lt>l resto l'urina non moslra,·a al· enna qualità anormale. All'esamP. •lei sangui! "Ì tr o'ò un me· cliocre grado di oligocitemia e una leggera l e ucocito~a. Una sola volLA fu rono trovate an rlue o tre corpu.,coli b ianchi del ~angue f?ran uli dì pigmento. Il ma lato vomitava; l'esame del vomito •li mostrò la mancanza dell'acido doridrico libero; al conlraa·ao riu-.ciruno i ~a~p;i sull'acido lattico; non fur ono trovate cellule Ilei lievito nè sardne. Il prof. Nolhnagel fece la ùiagnol'la di ata·ona della membrana muco<~a o<~sill glandulosa del ve'1trtcolo, e la fondò sulle seguenti considerazioni: da molti ano~ m que~lo malato
MEOICA
1363
la mancanza di appetito era l'unico sintomo morboso, ed ora
-si riscontrava nel contenuto dello stomaco Ja mancanza dell'acido cloridr·ico libero. Que!.'to manca anche nel carcinoma del ventricolo, ma quivi tale mancanza è la conseguenza di un fallo secondario. - ln certe forme di carcinoma, per es. nello scirro del piloro, dell'utero. della mammella, atrofizzano le glandole. Quando nello !.'tornaco atrofizzano le glandole del presame non può naturalmente nel contenuto dello -stomaco trovarsi punto acido cloridrico libero. La manoonza dell'acido cloridrico libero non indica rigorosa,mente la esi-stenza di un carcinoma dello stomaco, poiché questa atrolìa delle glandole del presame può incontrarsi io molLe altre circostanze e d'aiL1'a _pal'te si dapno casi di cancro dello stomaco in cui ~ trova acido cloridrico libero nel conLenuto dello stomaco. La mancanza delracido cloridrico lìbero nou è in alcun modo palognomonica, poichè può troval'Si ovun.que le glandole del presame sono atrofizzate. Ora poichò nel malato del prof. NoLhnttgel non si sentiva alcun tumore nella regione dello stomaco, poiché nei primi anni non era vi -stato vomito, e non vi era dolore, si poteva facilmente escludere l'esh;lenza di un cArcinoma. E particolarmente deponeva contro il carcinoma la circostanza cbe la TruJlatLia ~sistev& già da parecchi anni: ora un cancro dello stomaco -al più può durare tre ar.ni. Era pure da escludersi in questo malalo la cachessia malarica, poiché i feoomeui della ma1aria, il tumore di mille erano troppo leggeri jn confronto della tanto grave emaciazione del malato: non rimaneva altro a cui pensare che una atrofia del ventricolo. Questa malattia é conosciuta da non molto tempo; anatomicamente ~i pr·eseota in diversi modi. Vi ha una forma di malallia in cui le ~Uule del pre~ame sparisc'lno cc;n La membrana mucosa; queslll rorma ~i trova ra•·amente a.~ ~ociata con una cirrosi dello stomaco cioè con una fperplasia d el <:onueWvo dello stomAco la quale comprende tuUa la parete dello stomaco. Questa forma si potrebbe ftJcilmenLe confondere con un carcinoma. imperocchè spesso in essa lo ~tornaco è Lanlo iogro~sato da dare al latto attraverso le pareti addominali come la se•rsazione di un tumore In altre
1364.
RIVISTA
forme, la parete dello stomnco atrofizza, i malati deperiscono, dimagrano, e si trova allora alla sezione cadaverica la parete dello stomaco atrofizzata in tutta la sua estens1one, trasparente e sottile come un foglio di carta. La sotlf>mucosa in questi casi é quasi affatto distrutta e la mucosa manca egualmente. Anche iu questa forma, come nella prima, non si può dimostrare il movente etiologico. Nella terza forma, che é la più frequente, si produce l'atrofia delle glanJole del presame insieme con un catar ro dello stomaco, nell'O stesso modo che avviene l'atrofia dell'mtestino dopo uu cstarro intestinale. li catar1'0 cronico dello stomaco può condurr·e ad una proliferazione del tessuto connelLivo; il conne~tìvo proliferato allaccia e stringe le cellule del presame; e queste allora o atrofizzano o danno luogo a cisti di ritenzioae nell'mterno della parete dello s tomaco. Quindi anatomicamente si distinguono quattro forme di atrofia delle glan dole ùel presame: pr1mo una forma legata al carciooma..-de-1 veotricolo, una seconda forma legata al catarro dello stomaco, una terza con assottigliamento ed una quarta con ingrossamento della parete dello stomaco, e queste due ultime producentisi senza causa dimostt·abile. Il segno Jeci- . sivo per la diagnosi nei singoli casi è la dimostrazione della mancanza dell'acido cloridrico libero. Nel caso del prof. Nothnagel Ri tt-attava probabilmente di un esempio del terzo gruppo, -quindi atrofia primaria dello stomaco. Poiché nei casi Jel quarto gruppo cioè con wgrossamento della parete dello stomaco, naturalmente d'ordinario è diminuitA la capacità d••llo stomaco, così la eircost&rlza che un malato prende una gran quantità di alimento senza vomitare depone contro l'ingrossamento dello stomaco, contro la diminuzione della capacità dello stomaco. Poiché que~to maiato beveva molta acqua, spesso senza vomitare. cosi doveva ammettersi l'assottigliamento della parete dello stomaco. In quanto alla prognosi, essa é naturalmente pessima, poiché non abbiamo modo di porre ostacolo ai progressi del processo. RispetLo alla cura, poichè non è possibile un trattamento causale, dobbiamo !imitarci t1 sostenere con la buona
1365 nulr•izione le forze del malato; dobbiamo !:'omministrargli a.cido cloridrico e pepsina per aiutare la scadente nutrizione; dobbiamo dare con gli alimenti un poco più di farinacei, {>Gr rendere possibile una miglìore nutrizione, poichè gli idrati di carbonio sono principalmente digerili negli intestini. ll Nothnngel prescrive l'acido cloridrico diluito da quattro a sei gocce più volte il giorno immediatamente dopo il pasto. Se la nutrizione per la bocca col tempo drviene insufficiente, procura la nult'izione per mezzo di clisteri nutritivi, per mezzo dei clisteri di peptone e della carne sciolta nel su~o pancreatico. MEDICA
l
Sul movimenti puplllarl oonalderatl dal punto eU viata della diagnosi del colera. - M. CoSTE. - (Journal de .'vlédecine et de Chirurgie, giugno 1891).
Il dott. M. Coste ha fatio, nello spedale del Pharo a Mat's iglia, ricerche sopra un gran numero di colerici, le quali pl'esentano un reale interesse dal p;;nto di vista della prognosi. Egli è giunto a conchi11dere che, nel periodo algido del colera asiatico, lo stato apparente delle pupille, che esse sieno normali, ristrette o dilatate, non ~·uò esercitare alcuna influenza sulla prognosi. Non è lo stesso deHa conservazione e dell'abolizione del riflesso pupillare. Nel primo caso la prognosi é favorevole; nel secondo la pr·ogoosi è sempre fatale. In altri termini: 1° Fino a che nel periodo algido, qualunque ne sia la gra · vezza dei sintomi, anche se vi fosf>e cianosi intensa, le pupille normali o contratte conser vano la loro mobilita, vale a dire che si dilatano mettendole momen.taneamente nell'oscurita coll'occlusione detle palpebre, e ritornano al loro primitivo diametro tosto che !'-occhio é rim.esso alla luce, si può fare una progoosi favorevole; o, per essere più precisi, dire che il malato supererà felicemente questo periodo abddo sem:a però essere al riparo da una ricaduta o da complicazioni del pet'iodo di 1·eazione.
1366
JUVISTA MEDICA
~ Fin dal momento in cui nel periodo algido le pupille diventano rislrt:tLe ed immobili, vale a dire non si dilatano più colla semplice occlusione delle palpebre, si può essere sicuri~ malgrado che la poca gravezza dei sintomi e la ricomparsa stessa di alcune funzioni possano far presagire un esito felice, che il malato soccomberà fatalmente d11rante questo periodo. Se nel periodo algido le pupille dilatate rimangono im~ mobili, vale a dire non si contraggono più sotto l'azione della luce, la prognosi é anche fatale. 11 malato muore sempre nel corso di questo periodo.
BI VISTA CHIH UHGI CA Due out dl guarigione oon oper&!done dl &loe..l del oervello m 1eguito &4 o torre&. - Pft~TCHARO. - (Zeitsch. f. Ohrenheilk. e Cent,.alb. f. die med. Wissenseh., N. 36, 18!)1).
Il primo caso riguardava un uomo di 23 anni con olite medta purulenla cronica sinistra. Accessi di perdita della cosctenza, contrazioni spasmodiche della metà sinistra della faccia, dolori alla fronte e all'or ecchio, passeggera afonia furono i sintomi èhe consigliarono a rare la lrapanazione del cranio, prima due pollici sopt•a e mezzo pollice al davanti del condotto uditivo, e dopo, poiché con le ripetute punture non uscì marcia, un pollice più indietro. Sulla faccia esterne della dura madre s1 trovò copiosa mat·cia, la dura madre però era intalla. l fenomeni cerebrali a poco a poco si dileguarono; la olite media guarì solo dopo un luogo lrallamento con alcole, acido borico ed estrazioné di polipi. Nel secondo caso, relativo ad un uomo di 26 annj, i sin-
RIVISTA CUIRUBGICA
t:J67
tomi minacciosi (brividi, vomito, delirio e contrazioni ~>pa :.-modiche della faccia) comparvero pure nel cor so di untt otite cronica put·ulenta dell'orecchio meJio stnlstro La trapanazione fu fatt.a un pollice e un f'(Uarto dietro e sopra il condotto uditivo. L'osso e la dura u1adr ... parevano compie· temente sani, ma pungendo verso l'interno e in avanti venne ruori circa una mezza oncia di mttrcia fetida. Siecome dopo la Lrapanazione lo slelo del malato poco migliorò, ru ratto anche la trapanazione del processo moslotdeo, ma non u~cl marcia. Dopo alcuni giorni, allargando con una soUile pinzetta ti tubo del dren&JZgiO, si ''uotarono circa due dramme di marcia. Allora cominciò il migliorameuto che andò proseguendo. La otorrea non è ancora guurila. lul trapla.ntamento delle o•••· - H. Ku~fMFL. - (Deuts. med. WoeheM., e Cen.tralb.f. die med. Wissenseh, N. :ì6, J891).
Secondo l'esernpto del Seno, il Kiimmel adoperò esclusivamente O!'sa morte precedentemente preparate, e le ado· però non solo per riempimento di cavtt8 os~ee, ma ancora per sostituzione di ossi completamente touncauli. La Ltbia di un bue o di un vitello è privata del perìostro e della midolla, segata in pezzi dt varia grandezza e trattata per alquanti giorni con una soluzione al 10-r>O p. 100 di acido cloridl'ico. Quindi questi penr si lavano bene nell'acqua. poi si rrsciac· quano con soluzioni di sublimalo e finalmenl1> sono conser· ''ati nella soluzione ttlcoolico-el+'t'ee dt iodoformio. Secondo lo ,copo a cui deve ervire .st puù decalcinare tullo l'o,.so o lasciare un nudeo inlerno solido. L"esilo finale di queste oscoa preparate dopo il loro innesto non è Lene accerlelo. Es<>e dapprima conservano la forma, come dopo 1'111oeslo delle \Issa ft·e!lche. All'esame microscopico suno slale lrovalo imbevute di c:angue, ma nou poterono scoprirsi va'-'i di nullvd formaztooe. Non st è ce1·Lt se ptu t.ardi ttvvenga una vera organizzazione o una coe.,wne del materiale morto, ma questo non ba pratica 1mport.anza. L'innesto di queste ossa prevarate
,1368
RIVISTA
trova la sua applicazione e pel riempimento di grandi cav1tà ossee, per esempio dopo le nccrolomie e n~lle lacune trauma· tiche, ed anche per s0slituzione di qualche osM completamente distrutto da un p1·oces.so morboso; e dei casi trattati in que~la guisa offre il Ki.immel una estP~a descriz.ione.
Sopra un oaso 41 g uatlglone d'un aneurl•ma traum.atloo dell'arterla temporale profonda anteriore. - J. BRANoT. - (Wiener med. Bliitter e Centralb.j dte med. Wissensch. , N. 36, 1891). Un uomo eli 37 anni cadendo da una grande altezza r•iportò una ferita delle p11rti m olli del cranio. a sinistra, della quale presto g uarì. Ma già dal secondo o terz.o giorno dopo il trauma cominciò a seutire sussurri all'orecchio sinistro e dopo due mesi si poteva anche manifestamente udire con lo stPtoscopio un rumore :>islolico in corrispondenza della protuberanza del pat·ielAle sinistro. Il rumore si ~enliva anchA per propagazione all'orecchio destro alle o~-;sa della facci a, ni denti, in di verse gradazioui. Con la compressione della carotide comune sinistr~ o dei 5uoi rami all'angolo della mascella il rumore cessava. La comp1·essione digitale della caroti(ie e dei suoi rami, alla maniera del Vanzelti, non ebbe alcun effetto: mentre questa fu eseguila per lo spazio di circa cinque settimane, in lutto 179 ore, si formò un ma nifesto gonfiore alla metà sinistra della t.esta che aveva la mag-gior prominenza in corrispondenza dell'osso zigomat•co ed ivi era anche più manifesto il rumore. Una energ ica pressione sull'ar ctl.ta zigomstica faceva sentire una mollezza elastica e provoc>~va un poco di dolore nella direz1one del cavo t~mpo rale, e intanto cessava del lutto il r umore. Ugualmente questo spariva facendo pressione con un dito o con un porta-lapis al disopr·a dell'osso zigom alico. Dopo che si fu assicurato che la compressione per qualche ora dell' arteria temporale profonda, la cui posizione corrispondeva a quel punto sopra l'osso zigomalico, faceva cessare com pie· tamente il dolorè, il Branòt allacciò questa arler·ia . La ape~
CHIRURGICA
1369
rezione in uno spazio rigido ristretto ebbe l.ali difficoltà che il Brandl dichiara che in avvenire in simili casi preferirebbe
Ja legalul'a della carotide e!>lerna. Sull'anestesia locale ottenuta con la cocaina e con l'etere. - (Berliner klinische Wochensehritt, N. 35, 31 ago~to, 1891).
SCHLEICH. -
Con que~to suo particolare processo l'autore è riuscito ad eSt.J!lllire felicemente non solo più di settanta operazioni chi· rurgiche variatissime e alcune di esse di ftrande imporl.anza come rcsezioni ossee. asportazioni di tumori profondi, erniolOIOie, ma recentemente anche tre laparotomie per asportazione di tumori ovarici e pt>r cancro dello stomaco. Ecco come si procecle in questa anestesia combinala. In principio si fanno ispirare all'infermo pochi grammi di cloroformio, come ue1 processo 11rdipario, e se 11e limita la dose in modo che rimangano intatti tutti i movimenti riflessi (cornea, pupille, muscoli). Resa quindi a>=eltica la superlicie del corpo in cui devesi incidere la pelle, per eseguire l'operazione, si nebulizza sopra essa con lo spray del Richordson una miscela di una parto di etere solforico e eli quallro parli di etere di petrolio. Durante l'ett>rizzazione lo· cale si eseguono sulla linea dell'iocistone inoculaziooi multiple e superfictali di unn soluzione di idroclorato di cocaina in acqua dislillflta slet•ìlizzata preparata di fresco a. 0,75 p. 100. Taf!lia ta la pelle, se nel _p enetrare nelle parti profonde si incontrano tessuti ~nsibili, prima di incider li, se ne può attutire la ~;ensibilità con piccole iniezioni della suddetta soluzione di cocaina. C. S.
·1370
RIVISTA Dl OCULISTICA
Legatura della oarottde prlmlUva per un aneurisma dell'oftalmloa. - W. BAtLLEY. - (Reeueil d'Oplttalmologie, giugno 1891).
Bailley ha pubblicato nel Medical Record un'osservazione di legatura della carotide primitiva destra praticata allo scopo di rimediare ad un aneurisma dell'arteria oftalmica dello stesso lato: pare che questa operazione sia stata seguita da un reale s uccesso. Si tratta di una ragazza di 1a anni, la quale era affetta da un tumor e pulsante dell'orbita del lato destro, s'Vil.uppat.osi nelle seguenti condizioni: tre anni prima la malata arasi ferita all'angolo inter no dell'occl1io destro colla punta d'un ombrello; in seguito a questa ferita si era prodotto un abbondante stra· vasamento sanguigno nel tessuto cellulare dell'orbita, poscia era comparso un tumore pulsante con rumore di soffio molto apprezzabile. Il tumore si era accresciuto rapidamente ed aveva finito per fare sporgenza in corrispondenza dell'orlo suveriore dell'orbita. Quando Bailley ha esaminato la male~. il tumore era consociato ad una dilatazione di tutte le vene del circuito dell'orbila, ad una congestione molto pronunciata della congiuntiva e ad una dilatazione varico5a di tutti i vasi superficiali: ne ri· sullRva una vera deformità. l vasi l'etinici erano dilatati, e vi el'a una nevrite ottica evidente. La diagnosi, aneurisma dell'ar:Leria oftalmica, essendo !uori di dubbio, Bailley praticò la legatura dell'art~ria caroliùe pri· mitiva destra. Quest'operazione si accompagnò a nausee ed
RlVIST~ DI OCULlSTICA
1371
vomiti che non cessl!rono che dopo verHilrè giorni. La l.~ga tura venne praticata con un grosso filo di seta as~ttica. Dopo un mes.e l'aneurisma era diminuito di molto in volume e non si sentiva più cbe un .leggiero soffio in cort'ispondenza dell'angolo interno delt1occhio. Tre mesi più tardi il tumore era diminuito di tre' quarti e la deformità <iella faccia era considerevolmente diminuita.
8
Della condotta da tenere per prevenire e com battere l'oftalmia puralenta del neonati. - LAPERSONNE.- (fle· cueil d'Ophtalmologie, giugno~ 1891). In un rapporto presentato alla Società medica del Nord, l'autore ha dato le seguenti istruzioni a riguardo del)'ofLalmia puruleota dei neonati. L'oftalmia purulenta dei neonat-i é una malattia mollo grave che tutti gli anni rende citlchi un gran numero di bamb'ini. Le statistiche ufficiali dimostrano che. una velta eu tre la cecità nei bambini è. dovuta a questa malattia e che essa si sarebbe potuta evitare con cure intelligenti e rapid!imente applicate. L'oflaiìnia co,ìnlncia ordin.aria,rnente fin dal giorno successivo alla nasdta; ma può anche iniziarsi versò l'o.Ltavb o decimo giorno. Per evitare questi gravi danni, fa d'uopo prendere le seguenti precauzioR'i: 1° Si fa,·anrìo iniezioni vaginali antisettiche prima del parlo, quando perdite bianche abbondanti facciano temere un contagio per il bambino. 2° A tulti i bambini, imrr.ediatamente dopo la nascita, pr-ima del bagno, si laveranno le palpebre Mn una sqluzione antisettica, mediante un paunolino molto fino o meglio ancora con un piccolo piumacciuolo d'ovatta idrofila.• Si farà .uso della soluzione di acido fenico all'.1 p. 100, sìli di parti eguali d'acqua bollita e di liquore di V an Swieten, sia della$C,· guente soluzione: Suplimato . . . gr. 0',10 Acido tartarico . )) 0.,20 /) 2()()Acqua distillala.
13n
RIVfSTA
Tmmediatamenle dopo si apriranno le palpebre e si farà cadere in ciascun occhio, con un contagoccie, con una boe.. chelta di vetro o 8emplicemenle con uua punta di carta, una goccia del seguente collil·io: Nitrato d'argento . . . . . . gr. 0,20 Acqua distillala. . . . . » 10Le due anzidette soluzioni dovrebbero sempre es..."tlre por. tale dalle levalrici nello stesso tempo degli oggetti indispensabili pe.r iJ parto. 3• Se, malgrado queste pl'ecauzioni, comparissero i primi segni di tumefazione e di secL'ezione, si dovra immediatamente chiamare il medico, il quale fara le cauterizzazioni neces~arie.
4° Quando l'li avrè Il <'urare un'oftalmia purulenta si metlera11no da parte lulli gli oggetti che servit•anno alla medicazione. Dopo ciascuna lavatura si brucieranno i pannolini e l'ovatta usata. Si laveranno convenientemente le mani col l'lapone e si immergeranno in una soluzione d'acido fenico al1'1 p. 40 o nel liquore di Van Swielen puro. Sintomi ooularl della aoleroal a plaoohe. - !Recueil cl'Ophtalmologie, giugno, 1891).
UuTiHOFF.
Uhtboft ha esaminato 100 casi di sclerosi in placche, di cui 7 con autopsia, sotto il punto di vista dello studio delle alterazioni oculari. ' L'atrofia ottica è la lesione ofl.almoscopica più comune: 40 volte su 100; ma anche la nevrite ottica si osserva, e l'au· tore la considera anzi come più frequente nella sclerosi moltìloculare che in qualunque ellra malattia dej centri nervosi, all'infuori della meningile lubercolosa e dei tumori cerebrali. Le anomalie del campo r>isioo non sono rare; la più or· dinat•ia è lo scvloma centrale, poi viene il resLringimento irrt>golare del cAmpo visivo periferico: non ha osservato alcun caso d'emiopia. All'infuori dell'ambliopia dipendente da lesioni oflalmoscopiche, ha rilevato un certo numero di casi in cui il fondo
DI OCULISTICA
dell'occhio era sano, ma vi er•a allora probabilmente nevrite od atrofia t•etro-butbare. Le paralisi motrici sono state osservate 17 volle. J1 nistagmo è un segno importante; fa d'uopo Jistinguere il vero nìstagmo dal pseudo-nistagroo, che consiste in una specie di lent~zza nei movimenti degli occhi per ftssare un oggetto. Questo pseudo-nist.agmo è stato osservato 16 volte; il vero non fu constatato che 12 volle. In alcuni ca,.i esistevano diver~ e modifica zio ni delle pupille, immobiliiA completa o parziale, ineguaglianta, miosi. Cinque volle sopra selle autopsie si trovò un'atrofia degenerativa dei nervi ottici, atrofia che anatomicamente sembra essere le~ata contemporaneamente All'atrofia primitiva delle tabi ed all'atrofia seconda ria consecutiva alla compr~ssione del nervo. Azione del calomelano aulla congiuntiva del malati aottopostl alla. oùra dell'ioduro potaasioo. - Pu~oAu.r·. - (Recueil rl'Ophtalmologie, gi u~no, ·J, 91).
Il dott. Piédallu ha fallo su questo ar7omento un"iuteres· sante comunicazione alla Società lerapeutica. ln uno dei su6i malati, affetto da suppurazione e da larga ulcerazione della cornea, ha praticaLo un trattamento antisettico, che fu completato dall'instìllazione di un pizzico di calomelano e di :l.UC· chero in polvere, a parLi eguali. Dopo un <tuartò d'ora il malato si mise a gr·idare accul!'ando dolore intollerabile; le palpebre erano tumeratte, la congiuntiva f~ceva ernia. L'autor·e pensò a tutta prima che si trattasse di uno sbaglio l'armaceutico, ma, interrogando il malato, seppe dw la v~llima da più_ di sei mesi prendeva uno o due grammi di. ioduro potassico al giorno. L'analisi delle lagrime dimo.,trò che es~e rappresentavano una vE>ra soh.12ione di io•luro. Si era evidentèmente formata una combinaziorJe violentemente cau~lica, i di cui effetti disastrosi persistono ancora. L'occhio non sarà completamente perduto, ma la ,.i.,la ::;arà mollo compromessa.
137~
RIVISTA
Il fatto sopra r1fcrilo ha un'impor tanzl\ tanto più grande, in quanto che esso non si produce solamente col calomelano. In una maniera generale, ~i può dire che la eongiunth-a di un malato che prende l' ioduro potassico è in modo speciale sensibile a tutte le cause di irritazione. Nel Bulletin médieal è fatto cenno di un malato sottoposto alla cura dell'ioduro pola~sico, nel quale una polvere di carbone proveniente da una locomotiva produsse una int~nsa congiuntivite. I sintomi provocati da questo piccolo corpo straniero erano manifestamente sproporzionati con quelli che si osservano abitualmente in seguito a questo genere d'accidente.
Sopra alcune forme eU cheratite con aneatesla dell& cornea. - Bo~X.\RD. - (Jo1.1,rnal de Médecine et de Chi· rurgie, giugno 1891). Il dot~. Bonnard ha fallo oggeLto di studio alcune cheratiti che si presentano ora solto la forma di ulceraz:one s uperficialP, ora sotto quella di infiltrazione più o meno estesa della cornea, ma che presentano la particolarità della coesistenza di un'anestesia più o meno completa della cornea. Questo fatto indica che si tratta dì una for ma particolare di or1gine nevro-paralitica. Quest'insensibilità si riconosce facilmente mediante uno specillo; essa (·, ora completa, ora limitata ad alcuni punti della cornea e può anche essere ae· compagoata da tur bamenti della sensibilità da parte della congiunth·a e nelle regioni cutanee e mucose innervate dal quinto paio. Questa varietà di cheratite presenta un certo interesse dal punto di vista della cura. Infatti é dimostrato che una cornea privata della semoibilita e soprattutto alterata presenta di già maggior presa al· l'infezione, per cui si dovrà assicurare l'antisepsi della cornea e della congiuntiva e sottrarre l'occhlo con un bendaggio protettore dall'influenza degli agenti esterni.
Dl OCULlSTICA
~375
uvelte iride&. - GRAf<DCLÉMENT. logie, maggio, 1891).
(Recuéil d'Dpht{J.lmo-
Nella stessa guisa che nelle btfez.ioni del polmone furono giustamente distinte la polmonite e la .pleurite, vale a dire l'infiammazione del tessuto polmonare propriamente det\o e quella del suo involucro, la pléura; anche da parte dell'iride si deve distinguere e ~eparare nettamente l'infiammazione del lessuto iri<!eo od irite cera, dall' jnfiammazione del suo solo strato pigmentare f10steriorey specje di sierosa chiamata uvea, per farne un'enlità, morbosa a parte, che l'autor~ propone di chiamare uveite iridea od iriie uDeana. Tutto ci autorizza a farlo d'ora innanzi: i s.i ntomi, le cau~e e la cut•a. L'uoeite iridea non si rivela coi sintomi appariscenti deiJ'irite vera; e$sa non provoca nè lagrimazione, nè fot.ofobla, nè c,e rchio vascolare pericheratico, nè scolorimeuto della faccia anterior~ dell'iride, nè restringimento ddln pupilla. Essa procede in modo del tutto differe:nte, in modo insidioE=o. Essa non. si manifesta dapprima che su di un occhi0, con un <;listurbo visivo poco intén~o, con accompagnamento' <)i punli neri o mosche volanti, senza dolore nè rossore apprezzabili; è molto se il xp.arato si rammenta di .aver avuto l'occhio un· po' arrossato o doloroso per due o tre giorni. Questi sintomi non ltirùano a :scompal'ire dopo qull)che settimana, per Tipro<Jursi dopo qualche mese, sia sul medesimo occhio, sia il piu spesso sull'altro. Poscia, nuove remissioni e nuove recidive alternativamente ~opra l'uno degli occhi, finché il malato si decide di andare .a consultare l'oculista. Il medico è ali ora meravigliato di co:nsta.tare numero$e sinechi e, senza che l'individuo abpia risentito i SJ!ltomi molto caratteristici e cosi rn"Dlesti del!'idte. Se in quel mo::nento uno degli occhi si trova in preda ad una crisi di uve~te iridea, il medico co1.1stata un certo intorbidamento dell'umore vitreo (ed eccezionalmente qualche corpo fluttuante) che gli impedisce di vedere nettamente il fondo dell'occhio. L'uveite irina non differisce meno dall'irile vera per le
13i6
RIH:'>TA
sue cause. Infatti non si trova io •Jue.c.Li malat.i nè sitll&de, nè r eumatismo, nè un'afiezìone ben carallerizzata da parte de~li organi genito-orinari, 10 una pt~rola, ne~~una dl'lle cause comuni e quasi costanti dell'&rit•:: vera. Quesln allezion~ colpisce rH prel'~renz.a la douua, specìelmenle le femmine d& 30 a :J() anni, di buoni col:>luw i, il più spes~o •nadri d1 ftnniglia, di condizioue modesta o pover a, che si applicano quotidianamente ad un la v oro as!"<Si peno~<o. Infine, la cw·a che dà buon esito nell'irite vera curata in tempo, valt> a dire le insbllatìoni frefJuenti d• atropina 8!0:!'lociale ad un trattamento E!'l'llerale appropt•iato (anttsifìlilico o anlireurnalico). pare che non eserc&tl alcuna o quasi nes~una influenza sull'irite uveana. Né l'atropma. per instiJlazione, nl> il mercurio, nè l'ioduro, uè i salicilaU l'lemhrano nel caso in discorso essere dotati di un potere •1ualun JU6 per romf>ere le aderenze ~ià formale ed •mp~dire In formazione d1 nuove si nechie nel corso eli nuove cris-i. Pare che ~olameote 1! tempo agisca talvolta per metLere un termine a r1uesle l'eC&dive mces!'anti; del resto il chirurgo è costretto ad interven11·e con un'opP.razrone pt'r tentare di ar· restare la malattia. Per •1ue.c•to !:=COpo J'put.ore ha tentate> tiue mezz1: 1' L'c:{ct.-tione dl t11tte le porzioni di iride già aderenti, ullo scopo di asportare in IJUalche modo i focolar d'irradinziont! del male. 2<> Il di-~tacco pur_., e semphce di queste adereuze pupillat·i, quando esse non sono ancora ll•oppo numt>rose, nè troppo estes~. Egli olliene il di"-impegno di •1uest.. aderenze con una piccola pinzctUI ad artiglio, asellica, che introduce nella camE>ra !:Interiore pr'r andare u tirare l'it•ide e tlistaccarla dalla cap,..ulu. Questa e l'antica operazione di Pa~;savenl; soltanto lll· vece tli servirsi di un coltello lanceolar<1 per apru·c la cor n(•Jl. etxli trafiggi! puramente e semplicemente quesla membraua verso la sua periferia con un coltello di Graere che egl1 ritira, uppena •'he l'ono falle la puntura e contro-puntura: e~li
DI OCUJ,lSTICA
1:Ji7
ottiene cosl due piceolis..c;ime aperlul'B che permellono di andare a distaccare l'iride in più punti senza che si abbia a temere prolas«o o impegno dell'iride. L'autore so~giunge cbe in generale ba oltenulo migliori es1Li coll'esc•sione dell'iride od iridectoroia, che col distacco o correlisi. L'autore è traLto a rittonere che la malattia in tliscor~ l'<ifl prodotta da un micl'organisrno specie!~, che non é quello dell'irite sililitica, nè probabilmente quello ael reumatismo. :\fa d'onde viene esso 1 Proverrebbe forse da un focolaio infettivo n11scosto negli organi genilo-orinar i della donna, come rilienP Wecker per l'affezione cùe egli designa sotto il nome d'irile metritiea. e che pare all'autore non sia altro che l' uoeite irùh·a? L'auto1•e non lo crede; almeno le sue malate non hanno mai richiamato la sua attenzione da questa par-te. Molte iovP.cl' gli banno segnalato che la quantità d'orina emessa nelle 2~ ore era dimirluita di mollo. Forso'l questa cagiona l'aulo-ìntossicazione per insufficienza del filtro renale; fin d'allora i residui organici nQn espulsi andranno forse ad arcumularsi sullocus minorìs resistentiae del loro or ganismo, che in questo ca~o sarebbe l'occbio. Di aloune lncUcaztoDI della paraoentetd nell& oura 4ell'irite aouta. - PuEcH . - (Anna/es d'Oculi~ti11 ue, mag~io giugno, 1891).
L'irile può, alfmfuori delle cure or·dinarie ed in alcuni c&!li spedali, essere ravor•evolmente influenzata dalle paracentesi frequentemente ripetute. Nei vecchi, H gu~cio dell'occhio è res i~tenl.e, e ne risuJta che gH accideo~i irìtlci !>Ono ordi11al'iamen te accompagnali tla vna 1pertens ione più o meno forte; le punture dellA carnera anteriore sono allora indicate. Quando, anche ne~li adulti, la pupillo di un occhio affetto da irite non si dìlala sotto l'azione dell'atropina dopo quattro, cinque od otto giorni al mal"simo di cura, si e autor'r:r..zall, "econdo l'autore, a pralicare la par-acenlesi. L'evucuazione del-
87
1378
RIVISTA
l'umore acqueo apporta un allenta meoLo ordinariamente favorf:lvole alla regressione dei fenomeni. La paror.entesi, in caso di irite, agisce non solo dimirmendo la leu!:'ione oculare, ma anche producendo, coll'evacuazione della camera anleriot·e, una contrazione pupillare; di ~misa che l'iride eseszuisce un movimento di va e vieni che effettua la rottura delle aderenze. La paracentesi della camera anteriore è seguita ,:rent>ralmenle da una diminuzione dei sintomi dolorosi dell'irile; tutlavis, e soprattutto quando l'irite si trova in pieno pet·iodo acuto, fa d'uopo conoscere gli accidenti che possono sopraggiungere in st>gUJLo all'usci la dell'umore acqueo: congestione, emorrdgie delle membrane profonde, soprattutto nei vecchi. Questo pericolo si potrà evitare seguendo il metodo cla<>sico, cbe consiste nel lasciare colare dolcemente l'umore acqueo. Puech è pal'tigiano della paracentesi fatta nell'inizio degli accidenti irritati vi dell'irite nello scopo di modificare i fen omeni infìammlllorii d~i primi stadii della malattia; a quel'lta epoca essa potrà sostituire con ''antaggio le sottrazioni sanguigne. Uua sola paracentesi non é sempre sufficiente a produrro il desideralo risultaLo; è necessario ripetere la puntura due ed anche tre volle, senza mdlere un troppo lungo intervallo rra le operazioni. Delle lnlez.lonl sotto-oongluntlvall del subllmato ID terapeutloa ooulare. - DARIER. - (Recueil d'Ophtalmologie, tna~gio, 1891).
L'autore riferisce che da più di un anno ha sperimentato sistematict~mente le iniezioni sotlo-congiuntivali di sublimato
nelle differenti malattie supposte infettive. Nelle iriti specifiche a fo rma grooe, nelle gomme dell'ir ide, la guar igione si è ottenuta dopo tre o quaUro iniezioni ed in un tempo t1·e ''oile più breve di ciò cbe si ha coltrallamento classico. In molte altre forme di iriti aeute, di cui è stato difficile determinare la natura infettiva, gli effetti di questa medicazione
DI OCULISTlCA
1379
furono egualmente rapidi. Lo stesso dicasi per differenti infiltrazioni cornee della stessa natura (cheratite parenchimatosa benig-na, cheratite maculare superficiale, ecc.). Alcune malattie del fondo dell'occhio ottennero pure molto <t'aptdamente buoni risultati da tali iniezioni (corio-retinite ~en trale, coroiditi, nevriti, ecc.), e si è potuto notare in questi casi l'aumento molto rapido dell'acutezza vtsiva. Le iniezioni sotto-congiunti vali sono indicate in tutti i casi in ~ui necessita di arrestare la malattia in breve tempo. Nes~un'altra medicazione produce risultati cosi favorevoli in un tempo cosi breve. È necessaria un'asepsi rigorosa del liquido iniettato e della siringa. La dose di subhmato deve esset·e di lf-to di milligr. per iniezione. che si può ripetere ogni tre giorni. Quattro o .emque iniezioni bastano nella mttggior parte dei casi per por· tare uoa guarigione completa o relativa. L'autore soggìungè essere cosa molto raccòmaodevole l'as· sociare le iniezioni S{)tlo-congiuntivali alle iniezioni ipodermiche, ogni qual volta sia indicata una cura mercuria1e. Darier usa una siringa di Pravaz con ago di forma lanceo,jare che penetra senza sforzo sotto la congiuntiva e che si rende aseHica molto facilmente mettendola in un bagno di gli~erina fenicata al 5 p. 100. .•trabllmO convergente guarito oon un'operaslone tatta 101 •etto natale. - Qlit:-'L.\N. - (Annale3 à'Oculistique, luglio 1891). Quinlan ha riferito l'osser vazione di una ragazza affetta contemporaneamente da uno ';ltrabi8mo convergente estremo e da una distorsione considerevole del naso. L'ammalata accusava una diplopia costante. L'occh1o sinistro era deviato a tal punto che lo cornea si trovava in contatto colla caruncola lagrimale. Quinlan esaminò la malata, specialmente dal punto di vista <Iella deformazione nasale; il naso era storto da un lato e la narice F<inistra completamente ostruita dalla deformazione .del setto nllSale.
1380
RIVISTA
L'autore ha praticato l'operazione modificata òa Adam, la quale consie:te nel fratturare il sello con un forcipe l'lpeciale~ In seguito a questa opet·azione lo strabismo ~co mpa rve. L'autore paragona in questo caso lo slrabi$mO all'asma che è consociato a certe affezioni nasali. Se le lesioni del naso possono cagionare uno spasmo dei bronchi, perchè non potrt'bbero produrre, nella slessa guisa, uno s pasmo dei muscoli estrinseci dell'occhio esplicantesi collo strabismo? Tale ipotesi sarebbe appoggiata dal meccanismo particolare dello s trabismo nel caso di cui si tratta. La deviazione d~l naso era stata causata da un traumatismo. Prima dell'accidente, la t•agazza nulla presentava di anormale nè al naso, nè all'occhio. Io seguito all'accidente ·ed appena che la distorsione nasale divenne completa, roechio sinistro si è messo in islato di strabi!'IDO. Il nistagmo del minatori. talmologie, maggio, 1891).
DRAUSART. -
(Recueil d'Oph -
Il nistagmo dei minator-1 si presenta sotto due forme cliniche principali: 1• La forma leggera o nistagmo embrionario; 2° La forma grave o n1stagrno classico. Nelle due var•ietà l'oscillazione nistagmica non si produce che nello sguardo innalzato direttamente oU obliquamente al disopr•a òel!a posizione di riposo degli occbr o posizione primaria; essa ces<>a nello sguardo in basso. La forma leggera non dà luogo ad alcun turbamento funzionale; essa non impedisce al minatore di lavorare. Per scoprirla fa d'uopo e~aminare i minatori all'uscita dai pozzi, perché dopo un certo la ~E'o di tempo di riposo l' oscillt-zìono nista~mica non si produce più nella direzione delet•minante dello sgual·do. La forma gr ave é ·accompagnata da disturbi fuTIZron aliJ dei quali i principali sono: la paresi dell' accomodazione, la danza degli oggetti, la cefalea, le vertigini, la diplopia, l'iocesso difficile nelle gallerie, l'emeralopia, l'ambliopia, l'atteggiamento speciale, la Jagrimazione e Je fotopsie; ef'S& rende il lavoeo per\nso e soventi impossibile.
Dl OCUL.ISTICA
1381
sopt•a 179 casi di nistegmo grava esaminali relativamente
a1 modo di illuminazione, 92 casi appartenevano alla lampada di sicurezza, e Si alla lampada scoperta. !)() p. 100 dei mina~ori affetti da nistagmo lavoravano <:.!Oricati nelle gallerie inclinate di 20• a 45" e la di cui altezza era eguale od inferiore aù un metro; questo lavoro cagiona uno strapazzo dei muscoli elevatori retti laterali. 11 nista~mo grave si vede quasi esclut>ivamente negli operai ~he strapazzano i mqsr.oli elevatori ed i retti laterali. L'autor·e ritiene che il nistagmo dei minal<>ri sia una nevropatia analoga al crampo degli scrivani ed alla lombag. gine. i di cui principali fattori sono l'atteggiamento elevato ed obliquo dello s~uardo, per una parte, ed il difettoso riscbiaramento per raltra parte. Come cura, l'autore adopera In medicazione applicabile alla nevrostenia ed ha ottenuto buoni effetti dalla sospensione. Ipereateat& del g uato c on oft&lmoplegt&. - (Annale3 d'Oculistique, luglio, 1891).
WHERRY.
Wherry ba comunicalo l'osservazione di un malato dell'età di 47 anni affetto da diplopia omonima, che aumentava quando lo Sf!'I.Jardo era diretto a destra. Per evitare le doppie immagini e le vertigini, egli chiudeva l'occhio destro mentre camminava. Non presentava e.Jcun sintomo di atassia locomo· trice. I nervi ottici erano normali, come pure l'acutezza visiva e l'accomodazione. Questi sintomi erano sopraggiunti 3 giomi prima improvvi;;amente, in mezzo ad una perfetta salute. Il malato avvertì a tavola che tutto aveva un gusto estremamente amaro; la saliva pareva accumularsi soprattutto nella metà sinistra della bocca; di quando in quando il malato avverliva diplopia. Una settimana dopo Wherry constatò l'esistenza di uno slrabismo divergente molto pronunciato con diplopia incrociata. P N~si sepat·atamente, i movimenti di ciascun occhio erano perfetti in tutte le loro direzioni. Quantunque nessuno dei muscoli motori fosse indebolilo, la convergenza era com-
~382
RIVISTA
pletamente paralizzata ed ogni lavoro che esigesse la fissazione da vicino era eseguito da un occhio solo, ordinariamenteil sinistro. Il malato soffriva dolori violenti nella testa e nel cuoio capelluto, che vennero calmati coll'applicazione di compresse calde. L'iperestesia del gusto era diventata causa di grandi inconvenienti per iJ malato. L'acqua stessa gli sembrava troppo amara per essere bevuta. Non oslante una gran fame, il malato non poteva mangiare. Gli et·a impossibile dt bere uo bicchiere di champagne. Questo stato durò cinque giorni. Lo strabismo esterno e l& dilatazione delle pupille scompa1·vero dieci giorni più tardi, contemporaneamente ai mali di capo. A questo momento le pupille, diventate più strette, reagivano alla luce ed era possibile un debole grado di convergenza. Dieci altri giorni dopo, la reazione pupillare era di ventata normale ed, a forza di sforzi, il malato arrivava a conver gere ed &. vedere semplice. Due mesi dopo l'inizio della malattia tutti i sintomi erano scomparsi completamente. Il malato era stato affetto da &ifllide >Venti armi prima; era ammogliato ed aveva tre fanciulli in ottima salute. Come cura si somministrò l'ioduro potassico fino ad una dose di 7 grammi al giorno. Wherry crede che questi sintomi sieno stati prodotti da un& affezione sifilitica dei nuclei del terzo paio. Il falto dell'esistenza della paralisi della convergenza e dello sfintere irideo senza paralisi dell'èccomodaziooe dimostrerebbe che la lesione et'a poco estesa. Nello stesso tempo questi fatti fornirebbero una prova clinica molto importante in appoggio dell'esisten:.:a di centri separati per queste funzioni. L'iperestesia del gusto, affezione che si osserva soprattutto nelle malattie dinamiche, polr6bbe far nascere un dubbio sulla natura dell'affezione. Il malalo stesso credeva ~he fosse dovuta ad emorragie cerebrali sopraggiunte in occasione di una sovraeccitazione sessuale.
Dl OCULISrtCA L'eDleralop~a.- OTTO .SCHlRMER. -
(Recueil d'Ophtalmo-
logie, aprile, 1891).
Gli emeralopi, osserva l'aQ.to.r~, possono soventi leggere alla fioca luce di una lampada, mentre che al crepuscolo possòno appena condursi da sè; ora l'intensità luminosa delle nostl'e lampade è ben minima in rapporto alla lnce del ~iorno. D'altra parte Foersler e Gouvea hanpo segn.alato che essi vedevano meglio all'alba che al crepuscolo. Queste osservazioni sono incompatibili coll'opinione sost&nuta da Uhtboff, il quale fa dell'emer-alopia un'anor,nalia richiedente un aumento dell'intensità luminosa obiettiva minima necessaria a produrre una sensazione. Schirmer non ct·ede che l'emer·alopia consista in una semplice lentezza d'adattamento. Dall'esame di cinquanta emeralopi ~ìntomatici icor·oidite disseroinata, coroidite centrale per miopia, coroidite speciftc&, retinite pigmentaria, glaucoma cronico) egll ha rilev.ato chc:J. tutti, dopo un q1.1.arto d'ora di dm·ata di adattamento in un luogo oscuro, avevano pr·esentato una notevole diminuzione dell'intensita della "ensazione Iumino.sa minima, mentre che prolungando il loro soggiorno nell'oscurità (da nna mezz'ora ad uo giorno con una media di due a quattro ore) sopraggiunge~a un aumento nell'intensità della sensazione. Questa anzi finiva per raggiungere il massimo per un occhio nO:rma:e, oHenuto secòndo .Auh.ert dopo un <:iuarto d'ora di adattamento. Per l'~utore, l'adattamento ai grandi splendoJ•i dell'occhio normale si farebbe collo spostamento dell'epitelio pigmentato della retiDfl 1 il quale, quando noi e11triamo nell'oscurilà, si allontana ·dalla limitante esterna, verso la quale esso tendeva, per iscoprir·e finalmente i coni ed i bastoncini a i deboli raggi incidenti. Nell;emeralope questo cammino avrebbe luogo più lentamente. .• Per dimostrare la parte presumibile che ha l'epitelio nelradattamento, Schil•mer ba esaminato albini, i quilli, meJ1tre pos~edevano (tntro certi limiti di ~iscbiaramento unll sensibl-
IUVlS'I A
1ità d1 d1fferenziazione sufficiente, un aumento con~idere vole òPI chiarore obiettivo, perdevano la sensibilità del loro organo vis1vo più prest.o Ji un occhio normale. Si può paragonare, se !li vuole tener conto della durata delfadaltamento all'or;curità per un occhio abbagliato precedentemente da una vivtl. luce, l'occhio ~meralopo ad un tale Of:· chio o consid~reu·lo come anormnlmente ~ensibile alla luce. Ciò spiega come invarinbilmente dupo l'ingresso in un sito oscuro l'inten~ità della sensazione luminosa sia diminuita più che in un occhio non erneralope. Questa supposizione trqva un appoggio nella fotofobia frequentemente r iscontrata n!$gli emeralopi e sull'ossenazione che essi si adattano meno bene al soggiorno al difuori cl1e nella camera, al tempo chiaro che al cielo coperto. Rial;Sumendo, dice l'autore, con t·ischiarameut.o di media intensita, la sensibilità luminosa minima è d1minuita in un modo transitor io e niù considerevolmente per un occhio emeralope che per un occhio normale e fa d'uopo al primo un più lungo soggiorno nell'oscur ità per r11ggiunget·e la no!'rnale; in altri termini, l'adattamento facendosi più lentamente, richiede più lewpo per essere completo. La forma della cornea. e sua 1D1luenza sulla vista. SULZ F:R. (Recueil d'Ophtalmotogie, giugno, 1891).
Secondo che rocchto é astigmatico o no, si attribuisce alla cornea la forma di uu el1ssoide con lre assi ineguali. L'autot'e ha faLlo t'icerche su cenlo casi e non ha potuto constatare alcuna di 1ruesle forme. La forma della cornea t·appresenla una superficie diss smelrica. Se si passa dal centro alla periferia, la cut·vatura dsmi~ uuisce irl'egolarmente non solo lungo i due meridiani principal!, ma anche lungo le due metà dt uno s tesso meridiano. Queste irregolarità, il di cui grado uon è in proporzione col grado deli'astigmati"mo, upporlano una deformazione delle immagini diottl'iche che si può correggerd mediante len li cilindriche. Esse sono la causa dell'ambliopia astigma tica. Di
DI OCULlSTLCA
più queste ir-regolarità hanno per effèllo di produrre differenze considerevoli tra l' astigmatismo delle parti periferiche e quello delle parti centrali, Si compr ende in tal modo che le variazioni del diametro pu· pillare debbano produrre le variazioni dell'astigmatismo subiettivo. Mi=<ur•e speciali praticate dall'autore lo hanno con· dotto al risultato che l'àpertura pupillare non è :;;ituata concentricamente per rapporto alla linea visuale. L'area corneale, mi~urata coll'oftalmometro quando l'occhio osservato fissa il centro dell'obi~ttivo, è quindi differente dall'area corn·eale partecipante alla visione diretta. Questo fAllo permette di spiegare le differenze quasi costanti tra i risultati dell'esame oftalmomet.rico e dell'esame subbieUivo senza mettere in campo il crista !lino.
Nota aopra. un caao dllpereateala. cooalnlca.. - E. MILLJ.h-:. - (Reeueil d'Ophtalmologie, giugno, 1891). In seguito all'uso cosi esteso della cocaina neHe o.perazioni su,:rli occhi, è stato conslatato !'Oventi che la sua azione aneslesica era nulla in certi stati dell'occhio, ·particolarmente nel f!IAuCI'lma acuto ed in altri slali inflammatorii. Ma fino ad ora non venne ancora sej:(oalato alcun ca8o di iperestel:'ia provocata dall'instillazione della cocaina. L'autore riferisce il seguente caso osservato nella clinica del prof. Galezow8ki. Una malata, dell'età di 74 anni, l'ltava per essere operata di una cataratta senile classica dPII'occhio sinistro. senza alcuna l'eazione inflammaloria delle palpebre, nè della conginnliva, né del globo oculare. Siccome la malata era pure affetta tia cataratta senile nell'altro occhio, un po' meno avanzata, cosi insistette in quel momento per essere liberata contemporaneamente di tutte e due le cataratte. Benchè l'operare nello stesso giorno i due occhi fosse contrario alle sue abitudini, pure il prof. Galezow~ky accondiscese al desiderio della malala. L'autore aveva egli stesso inslillato due volte la cocaina
1386
RIVIST.<\
nell'occhio sinistro e ne lasciò cadere qualche altra goccia nel momento di mettere il blefarostato. L'applicazione di questo fu molLo penosa, e nel momento di afl'errar·e la congiuntiva colle pinzette per fissarla la malata provò un dolore atroce. L'autore stava per instillare nuova cocaina allo scopo di calmare il dolore, ed in previsione di un simile accidente per l'altro occhio, era in procinto di instmare egualmt>nte altra cocaina nell'occhio destro, ma il prof. Galezowsky lo invitò a non mettere più nulla, dicendo eh~ egli aveva già osset·valo due volle quest'inconveniente e che egli l'attribuiva ad una suscettibilità speciale per la cocaina e eome constatazione aggiunse: poicbè il secondo occhio deve pure e~ere operato, non mettiamo nulla e confronteremo il modo con cui si comporterà la maJata. Calmata con buone psrole la malata, l'operazione venne praticata ma non senza aver provocato vivi lamenti rla parte sua. Fortunatamente la pulizia dell'occhio fu facile, giacchè il minimo toccamento col cucchiaio o collo sliletto provocava Ull dolore vivissimo. L'operazione fu fatta sul secondo occhio senza cocaina ed ebbe luogo senza alcun inc1dente: la malata ha sofferto alquanto, ma non già in modo paragonabile a quanto aveva sentito nell'oc~bio precedentemente operato. Essa non fece akun movimento, benchè la pulizia fosse stata più lunga. Le consPguenze furono semplicissime; non SI produsse la minima reazione. Cna particolarilé interessante si é che la malata nelle ventiquattro ore successive aUa operazione non ha sentito l'occhio che era stato cocaioizzato ed ha invece sofferto un po' dell'altro occhio. Allo scopo di evitare le obbiezioni che potrebbero essergli fatte su questo caso molto curioso e poco conosciuto, rautore soggiunge che la soluziOne di cocaina era la stessa di quelJR che aveva servito pel' gli operati p,.ima e che ha an· cora servito per gli operati dopo, e che lo ste!'iso fatto non si é più riprodotto. N el caso in discorso si trattava di una suscettibilità speciale.
~
,
-~
DJ OCU LlSIICA.
1387
Dell'erpete corneale nell'infinensa e clella sua cura oolla piootanlna. - GALEZOWRKY. - (Recueil d'Ophta/mologie, aprile, 1891).
Vi sono poche membrane nel nostro organismo che 8iano muuite d• un si gran numero di nervi come la cornea. La uatura ha dotato questa membrana di una sl grande St'lnsibiJot.à per· la necessita delle sue funzioni fisiologiche di nutrizione, òi enùosmosi e di esosmosi per una parte, e pe.r altra parte per dare al !>COso tullile la perceUività molto grande, la quale permette di afferrare le minime impressioni di conlallo su quesh.t membrana, sia di corpi eslt'anei solidi o liquidi, sia di impressioni dei raggi luminosi alla sup~rtìcie.
Jl n81'VO del 0° paiO 8 CiÒ supplisce: eSSO li'&Srnelle Ja sua sensibilità e la sua inr•e•·vazione alla cornea cogli innumerevoli .filelti nervosi che si distaccano d,ai nervi ciliat·i, di cui gli uni attraversano la congiuntiva e la capsula di Tenone per spandersi nel circuito del lembo scler·o-corneale, e gli altri vanno alla regione cigliare intraoculare; essi formano piccoli plessi nervosi che si spandono più particolarmente negli strati posteriori della cornea, tra ver·sando la membrana di Descemet. l filetti nervosi superficiali, congiuntivali, si portano più specialmente alla &upedicie esterno della cornea traversand o la membra n~~. di Bowman. Questi sono 'luindi, si può ùir·e, i nervi nutr1ti1.i della cornea, perché questa membrana non possedendo vasi, non ha nervi vasomotori. Si comprendé da .ciò perché la cor nea sia talmente sensibile al tatto e perché il minimo contatto di un corpo estraneo qualunque su questa membrana provochi una così grande sensibilita, 40 dolore che si estende talvolta nel circuito dell'occhio ed in tull1 i rami del 5• paio. Ma se l'azione dei nervi del . 5• paio è così importante nella nutrizione e nell'esistenza della corneA, é della pHi alta importanza che questi nervi sieno sempre pel loro sl!llO normale; che essi possiedano tutta la loro allivijà; che la loJ•o innervaziol)e si effeltut in un moùo tanto polente e 1anto allivo quanto avviene nello stato fisiologico.
Hl VISTA
VJ souo alcune malattie eystilut.ionali, nelle quah i ne rvi del ~,· pnio sono affetti da una par·esi parziale o totnle ed -nUora la cornea devé ror?.atemeote ri~énlir~i òi questo stato morbo::;o. Le e<~perienze n~rologic,he, e ::pPC18lmenle fJUelle di Magendle, ciò conr~rmano. Set. onando il :,• paio a differenti di<>tanze della sua estensiont>, e~li provocava alterazioni paralitiche nella corne11 che di'termino vano ulcel'i più o meno lar~hf' t> più o meno proroucle. Galezowsky 8"~'8 già o~!'er-çalo in cin11ue malatr ulceri e necr·o~i della cornea, quando i malati erano effetti du paralisi del a• paro. L" malalli6 di quec:to nervo pos,:ono es.:ere meno g ravi ed l'splièar!ti cor1 una st>mplice irr1lt1zione od une lnflemmazione Pc! 10 qu~>sll r~si la cornea potrà pN.•...entare anestesie par1.iah o totali con ulct:I'Mioni dr forme molto vari ... Ora si produrrà un'ulcera rodeute e profonda, ora si vedt•anno comparir·e ~mplici cheratiti er petiche del lullo superficiali. !.'erpete •ona ~· una delle varietà della clwrehle paralitica, nèlla quale la cau~u principale ri!'<redA in uo'mnervazrone di· fctlo~a della corn,•a e di un certo numero di filetti nervo$i eh t> «i portano alla cornea e concorrono ella sua "ensibil ilà e per conc;pauenza alla sua nutr!z.ion(>. Esso compare in t•ontiizronr mollo "arie. Alcune volte si presenta dopo una rebbre tifoiJea. altr P volle verso la fine dr una scarlattina, di una difterite, dì una risìpola dl'lla facCII'I, ecc. Ln t·beratite che ne risulta deve portare il nome par ticolare di erpete fe b-
brile.
.
Secondo l'autore, il proct•~<so morboso di questa malattia 1100 e &llrO cbe 1uello cJeiJ'~rpete ZCJSter; <~oJarueole U più ~uperliciele , ebilualm.:mle é più clf·coscrillo, ma la causa reale e •l intima tlolla malall1a è un'alterazione più o meno pr<Jfondo dtli filetti nervo<~r P" riferic1 del s· paio, dei filetti che sono tli!!lribuiti ..,uJia cor nea sles!tR. Si vede la pr o'a d~u·e ~atlezza di questa nsserzionP nel <~intorno dom inante e carattel'i~tico rlella malaltra, nell'anestesia più o meno completa della parte allerata della cornea. Infatti lulti i molali
DI OCULISTIGA
effetti da questa Cheratite erpetica ~i lasciano lOC<!are l' ulcera colla sonda st>nLa risenli1·e il minimo doloJ·e e tl m Jmmo spssirno. Pe1· l'autore sono chers{.ill od ulceri et·peLiclle d~lla cor n~a quelle che egli ha veduto comparire co~ì frequentemente durante l'epidemia d'influenza. Egli ha notato eh~ in lutLa. questa epidemia la malallia dominante degli occhi era od una congiuntivite pustolosa, rJJ una cheratite erpetica solto forma di ulcera rodente, oppure avente l'aspetto di cheratite erpetica superlieia.l~, con sollevamento doll'~pilelio. anestesia della l!Ornea e cl1e resisteva alle cure abituali delle clwratili. Ba dovnlo ricorrbre alle doccie·d'acqua polverizzata Ionicela, alle cauterizzaziOni di 11iLrato d'a rgento Jn soluzione, all'uso di pomate di stricoina ed all'elellrizzazione. Due altri mezzi uncora gh parvero faci1il8re la guar1gione di queste ch~!raliLi: le pennellazioni della cornea coHa soluzione ùi apionioa gialla, eu il solfato o bron1iùralo u1 chinino sQOlrninistralO int.ernameule a dosi elHate. Ecco Ja fo r mula ùella soluzione.lfi apiooina o pioctaujna: Apionioa (o benzo-fenato}. . . W c~?nLigl'. Acqua distilla la . . . . . . 10 grammi Egli penoella la cornea cin•Jue o sei volle al gic•ruo. Quee.to medicamen to, amministrato a tempo e nelle forme di cher atiti erpetiche superficiali, dà iofelti eccellenti ,. rapidi risultati.
Cheratite gotto•a (Depoaltl dl ur&to di •oda nelle lamine della cornea). - Cu evALLf:RE.~U. - (H~czteil d'Ophtalmologie, apriltl, l89J). Una donna dell'alà di 5• anni si è pr esentata nel dicembre u. s. a consulhu·e il pt·or. Chevallereau laguandosi di un <hslurbo della v1sJa che datava gia da una diecina d'annt e per la quale es~a non a veva rnai fatto alcuna cut·a. P~rèva ù'allronde che essa non a,•esse mai avvertilo il rninim() dolore, nè il minimo fenomeno infiammatorio, ed e"sa altri -
·1390
, RIVISTA
buiva semplicemente alla sua eta ed a diversi disturbi generali il suo indebolimento visivo. All'esame diretto si d istin~uevano nella psrte centrale di ciascuna cornea, ed un po' ptù sull'occhio destro che sul <>inistro, piccole macchie biancastre del diametro di 1ft a 1 •;, millimetro di diametro, mollo irregolarmente arrotondite. munite d1 prolungamenti dello stesso colore, di cui alcuni servivano a ~t.abilire tra que~te macchie specie di tJJJastornosi. Si vedevano inoltre più linee biancastre lllrghe un mezzo millimetro circa, le quali si anastomizzavano egualmente fra di loro o colle macchie vicine. Que~te macchie si osservavano unicamente nel centro della cornea e non riE-mpivano che il campo pupillare; la circonfet•enza della membrana era assolutamente trasparente. Coll'illuminazione obliqua !'i vedeva molto nettamente che lo strato e(Jitdìale della cornea era r·imasto intallo; questa infiltrazione pareva t•isiedere unicamente nella lamina elastica anteriore e nella ~ostanza propria della cornea senza andare ftno alla sua faccia profonda. Non vi era altra lesione oculare; non si notava alcuna traccia di infiammazione qualsiasi da parte delle allre membranfl; i mezzi erano perfettamente trasparenti: non si era potuto segnalare che uno sviluppo abbastanza considerevole del diametro delle vene della retina. Vi era una ipermetropia di una diottria e mezza e con lenti positive di due diottrie riesciva ancora a leggere nettamente minuti caratteri, quantunque restasse una nube su tutto ciò che essa · guardava. Si trattava quiudi di un'affezione diatesica. Essa non aveva mai avuto malattia oculare, non a\'eva mai faUo uso di collil'i o di soluzioni, e d'altra parté l'aspetto biancastro di quelle con<'rezioni dava l'idea di depositi di origine gotLosa. D'altronde l'artdlismo era ben evidente in questa donna. Dopo i 26 anni essa ebbe frequentissimi attacchi di reumati!:'mO articolare acuto nella maggior parte delle articolazioni, poscia i dolori si erano localizzati nelle :;nunture delle dita, e le mani pre$entavano le deformazioni cAI'atte-
DJ OCULJSTICA
1391
ri!>liche del reumatismo nodoso. Essa ha avuto più volle altacchi tli gotta molto manifesti agli alluci. Ha pure soft'erto crisi molto frequenti di colica epatica e le sue orine erano cnslantemanle cariche di renella urica. Per confermare la diagnosi, l'autore ha tollo una parte di queste concrezioni e le ha fatte immediatamente sottopol.'re ad esame microscopico: da tale esame è l'isultato trattarsi di cristalli J'acido urico. t'autore crede che nel caso in discor:;o non po;;:sa usarsi il trattamento preconizzato da Galezowsky, l'abrasione delle p11rti incrostate, essendo l'epile•io assolntamente intatto. Per togliere le parti destinuLe Ad essere esaminate al microscopio, egli ba dovuto raschiare lungamente e penosamente in pieno tessuto della cornea ed avt·ebbe dovuto giungere rnoHo vicino alla lamina epiteliale posteriore per trovare un tessuto trasparente; si traltu di una infiltrazione di sali nelle lamine della cornea ed anche supponendo che il raschiamento potesse riescire completo, esso lascierebbe sempre la cornea molto meno trasparente di ciò che lo sia allualmente. Nessun realtivo chimieo sembrandogli di potel' essere egualmente usato in sirni1~ caso, l'autore si limita alla cura interna diretta contro la diatesi gottoM. Ferita all'ooohlo destro per arma da fuooo . - (Recueil d'Ophtalmoloqie, aprile, 1891).
CABEZO~.
Durante la rivoluzione del luglio dello scorso anno nella Repubblica Ar~Xentino un soldato cadde durante il combuttimento, stordito da un colpo violento ricevuto nell'orbita destra. Al suo arrivo nell'ospe•lale presentava una viva infiammazione del globo oculare con edema delle parti vicine. Nessuna traccia di tPauma alle palpebre od alle regioni circonvicine. Chemosi, cheratite intensa, versamento sanguigr.o intraoculare, violenti dolori oculari, orbila.ri ed anche emicraniani. Alcuni giorni dopo si vide che la cornea portava al centro e nel suo diametro orizzontale una cicatrice, seguo
RlVISTA
di un'apertur-a Aufllcienle per estrarre un ;:ri s~AIIino catnratto~o. Con uno qpecillo 111Lrodollo attraver. o la cornea S1 constatò un coPpo duro, resistente, impiantato nella parete orbilarJa. L'enucleazione permi-;e dt estrarrP una palla d1 Reminglon allungata e deformata. Come mai questo proieLlile relativamente volumirl0$0 ha potuto penetrare nell'occhio sen1.a ledere i bordi clliart? Perché si è arre11tato nell'or h ta? L'autore ouppone che la palla tirata a ln·eve distanza sia, dopo rtmbalzo qopra una sup~>rflrie resistente, penetrata nel· l'occhio del soldato, la di cui t~llenzione era assorbita da una mira.
Bloerohe aperlmenkll olroa la 1Jl1lueus a della clroolasloue aulla uutrlldoue dell'ooohlo. - A . WAGENMANN. - (GraP,.fe's Arelt., e Centra!IJ. /. die med. Wissrnaelt, 'J. 20. 1891). Con sperimenti su conigli, il "agenmann ''eritìc6 che dopo la :>ezioue del nervo ollicn al dt d1etro della entrata della art... ria centrale, dapprima non «1 manifesta alcuna alteraZIOne della immagine ottaJmoscopica. Solo dopo qualche tempo compar1"'ce un impalhd1mer.to della papilla e piu lardi 11ncora il principio dt una atrofia delle fibre ner,·ose m1dollarl della retma. L'atrotla aumenta p•·i uniformemente, di modQ che dopo rJualche me~e ~li 1rrag~iamenti rnidolhtrl, lanto nifesti nei conigli, sono completamente sp111'tli. La pRpilla pre.~nla allora un aumento !Iella escavaztone: escavazione atroH~. La cia·colazione delle retina rimane inalterata La retina con l'andar rJel Lempo perde un poro della sua tra!-!poreuza ed appar1sce come coperte da un sotllle velo gri· giastro. Anatomicamente si può tener djetro all'atrofia delle fibre nervose. La degenerazione attacca d1 poi le cellule ~an::honari, ma cosi lentamente cbe anche dopo !ei mesi ta·ovano cellul~ bene conservate. La t:ezione del nervo ottico e Jet vasi della retina ha oC.,. talmoscopicamente per Ptlelto un impallidimento della pa-
m
DI OCULISTIC.\
pilla e degli irraggiamenli midolla•·• e•l un rspiJo re."-lrin:...ritnenlo dt!t \'8'<i. (l ristabilimento dt>lla earcolazione in rari essi manca completamente. P er lo ph.t dopo una o due l'eltimnne <IJ rislabili~ce una imperfetto circolazione pet• via di nuove combiuazioni vascolar1 ehe det•ivono dal margine della rnroitle, dalla ~uaina d~l nervo ottico e dai vasi ciliari ep•sclerali. La sezione dei vasi d<>lla rl•linn non ha per eon<~e· guenut l'tn~>l'btdamento della r(•tina. So talvolta in qualche punto $i manifesln e ivi interrotta la circolazione della c rohle. Il corso dt•lla succl!ssiva alrofit~ degli irraagiamenti miclollari non !'ti di'<tingue da quello che "-uccede alla sernphC" "ez10ne del nervo ottico tmmediatamente dietro J'in~re"so di'Il' artea'i~t centrale. Le alterazioni temporanee e quelle anatomiche sono le stes~e. La interruzione permanen te della circolazione della retina "' otuenc con la c.auleriz.zazion& della pupilla e del mo.rglne della coroide dopo la sezifll,e ù~l nervo ollico ra~;ente all'nr.chio. La sezione d1 una metà JaLerale delle arterie ciliari lunghe e brevi poo.;lnior i, che è bene ~opporlll ta dall'•>cchio senza che la rorma ne soffra, ba per con"'eguenza la rapida degeneraz!one di tutti gli strati della retina, che nttalmos('opicarnenle c'>mincia con un inlor bidamPnlo g rigio-pallido della relinn manife«to dopo poche ore. Solo l'alone midollare ò relaLJvam~>ule poco alterato. P01ch~ nell11 <>pazio dt pochi giorm la c1rcola:zione nella coro1d1.1 ci ristabilita, non degenera tutta la metà della retina. Si lt·ovano in qu~.>lla parte i piu tliver~i g radi ùi rle~enernzione gli uni accanto a ttli altri tino alla completa Atrofia, e ~li lllrati CSlt:'rnì sono i primi , 1 piu ~ravemente colpili. Nella r etina de].!.. nera~ ìnrmigra 11 ptgmento. Se si toglie il nervo olLico r.oi vasi della retina ed inoltre da un lato t ner ...i ctl ar·t. ollr e la solita legene· •·azione dPIIa retina ha Juoc-o il ÙPp••rimenlo e l'atrofia dell'irraJ.r~iamento midollare del corri~ponJenle lato, mentre quellCl dell'altra metà della a·et ma atrofìzr.A nel mod~'> or dinario Lo sezione di tutti i vaF;I ciliari e del ner vo ottico coi vast della •·elma ha per· effetto la necr os1 e H ra pido depe-
88
1394,
RIVISTA
r1mento di tutta la retina, inclusi gli irraggiamenti m idollari. Dopo pochi giorni la retina è appena riconoscibile poiché numerosi corpuscoli purulenti immigrano dal di fuor·i nel bulbo necrotico. Il bagno elettro-me4loato oculare nella oura della •olerlte e della epltlolerlte. - Dott. GIUSEPPE NORSA. (Estratto Jal BuUettino della Società Lancisiana, seduta del 21 febbra•o, 1891).
Partendo d~l conce\Lo elle le correnti galvan•che godono di un potere calaforico eù io p~ri tempo agevolano il riassorbimento degli essudali per le loro proprietà catalitiche, l'autore esperimentò in molti ca&i di gravi, lente e recidivanti scleriti ed episcleriti se esse correnti, applicate all'occhio mediante un opportuno liquido medicato (soluzione tiepida di salicilato di lilina all'i o 2 p 100) , potessero arrecare sollecitamente e con permanente vantaggio il miglioramento e la gua1•igione, che non si era potuto ottenere prima coi solili mezzi terapeutici. Gli effetti che l'autore ha ricavati furono soddisfacenti solto ogni rapporto ed a conferma della sua asserzione riferisce in questo lavoro la storia clinica di tre fra i molti casi felicemente curali. L'apparecchio pel bagno oculare, noncho3 il modo di servirsene, viene cosi 'descritto dall'autore. Esso consta di un recipiente di cristallo, della capacità di due litri, ripieno .ti acqua tiepida medicata (salicilato di liUna 1-2 p. 100) posto all'altezza di circa due metri dalla: lesta del paziente. Detto serbatoio median te un tubo di ~omma comunica con un bacinetlo comune di vetro per bagno ocula re, n fondo perforato del quale pa~sa un tubetto metallico; l'est milA esterna di questo si innesta al tubo di gommu suddetto restremità opposta ollrepassa di mezzo centimetro il foro della bacinella che si applica all'occhio. Un piccolo rubinetto, innestato sul tubetto metallico, serve ad aprire e chiu dere le comunicazioni del serbatoio d'acqua a norma del bi·
DI OCULISTICA
~395
~ogno In una delle pareti laterali della bacinella esiste una :apertura, anch'essa pro\"vista di speciale rubinetto destinato allo ~ca!'ico dell'acqua. Per lo sviluppo della corrente continua serve indifferentemente un apparecchio Glauert o Spamer fornito di galvanometro; i due elettrodi partenti da esso me~tono capo l'uno ad una placca metallica, che, opportunamente rivestita -ed umettata con acqua salata, si applica al simpatico cervi-cale, l'altro termina >Sd una morsetta di cui è fornita l'armatura metallica del bacinello oculare. Nel circuito si intromette un miriamperometro, onde determinare esattamente 1a quantità della corrente necessaria. ~ indifferente il fare giungere alla bacinella, e quindi all'occhio, Il polo positivo o il negativo; la sola esperienza, relativa alla tolleranza dell'infermo, può far dare la preferenza all'uno piuttosto che .all'altro. L'applicazione a ciascun occhio del bagno elettrico è -<!~Ila durata di 5 minuti primi circa; non occorre di co-cainizzare prima l'occhio, essendo il bagno benissimo tollerato anche da soggetti nervosi o delicati. Le applicazioni si possono fare tutti i giorni, gìacchè l'iperemia della con_giuntiva, specialmente di quella bulbare, che ne consegue svanisce da sè dopo un paio d'ore al piu; gl'infermi non ne risentono che un leggero senso di pizzicore, tollerabilis~imo e di lieve durata.
Un oaao dl nevro-rettntte bilaterale celtica guarita colla elettrloltà. - Dott. GIUSEPPE NoRSA. - (Eslra1to dal Bulletlino della Società Lancisiana, fase. III, 1890). · L'autore, premesse alcune considerazioni sulle alterazioni -che si riscontrano coll'esame oltalmoscopico nella nevroretinite celtica, espone la storia cliJ1ica J'iferentesi ad un me{)ico militare affetto da tale malattia e dall'autore curato con ~sito fQiice mediante il bagno idro-elettrico. Ecco il tecnicismo della cura eseguita: Per le applicazioni del bagno idro-elettrico l'autore si servì
~ 396
RJ YISTA
dell'apparecchio Glauerl per lo ·viluppo di correnti co~lanti; nel circuito intromise un miriamperomelro e~ ,·else di una corrente della forza d1 l a 2 !\1., a misura che p;li oechi vi SI abituavano; il polo posiL1vo arrivava al Etran ~impatico cenicale super1ore mediante una nlacca m etallica opportunamente rivestita ed umellata, il negativo alla bacmella di cristallo contenente l'acqua in corilaLlo con l'occhio. Come 10 tutti gli altri ammalali, questa applicazione fu sempre benis~imo tollerata a palpebre aperte, senza che neppur e vi fos~e b1sogno di cocaioìzzare la pat·te. La seduta durò!> Jnl· outi primi circa per occhio ad ogni applicazione. Il bagno eletlr1co produceva un le~giero pizz1core ed una transitoria ipet•emia congiunti vale, la !JUtlie del resto scompariva completamente da !':è dopo un'ora o poco più senza lasciare alrinrermo moleetia alcuna. Durante la cura fu continuato soltanto l'u~o inter no d i arsenico e ferro iu dos1 t.enwssime, e quind1 la guarig ione vieue dall'autore attribuila alla cu1'11 elettrica, lauto più che le IJitre risor!':e terapeutiche si erano prima mostrate poco efficaci.
Del versamenti di llqu14o albumlnoao nel mezzi dell'ooohlo. - KALT. - (.4.nnales d'Oculi.&tique, luglio, 1~9 1 ). Quando si esamina un certo numero di occhi alfelli da leucornt adet·eolr, da slafllomi scleroltcali, da trldo-coroiditi sponlsnee o traurnaL1che, si vede colare, ap rendo il g lobo oculare, un liqurdo giallaslro, il di cui volume varia da 1/, a a 2 centimetri cubtci. Si constata nello stesso tempo che la coroule è in posto, ma presenta focolai essudal1vi dt~!<e mi nalJ, locahzzati nello strato corio-capillAre. Lo strato dei gro,.~i vasi é intatto. La retina é in posto oppure é scollata. l n que::.l'ul ltmo caso essa è !!olleval& dal liquido che è colato all'aperhtra del globo. Questo liquido è del re~to identico a quello che cola quando la retma non è scollata; d'm tra-vitreo, e~<<~o è divenuto sollo-relinico.
Dl OCUUS fiCA
13!>7
Ora. secondo l'epoca delle lesioni coroidee. -si po!<"Ono di,tinguere Lre stadi: Jo Il liquido é raccolto nel corpo vitreo. L·umore vitreo "i e condensalo. ba preso una struttura fibrillare ed è diven· taio retrattile. Es!io forma un guscio, iJ di cui centro couti~ne lo~~ie più o meno vaste, riempil~ da liquido album•· 11oso. Questo stato é .:,tato descritto ~ollo il nome di rammollimento del corpo vitreo. L'autore dice essersi assicurato i!-lologacameole che questo rammollimento ~.oon E$Ì,.te. 2• Se l'ader~nza alla pupilla è rolla, il corpo vitreo è re· tt•allo indielro del cristallino ed m v1cinanza del corpo ci~llare. Il liquido r1emp1e lo spazio lasciato libero in dietro. 3• La retina é "COllala. Il liquido del corpo ,·itreo "Ì è d11Tu"'n indietro :iella retrna attraverso una lacerazioue. L'autore ba dosato l'albumina conteuula in questo hquido e•l ba lro"ato una rruantità di albumina secra, variante dal· 1'1 al IO p. 100. In rtnest'uHimo caso 11 liquido, a contatto dCI· J'n··ido nitrico, si coagula in mas:-a come un bianco ù'uuvo cotto. La ricchezza in albumma va.,.ia colla 1l urata della coroidile l! soprallutto coll'e~lensione delle les10n1. La t-resenza dell'nlbumina indica certamente un disturbo della ci1·colazione nella corio-capillare (obliterazione di una gran pa1'le del suo ret1colalo). L'autore ba pure consUitato questo liquido albumino!;o, però meno carico, uella camera anteriore dt>gli occlu affell1 da le<:ioni, lo di cui ori~ine coroidea era contestata fino ad ora• come il ~laucoma cronico non irrilativo Lo ha pur<> riscontrato nel glaucoma infantile; ora un es~tme anatomico recente d1 ·~uesla affezione gli ha fallo rilevare lesioni coroidee evidun~l.
139ts
RIVISTA
n grande slmpattoo, nervo dell' aooomodazione Jler la. vbione del'll Oggettllonta.Di - J. P. MORAT e .M. DOYOS. - (Annale3 d'Oculistique, luglio, 1891). I lavori di Cramer, e soprattutto di B elmhollz. hanno dimostrato che J'adaltamento deU'occhio alle distanze si fa con un cambiamento delle cur vature del cl'is talHoo (dell'anteriore soprattutto). Le ricerche anatomjche di Bo" m an e di Brùcke e posteriormente di Rouget e di H . MUiler•, s tabilendo l'esistenza dt un muscolo inLraoculare (fibre radiate e fibre crrcolari ael muscolo ctgliare), spiegano la possibilii.A di una tale deformazione del cristallino. lnfiue, più recentemente, Heus~n e Volkers banno dimostrato cl1e eccitando l'oculo·motoro comune od i ner vi cigliari cJ1e gli fanno seguito si possono r iprodurre sper imentalmente i cambiamen ti in tra oculari, da cui dipr nde l'adattamento. Sembra che con LuUi questi elementi l'apparato motore debbA esser completo. All'allivila di quM•lo apparato corri,;ponde la >l!'tOne da vicmo; mentre la vista in lontananza corrispl)nderebbe semplicemente al suo riposo. L'autori' si è proposto di dimostrare (•he in realt8 nella \'ÌSla 10 lontananza od all'iufimlo interviene una potenza ner,•osa antagonista deUa prima, che vi sono, non uno, ma due nervi dell'accomodazione, ed a tale scopo ha praltcato sper1menli sul gttllo, sul r•ane e sul coniglio. Jmmobi!izzalo l'animale con un'iniezione di curaro alla dose limite o di morfina nel tessuto cellulare, si m1 lte a nudo il simpalico cer vicale e si tlepar·a dai nervi vicini Si rende oscura la camera in cu1 si opera. Quindi s1 dispone, ad una certa distanza dalla lesta Jell' animale. una sot·geule luminosa, i di cui raggi, cadendo sull'occhio, producono le immagina dette di P urkioje. Si procura da 11vere l'una a fianco dell'aJlra, d'una parte, l'immagine corneale, e, d'altra parte, a traverso la pupilla, la pr ima immagtut· cristallma, i di cui cambiamenti di gr·andezza !:\Sranno apJ,rezzati per confronto. Si taglia il simpatico; in ~eguilo a questa seziope cti puo
DI OCUUSTJC.\
I ~H}9
,.a.lcre m un modo non costante una diminuzione nella ~rnn dezza dell'im ma~inu cric::t.allina. Quecot.o cambiamento è generalmente debole e tAlvolta difficilmente apprezzabile; e'Iso dipendP., del resto, dello stato preccdeule in cui si trovava rappsralo accomodatore nel moment.o della sezione del nervo. Gli etreui della eccitazione sono molto più netti e piu dimostrativi. Quest.o eccitament.o è prodotto colle correnti di induzione dP.tt.l ielani.uanti, come «i adoperano uc:ualmenlA in tl~1ologia; il !'\HO risultat.o il un ingr andiroeuLo dell'lmrnap;ioe crist.Hllina in lutti l suoi diametri. Questo aumento vnl'ia "econdo la specie animale, l'età del ~oagett.o, lo stato d1 riposo o di stsn~hezzn del nervo, l'inteo«ità dell' ecc1tante ed infìr,e, soprattutto, secondo lo s tato delle curvAtur e dPl criqlt>llino 1rnmediAt.am(>nte prima dell'eccitamento. Ore ìl dire che l'l'ccitament.o del '>impalico determin~ l'm,:rl•andimenlo dell"immagine anteriore c ristallina val quanto dire che questo t>ccitaroento fa accomodare l'occhio pl'r le di<:t.anze lontane, per rmflnito. ossia che es~o produce l"appiottimenlo del cristellmo. Quale è il meccanismo di questa deformazione? Qual P ~ l'organo mot.ore messo in azione dal simpatico 1 Stando a quanto e con,.,sciulo e generalmente ommt~sso della di!OpO;;izione e del1e inAerzioni del muscolo cigliare, non ~~ saprebbe quale delle sue porzioni pos!la colla sua contrazione produrre un tal etl'ullo !'\UI cristallino. M a~~ può Ammettere che ~u que~Lo muscolo come su molti altri (muscoli dell'inte"tnlO, det vMi, della stec~sa pupilla), il simvatico ag1sca per inil,i;ione. Si trova infalli nella tmmediata vicinanza e nello s:re~ sore sleS"O del mu~colo cigliare un ple!I~O ~an,::lionare, vole a dire celluiP, ner vose, elementi che genP.ralmen~e vengono conc;iderati come "ed~· dei fenomeni nervo~i dolli di arre.~to o di inibizione. Fatte anche tutte le ri~erve su que-,ta interpretazione, resta !0\tabilito, !'lecondo l'autore. chf' il gran simpet1co cervicale è ti nervo dell'accomodazione per la vi!ltone in lontananza od all'infinito.
H OO
RIYISfA
La nutrizione della retina, partiool&rmeote della f ovea centrale. - NUEL. - (.4nnales d'Oculi8tt'JUe, luRiio, 1!(!)1).
XdJa l-US p111 gr ande e,..teoswne, la coro1d" ha la seg uuute tli..,posiz1one: alla ::.ull l'uccia cstet·na, e::;sa è untla alla scll'l'O· t1ca per lamiwtle mollo laso:e, le quah Ja ... ciano fra d• o!"-~ e larghe locune, 11 dt cut •nsiemP fe>rma lo !>pllzio dello soprnco. r oideo. Questo ::;pazio ~~·•·vp, per una parte, alla circolazione hn!alica e, per altra par•te. rende poss1bili ~11 gcorrimenll alla faccia interna della sclerolira, nel lliOillenlo dei movi· menli accomodatori deli'occluo. A~lraz•one falla da •Ju .. ste larninette sopracor o1dee, si può facilmente sudrhviclor·e 11:1 mf'mhraua in duo str·alJ, dei rt uall u• o eslern''· fortemeut• pigmenlato, contiene i I.,'TO"si vas1. lo !-lralo interno, poco o punto pigmentato, soprattutto nei l-UOi piani più inlt'l'lll, conl1ene nei sw i p1ani ester ni i vas• dJ m ...Jio calibro e, del tuUo.contro la sua faccw 1nlet·na, i car••llar•. L ua IAminelta ialina mollo I'Ollile se)'ar·a i capllhu·i dnlla r l'liua, ,oJe a dir~> d11l pi~menlo rPtinico. Nole\'ole è la ricchl:lzza vascolare t!ella coroide; si può d1re eia• es~a é compost~ quasi e~clusivamenla ri1 va si uniti fra loro da un po' d• tessuto connettivo, ,uspo to in lamwe, composte di qualche fibra ricoperta di lar;.dte placche endnLtdiuh. Queste Jatnine )&~Ciano fra di esse lar,.rhe fes~u re tnlei'SliZ.IUIÌ, ptu sviluppate in due luoghi: nel llm1te tr a i grossi vasi e quelli di un calibr o nuuore ed alla faccia esterna dello stratc1 dci gro,-,i 'a~i. l caprllari della coro1de sono lutti alla fa cc1a interna ed in C"'ntatto cnlla retina ed 11 loro numero aumenta nolevfJim~.>tt le in vicinauzu della macula lucea; in COI'r ispondcnza dt'lla jiwea crntralt8 la fvrrnazrone vascolare l'&l.{giunge il s uo mas~imo th s,·iluppo. La maggior parle di quec,ti ,.a.,.i hanno la slrultura di r•ccolc vene. L'autore dice esse1·o '< lato egli il primo a segnalare l'azione prcponderanle cLe t:::<ercilano i ca~ 11lari coro•dei nella nutrizione dP.lla r etina, az1one indicata da cerli falli di anatomia comparala e dalla circo><laoza che la rigenerazione del ro,~o
DI OCliUSTlCA
HO l
retioico a ''viene non da parte degli strati reLinici inlet·ni (1 soli prov,•istl di va~i) 1 ma da paJ•te della coroide. Si sa inollre quaolo le malattie della coroide interessino vivamente la sensibilità reli 11 ica. WagenmAr.n ha os<>ervato nei conigli le alterazioni onalmoscopiche consecutive alla sezione isolal.a dei vasi centrali della retina e di quella della coroide. Egli ha constatalo che dal punto di vista della nutrizione della retina. i vasi coroidei hanno un significato mollo più grande dei vasi retinici. La disposizione dei vasi cor<,idei in co•·t•ispondenztt deJla macula lutea e dellafocea centralis forni::;ce un potante a iuto in favore di 'lUesto modo di veder~">. per ciò che l'iguarrla la spec1e umana. U luogo retinico in cui gli scambi nutritivi, necessil.ali dai processi roto-chimici nei calli, sono più intensi, è evidentemente la fooea cen.(ralis e sue vicinanze, quando i yasi retinici vi fanno completamente difelto. L'abbondanza dei vasi coroidei in corrispondenza della regione maculare e la tess1wra serrnta m questo punto del tessuto della coroide, permeUono moltre d1 spiegare alcuni ratti eli patologia. E in tal modo che s i pu6 compl'eodt~ t·e la deviazione dei va$Ì che l'autore ha segnalato negli occhi mi<•piri e che è dovuta al fatto che la porzione coroidea della rnacula, rermala dall'aderenza più forte fra la sclerolica e la coroide in questo sito, si distende meno nella dila· tazione progressiva dell'occhio rniopico. Questa di~'<posizione spiega in111Lre l'elezione d1 domicilio fallo a livello della macula daJie alterazioni limitate della coroide, tanto nella mioria forte, che in tutte le altre affezioni oculari dipendenti sia dalla sifilide, sia dall'albuminuria l vA!<i corr1idei della macula con pareti cosl sottili ed io num..r o cosi grande non possono, come nel resto della corotde, distendersi, spostar:1i accavallarsi gli uui sugli altri. Stirati dalia disl~osione dell'occhio, vi si produ rranno più facilmente stesi e lacerazioni.
l i02
RIVISTA DI ANATO~IIA E FISIOLOGI! NORMALE E
PATOLOGICA
Sulla miellD& e le fibre nervoae oon o aensa mleUna. - J. GAO e J. F. H EYMAN'S . - (Arch. f. Anat. und Ph!J· siowg., e Centralb f. die medie. Wissensch., N. 18, 1891).
Gad e Heymans Legarono alle due e...<m-emiiA nerv1 di rane, conigl1, galli e cani e t.o.gliarono al disopra e al disotto rttsente la legatura. Quindi i pezzi e1•ano tenuti per più giorni nell'acqua s tillata per togliere le sostanze solubili nelraC'(Il8. Nell'acqua passavano quasi soltanto le sostanze estrattive ed i sa1i inorganici. La mieli na rimaneva nell'interno della guaina dello Schwanl\ ed aveva conservato la propriclu di annerirsi con l'acido osnuco. l pezz1 di nervo privati completamente di materie eslrallive per mezzo dell'acqua ~til lata e1·ano portali !'!all'alcool a 000 ed esposti per 24 ore ad una temperatura di 40°, dopo ùi che non mostravano piil nell'acque slillata alcuna formazione di mielina. l pezzi lavati nell'acqua stillata non annerivano nell'acido osmico. L·a1cole dopo il raffreddamento pr01:entava Lianche nubi di colesterina. Il residuo melmoso rimasto dopo la completa evaporazione dell'alcole mostrava con raCI}Ua distillala formazioni di mielina e si anneriva con l'acido osmico. Quindi la sostanza che dà luogo a formazioni di mielina con l'acqua distillata e aonèrlsce con l'acido osmico erti passata completamente nell'alcole. Il residuo poltaceo e1·a trattato coo retere, nel quale si scioglieva una parte. l.a parte insolubile nell'eter e formava
Rl\'lST.\ DI .A~ATO»IA E FIS!Ol.OGIA
1i,(j:~
una polvere bianca non igros<-opica che uon anner•iya con racrdo o!'micoJ e alla ordinaria temperslura non ~.:ontlava nelrucqua distillata. Sciogliendo la so<:l8nza in una piccola quantità di alcole a 40" e lasciando raffreddare la soluzione cristallizzava in piccole tavole disposte in forma slellala. Gli autorr ritengono questa soslanz.a per il protagone di Liebreich. Nella parle sciolta uell'eler~ si poteva rrconoscere dopo la evaporazione dell"etere la coleslertna. Dopo la com· pleta esportazioni'! dell'etere, il residuo ern rappresentato da una so<:tanza molle. ~ialliceia, igroscopica. che anrwr·i'a con recido osmrco e jZOnfìa,•a con l'aggJUnla rii acqua. Quindi il residuo conteneva oltre la colesterina anche un allr•o c01·po, del quale Lutle le proprietà lo assembravano alla lecil!na del tuorlo d'uovo. Trallando i nervi a fibre midollari con l'acido osmico la lecitina é fissata e <>alo possono ec:trarsi il prota:rone e la colesterma Dalle loro ricerche gli autori lrBggoao la conclusione che lo. mielioa non sia altro che lecitina allo stato libero o in debole chimica combinazione. Gli autori banno fallo ricerche per determware se quella specie di fibre ner vose che stanno fra le ~rrosse flbrè contenenti mielina e i semplici cilmdri d'asse posseggano o no una guaina midollare e se vi sono tlbre nervose con una guaina midolla re priva di mielina. Tro\"arono che le fibre nervose dP.l !.>impatico banno uua drstiota guaina, la quale però non ha il cat•&lldre di quella dello Schwaun, ma è una semplice ,:tuaina mitl•lllllt'e senza mielina. Nelle radici dei ner vi dorsali non si trovano llbre prive di mielina l rami comunicanti mviauo al simpatico solo fibre contenenti rntelina che per la ìntromit<~rone delle cellule ganglionari diventano in gran porte privl! dt mieJina. Ma!Juesto non avviene per tutte le fibre, poic!JP. gli autori videro 1 tronchelli nervosi dell'll\'ventizia dt>Jie arterie anviare fibre nervose cont~:wenti miehnu che poterono s .. ~urlare fino alla tuni<'.a muscolare. lo quanto all'aumento delle fibre !'im· patiche nel suo decorso, gli autor i videro le fibre nervose prive di mielina ùh•idersi nei lronchelli nervosi senza la medial.ione delle cellule ganglionari.
ntnsn Sulla separazione clegll organismi patog enl per la via. del sudore. - BRUl'INEn.- (Berl. klin. Woehens., e Cen· tralb. f. die med. Wissenseh , N. 33, 1891). La questione òell11 permeabllità delle pareti vsscolari per i batteri è stata gtà ;;pesso e mollo discussa, avendola specialmente studiata sulle glandole mammarie e sui reni. Il Brunner ha t'ipreso giffalte ricerche sul sudore con osservazioni falle sull'uomo e sperimenti t>UI!Ii animalì. In quauto alla osservazione clinica, si trattava di un uomo che era malato eli piemia e nel cui sangue 11 Brunner ave' a trovato lo staphylocoecus albus. Faceva copiosamente s udare l'infermo per mezzo di impacchi o con c!osi di fenacetina, raccoglieva le gocce di sudore con le cautele 11nlisettiche e le innestava o in tubi di ag-ar o in piastre ji gelatina. In sei su selle esami trovò Io staph!Jlococeus albus in molta quantità. Gli sperimenti furono falli su due maiali ed un giovane gallo. 1 mniali sudano nel grugno, i galli nelle zampe. Il sudore fu provocato nei maiali con la pilocarpina, nel gatto con la fara· dizzazione del nervo scialico. Nel primo esperimento il maiale fu reso piemico iniettando una emulsione òi slatìlococco aureo, e al terzo giorno dopo la iniezione fu esaminalo iJ ~u dore che conteneva numerose colonie di statìlococco aureo. ~ el secondo maiale furono iniettati bacilli del bacillo prodif!iosa.~, nel gallo bacilli di carbonchio. In ambedue i casi il "'udore fu esaminato anche il giorno stesso alcune ore dopo la iniezione e ambedue le volte furono trovati i relattvi batteri. Si può quindi concludere che i microrgani~mi palogeni e non palogeni che circolano nel sangue di diversi animali passano nel sudl)re.
DI ANA'fOMIA E FISIOLOGIA
1405
l{etodo 41 in4urimento· del cervello e 4ella midolla spinale. - W. H. Cox.- (,4.rc}Lj. mikrosk. Anat., e Centralb.f die medie. Wissenseh., N. J9, 1891). Il Cox hi:l modificato il metodo Gol~i-Mondino, immergendo i pezzi del si$lema nervoso centrale non successivamònte nel liquido del MUHer e nella soluzione di sublimato, ma direttamente in una miscela di uoa soluzione di bicromato di potassa e di sublimato. E cosi dice di avere ottenuto risullati più costanti. Ma poichè, come crede, per la reazione acida del liquido, i prolungamenti oervo8l e la rete nervosa descritta dal Golgi non vengono mai a dimostrazione, egli ha cercalo di eliminare più che è possibile questa reazione acida e ciò con l'aggiunta del cromalo di polas~a. 1 migliori risultati egli li ha otlenu~i con le .seguenti prç,.por· z.ìoni: Soluzioni di bicromato di pota.ssa (5 p. 100) 02 » » s11blimato (5 p. 100) . . 20 » .. cromato di potassa t5 p. 100) 16 Acqua distillata . . . . . . . . 30 40 L'ultima ad aggiungersi deve essere la soluzione di cromato di potassa1 dopo che le prime due soluzioni sono state diluite con l'acqua distillata, altrimenti .si forma un precipila~o di cromato di mercurio. I pezzi devono rimanere nel liquido almenò due mesi, meglio se di più. I tagli sono fatti eol microtomo, e dopo averli I'iseiacquali nell'acqua Jistilla ta, sono posti per un& o due ore in una soluzione al 5 p. 100 di carbònato di soda, col che i pt·ecipitati giallognoli delle cellule sono anner iti. ùipoij risciacquamento nell'acqua nell'alcole assoluto, in un olio e finalmente copertura con una vernice rapidamente essiccativa della seguente composizione: Sl}ndr·acca. gr. 75 )) 15 Canfora. . Tremeutina » 30 1) Olio dì lavanda. 22,5 Alcool assoluto. » 75 Olio di rkino . . gocce 5-10
104.6
Rl\'ISIA DI ANATO:IllA & FISIOLOGIA
Non è necessaeia l'applicazione del vetrino coprìoggetti. Al più sì pllò, quando la vernice è asciutta, coprirla con un poco di olio Ji ricino e quindi premesi sopr1:1 un vetrino coprioggettì per cacciare l'olio esuberante. Con ques!o metodo il Cox ha sempre ottenuto buoni risultati.
RIVISTA DELLE MALATIIE VENEREE EDELLA PELLE Ulcerl sUllltlche multiple. - MAURIAC. - (Jou rnal de Mé· decine et de Chiruryie, agosto, 1891).
Il prof. Maut·iac ha presentato in una delle sue lezioni un malato che av~::va sette ulceri infettanti appartenenti alla varietà erpeti forme. ~Iolli sifilografi consideravano come uno degli attributi particolari dell'ulcera infettante l'essere essa unica nello s tesso malato, mentre che l'ulcera molle é abitualmente multipla. Si sa ora, al contrario, che queste ulceri possono essere multiple, aggruppate le une a fianco delle allre, od anche esset•e disseminate su diverse regioni del corpo ; Mauriac ne J1a vedute fino a sedici su di uno stesso individuo. Quasi sempre le ulcer; sifilitiche multiple confluenti o dis· seminate nascono alla stessa epoca e si sviluppano simultaneamente. A questo riguardo vi l1a tra esse e le ulceri molli una ~rande differenza, poichè queste ultime possono riprodursi durante tutta la loro durala e non infettando l'or· ganismo, non giungono a creare tuU'al più che cerle immunità locali momentanee, quando tale o tale altra 'egione sia stata impregnata del loro virus locale fino a saturazione. L'ulcera sifìlitica, al contrario, o infeua l'organismo, od espliea uno stato generale d'infezione latente fino ad essa e di cui essa è la prima espressione. Qualunque di queste due
H.Q7 interpretazioni si accetti, non è però men vero che l'ulcera dura diventa molto rapidamente irreinoculabile, se pure non lo é già fin dalla sua comparsa. Ecco uno dei suoi grandi caratteri. La successione delle ulceri avviene quasi sempre in due o tre giorni. Però Mauriac ha già pubblicato un'osserva2ione, la quale dimostra che le ulceri sifilitiche possono svilupparsi sullo stesso individuo, successivamente, ed a sette giorni d'intervallo. Non vi ha .dubbio che un gran numero di malati si espongono a contagi successivi; tali sono quelli che coabitano colla donna che li infetta durante tutto il periodo dell'incubazione ulcerosa. Nondimeno essi non presentano in generale che un'ulce-ra, e se essi ne hanno molte, la loro comparsa avviene quasi simultaneament~. D'altra parte, devesi evitare rerrore che consisterebbe nel considerare come ulceri tuUi gli indurimenti che si manife· stano in un periodo avanzalo della neoplasia primitiva. Questi neoplasmi pseudo-ulcero$i non dipendono punto da un contagio distinto da quello che ha prodotto la prima ulcera; essi risultano da una irradiaz1one iper plasica sia. nel tessuto cellulare cir·convicino, sia in un punto circoscritto della rete linfatica superficiale. Simili sifilomi sotto forma di placche e di tumori, hanno un'affiniLa molto grande, come forma e come processo, colle ulceri, coi tubercoli e colle gomllle. Sono essi che fanno credere alle ulceri di reinfezione. Si osser vano sugli or·gani genitali in tulte le fasi della sifilide. Essi devono essere considerati come effetti piu o meno tardivi dell'infezione generale. Essi si riassorbono o si ulcerano seguendo le medesime tendenze ed il medesimo modo delle altre manifestazioni della malattia genitale. RIVISTA DELLE MALATTIE VENERRK E DELLA PELLE
1408
RIVJSTA DELlE MALATTIE VENEREE E DElLA PELLE
Delle determlnazlonl cutanee della blenorragia. - L. Pt::RRrN. (Archioes de Médecine et de Pharmacie militatres, giugno, 1!:t91).
La blenorragia, nell'immensa maggioranza dei casi, 11 unu malattia parassitaria,la quale può presentare deler mirHizioni locali (orchite, cistite, prostatite, ecc.) e determinazioni a distanza (r·eumatismo, eruzioni, ecc.). Le determinazioni cutanee devono ~:>ssere poste tra le localizzazioni eccezionali della malattia. Queste eruzioni sono polimor·fe, scarlattiniformi, roseoliformi; esse ron hanno alcun carattere specifico, nessun carallet•e obbiettivo costante nè esclusivo che possa distinguerle dagli eritemi sopraggiunti sotto l'influenza di altre cause esoterne od interne. La patogenesi de:;tli eritemi che sopraggiungono nel corso clelia blenorragia é complessa: talvolta non sono che semplici coincidenze e sono dovute a cause tah·olta comuni che fa d'uopo cercare con cura; tal'altra sono direttamente dipendenti sia dalla blenort'iigia, sia dai balsamici. La blenorr·agia può infatli ess<>re accompagnala da eritemi, anche all'infuori di ogni cura medicamentosa. Queste eruzioni sono raramente solto la dipendenza di un'infezione secondnria alla quale la blenorragia ha aperto la via o preparato il terreno. ))'ordinario sono eritemi angio-nervosi, di cui la blenorragia ha determinalo la produzione agendo sul SIStema vasomotore. l balsamici, ed in particolare il copaive, producono> più Or· dinariamente i disturbi gastro-intestinali, ma essi possono produrre toxidermie eritematose; essi però non sono direttamente patogeni; pare che sia necessario, affinchè esse si producano, che il terreno sia già preparato dalla blenorragia.
U:09
RIVISTA DI TERAPEUTlCA
Note sull' ldroclorato dl oreaslna. ( The Laneet., luglio 1891').
JoHN GoRoON. -
L'idrocloralo di oressina o fenil-diidro-chioo-urolina fu introdotto in terapeulica da Penzoldt come uno stomatico atto 1.1d accrescere l'appetito, miglio-rar le digestioni, e stimolar l'assorbimento. Si ottiene in cristalli in colori alquanto solubili neJI'acqua, e di sapore pungente, acre, che dà sensazione di bruciore nella Jingua, può essere amministrato sciolto nell'acqua, od in forma pi.llolaJ•e con un eccipiente ordinario, o neH'oslìa, da 20 a 30 centigr. per un adulto. L'autore l'ha usato a dosi minori, sciolto ne1l'acqua, a 15 fanciulli dell'ospedale, quasi ~tutti soffererrti di tubercolosi, e fra questi sceglie 5 ca~i tipici de'quali ha pre!>o le note cliniche. · · 1. Un fanciullo di 3 anni, anemico e deperito, con una fistola fecale all'ombelico fin dalla na-<>cita, polso debole e dirregolare, vomito dopo i pasti, dittrree, inappetenze, alimentato con latte ed acqua di calce, cominciò a prendere un centìgr. di oressina tre volte ìl giorno prima. dei pasti, il giorno 20 marzo. Il 22 il fanciullo espre$se per la prima volla un desiderio di cibo, il 28 cominciò a dar segni di miglioramento, le feccie migliorarono in qualità, diminuirono io quanlita, il polso div&nne regolare. Sospe<:o il rimedio, il iO aprile l'infermo impallidì di nuovo, rifiutò il cibo, (lnde il 13 aprile si ricominciò ad amministrare l'oressina ad 1 '/1 centigr. tre volle al giorn,o. L'appetito crebbe di nuovo, il polso si mantenne sempre normale, ma la diarrea non cessò, ed il fanciullo rimase anemico come per lo passato.
89
-1410
RIVISTA
2. Un ragazzo di 8 anni ~ffetto da adenite rervicale l"Uppurata, lingua palinosa, costipazione ed inappetenza, cominciò il 26 marzo a prendeee 1 t;, centìgr. dì OJ'essina tre volle al giorno prima d.el pasto. Jl 30 ebbe diarrea, e mig liorò l'appetito, il 3 aprile cominciò a prendere un cucchiaio d'olio di fegato di merluzzo con la birra due volte al giorno, il10 aprile l'appetito cresceva sempre, si sospese l'oreS.Sina, si ottenne un miglioramento della nutrizione, ma le condizioni delle glandole del collo rimasero immutat~. 3. Un giovinetto di 11 <lnni, emaciato ed anemico, afflitto da antrosinovite in un arlo, con l'allro già amputato per ta stessa malattia, cominciò il 4 aprile a prendere 1 t;, centigr. d' oressina tre volte al giorno, l'appetito migliorò sensibilmente, l' infermo sembrò meno infelice per qualche. tempo, le condizioni generali e la nutrizione rinvigorirono. 4. -Un magro e strumoso bambino di due anni, con ascesso masloideo ed otorrea, prese l'oressina perchè ri'fiutava ògm sorta di cibo, ed aveva vomito e diarrea. Dopo alquanti giorni si regolarono le intestina, fu possibile .una di~çreta nutrizione, la malattia non si modificò affatto. 5. Altro bambino di due anni, rachitico, con grossa glandola cervicale, lingua impatinat.a, costipazione, inappetenza. cominciò a prendere l'oressina il 7 marzo, il 13 manifotsto minore avversione al cibo, il 16 deciso appetito, ed il 20 le funzioni intestinali erano regolari, il piccolo infermo mangiava più degli altri, quindi si sospese il rimedio, si cominciò ad amministrere olio di fegato di merluzzo e fosfato di calce, che furono ben tollerati. L'oressina riesce un buono stimolante, ed un coadiuvan1& dell'assorbimento nutritivo nell'iùappelenza che accompagna le malattie tubarcolari; deterge la lingua, corregge Je costipazioni intestinali, mitiga le diarree, e dall'esperienza fatta su 15 bambini nei quali è sottratto l'elemento moràte che qua)che volta avvalora negli adulli un nuovo rimedio1 argomenta l'autore che si possano tentare esperimenti in più larga scala.
141 ·f
DJ TERA.P.EUTICA
11n nuovo DoNKIN. -
tratt~mentò
4tll'ùloera. dello
•toma~o.
(Oa~ette :cles Hopitau:;:, N. 60, 1891).
La cura deli'ulcer~ dello stom~co presenta semRre grl'.\ndi .difficoltà. La .cura classica coi- regime latteo esclusivo molto spes!50 non dà buoni risultati. La cura col bicarbonato sodico .ad alte dosi, quantunque più efficace, non è esente, da in.suc-ces5i. Donkin, ha avuto l'i~ea di trattare l' ulcera. dello sto.roaco Iascifmdo in riposo completo l'or~ano per I.JÌÙ giorni eolla diela assoluta. L'alimentazione durante qut~sto periodo <Ii dieta è fatta unicamente per la via rettale, mediante clisteri nutritivi. La dieta, nelle numerose osser?il.ziooi di ·Donkin, è stata or<iinariamente mantenuta per un periodo di dieci a 20 giorni. Questa dieta è assoluta; tutl'al P,.IÙ si permette ai malati di suc~hiare qualche pezzo di ghiaccio per calmare la loro sete. Ec· .cezionalmente p.onk1n adopera un trattamento misto, consistente nell'ingestiqne di una piQcola quantità di latte, T,lf?llo -stesso tempo si us1;1no i clisteri alimentari. In generale questi ~ostituiscono il solo modo dì alimentazione. La composiz~one di quesii clisteri varia .molt.G. l clist~rl di latte addizionalo o no d.i peplooi, di cognac, i clisteri di brodo addizionati falvolta da rossi d'uova sono stati alternativamente adoperali. Questi clisteri, per essere tollerati, devono èssere ~ati molto lentamente;.. la quantita di.lìquid6 non deve oltrePiiSsare da 60 a 100 grammi. La loro somministrazione siri_pete ogni tre o quattro ore. È talvolta utile di aggiungere loro .un po' di Iaudano. l n realtà Donkin si.è tatto il quesito se l'assorbimento non 'SÌ limiti Q1}8SÌ esclusivamente, qualunque sia la composizione del clistere, all'acqua e ~d alcuni sali, sembrando mollo limitato l'assorbimento .degli albuminojdi e degli idrocarburi. Difatti il c.,os8 lrequente l'osservare, n~m ostante i ·clisteri alimentari, un notevo.le dimagramento. Ma Jà perdita di pe~o ' 'iene presto riacquislata qQaudo s.i ritorna aU'aUmerHazione ·<lrdinaria; essa non costituisce quinqi una assoluta controindicazion~.
Questo ritorno all'alimentazione normale esjge alcune pre-
IUVlSTA
cauzioni. Per dieci o quiJ;òici giorni è bene dare es"Clusiva. mente alimenti liquidi, latte o brodo. Sollanto più tardi si p0 • tranno permettere gli alimenti solidi. L'uso del ferro e del. l'ars~>nico presenteré. allora una cerla utililà. Il risultato lerapeutico di questa medicazione è stato, io nove casi d'ulceri dello stomaco, molto soddisfacente La scomparsa dei dolori é quasi immediata, i vomiti e l'emalf$· mesi si arrestano rapidamente. Il miglioramento così ottenuto é dur·evole. Ma questo metodo ha il grande inconveniente di essere penoso e di cagionare un indebolimento molto prouun. ciato. Esso quindi deve essere riservato per le ulceri ribelli agli altri metodi di cura. Fra le indicazioni che possono più particolarmente farla adotlard, fa d'uopo citare i dolori che produce talvolta la minima ingestione di alimenti e soprattutto l& emorragie ripetute che accompagnano certi casi d'ulceri. Non si dimentichet·à che queste emorragie possono prodursi sotto due differenti forme: l'una che, per quanto spaventevole sia, non è forse nè la più frequente, né la più grave, la ematemesi; l'altra più insidiosa, soventi non conosciuta, e costituente, nondimeno in molli cas~ la causa principale d'indebolimento, la melena. In queste due varietà gravi di ulcePa il trattamento 1'igo1·oso di Donkin potrà essere giustamente tentato. Or·a questo trattamento non può esso, diminuendone la dut•ata ed il rigore, trovar poslo in certe forme di dispepsie ero· niche? Si potrebbe essere tentati di farlo tanto piit che si conosce il miglioramento che si ottiene spesso riducendo la quantità di alimenti presi al suo minimo. Quando la di-agnosi rimane dubbia, come spesso accade in clinica, tra un·ulcera semplice dello stomaco ed una cloro-anemia con disturbi gastrici, la situazione è ancora piu imbarazzante. Si può infatti temere mvllo, per la cloro-anemia, l'azione debilitante dell'inanizione. Donkiu consiglia, quando gli altt·i mezzi hanno fallito, t!i tentare il suo metodo a titolo di cura di pro,·a. Il mi• glioramento rapido di tutti i sintomi, se si tratta veram~n le di un'ulcera, il loro ag~ravamento brusco se si tratta di clorosi, stabiliscono ben presto nettamente la diagnosi. È allora pos· sibile ist1tuire una cura energica della clorosi.
Dl TERAP&UTICA
t413
n trattamento elettrico del gozzo ..ofta.lmioo. - VtGOU· noux.. -
{Ga~ette des H6pitauaJ, 5 maggio, 1891).
11 trattamento elettrico del gozzo esoft.almico é di una innocuità completa e di una efficacia vera La sua tecnica ope· ratoria non è punto complicata; essa consiste nell'elettrizzare successtvamenle colla corrente faradica le due carotidi, le due regioni . peri-orbitarie, il tumore tiroideo e la regione precordiale. Gli effetti della corrente faradica si esplicano soventi immediatamente con una sensazione di alleviamento, una diminu zione dell'esortalmia, una vascolarizzazione meno pronunciata della ft~ccia. La corrente continua, che l'autore ha usato !';0 venti in questa affezione e che ora lla abbandonata, agisce meno presto. Quanto all'elellricitò. s •atica, cosi utile in altre nevt•osi, essa é molto male sopportata da questi malati. InfaHi in essi la resistenza eletlt•ica é mollo diminuita; essa é r idotta !"Oventi al quarto della normale. Per cui, il malato, situato sullo sgabello unito alla macchina statica, prende lr•e o quattro volte più di elettricità di un soggetto isterico o nevrastenico, la di cui resistenza è normale e soventi anche aumentala. Per praticare l'eleltriz~azione si fissa dapprima una placca Jat·ga da i aù 8 centimetri col mezzo di una fascia alla parte poster o- inf'eriore del collo, ove essa costituisce l'elettrodo inc!ifferente. Il polo attivo consiste in un bottone piallo od ohvare, od anche in un tampone pia llo, a seconda della regione da t'leltrizzare: carotidi, regioni oculari, tumore tiroideo, regione precordia le. La dur6ta totale della seduta di elettrizzazione deve essere di dieci a dodici minuti. Le sedute saranno ripetute almeno ogni due giorni, e, se fosse possibile, anche tutti i gioJ'ui. L'autore crede che il trattamento elettrico deve essere adoperato solo, senza associarvi altri medicamenti. 1 bromuri, la digitale, l'ergotina gli sembrarono inutili, gli iodur i, il ferro A l'arsenico gli panero piuttosto nocivi. L'idr·oterapia, che sembrerebl;le potersi naturalmente associare all'elettr icità, é soventi una causa di indebolimento.
RIVISTA
l risullati terapeutici sembrano più rapidi è più si-eu1·i. quando la cura elettrica è adoperata esclusivamentE\ e senz& associazione d'altro medicamento. Il miglioramento é d'ordinario molto pronto. L'inquietudine e l'agitazione sono i primi fra i sintomi a scomparire. 11 tremito ed il gozzo sono in seguito tnodificati. L' esoftalmia è un po' più tenace; ma di tutti i sintomi il più lento a modificarsi è la tachicardia. ~la se il miglioramento é rapido, la durata totale della cura è lunga, quando si voglia oUenere la scomparsa completa di tutti i sintomi. Essa impiega sei. mesi, uo anno ed anche più. AzloJle dell'antlplrlna nei v ersamenti pleurlol. MENT. -
CLÉ-
(Jou rnal dfl Médecine et de Chtrurgie, giugn()
1891). Il dott. Clément ha riferito nel Lyon médical i buoni risultati ottenuti amministrando sistematicamente l' antipirina in tulte le pleuriti, accompagnate o no dalla febbre. Ecco quanto egli ha osservato in tutti i casi in cui il versamento non era nè sanguigno né puruJentn. Fin dal giorno. susseguente e al più tardi fio dal dopodomani si nota un notevole abbassamento nell'altezza dell'ottusità assoluta. Molto spesso, dopo quaranlolto ore di cura si ba scomparsa completa dell'ottusità as~oluta. Egli ha riferito avere presentemente nel suo reparto un& dortna di una certa eta che aveva da due mesi un versamento a sinir>lra, di media intensità, senza reazione febbrile e nell& quale il liquido si è riassorbito completamente in 24 ore. In altri sog~elti ha pure constatato una risoluzione molto rapida, e negli ailri casi si è effettuato in meno di quattro giorni. La dose ordinar·:amente sufficiente e sempre necessar ia è di 6 grammi al giorno, amministrandone un grammo ogni quallro ore. Riassorbito il liquido, si deve continuare H m~ dicamento per qualche giorno ancora, abbassando la dose quotidiana a 4 grammi, per esempio, senza che si possa te· mere una recidiva.
DI TERAPEUTJCA
I oasi che Clém~nt ha curatq in questo modo comprendono pleuriti acule reumatiche con febbr~ e pleuriti latenti. Tanto le une quanto le altre si sono comportate nello stesso modo; egli crede anzi che il successo sia stato più rapido nelle forme late.nli che nelle forme acute. La medicazione fallisce quando il versamento è purulento: l'autore crede che lo stesso avvenga nei versamenti sanguigni; egli ha avu.to in cura una donna, affetta da verSamento sanguigno, la quale sopportava difficilmente qualsiasi medicazione, ed alla quale egli è stato costretto a praticare la toracentesi. Siccome il medicamento non agisce nè come diu:-elico né come diaforetic9, ~embra che esso abbia un'azione risolvente sull'infiammazione della pleura.
RIVISTA DI TE~NIGA E SERVIllll M~DILO ~IlliTARE ____.·: - · Dlsoorao tenuto neUa seduta Inaugurale del Congresso internazionale di igiene e demogratla In Londra.
VoN CoLER. -
Crediamo far cosa grata ai lettori del Giornale medico l'lproducendo il discorso pronunziato dal:General$tab~arzt (1) prussiano von Coler al Congresso internazionale d'igiene e àemografia tenutosi ultimamente in Londra, Esso ci da importanti ragguagli sui grandi e rapidi progressi fatti in questi ultimi anni dall'esercito germanico sul campo sanitario. « Incaricato dai GoYerni tedescbi, parlicolarme,zyte da quello
di Prussia, ed a nome di quanti sono nell'Impero germa(t ) Siamo lieti di annunziare che con ordine di Ga):)inetto del t!} Sèttembfe t89t l'illustre capo del Corpo Sanitario prussia.no è stato da s.~· t•Imper.'ltore e Re promosso al rango di Tenente Generale. Le nostre congratulazioni per la !len LA DnteZtONE. meritata distinzione.
1416 .RIVISTA 01 TECNICA nico, i quali risposero, con me, al vostro appello di partecipare a questo Congresso, io ho ad esibirvi le più calde gfazie ·pèr il vostro gentile invito, mentr·e non è d'uopo ~g· giunga quanto altamente apprezzi l'onore, a me per tal fruisa conferito. A dimostrare nel modo più chiaro il vitale intet·esse, sentito nella nostra patria, per tutti i còmpiti, non meno che per le future risoluzioni, di questa dislinla assemblea, sarebbe sufficiente il grande numero di delegati, che vennero dal mio paese inviati ad assistere a questo Con, gresso. Gli è, invero, con un senso dì giocondo orgoglio, se da questo luogo e da questo paese, ove noi rinveniamo proprio la culla di tutta la moderna scienza della salute pubblica, è a me consentito di aff~rmare come i molteplici sforzi, fatti in cotale indirizzo dell'igiene, irradianti si dall'Inghilterra, fm•ono salu ta!.i con grande gioia specialmente in Germania, ove attt·assero !a più accurata attenzione ed o ve con la maggiore .a ttività vennero fin dallo inizio favoriti' e promossi. E validissime esistevano le ragioni a ~iuslificare quanto in cos:ffatto dominio venn~ attualo. La umanità è stretta ad opporre, in una continualotLa, resistenza alle forze della natura, la cui sottomissione rappresenta e costituisce, dopo tuLto, lo scopo finale di tutti gli sforzi umani. Infatti, il più elevato grado di c9ltura ha s ricercar~i e lo si trova soltanto là, ove l'uomo è, nel modo più perfetto, riuscito a soggiogare la natura a mezzo di un'intima unione del genio umano e della forza·. Ma in quella formidabile lotta è di nuovo la scienza òell'igiene, la quale appr~sta al çombaUenle per la coltura e per la civilizzazione le armi più efficaci. Di eminente utilita e re· frigerante ed apportatrice di novello vigore è la fonte, che dolcemente ftuis('e dal seoo di ogni scienza, ma vi ha difficilmente un'altra scienza, la quale, più di quella della igiene, conceda felicità, maggiori bene6cii arrecbi al benes· sere comune al pari che alla pt·osperiLà individuale, e che più. ,meritate riscuota le benedizioni. La Germania ha proceduto da sè stessa per la via di questa esperienza. Jo poll'ei ben cq_1 durvi dai nostri più magnifici palazzi ai più umili abituri 8e1 brB;CCiante, dimo;;trandovi l'organizzazione della nostra metropoli e quella dell'opificio del solitario operaio, chè ovunque
E SERVIZIO MIWICO
~IJLJTARE
H·t7
t'occhio osservatore si incontrerebbe, con i preziosi sforzi e con i miglioramenti igienici, dir~tti lutti a beneficare il singolo individuo come la comunità. L:e.~ercito, cui concorrono a costituire i figli di tutte le clas~i del popolo, I:appresenta qwmto dì pil). caro è al cuore òella nazione tedesca. Ed è questa grAnde istituzion~, la quale, indipendentemente dalla guerra di r·ado occorrenté, é in tempo di pace, e per il progresso dei pacifici propositi, divenuta la scuola nazionale dello sviluppo fisico ed intellettuale, la sorgente delle più elevate virtù della mente e del corpo, la 'fonte dei nostri .più sublimi ideali. Egli è in questa bella istituzione, ove i beneficii della scienza i~ie nica sono stati copiosamente ricevuti, ove i più g1·andi successi della igiene possono ess~re ogni giorno dJslintamente ò:::.servati. Dobbiamo grazie, sopra tutto, all'igiene ed ai suoi insegnamenti se é tornato possibile ridurre considerevolmente di anno in anno il nug1.ero dl:'gli infermi nell'esercito e di restringerne nl minimo la cifra dei decessi. E, per· vero, è a me dato asserit•e come, n" l ~olo vol~<ere de.gli anni 1888-89, abbiano richiesto il ~oçcorso medico od il chirurgico ben 79,500 individui in meno di quanto, giudicando dalla media del dt>cennio precedente, dovevamo aspettarci. Conseguentemente molte centinaia di migliaia di giorni di infermità, che dovevano venire trascorsi sotto cura, sono ora stati guadagnati in merito della migliorata ed'ucazione fi~ica ed intellettuale deil'ttomo. La proporzione della mort.alita è nell'uguale scorcio di tempo discesa di due terz'i (dal6 9 per 100 nel 1868 al 2-3 per 100 suUa forza attualmente sotto le armi nel 1888-89). Inoltre nel corso dell'ultimo anno noi r·egislrammo almeno 1500 morti meno del 1868, confrontando qut'~ti specchi con la forza numerica dell'esercito di oggi e di quell'anno. Quale alta somma - fli :benessere nazionale e di umana felicità è a noi con$entilo indicare in riasS'\lmere siffalli eventi! Ogni singolo individuo, toccata l'età di servire nell'esE>rcilo, sta a rapp('esentare un capitale oHimamente calcolato, ed a.s sicurarlo nell'interesse nazion8le è stato il riuscito còmpito dell'igiene. Ed incalcolabili sono le conseguenze benefiche, le quali si risèontrat;~o nel fatto che in ogni anno
RIVISTA DI TECNICA
diecimila dei nostri uomini in più che in passato, rimangono ora sani e scevri dai germi di infermità, uomini, i (luali, compiuto il loro servizio militare. tornano alle loro case, si allogano pacificamente, si accasano ed offrono nel loro robust.o stato eli salute le migliori garanzie per divenire padri di famiglia in sano e rigoglioso sviluppo. In verità che, considerate sotto tal punto d.i vista, le spese per gli ot·dinamenti igienici vengono dai frutti, che recano, ripagate più che a cento doppii, fatto codesto, al quale già alcuni anni indietto ~pecialmente alludeva un illustre sapient~ di questo paese in una lettera alla Augusta Imperatrice e Regina Federico, che aveva da tempo dedicato il suo profondo in.t eresse e prestato il suo altissimo patrocinio alla igiene. Ed, inoltre, tali ratti, cosi splendidamente com:tatati, assumono importanza ancor più elevata, allora che si prenda in considerazione 1a p1·osperità, che la nazione indu bbiamente ritrae dal conservare una tale armata nazionale, la quale rende ogni singolo individuo forte in salute,' nazionalmente lo educa a migliorare la mente ed il corpo e lo innalza ad un più alto livello di intelligenza ed accu1·a.tamente lo addestra e lo disciplina ad aumentare i suci poteri fisici, i suoi talenti, le sue energit!, che nel seguito Jella vita debbono aiutare tali uomini ad atteoderè alle proprie occupazioni civili su di una base sana e per un lungo numero di anni. Ebbene tutti codesti vantaggi nazionali non ne compensano riccamente delle ~omme necesssarie al xnautenimento di una cosiffatta armata? • Se dal nostro esercito sono completamente, o quasi completamente, scomparse malattie, quali la malaria, il vaìuolo, la dissenteria, se là lifoide ed il tracoma divengono sempre e sempre- più malattie. del passato, noi dobbiamo di quei risultati essere riconoscenti allo sviluppo ed alle applicazioni dell'igiene sotto il regno di Sua Maes!à, l'Imperatore e Re, Gugliemo Il, il quale con cuor e veramente regale e con f01·te risolutezza assicurava nel nosll'o paese all'igiene il posto, che a diritto le spetta. l più superbi risultarnenti hanne coronato questa opera, risultamenti, che, fino ad epoca recente, si credeva quasi impossibile r<lggiungere. Dimostrato
E SERrJZIO MEOICO MILIT.\RE
l .i. Hl
dalla esperienza è oramai un fatto stabilito cbe le malattie infettive non sono, in modo alcuno, un maiP- necessario nel. resP-rcito. Sono desse semplicemente infermità, le quali possono essere schivate, cui si può opporre potente resistenza, contro le quali la scienza di oggi~iorno pugna vittoriosamente e con successo- sempre maggiore. Dn siffatta esperienza e dal convincimento che, come nella nostra armata germanica e nell'impero tedesco, la ~iovane Deità Igiene diverrà 111tts ed ovunque ur.a prodiga benefattrice ed un'amica della umanità, risulta l'altissimo concetto, onde noi salutiamo la sua gloriosa scienza ed il suo Congresso. Noi, pèrtsnlo, abbiamo seguito con cuore Stioviale e riconoscente il vostro appello a cooperare con voi nell'orbita di uno scambio internazionale di cognizioni e di esperienza, ed a pot•gere il nostro contrib:.Jto alla soluzione dE.'IIe que!;tioni sanilariè tttttora aperte. È iri Lutti noi fervidà la speranza che le adunanze e le determinazioni di questo Congre!'!(':O possano condurre al progresso della scienza, alla felicitA dt>gli uomini ed alla gloria di questo grande ed ospitale paese. » F. S.
RIVISTA D'IGIE~E
E. H IIA:SKI'I. - Sull'immunità. - Memoria Iella nella sezione batteriologica del congreS!;'O internazionale d'igiene. - (T/te lAncct, agol'lO, lfl91. Dalla celehre scoperta dì Pa!.'leur del vaccino attenuato C(1me pre~P.rvativo di alcuni animali contro il colera dei polli cd altre malaLlie, la natura dell'immunità con~enita od orquic;ita ha potentemente attratto l'allenzione dei batteriologi. c le moderne vedute su tale ar~omento vanno acrrui~lando sempru mag~ior preci~iooe e !.'&ldezza. 11 concetto df-ll'•mmunità contratta per un'alterazione del metabolismo delle rellule, é ora detel'minalo dalla teor1a ragocit•ra alla quale è onore\'olmeote legato il nome di MetschmkoiT; la supposizione di Chauveau E'd allri che l'immunità ~ia pro:iotla dalla prec;enza di qualche sconosciuta !'O~tanza d'or1gin~ batterica, è ora adombrala dai ri!.'ulteti ottenuti da molli O..!ler,atori, i quali hanno realmente rinvenulo ne~li animali 1mmuni dell~:> sostanze che uccidono i batteri, e che per loro nalurR e1i origine c;ono diverse o:!a quello che Chauveau a"'eva supposlo. Alla fine del 1888 Nuttal l'copri che alcuni batteri .. ono tli~trutti <~e me~coltili a sangue fresco ed al siero dE'l sans.rue, e c be questa distruzione non può essere ascr itta all'azione deszli elementi cellulari, ma piuttosto alla parle fluida dt>l "8ngue. La scoperta fu tosto ~eguita dall'opera di Buchner e Nis!'en, i quali !fiun~ero alla conclusione cbe que!Lo potere boHericuln delle cellule del siero del sangue sia un po-
RIVISTA n"tGlR:'\1
1.6-~1
Lente fatlor·e nel confltUo fra ror·gaOJJ<tnO ed 1! micrvbio. Ul· teriore conferma di 'luesto principio fil rìnvrene nella scoperla dì Boucherd, rl quale dimo<>trò pel primo cùe il siero del sangue <li un coniglio può !'ervire come mezzo di cultura uel bacillo piocraneo. e che un 4;oni~lro r~so rmmune dalla rnalaLlia prodotta da questo bacillo, ha oel siero tlel ttuo sangue un potere che aU.eoua o cli~lru:.r~Ze questo mrcr·obio. Cosi, rendendo uu animale immune contro uoa rnu· lalha, ~i accresce considerevolmente l't1Z10ne battericida del suo si~:ro sanguigno. Risultati simili ~i sono otlenuh con i microbi del colera e o clel carbonduo, e da Emmericb e ~~a~lbaum col tifo dei maiali, malattie che non sono slale t<ollenlo impedil... con la 1noculazione del ·iero del sanszue d1 conigli res1 pre,·iameole immuni, ma che t'Ono state curale con succe~so in animali che le avevano gia contratte, ~coperta que~ta che conduc~ ad un'altra di natura ben diver:>a. SE'condo i lavori di Beln·ing e Kita!'I\LO, i microbi del lo t.ano e della tiinerJle nou si spargono pel carpo dt?tranimale infetto come quelli del carbonchio, ma restano nell•• vicinanze del pun1o d'moculazione, dove elaborano il loro potente veleno, che assorbilo dall'organismo produce i suoi di!:&Slrost efft!lli. Cos1 in una cavia inoculata !"i Hiluppa la paralisi difter ica quando già il bacillo dell» d1fteriLé è scomparso dal suo corpo, e praticamente . i pos~ono riprodurr~ gli effelli clìnici della diflerit.e, con rmorulazione di una do!'e minima dal veleno elaborato dal rnicrobio della diflertte. Fraenkel, Bebrin~ ed altri conveo~ouo cht! dJfficilmenle si possa giungere ati una tolleranza con le succes:~ive inoculazioni d1 dos1 minime del puro 'eleno della dJCleJ·ìl·~, quindi simile proce!lSO dilTicilrnenle condurrà ad una via l'icura per ottenere l'tmmuuilà. contro la malattia. Come dunque potremo curare ljj dJftPrite 1 Se 110che t<1 trovasse una ~ostanza capace di uccidere il rnicrob:o senza nuocere e 1I'Orjl&oismo, come si curerà la rnalatlitt già s\iluppata 1 Il siero del sau~ue dei sorci forse contiene questa sostanza, ma a che servira ili!'tlrug~:ere 1 bacilli della difterite m un
f\IVISTA
infet·mo se non si distrugge il loro veleno che nell'assenza del microbio produttore è capace di uccidere l'infèrmo? Eppure Behring e Kita.salo hanno reso i conigli immuni contro la difterite ed il tetano. Il siero del sangue di un coniglio immune dalla difterite non uccide il bacillo della difterite, ma ne distrugge il veleno, ed é in questa virtù an~i tossica del siel'o cbe si scorge la possibilità di curare tetano e difterite, ciò che è già ~lato ottenuto nei topi e nelle cavie. Gamaleia ha ottenuto l'isuHati col veleno del vibrione di Metschnikoff, il quale é distrutto dal siero del sangue dei conigli, ma non da quello delle cavie, le quali non sono re. frattarie come i primi, ma sono suscettibili pel veleno di questo microbio. La scoperta èel potere battericirla del siero del sangue ci conduce adunque ad una nuova teoria cbe si può formula~ cosi: l'immunità congenita od acquisita è dovuta alla presenza di sostanze formate dal metabolismo dell'aoimt~lé anziché da quello del microbio, aventi potere di distruggere sia il microbio, sia i prodotti dai quali dipende la loro azidne patogena. Qual'è ora la natura delle sostanze dalle quali il siero del sangue trae la sua azione battericida? Bucbner due am1i or sono saggiò l'a.zione di ciascuno dei conosciuti eostituen~i del siero del sangue sui batteri, ed in nessuno di essi sco,Prì azione battericida; in seguito mostrò che quest' azione non poteva attribuirsi ai sali, alle traccie di fibrinogeno o ad altri proteidi del siero, quindi concluse che dovesse attribuirsi a quel resto di vitalità del plasma dal quale il siero dat·iva. Forse egli intravide qualche altro costituente finora sconosciuto nel siero del sangue, ed in tale circostauz.a il lettore di questa memoria sospettò che un particolare fermento proteico conosciuto sotto il nome di cellulo-ghrbulina B. fosse la sostanza in questione. Ad ogni modo egli ne sperimentò l'azione sul baeiiiG del carbonchio, e trovò che realmente uccideva questo miCN>bio_ Trovò quindi che simili sostanze èrano presenti non solo in animali naturalmente immuni contro' rantrace, ma anche in quelli suscettibili di tale malattia, ed a questa sostanza
D'IGIENE
diede il nome di proteidi difensori In uno scritto da lui pubblicato notò varie somiglianze fra l'azione battericida di tali sostanze e quella posseduta dal siero del sangue, le qu11li tendono a dimostrare che queste dipendono dalla presenza di proleidi difensori. La sola presenza di questi proteidi nel siero del sangue degli animali non basta per caratterizzarli come mezzo di resistenza all'invasione dei microbi. Prima di considerarli come fattori dell'im:nunilà, dev'esser dimostrato che il prote1de difensore di un animale refrattario é più attivo o più abbondante che in un animale suscettibile eli una data malattia, e questa dimostrazione rautore ha pror.urato di ottenerla da uno studio del proteide difensore del topo che è mollo resistente contro il carbonchio. Behring nel 1888 dimostrò cb~ il siero del sangue del t.opo è ptù alcalino di quello degli altri animali, e che ha il potere di uccidere i bacilli del carbonchio, potere che esso perde quando é reso neutro, quindi conchiuse che l' immunità del topo per il carbonchio é dovuta alla forte alcalinitA del suo siero, ma non potè isolal'e la sostanza alcalina contenuta nel $iero. Lo studio che l'autore ha fatto sui proteidi difensori lo ha messo al caso di guardar la questione solto un altro punto di vista, e cosl egli ha trovato che quel siero contiene un corpo proteide di reazione fortemente alcalina, capace di uccidere i bacilli del carbonchio, 11 quale inoculato ad un topo assieme alle virulenti spore del carbonchioj impedisce lo sviluppo del morbo. Ma i proteidi difensori degli animali suscetti~ili T>el carbonclHo non esercitano tale potere protettivo, onde questi esperimenti indicano una difl"er~n:ta sul modo d'azione dei proteidi difensori fra gli animali immuni ed i suscettibili per una data malaUia. La quantità del proteide difensore d'un topo può essere diminuita da quelle cause che sono conosciute come atle ad abbassarne il potere di resisten1.a, e Feser assicura che si può rendere suscettibile di carbonchio un topo nutrito per qualche tempo con vegetali; l'autore l1a però osservato che
H24-
RlV1STA
i topi bianchi sono re~ratlar'i pel carbonchio sotto qualunque dteta, e che si può ~empre estrarre dalla milza e dal siero del sangue di questo animale il proteide difensore, mentre egli ha provato con inocuiazioni comparative che i topi net>i nutriti con solo pane muoiono dopo rinoculazione del carbonchio, e sopravvivouo quelli alimentati con carne. Dopo i lavori dell'autore, Buchoe1' ha abbandonato l'tdea 'del resto di oitalità attribuito al siero del sangue, ed lla accettato quella del peoteide difensore per il quale propone il nome di ale:.eina. Comunque sia, l'autore crede che questi corpi albuminoidi simili a fermenti si possano dividere in due classi, in quelli cioè che sono normali e naturali per un animale, ed in quelli posseduti da animali resi immuni artificialmer'Jle, é propone dj chiamare sozine i primi, ph!JZ.arr:ine i secondi. Ciascuna di queste classi può essere poi suddivisA in quelle che agiscono sul microbo stesso, e quel1e che agiscono sul veleno dai microbi gener·ato, e queste sottospecie prenderebbero il nome di myco-sozine e toxo- sozine, myco-phylaxine e toxo-phylaxine. Cosi le myco- sozine rappresenterebbero i proleidi difensor'i normali negli animali, ed agenti su varie specie di microbi, le toxo-sozine i proteìdi difensori normali agenti sui veleni prodotti dai vari mic!'obi, le myco-pltglaxine e le toxo-phylaxine esprimerebbero le due sotto- classi del gr-uppo della phylaxine. Dott. P ROSPERo SoNSrNo, di Pisa. - I principali meul preventivi più effìoaql contro la diffusione delle ma lattie entozoarie nell'uomo. -Memoria letta nellA 1~ sezione del congresso internaziqnale d'igiene.- (The Lanoet, agosto, 1891). L'autor·e, dopo un'onorevole allusione alla memoria del compianto Spencer Cobbold, strenuo cultor·e di quèsta bl'&nca della medicina, richiama l' attenzione degl' igienisti sulle :)0 specie di entozoari che infestano il corpo umano, eompresi alcuni piccoli parassiti di carattere protozoario, com~ le amoebae, il cercomonas, un balantidium, alcuni coccidii,
D'IGIBNB
·14-25
ed il più importante fra tutti, l' ltoemocytoz01m della febbre malarica, dei quali non intende occuparsi, perchè è ancora sconosciuto il loro modo dt penetrazione nella umana economia. Limitandosi a considerare gli entozoi che appartengono alla classe zoologica dei vermi, eccetto due specie di pentastomi che sono del tipo degli artropodi, anzi restringendosi ai più importanti, ma includendo quelli che sono esotici per l'Europa, costruisce il seguente quadro sinottico indicante la distribuzione geografica degli entozoi principati più diffusi e più importanti.
90
Rl\'lSTA
Nome dell'entozoo
ùbtrlbuzione geogranca
Osservazioni
1' Tenia Madacasca- Mayotte-Mauritius Secondo Blaochard riensis (1) (Davaine). è diffusa all'est dell'Afr ica ed alle isole della costa orientale. ~ Bol r iocephalus Groenlandia. cordatus (l) (Leuckart). 3" Botriocephal usiChina e Giappone. ,Conosciuto solo allo Maur i (3) (Cobbold). stato di larva. 4' Distornum Ringer i Isola Formo sa, ! amagi va lo ha tro(2} (Cobbold). Giappone. vato incistato nel cervello umano. 5• Distorourn Etero- 1Egitto. phies (1) (von Sie- , bo l d). 6<>Distomum Buski (1)~Asia ed Egitto,, (Lancaster). China, Calcutta ,(Trovato da ~ons1no·~ i• Dì!'lomurn Sinense Corea, Maurizio,( nei gatti. (2) (Cobbold). Lapponia. ) 8• Distomum coniun- 1l ndia. lurn (2) (Cobbold). 9o Bi lha rz i a H a e- Costa arabica del Berkeley Hill malobia (3) (Cob- Mar Rosfi'o, E- r invenuto tn bold). gitto, tutta la co- persone che sta or ientale del· sempre vissuto l' Afr ica , Costa Inghilterra. d'Oro, N ilo bianco, Alb. Nyanza . t u• Arophistom um India . 1 homiois (1) (Mac Connel).
l
l
1427
D'IGIENE
Nome dell'enWzoo
Distrlbudonè
Os~rvazioni
geografica
11' Dracu.nculus Me- Arabia, Persia,! dioensis (2) (Lin). Turkestan, Gui- 1 l nea, Senegambia, Abissinia, l 1 1 Nobia, Egitto,
l BMsii~,Guiana. l
1.2' Filaria ~ànguinis India, China, Giap-lDemarquai la trovò hominis (1) (Lewis). pone, coste dello pel primo in un Zambe.,:e, Zan- idrocel~. zibar 1 Brasile , Caroline, Ala- 1 bama, Guiana Buenos Ayres.
'l
13' Filaria Diurna (1)jCongo, vecchio Ca-(Du~ sptecied cal rMalterizza e a an(Manson). , labar. • b · 1 14° Filal'ia Pe.rstans,Congo, vecchio Ca· son pe~ em.~rdJ~ ne, um.;o 8.,.. 10 (1) tMansoh). labar. l fi nora conoscmlo. · 15' Filaria Loa (1) Co8taorientalédel-1Manson suppone (Guyol). l'Africa, Guinea,! che sia lo stadio Congo, Guitm&, adulto della FilaIndie Orientali. ria Diurna. 16° Pantostomumcon-lEgitto. !Conosciuto soltanto allo ~lato di larva. striclum (2) (Sie- ~ bold). ,\'ota, -
11 numero (t) indica elte l'entozoo e stato trovato soltanto nel·
·t•uomo, il numero (!} che è stat.o trovato nell'uomo e negli animtlli, il nu· mero (3) indiea esser dubbio se si sia trovato solo nell'uomo od anche negli animali.
L'importante differenza fra gli entozoarii ed i microrgsnismi é queste, che l'entozoo venùto dal di fuori non si moltiplica indefinitamente nel corpo che ro alb~rga 1 mentre i microrganismi entrano io piccolo numero, e si moltiplicano
1!.28
RIVISTA
all'infinito. A lira differenza è nella predisposizione neces saria per i lflicrorganismi, non necessaria per gli ~nlozoi, giacchè inghiottito un Cysticcrcus cellulosae, si pu6 essere sicut•i di vedere òopo un certo tempo sviluppare la Taenia solium, come inghiottendo uova mature di Taenia soliam un animale sarà presto infettato dal Cysticercu.~ cellulosae. A vendo di mira la prevenzione delle malattie entozoat>ie, l'autore stabilisce una divisione pratica di entozoi cosmopoliti e regionali, d'indigeni ed esotici relativamente &IL Europa, ed un'altra divi~ione in parassiti che vivono nel canale inle:ilinale, in parassiti che vivono in organi che mandano le loro secr~zioni nel canale intestinale come i aolti biliari, eri in parassiti che vivono in cavità chiuse, nel connettivo, nel sistema vascolare. Indi stabilisce le seguenti regole personbli: 1° Pura acqua di sorgente, od in mancanza, acqua bollita e fiHrata; l'acqua da bere sia conservata in vasi nitidi e ben coperti; l'acqua dei fiumi e dei laghi non deve essere inghiottila quando si prendono bagni. Questa regola riguarda specialmente la Bilharzia haematobia, la Filaria sanguinis, la Filaria Loa, il D,.acunculus medirtensis, il .Rhabdomena intestinale. La relativa grandezza delle uo va e delle larve degli entozoi ne impedisce il passaggio attraverso il tì per la Bilhar·zia basta dunque la flltt·azione. In E gitto i naturali trascurano questa precauzione, e sono quasi esclusivamente affetli da quest'entozoa. In alcuni paesi i '""'"'""ocrini che cadono e muoiono nell'acqua. la infettano con uova della Filaria sanguinis, le mosche vi depositano uova d'altri vermi, e perciò è necessario coprire i pienti. Il Rabdomena intestinalis, scoperto io soldati che nivano dalla Cocincina, quando è ingerito in grande quantità, pt•oduce intensa anemia P.d enterite. ~ La carne, il pesce d'acqua dolce, le verdure, devono essere ben colte e riparate dalle mosche. Tale precauzione salva dalla Tricltina spi,.ali8, dalla Taenia solium, saginata. mystaz, dal Bothriocephalus latus, dall'Ascarislumbrieoid~ dal Distomum lanceolatum, dalla Fasciola llepatica. T.ewis,
n'..!GIENl
p ellizzari e Pcrroncito hanno dimostrato che la temperatura di 60° basta già ad uccidere ie :trichine ed i cisticerchi, ma perchè la _parte centrale del pezzo ·di carne raggiunga una simile temperatura, -è necessario assoggettarne la s;uperticie aJ una temperatura molto più alta per qualche tempo. Max Braun ed al~ri hanno dimostrato che alcuni pésci d'acqua dolce, come il luccio e lo storione, contengono le larve del Boihriocephalus lalus. Il moderno uso di dat·e ai bambini ed ai deboli della car'ne -cruda, è stato causa di straordinaria diffusione della Taenia .saginata. Il .raschiare e passare la carne in uno staccJo ben fine, basta perché il Cysticercus boois non giunga vivo ne-l corpo dell'uomo. 3• Bisogna opporsi al ~usto tlepravato per le sostanze alimentari corrotte e per le immondizie come nella Piea e nella Gophauia, perchè la Tenia nana, canina. e leptoc~t phala, il Distomum eterophies, l'Eehinorhyn.:hus homin:is1 l'Ascaris lumbricoides e my:ctas h:a nno per ospiti iroterme<Jiari degl'insetti che-pas~ono giungere nell'intestino dì questi infelici. 4• Alcuni' cibi speciali dei chinel.'i e giapponesi, come nidi di ron~ine ed altri alimenti congeneri, contengono le larve e le uova di Bothrioeephqlus c.or·daius e MqMoni, di l)istomum cra:ssum, eterophfes, sinense e IUnperi, quindi devono e~sere evitali. 5• Le mani e; le unghie devono e!ìsere accuratan1ente lavate quando si ,m.angia; gli dtlìroali domestici devono essere toccati con precauzione, specialmente i cani, gli entozoi emessi devono essere distrutti col fuoco se noo si vogliono conservare per' collezion4 :specialmente l'Anchylostoma dMctena:le, PEchinòcocco, il Pentastodoeum dentieulatum, le tenie e gli ossjuri. s• Si ripari il corpo dagli épizoi, mosche, moscherini, ecc., perchè trasportano le uova ed embrioni d,i entozoi, e si distruggano col fuoco ;:e è possibile, o si disinfettino ed allontaninh gli escrementi' umani~ i quali conteng<;>no germi dì entozoi. Siccome però non é spe,;abile che queste misure
RlVlSTA U3U sieno scrupolosamenl~ prese dai privati, lo Slalo deve intervenire con una serie di prescrizioni come le seguenti: 1° Fo,:cnatura delle città fatta secondo le regole della mo,. derna igiene. 2· Disinfezione delle feccte nelle scuole e negli asili, ospedali, ecc., con acido solforico al 10 p. 100 e col fuoco. 3• lnterdizione di lavori ed industrie nocive vicino all'a. bitat.o, come mine, gallerie, piantagioni di riso; esame microscopico delle feccia di individui che vogliono essere ammessi nei laboratori. 4• Ispezione veterinaria giornaliera negli ammazzatoi, e cremazione di organi o parti di organi di animali contenenti entozoi. s• Facilità di ammissione negli ospedali dei sofferenti per malattie entozoiche. 6- Il pascolo dei maiali sia tenuto lontano dalle agglomerazioni di uomiui, in luogo nel quale non trovino escrementi umani, o topi infetti da trichina. 7• Distruzione dei cani senza padroot-, onde evitare )•echinococco e.d il penlastoma denlicolalo. s• Pre!!crizione di buone latrine non solo in citt.à, ma allche in campagna, onde non si contaminino le strade tl le acque.
Nuovo metodo per lC1ata41o 4eU. nUappo 4el mloroTg&Dlaml, e della matabllltà. del loro oarattert e delle loro pzoprletà.. - (T/le Lan..eet, giugno 1891).
SHERIDAN DEt.ÉPINE. -
A risolvere la questione della costanza di balteri palogent sostenuta da Koch e Zopf, o della loro mutabilita pr opugnata da Davaine. Pasteur, Bucbner, una delle vie più st>rupl1ci sarà quella di studiare uoe spora isolata e seguirne lo sviluppo nei suoi diversi stadii, seguire lo sviluppo delle sue· cessive generazioni di microrganismi che derivano tutti delle medesima spora, e che sono coltivati in vari mezzi~ in,·eee di studiar~ i prodotti misti della germinazione di un certo
o'tGIB~E
numero d t spore. Se sar é possibile !'leguire la storia di una !!para e òella sua progenie, ari ottenere risultati ben detìn1ti, non occorre altro cbe seguire la serte completa dei cangia· menti morfologici che avvengono, quando i riiscendenti ùelln sl••sso intlividuo saranno coltivati in vasi messi successiva· mente, e quiodt conn~>llere alcune alteraztoni fisiche e chimiche ùoi varii mezzì, con gli ~l.adì di sviluppo, modificati 0 no, e finalmente t·invenire m '{Ual modo le proprielA dei m 1 cror~snismi, ad ogni 8fadio di sviluppo, sieoo morlificate 0 rPstino immutate in mezzo alle circostanze esteriori In uno c:tudio anteriore eseguilo col mezzo della ùtluziont>, l'autore ha not.atn che nella moltiplicazione dei batteri occorrevano fenomeni analoghi alle carHlCinelli. Ver~o la met.é dell'anno scor<~o, studiando lo ~viluppo eli <'erte muffe patoJ.!Me, ~enti di nuovo il bisogno di seguir da vicmo lo sviluppo di ogni sio~olo microrganismo, ma col mezzo delle ~occ.ie e de!IP coltur e a piallo non riesci all'intento, per la Jiquefazione di alcuni mezzi, per la mobilita eli nitrì, per la torma c1te as!'lumeYano le ~occu~. Ricor:-:e qutn li ad un nuovo metodo, che quantunque imperfetto nei suoi particolari, pro· duc:se !todisraceoli ric;ultati. Questo metodo consic:le nello includere un soLttle strato di mezzo nulrili\'O fra ùue lamine parallelt•, tn 10odo da costrin'!ere il rnicrorganismo a ~viluppa rsi iu determinate direzioni. Per elfetlo tlella <'apillerillt, i mez1.ì liquidi ciiventaoo fisc:t, put·chè ne sia impedita l'evaporaziont>, e tornano utih quanto i mezzi <10lidi Il meto.Jn può subir mQile variaztom, ma :l più semplice, e quello che all'autore ha dalo migliori risultati é il eguente: Ai !alt piu corti eli un port.aoggelti di cm. 8Xi si fls~u•1 •lue stri!tcie strelle di velro elle servono a sopportare un altro portsoggeUi, e c;uJie sle"sa Ruperfic•e rtscaldata alla lnmpada si fanno colare lre goccie di cera lacca che dovranno sopportare un copriogfletli circolare di 3 Cl'nlimt>lri flt cliametro. il quale rec;ta CO!"I alquanto distaccato dalla la mma sollosl.ante. Nel far colAre lt' jZOccie ùi cere lacca, dopo avere "'terilizzalo il vetro! ;tj ha cura di formare un
RIVISCA
triangolo che resti iscritto nel drcolo formato dal copriog-~etli.
Su! centro del coprioggetti sterilizzato !>i pone una p1ccola goccia di materiale nutritivo, la quale si inocula del materiale che si vuole studiare, si esamina prima in goccia pendente indi si capovolge sulle tre goccie di ceralacca. Si può anche deporr·e sulla pagina superiore del porlao~ gelli sterilizzato una piccnlfl goccia di un qualunque materiale nutritivo con pipetta sterilizzata, ma di tal picciolezza, che distesa non abbia un d1ametro maggiore di due ceutimetri, e su di essa far l'inoculat.ionc invece di farla gul copr1oggetto, stendendo il mezzo nutritivo e la coltura in sottilissima lamella che resti drcMcritta fra le tre goccie d1 ceralacca. Dopo di ciò, si copre la coltura col copriog~etlo ste1·ilizzato, il quale resterà ben sostenuto dalle tre goccie di cera, senza schiacciat•c ne comprimere la sottostanle cultura. Ciò fatto, si tocca il vetrino con una bacchetta di vetro an·oventata in corrispondenza dei tre punti ai quali corri~ponclono le goecie di ceralacca, il liquido di coltura interpo::;.to si stende cosi uniformemente attorno alla parte centrale, e la preparazione è pron~ per esser posta nell·ìncubatrice ~arantita nelfa came1•a umida Que!:;le lamine cosi preparate, e sovrapposte l'una all'altra, occupano poco spazio. Prima di porla nell'incubatrict>, si nota accuratamente IH posizione cd il rapporto delle culture, e dei punti eli inoculazione, ricercaudo que::;ti con piccolo ingrandimento. A molli potrà questo metodo sembrare null' altro che un metodo di cultura in goccia penclente, o un metodo di coltura a piallo, ma se si considera che il mezzo solidifìcabiltJ di rultm·a >Si riduce ad una <>otLili.>sima mcrnbranella schiacciata fra il coprioggetto ecl jl poetliog~ello, che l'autore chiatna membra nella interlamellare, si vedrà che la superficie liber~ del mezzo di nutrizione c\ limitata allo spazio esistente f1·a le due lamine di vetro, mentre nelle cullut'e a piatto od a g-occia pendente, lo spazio comunicante con l'aria è molto
,_
1433 esteso. rnfalti, col metodo interlamellare si ottiene una visuale laterllle della coltura. col metodo della goccia una visuale di supet·tìcie. Col primo metodo i mtcrorganismi posti a varie distanze dalla hbera superficie del mezzo, possono esser ~eguili nel loro sviluppo passo per passo, cosa impossibile con la coltura a goccia pendente. Col me todo fnterlamellare è possibile seguire alcuni mutamenti chimici che avvengono lungo un ftlamento crescente od in una colonia che si estende in una dirAzione che può essere datet•minata, è possibile dimostrare lo. diramazione di alcuni baccilli, seguire per settimane intere lo sviluppo tiello stesso individuo, o di un gruppo di individui, anche in mezzo ad un materiale liquido, tutte cose impossibili col metodo :h· Ila goccia pendente. Sulla. posslbilltà dl trasmlulone dl alcune malattie per mezzo del burro artificiale. - Dottori ScALA e G. A LESSI.- (AttidellaR. A ceaderniamerlica di Roma, anno XVI, vol. V, set•ie Il, 1891).
In lllllia le fabbt·iche di Milano, di Rifredi e di Roma producono ogni anno ùa 300 a 400 mila chilog rammi di burro artificiale. La preparazione l"i fa riducendo io fl'anlumi il grasso e lavandolo; si unisce pot a stomachi di pecore o di maiali e s i scaìda con ~:~equa per due ore di se~ui to ad una temperatura che non oltrepassa mai i 50 gl'adi centigradi. Il gras!'o fuso a que!>ta temperatura è raccolto e trattato con sale di cucina; poi si fa passare attraverso uno slaccio per separarlo da tutte le paeti solide e si tiene per 24 or e a circa 30°. A questa temperatuL'Il la Btearina cristal lizza e si separa dalla parte liquida o margarina, spremendola al torchio. L'oleornargarina infine si mescola con latte di vacca ed acqua nella pr oporzione di 50 chilogrammi di oleomargarina, 25 di latte o 25 di acqua: si agita il tullo neglì apparecchi arlatti e si ottiene così il fn-~,rro artificiale. Gli autori ai credono autorizzali a ritenere che la tempera-
RH'IS7A
tul'8 a cui sì soltopono il grasso (50") nella fabbricazione del burro artificiale non é su..l'flcieote a spegnere la vitalità delle larve di trìchìoa; gli altri elminti però non sopravvivono essendo tale temperatura surticient.e a di~truggere anche le ri~pelli\'e f01·me !arvali. Per ciò che riguarda 1 germi di altre malattie infettive, l'oggetto di questo studio ru appunto di verificare se nella preparazione della margill'ina essi rimanessero d6nne~giati o restas'~cro capaci di produrre ancora effeUi patogeni. Glt eSJft!l'imeu Li fatti avrebbero confermato cl1e 1 bacilli ~pora~.. ni del carbonchio, lo stafilococco pio~eno aureo, lo str.. ptococco piop;o>no, i bacilli della mOJ•va, re:-istono tnlti nd burro filtralo e non filtralo dopo essere steli e~pos li all'azione delle due temperature nece~sarie come sopra ru indicato {:l orP a W-50-, •' 2~ ore a circa 3oo; e che solo lo slreptococeo pio~eno e i bac Ila della morva rnuoiono nel burro non filtrato. Oltre a ciò i bacl111 del carb,mchio res1«tono al burro non filtrato 4i> giorni e piu, mentre n~>l burro filtrato re11istono ap1•ena :?& !:!iorn1; Lutti gli altri ~ermi tanto nelruoo come nell'altro muoiono dopo un tempo certamente inferiore a 30 ~iorni. Inoltre i bacilli .._pori~eni del carbonchio Mno patogeni nel burro Rlb·alo quando il tempo del loro innesto nel burro non ~uperi i 30 giorni, e palogeni Rempre nel burro non tlllrato. Lo streptococro piogeno nel burro filtrato non é piu patogeno dopo l'oz1one dE'Ile due temperature sudilclte mentre è palo~eno neUe sle!>se condizioni nel burro non filtrato. l bacilli della mor,·a non hanno mai prodotto la morte de~ll animali. ed i l·acilli ùella lubercolo«i hanno prodollo la morte in un coso. Da questo ~tudio gli autori deJucono un consifllio pratico che dovrebbe es~ere aceettato •ia tutti 1 fabhricanli di bur ri arllflcia!i, ed é eh~ la m.o.r{}arina non dece ~ssere tmpit>yata per la prt'Para:;ione del bur ro, prima che siano paRsati -1.0 f}i()rnì dal mom,·nto della suafabbrica.:ione, perché dopo •1ue~to tempo si è SICUI'i cile sono morti in essa anche 1 germ1 molto resistenti del carbonchio. Se la mancanza di dali epidemiologici non conforta le previsioni ed i ri ~ullall sperimentali tesl.é I'iferiti, CIÒ si deve
D•IGIE.~.&
l'lpeciahnente al fallo che non tutte le ft~bbriche si pr~tano al commercio disonesto dei grassi di beslie morte di malattie mfetlive, e quindi la maggior parte dei burri 11r tiflciali provensono da grassi sani. l nollre questi burri eervooo quasi esclusivamente com~ condimento e perciò ven~ono sottoposti ad elevste temperature pr1ma di essere inge•·•ti. Resta quindi qualche pel'icolo solo nei miscugli di but•ri n;;~ tnrali e ·1 artificiali, e nei burri arWìciali $Lessi quando siano men~riati senza far loro subire alcuna coltura o altra manipolazione.
Bloerohe aperlmentali aul veleno del tetano. - (Zeiisehrijt f. H9giene, II fasr ., 1891).
KfTASATo. -
E dapprima importante di olt.enere da culture pure di tetano il liquido velenoso del ll.lllo privo di ger mi. A tal uopo ha costruilo l'A. un piccolo fìiLro di caolino ad imill!ztone di quello di Cbamberlend, ma più semplice ed economico di esso. ed assicuratosi col mezzo di cullur~> che •l liquido Hltrato era pl'ivo di germi. ha inocula to queslo a eli versi animAli come topi, cavie, conigli, solto la c1,1t.e o nella cavità dd ventre ed ha sempre o.ttermto g li stessi fenomeni morbosi che si riscontrano nel t.elllno. Dunque i bacilli del lelano producono una sostanza tossica specifica che avvelena l'or · g~nismo ed in questa malattia non si tratta di Uto'iufezione, ma di un'intot>sicazione. l renomeni tetanici comjnciauo nel luogo io cui fu eseguita la inoculazione della snstanu,l tossica ed in appresso si manifestano gli altri $in tomi generali. Le cavie sono più sensibili al veleno del tetano dei topi e dei conjgfi, poiché se pPr uccidere 1,1n topolino del peso medio di 15 grammi ba llta la minima dose di 0,0002 eme. di liquido tlllrato, per una cavia del pe ~o di 565 grç.mmi ne oceprrono cì~ 0,008 eme. e per un coniglio del peso di !Xl6 grammi 0,02 eme. l fenomeni tetanici si m a nifestarono alpiu l& l'di il 3° gi•>r no dopo l'iooculazione, dimodochè se gli an1mali r imasero ~ani sioo al 4" gio.rno dopo l'inoculazione, non si tJmmala1'ono
1436 •
RIVISTA
più di tetano. Piccole parti di tessuti come connettivo soltocutaneo, muscoli di animali morti di tetano, inoculati ad animali sani non produsl'ero alcun effetto, ma il sangue o il trasudato della cavità del petto di animali morti di tetano, inoculati a lopolini sani produssero senza eccezione la stessa malattia. Da ciò si può dedurre che H velenotetanico, penetrato nel corpo de;:di animali raggiunga il torrente circolatNio ed ivi spieghi la sua azione tossica. Il sangue o il trasudato tossici non contengono bacilli tetanici. Il veleno più attivo si ottiene dalle colture di tetano nel brodo preparato ili ft•esco e leggermente alcalino. A. Relali ''amen te all'azione del calore l'autore ha ottenuto i seguenti risultati: 1• Il liquido fiHrato da una coltura di bacilli di tetano é alquanto seusibile al calore. 2• La temperaturA di 6j• C. in cinque minuti ed anche meno ne annulla del tutto l'attività. 3• L'azione del calore a 60• C. per la durata di 15 minuti può essere ancora tollerata, ma dopo 20 minuti il veleno di viene assai debole. 1• 11 liquido filtt·ato tenuto per un'ora e un quarto alla temperatura di 55' C. conser"a ancora la sua azìone, ma dopo un'ora e mezzo la perde. B. Resisten..a delltquù/.o filtrato all'essiccamento. - Tanto nell'essiccatore con acido solforico, quanto all'azìone dell'aria ed alla Lempeeatura di W o 200 C. il liquido filtrato n on perde la sua efficacw, mentre la pt>rde del lutto se è eR· siccalo nella stufa alla temperatura di 35' a :ii° C. C. Resisterua d· l liquido jlltT'ato alla luce solare. - Il liquido filtrato, esposto in una finestra alla luce solare diffusa, perde lentamente la sua azione. Ma anche dopo 9 o 10 settimane rimane talora io grandi dosi attivo. Inveèe il liquido fliLralo, che fu conse1•vato r1•cddo in luogo oscur o non perde la sua azione anche dopo lungo tempo, poiché dopo 300 giorni si trovò egualmente efficace come il liquido preparato ùi fresco. D. ResisieMa del liquido filt rato ai raggi del sole. - I
U3ì ra~gi del sole. se agiscono direttamente sul liquido filtrato, dopo 15 o 18 ore distruggono il veleno del tetano. E La cliluzione del liquido filtrato con acqua distillata sterilizzato o con hrodo, non modifica affatto l'azione del veleno. F . lnjluen~a delle sostan~e chimiche sul liquido filtrato. -Nel seguente specchietto sono riassunti i risultati positivi ottenuti dall'autore con rispettive dosi chimiche e col tempo relativo della loro azione occorrente per distruggere il ve· leno del tetano.
le
Durata dell'azione Sostanze chimiche
Acido cloroidrico . • nitrico )) solforico. )) fosforico. ., ossali'co . acetico citrico. l) formico. » !altico. • butirrico. • tannico l) fenico. » parasolfofenolo Liscivia di soda )) di polassa Calce caustica Ammoniaca. Soda. Idrato di bario . Perclot·uro di platino di oro. Alcool etilico metilico. • a m ili co Tricloruro di iodo. Kresol . l)
-......----
t ora Per too
u ore Per tOO
0,55
0,365 0,63 0,49 1,:l 1,34 7,5 2,25 1,8 3,6
0,735 1,63 1,58
10;0 4,0 6,0
!.,0
1,5 1.5 3,0 0,3 0,42 0,1 3,7
,.
70,0 60,0 86,0 0,5 1,0
2,5
0,088 0,96 3,2 1,0 0,4 0,5 60,0 50,0 77,0
IUVISU t)IGIE~&
14:31'j
Inoltr~ è da notar·e che il siero dì &Ingue dì vari ammali mammiferi non esercita alcutta influenza sul veleno del lt!tano, anche posto con esso a contatto per 2.\ ON. G. Ricerche sull'immunità. - In ptimo luogo l'autore tentò se ros~e possib1le abituare gli animali a dosi crescenti del veleno ed osservo che mentre i limiti sono mo)to ristr·elli, non è possibile con tal melodo rendere immune alcun aoitnale. In !'econdo luogo inoculò l'autore agli animali il liquido filtrato sottoposto per un cer to tempo alla temperatura di !);)•, 60•, i()o, 80", oo· e 1()()o C., e se esso riuscì innocuo ai detti animali, questi pt-rò morirono per successive inoculazioni di li' (uido contenente veleno tetanico. Con inoculazioni preventive di soluzioni di triclor uro di iodo l'autore r1usci a rendere immuni il W p. iOO dì conigli sottoposti ad esperimento. Col sangue e col sier·o dll'fuesLi aoimali rautor e non solo riuscl a renderne immuni altri, ma ad arr e~tare la malattia gia manifestalasi. Fr~ tulti gli animali sottoposti ad esperimento l'autore ne ha trovato uno, cioè il pollo domestico, cbe é refrattario al tetano. Però il san~ue o il s1ero di sangue di quest'animale inocuJaLo in alLri, non li r endono'imrnuni.
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA n valuolo. - •orbldltà e morialltà nell'Impero tede•oo. - B.lsult&U •t&U.ticl per l'anao 188e. - Dott . RAI:t'I'S (1).
- (Annales d'Hygiene publique et de m~dec ine légale, ~ugno,
1891). Nell'anno 1889 si verificò u11a r ecrudescenza a ssai notevole nella mortalità per vaiuolo in tutto l'impero tedesco. N~l 1887 il numer o dei morti fu di 112, nel1888 di 168 ~nel 1.889 di 20(). (t) Brgt bTiiUeMr tUIIlltthm P~ken~(àiie- und Pocktnerltra11~u"g- ffll lìstlk 1n dtulscMn lltich& vom /ahr·e 1889. - .dr belttn auJ dem Kaiaer llchm Guuud&i lJamlt, t891, VOl. W.
RmSTA DI ST.\IISTlC.\ liEDIC.\
H:-19
Il fallo che le provincie di confine sono quelle che danno la maggior mortalità ri<>ulta più chiaramente in questtt statistica che in quelle degli anm preco-dentL li vaiuolo ha eolpito soprattutto le provincie dolla frontiera austro-russa· Frontrer'1l Est, 15 proviucu~ . . 175 casi mortali 4 Nord, Ovest e Sud . . 13 • • rtmangono quindi 12 soli casi rli morte per vaiuolo pel' !e provinci~ del centro. l due terzi di casi d• morte per vaiuolo avvennero nella provincia pru:t>siana di P()toen e nE't distretti dt Gumbinnen e Oppelo; la frontiera rU'"'a può quindi essere considerala come la porta principale d'entrata del vaiuolo in Germania. In grazia della sua legi~lattone speciale la Germania non ha avuto nel 1889, come neppure negli anni antecedenti, delle diffusioni locali di vaiuolo. Quanto all'elil, sopra 200 morti 7S (39 p. 100) erano bambim da 1 a 2 anni; questi i8 bambini appartenevano agli Stati extra-pru'-aiani e non erano stati "accinati; lrt! lo erano stati poco tempo od ancbe immediatamente pr•ima della compar~a del vaiuolo e per conseguenza tr-oppo tard1. Pio di un terzo dei morLi aveva passato la trentina; per cui non in obbligo di farai vaccinare all'epoca della promulgazione della Jeg!te sulla varcinazione (1875) e probabilmente non l'avevano flllto. Tre r8gazzi dell'alA di 3 anni noo erano ~lati vaccinAti. Da 4 a 24 ~:~noi non vi sono de~ssi ttll' infuori della Pru!'sia. l oochi deceSl-11 constatali ndle circo"crizioni prussiaue della frontiet·a EsL iu individui nell'età meglio pr·otetta contro ti vaiuolo grave rialla vaccinazione obbligatorìa c;i ~piegAno colle callive condizioni igieniche. Il ouèuolo durante l'anno 1889. - Nei 24 Stat1 dellù unione f,rermanica e nell'Al.sazia- Lorena si t•bbero 556 casi di vaiuolo. Il regno rli Prus~IU non ha m andato comunicazioni aJJ'iqLituto sanitario imperiale. Confrontando il numero de1 vaiuolosi neU' impero eccettuata la Pru~llia (3-j9), eolla popolazione cens1t.a nell'anno 1889 (18195~,950 abi!anti) si hanno 19 ,·awolosi per 1 milione d'abi~oti, e 17,~ <le si tolgoM dal numero dei ''ainolotti 29 individo1 nati all' estero. Di queali 359 vaiuolosi ne morirono 43 = 12 per 100 ma-
l HO
RlVIST.\ DI STATISIU;..\. llEDICA
lati. Sopra i 29i cat"i di vaiuolo dei regni di Bavier·a e di Sassonia, 117 appartengono alle circoscrizioni immediatamente vjcine all'Austria. La statistica Jimostra che i forestier·i in Germania hanno una probabilil.à di contra1·re il voiuolo molto superiore ai tedeschi autoctoni, ciò che è spiegato dalla leggtl sulla va~: cinazione. I risultati del 1889 confermano quelli degli anni antecedenti: t• Gli individui va,:cinali con successo sono pr otettr fino all'età di 25 anni contro gravi bllacclù di vaiuolo. ~ Gli individui riv&.ccioati con successo godono per tutta la loro vita di una uguale protezione. Questi risultati hanno ancora dimostralo: f o Che la vaccinazione nella prima infanzia non protegge al di la di 30 anni contro il vaiuolo grave, anche mortale; 2• Ci1e le rivaccinazioni fatte dopo lo sviluppo del vaiuolo nelle vicina nze spesso sono tardive, cioè non preser vano gli individui dal vaiuolo ~rave durante i 14 giorni che seguono le rivaccinazioni . Solamente le vaccinazioni e le r ivaccinazioni falle fuori del tempo delle epidemie conferiscono una resis tenza sicura ai casi gravi di vaiuolo; e non bisogna contare ~opra le vaccinazioni di necessità che arri vano so venti troppo tardi.
Il D1rettore
Dott. FELICI RAROFFJO generale medico. 11 Collaboratore perla R .•Marina
ll Redattore
D.r T .EODORICO R OSATI
D.• R JOOL FO LtV I
Jltdko d( t" elaue
Capitano Wledic• .
~UTtNI FBDERICO, G~ren te.
MEMOR.:IE
OR.:ICt:INAL:I
STUDIO ETIOLOGICO E CLINICO DELt.E
~U LATTI E ~ RBBRlLl PlÙ CO~1 UNl A MASSA UA PER
.t. I.E88.t.l'WDRO P.480 1J.t.LE •u•co M 1• a...ssa JUU.~ • · . _.llJ._..
Qui appresso riferisco !iui risultamenti degli studi, che, in ordine alla missione affidatami dal Super·iore Dica:-tero, bo finora compiuti sulle malattie febbrili più comuni a Massaua( l}. Vi fu, in sul principio, una grande discrepanza d'opinioni sulla natura di quei morbi febbrili predominanti a Massaua, i quali, e perché non trovavano un perretto riscontro con altri già noti, e perchè non erano spiegati da alcuna lesione localizzata, accessibile ad un primo esame fisico, furon o alfasciati sotto una sola rubrica, e indicati col nome di febbri clintatiche. (Il In sul principio, quando scarseggiavano i febbricitanti sulla regia naveo~pednle Garibaldi, furono presi in esame ammalati dall'ospedale di Ras-Madur,
nel che fui cortesemente agevolato llai signori medici. superiori e colleghi, del Regio Esercito. Le nccrehe furono esegui~ nel Gabinetto batteriologico, che, a tal uopo e d'orc!me superiore, impiantai dapprima sulla Garibaldi e poi nell'ospedale in fabbrica della Regia Marinn in Abd-ei-Kader. l nOne lo studio dei microrganisrol e dei parassiti intestinnli é stato da me compiuto nel Laboratorio l.Jatterlologico della Stazione zoologica di Napoli.
91
STUOlO lliOLO(. ICO 1..: l.Ll'\lt.:O
Fu creata così per ~Iassa ua una nuova entità morbosa, come del resto era stato già fatto in altri climi tropicali, fon dandola quasi esclusivamente su dati negativi , il che, longi dal riso! vere la quistione fin allora agitata, agevolando il compito del medico al letto dell'ammalato, maggiormente la intmlciava e confondeva. E per vero, stando cosi le cose. molte febbri di diversa natura, con sintomi non abbastanza distinti, potevano essere diagnosticate per febbri climatiche, e ritenersi come identiche fra loro. Onde le opinioni. che di esse portarono i medici curanti, fondate per lo più sull'esperienza di un limitato numero di casi, non potevano essere che discordi, come discordi erano le cose delle quali giudicavano. Cosi, io sr1l principio si ritenne che queste febbri fossero prevalentemente, se non tulle, di natura malarica; si trovarono per Massaua condizioni favorevoli allo sviluppo del miasma palustre: le basse maree, che mettevano allo scoperto un gran tratto di spiaggia, su cui putrefacevano una .straordinaria quantità di alghe e di detriti organici, impre· gnati dall'umidità atmosferica, la potenza vegetatiYa del suolo di Massaua (in verità molto discutibile) fecero il gran gioco della quistione. Il chinino fu quindi somministrato in grande profusione e su larga 1;cala, sia come mezzo terapeutico sìcuro, sia ~ome profilatlico. Seguì a questo un secondo periodo, in coi questo farmaco venne perdendo sempre più terreno fino ad essere completamente detronizzato. Incominciarono i medici a poco a poco e a tutto rischio proprio a non somministrare più il chinino, ed, osservando che gli ammalali del pari guarivano, proclamarono l' inutilità del rimedio, che spesso fu anzi ritenuto perfino nocivo. L'infezione malarica o fu ammessa in unione alla tifica, ovvero fu aJTauo esclusa; ed allora si pal'lò invece
DELLE ~lAl.\TTIE FEBBR ILI PI Ù COMU'il A MASSAUA
U4-3
di un·infezione sui qem·ris, dovuta ad un agente patogeno specifico, proprio di Massnua. A tal punto erano le cose, e questo su per giù si era dello delle febbri di ~tassaun, quand'io ne intrapresi lo studio . .\ ccertare possibilmente l'etiologia di questa nuova forma morbosa, sopraltullo solto il punto di vista della presenza o no di un'infezione malarica, fu questo il precipuo scopo delle mi e ricerche, compiutesi in condizioni purtroppo difficili. [ casi di fehhri, che mi si sono offerti all'osservazione per sitfatto studio, sono stati io tutto 85, dei t[uali 3 provenivano dagl'indigeni, reclutati dalla Re~ia ~f ari na. Solo 22 di questi 80 appartenevano ad individui ..:on destinazione a terra, fra i quali sono . compresi 4- ricoverati nell'Ospedale del Regio Esercito a Ras-Madur; degli altri 63 casi la. maggior parte, 4.8. si verificarono fra i militari accasermati a bordo la 1\egia 'are stazionaria Garibaldi e 15 fra gli equipaggi-delle piccole navi, che facevano servizio di crociera; però di questi solo •t si verificò in navigazione, gli altri •t 4 all'ancoraggio di dette navi nel porto di :\lassaua. Oltre a ciò, ho cercato di mettere a profitto le ossenazioni cli niche fatte sui numerosi febhr;citanti a me affidati al tempo della spedizione San Marzano, quand'era imbarcato per regio servizio sul piroscafo noleggiato Polc~rera.
Ciascun ammalato è stato da me sottoposto ad un esame accurato, paziente e minuzioso, e quest'esame, nella maggior parte dei casi, è stato proseguito anche durante la convalescenza e comparativamente con l'esame d'individui sani. Ogni giorno, e spesso anche due volte in un giorno, secendo era indicato dalla curva termica. ma non in tutti gli 8:> casi, prendeYa nota dei dati clinici più importanti, portando maggiormente la mia attenzione non solo sulla temperatura, ma anche sul polso, sull'apparecchio respiratorio, sugli organi della digestione e più di tutto sulla milza.
STUDIO ETIOLOGICO E CLINICO
Le feci sono state esaminate Lulle le volte, le urine ed il sangue ogni giorno, e quest'ultimo anche piu volle in un giorno. Le ricerche sono state faue non solo nel campo della microscopia e della chimica clinicn. ma anche, e più specialmente, nel campo della batteriologia. Le feci spesso erano stacciate, ma, per difficoltà inerenti al servizio di bordo e al ~ran numero di ammalati che aveva in cura, non seo;lpre; l'esamé era fatto il piu sollecitamente possibile dopo l'emissione. In totale le analisi fatte sono state circa t.OO. In 8 casi fu fatta complessivamente per ·15 volte la ricerca del bacillo del tifo, seguendo il metodo indicalo dagli studi più recenti su quesl'argoment(J, vale a dir~ della chemotassi dÌ Ali-Cohen ('l ), combinato a quello delle piastre con agar in succo di patate, preparato sulle indicazioni date dali'Holz per la gelatina in succo di patate (2). Le urine sono state chimicamente analizzate giorno per gior·no in 48 casi (di ciò si è in parte occupato il medico di 2a classe, signor Enrico )lalizia). Si sono a>utc cosi circa 320 analisi chimiche di urine. Quasi sempre, e soprattutto in quei casi in cui più se ne mostrava il bisogno, bo proceduto airesame microscopico del sedimento. Anche la ricerca batteriologica non è stata fatta in tutti i casi, comechè, essendo sémpre povera di risultati, sottraeva tempo ad altre ricerche più importanti. Più particolarmente la mia attenzione è stata portata sull'esame del sangue, inquantochè questo doveva decidere della quistione, che più s'imponeva non solo dal punto di vista medico, ma anche degl'interessi vitali della colonia, se cioè ~1assaua fosse sede d'infezione malarica. (l) Att-Coass. - Die Cllemota:z;is ats 1/ii.l(smittel cler bakterwloguchen Porachung (Centralb. (. Bakl. u. Parasilenkunde, VIli BtJ., N. 6 1890}. {S) lloLz. - Exptrimenlelll Unùrwchungen_uber den Nachwei• der TyphwbaciUen (Zeitaohri(t f. Hygiene, Achter Bd, t890).
DELLE lfALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A JlASSAUA
~ 4.-\5
Ho fatto in tutto circa 250 analisi qualilative del sangue sia in preparati a fresco che in preparati a secco, colorati per lo più con soluzione alcolica satura di blu di metilene (Marchiafava e Celli), ovvero, fissando i preparati prima con sublimato (soluzione acquosa satura) c, dopo aver eli minato questo con iodo (soluzione tenuissima in alcol assoluto), colorandoli con una soluzione idroalcolica di blu di metilene, o infine colorandoli con questa dopo ave1·Ji semplicemente fissati in alcol assoluto. Inoltre più di 1100 analisi quantitative dei globuli del sangue, mediante il globulimetro ~el Thoma. La ricerca etiologica nel sangue, mediante preparati microscopici è stata fatta una e spesso anche 2-3 volte al giorno per ciascun febbricitante, nelle ore in cui maggiori dovevano essere le probabilità pel reperto degli ematozoari délla malaria, e a tal uopo non era somministrato chinino. Dal sangue ho fatto anche culture per lo più in ipiscuglio di gelatina ed agar, talvolta anche di gelatina e fucus. In sul principio la ricerca fu fatta a questo modo: sterilizzato un dito, ne sp;Jlava una goccia di sangue, e, intinta in questo una grossa spatola di platino, ne praticava rapidamente un innesto per strisciamento sul suindicato miscuglio. Questo metodo, soprnttutto a causa della piccolissima quantità di sangue presa in esame, non offriva molta probabilità di riuscita; e difatto i risullati da me ottenuti in 22 casi, in cui l'ho potuto praticare, sono stati mai sempre negativi, ovvero debbono ritenersi per tali, avendo qualche volta ottenuto culture accidentali, certo non provenienti dal sangue. Onde appena fu possibile disporre di scatole di Petri, per siffatla ricerca seguii il metodo delle piastre, già da me dettagliatamente descritto in altri lavori (1): In quantità del sangue (l) PASQUALE.- L'epidemia. d"'nflumza:net 2• dipa-rtimento marittimo (Gwrnale medico del R.• Baercito e della R. • Marina, t890). - Sul tifo a Afassaua (Giornate medico àel R.• Esercito e dtUa R.• ~larint~, t8~) .
STUDIO ETIOLOGICO E CLINICO
utilizzata per ciascuna ricerca variava dalle 1O alle 15 gocce, e in 14 di questi esami solo una volta ollenni una colonia, certamente proveniente dal sangue, ma era di bacilli del tifo, e trattaval'i appunto di un ammalato di tifoide; le altre voll.e le piastre rimasero sterili, perfino 20 giorni dopo la preparazione, conservandole alla temperatura media di 25-30° C. Ho avuto anche occasione di eseguire tre autopsie, cioè una per febbre tifoidea, una per atrofia gialla acuta del fe~ato ed una terza per dissenteria, tutte e tre in individui, che già precedentemente e a brevi intervalli erano stati curati alì'ospedale sia per febln-e climatica sia anche per febbre reumatica. E in ciascuno di questi casi, oltre alla ricerca anatomica, non è stata omessa l'indagine istologica e batteriologica. Infine nel corso di questi studi non ho trascurato di fare analisi batteriologiche ripetute sulla cute di parecchi febbricitanti, sulle acque in uso, compreso il ghiaccio, sull'aria e sul suolo; e di queste dirò brevemente in ultimo. Tali le ricerche da me fatte e questo il materiale cbe è stato oggetto dei miei studi. Senonché, a .misura che questi son proceduti innanzi, il mio lavoro è diventato sempre più complesso; inquantochè, per quello che ho detto in principAo, mi son trovato di fronte allo studio non più di un'unica forma morbosa, ma di malattie fra loro differenti, ed ho dovuto perfino esitare sulla convenienza di ritenere come speciale per .Massaua una malattia, distinta dalle alu·e e ind1cata col nome rli febbre remit-tente climatica. Un fatto innegabile è che le febbri a )tassaua, di qualsiasi natura esse siano, hanno un insorgere, che spesso molto le avvicina fra loro. Oippiù mancano per cinscuna malattia queUe sfumature di sintomi, che ne completano il quadro clinico, il tipo stesso della febbre è per lo più alterato; in modo che la diagnosi ne riesce dubbia e difficile.
DELLE YALATTIR F.EBBRlLl PIÙ COJIU~I A MASSA LA
1 t.i7
Certamente l'alta temperatura ambiente ed altre peculiari condizioni del clima (luce, igrometria, ecc.), le quali forse hanno agito anche sugli agenti patogeni modifìcandone la virulenza, fanno si che l'organismo non reagisca a questi allo stesso modo, come da noi. Epperò, relegando riotluenza debilitante del clima semplicemente agli effetti , che possono aversi sulla vita fisiologica, maggiormente risentiti da organismi deboli o refrallar·i all'acclimatamento, da quelli che si tr·asportano a Massaua conservando e spesso esagerando tutte le loro abitudini europee, t'esperienza piuttosto larga che ho potuto fare di quelle malattie, e soprattutto l'accurato e minuzioso esame di ciascun malato, mi permettono di cosi dividere i casi di febbri, che si sono pr·esentati alla mia osservazione: 71 febb ri comuni continue, 6 :. tifoidee, 8 :t malariche atipiche. Naturalmente diverse altre malattie, che hanno per sintomo la febbre, possono aversi a Massaua; ma io nella ristretta esperienza di medico capo-riparto e, per breve periodo. di direttore di un piccolo Ospedale, non ne ho avuta esperienza propria. Posso però a[P,rmar·e di aver osservato casi di reumatismo articolare acuto senza notevole versamento nelle articolazioni. ma con endocardite cospicua; casi di polmonite fìbrinosa tipica. Inoltre le tre autopsie colà eseguite mi permettono di segnalare come piuttosto frequenti le pleu..: riti secche adesive. massime alla base del polmone destro, dove riesce molto piu dif6cile il diagnosticarle. Mettendo a confronto queste nole anatomiche con le precedenti malattie, riportate in vita da ciascuno di questi tre individui, ebbi ad accorgermi che dette pleuriti, non essendosi rivelate con fatti cospicui, passarono come febbri reumatiche o climatiche e
STUDIO ETIOLOGICO E LLINICO
restarono inosser\'ate. Questo noto. solo perchè si possa tener conto del fallo, che non pare sia rnro a verilìcarsi, e che anche a me è r:uscito di utile ammaestramento. Come già feci rilevare nella mia .\ollt prm·utira (1). i risultati delle mie ricerche ctnantitative del sangue messi in rapporto coi dati clinici. potrebbero for:;e giustificare l'ipotesi che a ~Tassaua l'esagerata traspi;azione cutanea e polmonale, non compensata per· avver.tura tla notevole introduzione dì li«Juidi (l'acqua e:;sendo per lo prù calda ne abbondante). po~sa portare un certo ispessimento del sangue; onde il relativo ed apparente aumento dei globuli rossi e la poca frequenza di versamenu caviLari. IJoesto diMynilìbrio nella crasi sanguigna, mentr'esiste un'anemia. potrebbe anche :> pìegarci le facili lipotimie in indivrdui allatto robusti, e come l'organismo poc::sa colì1 cosi violentemente risentire gli effetti del caldo e della luce solare, quando non si ~ abbru.tanza cauti nel difendersene. Fr-auanto è necessario trauare singolarmente di ciascuno dei tre gruppi di febbri, innanzi enunciati, rilevandone le particolaritit, io una allo studio dell' ambienttl esterno, per poterne trarre conclusioni generali. Febbri eomanl eontlaue.
11 eitz (2), riferendosi ad una delle più comuni cause di tali febbri, le chiama malattil' lie'Oi da raffreddore. e vi com· prende tutte quelle febbri, le ctuali, massimame~tle dai pa tologi francesi, sono state indicate come febbri 1'/ftmere, e da altri singolarmente de~ignate come {tbbrorprtrca. {tblrrf !lastrica, {tbbre rrnmatico. e febbre catarrale. (l) Giornak MmiUJ <Ul R. • &treilo t dtlla R • 1/anM , 1689. (! l V. ZlltliSSES. - Pal. t llrap. mtd. IJ)U. - Trad. ital., vol. Xrtl, p. t•.
llEI.LE lfALATTIE FEBB RII.I PI Ù COMUNI A U S SAUA
U.49
Pur riconoscendo l'importanza, che hanno i r·alTredd•lri nel pronunziar·si di tali malauie feblwill, ho preferito indicarle sotto il nome di p,•hhri comuni rontimu - Finer common. continue!{ de~ l' Inglesi - sia per lasciare impregiudicata la questiOne et iologica, sia percbè un tal nome ~ià da gran pezza ha pre~o posto nei no,-tri quadri no.;olo.!ici. Fra esse io comprendo anche la cosiddetlll febbre remittmtr climotica . EtiolofJÌtt rnnwnt>. - Inteso il ratTr·eddore come una l\oltrazione di calore alla !\Uperlicie del corpo, ri,.ulta chiaro che a Massaua. trovandosi la cute, a causa dell'alta temperatura amhienta, in uno stato continuo di esagerata traspirazione. anche un leg~iero movimento di ar·ia basterfl a determinarlo . Onde certi vemi costanti, che spirano nelle ore tarde della sera. dorante i mesi del maggior caldo, ed ar quali , oppr-esso ed estenuato dal caldo diurno, l'organismo ~i abbandona col ma~simo godi mento, possono bt:nissrmo rappresentare una cau~ di raiTreddamento. rn generale si ammeLle r.he a determinarlo tre fattori operino di co n~erva, cio~ l'abbassamento di temperatura. la ventilazione e l'umidità ambiente: ma non tutti e tre, a quanto pare. ~o no a ciò indispensabili. Come nei climi tempPrati t; faci le il roiTreddarsi, ancÌ1e durante il forte caldo estivo, S(I IO per aver portato durevolmente e~posti all'aria li petto. il collo. ecc. , che si era abituati a tener sempre coperti. cosi ben può immaginarsi come ciò debba di leggieri accadere a "'ta~sao a. dove si è ohbli~ati ad un modo di vestire cosi semplice e lant(l diverso dall'ordinario. Rilevo a tal propo~ito che in generale tutti arrivando colit. spesso anche pl'ima di giungervi o d'tmbarcarsi per quella destinazione, sono indotti, pur senza urgente bisogno, ad aòhandonare bruscamente ogni cautela, cui erano per lo innanzi abituaLi, per la propria persona. Giunti a ~Jassaua, si
·t450
STUDIO ETIOLOG-ICO E CLI:'IICO
preferisce dormire all'aperto, anzi una volta si dormiva perfino nei panni bagnati. Infine si diviene eccessivamente avidi di qualsiasi mezzo po5sascemare, sia pure momentaneamente, la insopportabile sensazione del caldo, che estenua ed abbatte. Tutte queste considerazioni ed altre secondarie, che, per per brevità, omeuo, inducono a far ritenere come piuttosto frequenti le cause perfrigeranti a Massaua: i fatti del resto lo provano, e 1in dal 1885 aveva ciò fatto rilevare anche il Panara (1 ). È necessario però anche per esse una certa predisposizione individuale; e difatto si sa come anch~ da noi non tutti siano ugualmente disposti ai reumatismi ; si sa ctie esistono norme igieniche, fondate soprattutto sull'idroterapia, per diminuire gli efl'elti di questa disposiziont: individuale. Il manifestarsi di queste febbri da raffreddore spesso a'Ssnme carattere epidemico. Anche nei climi temperati e a bordo delle regie navi, come molti colleghi hanno potuto certamente constatare, si verificano, massime al termine delta stagione primaverile, vere epidemie di febbri da raffred·dore o cosiddette eflirne:re. Il carattere epidemico adunque non può avere alcuna importanza speciale per Massaua. Tuttavia il faLlo che queste piccole epidemie a bor-do le regie navi colpiscono più frequentemente la categor1a dei fuochisti, potrebbe spìegarci come avvenga che a Massaua, dove la temperatura ambiente mantìensi costantemente piu elevata, tali febbri siano molto più frequenti, e si diffondano su più larga scala che altrove, senza che per ciò si possa ritenerle veramente endemiche di quel luogo. Che poi l'alta temperatura ambiente non agisca tanto per (l ) PANAR.I.. - L'ospedale da campo in Mas1aua. e le vivende sanitarie del corpo di IPedizione dal febbraio al ~etlembre 1885. - (Giornale medico dd R• Esercito e della R.• .flarinà, 188&}.
DELLE MALATTIE FEBBRILI PIÙ CO~IUNI A }fASSAUA
U.5'\
sè, qllanto piuttosto pei facili raffreddori cui dispone l'organismo, lo dimostra il fatto che l'epoca di tali epidemie non è co::>tante, e, mentre per lo più ne sono rari i casi nel colmo del caldo (LuglioeAgosto), viceversa più facilmente esse coincidono col principio della stagione cosiddetta delle piogge. Cosi nel '' 888-89, durante i mesi di Novembre e Dicembre, di tali febbri si ebbe sulla Ga1·ibaldi una straordinaria invasione: gli ammalati in pochi giorni si quiotuplicarono, ben pochi ne rimasero esenti, nè io fui fra i fortunati; al contrario, nei corrispondenti mesi dell'anno 1890-91, pochissimi sono stati i casi di simi li febbri. In altri anni invece tali febbri si sono avute all'avvicinarsi del maggior caldo, com:ebbe ad os · servarne il Rho ('t), nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio '1886. A volle si è potuto notare ch'esse stanno in un certo rapporto col sito di ancoraggio della nave, forse in dip~ndenza del maggiore o minore dominio, che vi hanno i venti. Così il Calatafimi, ancorato presso campo Gherar, nel 1888 diede, relativamente al suo piccolo equipaggio, un gran numero dì questi febbricitanti; menu·e non se ne ebbero più casi, quando la detta nave, per provvedimento igienico, ebbe cambiato di ancoraggio. Vi è chi se ne ammala appena arrivato a Massaua e chi parecchi mesi dopo; nè sono molt.o rari i casi d'indiv~dui che ne restano affatto immuni. In rapporto all'acclimatamento c'è da dire questo solamente, che, nei periodi in cui queste febbri dominano, esse attaccano più frequentemen te i nuovi arrivati, anzichè quelli che han fallo già un lungo soggiorno a ì\fassaua. (;t'individui, che le hanno sofferte una volta, sono più di(i) nuo. - Contriouto alto l htàio delle piressie più comm1i a Jllassaua. !Giornale medico del R.• Esercito e delta R ... Afarina, t!\86).
~ 45'2
STUDIO ETIOLOGICO E CLil'ilCO
sposti, in un periodo di tempo non molto lontano, alle recidive. Inline queste febbri ~i manifestano, sebbene molto di r~do, ;mche fra gl'indigeni. Etiologia specifica.- Oggi, che l'etiologia delle malattie ha raggiunto tanto meravigliosi progressi, nulla di straordinario vi è O! el preconizzare o nell'ammettere anche per queste febbri l'esistenza di un germe specifico, causa efficiente della malattia. Disgraziatamente però nulla ancora si può aiiel'mare di preciso a tal proposito. Potrà pure ammettersi, e forse in un tempo non lontano sarà anche dimostrato, che i rafTreddori rappresentino semplicemente una condizione fa"torevole allo sviluppo di questo germe specifico; tuttavia. cosi per queste febbri come per lulle le affe:ioni rrrtmatiohe local izzate, essi avranno sempre un gl'an valore, e daranno ragione del nome che portano sitTlllte malattie. La ricerca etiologica è stata ila me fatta sul sangue, sulle urine e sulle feci. Dal sangne nè mediante preparati a fresco, né mediante preparati colorati mi è riuscito acce1·tare alcun che di specifico per tali febbri. éontrariamente a quello che spesso si era affermato, questo risnllato ne~ativo mi ha permesso di escludere recisarnente un'infezione malarica. Del pari negativa è stata la ricerca batteriologica del sangue sia mediante innesti dir€ttamente in tu bi da cultura, sia col metodo delle piastre, già indicato. La ricerca nelle urine, mediante preparati ed innesti. ha anch'essa dato risultati negativi o per lo meno incerti. L'esame delle feci, massime per una varietà di queste febbri, che principalmente furono indicate come febbri cltmatiche, mi ha dimostrato frequenti volte la presenza di parassiti intestinali o di uova di elminti. Cosi in beo pochi casi non
..
Dl!I.L! lfALUTlE FKBBRlll PJ(; COllUNl A \IA .... SAUA
l ~53
mi è riuscito di riscontrare quelle del Tricocephalus d1spar; frequente è stato il reperto di Ascaridi o delle loro uon; in parecchi casi la Taenia saginata; in uno la Trichina intestinalis; in quattro laru di ditttri (1) ed 10 uno fra questi, nonchc in altri, anche una forma di acaro, probabilmente del "enere Tyrogtiph id i. come se ne trovano nel formaggio e nelle "patate. infine in alcuni casi ho riscontrato parecchi infu!)ori. eome il Ralantùlillm coli, il Ctrcomontts in.ttstinalis, ed Il Jlt•yMWIIW mtericwn. La ricerca batteriologica fatta col metodo delle piastre non mi ha mo~trato mai alcun microrganismo, che. o p~>r costanza e predominio sugli altri non pochi. cbe si trovano nelle feci, o per constatata virlu patogena, si fosse potuto supporre specifico di queste febbri. Adunque, in I(Uanlo all'etiologia specifica, pur riLenendo come probabile che queste febbri, soprallutto a causa del carattere epidemico cbe spesso assumono, siano dovute ad uno speciale microrgo nismo, è uopo ammettere che questo, coi me1.zi attuali da me sperimentati, non è ricono~c ibile nò nel sangue, oè nelle feci, nè nelle urine dei febl•ricitaoti. Epperò ri:Sult3 positivamente da que~o,te mie ricerche, che nè il plalmodium malarial' nè il bacillus tiphosu.s nè, a quanto pare, altro degli agenti di malallie finora noti si possono ritenere come causa elliciente di queste febbri. Un faLto aocbe notevole per la sua frequenza, almeno in quelle febbri cosiddette climatich,., è la presenza di parassiti intestinali. SintomaLoloyia. - Per lo più non è possibile ravvisare o ammeuere nn periodo prodromico o d'incubazione della malallia . Fra le piu lievi febbri da raffreddore, che si verificano a Hl P•SOOALC. - Sutkl prutn!:4 eh kl~t di dilten mll' lttltdino di akufli ftllbntitanli a Jfcuaa110. - (Giomau inln'M.:aonau cùllt acienzt mtdWie,
anno Xli , t890).
H iH
STUOlO ETIOLOGICO E CLI NICO
Massaua, sono da annoverare certi stati feblJrili, limitati p~r lo più alle ore della sera con una :emperatura. che non supera di molto i 38° C., come si hanno nnche in nitrì climi. Essi sono indicati semplicemente da un lieve malesser~ generale, alcune volte da persistente tendenza ai brividi, allo sbadigliare, al rafi'reùdarsi delle mani e dei piedi, spesso anche ai sudori, nel qual caso accade talvolta di trovare le urine cariche di urati sotto forma di sedimento rossastro. Questi stati snb-febbrili spesso passano inosservati per quella naturale riluttanza che tutti, massime i militari, hanno a darsi per malati. Avviene allora che, non osserv11ndo le debite cautele, sotlo l'influenza di nuove cause perfrigeraoti, essi si ripetano o si prolunghino per parecchi giorni successivi, e spesso predispongano ad altre malattie. Più frequenti a riscontrarsi sono alcune febbri con brusca invasione e rapido innalzamento di temperatura, fino a .tooc. ed anche 40°,5 C., le quali durano continue, con lievi oscillazioni giornaliere per 1, 2, al massimo 3 giorni, e finiscono per crisi (febbri effimere). Si acr.ompagoano talvolta, du· rante l'invasione, ad orripi!azione ovvero a leggier·i e ripetuti brividi; inoltre si ha cefalea frontale, spesso intensa, senso di spossatezza agi i arti inferiori, notevole frequenza del polso e del respiro, per lo più coprostasi. In nessun caso si ri· scontra un vero tumore di milza, a meno che questo non preesistesse per altra infezione (malaria pregressa) . Queste febbri si accompagnano per lo più a piccoli disturbi locali. Cosi in parecchi casi mostransi , durante l'acme della malallia o al principio della defervescenza o anche cessala la febbre, alcuni gruppi di vescicole erpetiche sul volto, sulle labbra, sulle pinne del naso o sull'orecchio (febbre e·rpetica) . I patologi, tratlando di questo argomento, dicono che tal volta quest'eruzione erpetica si diffonde a tutta la faccia
DELLE llALATTI E FEBBRILI PIÙ COMUNI A llASSAUA
1455
ed anche ad una parte del tronco e degli arti, in modo da simulare una febbre esantematica. A me solo in un indigeno è occorso di riscontrarla difl'usa a tutta la faccia e a parte del collo; in casi di diffusione a tutta la persona non mi sono mai imbattuto. Altra volta, più della cefalea, divengono insopportabili le sensazioni dolorose ai bul bi oculari, alle ginocchia ed in altre parti d~l corpo (febbre reumatica). Ovvero può accadere di osservare un Ieggiero arrossimento delle fauci o una leggiera corizza (febbri catarrali). Io fine, o come conseguenza dell'alta temperatura o per imprudenza dell'infermo, il quale erroneamente crede di dover rafforzare la propria vittitazione per meglio resistere alla malattia, può accadere, come spesso accade, che si mostrino nel decorso d i queste febbri leggi eri disturbi gastro-enterici, i lJtHlli per lo più si pronunziano con nausea e vomito (/ebbri gastriche). Questi casi rappresentano le forme più lievi di quelle, che, per lo più, sono state indicate col nome di febbri remitlenti climatiche. Si [atte localizzaziou i mo1'bose possono anche succedersi nel decorso di un sol caso. Esse accompagnano, non spiegano la febb re, inquantochè si oss~rva sempre una notevole sproporzione fra gl'intensi fenomeni febbrili e il fatto locale, appena apprezzabile; e spesso esse si mostrano alcun tempo dopo la comparsa della febbre, ovvero scompaiono prima che questa non ab bia assolto il suo drcorso . Onde le denominazioni di febbre erpetica, febbre renmatica, febbre catarrale e febbrt gastrica debbono ritenersi come improprie. Sebbene però non pos a riconoscersi un intimo rapporto di causalità fra la febbre e ciascuno di questi leggieri falli locali, neanche può ritener:)i che l'una non sia per nulla influenzata dall'altro.
U56
'-TU DIO EIIOJ.OGICO E CLI'IICO
Certo non può niTermarsi che il l!atarro bronchiale sia la causa dell'enlìsema; ma è fuori dubbio che lo fa-rorisce, e viceversa che l'enfisema a sua volta aggrava e sostiene il catarro. Allo ste~l>O modo si può ritenere che l'alta temperatura febbrile favorisca tl manifestar-i di queste affezioni locali, Le quali a loro volta, assumendo notevoli proporzioni, intluiscano sulla febbre prolungandone il decorso: naturalmente ad aggr:1Vare questo stato concorrerebbe anche e non poco l'alta temper·atura amuiente. L'imbarazzo gastrico o gastro intestinale è la più frequen te ed importante affezione locale, che si manifesti con le febbri comuni contmne a Massaua; è desso specialmente che aggraYa e poi sostiene la febbre. Per altro anche il sopraggiungere di nuove cause perfrigeranti può a:.:ire nello stesso senso. Queste febbri da raffreddore a tipo protrallo, soprn ttutto, per l'insorgere di notevoli disturbi gastro-intestinali, rappresentano quelle che più specialmente sono state iodicatecome febbri ?'emittenti climaiiche, delle quali, in una Nota preuenlita di questo m1o studio, volli dare un quadro il più ch'era possiLile completo. Io generale però può dirsi propria di tali febbri una certa variabilitit della forma clinica, onde si spiega la difficoltà di poterle faci lmente riconoscere e diagnosticare. Ed è oaturole che così sia, dal momento ch'esse sono piuuosto da considerarsi come modalità, dovute al sopraggiungere di affezioni locali diverse, di un Lipo unico che è la febbre da raffreddore, innanzi descritta. Oifatto la siotomatologia è presso a poco identica, salvo che la febbre invece di cadere dopo i, ~ a 3 giorni, si protrae per 5, 6, 7 ed anche g giorni, rarissimamente dippiu.
OELLR MALATTIE FEBBRil-i I'IÙ COMUNI A MASSAUA
1 ~57
~on preceduta da briridi manifesti, essa invade per lo più dopo pranzo o dopo colazione, ma talvolla anche durante la nolle. e l'inva:;ione è hrusca e violema con :-ella temperatura di 39°-t.O«> C. Raggiunge il suo acme 4.0°-4.1 o C., eccezionalmente dì 42o C. per lo piu nel lt~ prime ~4 ore~ ma spesso anclle uno n due ~!Ìorni prima della crisi, eon cui termina. ~ elle ore del mallino. ma non co~lantemente, questa febbre presenta limitatissime remissioni, che raro sorpassano 1° C.; alcune volle, vPr:,o il 3° o t.o ;;iorno, una quasi ìntermìltenza. Durante la convnle~cenza. ma~"ime "~ e3sa non si osserva in ospeùale, può ripresentarsi per alcuni giorni uno stato sobfehbrile, ovvero, per imprudenza dell'infermo (eccessi dietetiri), una rt:u;u tizzazione della febbre. che in tal caso si · molerebbe il de"orso di una i nt~rm iuente mnlarica, e potrel•ue in~annat·e, massime se prees;steva tumore di milza. Una cefalea frontale per lo piu molto intensa e spe:;so dolori tensì,•i ai bol ui e sensazioni dolorose ai lombi e alle 1inocrllia e anche ai malleoli accompagnano l'insorgere ed il d ecor~o di qu~s ta febbre. L'1nfermo avverte inoltre non notevole depressione di forze e un senso di m a le~sere profondo e generale. ma non io j.{rado corn,pondenLe alla febbre. Non presenta alcun disturbo della coscienza. Decombe preferibilmente nella posizione supina; ha il vi:;o molto acceso, le congiuntive iniettate; le scle1 otiche "'l'e:'SCI pre 'entano ooa tinta sulJtllerica. Jn un caso bo constatato edemi limitalis~imi alle pal pebr~ inferiori. L'esame dell':~pparecchio respiratoriO può .far· rilevare un le~J! et o e transitorio arro:;:,imeuto delle fauci. senz'nltro di note\ole. E cosi pure nien te di notev_ole si rileva nll't!same cardiaco. La frequenza del respiro e del polso per lo pii• è in ra pporto con lo stato febbrile; ma non dt rado, durante la febbre,
92
H 58
si os~erva un di,;wrbo d'innervazione pulmonal e e cardiaca il quale si pronunzia maggiormènte sul polso, che diviene' aritmico, talvolla anche intermittente. Questo fallo, come bo potuto constatare. 1leve interpretar,i ftuale fenomeno riflesso, dovuto alla presenza, molto frequente, di parassiti nell'intestino, anormalmente stimolati. L'l'sa me del sanyuP non ril eva mai una notevole ipoglobulia, in rapporto alla media del sangne normale stabilita dal Yierordt, anzi spesso, durante la febbre, si constata, col glohulimetro del Thoma, uu aumento relati\'o di globuli rossi, fino a 7 milioni e più~ per mm. cnb.: però, se le osservazioni si ripetono giorno per giorno, come nella maggior parte dei cal'i è stato da me fallo, si ha a constatare una graduale diminuzione di questa cifra. fino a scendere nella convalescenza in alcuni calli a circa 4 milioni per mm. cub . Il rapporto dei ~lobuli bianchi ai globuli rosl'i oscilla presso a poco entro i limiti stabiliti dal Moleschott pel san~ue normale. Le alterazioni morfologiche dei globuli non differi scono gran fatto da quelle che si os~ervano in tutti i' processi febbrili: nulla di specifico. Ho constatato feequenti le piastrine del Bizzozero e i microciti, e soprattutto numerosi globulini , alcuni del diametro di 2, l J.l., altri di 1 ,5 IJ. ed altl"i infine del diametro di 0,7 JJ.. Questi ultimi sper.ialmente rassomigliano molto a cocchi, sono animati da vivacissimo movimento browniano e anche di translazione (per le forti correnti capillari determinate dalla rapida evaporazione ai bordi del vetrino), si presentano spesso accoppiati o in catene; talvolta appaiono racchiusi nei vacuoli, dove pos5ono conservare ;1 movimento saltellante. Frequenti si mostrano le vacuolizzazioni dei globuli, le quali sono di forme svariatissime, e tanto più numerose per quanto più si ritarda l'o3servazione del preparato. Talvolta le emazie sono notevolmente ingrandite e ridotte ad un
DEI.I.E \fALATTTE FEBBRILI PI Ù COliUNI A MASSAUA
·1459
:;emplice nnello, come se fossero idropiche. S'incontrano spe,;so microciti forniti di propagini, specie di tentacoli, terminati a forma di bottoncino ed in vivacissimo movimento o~cillatorio. Ma di tulle queste alterazioni una delle più frequenti e notevoli i.> la presenza di filamenti di una tinta gialla molto pallida, vari per lunghezza e per spessore. Alcuni così esili da rendersi visibili solo ad un ingrandimento di ·1 000 diametri; ne ho visti di quelli 9 volle più lunghi del diametro d'un globulo. Spesso pt·esentano rigonfiamenti o nodi sia nel mezzo che alle estremità, e si muovono, non per virtù propria, lentamente nel siero, passando dn un globulo all'altro, in modo da simulare flagelli. Altre volte sono riuniti a Jìocco. Certo nessun valore speciale può accor·darsi a tali filamenti: essi del pari che le al! re forme innapzi indicate, sono da conSiderarsi come alterazioni dei globuli rossi, che han perduto nelh loro consistenza, e sono, in ma,;sima parte, dovuti agli artilìzi della preparazione: difatto il loro modo di formarsi e di succedersi può seguirsi prolungando l'osservazione, come spesgo a me è accaduto, :mchesotto il campo del microscopio; nè esse si osservano solamente nel sangue dei febbricitanti, ma anche in quello dei sani. È notevole però il fatto che in questi sono mollo menu frequenti. Sebbene non potessi dire niente di preciso sulle alterazioni cromatiche dei globuli, non avendo avuto a mia disposizione pel momento nè il cromocitometro del Bizzozero, nè l'ematometro del Fleiscbl, nè altro simile npparecchio del ~lalassez, tuttavia posso affermare che le emazie dei febbricitanti, al C()nfronto con quelle dei sani, si presentavano d'un colorito più pallido. Yi ha anoressia, sete non mollo intensa, spesso, per la presenza di elminti (ascaridi~, dolori vaghi alla regione ombelicale, talvolta borborigmi: uno dei sintomi più costanti è la eoprostasi.
1.5.60
STUDIO .EllOLOGICO l! CU~JCO
~el periodo d'invasione della
fehure poss.ono anche mo'ìtr·ar.;i nausea e Yomito di 'WSt1D7.e alimeotan non digerite: questo dillicllmente si riprt>~enta durante il decorso della malattia. La lingun è umida, copenn dJ una patina utancastra non molto spe'5a, arrossita ai marj.!int e alla punta. ma non sempre. L'addome è cedevole, piuttosto ùepresso; non vi è notevole meteorismo. Sotto la palpazione non si risvegliano dolori lo. calizz.ati, anzi spesso si calmano •1uelli che J.:ià spontaneamente si senttvano. i avvertono tah•olta Lorùorigmi e gorgoglio nella fossa ileo-cecale. pesso accade di palpare calcoli fecali, e di constatare con la percussione una dilatazione dello stomaco, non molto pronuoz:ata. ~on si ha mai , per effetto di queste febbri, un notevole tumore di milza, come riscontrasi in tuLLe le infezioni acute; tuttavia spesso si nota che l'ottusttit splenica va leggermente aumentando ''erso l'acme della malattia, ma non si da superare di molto l'ascellare media nel suo limite anteriore, ne la g• costola superiormente, nè molto meno il hordo co:<lale inferiormente. Questo leggiero ingrandimento della milz.t, nei casi in cui si nota, va poi gradatamente scompar·endo col cessare della feoùre: a quanto pare, esso sta in rapporto coo la stasi fecale. Più.:notevolt sono le variazioni dell'aia epatica, inquantochè, soprattullo nei casi d'intenso. copr·ostasi, essa mostrasi abbastanza ingrandila, massime nell'ala grande, che talvolta deborda perfino di 5 centimetri. Le feci ~on o dure, d'un colorito bruno più o meno oscuro, spesso circondate da muco, che può presentare anche qualche piccola striatura di sangue. I risultat i dell'e ·ame microscopico e balleriolo~ico sono stati già indicati nell'etioJogia. L'esame dei reni nulla fa r·ilevare di notevole. La quantità
!IELLE MALATTIE FEBBRII.l PTÙ COlliJNl .\ ~ASSAUA
l ,61
giornaliera dell'urina solo di rado scende in sotto di 900 gr., per lo più mantiensi fra l ~00 e 1.\.00 gr. La reazione è acida più o meno pronunziata. li peso specifico molto di rado discende in sotto di 1010 o sale in sopra di 1034, d'ordinnrio mantieosi sempre fra i l Ol 5 e i l 0~5. Il colori to Yal'ia fra i N.~. 3. t e 5 della tavola di Vo~el. ~olia di notevole presenta l'e~amedei sedimenti, che tah·olta nell 'acme della febbre si depositano sollo for·ma di polvere rosso-mattone (urati). Co5Ì neanche alcun dato speciale si rileva dall'analisi dei pigmenti. l cloruri e i solfati per lo più predominano durante il periodo febbrile, mentre il fosfato di calce é in difetto. Di elementi eterogenei solo in due casi ho riscon trato il 0,5 p. 1000 di albumina, ma per l al massimo due ~iorni; nell'un caso si era pre·entato un intenso di,turbo circolatorio. nell'altro not:-.vansi edemi alle palpebre inferiori, che ben presto scomparvero. L'esame microscopico e la ricerca batteriologica niente dimostrano di speciale. F•·a le secre1.ioni i sudori non si pronunziano mai notevolmente, a causa forse della loro rapida evaporazione. pes~o si 11ota la tinta illerica delle sclerotiche, mai però molto intensa, e del resto e:;sa è frequente ad osservarsi nnche nei sani: la pr~enza dei pigmenti della bil e nelle urine indica sempre una diffusione di catarro nlle vie biliari. Quadro generale tli qtte.~te fì'bbri. ·- A parte i lejit~ieri e transitori stati febbrili, indicati in principio della si ntomatologia. le febbri da raffreddore o febbri comuni continui' sono caratterizzate dn una rnpido violanta invasione, chespessorag~iunge e sorpassa i 40• C., senza prodromi, senza brivido intenso; t! urano continue, con lievi remissioni per lo più mattina! i al mol'simoper3 giorni. e terminano per crisi. Si accompagnano spesso a leggieri disturbi locali. ~me erpete labiale o diffuso a lottn la faccia (febbre erpetica), leggie1·o cntarro alle fon ci o
H62
'TUDIO ETIOLOGICO E CLL"UCO
al naso (febbre wtftrrale). sensazioni dolorose molto intense ai bulhi oculari e alle articolazioni (febbri rrrunatich,), le~ gieri di.,turhi gastrici o inte tinali !febbri gat>lrtclte). opa-attutto queste ultime due lievi complicanze, o i~olatamen te ovvero concor•lemente in grado più elevato. forse in dipendenza dell'alla lemperatura ambiente, pos~ono aggravare e prolungare il decorso di queste febhri perlìno ollre il 9° ,stiorno, nel qual ca~o può pre,;entarsi anche una quasi intermittenza. ma di brevissima durala. Maggiore gravezza può venn·ne per fatti rilles~i sul cuore dalla presenza di elminti intestinali, cb~ si ri contrano frequenti volte. Cruada~nata la convalescenzn. per lievi di:.turbi dietetici o pel r1peter.si di cause perfrigeranti ov\'ero per avere troppo presto abbandonato il letto stancando la per'ooa con fatiche mu ·colari o imellettuali, queste fehbri possono npeter:.i a breri intervalli dillicilmente con la ste~sa violenza del primo attacco. in modo da simulare una feù hre iotermittente atipica. I fenomeni nervosi, elle accompagnano queste febbri, si riducono alla cefalalgia frontale più o meno intensrl, ai dolori negli al'li, nei lombi. nei bulbi oculari e anche 10 altri sill, ai disturhi d'ionervazione cardiaca, per azione riflessa; che per ·altro non sono frequenti. La milza può mostrarsi lievemente• ingrandita nell'acme de)la fellùre, mai notevolmente. Invece più frequente e note\'Oie può presentarsi l'in:;randimeoto del fegato in rapportu coll'alonia inLesLinale, coprostasi, che solo eccezionalmente non si riscontra. ~e sun'nllerazione renate, o speciale delle 111·ine. tranne il caso rarissimo di qualche traccia di albumina. Diagnosi. - . e pur troppo spesso non è possibile P''O· nunziarsi · ulla diagnosi, prima che la febbre non assolra il suo decorso) non è men Yero che, tranne in presenza di quei lievi stati subfebbrili , i quali potrebbe1·o far credere al pri ncipio insidioso d'una febllre tifoidea, in tutti gli allr1 casi
DELLE l!ALUTJB l<EBBRILJ PlÙ COliUNI A "·o\..,~AUA
" 63
po~~ono e::;cludersi fin dal
principio co::;i il tifo come tolle le fehhn c:o,.,iddeue llogìstiche localizzate (pulmonite, pleurite, aulo(ina e.~c.) se la fehbre è accompagnata da erpete mollo dilruso, potrà In 1nalattin portare all' ìùea di una febbre eruttiva. ma la manc:111za di allri fatti concomitanti1 lfUali lacrimazione. fotofobia. an:!trM. ecc.; il modo di !lronuuziarsi dell'esantema, la :.ua dllfu:>ione, il suo aspetto, che lo :>vela l1en tosto come una er11zione erpetica, so no allreuante buone ragioni che obbligano per lo meno ad es,.er cauti nel pronunziarsi. mentre il de~:orso della feuhre farà escludere completamente la dia~nos l di morbo eruttivo. lla ultimo anche il fatto che ~l assaua non puo ritenersi sello d'infezione malarica, per ragioni che risultano dall'insieme di questi miei studi e che riassumerò in ultimo, potrà allontanare il sospelto che s'abbia a trallare di una febbre mir.smatica, al che concorrono anche l'assenza del tumore di milta.degli ematozoi specilici, nonchè la nessuna eflicacia del ci11D1n0.
La ricorrenza, diciamo epidemica, divi~ne inoltre un bnon dato da meltersi a profitto nel formulare la diagnosi. f' rogno~-i. - Favorevole. f'onrall'~cen :a . -· Un po' lunga: J'mfermo non può riprendere i suoi abituali lavori fisici o intellettuali, se non dopo alcuni giorni. e a grado a grado. l 1r11filassi. - Dacchò l'igiene privata () stata meglio conosciuln e più osservata, i casi eli queste febbri sono di gran lun ~a scemati. e in generale ~i ~ono moslrati sotto una forma piu mite. ~elle auuali incertezze in cui tullora resia a' volta la quistlone etiologica, le indicazioni proli lattiche non possono uscire da c1ò che la pratica ne ha insegnato.
STUDIO RTIOtOGICO R CLINICO
Un primo problema a ri sol ver~ sta cert:~mente nella scelta degl'individui da de3tinarsi a Massaua: in ciò è uopo dare la majZ'giore importanza alle connizioni dell'apparecchio digerente. Così tutti quelli che hanno sofferto cat:nTo di stomaco o dell'intestino e non ne siano eompletamente guariti, o che mostrino grande disposizione alle ricadute, in breve tutti quelli che soffrono di disturbi digesti vi, dovrebbero essere risp,rmiati a quella de~tinazione: imperocchè, se pure questi sfuggono alle febbri, ed è ciò molto raro a verificarsi. difficilmente saranno rispa•·miati &i catarri cronici dell'intestino 0 dello stomaco, che li obbligheranno più o meno sollecitamente 11lrimpatrio, con non lieve dispendio dell'erario. e con nessun guadagno nè pel servizio nè per la propria sa lute. Io generale è uopo tener presente che il clima di :\Ìassaua favorisce le affezioni croniche delle mucose. Come un bagno caldo o a vapore, mal fatto, può aggravare un reumatismo o riacutizzarlo, cosi il clima di 1\lassaua può favorire il manifestarsi delle affezioni reumatiche, ove non si osservino tutti quei precetti i~ienici, cui da noi si dà una ~rande importanza, e colà si tenderebbe a non darne alcuna. l'osservanza di questi precetti permetterebbe anche, fino ad un certo punto, di trarre parli lo dalle condizioni climatiche di Massaun per la cura di determinate affezioni, quali in ge· nerale i reumatismi cronici, le dermatiti croniche,i sifilodermi tardivi ecc. A parte ciò, se si vogl iono risentire il meno che sia possibile i d11 nni di questo clima. è necessario innanzi Lotto non sottrarsi bruscamente a tutte qnelle cautele per la propria persona, cui fin allora si era stati abituati. È on fatto che coloro, i quali non i:;meltono, senza necessità sentita, la lana che da longa pezza indossavano, diven· gono i più resistenti e più difficilmente S(ln presi dalle febbri.
DELLE \1\L.~TTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A ~IASSAUA
14-65
Certo non è necessario sottoporsi all'inutile martirio di contin uare ::~d indos:;are ma~lie e mut·mde di lana di grande spes~ore : ciò non sa rebbe nennche sopportabile. Inoltre giova spesso cambiare di abiti durante il giorno , secondo varia la temperatura ambiente; che se é lecito, senza risentirne danno, di portare il petto nnche allo scoperto nelle ore più calde. non è senza pericolo il mantenere questa tenuta nelle prime ore del mattino e nelle ore tarde della sera, f' tanto più durante la pioggia. Per questa stes~a ragione è da riprovare la tendenza. che si ha di dormire all'aperto e allo scoperto. Le prime ore della notte, massime in alcuni mesi (Luglio, Agosto e Settembre). sono ac.:omp11gnate da un caldo insopportabile, che spreme il sudore della pelle a goccioloni; ma durante Ili notte spess•t, e a gran sollievo di chi l'aspetta. si mette un alito di vento relativamente fresco, il quale ben può immaginarsi quanto ~ ia per rioscir·e dannoso a cb i si lascia sorprendere da es!\o nel son no e in pieno sudore. Un gran preservativo conlro i facili gastricismi sta nel mantenere sempre hen gara n~ito l'addome con una larga fascia di lana, che resti bene a posto anche durante il sonno, avendo l'avvertenza di cambiarla i! mattino allo svegliarsi e la sera prima di mellersi a lE>tlo. Il segreto per viver bene dovunque sta soprattutto nel saper adattare gradatamente le proprie abitudini a quelle della gente del luogo. La ft·ugal;tà degl'indigeni a M:1ssaua è slr'aordioariamente ammirevole, e, sebbene sarebbe per noi impossibile l'adattarvisi completamente. è però sotto ogni rispetto da riprovare la straordinaria ~hiottoneria e voracità, di cui spesso }!li Europei colà danno prova. ~ella viuitazione la semplicità e la parsimonia dovrebhero essere di norma a tutti . Chi si dispone a vivere a Massana, checchè se ne pensi, do-
H6G
STUDIO ETIOLOGlCO E CLINICO
Hebbe rinunciare a certi cibi, che anche da noi nei mesi e:;tivi sono del tollo abbandonati; tali pr·incipalmente i legumi secchi. Dei farinacei in generale si dovrebbe fare moderatissimo uso . A parte le mele che possono cuocersi. e le pere, quando non sono marce, tulla quella frulla e quella verdura di difficilissima conservazione, sopraltulto a bordo dei nostri postali, cb e sono completamente disadatti per questo servizio, dovrebbero del tutto bandirsi. ~on parto poi della frutta secca e di quelle r.onserve, che, non convenientemente tenute e chiuse durante un lungo viaggio, possono andar soggette a notevoli alterazioni ed annidare uova e ger:mi di parassiti intestinali. l o conclusione la vittitazione a )lassaua dovrebb'essere molto semplice, parca e fatta principalmente a base di carne. In quanto alle ore, si potrebbe seguire, con lievi modificazioni in rapporto alle stagioni, il séguente orario: ·5 '/ , antimeridiane, levata, funzioni corporali (1 ), lavande fresche, leggiera colazione. Dalle 6 '/, alle 'l O'/, antimeridiane occupazioni professionali. Alle 10 ' 1, o alle 1·1 leggie1·o pasto, ripo5o e sonno. Dalle 3 o 3 '/, pomeridiane fino alle 6 occupazioni professionali. Alle 6 lavande fresche e pranzo. Alle 1 Oo 1O'/, pomeridiane riposo. L'uso del ghiaccio dovrebb'essere moderato, tanto più nelle ore fuori dei pa~ti. In fine tutti quegl'individui, che hanno una volta sofferte queste febbri a tipo protratto e con notevoli complicanze gastriche, dovrebbero essere rimpatriati ovvero mandati per (l) È po~sibile obbli~are l'intestino ad una. certa regolaritil .nclle suo funzioni, e lo sbara zzarlo di buon mattino Ilei materiali e~cremen11zii appor!:~. un relativo benessere durante tutto il giorno, e fa risentire molto meno gli effetti dannosi della luce e del caldo sulle funzioni cerebrali. Quando vien~ a mancare l'abituale defecazione mattinate, gJova prendere verso le 9 antimeridiane un leggiero infuso di sena, gra(luandolo secondo i ca~i.
DELLE liALATTJE FEBBRILI Pit COliUNI A lfASSAUA
146/
qualche tempo in convalescenza all'interno (Keren, Asmaraì; per· ''~ro la· pratica dimostra, che per lo più tuui i ricoverati in ospedale per gravi malattie (tifo, dissenteria ecc.) vi erano f.!iit stati precedenti volte sofferenti di febbri comuni continue. Cura. - Condizione indispensabile è che l'ammalato resti in leuo ben cautelato, e, se Yi esistono dolori reumatici, anche sotto una coperta di lana, massime durante la nollc: in tnl caso egli si gioverà pure delle cartine di salicilato di soda e chinino . Prima cura del medico in ogni caso è di vuotare J'jntestino. A tal uopo io mi sono gio>ato mollissimo dell'olio di ricini (2:5-35 grammi) in unione coll'olio di mandorle (25 grammi), sf'~uito nei giorni consecutivi dagli enteroclismi di acido borico (2 p. •l 00) o di acido tannico ( 1-2 p. l 000). Se non Yi è alcun disturbo gastrico, ma solo atonia int~stinale, giova ugualmente e preferibilmente l'infuso di sena. Constatata la presenza di elminti intestinali, bisogna proeurarne l'espulsione. Trattandosi di ascarid1, l O centigrammi di santonina (1), seguiti dall'amministrazione di un purgante (olio di ricini o calomelano) sono più che sufficienti. Io caso di tenia, preferi!Jile alla pellietterina ho trovato l'olio étereo di felce mas~hio,somministrato, dopo aver vuotato l'intestino, a digiuno nella dose di 15-20 grammi. Ugnalmente efJìcace questo farmaco si è dimostrato per l'espulsione delle larve di diueri, che possono a caso trovarsi nell'intestino. Contro la trichina ìntestinalis sono bastevoli, a quanto pare, le somministrazioni ripetute di glicerina. Pei t?·icoce(ali il Sonsino (llivista generale italiana di clinica medica 1889), che non li (l) Gli ascaridi espulsi, che per lo più son ,.i,·i. se si mettono m acqua contenente molta santonioa. son presi da con,·ellimenti vivacissimi, e, come ho potuto osservare, \' i si mantengono vivi anche per d iCo DI giorni: ciò deporrebbe contro l'azione elminticida di questo farmaco.
1468
STUDIO ETIOLOGICO E CLINICO
crede indifferenti, propone gli enteroclismi di timol; ma io non ue ho esperienza propria. È superfluo il dire che, in casi di complil~azioni catarrali nelle vie respiratorie, gioveranno. secondo i casi, i g~rga rismi astringenti, i decotti o gl'infusi caldi, e anche i cataplasmi caldi. Se la cefalea è intensa, \'arranno a calmarla le balrnature fredde o la vescica di gh iaccio sul capo, ovvero anche le som· minisLrazioni di 0,5-1.0 grammo di anti febb rina o di unti · pirina. Ove la febbre si elevasse oltre i 40° C.. nessun antitermico è di un'azione tanto sicura quanto le spugnature d'acqua ghiacciata, o le fregagioni falte direttamente col ghiaccio per tutta la persona. Durante il corso della malattia si daranno pure bibite raffreddate, acidulate o alcalinizzate, a seconda dei casi. Cessata la febbre, è necessnrio r,he l'infermo non si esponga immediatamente alle influenze esterne, nè si rimella subito al regime ordinario e ai suoi abituali lavori, m~ che vi arrivi a )!radi, dopo 4., :.> ed anche 7 giorni, a seconda principalmente dei disturbi, che accompagnarono la febbre. Considerando le condizioni speciali del clima,_è necessario che il medico dia alla convalescenza una maggiore importanza, che non altrove. Febbri tlfeldee.
Credo non dovermi molto trattenere su quest'argomento, avendone già fatto oggetto di una comunicazione a parte (V. Giomale Medico del H. Esercito e della H.. 1Jfarina. anno 1891 ), con la quale è stato ormai eliminato qualsiasi dubbio
DELLE IIAI.\TT IE FEBBRILI PIÙ CO)I U~I A MASSAUA
l 4:69
sulla possibilità del manifestarsi di un'infezione tifica a ~1 as saua ( l). Etiologia ·r.omnne. - L'azione debilitante del dima ed una \"lltitazione incongrua, frequente causa di catarri gl!strointestinali, stabilisce una grande disposizione a contrarre questa infezione, e. se i casi non sembrano numerosi, deve pur ammettersi, che una parte di essi, massime quelli a breve e favorevole decorso (typhtlrS abortivw; e t.yphus levis di Liebermeister) siano passati e passino tuttora inosservati. Uno straordinario mezzo di propagazione del virus è dato da:.:l"indigeni, che nella loro vita e nei loro costumi tanto si allontanano dai preceui igienici; intendo parlare massim:.mente della numerosa classe dei cosiddelli mtschini o famelici, fra i quali ogn'infezione trova buon terreno per attecchire e facile via di di!Tusiqne. Vn altro veicolo non indifferente è dato da uno stuolo sterminato d'insetti e massime di mosche, che in dati mesi pullulano prodigiosamente, in modo che non vi sono mezzi ba· steroli per difendersena. Jnfine anche r.erti venti violentissimi potrebbero, fino ad un certo punto, riuscire a diffondere l'infezione, trasportando altri mezzi cui i germi infettivi siano rimasti attaccati. I principali focolai iofeLLivi sono naturalmente costituiti da tutto quello che si appartiene all'ammalato di tifo, quindi feci, biancheria sudicia, talvolta l'urina, gli sputi, ecc.; cose 1utte per le qoali, gl'indigeni massimamente, non prendono alcuna cur-a, rigettandole liberamente sul suolo, su cui non di rado sogliono, soprattutto quei cosiddetti meschini, abbandonare perfino i cadaveri. (l) Fra quelli ehe ne parlarono nn da principio, mi sento qut in debito di aggiungere il nome del medic<K:apo di t• classe, si!lnor G. Faleiani, H quale nella sua relazione, sruggilami perchè inedita, tra le malattie febbrili di !Massaua descrisse anche Il tifo addominale.
14-ìO
STUIIIO ETTOlUGTCO E CLI~ICO
Il suolo, in generale. per la sua poro ~ita si presta bene acl essere impregnato dalle materie infette: in esso i bacilli del tifo, ~arantiti in qualche modo contro l'ilzione sterilizzante della luce e del calore solare. possono perpetunrsi io una vita saprolitica e, in date circostanze, attaccar·e l'uomo. Souo tal rapporto certe localitit, abbastanza circoscrille, continuamente ombreggiate e per lo più umide, come le aree di terreno chiuse dai tttgulli o sottoposte alle haracche. natnralmente trovansi nelle più favorevoli condizioni . Del resto non bisogna dimenticare che i bacilli del tifo sperimentalmente si sono mostrati vivi anche dopo essere stati mantenuti per 5 mesi allo stato di secchezza (Fi ugge) . Al presente noi non sapremmo spiegarci questa infezione, se non ammettendo che il virus da una delle suindicate sedi, in un modo qualunque. facile a concepirsi. sia arrivato cogli alimenti o con le bevande. massime con l'acqua. fì n nello stomaco, e. superata questa barriera, si sia soll'ermato nell'i o· testino, dove sviluppandosi abbia determinata l'infezione. Se pure si '~olesse ammettere cb e anche l'aria vi potesse concor·rere. nell'attuale stato delle nostre cono ~cenze non si saprebbe supporre. rhe il virus si vada a localizzare altrove o per al tra via nell'i ntesti no litiologia specifica. - L'indagine batteriologica indica come agente di questa malattia il baci llo di Eberth. da me isolato non solo dalle feci, ma in cullura purn da quasi tutti gli organi e perfino dal sangue in vita; raccolto dal polpastrello del dito di un tifoso tre giorni prima della morte. · Questa prova. delresLo non necessaria, depone sempre piit a favore della specifici tà di questo bacillo nell'infezione Liti ca. Pare intanto accel'tato che vi siano varieta di bacilli del tifo, che si difTeriscono fra loro solo per curalleri secondari .
DELLE lf.-\LATTIE ~IBBitiLI l'Il: COlfl:~l A liiAS-,.,GA
f 4-i l
l i B:~bes (l) di queste ne ave m già descritte quattro. le quali nel ratto potrehbero r·idursi a due: le mie ricerche a Massaua ne stabilirono appunto due. che differil.'cono fra loro print;ipalmente per un diver"o potere riducente proprio n ciascuna 'arieta. È mollo probabile che queste. cou1e il BaiJes ha accennato, stiano in rapporto con un dh·erso grado di virulenza di IJUesto microrganismo. ma un tal fatto non è abbastanza provato. Una particolaritit morfologica dei bacill i del tifo, da me dimostrata, c la presenza di ciglia anche ai poli, con che ve•·rebhe ad essere $piegn to il morimcnto rotatorio intorno ad un assP trasversale, di cui spe:~'\O son dotati parecchi d1 questi ùacilli. Sintomatolo,q ia.- (jui io mi limito a rilevare solo alcune particolarità cli niche del modo di decorrere delle tifoidi a Massaua; irnperocchè sarebbe :ìupertluo il riprodurre dai libri di patologia tutto il quadro nosologico di que~Le febbri. e sarebbe anche inopportuno. Tutte qnelle febbri, le quali non esordiscono bmscamente con alta temperatura, che si mantengono continue e pro)':ressive nei primi giorni. raJ!~iunJ!endo verso il f{Oarlo una Lemperalut·a non}inferiore ai 39',5t:., dehhono richiamare l'attenzione del medico. mquantochè quasi sempre esse s'appog~iano ad un'infezione Lilica: in tali cusi questa deve ammeller!li, se pure tutti {.:li altri dati clinici non possano essere accertati. Adunque un primo fatto, che b1so~na bene indagare, è il modod'im•asione della fel>bre: imperocchè non i' raro il caso. che l'i nfermo nel presentarsi al medico non si sia nemmeno accorto di portarla da più giomi. ov\'ero che la febbre tifoidea sia precedultl da una delle ordinarie comtini continue, tanto frequenti a )Jassnua. (t) COlL'HL et BABE ~. -
Lfl Bacltrw, 3m• ticlltion, l, Il , i890
STIIUIO EllOLOGlCO E CUNICO
Inoltre è uopo tener presente che diOicilmente si osserva colà l'evoluzione tipica della febbre tifoidea; le oscillazioni giornalitlre sono mollo irregolari. ne si presentano uniformi e costanti ; i per·iodi della curva tcr·mica, pirogenetico, fastigio, anfibolo e del decremento, non si possono neuamenLe dii>Lin~uere . Oeve ritenersi come freq~ente il fatto che alperiodo pil'oyenetico segua quello del decremento: sono questi i casi di tifo af1ortivo o leggiero, i quali spesso vanno a conto della cosiddetta fehhre climatica. Il decorso della febbre può pre:;entarsi come quello di una intermittenle quotidiana, possono cioè aver·si o}.fni giorno. per lo piurl mattino. vere intermittenze seguite da temperature seroline non molto alte. e può anche accadere che succedano alcuni ~o,'lorni di completa apiressia, e poi. per una causa non sempre apprezzauile, la febbre ripigli lo stesso decorso torpido, come si era presentato in principiù. O infine que'L'nllimo fallo può costituire un cosiddetto pe1·iodo di ritm·do di tlDa febbre tifoidea, cbe abbia avuto un piuttosto grave decorso. Tolte queste varianti della curva termica tipica della febbre tifoidea, le quali del resto sono contemplate anthe nei libl'i di patologia, debbono ascriversi alla lenta risoluzione di lesioni interne, della mucosa intestinale o delJe J.~landole mesenteriche. Tenuto pre8ente che il tifo e un'infezione, che auacca principalmente il sistema glandolare (adeno-tifo), non sa1·a difficile l'ammettere ciò, se si consideri quello eLI~ tulli i giorni cade svtto i noslri occhi, cioè la grande diversità, che presentano le glandole souocotanee in singoli ammalati nel modo di reagire alle infezioni più comuni. l sintomi nervosi sono poco o ni~nte pronunziati al principio e lungo il decorso della malaLtia: diflicilmente si ravvisa il cosiddetto stato tifoso, lo stupore; spesso tuLlo si riduce
DELLE \JAL.\TTI& FE8JlRII.l
ru:• COl!U!\1 A liASSAGA l i.i3
ad un'e;;press10ne di upatia, che colpisce subito nlla semplic·e ispt>zione generale. Solo nei casi gravi, verso il termine di'Ila m;tlnttia. il tifO'I) suni prendere In sua cnratteri:;ti~a lisonomia pel pronunziarsi d'intf'nsi clisturbi nervo~i. quali sopore profondu, deliri mormoranti, ed inoltt'P 'us,.olli teodineL carfologia. coma e colla~""· ~: frPquente la lmmchiu ,enza notevole espettorazione, in c·ui i fennmeni ucustiei si riducono somplict>mente ad asprezza nel mormorio \'esctcolare, :;enza rantoli umtdi, ma solo con sibili molto dill'usi e per lo più limitati alle parti posteriori. È un fatto •1uesto c·o..ì comune, che buona parte dei clinic1 hanno voluto ranisare in es::o un s.intomo caratteristico del tifo acldomioale. l cli~torbi r..ircolalm·i si riducono al dicrotismo del polso, che può trasformar.;i in bigeminismo. Non mi è occorso mai d1 u .. ,ervare la caratteri:;ticn ro~eola. Il:! parte rlegli or~ani a•ldomioali è da notare che il meteori~mo io sul princtpto e nei casi leggieri nou si pronunzia niTatlo. TI tumore di milza, che per altro in conùizioni spe,·iali può anche non rendersi palese, e la doloraLilità all'ipo· rondrio sinistro sono sintomi di grande importanza. Può rnant"are, nel decorso della malattia. il gorgoglio alla fossa 1leo-cecale, ma ris:lltera ,;ubito all'esame il dolore, che in e'':l ri~veglia la palpazione• anche legdera. e quale non si "''"untra nella fosgn Iliaca si nistra.' Tranne in sul principio della malattia. non vi ha mai coproslasi, e se, come :;pes:.;o acc .••le nei cast leggreri. le feci non pre~entano l'uspello ra · rauen~lico di quelle da tifo, pure t.· nolc~\ole il fatto che le t nr•tazioni sono .;pontanee e freqnent1 Xon bisogna climentirarP le forme 1li c·o~iùùello 1i{o ambulnt•,no e qol'llc altre cti cosiddelln tifv ((pil'etico, le quali, pur· permellentlo all'infermo di attendere alle prCJprie occu\.13
., rt lllu U tOI.IJioll;u " li.I:'\ICO
pat.toui. pu•:ìOIIII impro'' l:.amentc in-.o.-gere con acc1denti grnvisstml lenterorragie. peritonite ecc ) e Lerm1nar~ rapidamente con la morte. Ila me non sono stati osservati ca:.1 :>tHni~diami: ma iu credo. che devesi appunto alla maJ.(giore con:.ideraztone 10 cui sono state pre:-e le le~giere 111fermità di natura non ahhastanza mauift•sta. se non si sono avoli piu a r~?gt ... trare eas1 cosi rapidamente letali, come !Juelli verifj catisi in sul pri nei pio dell'occupazione. Complican.:e. - L'mlyina cntarralf i' una delle ptù frl!quenti compl icanze. che sogliono manifestarsi per lo più nel primo per1odo dd tifo anche io casi le~;-tieri ~la. sopr.utullo in individui predisposti per non buona costituzione. possono aver:.i falli molto notevoli da parte delle tonsille (Lomillo tifo). Cosi a mc è occorso di osservare un'angina flemmonosa molto prouunziat:t, che minacciava d1 asli~sia l'infermo pel conset:oti\O edema della glottide, pericolo che fu scongiurnto con la fuoriuswa della marcta. ~ei casi ~r·avi uon m:wcauo compl icanze da parte dell'intestino. dei reni, dei pulmoni e del cuore. Il pericolo dell'encerurragia è quello, che piu minacc·a la vita dell'infermo: essa per lo pui è seguita da uu abbassamento term ico. che farebbe credere ad una favorevole risoluzione della malattia, mtt)Jresto può Intervenire la ]Jt>ritonile dn perJ'ora: ione dell'iote~tino, che porta l'infermo irremis~i bilmeote a morte. Sia per localizzazioue, comprovata dalle ricerch~ da me falle dei bacilli del tifo uei reni, sia per l'a,veleoamenlo generale del sangue da parte del Il' Loxiue circolanti. nell'ultimo peliodo poò aversi ntfrite (parmchimale e inte-rsti.:rialej, la quale, se non c una complicanza tale da comprometter·e la vita dell'infermo, è ccrrameote molto grave. Fra le più frequenti complicanze dell'ullimo periodo è da
HELLE MALATTIE Fll:BDRILI Pl(' CO){UNI A MASSAUA
l 4.75
nscri\'ersi la pulmcmilt' ipostatica o pulmonite flaccida. A me ~ rin.;l!ito isolare. in nn caso letale, dal .;ucco del pulmone le~ o. oltre 11 li. tetraymus lKorh . (~affk~ ). tre ~trtptococchi frn loro affini, ed nn quarto, il quale per tutti i suoi C<H'atteri morfnlogici e biologici poteva dirsi identir.o al FraenkelWeichselbanm. Ora è possibile che tali JIUimoniti siano dovute appu nto all'azione comùinala di lutti questi micror~ nismi, i quali, localizzandosi a piccoli focolai nel polmone, tro\·ino in q11e,;to favore>ole condizione al loro sviluppo, in :-.eguito alla diminuita re=-i~tenza Yilale dt.>l te-suto pulmonale per parte sia dell'infezione generale. sia ;1nche delle notevoli ipostasi in e:-oso stahi litesi. l'n'altra gra,·e complicanza. che spesso decide della vita dell'infermo ~ la miocard•te e la pericarrlite, le quali, se uon ~piegano il consecutivo marasma cat·diaco (Strumpell). rendono rertamente il cuore più " u ~cettib i l e all'azione dirett 1 delle toxiue elaborate dai bacilli del tifo, stabilitisi or i mio · cardio. Quest'uiLimo fatto, già ùimostrato da Chantem esse e Yida l (1) in due ca:; i, è stato recen temente confermato anche da me a )Jnssaua. Infine, tra le piil gravi complicanze dd tifo deve ora ascriversi anche l'in~orgc re di vl'ri flltacchi t•pilettici, quali sono stati da me O$servnll , che sono da mettersi in rapporto dell'azione irritante delle Loxine del tifo. sin 'tUI midollo allungalo (Schroeder van der Colk. ~othnngel), sia sulla zona motrice della corter.cia cereùr.1Je con o senza partecipazione del midollo {luciani , Chirone). Oi al tre compli canze descritte dai patologi, quali le tromhosi venose. non m1 si è presentato alcun caso nel corso di que~ te mie osservazioni. (i) CBASTBII~SE et VIOAL. Rtclltrtl\tl lur lt batillt lyphJilut ti de lc1. fl évre lyplaoìde (Ar chiVt$ de Jlhy3iologit, !887, p. !t7).
,
l'tiiOio~
ti-7u
..,TUDIO ETIOLUl.U;O E Cl.l"\ICO
DiaytlOSI . - ~J1e:'SO il periodo d'invasion~ o ù'iueremento non c nccertahile; l'ammalato St presenta al medtro qoan lo incomincia a t•isentirsi della feiJllre. quando cioi· tJnesla è d1venuta alta. c •-rede ~~he ne ,ia -;Ialo colpito prnpno allora. In tnl caso la diagnosi ricsct• molto dirricile. imperoccht'~ io que:;to primo penodo per lo p1u non è nccert..1uile alcun fallo alla fos5a ileo-cecale. manca la dianea, non si presentano notevoli d1sturlli nervosi: nou v1 è che il ;;olo tumore di milza (non ~empre accertahilt•), il IJUnle po,.~a f.tr pen,-are ad un'infeziOne e probahilmente alla tilica. t: possi bile però acquistare m a~giore sicureaa facendo una diagno,;1 di e-.clusioiH': ioquantochc di febhri che non s1 ri\·elano con f:atti llsici localizzati a \tassaua non si hanno che le febbri conlltni contirwe, le quali io sul principio non ta~riano ossenare alcun ingrandimento di milza, 1nvadono con grande violt•nza, e sono accompagnate da intensa cefalea frontale. da dolori lcn:Sivi ai hulhi oculari e in allre parti del corpo, nonchè spes5o da orripilazione e da brh idi. Tenendo presente questi fatti. le probabilità. pel tifo si faranno sempre ma!!giori. al che t·on;orreranno soprattutto l'ulteriore decorso tlella malattia, il pronunziarsi della diarrea, della dolorahiliiA alla fossa ileo-cecale , la reazione dei diazocomposti (Ehrlicb) nelle urine e infine. nei ca~i legt!ieri o ahortivi. la caduta della febbre per lisi. ()a ultimo la dimostrazione dei hadJii del tifo nelle feci, nelle urine o nel ,;aogue potrit dare la mas:~i ma sicurezza diagnostica. In ogni modo si consideri che nei casi dubbi ne~sun danno ne verrà all'infermo dall'ammettere. sin pure arbitrariamente, un'infezione tiflca; laddove l'escluderla, quando nel fallo essa c'è. potrenhe portare nlle più gravi conseguenze. Se questo non è parlare da clinico, è però un consiglio che nella pratica molti sapranno apprezzare.
DEI.LE lfALATTr& FElJBRILI VII'; COliUNl A MASSAU.~ ~ 4';7
.hwtomia palol()gica. -profil(tssi ,. cura. - Le note anatomiche sono quelle caratteristiche, che si le~~ono in tutti i trattati di anatomia patologica. e che ho gii1 deuagliatamentc e~pos le nel citato mio lavot·o .sul tifo a. ftfa.wma. lo quanto alla prnfilas.~t e alla cura nulla ho da a~l·!lun gere a quello che ho già esposto in detto lavoro. Febbri aualarlc:be atipic h e.
EtiolO!JÌa. - Per r·agioni che risultano dnl comples-;o di que,li mi•'i studi, Mn~saua 0011 può ritenel'si sede d'infezione malarica; fra i climi tropicali. sotto La) punto di vista, questo può essere indicato come un clima salubre. non certo sal utare. Se condizioni speciali, preesistenri o determinate da parziali operazioni di dis~odamento del terreno, abbiano potuto d:ue s,·ituppo temporaneo n focolai d'infezione palustre, a me non consta. Il certo è che gli effelli dell' impal udismo, dacchè studio quelli febbri, e ormai soo tre anni, non m• :<i sono mostrati nè fra gli Europei. nè fra gl' indigeni, J;ja a terra. sia a hordo delle regie navi. La mia non t> un' asserzione. ma il risultato di numerose e pazienti ricerche. fatte sul ~ngur di quei febhricitaoti. e di accurate osservazioni cliniche, possihilmente complete. Se dunque io qui parlo di febhri da malaria, non intendo con ciò affermare che a :'llassaua possa contrarsi IJUesta infezione. E nn fatto da lunga pezza conosciuto che febbri malaridle po,;sono a\·ersi anche in climi affatto l'alubri per infezione contrall:t altrove. di antica o di recentP data. Non è nece~sario che se ne siano ~offerte le febbri; anzi potrei ag~iun ~ere che tanto più facilmente queste poi so~liooo mostrarsi per quanto piir lentamente, cioè -;enza provocare fenomeni feb-
14-i8
•
STUDIO &TIOLOGICO K CLI~CO
brili, agì l'inf~>zione sull'or~a nismo durante il so~giorno io un clima schiellamente malarico. E d'altra parte neanche è necessario che questa infezione si sia spinta fi no al punto da apportare cachessw; è bastevole ch'essa abbia preso sede nel nostro organismo, e il miglior indice di questo fauo compiuto è la milza. Per vero, senza riscontrare il quarlro generale e completo di una cachessia palustre, spei!so accade di osservare in individui provenienti da luùgbi malurici un ingrandimento della milza. aocbe leggiero, cbe può solamente mettersi in rapporto da un'infezione già avvenuta. È però cbe non a torto la maggior parte dei clinici ritengono che, dove domina la malaria, tulli, ne abbiano o no contratte le febbri , debbono t·iteoersi come infetti. Ora, fra tutti i climi, quello di Massaoa mostr·asi uno dei pii1 favorevoli a destare un'infezione, già stabilitasi nell'or~anismo: anche ciò pare abbia la sua ragione. Innanzi tullo, se siconsid~ra la vita stessa degli sporo.zoi( Lenckarl), cui appar· tomgono gl i haemosporidi (P. Mingazzini) e quindi il plasmodiwn m.alariae (Marcbiafava e Celli), non si avrà dafficoltà ad ammettere, che questo anche per parecchi an ni possa vi\·ere di una vita torpìda e latente, senza cioè provocare alcuna reazione nell'ospite. O' altra parte è noLo, cbe tanto più vigore acquistano i para:;sili per quanto piti deboli di,·engono t;l'individui , cbe li ospitano; e a questo stato di debolezza o di depressione organica purtroppo sottostanno tuili , dopo un soggiorno di ~l assaua piti. o meno lungo. Allora appunto l'infezione, che era rimasta latenLe, assumerebbe vigore provocando la febbre. Spesso ciò non bnsta: è necessario cbe intervenga un 'altra malattia. una cosiddetta effimera per esem · pio, a maggiormente indebolire l'organismo, affinché i germi della malaria si moltiplichino e divengano attivi.
DRLLE llALAlTIEFKBBRIU l'lÙ COl!U\1 A USS.,UA
H79
Il manifestarsi eli queste fijbbri, che dinicnmente non las,·iano molli dublli sulla loro natura malarica. proprio o a preferenza quando ricorrono le febbri comuni contintu, talfolta precedute Ila queste, ft!ce :;i che le une e le altre fus seru t•oinvolte nella '-tessa etiologia; e poichè le fehhri da raffreddar~ erano rnanifestamt'nle locali, cosi ~t assaua in s11l prinl'ipio fu ritenuta clima em~nentemente dominato dalla ma· l:uia. e parlino gli etfetti funt>sti del colpo di sole o di calore s1 vollero aurihuire a t[ue,;La infezione Si potrel;be però sempre obbiettare: Perché ascrivere i r<bl manifestameme malarit•i ad una infet.ione latente't- f • Il loro numero molto ri:;Lrelto; 3° il mostrarsi della molauia per lo ~1ù io quelli. che g1il da lun::a pezza diruorano a Ma ss:~ua, nonchl' anche in individui imbarcati: 3• i dati anamnestici sempre po~itiv1 ; 4° la forma clinica, che l>i allontana, per notevoli dati, dalle febbri maJariche per infezione recente; 5° il non lrovarseoe &$empio fra :::l'indigeni propri di ~l assaua, possono essere ragioni sullicieoti per fare escludere :·esistenza sia pure di singoli focolai locali ùi infezione. Ma altre ve ne sono di ordine più elevato. li reperto dell'esame del $an~ue nei rolpiti da febbre malarica a ~fassaua non corrisponde a quello che è stato osservato, nei climi schiettamente malarici, in altri casi analoghi, ma per infezione recente. Celi i e San felice ( l) considerano la malaria cronicn o cachettlca come poco interessante dal punto di vista paras"ttario, e lo stesso può dirsi di queste febbri ma lariche di MaRsaua . Gli ematozoari vi si riscontrano molto raramente, nè si presentano sotto forme, che si possano rappor'lare ad uno dei cicli di :,Viluppo ben conosciuti e definiti. Meno rari sono invece i corpuscoli melnniferi, e piJ.!menlo melanico sotto f11rm a f!ra(l) CaLu e SANfELICK. - Sui parauiti dtl glollulo rosso nell'uomo t ntglt anunah. (AMali di agricolhtra. :-.. 1883, 1891 .
14.RO
STUDIO ETIOt.OGlCO E CLINlCO
oulare riscontrasi anche libero nel siero. Questo fatto forse potreltl>e da1·4·i ragione del perdtè 1ali ft>bbri malariche di .Massnua non seguouo un decorso regolar" o meglio non conservano il tipo pramitivo in lUtlt• allum decorso; onde ho preferito indicarle ~ome {t•bbri malariche tL1Ì71iche. Così. Ilo osservato un raso di feiJLre, la quale in sul principio presentavnsi come una (1nartana, e in set!uito ha assunto il decorso di una intermittentc quotidiana: un allro caso approssimati,·amente di terzana. che ha e"ordito •·ome una remillenle co orinua; ma ne nell'uno nè nl:lll'altro caso l'esame del sangue mi ha mostrato i plasmodi propri nel loro ciclo evolutivo delta quartana o della terzana. Mai forme !:emilunari, nè forme flagellate; per lo più corpuscoli mela.niferi, e talvolta forme, che pntevaoo rassomigliarsi a plasmodi, irnmoiJili, contenenti granuli di pigmento, anch'essi immouili . Esse, massimamente per la grandezza dei granu!i pote\'ano dirsi analoghe, ma non identiche n quelle già studiate e ùescrille nella quartann (Golgi); non presentavano una co:>tanza di forma. io modo da poterle ritenere come elementi di un altro ciclo evolutivo, ipole~i semprr molto arrischiata. l~li stessi granuli pigmentad non mostravano uua re~olaritit nella lort1 g•·andezza; alcune volte si presentarano uniformi, altre volte ac('anto a granuli non mollo pi~co li , come quelli della quartana. se ne tro\·avano altri isolati d'un volume doppio, triplo ed anche qnndruplo; nell'uno e nel l'altro caso si trovavano alla rinfusa compresi in una !'O:::tn nza ialina immobile, che occopara buona parte del ~lobo lo rosso e si colorava non intensamente col blu di metilene. È molto probauile che queste rappresentino forme morte e degenerate di plasmodi. che hanno assolto il loro ciclo evolutivo, senza sporulare, formP sterili d~generatr. Ho riscontrato al tre5Ì alcune fo rme enrloglohulari non pagmentale, che po-
OELI.ti: \IAL\TTIR FEBDIUI,l PI Ù COMUNI A MASSAUA
1/.81
trehhero ragf.(ropparsi fra le cosiddelle forme di riposo di Marchiafava e Celli; se non che, invece rli essere, come queste, anulari. sono conformate a spoletta o a pera. A ru;~ ggiormente comprovare qunuto poco di si ngolare per )fassaua vi sia nei falLi fin qui accennati. riferirò un caso recente (presentaLosi nel R. Ospedale principale di questo dipartimento marittimo), dello studio del quale fui incaricato dal m~-'di,· o - capo, signor Colelln: questo ca·w. anche per la forma ctin~t·a. trovn analogia con uno di quelli da me o~errat i a ~fas~u ua.
Tratlasi di un individuo, che aveva SO,!lf.!ioroato in clirui mahwici, contraendone le febbri, le quali nel suddetto Ospedale, sito nl certo non sospetto, mentr·'er-a in cura per mal:~ ttie veneree. si sono mostrate di nuovo sotlo una forma imponente pei disturbi nervosi, che le hanno accompagnate: ::pasmo tonico e clonico del diaframma. spasmo clonico dei mnsc·oli della bocca, intensa contrattura degli sterno-cleidomasiO idei, afasia motricd. disfagia, iperalge!<ia notevolissima in tulla la regione precordiale, anestesia oel resto della persona. pupille torpide alla luce. io seguito paresi a Lulli f.!li arti. Questi dislnrbi, in una alln fehbre. sono andaLi gradata · mente cedendo alle iniezioni ipodermiche di chinino; l'ultimo a 5comparire è stato l' iperal ~o:esia alla regione precordiale. Ehhene. l'esame del sangue, anche di quello da me estt·auo med iante puntura della milza, è stato sempre molto povero di ris,ultati ila! punto di vista parassi lario: vi ,_j trovavano alcune delle forme innanzi da me descritte, non esclusa qualche fo rma di riposo a spoletlll, e, soprattutto nel sangoe della milza. :.:ran copia di pi~meoLo melaoico g"ranulare, libero nel siero. L'esame qnantitativo non ha rivelato una sensibile ipo~lobulia .
Da ultimo è uopo notare che nè il clima di Massaua, nè le
sruo.o ETIOJ.oi;Jco E cqNJCO f~llhr1 che VI dominano sono in o~ni caso condizioni sufficienti a risvegliare un'1ofezwno malarica latente: imperocchè non pochi so n quelli, che, pur avendo contt·atta ttut,:.l' infezione altro\e, non ne risentono por .·oià 1 danni. )l a non sr può dire dol pari che questo precedente torni del lnllo indrlTerenle nelle malallie f~obrili, cui tali u11lividui pos::ono audare in~ontro soglo(iornando a .Ma:.saua; giacchè non è improhabile che le forme strrili dl'gmerate del plasmodittnl malariae, mnanzi descriue. nonch~ 1 granulr di melani oa e i corpuscoli melaniferi, rimasti annidati in alcuni organi, ma·sime nella milza, durante un processo febbrile. ancbe d1 natura non malarica, mess1 in circolazione, si arre:~t rno nei vasi termmali della corteccia cerebrale, dando luo~o a ·più o meno gravi tlisturba nervo:.t. li na iniezione malarica pt egres;)a coslitui~ce adunque sempre una cond1zione a).!gravante da do~ ver:.i tener presente, e alla quale bisor:oa dar peso nella cur.1 e nella prognosi dr qualsia:.i malattia febbrile. Una dimauda ora sorge spontanea: ln queste febbri ma~ lartche aupirlte le forme ~m·ili dtyrntrau del plasmodium wala1·iae in che rapporto starebbero col processo febbrile 1 Per veritit, non è possibile al pre,ente stato delle no:.tre conoscenze sulla malaria. rtl>pondere categor1ramenLe ad ona tal domanda. JD fattO, risulterebbe dalle ricerche falle fì u'o~gi, che la febbre sia dovuta alle forme attive del pla~mod-ium malariae. Ora, considerando che talvol ta, anche in casi di febbri malaricbe tipiche da rnfezione recE:nte, tulli i teotatavi falli per la ricerca dei plasmodi nel sa u ~;ue cir~olante possono r iusci re infrulluosi, si dovrebbe ammettere che in tali c<~si e·st restino annidati in alcuni organ1 nascosti (milza. fe;:ato. cerv .. llo, ecc.), e, pel loro esiguo numero. s1 sottraggano all'o~ ervazionE': diver,amente non c:i aprebhe comP ·piegare la febbre.
DELLE MAL\TtlE FIBBRILI PIÙ COliUNl A liASS.1UA
H83
J)'ahra parte, conl>tderJndo che possono aversi casi ù'infeztOne malal'ica cronica, i quali decorrono senz;t fenomeni ftb· lmil, é uopo ammettere cbe J.!li agenti della malaria o non :;iano per sé ~oli Lnstevoli a determinare la febhre, ovvero che u1 4uesti casi non aùbiano t'ajlgiunto uno sviluppo ed una t(uantità tali da provocal'la. lo seguito di tali considerazioni, per le {t~bbri malariche tltipiche, come si hanno non solo a Mass:ma, ma anche in altri climi salubri. si potrebbe accampare l'ipotest, che le formè attive del plasmodium malariae, fra cui potrebbero es· c;~re compre:;e quelle ~ spoletta o a pera innanzi m'dicate, runaste annidate per un tempo più o meno lungo in organ1 na,.costi senza provocar~ la feùbre. ~ono l'influenza del clima o ù1 altra causa debilitante, assumano vigore e si moltiplichino silfauamente da detet·minare la fehhre, però senza aumentare in tal numero da riscontrars: nel sangue circolante. I n tal caso le forme sterili degenerate, se uon spiegano la ftlhbre. potrebbero, come innanzi ho detto, per la loro azione meccanica dar ragwne di quei disturbi nervosi più o meno gravi, che eventualmente possono accompagnarla. L'efficacia dei sali dt cninina, opportunamente sommioiìotrati, può ma:zgiormente convalidare questo concetto. Sintomato!ogia. -- Queste febbri per lo più si presentano conti nue nei primi giorni. come una felllJre da raiTt·eddore, e in seguito incominciano ad aCt]uistare una intermitlenza, che non si ripete regolarmente. lJa possono presemarsi intermittenti fin dal principio; io tal caso qualche volta so n precedute ùa brividi forttssimi e ùi luu~a durata, che si t·ipetono a'l o;mi accesso. Haramente raggiu ngono i 4-o~c. nè ho visto che sorpassino q•testa temperatura. L'unico fatto, di coi si lagna l'infermo. non è la rera lea. nè :iOno i dolori ten:m i ai bulbi 1 nè In spossatezza dolorosn ai
148~
STODIO ETIOLOGICO E CLINICO
ginocchi; egli accusa solo un forte calore per tutta la persona, si laJ!na della febbre. ln un caso, che ha riscontro con quello citato nell'etiologin, invece dei brividi, si presentarono intensi disturbi nervosi, afasia e disfagia imponente, i quali andarono ~t:ompa rendo col pronunziarsi della febbre. I sudori, che possono anche mancare, sogliono presentarsi al cadere della febbre. Il sintomo piu costante, quello che non !ìcornpare completamente neanche nella convalescenza. è il tumore splenico, talvolla molto pronunziato. da raggiungere anteriormente la papi Ilare e sorpassarla. Altri disturbi, da parte dell'apparecchio di)!erente, possono accompagnare queste febbri , come leggieri faringiti . più frequenti l'imbarazzo gastrico e la coprostasi. Spesso durante la fehbre si manifesta l'erpete labiale, e si pronunzia il colorito terreo, proprio del mal orico cachettico, colorito che poi si conserva per lun~o tempo nella convalescenza. La nutrizione si sciupa notevolmente; questi ammalati divengono bentosto anemici, son qMIIi in cui l'esame quantitativo del sangue ha dato il minor numero di globuli rossi, alle volte fino a 3 milioni per millimetro cubo. Oltre alla presenza di corpuscoli melaniferì, delle form e pigmentale e di quelle non pigmentate a spoleua o a pera (rarissime), descrille nell'etiologia, piu ft·equenti si osservano nel sangue d i questi febbricitanti le alterazioni morfolo)!iche piit svariate dei globuli rossi: vi ha macl'o- e microcitosi, elementi filamentosi e tutte le altre deformazioni delle emazie, indicate solto il nome di poichilocitosi. Le analisi delle urine talvolta, durnnte l'apil'essio, hanno mostrato un aumento di uroeritrina e di cloruri. Diagnosi. - Fra le febbri, che più rrequentemeote, roas-
OELLK MAL.HTit.; IIF.IJBRILL l'IÙ COMUNI A ~IASSAU..I.
148!)
.-ime in principio, possono confondersi con queste malariche aLi]Jiclte, sono da annoverarsi le febbri comuni continue; for· tunatamente però, ove si tenga presente che ~lassaua non è ~ilo dominato dalla malaria, la diagnosi dilrerenziale non è cosi diflicile come in ultre regioni tropicali, ove questa infezione è molto diffusa. In generale, se dni dati anamnestici risulterà che l'infermo sia nato o abbia dimorato in siti malarici o che ne abbia sofl'erto le febbri. si avrà fondato sospetto per ùover pensare ad una feltbr e malarica, solo nel caso che all'esame obbiettivo si riscontra tumore di milza. Posto ciò, la mancanza di un'intensa cefalea frontale, di dolori tensiYi ai bulhi e di una notevole spossatezza dolorosa alle.gino~chia, la comparsa di brividi, di sudori e dell'er·pete labiale depongono sempre più a favore di un'infezione malarica. Il Laveran ('l), trattando del la cura delle febbr·i continue, dice che, se esse persistono dopo aver sommini!itrato, per 3 a 4- giorni consecutivi, grammi 1 ,5 di solfato di chinino al giorno, si può escludere con sicurezza una febbre malarica. E certamente, quando, per tutti i precedenti dati, si avesse questo fondato sospetto, sarebbe opportuno tentare anche questa prova, la quale, peraltro, nel caso che la febbre finisca, massime se la prova fu sperimentata al principio della malattia, non deporrà mai assoJutamente per un'infezione malarica. A ciò si potrà pervenire solo mediante l'esame del sangue. Avendo visto però quanto sia difficile riscontrare, a causa della loro estrema scarsezza, gli elementi parassitari o le alterazioni proprie della malaria nel sangue della pe!'iferia, occorrerebbe, per essere più sicuri di ritrovarli, cbe l'esame fosse diretto su sangue preso dalla milza. La puntura della milza, massime in questi casi, é una (l ) LA VRRAll. -
1raité dt$ fièt>ru pah.ulrts, Paris 1884-.
1486
STt;DIO ETIOLOGICO E CI.L'\ICO
delle operazioni più semplici e affatto innocua. ~e si osservano certe c:~utele. Per praticarla è preferibile :;ervirsi della siringa di Koch, ma quella Tursini t·ie~ce ugualmente allo scopo; nell'uno o nell'altro caso ~i aspirerà a preferenza con una pompa a ~tantnffo. per il che (• necessario dtspon·e di u_n aiuto. Dopo aver bene sterilizzate la •·ute della regione splenica e le proprie mani, l'operatore fari1 inclinare l'ammalalo sul fianco sinistro, e determinert1, mediante In plllpazione e la percussione, il sito della punzione. praticandovi una piccola incisione con una lancetta sterilizzata. Indi obhligherà l'ammalato a trattenersi in una forzata inspirazione, durante la quale 'tapidamente l'operatore praticherà la puntura, aspirerà quel po' di sangue, che gli occorre, e ritirerà l'ago. È uopo essere molto svelti nel compiere questi tre atti operativi, imperocchè, pei bruschi movimenti respiratori, provocati dal dolore pe:- la punzione della capsula splenica, se l'ago dimora alcun poco nella milza, invece di una puntura, si potrà determinare una lacerazione più o meno ampia di CJlH'st'organo, possibile causa di emorragie cavitarie, talvolta riuscite funeste. Infine è necessario che l'operntore, durante la punzione, non abbandoni mai l'ago della siringa, sia per evitare il più cbe possibile la rottura di questa, sia per essere più pronto e sicuro nel ritirare l'ago, soprattutto nel caso che un tale accidente si verifichi. L'esame rlel sangue e quello della milza forniscono i dati più importanti, se non gli unici, su cui potere stabi!ire fondatamente una diagnosi differenziale in casi dubbi. Prvgno~>i. Qnoad vitan~ la prognosi può farsi fa,·ore,·ole; quond valetudinem dev'essere riservata, inquanlocbè c'è sempre a temere nuovi attacchi, ove si resti sotto l'influenza del clima di Massaua.
DEl.!. l!. i\lALATT!E fEBBRILI PIÙ CO~IU '\ l A. \I,\SSAUA
J48ì
Profilassi . - Quegl' individui che presentano sintomi , sebbene non molto pronunr.iati. di cachessia palustre, dovrebbero essere esonerati lla una destinazione a ~r assaua; gli altri, che abbiano soggiornato in luoghi dominati dalla malaria, oe abbiano o no sofferte le fel,br·i, dovrebbero essere sottopo~ti, prima d'imbarcarsi per Massana, a visita medica, massime per accertare lo stato della milza, e, se vi è ipersplenia, dovrebbero fin d'allora intraprendere una cura appropriata, che dovreLb'essere pr·oseguita per lungo tempo anche a M;~ s saua. In tali casi i sal i di chinina, a piccole dosi, presi sistematicamente giorno per giorno, anche con brevi interruzioni, riescono non solo un mezzo terapeutico efficace, ma anche un ottimo profilattico, massime se ad essi si unisce una cura tonico-ricostituente. Considerando la facilità con cui i para:;siti in generale e quelli della malaria in particolare si ridesrano in organismi debi litati, io cui i poteri vitali si siano più o meno abbassali, sillatli individui debhono mettersi il più che sia possibile in condizione da resistere, da mitignre, non e~sendo facile lo scongiurarli, gli efTeLLi debilitanti del clima di Massaua, con una beo regolata igiene. Massimamente essi dehbono premtlnirsi contro tutte le altre cause di malattie contemplate nei precede nLi paragrafi. Se, pur osservando :~crupolosame n te tuui questi precetti. le febbri malariche poi si manifestino, è necessario non esitare, dopo averle curate (o ancl1e prima) a proporre subito il rimpatrio del convalescente, se si vogliono evitare le ricadute e gli effetti d'un maggiore debilitamenlo. Cura. - Sarebbe quasi inopportuno parlnre della cura , giacchè anche i profani conoscono i meravigliosi effetti dei sali di chinina in tali febbri; a me però incombe l'obbligo
1.$.88
~rUfllO EliOLOGILO E Cl.l~liO
d'insistere principalmente su dn., falli: via di amministrazinnc e do~e ,Jet rtmedio. 1\ìcono~ciuta l& natur1 malarica clelia febbre. l'esperienza lta tlimostrato che la via ipodermtcn è l'unica da preferir~i per sommtni::tr.• re Il rimedio. l catarri gastrirt e intestinali. at quali, per quanto le;.r;.:ieri. quast nessuno, che Yi\'e a .\l as~·• ua, riesce a sourar;;i. auenuanu molto o neutralizzano l'efticncia del ehinino, amminil'trato per I.Jocca, !imitandone o iwpedendone ra,sorhimento: mentr'e,so a sua çolla, per la sua aztone trrttante. ·•-'grava le condtt.•oni del t·atarro. li chinino dovrel11Je iniettarsi in prmcipio a dose ~o:enerosa, nel primo ~torn o non meuo di 1- 1..20 ~t·.. secondo i ca:;i, e nei ~ionu consecult\ 1 a do:-i mmori. lino a O.GO gr. al gtorno. TI Lavemn \'- c.) consiglia d'interrompere dnl 9° al ~1 i)" giorno. e poi riprentlere con le ~tPsse piccole dosi fino al ~0° giorno, in cui si attacr.herehlte In cura di china Al 2iio giorno si riprentlerebbero. solo per :j g10rnt di se;.tuito. i sali di chini na a piccole dosi. Fra tuLLi i composti di chinina, ~eoza dubbio, i; preferibile il lJiclororo. come p1U solubile, o, in difeuo, l'tdroclorato o ancbe il bisolfato. Ouando si può aspettare, il rimedio si sommin istrerà durnnte l'apire~sin: diver:;amente fJUUisia"i tempo è opportuno. fanto in principio che nel eor$0 della malauia lto trovato l'empre opportuno ed indicato combattere la coprostasi, sia coi put'ganti, sia anche mediante gli enteroclismi. Blef'rehe
t~~uU'amblcote
esterno.
Que:ile ricel'che furono anzitutto direlle sugli alimenti e sulle bevande. e furono r·ieerche puramente elmintolo~iche. Contemporaneamente e in tempi successivi furon fatte ricet·-
11~'1.1..1: ll.\i •.\TTIK F!BBIIILI PfÙ CO\IIJ\1 \ V\SS.>.UA.
l ~89
che hniLeriologiche sulla cote dei febbricitantL sull'aria, )'IJI· l'acqua e sul suolo. \t niE~n.- Ad eccezione delle patate f!uasle, nelle quali mi occorse di riscontrare larve di diueri. identicue a quelle che aveva ~-,>iit trovate nelle l'eri di uno dei febbricitanti òa me :-tmiiati (l), io n nn fui più fortun.11o de,:.!li t•lmintolo;;i nel rintracriarr i \·eicoli, che rendevano cosi frequenti gli elminti nell'inlestino dei miei febhl'icitanti. Le ricerche sni polli mi portartlDO alla scoper·ta di una nuova speri e di Lenin, In pi1'1 grossa di l(Uelle fìnora de:>criue netl'intrstino di l}llCSli uccelli, che chiam:u Tmia diymwpom (2): essa i:> fornita d'uno scolice molto rassomigliante a quello della Tl'nia ISQ(fi?Jflln. )Jeril.'l di e.--sere rile\'ato il fallo: •:he, mentre rnrissimamenle s'incontrano nella carne dei huoi di )lassnna i d:-:ticcrchi di questa tenia, vicevet'ila poi essa si riscontra 1nnto frrquenlemente nell'inte•tinn dell'uomo. ~ell'acqua constatai una volta la pre,enza di cristalli di actdo urico, che poi si riconohbe essere do\uti alle .sporche ni.Jitudini degl'indi~teni nddelli al clislillatnre. Curv.. - Le rirrrche fnrono limitate semplicemenle nlln cute delle dita. corni' quella che piu si prestava: non furono per·ciò moli(.\ este~e. \ cl e:;se proreJeva n•rsando diretlnmente o;u di un dito. anche ripetute volte, un mi:;cu~lio di f.(elatina e agar o rucus, ovvero tenendo immer~o un dito in ']uesti terreni di coltura per un lt'mpo rnrinbilr.: indi di:aendeva piastre. ~c~snn microrganismo son riuscito in tal modo ad isolnrP, r.he si rosse potuto identificare a quakunn dei patogeni ro(l) PAS(It:AL&. - S1df,, JrrtltttZ<l d• larve ds ddltr• lllll'illlt.st:llo d1 olrr,i (t'•'•rictltHtU di JltUS<~"'' (filllrnolt /t~lrrtta::innaù d•llr Se;• •J:;~ .Jiedirllt, 1 ~. (:!o P.l."Jc;ALK. - ' " ltul• dti polli di Jla~u<l. Oo•<"rtzìooe d1 una nuo1.1 sp~cle. - { GIOI'IIOlt ltHtrii(IZIOIIalt dtllr ScitiiZ4 ,tlr•IICitt, 1890).
S WDJO EIIOLOI~ICO E Cl.l~TCO
nosciuti, ovvero che, sperimentato poi su conigli c su cavie, avesse dimostrata qualche \Ìrtù pnlogena. Le sarcine. mas· si me la Sarcina 11lba, erano sempre lJredominanti. oltre qualche bacillo rassomigliante al Subtilis (EhreniJerg) ed altri dol geuet·e P1·oteu.s·. .\.nu. - Le prime r·icerclte llallfwiologicbe dell'aria, da me eseguite, rimontano ai primi del 18Sl>. quando sulla Ga·riiJuldi si ebhe una gr·ande epidemia di febbri cosiddelle climtttiche. necentemente ho avuto oppot·tunità ùi ripetere le stesse ricerche anche a terra. Alle analisi qualitative ho proceduto esponendo liher·amente all'aria ~ a val'ia altezza ùal suolo e per un tempo anch'e:.so variauile, piastre di agar semplice o in miscujo!lio con la gelatina. feue di patate colle, on~ero scatole di Petri sterilizzate. nelle quali poj versnva il terreno di cultura. Questi vari saggi erano rJuindi esaminati in tempi suct·e:;sivi dt z a 8 ~iorni . 'la.:.sime dopo una piog-gia, qoando cioè si moltiplica' ano i cosi di feb!Jr·i, le mulTe preùominavnno slraordinariameu te. Fra esse la più fre<Iuente era l'Aspt'I'!Jillus niga: in ordine di frequenza 'eni\'ano poi il Ptnicillium !Jlalttlllll. il .Jfucor mucedo, J'Oi<lium Tuckeri, gli .hpergillus finNts e glaucns. Tra gli schizomiceti si sono moslrale sempre predominanti le Sltrcine, massime la Sarcinaalba e la Sarcùwcmrantiaca. Frequenti volte bo ouenuto il .~ftyaterittm, del quale ho potuto distinguere cinque ':wietit, fondaLe principalmente su difl'erenze di tinte, che presentavano le culture sn agar e ~u patate, dal uianco al bianco-grigiastro, ~·l giallo, e sul poter(! di fondere la gelatina più o meno pronuozialo per ciascuna delle cinque varietà. l noltre è uute\'Oie anche la frequenza con cui si sono mostrati alcuni hacilli mobili, molto amni fra loro e caratterizzati -sopratlutlo pel fatto, cbe coltivati in ,u-
DEJ.I.& MALATlH) F.EBDRII,II'll LOMUXl A MASSAUA
14.9 1
perficie su mezzi trasp.11·enti pt·e~entano. chi più citi meno. sotto n1ria incidenza de1 rag;.'i lnmmosi, i più ..;çariati rolori dell'iride, dal ruiJioo al ''erde smeraldo: in tubi di cultura si sviluppano massimamente in supPrficie. or fondono In ~e latina. lolìoe. nell'aria dt ltalleria della regia na,·e r.arilwldi mi è 11uscito d'tsolat·e due nuovi cromogeoi dell'aria, che ho rhiamati l'uno Uu.'l.,.,, lfassmw. l'altro Giallo l[asstwu. U\"UIO ri,.'Uardo al colorito. che presentnno in culture. Il flo!Ji)tJ 1/(tNsaua i• un bacillo mobile, lungo 3,i6 JJ., gro~so 1.~u IJ., ad estremila anotondate e leS!germenle ri· curm oel mezzo: mri-.simamente si pr&enta in fìlamenti. che non superano in lunghezza .35 ~- Tn gocce pendenti mosLra una leggerissimn Liota giallo-paglin. ~o n si colora col metOllo di Gram. nè con quello di Loefiler. n~ io gener.1le ha moh'affinita pei colori di anilina. Per otteoerne buoni preparati coloratt i• prefertbile >-ervìrsi di una soluzione idroalcolica recente di ftl\ina e lasciarveli per circa :w ore. t..)uesto hncillo non fonde la ~elatina. Ha un lentissimo accre~cimento, anche ad ulla temper·awra, o passa beutosto nelle cosirldeue formo involutive, che si po.;,ono ra "'Omigliare ad tli o a ~ro :;i fermenti. C:ol liquido dt Zael non mt c ~talo po:.sihile accertare alcuna formazione dt spore, per (Junnto pr·olungala fosso stata la colorazione . Fra ì cromo,{eni conosc'uti i• uno di 'luelli che pii& cliffidlmeote risente l'azione decolorante della luce e dell'alta lemperalura. Placchi-cultlu'e. - È preferibile preparnrle da recenti cnlture in ht·,.,·lo. Frn il ~" e il il0 ;(iorno le cnlonie ra~giun gono alJpenn il diametro di l Jl. sono rotonde, spleodeuti, hia.nco-gri)olinslre, a coulorno ·nello e finamenLe striate. ln
14-92
STUDIO Kf10LOGICO R CLI:'\ICO
seguito, a misura che ingrandiscono, assumono una leggerissima tinta giallo-roseo, che diviene sempre più carica e, verso il 16° giorno, d'nn bel rosso-corallo: solo in tjltesto stadio sono visibili ad occhio nudo. Le colonie profonde preseOiaoo allora un diametro di 6 p. e le superficiali di l~ p. in media: sono rotonde, a contor-no nello, a contenuto nell<e une fortemente strialo e rndiolato, oe!le altre omogeneo e compatto. Cultm·e in, tubi.- In gelatina fot·ma un tenuissimo gambo biancastro, finamenle punteggiato, sormontato da una testolina poco sollevata, d'un bel colorito rosso-corallo, che talvolta si dill'onde per hreve trallo anche lungo il gamb(). Se l'innesto si fa in facus, lo strato superficiale di questo accJUista una linta bianco-porcellana, sulla quale spicca mt~ggiormente il colorito rosso della cultura. ln miscuglio di gelatina e ngar la co!Lurn si diffonde ~ u tuua la superficie solto forma di una strntificazione rosso-corallo più o meno spessa. Su agar obliquamente rappreso, e sopraLLuUo su m!ar glicerina lo la cultura si estende lungo il solco lasciato dall'a~o d'innesto e poco lateralmente: ha nn aspetto nmido, lucido, come di vemice. Il colorito ros=-o diviene sempre più c.arico coll'invecchiatsi della cultura. Quando l'agar non è asciutto, accade anche per questa quello cl1e si verifica per culture dt altri micror·ganismi, che cioè si stahiliscon<, a distanza piccole colonie rotondeggianti come tante testoline di spillo. Jn ln·odo leggermente alcalino la cultura si deposita ~otto rorma d'una nnbecola l.Jiancastra, che in seguito acqui-;t..;l no colorito roseo, senza inlorbidare il brodo, quando non si agiti: non forma alcuna pellicola alla :-uperficie di CS$0 . La nubecola del fondo ri sulta di esilissimi filamenti intrecciati fra di loro, come una tela di ragno, e in alcuni pn~i. dove
llELI.k ~IAI~UTIE ~'Kl)llRII,: PIÙ COMUNI A ~IASSAUA
11.9:3
•1uestt ~·inte r~ecaoo, il colorito roseo moslrasi più •• ppari!irent.e. QuestP culture si con!<en•nno per lunghissimo tempo. Su ttntatl'. ma non semprt', la cullura acquista maggiore ,., iluppo. e presenta l'li come uno strato, non mollo spes ·o, rl'un uel color·ito ros~o-corollo, di aspetto granelloso, umido, tn,lu··ido, clll' va !Wmpre più r·addensandosi. Il Gwllo .lfassatta i• un hel cocco di vario grandezza. del di.unetro medio di l 67 11: in gocce pendenti si presenta sotto forma dt diplococco, streplococco o di zooglea. Si colora lwnissimo e rapidamente coi semplici colori di anilina. Ha uno s' tluppo po~o rigoglioso a temperature inreriori a ~wo C. e fonde lentamente ht gelatina al o p. t 00. È indill'erente pel suo ;;viluppo la reazione del mezzo di coltura. le colonir sono rotondeggianti, d'un ltel colorito ~iallo d'oro tarico. lìnissimamente granulo::.e, a contorno netto, molto romp:~tte. le ~uperliriali diiTet'iscono dalle profonde per oua ma:.rgtot· grandezztl e compaLtezza. si sollevano molto sulla suprrfìcie dt•lla gelaLina. comt' piccoli blocchetti, e ,·erso il setltmo giorno acqUistano anche comi' uoa lìnissima mel'leltnturn al conwrno. La cullura 10 tuho di grlfltina ha forma di chiodo, di cui il ~a mho ha un colorito j!Ìallo-cedrino ed è granelloso. La tl':o;ll\ è piccola. giallo-caricn, com palla. come una crosticina. che non si ùis~rega nella :,:clatina fusa. Su nya1· forma uno strato souile. poco esteso, a superficie opara. asciutta e granulosa. come un colare ad olio. Lo st.esso nspellu assume la cultura su patate. lnlorhida il brodo. forman1o un depo~;ito fiocconoso ~iallo pa~lia, senz'alcuna pellicola superllciale. Lo Stnphylornccus l'!JO!fl'lte.~t tlltl't'IIS risulta di cocchi molto piu picroli. for·ma su patate e su agar rullnre a supertìcie umida, traslucida ; fonde rapidi,-simamenle la gelatina;
1494
STUDIO .ETIOLOGICO K CLI.NJCO
le colonie si dissolvono facilmente nell'acqua. non si pt·esentano compane; infine ha potere patogeno. Per tali caratteri, stabiliti su osservazioni di confronto, non può accadere: confusiope fra esso e il Giallo 11fassww dc~crilto. Ho sperimentato ciascuno di questi micror~anismi isolati dall'aria su conigli c su cavie: ma, comunque avessi variato lo sperimento, non ho ottenuto mai alcuna r·enzione. Dell'aria mi convenne fare anche aoali:;1 batteriolog iche 'Tuantitative: avendo notato che io alcuni siti della Garibaldi, p. es. in corridoio, le febbri si prendevano più facilmente che in altri, volli comparare fra loro queste diverse lor..alità anche sotto il punto di vista dei balleri contenutivi. Non ùisponenrlo del tuho di Resse, nè di altri apparecchi più o meno esani per analisi quantitatire dell'aria, ne preparai all'uopo uno semplicissimo: 1n Lre pi ccoli Erlenm eyer a larga bocca, che aveva chiusi con tappi di sughero rhe~l i ti di cotone e poi debitamente sterilizzati, ver~ava un miscuglio di gelatina e agar in modo dfl format·e un piccolo strato nel fondo. Ciascun tappo era alLraversat.) da due grossi tubi ripiegati a gomito, l'uno alTet·ente, che si arrestava a breve distanza dalla superficie del mezzo di cultura, l'altro.efferente, che atlraversava semplicemente il tappo sen1.a sporgere da esso. I tre malraccelli erano poi riuniti fra loro con tulti di caucciù, in modo che il LUbo e[erente dell'uno era collegato coll'afferente déll'altro; il primo tubo afTerente e l'ul timo efferente erano chiusi con cotone. Cosi preparati i tre matraccelli coi terreui di cultura, erano sterilizzati, e po~cia la chiusura coi tappi di sughero era completata versoodo\i sopra un po' di paraffina. Quando voleva procedere all'a nalisi, il tubo efferente, rimilsto libero, era collegato acl un aspiratore ad acqua de!Ja capacità di Ire litri, e, nell'atto d'inc.ominciat·e l'aspirazione, toglieva il tappo di cotone dal
DEI.I.E YALATI'If.: FEDIII\JI,I l'JÙ CO\! UN'l A \IASSAOA
l i-9:)
primo tuho afferente rim..f-to libero. L'a:;piraztOne si esplt>tnva lentamente in 8 minutr pr·ìmi, ed n ciascuna analisi per lo più proreileva dalle 9 aiiP Il pomeridiane. L'11rin di coptrtll in due sur.ce ~h·e ricerche non dietle •Lkuna eolonia. nipetnto l'esperimento dopo un violt•oto ,,rr1uazzone in diver:;i punti della nave, ~i el.he cinscona volta. sulo nel pr'mo dei tre matrnccelli. Un'l col'.lnia eli lòarcin t ed unn a due mulTe. Aòunqu~ in tre litri di aria libera crnno t•onlenuti ~-3 !!ermi. L'aria pre;;a dal centro dello bauaia in un primo esperirnento diede dne colon ie; dopo un acquazzone tre. ~all'aria di corri.loio in Jiversi sncce,;:>Ì\'i e.;perimenti trovai sempre 3-S. colonie. Da ciò si rileva rhe i battori, contcnnti nell':u·in della r:aribaltli, Prano relativamente molto scarsi, che e!lsi subr\":mo un le~gtero aumento ~ol o l inOuenza delle pio;.tge e nell'aria l'Onti natn ùei bassi l'idotti drlla nave. \ eQUA. [.'aCfJIIa er:-~ prt•,;a sia dal cerniere. da dove lle\"e\"ano i marinai, :-ia dai rertpienli in oso. sia direttamente dal di~tillntore. T hotteri in r.ssa contenuti erano pèr lo più tdcntici a quei har.illi mobili. da non r.onfonder~i col B. typ/10~11!1, gta indicati nelle rrcerche dell' .1ria. caratterizzati dalla loro straordinoria iridesr.enza nelle cu lture in superficie; 'i erano anche pnrPcrhie .;:m~ ine : tli if~>miceti P"r lo p1il nessun ~erme. Gli esperimenti faLLi con truesti micro1·gauismi so coni~li r. su cavib non mi hnnn11 mostrato per alcuno di ~--i 'triti palogeoa apprezzabile. Le analisi batterinlogiche quantitnlive ·furono oroPs~e. <~.o pr:tllullo per difetto dei meu· opportuni: si poteva però Aindicare a colpo d'occhio che i hallcrì contenuti in que~t'accJua erano piuttosto scarsi.
H96
STUDIO ETIOWGICO E CUNICO
Feci ricerche b.llteriologiche anche sul ghiaccio d i "Xorvegia} allora in uso a )lassaua, e da questo mi fo dato jsolare due innocue sart;ine. Recentemente, manifestata~i l'epidemia colerica a ~l assaua, &:tesi le mie ricerche su tulle le acque della Colonia Eritrea: tale lavoro. abbastanza faticoso, oou scevro di pericoli, riusci di pubblica utilità, inquantochè a me fu dato in tal modo dì poter dichiarare como sicuramente inquinata l'actJlla dei pozzi di Ghinda per la presenza dello Spirillnm cholerae asiatica(' (Koch) (l). Questo risultato dis~razialamente è stato poi confermato da una proHl di fatto, essendosi aruti dopo parecchi giorni nuovi ca:;i di colera, seguiti da morte, per l'uso di quest'acqua (2). SuoLo. - Nelle ricerche hnueriologiche del suolo neanche mi è riuscito accertare la pr·eseoza di microrganismi, che, o per frequenza o per provata virtù patogPna, meritasser o ~pe ciale menzione. Il suolo umido circosta nte ai pozzi, trovati inquinati per la presenza dello Spit·illnm choLPrae asiaticae, o forte mente sospetti, mi ;;i ù moslr·ato an eh· esso sospetlo, quanlunq non mi fosso riuscito isolar·ne lo spit'illo colerigeno. Oa uno di questi ter-reni mi riuscì d'isolare uo bacillo cromogeoo, che potreube identificarsi all'indicus, isolato per la pri ma volta dal Koch a Calcutta (:3). (i) PASQUALI! . - Llicerche òatteriolofliche sul colera a Massaua e: c011~ 1·aziont iOimiche ((iiornale meàlco rkt 11.• B~ercito e della 11.'' 11/w·iu.a. !891). Una cultnrn di que,to spiri/lo colet·igcllo, da mc isolato n Massau:1. e s pedita dopo circa noi'C mesi a:J' /slih~UI igienico di Berlino, sperimentata dal Koeb, si i.• mostrat.1. ;tncora molto virulenta! 1'\oto con p1acere. elle al presento si sono ~ià attll3li molli 1tei pronedimenti igienici, da wo proposti in deLta Rtla:.ione.
m
(3) Il Koch, confermando q\lesto ratto, trova interC3sante ello •ruesta ~~ie. non rìscontrat..'\ ancora nella zona temperata, gia per la. second;4 volta sia ~tata trovata in un luogo tropicale: for:re ò una specie csclusil·a dei tropict Al presente io l'ho isolata anche dall'aria del Gabinetto batteriologico Ili quesro R.• Ospedale principale, dove dev'essersi diffusa. (
DELLE l!Alt\TTIE F.EBBRlL[ Pl( CO~IUNI A \(ASSAUA
l 4.97
RIEPILOGO. Come ho detto io principio, scopo precipuo di questi miei studi fu di stabilire. coi dati della ricer·ca sul san~ue dei l'eh· bricitanti, se Massaua fosse sede d'infezione palustre, ed, O\e ciò non risultasse, determinare, possibilmente, quale fosse l'agente specifico di quelle febbri, abbastanza frequenti, che in certo qual modo si erano ritenute come speciali di "lassana, ed erano state indicate col nome di {e!Jiwi 1·emittenti climaliche. Ora, dando noo sguardo gent>rale a quanto ho fin qui esposto e considerando i ri:;ultarnenti delle mie ricerche ed osservazioni cliniche, è letito concludere: l o Massaua non può r·itenersi sede d'infezione palustre; yj si possono bensi aYere, come io altri climi, piuuosto facilmente casi di febbri malariche per infezione contratta altrove; 2° Non sì hanno criteri suOicienli per poter ammettere colà un'entità morbo5a sui generi.\, disti ola col nome di febln·e remiUente clinwtica: tJuesta più facilmente trova posto fra le febbri co11umi continue, di cui sar·ebbe una forma meno lieve e a decorsQ protrq.tto ; :3° Fra le possibili malattie febb rili comuni. o per lo meno che, in certi casi: potrebbero fa~ilmente confondersi con le febbri comuni continue a lungo decorso. sono da annoverarsi quelle da infezione Lilìca, massime le forme cosiddette abortive e le for·me le~giere.
l.i98
STt.;DIO ETIOLOGICO E CLT~I CO
* "'*
Riassumendo, la principali ragioni, che fanno escludero la malaria da )Jassaua, sono: al In 2:50 analisi rJualitative del sangue. falle su g:j di •Juei febbricitanti. in diverse epoche. sin mediante preparati a fre"co. sia anche mediante preparati colorati, meno in ~ casi. che hanno dalo un repe1·to speciale, mni ho poLulo ron· statare ~li ematozoari della malar1a; /,) Le numerose analisi quantitati>e. circa l 00. del ,-aogue dei suddeui febbricitanti non hanno rivelato ma1 una notevole ipoglohulia, qnale !'i osserva nella infezione malaricn , anz1, durante il pe1·iodo febbril e e soprnliHilo nell'acme, hnnno dato un :~um enlo, prohalJilmente relativo, altbasta nza l·i levante di'Ile emazie: c) Ln generale le analisi delle urine, circa 3.20. in nessun periodo del prot·esso fehhrlle. e neanche nei periodi apiretici, hanno mostrato un aumento sensibile dell'urneritrinn e del cloruro di sodio; d} Pet· quanto abbia in.~i.~tntlmrmte ricercato , non mi è stato possibile osservare un sol caso di febbre mnlnricn fra ~l'i ndigeni propri di )las~a uo. che non althiano contratt.'l l'in· fezione altro' e; 1') Le fehhri dominanti a " as!'nua si ~llontana n o per note\ oli dali clinici dalle intermittenti malariclJe, e, se molte fra esse. per la l'orma clinica. ::i rassomigliano alla l'emittente continua palustre dei pae!-oi c:~ ldi , pure, pei risultati principalmente delle mie ricerche ~ ul --~ ngue , non può nmmellersi rdentità fra loro; {J A mia conoscenza non 'i è esempio di ''era cache~sia palustre, neanche fra quegl'individni, che hanno fallo colà. e pado sempr·e di .Massaua, lunghissimo soggiorno ;
OEI.I.E IIAJ.-\1 TI& FEBD!HI.l P l
t CO~fO.NI ~ 'l ~S'Al A l i 99
y) ~l eno per quei pochi cn·i di e~trnnea provenienza. il chinino non cur·a Cjuelle febbr·i. ue le previene, comunque e in •rualsiasi 1lose e--~o sia somministrato; ft\ l pochi casi eli febbri malariche. non più di 8. da me osservati. sm per le rag1oni innanzi esposte. sia pe1 dati ··linici.. ,-ia soprallntto pel ret.er to dell'e:-:nne del san;.rne. che non h:t mostrato le forme tipiche degli ematozoari ùella mah ria nei loro di\·ersi cicli erolullvi. non possono ascrirersi ad un 'infezione recente, contratta cioi• proprio a )lassaun, illhe ri&n confermato anche dai precedenti anamnestici di ciascun infermo. 4
...
...
In quanto alle felthri cosiddette climattrhe c'è da osservnre he tutte le malauie (none h~ l t 'ita normale) risentono dell'in lluenzn debilitante del clima di ~fassau:'l. srecie dell'alta tempero.tura ambiente, e cpundi si allontanano nella loro estrinsecaziOne sifTauamente dal tipo, cu1 appartengono. che la diagno~i spes~o ne diviene oltremodo dillici le. Tutte perc:ò potrehl•ero essere indicate coli• come malaLLie climatichE", il .;he, senza nulla chiarire, darebbe lnogo ad un confu.,ioni;.rno im!Jarazzaole e dannoso, come 'luello che regnò nP.i p1·imi ann i dell oecupazione. L'antico aforismo « ogni ammalato è un libt·o nuoro >) tanto pit'r resta comprovnto dai fatL1, per quanto le ossPt'Yaziooi ven,:!ono e~te ...e con metodo comparati 'l'O su indi\ idni ammalati:;i della stessa malania io clim1 diversi ... i uoterebbet·o allora. come nel fatto io ho polulo notare, non lievJ dif · ferenze cliniche in t'dpporto a •Juesti. m.1 non per •(uesto ,i pen,;erehbe certo Il fare di mscun caso una nuo\·a entità morho~ . t:
1300
STt:DIO ETIOLOGICO E CLINICO
Ora, delle febbri da mc studiate a )Jassaua, per nessuna risultano criteri tali da giustificare un'eccezione in questo senso; onde sarebbe desiderabile che la diagnosi di {t•IJIJ1'P t·emittente climatica non faccia piil capolino nelle 1·elazioni statistico-sanitarie della nostra colonia, tanto più che tale malattia. pur essendo stata ammessa già da lunga pezza dai sanitari di altre re~ioni~ finora non ba preso posto in patologia. Riassumo qui appresso le ragioni, che depongono contro questa nuova forma febbrile, e, subordinatamente, quelle che la fanno rientr-are nel quadro clinico delle febbri rom uni continue: a) Ammesso pure che in base a sintomi speciali si possa ancora oggi parlare di una nuova entità morbosa, in ordine ad un'esperienza piuttosto larga, cho ho potuto avere delle febbri. le quali. in certo qual modo, si vollero ritenere come speciali di ~l assaua, posso affermare. che il quadro cliniro di esse non può dirsi costante nè speciale~ b) Se fossero strettamente legale al clima, dovreubero mflnifestarsi al principio dell'acclimatamento e rendere pitt re sistenti quelli che le hanno giil soiTerte una volta, e che perciò si sono acclimatati; invece vi è chi ne è colpito arrivando a )Jassaua, chi dopo 5. 6 e più mesi, e d'allra parte chi ne resta affatto immune. Inoltre le recidire sono facili e r:pel~te;
c) <Windigeni non ne \'anno e11enti. sebbene i casi fra essi siano pinllosto rari; d) :Xon richiedono una Clll'a specifica; invece tutli i precetti igienici, de::;tinati a garanti1·e l'organismo contro i facil i raffreddori e a migliorare opporLunamente la ,·ittit zione, noncbè le cure destinate a combattere i si ntomi parzinli della malattia, mas::.ime la coprostasi e l'elmi ntonosi inlestinille, si
DELLE M.\LATTrE FEBDRIU PIÙ COllUNI A )1ASSAUA
150 l
sono mostrati mezzi sufficienti a p1·evenire queste fehbri e a guarir!~:
t>Ì ~on risulta dalle ricerche etiologiche, da me finora compiute, alcun agente specilìco come causa di queste fehbri; però, soprattutto l'aver osservato ch'esse si mostmno promiscuamente in lluei periodi in cui dominano le {Pbbri comuni trnllinur, e che, al pari di queste, seguono piuttosto le vici~ situdini atmosferiche e le condizioni speciali di dimora e di vila degl'indiridui che ne sono colpiti, fa ritenere che queste febbri abbiano un'etiolo:.tia specifica comune a lulle, la quale forge potrà essere accertata con altri mezzi di ricerca, che ulteriori progressi scientifici saranno per indicare; D Inlioe, oltre alle suindicate considerazioni eziolo~iche, la straordinaria rassomiglianza della forma clinic:~, che, fatta astrazione del più luogo decorso, potrebbe dirsi complela, pel'lnette di compr·endere crue~te {ebù1·i cosiddette climatiche fra le comtmi c?ntinu~, delle quali sono da considerarsi come una varietà a decorso protratto. per l'insorgere di disturbi pitl v meno notevoli da parte dell'apparecchio digerente. Su per giiL questo stesso concello riportò il Laveran (1. c.) della febln·e climatica ammessa in Algeria; ecco infatto come si esprime questo competeotissimo autore al riguardo: « Aprés ~ cinq annie.~ de recherches infructueuses, je crois pouvoir « dire qu'il o'y a pas en Algérie d'entité morbide, distincte « des espèces nosologiquesconnues, à laquelle on puisse a ppii« quel'le no m de fiè v re climatique; el que, si la chaleur almo« spbòrique modifie plus ou rnoins l'évolution des maladies « fébriles, elle ne crèe jamais des fiènes de toutes pièces; (( en d'autr·es termes: qu'il n' y a: pas de.; fièvres climatiques « propremenL d!tes, mais seulement des ftèvres moàifiées par « le clima t. »
l :)Q;?
:-;TU DIO ET!OI.OGICO E CLI~ lCO, Et..: C.
Infine. e~clusa la malaria da \lassaut~. non potendo ritenere come specinli del lnog~> le fehhl'i che n dominano~ una '•a restn aperta alle ulteriori ricerche da far~i, la quale è stata giil tracciata in que~to lavoro, ,tudiare cioè e stabilire, col sus~idio dell'inda,!ine etiolo.tica. le ,·..,rie forme clmiche che può alisumere colit l'infezione tilica .
...... Le agerolnte e r·apide comunicazioni, che il commercio e
la scienza hanno stal>ilite f1·a i diversi popoli, ollren lirella re il di:'qurlihl'io di civilt:t fm essi esistente, tendono sempre più a dmtùare un gr·uppo di morbi co~iddetli esotici. f'e que,.to per la <scienza Ì' un l•ene. inqu:HJtochi· più luce si Ya facendo ~ulla patologia eJ eLrologia di es. i morbi. lo è anche per l'u manith, incJn:mtoclu\ meglio conosciute le malatllt>. più adP ~u.lli e piir ~olteciti 'araono i I'Ìmedi o almeno i mezzi alli n prevenirle. e ~i ~alleveranno co~i le condizioni miser·evoli di popoli. r.he 'i\'ono indietro dr noi di parectbi secoli. ~l i Ju,ingo che que~ti studi. portali a termine atlrarer,;o · innumereroli difficoltit, pos:.ano concorrere. per la loro piccula parte. ad un co~ i alto scopo. a~erohndo in qualche modo il •1on lieve compito. che incombe ai miei c<~lle~hi destinati n ' las:'aua. ~ •• poli,
l 0ottoke 1 !I l.
OPERAZIONI CHIRURGICHE STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1800 ~EG LI STABILDIEJTl
s\XITARI mLITARI
Cl l
Leoperazioni chirurgicl1e st3te praticate nell'anno 18!10 e tli cui si (• potuto avere conoscenza nei rnodi più vollf.' ul ùi,·ati nelle analo;;he riviste per gli undici anni precedenti. ~urumarono a circa J:;oo, non compresi, come nel passato, 1 minuti atti operativi che gim·nalmente occorrono nei val'i re· parti d'ammalaLi e nou compreso neppure quanto i riferisce alle frallure ed alle Ju,s:tzioni, di coi si parleril in seguito. l risulta t i ne furono abbastanza soddisfacenti, come si poLrit rilevare dalla metodica e cireo:~tanzata eS(lOstzione clte :.egue. fatta secondo l'orJioe preceJentemente se;;uito. Il numero delle operazioni sveuanti a ci:tscheduno degli ~tahilìmenti sanitari risulta dal se;.:ueute prospetto. ljuelli che' non vi souo menzionati. o non euhero o non segualurono nlrun atto ope-r·ativo. Cl} l'iella rtv~st.n per l'nnno 188' non furono accennate akuuo mtere;stmtl or,·rnzioui statt• t:!eglliro urli H :,p~date di Ma~'laun. osscndosoue a<uta contuu<l <ullanto piu tardi, per ID~'lZII di private lnrorm:nloni. RII'UO ora all'mvolonLuis omisl>ìont, cnumcran,lole m •JU•''lll nota. t• to'\ rP~T.ìone tar•IIY& di eapll om~ral•· con pur:ione rl1 o.ltafi:st 111 un lrul•::teno ~Lato forllo addr ~ ngo:;Lo 4.888 o Saganeru d.1 colpo d'arma .1 ru o1·o
OPSRAZIO~I
Ospedali ed infmn~>rle
Ospednli ed info rmerio
Torino . Roma. . Ftl'enze . Messina. Genova . Napoli .
Bofogna. Palermo .
.\lileno . Verona . . Alessandria Caserta . Li,·orno . -. ncona . Bari . . Perugia . Savigltano Catanzaro Pinerolo . Salerno . Nocera . Bro'SCta . Chteli. . Me<:saua . Udine . ~ova ra . Piacenza Venezia Caglia r t Casale .
CHIR URGICHE
e
..è z
1201 Padova . 1171 Gaeta. . 103 Venaria. Ht Cremona 80 Parma .
Il 10
75 P 8VI8.
7
•
74 Ravenna 7411 Aquila . 71 Teramo . w CaLante.
Hl 8
R
4il l ~lant,ova i-1 fet·nt . .
3h Monteleone
35 Pesca ra 32 Siena. . . 31
Feu e~lrelle
• :lO Bard . . . 1 30 Trapani . 29 Chioggia 2'' Sas<~an. 20 L ecce . . . . i!> Reggio Calabria 19 Siracusa . . . 17 Collegi militari . 16 In ca serma . .
l i Bergamo . . . 12 Scuole militare . . t:? Reclusorio di Gaeta ._ , 1 ~ Potf'nza Il A smara.
. u1 um <pall.l: guarigtone con 11arziah• ruuservazione della !unzion~llta dell'llrtO \O~r.~tore e.1piunu lLu'!'oeco, ;ti:;i,W n t,. teuenle Delouur. i' Allr.t hlontli':t resuJ.tOrte, ma prtma.ria, in caso eh ferit.'l I'Oiont.:uia COil urrn·t tJ:\ fuoto :ti turace smht.ro, con fr 1ttura d~ l r'lJitl omerale; go:~rl;doae
tocn• ~l)pra ot•Prator·• tcnent.e Ot>logu 30 R~S<'1,iOnu t.nrtiL\'~' 111 gomito, nwt. Ulller, per tcrata da arma ala ril<>vau oPI flUo d'armi di SM:aneill ,. sUSS<•..,.ulla •la Oc"'eo-peno$1i te t'l da anrhilo" an;:ol:~rc: ~uui::non• t~>mplet1, c •D rit•rt·llnaziouf' d.i son~til'nte fondounii la Cor.cratore t'nflll.ano llarrocco, assistenti' tcnentu lklo:tu). t• f:,riCJrta:done d'un (A<[Uest.ro il'alcum centitn•lrl d'ClstPn•ionc dalla J>3rte ant.enore d'una til •a stata rommmuthllmente fr.Hturata d.· colpo d'arma a ruo.·o nel t:ombattimeuto •li Sa~rruwltl; gtLiriKione pt'rMta (OJil'rMo•·~ h.•nrnte
STATF. BS&GUIT& DURA~TE L'A:-t:'\0 4890, ECC.
1:.)05
Si praticarono 25 amputazioni, delle quali: 9 di coscia; 7 di gamba; 4 di braccio; l d'antibraccio; 4 di diti di mano. Alnputarioni di coscia. - Sei furono motivate da gonartrocace, una di osteomielite della tuberosità tihiale e due da lesioni lraumatiche per accidenti ferroviari : queste ultime in borghesi. Ollo furono susseguite da guarigione: una da morte (in uno dei borghesi). Vennero praticate: 2 nello spedale dt Torino (op. maggiol'i Randone e Goz· znno). l nello spedale di Brescia (op. capitano Pedrazzi). 1 nello spedale di Parma (op. maggiore Vinai). l neUò spedale di Genova (op. maggiore De Prati) in un borghese. Delogu). l.'indigeno a eu l ro pratiC{Ita questa operazione, emsì curato per tre mesi io h lli$Sinl:l e ne era ritornato t·un Oesstone CQml•leta della gamLa su!fa coscia. Al che si rimediò pure coll'estensioo•• ebstien su d'un pl:mo inclinato. 5° Altra ej;pOrt.uione dà $equllstrv longltudin:tle di tibia., lungo Ili oenllmetri, consecutivo ad osroo-periosUte, con ~;ranulom:~. tlrlla rnocia nnterlore llella g(lm ba, probabilmente per preceduto ascesso d:1 fiin.rfa. Mentre la rerlla procedB\':1 regolarmente ''erso la gu:nigìone, l'oprrato ru colto da va.iuolo e mori (operatore, t11nente Dclogn). &• In nn caso di larga cicntriec au un nntil:)raeclo, :lderentc :Uie aponeuroo dei muscoli Oessori e e:1usa di totale llc:;,;Jone del pugno con aboli7.l(mc della ruo~ionalltil delle dit."', sì esportò !l tes suoo cicatriziale c si sciol~ero, 50pra e solto. per n tratto dì tO centimetri l~ aderenze cutaneo-apQIIeurotkhe esi,lenti noo a cne si 1>4Lerono estendere il pugno e le dita; guarigione perretta con ripristinamento totale ùella funziono (operatore, tenente Delogu).
95
OP .. RAZIO~I ClllRCRGICHE
nello :;pedale di Dologna fop. maggiore Jm!Jriaco). nello speùale di F1renze (op. ma;:!~iore Yinai}. l nello spedale di l{omn (op. maggiore Cervasio) 10 un borghese (l ). l nello spedale di Gdine (op. cap1tano Faralli}. Fra le amputazioni di coscia mcr·itnno particolare menzione le due sesruenti: I n uno dei due operati di Torino l'amputazione era stata preceduta dalla disarticolazione del ginocchio, processo Oillroth, l:t tJUale era sembrata preferihile per la limitazione della malattia 'osteom1ellte) all'estremo uperiore della til1ia. Se non che, e::.sendo riusc1ti in!-ufticienti i lembi, si credette indispensabile ricorrere, seduta stante, all'amputazione (op. magg1ore llandone: esito felice). . All 'amputalo di B1·e;;cit\ (per gonnmocace) era stata praU) Furono 3SO i borghe-1 (rnmsar>!.>e 2i ìJonnu) 1l cui lo fli!<hle rli Rorna pr•·stu '~>'"Cnr~ a me;! id d'Ur6~DZ.l nel t890. Toltineo !IlO eire.\, rlo l l'fU~ li. (ler e•· li!' re alT~tll d t furite u c:<JDIIbiOUI l·~~ir.re, non lo tenuto 1•arlieohreg:tl tto COhtO, gh nitrì pre:ooot·•rorw le >e;rocnu ferite o malattie dt mag;lor nh \'0,
c:loC: t!3 fer.ll' diverse, C0111Pr~ le {ente fraliOII• 14 morti <IU:l" ~uhllo).
9 {UILUtC SCDl!l {~rita esterna. H cornrutl!loni 'hr.<'rah 11 morti •111.1s1 .u!Jìt•J). f Ili:. torsione. ! u,tlonl. 4 o.vvrton(l.mcntl con fosforo. t :u.ll-•ia da acido c.vhonlco. :! npo111~me cer~lornll.
Dci I!J fo·nli, tre fnroM .1mpnt..111 Il di co-e~.1. t di g;~ml.a ed t d1 due •IJtl), •luc sottopn,t• a dì.>.'lrtirl)l.•zioni (l c.ar(Jo-mctacarpea, eoru.:rvato il pollice, t di pcu d•tll, cento a ~uture di\cr>e. Lo -pedale di Roma eSS(·ndo • ora tra:sl'eTIIO nel ouo..-o !aloi·TJ~IO Ilei Ceho, r~,:looe meuo popohl.'l •Il •JUelh dell' E,quilino, non avra probabUmente r u una co.s1 numerosa cli~ntela hor~:~he>c, almeno per qualche anno. A.nrlln lo sr.edale dl \'N1ezia, {ll·r la pro.s.<~unrta sua alla •taz•one f!'rrov1nrla m'lrittimA, •·btre nel 1890 a 'oc:rorrcre molti horgh~si {<'riti. ::'ion ..o D" couo\te pero il numero e l~ gru vita. l'ic rbult~ che ~ianc state l'r"llc;~IO optrit~IODI ehirurg•ehc.
SIATE ESEl.UliE DIJRA~E L'A:'\~0 18911, I::CC.
150i
ticaLa quallro mesi pl'ima e per due volte l'artrectomia, senza ;anLaggio. Jmput{J.:ioni t/i guutba . - Qualiro per podartrocace, una per carie d'ambedue gli ossi deTia gamba e due immediate per lesioni traumatiche in bor~besi (una a Roma in una donna pt>r accidente ferroviario e l'altra a Palermo per passaggio di ruota di carro sufla gamba) Tutte rin$Cite a guarigione. Ques.Le amputazioni venndro praticate: nello spedale d'Alessandria (op. maggiore Bocchia). l neiJo spedale di Savigliano (op. maggiore CorYa). l nello spedale di Chieti (op. maggiore Maoescalchi). ,, nello spedale di Cava (op. roa)Igiore De Jlenzi). l nello spedale di Bari (op. maggiore Iandoli). l nello spedale di Roma (op. maggiot'e Chiniso). l nello spedale di "Palermo (op. maggiore Oi Fede) (11. Le due prime erano state precedute da altre operazioni; l[ttella di Alessandria da rascbialura profonda del malleolo inLerno falla Lre mesi prima e quella di Savigliano da sc,tcchìajamento dei due primi cuneiformi, due me~i prima. ,!mputa:ioni di òrauio. - Une pe1· artrocac:e del gomito e due altre immediaLe per traumatismi, cioè: in una per lesioni da scoppio di capsula fulmjnanle in un operaio del laboratorio pirotecnico di Tol'ino, e nelh1 seconda per lesioni cagionale dall'accensione d'una carica di cannone prima che si trovas~e a posto l'otturatore (in Bologna). (1) Del mn;;giore nJ Fe1lc Il cui nome é tipetutamente menzionato cosi in qu~-ta. come nelle pr«edcnti rivi~t.1 de!Je openuloui. deploro l'Immatura per-
dita da poeW mesi :~v,enuta in Palermo e mi comp1aceio oh qui riferire l'elogiO
che ne ru ratto in un11 seduta d~l Congresso dJ Chirurgia tenutosi or oro in lloma. Il presidente, pro(. Durante, dopo avere aununciata ltt morto del socio
Dì Fede, IO rlcordv CCIIIW • eultol'e rigido e sev••ro deUa Chirurgia pratica, os:c;en-a.tore C$3llo e co>cieonoso •.
1508
OP!RAZIONI CHIRURGfCHE
Sull'operaio suddetto, oltre all'amputazione del braccio, fu pure esportato nell'arto opposto il ·1.0 metacarpeo col pollice. Queste amputazioni, tutte seguite da esito felice, occorsero: l in Torino (op. tenente colonnello Rotando e capitano Tommasina). t in Pinerolo (op. capitano Cougnet). 1 a Bologna (op. maggiore l\tonari). ·l in Ancona {op. maggiore Pascolo). Amputazione d'antibraccio. - Stata eseguila con esito favorevole nello spedale di Napoli per artrocace radiocarpeo, contro cui eraao stati inutilmente tentati il raschiamento e la cauterizzazione (op. sottotenente medico di complemento di milizia mobile, n. Farenga). Amputazioni di diti di mano. - Se ne eseguirono due per ferite da strappamento e le altre per carie. In una di queste ultime si dovt:tte poi disarticolare il moncone della falange amputata: due altre furono seguite da guarigione. L'esito della quarta é ignoto. Vennero praticate: 2 nello spedale di Torino (op. maggiore Randone). l nello spedale d'Udine (op. tenente Ongaro). 1 nello spedale di Roma (op. tenente Tucci). In quest'ultima furono amputati due diti nelle continuità della 2• falange e l'oper·ato (un borghese) fu subito avviato allo spedale civile della Consolazione per la successiva cura. Dl•artleola.zlonl .
Ollre alla disarticolazione di ginocchio precedentemente accennata, alla quale per il motivo già detto si fece subito succedere l'amputazione della coscia, le disarticolazioni fu-
STATE ESEGUITE DURA~TE L' AN~O 1890, ECC.
1509
rono 32, tulte di ossi piccoli di mani o di piedi. Di esse 19 furono motivate da esiti di patereccio, di spina ventosa ecc. e 13 altre da traumatismi. Tutte furono su!lsP.guite da guarigione. Vennero praticate nei seguenti ospedali od infermerie presidiarie. 5 nello spedale d'Alessandria (op. maggiori t::orva e Bocchia). ·i- nello spedale di Genova (op. maggiore De Prati). 3 nello spedale di Brescia (op. maggiore Bianchi e capitano Pedrazzi). 2 nello spedale di Torino (op. maggiore Randone). 2 nell'infermeria di Yenaria Reale (op. tenente Abel! i}. 2 nello spedale di Novara (op. maggior Semplici e capitano Grieco). 2 nello spedale d'Ancona (op. maggiore Pascolo}. 2 nello spedale di Roma (op. maggiore Chiaiso e tenente Cervelli). 2 nello spedale di Cava (op. maggiore De Ilenzi). 1 rn ciascheduna delle seguenti località, cioè: Savigliano (op. capitano Carta :\Iantiglia); Bergamo (op. capitano Gilberti); Parma (op. tenente Palumbo): Verona (op. maggiore Carabba); Firenze (op. capitano Curzi); Cagliari (op. capitano Nodari); .Napoli (op. capitano Barecchia); Catanzaro· (op. capitano Pasquale). In ordine a località, le disarticolazioni furono : 3 di pollici, 2 d'indici, 3 di mignoli, 3 multiple di diti di mano, 9 dell'ultima falange di diti di mano. 6 delle due ultime falangi di diii di mano, escluso il pollice, 'l degli ultimi quattro metacarpei con esportazione dei relativi diti,~ di 2" metacarpeo con esportazione dell'indice, 1 d'un secondo metatarseo, 2 di alluci ed 1 falango·falaogea prima di diti di piede.
.HHO
OP.KRA.Zl0:-{1 CHIRURGICHE
:tferilano particolare menzione la disuticolaz_ione de~li ullimi quattro metacarpei per ferita lacero-co'ntusa (a Roma~ in un'borghesé; op. màggiore Chiaiso) e le tre disarl~cola zioni multiple, di cui una in Ale..ss"'<lndria dei tre ultimi diti d'una mano e delle due ultime falangi dell'indice; con resezione dei capi articolari dei tre metacarpei corrispondenti e ·della ,, a falange dell'ìndice io caso di ferita prodotta da mae.cbina ad ingranaggio (op. maggiore Bocchia); la seconda in Verona delle ultime quattro dita per identica ferita (op. mag.giore Carabha), e la terza in Roma degli ultimi due diti=pure per ferita da identica causa in un borghese (op. tenente Cervelli). Alcune disarticolazioni falango-falangee erano state p ree~ dute da altre operazioni , come raschiature, amputazione, di sarticolazione d'ultima falange, ecc.; alt1·e f_urono accompagnate da decapitazione della falange superiore.
l
•
Resezlonl.
);e furono praticate 20 (sQpra ,18 operati) cioè: 9 di coste; 1 di spina di scapola; ·1 di branca montante di mandibola; t •l di gomito; 1 d'epitroclea; ·l d'anca; f d'osso metacarpeo; 4 ' di fal angi; 1 di frammento di tibia fratturata. Dei 18 operati, t1 guarirono ~ uno migliorò, uno 1porì> quattro rimasero in cura ed uno . non ebbe alcun prùfìtto. Besezioni di coste., - Oltre ad alcune tallre di cui si
StAT~ F..SRGUITE DURANTE t'ANNO 1890, RCC.
l i.H 1
parlerà in seguito a proposito delle toracotomie, ne accorsero nove, tutte motivate da carie ed eseguite: l in Torino (maggiore Randone), 3 in Bologna (maggiore Imbriaco), 1 a Livorno (capitano Buonomo), J a Caserta (capitano Dc ~Falco), 3 a Pal ermo in uno stesso ammalato, ma su tre coste diverse ed alla distanza di un mese la seconda e di otto mesi la terza (maggiore Di Fede). Durante questa lun:.ta cura vennero in oltre spaccati seni fistolosi, reser.ati nuovamente gli estremi d'una delle coste resecate, ra:schiato su ascesso retrocostaìe, ecc. (7 operati guariti , uno riformato. due rimnsti in cura). nesezione parziale di spina di scapola.- Per carie e previa ~paccatura lun~a 15 centimetri del relatiYo ascesso sintomatico. Esito non ancora stabilito (a Bologna; maggiore 1mbriaco). Rese.:iottl' di branca montante rli mandibola. - Tn un ammalalo. al quale un mese prima era stato esportato un esteso sequestro. Miglioramento di breve durata (a Cava; maggiore De Rénzi). Resrzione di ,gomito. - Col processo Ollìer. Esito ancora indeciso (ospedale dì Torino; maggiore Randone). ResP:irme d'rpitroclea. -Con raschialura del relativo ascesso sintomatico. Guarigione completa (Alessandria; maggiore Corva). Rr.yezione d'anca.- 1\esecata la testa del femure e quindi in :2° tempo, raschiato l'acetabolo pure cariato. Operato morto parecchi mesi dopo per tuberc()losi. (Caserta; capitano Oe Fako). Rese.:ione. - Solto periostea della metà anteriore d'un 5° melacarpeo, con esito di guarigione. (Brescia; maggiore Bianchi). Besezioni di fr.tlangi. - Tre furono seguite da guarigione
'
1513
OPSRAZIONl CIII RU RGICI.U
ed una fu inutile, essendosi dovuto più lardi disarticolare il dito. Oelle prime tre, '2 in Perugia (maggiore J)e Martino) e l'ahra in Bari (maggiore ~lorossi). La IJ.Uarta era stata praticata nello spedale di Savigliano (capimno Carta Mantiglia), ma la successi va disarticolazione del dito (alluce) ru poi pralicala nello spedale d'Alessandria, quattro mesi dopo. llese~ione di frammt:ntQ. Stata e eguita nell'ospedal~ di Verona (maggiore Carabba) con esi«> di guarigione in un caso di frattura di libia. con fuoriuscita del frammento inferiore. .&rtreetomle.
Ospedale di Torino. -- l n un ammalalo di osleomieli Le acuta delr estremo inferiore d'un omero, con ascesso nella giuntura, aperta questa con due incisioni longitudinali, si svuotò l'ascesso e si sgorbiò la superficie articolare dell'omero. Esito di guarigione (maggiore Randone). Ospedale di B1·escia. - Ne furono praticate due (maggiore Bianchi ). 1. [n un ammalato di gonartrocace si aperse la giuntw-a dai due lati e t[uindi si esportò la parte alterata della sinoviale, raschiando pure i capi articolari, il che fu eseguito due volte, ma senza successo, essendosi poi dovuto amputare la coscia quatlro mesi dopo. 2. In altro ammalato di gonartrocace si fece una sola incisione all'esterno ed in alto della giuntura. Escisa quindi la parte alterata della siuo,·iale, si raschiò il cavo ascessuale. L'operato fu poi riformato, con conservazione dei movimenti, ma superstite un seno fistoloso in via dì riparazione.
STA!& ES&t;UIIRD(;J\A'iTE t.'.-\:-<\0 1890, ECC.
1:)1:3
&ltre opera•lonl euall •••• ·
Esportaziont di seq~te.vtri. -
Ne Tennero menzionate le
se~uentt :
lo di un sequestro lungo 2 1 ' , ce nt. e largo 1 ' , da un angolo di mandibola: esito non ancora stabilito; Otilano maggiore Vallino); 2° d'esteso seiJUestro di branca montante di mandibol~: esito nullo e, dopo un mese, resezione. pure con poco proritto (Cava; maggiore De Henti); a• di voluminoso .equestro d'una branca montante di mandibola: dopo 4 mesi se ne estrassero altr •. E.;ito non ;.;pecifìcato; però l'operato fu inviato in licenza (Palermo; maggiore Oi Fede); ~o d'un voluminoso sequestro, a tuttaspe~sezza dell'os·o. della branca orizzontale d'una mandibola, lun_go 6 cenL. e 1 , : guarigione (.Messina; tenente colonnello Paris): 5' d'un sequestro lungo 5 cent., lar~o 3 da una branca montante di mandibola (Massaon; capititano De Yi~iliis) : l'operato rimpatrio a cura non terminata, persistendo <~ncora carie: 6° di :.equestro da un astragolo, con successiva causticazinne; guarigiOne (Livorno; capatano Boonomo); 7° d'un sequestro cirtolare di femore, superstite ad amputazione praticata. nell'anno precedente: e~tratto mediante incisione lun~a l Ocentimetri e profonda fino all'o~so{Ca1-(liari; tenente M a~gesi): 8° d'un seq uestro di tibia medianle !'gorbiatura, con successava causticazione: pare che l'esito. quanto alla località, non fosse cattiv-o, ma l'opera lo mori dopo lfUattro mesi di tubercolosi (Perugia, capitano G i~orliarelli):
OP&Ri.ZIO~J CHIRURGfCH&
no di due co::-picui equestri d'omero slato comminutivamente fratturato dn proietlile d'llrma a fuoco, estratti tardtvumente ed alla distanza d'un me~e l'uno dall'altro, previa spaccatura delle parti molli: guarigione e conservazione della funzionalità dell'arto (Bari. maggiot·e fand oli). go1·bùtlurt e rasrltiamtnti. - Oneste operazioni furono abbastanza numerose e per In maggior parte di notevole importanza: a) ~ello spedale eli Torino: lo Sgorhiatura d'un intiero condilo e:;terno di femore cariato, senza intaccare la giuntura: BSÌtO DUIIO per insorgenza d'arlrOCOCe rer CUi fin1 mesi dopo -.i dovette amputare la coscia; z• Sgorbiatur., parziale di sterno cariato, con incisione della cartilagi ne di prolungamento delle tre prime coste: guarigione; 3• Sgorbi di sinfìsi di mento per carie, previa spaccatura di seno loso: guarigione; ~o Sgorbiatut·a di cresta iliaca cariata in guilo a periostite traumatica: guarigione; 5° Raschi!'! di tuherositn cat·iata di tibia; esito nullo ed in seguito ta.zione di coscia; 6° Haschiamento di porzione cariata costa: esito nullo e quindi resezione un mese dopo. Di queste operazioni le tre prime furono praticate maggiore ltandone. le altre dal capitano Tommosinn. b) Nello spedale d' Ales:.andria: l o Ra.scbinlura di dilo interno di femore, per carie: guarigione (mag~ Corva); .2° Sgorbiatura d'un malleolo interno cariato: esito nullo, essendosi dovuto ampnlare la gamba lre mesi (maggiore Con·a); 3° Hnschiatura di cosl~ cariata ed in a ammalato rascbiatnra e cauteri1.zazione d'un melacarpeo riata· guarigione in ambedue i casi (maggiore C'on·a): io schiatura d'un osso sacro cariato: guari~iooe (maggiore 8occhia\. c) Ospedale di Savigliano: 1• Raschiaturn di cresta
')H H: KSEt;UlTI OURA:H.E
1: AN~O 1890, ECC.
1515
tihia cariale, previa sp:~ccatur a di seno fi-toloso e ron sueressiva cnusticnzione col cloruro di zinco: gu11rigione: ~· Rns<·hialura di due coste cariate: :,tuarigione: 3° Rascluatura di rnnnubrio di sterno cariato con e$ito nullo, ed alcune altre di poca importanza, tutte pratic:ne dal matrJ?iore Con'1l · Sgorh,amento di l o e 2• cunerformi per carie tubercolare con e;;ito nullo. per modo che due me~i dopo si dovclle amputare la ~amba, oltre a tre altre rascluature di mwore importanza (t:apitano Carta :\taotiglia). d) Ospedale di ~Iil ano: )!orbiatura J'un malleolo interno cariato: esito nullo (mag~o:iore Caldel"ini) ed alrre ùi proces ·o mastoide cariato, con e~ ilo fnvoreYole (maggiore \'altino). t•) Ospedale di Ver·ooa: Una sgorhiatura di manubrio di sterno, altra dt cresta iliaca. una terza dr tibia. lltlle •·on e'i lo di guarigione ed una <Junr·ta di costa con esito nullo (mal!giore Carabba); una sgorbiatura di epitroclea senza Tantaggio (capitano Silvestd); unn rasclriaturn di cubito con ,:uarigiooe 1capilano Barletta). fl Ospedule di Bologna: due raschiature di costa con ;:uarigione, una di manubrio di sterno ed altra dì rlancola c·on esito nullo (maggiore .\Ionar·i ; due altre raschinlure, nna d• sterno e l'altra di com. pre,ia otpaccatnra dei relath i ascessi sintomatici ed esportazione delle loro parel i: gua n;.r•one relativa (maggiore Im briaco). To un ammalato di coxartrocace, previn una ~p;•ccatura lu nga 16 centimetri nella regione anteriore laterale clelia ··o· '-<'Ìa e la ripulitora extra ed intra caJ;sulare dalle marcie e ma:;se caseose, furono raschiati e parzialmente esporlatt il capo ed il collo femorale. Ciò non ostante il proces,;o cario,o uon polt., essere frenaLo e l'operato ,·enne poi n !I!Orle alcuni WE'~ i dopo (maggiore Imhriaco)
'o
1iH6
OPERAZIONI CIJIRIJ-RGlCI:IE
!J) o~pedale d'Ancona: raschiamento di tuberosillt di tihia e cauterizzazione: esito-riforma (ma~;.:iore Pascolo). h) 0-.pedale di ll.oma: raschiamento di rosta e delle fungosità cit·costanli: guat·igione (lenente Pimpinelli). i) Ospedale di ~apoli: Sgorhiatura di lesta di perone; raschiatura, ripetuta tre volte. d'una l ()• costa nella linea ascellare posteriore: ambedue con esito di ~u:u·igione. Altra r·nschiatura e successiva cansticuzione in ca~o d'artrocnce radio-carpeo, senza vantaggio, essendosi poi dovuto ampatnre l'antihroccio (maggiore Sciumbata). l) O!'pedale di Caserta: raschiatura n'una tibia ed altra clel mar~ine superiore dello sterno: e:;iti ignoti (capitano ne Falco). m) Ospedale di Palermo: raschiamento e causticazione dell'angolo di due coste: guarigione (maggiore Dt Fede). n) Ospedale di ~lessina: raschiameoto di mandibola con e:-portazione di piccolo sequestro: guarigione (maggiore Bonanno). o) Ospedale di Firenze: raschiamenlo di falange di mignolo per esiti di patereccio: gu:trigione (ma)Zgiore Yinai). p) Jnfermeria della Venaria: t':tschiatur·a dell' estremo inferiore d'un cubito. previa incisione longa ~O centimetri nel bordo interno dell'aotibraccio: esito ignoto. Altra ùi una seconda falange d'un dito di piede, senza vantagg;o, essendosi dovuto un mese dopo disarticolare la falange (capitano Saui). Trapana.:ioni od inci~ioni di tubrrusità masloidre per raccolte marciose consecutive ad otiti. Con processi diversi e con esito di guarigione ne furono praticate: 6 nello spedale di Torino (maggiore Uandone e capitani Tommasina e Sellia); l a Pinerolo (capitano Bobbio);
STATE ESIGIJITE DUR..\NU L' A.~NO 1890, .ECC.
~ 517
1 a Savigliano (capitano Carla Mantiglia); ~ a PadoYa (maggiore Astegiano);
l a Livorno (capitano Michieli); 1 a Roma (maggiore Chiaiso);
4 a Napoli (mag~iore Sciumbata); t a Cava (maggiore De nenzi); 3 a ~ocera (capitano Cacace);
2 a Catanzaro (capitano Pasquale). Esporta:ione d't(,~l osuoma della grandezza d'una noce avellana dalla seconda falange d'un alluce, mediante sgorhia: guarigione (Alessandria: maggiore Corv&). Esporta:ione d'un tsostosi omerale (Ancona: capitano Carino). Esporta:iont d'un m condro ma dalla t• falange d'un dito medio di mano, previa cloroformizzar-ione e con successiva causticazione: esito non ancora detìnito (~lilano: maggiore \altino). Espotta::ùme lolale, per artrocace ad una mano, degli ossi i 0 e 5• metacarpei, parziale del 3° metacarpeo. non che degli ossi 1r.1pezioide e capitato, con recisione mediante forbici dei tessuti molli alterati: operato guarito e riformato (maggiore Randone). Estra:ionll im1nediata di scheggie (due della lunghezza di 6 centimetri ed allre minori in C3!;0 di fratturo fronto-parielale per calcio di cavallo e sollevamento di frammenti infossati nella sostanza cerebrale, con e~iLo di perfelln guarigione (infermeria presidiaria di Pinerolo: capitano Uohbio) . ..tltra utra:io111' di scheggia primarie in un caso di ferita d'arma a fuoco ad una mano con fr-aUura comminuta di due metacarpei : guarigione (Gaeta: m3ggiore Pascolo). ,olltrammtn e ridu.:iont d'un frammento infossato in un caso di frallurn del frontale JJer zampata di cantllo, e·egniti
t:iiS
OI'ER \ZIONI CHII\UIIGICBE
metlìnnte il tirafondo: esito f:.vorevole. superstite solo una Je,.;,:tera depre,siooe nella !>Uperficie frontale (infermeria di Cntttnia: tenente Delo~u). Sr,lter.aull'l'to della cartila:.:ine d'ttna terza costa, distaccatasi da questa per urto del Ltmone d'un carro e notevolmente an-nllata nel torace. Il .:ollevamento fu esE>guilo mediante uncino aguzzo introdotto .;otto il frammento aHallato e la guarigiOne fu completa {infermeria d"Ac1uila; capitano Giuliani). 1:.'->porta;iune d'un frammento mobile ecl isolato della r~ gione mentoniera d'una mandiholn comminutivamente fra ttumta, essendo riuscito infrutluoso un teotatifo di sutura 03• ~ea: mari~ione (ospellale di Caserta: capitano Oe Falco). Osli'Oltimia lanliva tn caso di frallura male consoltdata. AJ uo carabinierE' stato curato di ft•atlura di tibia nella ca<;erma di una piccola stazione) e ~unrilo con callo deforme :-por;renza del frammento superiore sotto la ente. ,;i rorzntamellle il callo e si e purtò la parte ·pur;:cnte. ouen do~i cosi una re~olnre riduz10ne e 'lutndi la guarigione ( dale tli Caserta: lenenle colonnello Guerriero). \ ennero finalmente ricordate parecchie estrazioni lotali pat·~inli di falangi necr·osale in segnllo a paterecci, tutte gutt(.' da .:uariginne. EstrA&lone di proleUUI d 'arma a fuoeo .
S1wduZ.• ri'Alt.y.,attrlna. - lo un ferito da arma a con cartuccia a mitraglia ad una coscia. furono estraili piccoli proiettili mediante dilatazione deiiJ ferita: guar· (rnn;,l~iot·e Bocchia). 'iJ•tdalt di , ariglimw. - Estrazione d'un proiettile rivoltella deformaw, cioè assottigliato ed aderente alla g:one mentoniera d'uon mandtùola: l'estrazione fu
ST.HK ESEGUJT& DUilANTE L'A'N NO 1890, ECC.
l ;)l H
col tirapalle Franchini. dopo che erano rmscilt mutili i tenJativi falli con altri ::otromeoti: guarigione (capitano C:nrta)laotiglia). Spedale di .lfila110. - Estrazione ùi proieltll!! di riYoltell3 entrato nella regione antertot·e del Lornce sinistro ed arre~ta to~i fra le fibre profonde del muscolo soltospinoso dello ,..tesso latu : guarigione (mng~iore \ nllmo . SJwdale di r'l'TOna. - Estrazione di proiettile di rivoltella penetralO uella re~iooe mammaria "iuistra e fermato,:.i presso il marlo(ioe iOLerno della scapola corrispondente: guari~ione (ma~nriore Carahba). '-tJII'dal~ ti l nconn. - Id. di proiettile di rartuccia a miu·aglia. penetrato come sopt•a ed arrestatosi al dorso. l}uarita la ferita chirurgica si dofelle uo me~e dopo e~e;::uirt• la toracomesi per empiema : guarigione (maggiore Pascolo) . Sl't>dak tli Pirtll:l'. - Jd. di proiellile dì rivoltella incuneato fra àue ossi metacarpèi: guarigione (ma~gio re \ tnni). SJitilal" di lfessintt - Id . d'un proiettile enlratn nella re;. ione el'ternn d'una coscia ed arrestatosi sul conneltl' o :-ottocutaneo della parte interna; guarigioue ( mug~iore Bonanno). 111,·rmeria di 11t11t'7'0lo.- Id. di proiet~ile di ri\oltelln penetrato nella regione anteriore del torace con lesione poimonale e fermatosi nella corrispondente regione souoscnpolare: guarigione (capitani Uobbio e Ciao•). fnjermtria di lllt~enna . - Caso identico al precedente: e:,ito nullo. e_.;-.eodo an-enuta la morte del ferito 1op. capitano De Hoherli). Jnfrtmena di Trrni. - Estrmdone della re~ione front~le d'un disco Ili feltro di c:trtuccii~ u sahe, io cu:-.o di f~rita n bruciapelo alla faccia: gual'igione (tenente G1mpili).
1520
OP!RAZlO~I
CBIRl"RGJC!fB
E•trazlono di Mrpl estranei .
Nello spedale di Catanzaro fu estrallO dal cavo plenritieo sinistro un intiero coltello serramanico col rispettivo manico di legno. la cui lama era lunga 7 centimetri e larga uno. Ecco la storia di questo strano fallo. Una guardia di finanza, nel delirio d'una febbre malarica, si ferì di coltello al margine superiore della 6" coslll sinistra. nella linea papillare. La ferir..a lunga circa due centimetri, fa sus!'eguita da pio-pneumo torace. Il ferito accennava bensì nll'esistenza dell'arma nel torace, ma ciò non fu a tutta prima creduto. Se non che, nel fare dopo qualche giorno un'iniezione nel cavo pleurico, se ne avverti la presen1.a e se ne fece l'estrazione mediante pinzella. i\Ior·to il ferito dopo quindici giorni, si riconobbe all'autopsia che l'arma aveva perforato il pericardio in due si1i strisciando sul cuore ed aveva pure attraversato il polmone fin qu.1. i alla parte posteriore (curante non indicato). ~ello spedale di ~lilano vennero estratti un ago da cucire da una coscia, verso l'apice del triangolo di Scarpa (maggiore t:alderini) ed un altro con ·imile. lungo cinque centimetri dalla mao;sa muscolnre circostante all'anello del 3• tuldu!lor~:~ d'una coscia (tenen te l'ansini), come pure un pallino di piornho che ùa quattro anni stava ::;olio una congiuntiva bulbare (ma:rg:ore Yallino). ~ello spedale di Firenze fu estratto da un'eminenza ipotenare un frammento di vetro, di forma trhngolare. lun~o t. centimetri, previa incisi one sulla cicatrice d'una rel'ita tlovuta nl vetro stesso (mnggìot·e \ inai). Nello spedale di Homa ~ i estr·assero in on borghese frammenlì di vetro da liM ferita al dorso d'una mano e fu quindi
'HT& ESEt>GITE Dl'ICA'Hl! t.'\'i'O
1890, ECC.
152 1
suturato il capo periferico dt>l tendine reci-;o dell'e-:tensore del mi~nolo a <JUello dell'e:.Lensore comune (innesto per anestomosi): esito ignoto, il ferito essendo subito stato sme$!\O (}allo spedale (tenente Piropt neli i). Opera•JonJ per tuaaorl dlwer~l .
Polipi. - ~e vennero estirpati cinque na-;ali e quattro auriculari; uno fra qttesti ullimi si riprodusse. Per gli altri l'e,-ito fu di goarigiont•. Tmnori cistici. - Se ne esportar·ono 7 1. tutti con fa.ror·evole successo. tdmomi. - Le esportazioni di adenomi !'ommarono n 2:)2. rotte, meno qunl..:be r<\ra eccezioni', con buon e"ito. Predominarono gli adenomi iogninali (222) che in grandu mag~torama erano consecutivi a bultltoni renerei. Gli spedali che ne pt·aticarono in maggior numero fut·ono • ~eguenti: \lessina 64 (tenente De Luca: ~o lo in pochi rasi. capitn ni )l inici e ltuggeri). ~ npo li :17 (maJ,!giori Scinmùata. Piolo, Li broia. capi tano Polistena. lenenti Cuoco El La~laria) . FirPnzc 29 (teneme colonnello t:ocrlli, m:ttr!!iori \ ioai e Ferrera, rapitano Curzi, tenenti f.rntli o Do Filippi). Genova Hl (maggiore De Prati; in un solo ca~o, ,.,pitano Zunini). Livorno l :; (capitani Buonomo e 'lichieli, tenenti I>ncci e Fiorini. sollotenent•• Piernccini). Pa!crmo t:; (ma!!giore [)i Pede; io tplattro casi. cnpila.no Campurra e Lenente Cecehettani).
96
1;j3,2
OPERAZIONI ClllRUIII>ICHt.:
l O (ma~giore 1m briaco; in un caso, maggiore Monari). Ca$Crla l O (capitani De Falco. 0Leri, e SandreLLi, Lenente Cardi). Torino 8 (maggiot·e Randone: in un solo caso, tenente Scl.izzi). Yero na 6 (maggiore Carabba). Chieti 5 (maggiore Manescalchi). Catania o (maggiore Bonanno). Venezia 4 (maggiori Monari e Giacomclli). Sa\'igliano 4 (capitani .Attanasio e C<•rta .\Iantiglia). Le restanti accorsero in diversi altri ospedali ed infermerie. Fra qoe:\Le operazioni, altronde tutte impot·tanli, meritano speciale menzione le seguenli: ~ello spadale di Genova (maggior·e .De Prati): Esportazione d'adenomi ascellari multipli, aderenti al fascio nerveo-vascolare, con legatura di diversi rami 2rLeriosi e Yenosi; Allra esportazione d'adenoma ascellar-e, con legatura di 15 vasi. tra arteriosi e venosi; Altra esportazione d'adenoma inguinale, con legatura di un'arteria del calibro d'una grossa radiale, non che di altri va.:.i venosi: Du e espor·taziooi. d'adenomi, uno soLto mascellare ed un altro ad ona guancia. con legalul'a delle arlerie facciali (l). Nello spedale di Torino (maggiore Randone) un'esportaBologna
(t) ,;: dalto nella relazione sanìl3na dello ~pooale dì Genova che tanto l.o questi come in altri atti operath•i d'import.w~:a s'ebbe sempre di preferenza ricoroo all'anest.esul loeale mediante Iniezioni d• cocaina, spinte d'ordinano fino alla dO,'!e di 20-30 cenligrammi senla Inconveniente di sorta, sebbell8 talvolta si maolrestasso un transitorio eccitamento dei centri nervo>l nella srora psicbica, talora eronca.
STATR ESEGUirE DURANTE L'ANNO 1890, ECC.
1:)_?3
'Lione di Yoluminoso adenoma solto-aponeurotico da una regione carothlea . .Xello spedale di Parma (maggiore Vinai) un'esportnzione di adenoma ascell~re, con guarigione per primo coalito. Tt~rmori emorroùlari. - Ne furono esportali cinque colla leg-atura, con esito favorevole ( 1 a Milano, l a Yeronn. 3 a Firenze). ~ello spedale di Palermo ne vennero esportali parecchi, esterni ed interni, coll'ansa galvanica; altri ne furonu distnrlli col termo cauterio: tutti io due ammalali e con esito di guarigione (maggiore Di Fede). Angiom.i. - U11o ul capillizio, esportato col la legatura (ospedale di )filano; ma~giore Yallioo); un secondo ad un labbro inferiore, esportato con taglio a r (ospedale di Genova: maggiore De Prati) nn terzo alla facCÌil, espor·tato col tagliò e coprendo la :;uperstite breccia con lembi antoplastici per scorrimento (ospedale tli Livorno: capitano Michielil. TuLLi gli opet·ati guarirono: quello di Livorno guarì nnzi per pr·imo coalito. 'l'umori m(llignì. - renner·o esportati tre fibromi ed un glioma, tulti con esito di guarigione. Ilei pnmi, uno a Fireo~e(maggiore Ferrero), l'altro a Cavn (maggiore De Renzi) il terzo a Napoli (capitano 'Bareccbia}: il glioma a l'remona {capi tano Zanchi). llrmnla. - Una sola, guorita mediante spaccatura, escisione e succe~iva causticazione (infermeria di Casale: capitano Fregni}. Tonsille ipel'tl'o{ichl!. - 45 ammalati vennero operati di tonsillotomia che per quasi la metà di essi fu bilaterale. Esito fa\•OI'evo le in ttltli. Ecltimoma. - Notevole ad una natica. ntotato mediante aspiratore: po pillomi e conditomi diversi, esportali col tagli~: tutti con guar·igione.
OPER.UIONl CHIRURGICHE
Laparotonda.
Nello spedale di Torino fu praticata una laparotomia mediana esplorativa per voluminoso tumore mesenter~co. Essen. dosi poi riconòsciulo non esserne possibile l'esportazione, si chiuse la ferita con adatte suture (maggiore Randone) . L'operato, una guardia di finanza, morì venti ore dopo. Operazioni sugli oraani genlto- orlnarl.
Orchiectomie. - Si praticarono dodici semi-castrazioni ed un'esportazione parziale di testicolo tubercoloso, rasehiamento e successiva causticazione potenziale. Le semi-castrazioni furono motivate da processi tubercolari rn dieci casi, da sarcoma in uno, da seno fistoloso in al· tro. L'operato per sarcoma mori due mesi dopo e l'autopsia rivelò la coesisrenza di altri tumori sarcomatosi nell Q.l..l•rw•uo.c• e nei polmoni . Tutti gli altri goarirono. Sì fatte operazioni furono praticate : , in Torino (maggiore Randone); l a Venaria Reale (tenente Abelli); ·l a Novara (capitano Grieco ); 1 a Savigliano (maggiore Corv!l); 2 a Genova (maggiore De Prati); 2 a Roma (maggiore Chiaiso e tenente PimpineHi); ·1 a Napoli (tenente Farina); 1 a Caserta (capitano De Falco); l Reclusorio Gaeta (capitano (;iorgio ); 2 a .Palermo {maggiore Di Fede). Atnptttazio1te di pe,ne. - ~ello spedale di Caserta fu pl'a1
STATE ESEI~I.:ITE DURANTE L'A..'i:\0 18H0, ECC.
1523
ticata un'amputazione di pene per epitelioma e con esito favor·evole (capitano De Falco). Cìstotomùt sopmpubica. - :'ie occorse una sola e di es~a fu gia pubblicalll la storia a pag. 851 dell'annata 1890 di rjuesto Giornale. Ricorderò quindi soltanto che fu eseguita nello spedale di Verona dal maggiore Carabba e che l'operato Kuarì in otto giorni. Il calcolo estratto era Yoluminoso. C1·P.trotomie. - :'\e furono praticate sei, cinque interne ed una esterna, tutte per restringimenti uretrali e con favorevole successo: 1 in Tor·ino (maggiore Raodone): l a Padol'a (maggiore Astegiano): 2 a Firenze (maggiore Yinai e capitano Cul"ti): •l a Napoli (mag-giore Sciombata). Dilata::ione gradnale d' urrtra: 12 volte, con esito favorevole. Oilata::ione fot·.=otu d'uretra. - Fu praticata 1n ·4O ammalati con buon risultato: in (jUattro col dilatatore del Corradi (maggiore Calderioi a ~lilano, capitano Pasquale a r.atanzaro), in sei col divulsore\ oillemer (a Palermo, maggiore Di Fede). In altro caso di grave stenosi cicatriziale., limitata al meato orinario ed alla fossetta navicolare, fu pure eseguila con uguale risullamento la dilatazione forzata col divt1lsore Jielt mod-ificato da O'Antona (ospedale di Padova; maggiore Astegiano). Operazioni d'idrocele. - Si ebbero 35 operati d'idrocele: 34 guarirono, 1 fu rirormato. Come al solito, i metodi operativi furono parecchi ed eqmpollenti. In nessun caso occorsero circostanze meritevoli di menzi9ne. Opn·a.rioni di fimosi e parafirnosi. - Delle prime se ne regi:-;trarono 51 e delle seconde 4, tutte riuscite a guarigione.
15:t6
OPERAZIO:SI CHIRURGICHE
Teraeeote lfl e toraeotomle.
Gli ammalati stati sottoposti ad alli operativi per idrotorace o per empiema furono 227; ma le operazioni, comprese 13 resezioni costali, sommarono a 279. Ne morirouo ~8. Quanto agli altri 199 vennero indicati i seguenti esiti: Argomentando dalle due prime 57 Guariti cifre qui contro, le quali Inviati in licenza rappresentano quasi la metà H breve degli operati, si potrebbe ritenere che i r!sultnmenti Inviati in licenz.:1 :)2 complessivi furono abba lunga 40 Riformati. stanza lusinghieri. Nè man· 3 carono casi di pronta e com~l igliorati4. pleta guarigione in cui gli Senza risultato opemti, anche di toracotoRimasti in cura . 9 mia, ripresero subito il serD'esito ignoto IO Yizio. Dei '?.Zi ammalati: f 87 furono solloposli ad una sola operazione (morti l 9) 30 • a due operazioni ( , o) 8 >> a tre » ( ,. ~) 2 » a qua tLro » ( » l) Quanto alla natura del versamento pleurico, 183 vennero indicati come primitivamente affetti da idrotorace e .i-4- r.ome primitivamente affeui da empiema. In ollo dei primi il ver·samento si converrì più Lardi da sieroso in purulento. Sopra 279 operazioni, si contarono 224 toracentesi, ~z toracotoroie semplici e 13 toracolomie con resezioni costa li, delle quali sei col processo Esllander (5 a ~apoli ed 1 a Pa-
STATE ESEGUITE OURA~Tf. L'A ;'iNO 1890, KCC.
15z7
!ermo). sei C{)! processo Kn ~ter a Torino ed una con reseziono solloperiostea d'una sola costa a ~apoli. Delle operazioni col proce.sso Kuster, lre furono praticate con 1·esezione snll'8• e !;oll' l4 • costa e tre altre colla toracotomia nel 6° :;pazio intercosL'lle e con resezione della ·IO• costa. l~li esiti delle 13 costotomie furono: 4 guarigioni, 4 morti, 2 rifor·me. 1 invio in licenza breve . di convalescenza, 1 mi1-!lioramento ed un insuccesso. ~ove di esse erano state precedute da toracentesi o (]n toracotomiasemplice. Aqueste appartengono i quattro esiti di morte. :'\on tutti gli esiti letali furono in diretta relazione col fallo pleurico. Di fatto, selle di essi furono tardivi ed awennero per altre cause cioè: per tubercolosi in sci ammalati e per degenerazione amiloide dei reni in un altro. Le toracentesi furono praticate nelln gr-andissima maggioranza cogli aspiratori del Potain e del Dieulafoy, e solo in pochi casi coi tre quarti del Fraenzel e del tenente colonnello ~lonti (spedali di ~lil ano e di Udine). Due altre sono state rseguite nello spedale d'Alessandria mediante aghi del Pravaz lasci~ti in sito per alcune ore in due ammalati di pleurite essndaliva. ostili all'impiego d'altri str'omenti. Gli aghi in tissi furono parecchi per ogni ammalato e ~e n'ebbe giovamento. Fatti identici lrovansi registrati in alcune delle precedenti riviste delle operazioni <1 meritano d'essere classifìcatì per le toracen tesi. A tutte queste operazioni parteciparono gli ospedali e le infermerie presidiarie registrate nel seguente quadro nella misnra e cogli esiti per ognuno di essi inclicati. Vi si agf!iunse pure una toracentesi con successiva torar.otomia state praticate per circostanze eccezionali io una caserma d'on presidio isolato.
1:ns
OI'Ji:RAZlO'I l CW RURCòiCUE '
!
O:;pedall
Operatori
ed 111ferrucm
~1ag!:tiori
Randone, Aslesiano, Mu"itzaoo, Fav1·e; capitani R osso, Tomma«ma, Sellia; lt>nenti Schuzi, Fattori e Pa~chetto. 18,:?2 l Capitani Bobbio e Cougnet; lenent.e Gumi Ptnt!rolo Fenestrelle 2 2 • Capitann Demicheli e tenente Massart . 1 1 J Capitauo Sirombo. Novara. 1 1 • Perrun, nwdico borghese. Bttr d. Alessandria 6 l • :\lagA'iOJ"e Andrei:>; capitano Camelli e tenente Galas:oo. Saviglianc.. l 1 1 Capitano Cacchiorat•. Casale . . 4 7 1 Capilaui CameUi, Arduino e F regni. Milano . 25 2.1 !l Maggtori Pisedùu, Flilcone, Vallico, Calder•ini: capilano Demicbeli; leneole Zoncada. Capitano Fissore. Brescia. l) 1)1 l 2 Capitani Crema e Fresa. Cr emo no Pat•ma. 3 3 1 Capitani Spagnuolo e Tursioi. l.$.11i l \lag-A'iore Falcone, capitani Zunini, AGenova. !<lengo, Cataldi; leuenl~ DettorL 3 :1 Maggiore Gol tardi. Yerono. 5 5 " Caprtano Cavazzocca. Mantova Padova. 3 i • Capit.au1 Fabozzr, Pesadori. l 1 • Capitano Trov1melli. Vent>zia. Udane Capitani Faralli. Marrocco; tenente 0 11garo. ii 18 1 Mag~iori lmbriaco e Volino: capaumi Bologna. Ber•nt~ rdo. capubraoco. Ra\·enna ~18;!!!1· lrc Cftra!!so: capitano Moronì. 5 7 l :\faJlg1orr Pascolo, Geloso, Celli. Ancona. t :1 1 Capitano Giuliani. Aquila . l 2 • Ttmenle Di·Gianrlomenico. Pt'SCara. Ftreuze. :H 31 :l .Mag~iore Volpe; capatano Arruzzolì; tenenti Grotti e Delpriore. 8i~>na. 1 J J :\taggiore Adelasio. 2 2 • Captlàuo Michieli; tenente Pispoli. I.1vorno. Citlln KQII • 1 l .l CApitano Federici. P~rugia. l'' 9 • Capi t~ no A tzeoi: "uttotenenle l\!encarm r. ~apoli . l \ 21 2 .Mtaggiore Sciumbata; capitano Carotenolo; lenenti Lastaria e Farina; sottotenen te Farenga. 1 2 • CapitAno De Falco. Cu~w rta. Gaeta 1 -~ t Teoentu Gaeta. i 1 • Capitano Cacace. Nocera . T orino.
3a
'181 :!j
:•13 •
1
STATJ.; ESEGlJII'X DUII.,NIE L A..\:-10 1890, ECC.
Ospl'dai.J
Operatori
e•l inrenn,•rie
5 5 » 1 ~laggiori Celli e Moros::;i : captlano 8<.1sca Oomemco.
Bari . . .
!
~I onleleone
t 2 · Cupitano F~tscin. 6 i J Maggiori Di Fede e Lombardo; capitano Scaldare. Capitano Lucciola. 1 n 1 Tenente colonnello Pari~. 1 2 • Capitano StraM (nella caserma rlel distaccamento di Bi>ona in Siciha .
Pa lermo 'l rapani. . Messina . In caserma
151!;1
212 •
11 l
l
Partu~ eott~• l arU ~olarl .
Ne vennet·o praticate: Due a Torino (op rna~:.!iore Randone) pP.r ~ooemartri traumatici - Guarigione- l no de~o:li operati era pure afft>llo da frattura della mandibola e d'nn radio; nw.- a :\o\ara lOP· rapilano Siromllo) per ·''.:!!.$,..; da ;!onartt·ocace: noa con esito di guarigione e l'altra clte era ,;Jatn fatta a scopu palliativo. con temporaneo miglioramento: /JIII' in Ale,.sandria (op. maj!!-(iore Ho•·chia): una per !!Onemant·o e l'altra per raccolta siero- purulenta succe:;sh·a a gooartrile: la prima con guari~odone. la seconda con esito ancora ij!noto: Una in Bologna (op. ma~giore Imltriaco) - per raccolta purulenla. da :;:onartror.ace -Guarigione con andtilusi rella; Cin']tt~ in Firenze (op. mag:.!iore \ inai in tr~, capitano t.:urzi in una, ignoto t n allra); tulle per f!On;clrartro. [')i ti: in una io cui il ver:\amenLo era la consegnenza d'una sinovite tubercolare, l'e:.ito lt~cale ,; t;:noto! e,.sendo~i ...o(o dello che l'operato fu riformato: in Ùll•' ::-i eblw guarigione: in una
OPKRAZIONI CHIRURGlCfiE
l
quarta \fatL1 tre \'olte) !'i ottenne solo miglioramento: nella quinta stata pure praticata per gonidrartro-troumatico. l'e.::.ito fu nullo ed il ver~amento essendosi fallo porulento, dovette praticarsi l'nrtrotomia, dopo cui si olLenne guarigione completa: Cna io Lecce (op. capitano OITredi) per sinovite pu1·nlenta 11d un ginocchio: ~uarigione con nochilo~i completa in po,jzionc servrbile; Una a Palermo (op. maggiore Di Fede} per gooidrart.:-o~uarigione:
fTna a Catanzaro (op. capitano Pasquali) per a'\CPsso anicolare \ù1 <1uale giuntura non fu detto, con l e\·e mirliornmento. Dal testo della r·elaziooe sanitaria dello spedale di Xovara risulta che in alcuni gonidr·arti fnrono praticate ptml111"1' capillnri. ma non ne fn indicato il risnlt:-rmeolo. Paraee nte sl addominali . ~e furono pmticate 19 in undici ammalati clei quali 15 mo· rirono e 3 sono guariti: degli altri non fn indicato l'e,ilo.
8peraaJonJ sua-Il o e ehl e parti anoe• •~ .
Due enuclea:iutll di yl(•bo ocnlnre. - Una nello ~>pedale di Bologna per e~ i ti di panoftalmite puro lenta ( l). l'altra nello spedule di Napoli per reliquati di ferila. cl'arma a. fooco (capitano Carotennto); ambedue con risultato favorevole. Sruotamento. - D'un occhio, mediante ioci~ione corneale. in un ammalato di panoftalmite ronsecutivn a ferita d1 ~cheg111 v. Storia tlo quc:otll fatto o~l rascocolo di dicembre t890 -11 qul!lito Goornal<', pag. HG3. L'~nuciC3ziooe ru pratlrnlll dal maggiore lm l.riaco.
5\TAlE F. l:::GIJIIK DUR\'HE L'A~'\0 l '!)0, ECC.
Pi31
gia metallica: guarigione (ospedale d1 Tormo maggiore H·mtlone). Opern~iutu di .ttmM~nw ~ello spedale di Palenno vennero operoti con favorevole successo due militari affelli da ' trabJ"lDO bilaterale coo,·ergente. La duplice operazione venne eseguita in ognunn cnn rtualche giorno di distanza ( mng~10re Di Fede). flupilla artificiale. - Stnta eseguita nello spedale ùi Ver•ma con risu!talo utile. mediante inci,iooe nel "eimento superiore della cornea (maggiore Gottard1). Alcuni mesi prima er 1 ..tata praticata nello "tesso ammalalo una sclerotomia supenore, ma non fu dello per tJUale ragione e con qunle esito. ~ello spednle di Livorno fu praticaLa « un'iriclectomia c"n lm1bo llt{rrttu·e. a scopo antiOo,.;i,tico, in un caso ù'lritle-.-iclite con~ecutiva a cheratiLe »: guarigione con leucoma (cnpitaoo :\lichieli). Un'altra iridt>ctomia, fu p11re praticnta nello spedale di Ca,erln per ft>rita corneale t>d iridea. 'l a l:l moùalirà ne t' incerto. L'operato gu:~ri con cataratta traumatica (tenente Tl'e,·i..:ani). ~ello spedale di Palermo s'ottenne In . comparsa d'un lt>ucoma centrale, mediante cinfJue .;edute di tatoag~io comeale . Rima·e però il complicwte cher:Jtoccno rna;tgiure Oi Fede). Vennero pure ricordate. oltl'e a due esporln7.ioni di pter·igi. le ~eguenti operazioni: l'n'operazione di fl.;toln lngrim·,le, con dilatazione del ra · Mie nasale (ospedale di ~l essina. capitano .\l'oici : Alcune e!'portn7.ioni di cnlazi, ora con Lnglio cutn neo ed ora dal hto delln conglltntif"a: Tre spaccature del s:wco lagrimate per dacrior.istite: Alcune 11ihtazioni od ind"ioni Jei dutti lagr1mali; Tutte con ri::ultnto favorevole.
OPERAZIO:"il CHIRUilGICIIt:
E8t~n81one forzata d 'arti ,
~~!Ilo :.pedale di Padova ., j fece c:on Luon e:.ilo l'esteos:one forzata d'un gomiLo semianchilosaltl ad an~olo (maggiore Aste,;:iaoo, .
taldualoue di la• ,.a zlone •poutMnea . ~ello spedale di Chieti venne ri,lotta dopo Ire mesi una lussazione po:-ler10r superiore di femore aHenuta m conse~uenza di reumalismo arlicolaredell'anca. Previn cloroformitzazione e mediante metodiche trazioni , rotte le aderenze ~ia contraue nella nuova sede del capo femorale. si giun e a ricondurlo nella caY1ti1 cotiloidea. nella quale però non poll' totalmente rientrare. perchè ingombra di neoforma1.ioni patologiche. L'arto fu tuuavia mantenu to iu sito ed in pt•rmanente estensione coll'appare~hio Pislono. Ma la guarigiOne non fu ahhaslanza soddisfacente poicht\ !:ebbene il raccorchmento dell'arto sia stato ridotto da cmque centimetri a meno 1li uno, lullavia rimase una nole\·ole rigidezza della giuntura, che for:;e :-ar~ stata favorevolmente modifica la dai fanghi termo-minerali a cui l'ammalato fu amme~so nella passata stag1one balnearia (capitano Baldassarre).
Operazioni per B•&nle e
t~enl
B•tolo•l.
Fistu/1 anali. - !Xe furono operate 5H. ron 57 goari~ioo r e ~ esiti mcerti. I proces:>i operativt furono il taglio in ;H e la legatum io:;: ttueste ultime nello spedale di rerooa (maggiore Cambua). Fi~tolu !t!lirrm• nlPrM. 'tatn curata nell'infermeria di
STATE ESEI';UJT& DURATI& l.A:-i~O 1890, ECC.
fu3:J
Terni dal lenente Cnmpili con e.sito eli miglioramento. Modnlità operativa non ben capita. Smi {LStolo.vi. - Ne occorsero 4!1. lutti !-p3ecati, alcuni anche r.tscbi:lti e cauteriu:~ti, quasi tutti con buon esito. l'redominarono i seni inguinali. consecutin ad adeniti sUJIpurate. Oau~ raalonl per erole.
~ello
spedale d' \ le5sandria venne fdicemente ridoua un'ernia ingoinale strozzata (lenente colonnello Sappa). Lo spedale di Roma ba riferito di un ·ernra muscolare ad una coscio., stata curala con buon succe~so mediante l'espor· tazione ùella porzione erniosa del muscolo (piccolo adùuttora) e la successiva sutura dell'apooeuro~i (maggiore Chiai~o). Traebeotemla. ~e occorse un :;olo C.'ISo motivato dn a,..fissia per compre~
sione laringea in ammalato di liroidite consecutiva ad ileotifo. L'operazione. essendo stata fatta in e\tremis, non riusd d'alcun giovamento (ospedale d1 Milano; Lenente medico Zoocada).
Pu legata con ottimo succe;;so un'arteria femorale nell'apice del triangolo di carpa per aneurisma diiToso (o:>pedalè di Yerona: maggiore Caraùòa). ~ello spedale d1 Lirorno si legarono le artene radiale ed ulnare in caso di emorra~ia per ferila delle due arcate palmari. l'rima della legatura delle sudde!le nrterie, era :;tato inutil-
1J3.j.
Ol•E.ItAZlONI CUIRrllGICilE
mente tentata •Juella degli estremi recist delle arcnte palmari. Esito finale fa,·orevole (lenente colonnello medico Lai). ~ello spedale di Massaua fu allacciata una pedidia pet· feriLa da arma da taglio ad un piede (capttano PettJOari). Oltracdò furono arrestate con metodico temponamento una epi~tnssi (ospedale di \'enewt. capitanu Trovanelli) ed una emorragia consecuti,·a a ferita d'arma a fuoco alla faccia per la quale venne pure le(:ato qualche \a:<o arterio~o. ~Ja in quest'ultimo caso non si potè ~congiurare la morte del ferilo {osperlale di Panna, mag~iore \ inni). Operazioni pla.tlelu' e d lone•tl animali . o.~pedall' di Torino. - In seguito all' e:;portazione d'una cicatricedeforme e rattratta all'angolo esterno d'un occhio. si n parò con buon risultamento allasuper~ute hreccia, mediante j , pro~esso di pl71:;tica per scorrimento (ma~giore H.andone). Ospedale rli Casel'lfl.- lliparazione autoplnstica di labbro 111fer10re in caso di fertta per morso di cavallo con notel·ole perd1ta di :-ostanza: ~uarigione (capitano De Falco). Ospedale di Firen::r.- ~ eIl 'i ntento d'accelemre la cicatriz· zaztone d'unn pia)!a ad una gamha, ''i si fece l'innesto di lembi epiderrnocdnli col proce:-oso Thiersch e se ne olleone miglioramento (mag~iore Ferrera di CaYallerleone).
A.ltre operazioni .
EsJIOrtaricme eli cicat1·ice degenerata. - ln un ammalalo d'.mtica pia,;a nd un anti!Jraccio, ~·esportarono con incisione elittica doppia i contorni alterali per anormale cicatriu:aziooe unitamente ai te~suti pure degenerati dal fondo della vja~a . e si riunirono quindi i lembi, ottenendo~ene la guarigione (ospedale di Genoya; maggiore De Pr.1ti).
STATE ESEGUITE DCRANTB L'.t..XNO 1890, ECC.
.
1:)3:)
Ope1·azioni d'unghie inr.arnate. - Sommarono ad R3 e 0 e.-suna pre~eotò ctrco:.tanze meriteYoli di menzione. Furono piit numerose negli speda1i d'Alessandria. di \"ero na e, proporzionatamente alla forza del presidio, nella infermenu di Teramo . Suture. - Il solo ospedale d1 Roma ne registrò un centinaio state fatte io ùorgllesi per fente diver e. L'esito ne è ignow, perchè i medicati furono subito smessi dallospedale. Se occors6rO pure parecchi~ 10 alln ;;pedali. \ cceunerò sCJio le p1u notevoli. (n un caso di fenditura traumatica, già cicatrizz11ta, d1 pal· pebra inferiore, si crueolarono i margini e se ne fece la sutura con successo (ospedale di Padova; tenente Cannas). ~ello spedale di Firenze fu praticata la sutura profonda del laJ'io~e per ferita da taglio al collo: guarigione (maggior·e \"inai). Nello :;pedale di l.h•orno fu falla con filo d'argento la sutura dei frammenti in caso di frattura esposta d'un cubito nella porzione ~otto ulecranica, previtt una lunga incisione e In l'i· duzione dei frammenti stes'i, che erano infossati: ottimo risultato (capitano Buonorno). Shrigli1unenti.- \ ennero sbr1gliati '11 pnlerecci, l O flemmoni diJTu:;i. due favi alla nuca ed una lingua in2rossata per glossite e minacciante soffocazione(a ~ocera; capitano Cacace). Sollanlo 1n un ammalato di flemmone diffuso al tronco non se ne ric:wò profilto, non essendosi potuto evitarne la morte. Cauteri:::a:ioni.- Xello spedale di Genova fu profondamente cauterizzata, previa lar~a spaccatura, una pustola maligna ad un lnbbro inferior·e, giil accompagnata da escar·e cancrenose. non che da vistoso to r~ore alla gnancia destra ~!d ai gangli cervicali e sottomascellari. Ciò nono~tante l'ammalato mori.
OPEilAZlONl CUIRURGlCHt
Nello spedale di Palermo ~;i praticò l'ignipuntura ad unginocchio per artrocace, ma senza vant.'lggio. Tre mesi dopo si do veLle ricorrere allo scucchiaiamenLo ed alla cauterizzazione della cnpsula, non fu detto con quale profitto. L'operato mori tre mesi dopo per pleurite. :-i ello spedale di Roma fu cauterizzala in un borghese nna ferita da morsicatura di cane ad una guancia (tenente Giacometti), e nell'infermeria pre-;idiaria di Lecce fu pure callterizzato col ferro rovente un carabiniere morsicato da cane al'l'abbiato, e giit stato prima c~u terizzato in caserma con un caustico liquido. Il carabiniere fu quindi inYiato a :'iapoli per la cura antirabbica ( l ). Jgrom.i. - ~evennero curati sei con successo, tutli della borsa mucosa prerotuléa: due colla semplice spaccatura ('f atino; capilrulo Bellia e Palenno, maggiore Di Fede). una colla spaccatura e coll'enucleazione della cisti (notogna,: maggiore Imhriaco), due colla puntura ed iniezione iodata (inrermeria. di Siena, maggiore Adelasio; ed ospedale di Livorno, tenente Fiorini} cd una colla semplice puntura, mediante aspiratore (Verona: capit.ano Silvestri). :-i ello spedale di Torino vennero pure spaccate e raschiate quallro- borse mucose suppurate. Que prerotulee, una ad un lrocantere e l'altra ad un piede: Lutle con guarigione (ma~ ;.,riQri Handone, btesiano e Gozzano). Oprra::ioni per U.SCI'.s~>i . - Di questi alli operativi, ~empre numerosi. ne ricorderò solta nto alcuni piìt importa nti. 11) A·cessi di rosse iliache: ne furono ricordati cinque dei quali tt·e aperti .~alla solita incisione delle pareti addomi(l) Oecor:tOro nel 1890 altri ciJJI!Ue ca.•• di militari $l3b mor~icati da caui o da gatti SUJtpOSli aiTUIJblll.ti. TutU quei morsicati rurono ~oltopo;tl all!l cura antirabbica pres~o l' i:>t1tuto torinese, Ui uno di CS>i !u detto che era :,lato
prevùuneotl' ;ottoposto n c:~uterltzazloo•· nltuale. De:;li altri I'JU3tlr<t null:t c ris\llt3to ili {lroposft<l.
STATE ESEGOJTE DURANTE t'ANNO 1890, ICC.
fi):)/
nali. uno con incisione al disotto òell'arcar.a del Poparzio ed un altro vuotalO con un aspiratore (3 a Torino, ma~~iore Rnndone e capitano 'fommasina: ~ a Verona. maj!giOre Carahha e capitano Silvestri: l a Ca5erta tenente colonnello Gueniero}: •Iuallro con guarigione ed ono senza risultato. !J) Spaccatura ed esporLnzione delle cisti in due nscrssi lenti idiopatici, uno nella regione ipogastrica e l'altro al torace, in tlue ammalati, con esito di guari~ione (~pedale di Bologna: mag~iore ~J onari). c) Spaccatura lunga IOcentimetri d'un asces~olento ad una coscia, !:ìÌolomatico di carie femorale, con controapert•tra nel triangolo superiore deltrian~olo popliteo: ;.:uarigione con rigidezza del ginocchio (spedale di \Jes,ìna: ma!r_!!:iore Bonanno). d) Ascesso co n~estizio ùa carie della 4• vertehra Iombare. stato aperto prima all'inguine. quinlli in cormpondenza della. cresta iliaca ed in ullimo verso la tnberositit isehiatica, riu!;dlo finalmente a guarigione spontanea del proces;;n carioso dopo sette mesi di cura nello spednle di ~I ilnno (maggiore Yallino). Al quale esito banno conrerito le adatte cure locali, in aggiunta agli alli operativi suàdeui ( l). f) I nc1'ione rl'un asCe$50 retroperitoneale paranefreti,·o susse~uito ad empiema, con esito di guarigione, ):Ili quale non mi trattengo t!lteriormeme es,;endone stata pubblicata a pag. 13~3 di questo giornale per l'anno in corso un'accurata ~Lo ria dal tenente mPùico Torina. f) \ pertura con cnci~inne a strati d'un ascesso perirenale riuscito a guarigione t ospedale eli Palermo; maggiore Di Fede). !f ) \ lcuni n,:;ceS:\1 stati aperti nello spedale di ~l u.s.saua 111 111 'l"'''lo int•'le••:mt.r r.tto ·hr.• 'O rn letto dal ruedi(O curantt nna elrcosfanziàUl rel:~tir>ne nèlla cooi••rt>n:c.a -.ciPntiflcn 11~1 6 maggio pro~imo pas•ato nr%.> 'Petl:ll~ di ~li fan('.
97
OPEI\,ZlO~I
CIURURGICBE
dal capitano \largaria dai quali vennero estratti altrettante lilnrie. Fu deuo che questi er·ano i primi casi di lilaria osser· vati in ~l assaua sopra soldati bianchi. Un'altra apertura di ascesso' con estrazione di filaria orcorse pure nello spedale di Napoli in un solùato reduce dall' Urica (ma~giore Lihroia). !t) Ascesso fl emmonoso cervicale profon®. nella doccia carotidea,comprimente l'esofago ed il fascio nerveo-vascolarc, str.to aperto a strati. con sollecita guarigione (ospedale di Brescia; maggiore Bianchi). i} \ ltro ascesso llemmono:;o profondo al collo, minacciante asfissia, svuotato sollecitamente dal lato della fari nge, m.t senza risultato utile. non el'sendosi potuto evitare la morte avvenuta per allre gravi alterazioni già. cnusate dal flemmo ne nelle parti vicine ('pedale di Savigliano lenente Ro~taguo).
Cura del babbool Yener e l.
f)uanta sia l' importanza di questo ar~omento. lo dimostrano le se~enti cifre. l rendiconti nosologici del 18!l0 re~istrano !H.OO circa entrati per adeniti '"eneree e 3!l=>() c1rca entrati per ulceri veneree che. a dire poco. per una buona met.'l saranno pure ~late su,.seguite da adeniti. neve 4JUindi es!:ere stato molto notE>Vole il numero dei huh· bon1 venerei rinsciti a suppur·azione. Ma del metodo curatir4l per essi adoperato non si ha conoscenza che per circa 8ii0, dei '[nali,'390 <'ut·ati colla solita spaccatura e 550 col melodo P"zzorno o con altri piu o meno affini ad esso Veramente non l'lono molli in confronto al totale dei curati. Nell'intento ctnincli di richiamare sempre maggiormente l'attenzione dei colleghi sui vantaggi di tale metodo ho creduto conveniente
STA.TK ESEGUITE DURAYl! L'AN~O i890, &CC.
1539
di IJUI riferire i fatti ed i giudizi raccolli intorno all'applicazione di esso. l o Torino. - Praticato in 66 ammalati, con esito « mollo ~oddi~facente ». Però nessuna notizia positiva intorno alla d e~enz~ salvo che per un ufficiale che fu detto « guarito in pochi giorn i ». ~· Ales~andria. - Si trovò scritto che« il metodo Pizzorno , i è praticato con risultato molto favorevole, osservandosi nei curati con questo metodo una degenza :nedia mollo infer·i11re a quella che per solito suolsi osservare con altre cure». Ma non si analorò l'asserzione con cifre circosLnnziate. 3• ~ovara. - Yi furono curali bubboni rol metodo Pizzorno. ~on si è però potuto sapere alcunché oè del numero, n,• des:rli esiti. Ho inoltre qualche dubbio sulla precisione del metodo Pizzorno colà usato. 4-• )lilano. - << Dal metodo Pizzorno si el!bero splendidi rrsul!ati u . "i seppe in seguito che vi furono curati 30 bubboni con un metodo Pizzorno alquanto modrlìcato e elle tutti guarirono in meno di quindici giorni, con una media di I l giorni ed an minimo di 6 giorni per sei di essi (1). :;o Brescia. -GO curati, dei quali 40 guarili con una de$!l'Oza media da 6 a 9 giorni. a contare da quello della puntura. ~egli altri 20 il metodo non riuscì e :-i dovette compie· 1arne la cura con altri mezzi. 6• Piacenza. -160 curali:« il metodo fu praticalo in tutto il rrgore delle modalità consigliate dall'autore ed i risultati furono nena maggioranza dei ca~i superiori ad o~ni aspettativa per rapida guarigione,, Così fu riferito in modo sommario. Il Hv 'l'doti confermati quesh rirultameuu in una memoria del tenente me.lieo, tlott. De Santi stata letta nellt1 conlereD<t.l se1eol1Rea. del4 luglio 1890, l•nota>l ntlllo sp&dale rll ~Jilnno.
154.0
OPERAZI O~I
CJJII\1 RGICIIE
7° \ enezia. - ~el rendiconto nosologico del dicemhre si legge che 4( si curarono 1O bnhhoni eli metodo Pizzorno il IJUaiP diede ottimi risultati, particolarmente in due uftir.inh in cui si ottenne la I!'Uari~ione in 6 ~iorni ciascheduno . Leggesi inol1re nella relazione sani taria dello spedale di Padova che (a Venezia) fra le malattie veneree predominarono i bubboni i <ruali in massima parte vennero curati alla Pizzorno con olli mo ri:.oltato (1). 8" Firenze. - Si legge nella relazione annuale del 1890 « chè sopra 13-i. adeniti veneree -:.i praticò il me1odo Pllzorno trenta volte, cio~ ogni qual volla lo stato della mnlauia lo permise e rlle se ne ebbero buoni risultati in tempo hre\·e~. Ho però qualche ragione per credere ch e le modalità ,;tale adoperate nello spednle di Fit·enze durante l'anno 189ll non fo:::sero precisamente quelle del metodo Pizzorno. 9n Livorno. - Fu osato in pochi:.,:mi casi, m:-~ di que,li non furono precisati nè il numero, nè !"esito. l 0° Napoli. - Il metodo Pizzorno ·ru applic:no :;6 ,-olte, ron riusCi ta in :)3. Ma non SI diedero informazioni p:u·tlcolareg~iate in proposito. 11 ° t:nserta. - \'ennero curati t·ol me1odo Pizzomo :u. huhboni, con 2i :oollecite guarigioni. Calcolando dal giorno della puntura, In de~eo za media fu di g giorni, la ma.;si ma di 12 a l i- e la minima di 6. Il Lenente medico don. C1rdi che ne ru il principale curante ed al quale dellho CJUe:'te parlicohu·ej!giale informazioni , applicò il metodo r:on qualche levgiera modificazione. l~· C.ava - Furono curati Si bubhoni col metodo Ptuorno t•d altri 38 colla sohta :;pacca tura. l l rh·ultnmenlo ne fu in,;om Oat rendiconti nosologici tM lo •pedale tll Yenezia ~r l''lnno 1890 n>alta che glt entrali par atlcutll ~eneree lurono 86. Cto •tante, l curali col mctoulo Pluoruo avrebber o dtJ\ utu e,.ere p:vecehlo uumero:il.
STATE ESEf';;:'JTE Dl'BA "STE L'AN~O t 890, ECC.
15.il
lito. poichè nei primi In durata medu1 della cura fu !<Uperiore a quella dei secondi. Però non mancarono fra gli Si curati nIla Pizzot·oo alcune minime degenze meritevoli di menzione. Co:-1: in due casi la degenza minima a contare dalla puolul'a fu di cinqu" giorni; in uno d1 6; in uno di i; in doe di 8: in uno di !l: in tre di IO: in tre di Il ; in due di tz; io quattro rli 14-; in due di 15 giorni. Il comnte, signor ma~giore De Renzi. che mi favorì info1·mazioni in proposito. avrebbe e;.:li pure modificato alcun poco le modalit.il del metodo. l :)0 Nocera. - Sette cm·ati alla Pizzorno: due guariti, uno in 6 e l'nltro in l O giorn1; cinque non riusciti e lluindi incisi. l .\.0 ·~alam;aro - Curati z8 Clln z5 guarigioni. Nulla fu pt>rò detto in ordine alla minore o maggiore degenza. 15° Palermo - Ftt usaLo il metodo Pizzorno, ma non fu dPtto io quanti bubboni. Legge· i però nel testo della relazione sanitaria annuale cbe « quando il buhl>one era costituito da puro ascesso inguinale la curn alla Pizzomo risp•>Se mai ~empre maarigliosammtr, mentre nel misto non ris1mse IJllasi I)IIJ i ».
16• Siracusa - Tre ctH-ali e guariti. uno in 5, uno in 6 ed
uno io ·l () giorni (curante, capitano Tripputi). Gli ospedali e le infermerie presidinric o speciali qui sopm non r·icorùati o non praticarono il metodo }Jjzzorno o non ne parlarono. Discorrendo degli adenomi fu notato come la maggior part.e delle ~22 ghiandole ingoino crurali esportate rossero reliquati di pregressi bubboni. Ora c! un rauo che queste enucle'lziooi ghiandofa1·i furono specinlmehte numerose in qnegli spedafi in cui il metodo Pizzor·no o non fu aiTatto adopera~o o lo fu in proporzioni esivuc. Ai colleghi a rui non ùispmcc1a adoperare il metodo Pizzurno nella cura dei bubboni, raccomanderei vivamente di ri~peltarne tutte le modalitil.
OPERAZIONI CBIRURGICID!:
Fratture e h•••a•loul.
Gli entrali negli spedali ed infermerie militari per fratture e lussazioni durante l' anno l 890 ri:mllano dal se:;tueme quadro: Per
fratture
~l ilitari di truppa
ln totale
69
.
Ufficinli . lfarinai, guardie di lìnanza, di città, ecc. .
·.
Per
lli.S:fationi
4-
6 l71
74
Fratture.
Alle 271 ora deue -;ono da aggiungersi le seguenti. cioè: una frnllura di cranio per calcio di cavallo, registrata nei rendiconti nosologici solto il titolo di fe rita lacero-contusa: ed undici altre state curate in ospedali civili, le soi~ di cui si abbia avuta conoscenza fino nd ora. Sono pertanto in complesso .283 frallure cosi ripartite in ordine a sede: 1 di cranio: 14 di Òssi mascellari; .2 di alti ossi della faccia; 1 d'acromion: 33 di clnvicola; l O di coste; 7 d'omero; 60 d'antihraccio; 32 di ossi di mano;
STAI.& ESKGIJITE DURA.'UE t'A~NO 1890, ECC.
·154.3
·1 di IJranca montante di pube; l i di femore; 5 di rotula; 89 di gamba (eli uno o d'ambi gli ossi). 11 di ossi di piede. Oi tutte queste fratture ebllero esito letale 4 di cranio ed non di femore: Altre 2•1, per essere state causate da eventi dj servizio, furono oggetto di pratiche amministrative, e motivarono i seguenti pro,•vedimenti . .Assegnazione ai velerani 5 (1 d'antibraccio, 4 di femore e 3 di gambe). Pensione di terza categoria 6 ( l d'antibraccio> :1 di rotuln e 4 di gamba). Pensione di seconda categoria 3 (l di mano ed l di gamba). Pensione di prima catef.(oria l (frattura di frontale con perdita di sostanza). Aspettativa (ufliciale) 1 (fl'al.tura di gamba). Giudizio ancora sospeso u (4 di gambe, l di rotola , l di piede). O e~l i allri fratturati, tolti ne una trentina il cui esito non è ancora definitivo o non fu rndicato, 2 17 raggiunsero una buona guarigione e soltanto ·I l guarir·ono con posturni materiali e funzionali producenti inabilità ad ulteriore ser·vizio. Meritano pnrLicolal'e menzione le fratture di femore (esclusa quella che fu seguita da morte per concomitanti lesioni viscerali). Cinque otLeonero un'ottima goai'Ìgione, cioè con perfetta direzione dell'arto, senza raccorcìamenro apprezzab1le e senza lesioni materiali o funzio nali di ca!'al.lere permAnente. Le medesime occot·ser·o:
OPERAZIONl CBIRURGICHK
una nello spedale di Parma (curante maggiore Vinai); una seconda nello spedale di Genova (curante maggiore De Prali). una terza nello spedale di Bari (curanti maggior·i la ndolì e capitano Guarnieri); una quarta nell'infermeria di Re~gio Calabria (curante capitano Stilo). una quinta nello spedale d'Udine (curante tenente colonnello Monti). Le prime dne vennero curate coll'estensione permanente alla r olkman e coll'immobilizzazione mediante un bendaggio al silicato. ~ello ste~so modo fu curata la terza la quale era complicata da ferita bcero contusa profonda sopra la rotula, estesa trasversal mente per quatlro centimetri ed interessante il tendine del quadricipite, non che da estesa infiltrazione sanguigna. La quarta fu curata con semplice bendaggio al silicato. La quinta, di cui trovasi la storia a pag. 588 di questo Giomale per il volgente anno, fu curala da prima con appa· recchio a pesi e quindi colla fer·ula Monti. Possono anche dirsi abbastanza bene guariti un r~ssegoato al corpo dei veterani ed un altro che nello spedale civile di Tenda. La loro storia è abbastama interessante per essere sommariamente accennata. Il primo, un soldato di cavalleria, si ruppe la coscia destra e fu curato nello spedale civile di Voghera con esito felice, mediante sistema a pesi da prima e quindi con !JenJaggio al silicato. Recatosi in licenza io famiglia, gli si frauurò nuovamente l'arto nello stesso sito, fu curato in casa propria con apparecchio immobilizzante e guarì con raccorciamento inferiore a tre centimetri e con la coscia alquanto arcuata.
STATE ESEGUITE DURANTE L'ANNO 1890, ECC.
J;),i5
Il secondo. un soldato alpino, travolto da una valanga ebbe fr-atturati il Jemore sinistro a quattro dita dalla rotula e la gamba dallo stesso lato . opra i malleoli. Curalo con bendaggi immobilizzanti, ~uari con raccorciamento di circa due centimetri, ma sem:a altra le:.ione permanente. Fu poi ricoverato in un deposito di convalescenza. Gli altri tre fratturati ehbero una guarigione meno buona io causa di gravi complicazioni. Spedale di Roma: un fratturato d'ambedue le coscie, stato curato con bendngg1 gessati, guarì con postumi che richiesero la riforma. spedale d'Aies:>andria: un fratturato d'una coscia nel quale la lesione era stata causata dalla caduta d'un grave di circa 80 chilogrammi ed er·a complicaLa da forte contusione al ginocchio ed al piede corrispondenti, non che da ragguardevole gonfiezza dell'arto, guarì con 4 centimetri di raccorciamento, con callo deforme e non marcata arcuità della coscia all'esterno. I n questò fratlurato la tura era stata iniziata con un apparecchio a pesi che non potè essere L?llerato, e continuato poscia con quello di Pistono il quale fu facilmente tol· · lerato fino al termice della cura. Spedale di Palermo: in un ammalato di frattura comminutiva d'una CùScia, fu Lentuta da prima e conliuuata per sei giorni l'applicazione dell'apparecchio Pistono che non potè essere tollerato e Yenne quindi sostituito con quello di Wolk mao: la guarigione si fece con pseudartrosi.
Le lussazitlDÌ occorse nel 1890 si distin~uono come se:zue: 38 di spalle, di cui una con frattura del collo omerale; '' di clavicola;
•1546
OPERAZIONI CHIRURGlCBB, ECC.
12 di gomito; 4 del capo superio1·e del radio; 1 di mano; J di ossi metacarpei; ~ di pollice, complicata; 7 falango-falangee di diti di mano; ~ di femore; 1 di rotula; 3 di piede; Tutte guarite bene, eccettuate le seguenti : una di spalla con frattura del collo omerale, guarita con pseudart•·osi; due altre di spalla, non p<1tute ridurre; una lussazione di gomito d'esito ignoto (probabilmente guarita bene); la lussazione di femore la quale, sebbene convenientemente •·idotta, diede luogo ad artrite lenta i di eu~ reliquati motivarono dopo un anno una domanda di pensione, non ancora decisa. Le11lonl per eal"l di CI&"Walll o •uJI .
l militari stati ferili da calci di cavalli o di muli furono per quanto è noto, 8;:>, fra cui 4. 1 con complicazione di frattu re.
Quattro ebbero a morirne; uno per ascesso cerebrale consecutivo a frattura di frontale e tre p~r Jacerazioni di \Ìsceri addominali. Uno di questi ultimi fu oggetto di circostanziata relazione ~tata pubblicata a p:1g. 55 del fascicolo di gennaio di questo Giornale per l'annata in corso. I n alcuni altri si richiesero alti operativi; ma di questi fu già dello precedentemente. L'Ispettore capo P teco.
CONTRIBUTO AI.L.l
CISTOTC)~fi A
SOPRAPUBIOA
Memoria letta nella con rerenza scientifica del 9 maggio l89l nello spedale m11itare dì Palermo ùal maggiore medico r.omh•rdo cav. IJiie h ele.
Nella conferenza del mese scorso vi presentai l'operato di cistotomia soprapubica, ed in secondo tempo di uretrotomia interna, completamente guarito, e quantunque da voi tutti conosciuto , sia per essere stati consultati quando versava in gravissìme condizioni, sia per aver- presenziato agli alli operativi, permetletemi che oggi v'intrattenga òettagliatamente sul caso clinico, e pria di tutto permettetemi pure un ricordo storico sul metodo ipogastrico ed un brevi~simo cenno sugli odierni processi adottati; \'Ì risparmierò poi da ulteriori e superOue considerazioni. La prima sectio-alta, come sapete, fu concepita ed eseguita, seduta :;tante, dal genio chirurgico del Franco nel1560, a Losanna, quando riconobiJe l'impossibili ta di estrarre col ta:IIio perineale, in un bambino di due anni, un r..alcolo vescicale di eno1'rne volume, e quantunque l'esito ne fosse ::tato felice, egli ne riportò e trasmise agli altri tale impressione: che per qo ;~ si un secolo e mezzo, tale alto operativo fu tenuto da tutti in gr.tnde orrore. Piètre il secondo, e Proby di Dublino Lerzo, eseguirono alla fine del no secolo l'Alto appa-
l iH-8
CO'\T.RlBLTO
recchio, e questi per estrarre dalla vescica di una gio\""ane donna un punteruolo d'avorio, che si avverti,'a financo dalla regione sopr·apu bica. Dimenticato di nuoYo per oltre -çenti anni, dallo scozzese Douglas nd •17H) e da altri poi. che fatti piit arditi Yiolarono il veto, :'Ovenle venne praticato il taglio soprapuhico, ma sempre a lunghi intervalli e per necessità, non ce~sando di essere sempre.temuto e quindi possibilmente evitato; difatti dall'epoca del Douglas al 1851 ne poterono essere raccolti dal Gunther appena .260 casi. Ai nostri tempi invece. grazie ai progressi scientifici e pratici, e dopo gli studi ed i perfezionamenti apportati al processo operativo da frunther, Bruns, Lotzbeck, Trendelenburg e specialmente dal Petersen. il metodo soprnpubico non solo oggi viene spessissimo eseguito, ma per molti è già il pre:;celto, anzi si tende a generalizzarlo, elevarlo a metodo ordinario, ad operazione di elezione. facendo così passare in riserva e a metodo di eccezione e di necessità, il taglio perineale, che nn dall'antichità ha avuto il primato, è stato sempre il preferito, e reso infine spedito e brillante specialmente dalla scuola napolit;lna. Or compie appena un anno che, in seno alln riunione dei chirurgi italiani a Firenze, venne discussa una ~ i importante quistione, e l'i videro forti ed illustri campioni della Chirur· gia. divisi nelle opinioni, schierarsi in opposto campo e parteg~iare per l'uno o l'altro metodo. Lungo sarebbe ripetervi quanto d'importante e quanto io pro e contro si disse dagli uni e dagli altri; voi certamente non lo ignorate, poichè qualche resoconto fu dato da alcani giornali scientifici italiani. Secondo me, chi in si alta quistione abbia ravvicinato gli opposti pareri. erl abhia additato 1:\ ~iusta via per sapersi
ALlA CISTOTOlllA ~OPHAPUBICA
comportare, sarebbe stato il prof. Corradi di Firenze, il quale t:om~rendendovi anche la litotrissia, avrebbe detto: ~ Oggi, grazie ai progressi fatti dalla scienza e dali 'arte « chirurgica. il taglio ipogastrico si è messo allo stesso li« vello del perineale e della litotrissia; tuui e tre i metodi « sono egualmente buoni, a wndizione che il chirurgo sap« pia scegliere questo o quello, a seconda delle jndicazioni « che offre ogni singolo caso; io non mi occupo ranto del vo· « lume e del la frhl uilita della pietra quanto invece dello stato « dell' urett·a, della prostala, della vescica e dei reni; conclude « infine: in molti casi oggi si può e si deve e.>eguire il taglio << ipogasLrico ». Rlguat•do ai processi operativi del metodv soprapubico oggi magg.ior111ente adottati. la differenza sta essenzialmente io quanto riguarda la sutura o no della fet·ita vescicale~ e di quella delle pareti addominali. Alcuni come Perier, Tillau ~ ed altri, non praticano alculla sutura in vescica, mettono inveee in essa due lunghi tubi di gomma a fognatura, riuniscono con punti staccati i bordi ad~ominali, m~oo s'intende dove passano i tubi, c con1p~etano il tutto con medicatura antisettica aspellando la rihnione ~:e condaria. 1lloiti altri invece, onde evitar·e·iltanto temuto içfiltramento nello spazin del Retzius, riuniscono con sutura i bordi della vescica con quelli degli strati profondi della parete adaominale, lasciando lo spazic perì tubi a fognatura e completano anch'essi l'occlusione medicando arùisetticamente; tal pro· cesso è stato completamente adottato d.al nostro compianto co,JJega maggiore Di Fede. che ne riportò completo successo in quauro dasi da lui operati. Certo l'ottimo ed il più razionale processo è quello della sutura .della vescica e .della ferita addominale in primo tempo
1550 t;OXTRlBUTO per ottenere una celere riunione ed impedire qual~iasi inlillramento urinoso e suppurativo; tale procedimento operativo tentato ai suoi tempi da Amussnt, è stato adoperato e molto raccomandato dal Bruos, però se ha dato buoni r·isultati a questi, al Lotzbeck e a molli altri chirurghi in Italia, specialmente al compianto Albanese che lo praticò su larga scala: a tanti altri invece non ba corrisposto ugualmente. Il dotto quanto valente Bassini di Padova, studiando le ragioni di tali insuccessi, ed avendo trovato la vera causa consistere nell'unica ed insufficiente sutura della vescica, pensò di applicare contempor·aneamente tre specie di suture sovrapposte, o due soltanto in casi speciali, per ollenere più sicura e perretta adesione dei margini vescicali. Quaota r·agione abbia avuto di far ciò, sta a testimoniarlo il helliRsimo risultato avuto nei ventun casi da lui operati dal 1887 al l890. Ed il nostro egregio colle~a maggiore Carabba, seguendo tali norme, riportò splendido successo in un caso operato l'nono scorso. È superfluo aggiungere che in questo processo si richjede lo stato di perfetta integrità tonto della vescica quanto delle vie urioarie. Ed ora al nostro caso. La guardia carceraria Dotto Benedello, di anni 49, di buona costituzione, di temperamento misto, e deperito nella nutrizione, asserisce che tranne di stitichezza abituale, non ha per il passato sofferto malottie di importanza: e non ha precedenti ereditari i. Racconta che circa ventisei noni addietro fu contaginto da ùlenor·rap,ia, della quale se ne gunri dopo quattro mesi cir·ca, facendo uso d'iniezioni uretrali astringenti, e qualche volta caustiche, suggeritegli da un suo amico.
ALLA CISTOTOMIA SOPRAJ'UBICA
1:,;i) t
Quantunque d'allora in poi s'accorgesse che il getto dell'urina andava gradatamente nssottigliandosi, pure, non risentendo alcuna molestia, se ne curò poco o punto. Dieci anni or sono però, cominciando a sentire più frequenti gli stimoli e provando una certa qual difficoltà nel mingere, essendo il getto divenuto esile ed attorcigliato, consultò un medico a Siracusa, il quale gli pr<'pose ed esegui la cura della dilatazione uretrale graiiutHn, arrestandosi al catetere n. ,16 della filiera Charrière. Andò avanti cosi per altri anni, e nel 1885, peggiorando, fu costretto a ricoverare all'ospedale civile di S. Snverio in Palermo, dove, ricominciata la dilatazione, arrivò fino al n. 14 e ne uscì seguitando ad introdurre da sè una sonda di gomma indurita del n. 5 che col progresso del tempo si ridus:;a al n. 3. Diciotto mesi prima della sua entrata in que~to spednle, seguit::mdo ad introdursi la sopradella sonda, si accorse nel ritirarla essergliene rimasta in vescica un pezzettino. cioè quel tratto compreso dall'occhiello alla punta. Dopo tale di· sgraziato accidente non avvertì maggiori disturbi del solito, ma in seguito, e prima di un anno circa, cominciò a risentire continuati e più imperiosi gli stimoli, intenso il bruciot·e del collo della vescica e dell'uretra, specialmente nel mingere, le urine s'intol'bidarono maggiot·mente, divennero dense, lìlamentose e spesso sanguinolente. Ricoverato, per due mesi all'ospedale civile,di ~l istrétta , col riposo assoluto e con bihile medicnmentose si eube leggiero mij.!lioramento, ma appena uscito e riprese le sue ordinarie occupazioni, le sofferenze aumentarono per cui decise entrare nel nostro ospedale militare il giorno 9 dicembre 1890. Al suo arrivo in questo reparto, oltre gli accennati sintomi, accusa senso di peso al pet·ineo, avverte come un corpo estraneo in \'escica che gli
1552
CO~TRIBUTO
produce intense tralitture, tjualcha volta lo sente impegnarsi al collo di esS!t in modo da arTestare il gocciolio dell'urina, suo modo ordinario di miogere. Esaminate le urine ri~ultarono di aspetto torbido, color giallo-scuro, odore fetido ammoniacale, di reazione decisamente alcalino, peso speci6c.o 1017, con molto deposito den~o viscido, contenente molto muco-pus, sangue e traccia d'alhuminn. Pr-aticata l'esplorazione nretr·ale si riscontra: congenita e leggiera stenosi del mento nrioario, un primo rastriogiJUeoto alla se~onda metà dell'uretra spoogiosa, e due altri alla porzrooe membraoosa, di natura fibrosa, duri, resistenti ed a forma anulare; nuo si può constatare se YJ sia calcolo o corpo estraneo in vescica essendo impossibile l'introduzione di nn esploratore in essa. All'esplorazione rettale si constatano rilevanti tumori emorroidarii , considerevole ipertrofia proi>tatica da nou poter~i limitare col dito, dolente alla pressione di 1rnesto, e yasta risulta l'nmpolla rettale. Colla palpazione e la percussione alla regione soprapubica, In vescica non si appalesa, anche quando si ritiene discretamente piena d'urina: la forte pre~sione è alqnanLo dolente. Coaùiuvati dalla cura dei lassativi, enteroclismi, semicn pi, calmanti locali, e dei salicilati e benzoati per modificare le urine, si intraprende la dilatazione uretrale ~raùuata e temporanea, e siccome colle candeleue non si procede oltre il~. :;, si adoper·ano le sonde metnlliche del Gn)OO ~on la ri:;peuiva guida, non essendo possibile senza di qnesta l'inll·odnzione di altre sonde di qualsiasi numero. Si procede lentamente poiché oltre alla resistenza tlei restringimenti, :-i ha una speciale sensibilitil uretrale e vescicale, ed un for·te ~pasmo, che resistono alle preventi\·e iniezioni di cocaina ed all'uso di altri calmanti locali.
AUA [1'-IOIOliiA '-OPRAJ'OBICA
1353
Intanto lentamente progredendo. a quelle del Gu)oD si soiitituirono le sonde del Mercier, ed appena fu possiiJile ~i cominciarono le lavature in \ escica all'ac!Jua l•orata: pocht gt'tlmmi di questa però riestono in~opportabili all' inf~rmo; nes ~on mo'rirnento esploutltvo é perme---o '" essa senza pro· muovere atroci sofferenze . • enza cause apprezzabili intanto l>i accentua la quantità del sangue nelle uri ne, e lentamente aumentando ra~giunge il grado d'imponente ematuria . .. i combaue que<.ta con ~emicupi e hagni lo~ali fr~ddi alla regione soprapubica, iniezioni ipodermiche di ergotinina; eù actdo gallico, acetato di piombo ed oppio internamente. non che iniezioni astrin~enti in vescica. Cessata l'ematuria, si 1 ipreode la dilata?. ione uretralt', :>ospesa da alcuni giorni. e la la,'atura in vescica: questa contratta e dolentissima in passato, comincia a permettere l'introduzione di magl!ior quantita di llqutdo. ed alla -ontla dihuatrice qualche pkcola escursione, in modo che viene di tanto in tanto const:•tala la presen1.a dr. un calcolo di piccole dimensioni, di for·mn qunsi f'Otonda, a superficie scabra, e di cupa risonanza al tocru della sonda metallica. Intanto l'ammalato t' molto sofferente. ed impaziente re· elama un operazione qualsiasi. purc.hè sia liberato da cotanto malore. D'altronde rolla dìlalazione ;.(J'aduata ' Ì è arriYali appena al N. 15 della li fiera Cltarrief'e, e non si può o!Lrepn:>sare. anzi hi;;ogna tornnre qualche volta indietro; le lavature riescono poco proficue, aueso il piccolo rollbro della soo•la, che -pesso non funziona, percltè facilmente il 'IlO orrhiello viene otturato dai depositi muco-purulemi dell'urina, la quale si mnutienf' sempre torbida e densa. In tale stato di rose lll'~endo al!din•nire ad un allo opera!J8
CO:\TRIBUTO
tivo, ricorderete che cbiamai ed ebbe luogo un consulto presie(luto dal nostro direttore. ~Fattevi presenti le condizioni dell'infermo ed i compensi curativi adoperati, vi esposi quanto mi proponevo di fare, dicendovi : che constatato il calcolo in vescica. e giudicato di piccolo calibro, ' i sarebbe cenamente dovuto cominciare dal praticare la litotrissia o litolaplassi. ma non durai fatica a pro,·arvi qunnte cootroindic.tzioni a tale alto operativo si opponevano, rammentaodovi : 1o Non potersi assolutamente sperare che colla dilatazione graduata si avrebbe potuto raggiuo:;cere un cal ibro uretrale tale da far passare un litotrittore qualsiasi, essendo i molteplici restringimenti di natura fibrosa, e perciò duri, resistenti, invincibili. 2° Che non sarebbe stato affatto prudente cominciare coll'uretrotomia interna o la divulsione, poichè si sarebbe andati incontro a degli in!illramenti ur·inosi, èd a qualche grave infezione, atteso le qualità settiche dell'uri na, mantenutasi persistentemente alcalina, ammoniacale e })nrnlenta. 3° Che, anchfl praticata l'uretrotomia ed ammettendo scongiurato qttalsiasi inconveniente, si sarebbe semì)re opposta <~Il' esecuzione della litotl·issia: l'ipertrofia considereYole della prostata, e lo 5ta.to grave della vescica, che ispessita e contratta., con mucosa 5eoza dubbio fungosa, e probabilmente ulcerata: a giudicarne dal suo facile e continuo sanguinare, intollerante d'o~ni leggi ero contatto, non avrebbe certo permesso che a rischio di lacerazioni e pizzicature della sua mucosa, le difficili e lunghe manone del litotrittore, per afferrare un calcolo che non sempre, nel nostro caso, era possibile rintracciare; e poi bastava ricordare il precetto: coll'urine ammoniacali è impossibile la litotrissia. q.o Infine che penoso e lungo sarebbe stato il tempo, e
ULA. CISTOTO:MfA SOPR.APUBICA
1555
piti. che incerta la riuscita, onde arrivare alla voluta preparazione dell'uretra e della vescica specialmente per un sì delicato allo operativo. Rimaneva adunque appigliarsi alla cistotomia perineale od a quella soprapubica. Yi esclusi la prima avuto riguardo all'età avanzata del no:;tro infermo, al suo deperimento, al marcato sviluppo dei Yasi emorroidarii, a quello del plesso periprostatico, e quindi ad una pir't probabile emorragia, alla maggior facilità di infiltramento urinoso e di infezione settica, ed allo stato speciale della vescica e dell'ore tra, che avrebbero in tanti modi ostacolato la riuscita, senza dimenticare la sempre probabile incon tinenza e ia fistola urinar·ia che spesso sono il reliqnato della cistotomia perineale. D'altra parte non potevo certamente nascondervi i gravi pecicoli derivanti dalla possibile ferita al peritoneo coll e sue ~ravi co n~eguenze , i temuti infiltr·amenti dello spazio del Retzius, nt:• il delirato e difficile procedimento operativo dovuti al metodo soprapubico; ma tenuto conto del caso speciale, facendo molto assegnamento sul benelìco aiuto dell'antisepsi, ineflicace o quasi nel perineale, incoraggiato inolll'e dagli ottimi risultati avuti in quest'ultimi tempi da chirurghi italiani e stranieri, vi proposi la cislolomia ipogastrica, perchè con tale alto operativo, oltre ad evitare alcuni dei danni e tristi reliquati già accennali, ed alla cistotomia perineale SO\'ente inerenti, avrei potuto con miglior·e agio riler;Jre lo stato delle pareti vescicali, modificarne con appro priati e più direlli mezzi le loro condizioni morbose, potendo eseguire con adatta fognatura un più largo e proficuo langgio, negatomi dalle condizioni dell'uretra, e ra:zgiungere anche più presti) lo scopo di migliorare la composizione delle urine per praticare poscia l'uretrotomia interna . ..\. tale mia proposta unanimamente acconsentiste, ed
l :;:.s6
CO.\TRlllt..TO
avendo ancora per qualche giorno insistito sulle l~vatul'e io vescica, allo scopo pure òi renJerla maggiormente dilatal1ile . per In mallina dell'8 febbraio :;i deci:;e l'operazione. Preparato l'infermo secondo i preceui ù~l Peter:;en ed assistito dai giovani colleghi douori Jlestivo e Licastro. e dal capi. tano medico Cìprinni incaricato dell'anestesia, misi l'oper·ando nella posizione consigliata dal ~1 ora nd, ed introdotto il pallone del Petersen che poscia fu riempito d'acqua, vuotata e lavata con arqua borica la >escica, dO\'e :'e ne potè introdurre e lasciare 250 grammi circa, aYendo altresì preso tutte le misur·e più t·igor·ose per la strt:lla osservanza dell' anti~epsi. passai all'incisione n strati delle pareti addominali. sulla linea alba. a partire dalla sinfisi pubica e prolungando il t<.~glio in alto per otto centimetri circa. Quantunque io compl eta anestesia, l'infermo rnantenen· do.-i nello stato di permanente contrazione, mi 1'11 forza aiutarmi coll'incisione lrasver·sale di pocbi millime~ri ~ulla in · serzione dei muscoli retli al pnue. Divaricati i margini d~::lla ferita e penetrato col dito per riconoscere la posizione della vescica, questa colla sua parete aotero-superiore, anzicbò addossata, si manteneva alquanto di ·costa dalla parete addominale, segno non dubbio della poco buona funzione del pallone rettale, ma essendomi stato facile 1·iconoscere ed llDCinare coll'indice sinistro la pli~a peritoneale, questa venne spostata e mantenuta in allo da un assistente; riconosciuta poi e fissat.a collo stesso indice l'e$tremità vescicale del catetere a rubioeLLo, sulla guida di questO feci IlDa incisione alla parete antera-superiore della ve,cira, tale (2 centimetri e '/. l'i rea) da dnre lihero pa:;sa~gio al dito per esplorare il fondo di essa. dove. dietro il lol•o meùio della prostata, riJe,·autemE:nte ipertroiìca. mi a:;sirnrai della presenza del call.iolo, elle. conrot·memenle a quanto :-,Ì
ALLA t.ri'TOTOXI... -.OPR.\I'UBICA
era dia~-tnosticato, appariva della gt·ossezza di una piccola no~e. a superficie scabrosa, e a forma I( Unsi rotoodn: afferratolo con una pinzetta onlinilria e mentr·e mi accingeva ad estrarlo, lo sentii facilmente rompersi solto la pres:;ione delle hranche, venendone fuor1 un solo pe1.zo gr·osso, estraendo !(li altri frammenti a var1e riprese, ed i piit ptccoli a-sai meglio colle dita Praticata una accurata lavatura aoti:;euica 10 tollo il .;ampo operatiVO e molto più en~r·gica in l'escica, per liberarla mas· :;i ma mente di qualche piccolo gmoulo calcare che pote' a esser rimasto nel suo fondo, pas~ai alla sutura dei mar~ioi l'escicali con quelli dei muscoli retti, iotrodttssi quindi in \el>cica due grossi e lunghi tubi di gomma. ehe allrarersai con lili di ~eta a livello della parete esterna dell'addome ed i cui capi lissai con collodioo; eseguita poscia la suLUra degli strati profondi e quella dei tegumenti ester ni. lasciando soltanto perrio, s'intende. lo ~pazio occupato dai tubi, ed assicuratomi della perfetta funzione di questi, terminai con adatta e n~!Orosa mediratura antisettica, facendo pescare i due estremi e~teroi dei tuhi in un ' '<hO contenente soluzione al suùlimato, ed ot.ulij.!ando l'infermo a mantenersi in decubito dorsale. Dopo l'oper·azione tolle le sofferenze dell'ammalato provenienti dalla \escica si calmarono. nè alcun disturbo risenti dulia ferita soprapubica, la quale ehbe corso perrettamenle asellico: non 'i fu snppuraziooe. e le parti sutur;~te ~uari ' ono di prima intenzione; la fognatura fttnzionanùo sempre ltene oou si ~ube uscita d'urina dall'apertura occupata dai tubi. la temperatura dopo l'operazione non superò 37,8. e se al quinto giorno raggiunse :18.:3 lo fu piullo•l() per la complicanza del noto tor·pore inlesLinale. che, causa di o~ti nnta sttlicbezza e continuo :;\·iluppo diga;;, tormentò in~isten mente l'infermo, e mise a dura prova la pazìenzn del l'orante.
t538
CO~TRIBUTO
li settimo giorno vien tolto uno dei tubi dalla vescica e si lascia l'altro che segui ta a hmzionare hene; le lavature sì ripetono con frequenza. facendo passare il liquido dalla sonda uretrule, ad intervalli introdotta, al tubo superior·e e vicever.sa. Si ritarda l'esecuzione dell'uretrotomia e per conseguenza i protrae la permanenza io vescica del lubo a drenag:do dalla parte addominale, perché le urine si mantengono nncot·a alcaline. Però, appena modificate in me:.!lio: il giorno .1. murzo si pratica l'oretrotom ia interna coll'apparecdtio del )laisonneuve, e, dalla resistenza prova la nel taglio dei pun ti ristretli, si ha la conferma della diagnosi di sede e natura ;:ià fatta antecedentemente; introdotta quindi una sonda elastira del NNaton di grosso calibro, si tiene a permanenza per qualche giorno. -~ nche per questa operazione non si ra incontro ad alcun accldenle consecutivo; la temperatura si mantiene al normale e l'infermo ne risenle poch rssimi disturoi . Tolto già il tubo dalla piccola apertura soprapubit:a e latta una via spaziosa dal! n parte deiJ'uretra, si c.ontinuaoo le lavature in vescica, mentre le urine, avendo un piillìbero e natu~le scolo. hanno migliorato celermente nella loro composizione e ·ono quasi fisiologiche. Dalla pictola fistola soprapobica rimasta al le1·are del tubò , solo nei primi giomi trapela piccolissima IJoantila d'urina, e quando soltanto l' infet·mo prende la po~izione di llanco, ma dopo poco tempo egli, orinando a volontit e largamente dalle vie naturali, tale incoovenierlle diminuisce. e nella seconda metà del mese di marzo cessa del Lutto, essendosi già formala la cicatrice senza ricorrere ad alcnna speciale medicazione, tranne che nJI'anli$etlica. Faccio anche notare che la cicatrice della fi~tola si sarebbe
ALL\ CTSTOTOKIA 'ìOPR.\PUDICA
l :)ij!)
oltenuta mollO tempo prima. se non SI fo~~t.> falla ritardare appo.:itnmente, a scopo curativo della vesricn e d~ll'ut·ett·a. E~aminato il calcolo risultò di aspeuo granuloso. grlgiomatlooe P. composto eli .oquame epiteliali e tracce di carbonati. di fo~fati di soll'ati e clorul'i di calce in grnncle quantiti1, con prevalenza di fo,fatò am m onicu-ma~nesiaco; oel suo centro presentava un pic(·olo vuoto formato di materia inorg-anica nerasLrA , dovuto evidentemente al pea;elto della sooùa intorno alla quale :<:i emoo addossate le incrostat.1oni. Saputa ora la natura del calcolo, facile riesce la spiegazione della sna friabilità. Dalla e:;posizione fatta\'Ì giudico !\Uperllue le constderazioni; C'sse vengono spontanee e ili conse~uenza: perciò potete farle dn voi stessi: 10 me ne astengo. J)'nltronde ve lo promisi in principio e mantengo la parola. Solo mi permetto aggiungere che il risultato non poteva essere migliore ni• più. cumpleto; l'infermo i· :>tato liberato dal suo calcolo in vescica, dai restrin~imenti ure1ral! e dalla osti natn e gra'e cistite cronica. Jl taglio soprapn bi co adnniJne col ~eco nno proce~::o operatiYO adottato, ed in parte da me modificato. ci hn benissimo corrisposto; ::m·emmo potuto "perate rii ottenere il mcodesimo ri·mltnto dal tal!lio ~rineale~ Permeueterui di clubitarne fortemente. E. finalmente. abbiamo ragione di rondividere il sacro ort'ore de~li antichi e la :.istematica opposizione. pel metodo ipoga... trico. dt molti moderni chirurgi t ~oo lo credo. Palermo, 9 maggio 1891 .
f
:w o
LA
VIZIATA PERCEZIONE DEI COLORI t.t'ttura fatta alà r.lluf~rt'nu sc:tenunra dol mese dJ aprili' ~l n~llo o()Pihle m !li taro dt F'irenu> •tal ra.-. d ?tt. Erae•r• ........ rapitano mediro
Mi propongo di dire assai modestamente qualche parola sull'anomalia del senso croma~ico da cui sono affette taluoe persone, argomento questo che e anche di competenza pel medico militare, ioquantochi> OJ!ni deviazione dello st3to li5iologico che può presentare l'organo nstvo. può avere sempre delle applicazioni nel seni zio medico [,gale militare. Tale anomalia ba rkeruto diversi nomi a seconda della qunntitit e specie dei color·i viziati. Co~i nhbinmo l'rtrromatopsia. parola greca da a (prirativn). XpwJ.t.IX (colore) e o..fiti (vista), che signilichel'ebbe completa abolizione del ~enso dei colori. per rui non si apprezza rh t> il bianco e il nero . Tale pa• rota ha per sinonimo quella di rlisrromawpsia (vi::.ta dillicile 1lei colori) od anche quella di cromatopseudostesia (vi~ta fa lsa dei colori' . \' i pr·e3ento qua i. mata..c;~e di lana, una di color rosso vh·o nn 'altra verde, la terza azzurra. la quarta violE:thr noi tutti e proh!!hilmente molte altre per::;one se qua fossero, chiameremo queste matasse coi rispelli\ i nomi di colore che esse presen-
LA nzuT.\ PER t: EZIO'~ DEl COLORI
f!jt) l
tano. ma non snrehbe poi tanto strano se ve ne fo~se :ùcuna rhe, la matassa re,.de e la ro~-)la facendogli eguale impressione, clunmnsse eotramhe rosse. e vicevers11 la rossa e lu ver·de t"hiama~se tutte e due lerde, e che quella azzurra o 'ioletla confondesse con altri colOJi. E ciò indipendenLemente dallo stato tlella funz·ooe vi,ira che tale persona potesse avere. P•'tendo dnr;;i benissimo che posl>edesse un uisus dei piu perfeui. Tale curiosa deviazione del senso cromatico che anomalia può chiamar·si e non rualattia venne anche chiamala Daltonismo dnl nome del celehre fisico e chimico inJ(Iese che ne era affetto che la ~tudiò su se ste~so e per primo la de~crisse. Però tale denominazione di daltonismo noo i• perfella nè accellahile: inquantochi• il ùifello di Oalton consisteva nel non sapere apprezzare il colore rosso. anerilropsia (vista senza ros~o) mentre invece t;lle anomalia di percez10ne cromatica può estendersi ad altri colon come ad e!'empio al verde, acloroblepsia (vjsta senza Yerde). nll"iolello. aniantinopsia (vista ~enza violeuo) all'azzurr·o, acianohlepsia ('i sta senza azzurro) oltre ad altre aberrazioni per cui i colori vengono scambiati tra di loro, cromop:-.endostl!sia (falso se nl'o dei colori). Di •Juesti vari generi di anomalie. alcune sono più frequenti, allri no. T.a r.ecit:t totale dei colori t' difiìcile a Lron~r:;i; se oe registra perù qualce coso. La cecità complela per il ro~~o i• quella che ~·inrontra piit facilmente e frequentemente: segue poi la ceciUl per 1l ,·erde, pilL rara ,., quella dell'a1.zurro c del '''olello. La cecità poi incomp!eta per il ro~so , verde e violetto è rappresentata dai casi piu numerosi. ma rhe per lo pui passano ìno~senati specialmente quellr leS?l!eri. S'intende che noi r.· mtr.nteniamo d• que:>ta anom.,Jia allo stato congenito. per·cht"• quella acqui-.ita per lo più è tran~i tor·ia e dipende da malattia della retina o del ncn-o ollico
l :)63
l k\ rJZl.HA PEHC.:EZIO"i& DEl COLORI
oppure da gr:n i lraomatismi della testa o per nbu,o di tabacco o di sostan~e alcooliche: e per inciJenza dirò che il BenedicL di Vienoa notò In frequenza del daltonismo come sintomo dell'atrofia progressrva del nervo ottico, e ,intorno abba:.tanza pr·ezioso, perchl' :>i manifesterebbe quando l'e~ame oua!moscopico nulla ci dimo tra e contemporaneamente l'acuitir 'isi'a è ancora •tna:.i intatta. Il prof. Mn~nus dell'oniversitir di Breslavia, che si c\ occnpato con ~ranùe attività dell'ar·~::omenlo, circa la visione e percezione dei colori professa l'opinione che si possa seguire o.na Vf>ra e\'Oiuzione storica nello sviluppo del ~eo~o di pereepird i colorr sles.;i e crede fermamente che i popoli antichi ave"sero tal :;enso mediocremente sviluppato ed a sai piu imperfello di quello che abbiamo noi. Partigiano fervente delle teorie Dorviniane che la materia sempre più col vol~er del tempo ullisr.e dei ~·erfezio n nmenu ei-:tli ammelle «he la retina ahhia suhrto ryuesto proce~"o ev..lulivo perfezionatore e stabilisca :3 leggi in cui afferma: t o ~ella storia dell'evoluzione dell'uomo avvi un periodo nel quale è esistilo solamente il senso della luce. 3• il senso dei colori ha avuto or·igine dal senso dell,t luce, merct\ il continualo ecetlamento degli elementi -.ensil>ili della rPtina dalla lo~ ~tessa, e cosi questa membrana ha perfezionato l'anita· dine funzionn!e ed è riuscita a poco a poco a senllre nei raggi luminosi non soltanto la loro inLen.;ita ma anche il colore. 3° il tempo che i differenti colori hanno avuto hi~~no per produrre sulla retina le loro impressionr specifiche i• in ragieue inversa della quantitit di forza luminosa dn e~si contenuta. cioè p1 il hanno inten::-ità luminosa e minor tempo uraanè richìesto per impre~;;i,loare la retina. se invece l'inten~il.à luminosa è minore, sarà occorsò nn periotlo di tempo maggiore. 11 ~t •• gnos 'luindi dice cbe il ros~o fu il primo colore ad es-
LA \'JZIATA I'EIICEZIONE 01!:1 COJ,Oiil
156:l
sere percep•to dalla rNina e che tale cnlore fu il primo quindi ad e~scre conosciuto dniJ'antichiLà, segue poi it verde, il giallo e il violeuo. Fu a t.ale teoria ohllietlato cbe, se fosse •ero che i colori siano stati progressivamtlnte percepiti in t•ngione della loro intensità lumino5a, il primo che avrebbe dovuto impressionare la retina sarebbe stato il giallo, perchè. <;e noi ~;o n un prisma• decomponiamo la luce solare, si vede suùito che il massimo dei poter·i luminosi dei colori che ne ri:mllano sta appunto nel giallo e cbe il poter luminoso del rosso. che secondo rl M11gnus ~~ slato il primo ad essere pet·cepilo, sup~ra appena di poco qttello del violello, che sarebbe slato l'ul· timo.lnoltre il ~lagnus crede anclJe che il rosso, per In mog· gior lunghezza della sua onda. la quale secondo lui ò superiore n quella del verde e del violeHo, sia stato il primo ad impressionare. )la all'incontro, s.A riteniamo esalle le niTermazioni dei fisici. cioè che i fenomeni lumino$i rorrispondono al rapido vibrare della materia eterea infinitamente divisa e che la diversità dei colori dipende dal numer'o e dalla lunghezza divet·sa di ques1e ondulazioni, abl.liarno che il ro' o ci paro tale perchè la sua luce compie 4·8 ·1 bilioni di vibrazioni per minuto sec~ndo, il verde un numero mag).!iore ed il vio· leuo ì46 bilioni nello stesso tempo. Ora secondo queste Jegp-i il violeuo che ha un numero maggiore di vibrazioni avrebbe do>uto essere stato il primo ad essere percepito (cosa invece negata dal t\lagnus, che lo r-ilrene ultimo), e se poi paragoniamo questi fenomeni con un fenomeno tutto !biologico quale è quello dell'udito, la cui funzionalità ha tanta analogia cou la vi:;ta, si ha che le ondulazioni gràvi e lente costituite da un minor numero di Tihraziunì, ono meno facilmente per· cepite, mentre invece le ondulazioni corle e rapide, cbe producono suoni acuti, sono le più facilmeme sentite etl intese . .\fa, colle stesse teorie Darvininne colle quali il ~lagnus
,
J ;j()i.
LA \!ZIAlA I'ERI..EZJO\"E 1)1!1 tOLOitl
fonda In ~ua teorica, gli :.i può oppo1·re che si hanno prove certe ed incoocusse che neS~Ii animali. che nella ,r.ala evoluzioni:.ta del celehre naturalista rappresentano una perfeziune assai minore dell'uomo. tunlo più uassa «fuanto è inferiore la specie. il sen$o cromatico non solo non i.· deficiente ed imperfeuo •nn in alc-uni i• assai sviluppai•>, ed è tanto "ero r.iò cbe alcuni colori uril!anti tl smaglianti di ct>:-L• pesci ed uccelli, a cnnfessione dello !;tes-:o Dar" in. de buono essere il risultato di una ragionata $C~>ltnsi'S~>Italt. mentre invece la semplice scelta naturalt, guidata. se fo,;se ,·ero, da organi visivi in cuì la percezwne cromatica fos!ie irnperfetla o deficiente. U\'rebbe avoLo per risultato la produzione di an11nali pallidi o a fiacchi colori. Comunque sia non i• privo d'importanza il confutare 1,, teori,•n del ~l ag n us perchè le cooser;uenze pratiche che nt' possano derivare hanno uo valore positivo. lnfalli se fo~"e vero che la eYOiuzione vrogressl\"ll della retina a percepire Ì Colori fo.;se :;rata nell'antich •là nl suo inizio e che l'olf'andar del t~mpo ahhia rag~iunto un certo quale !{rado dt perferione, attualmente nello nostra epoca, in cui è certo che l'upprezzaroento dei colori non è lcmitalo a quelli fondamentali e principali dello s pe~Lro. ma s1 estende ad un 'infinità di gradazioni e di tio te, cau:'a i prof!res'i inc~:ianti della chimica delle arti. delle indu:.trie. se ne potrebbe dedurre esser noi giunti alperio1lo di perfezionamento. mentre invece la mancanza del senso cromatico nei suoi vari gradi e forme i• un fallo dte $1 Yet·ifica ancora t•oslantemente in molte e molte persone: e Jler·c·iò, acceuando le 1dee del ,\J;1guus, vorrebbe dire ammel· te re che tale anotn:llia non e:-•;;te piìt nell'umanità e l'inunziare quindi a quelle ricerche e provvedimenti sociali che po· te>osero scon~iurare e preveo1re 1 pericoli e le conseguenze di cui non infre11uentemente :;ono cau·a j;tli indiriclui acromatici, come \'edremo 10 se~uito.
l\ Vlll\TA PERCEZIO'\P. DEl COLORI
J:jt)'j
Certo i· però che nell'anticltitb, poche e confuse ~ono le nozioni Jei colori. Omero nell'Il aùe e neii'OJ1. ·ea confonde il verde col giallo, 11 uleu ed ti violello gli danno la senilazione dell'ombra e dell'oscuriti1. Xenofane. 2500 anni fa, non ra\visava nell 'arco baleno che il r·os~o. il por·pora (probabilmente l'aranciato} ed il verda giallo, e co~i rn genere altri ~c ritrori e IÌiosofì greci. Xon vi ->i parla dt>l violetto. dell'azzurm e di tante altr·e gradazioni di tinte ùi cui è ricco il nostro tempo. ~la, se si considera invece che lo sviluppo scientilico ed indu,triale non aveva ancora progredito come nei tempi posterior·i, è lecito il supporre che alcuni colot·i e molte combinazioni dei medesimi, fossero .;;cono~ciuti o '[ua~i nei tempi :wtichi. o per lo meno non avessero ,·ocaboli corrispondenti a preci arne la specialità e tante differenze tli nuance così svariate. Sarehbe ben strano il credere che nei primis:'imi tempi ruomo non 11hhia avuto In percezione del ,·erde e che sia rimasto in<:en,ibile alle hellezze deiJa natura in cni il verde appunto primepgia l Si può ndu nqne acceLtare la teoria del )Jngnus nel sen-o di on'e,·olnzione progrr,~iva nel perfezionamento della perrazione dci vari colori, non dovuto :1ll un fatto evolutivo della membrana senziente, ma alla g;adu<lla educazione della vista, risultato de:.rli immensi pro:tressi rhimici e scientifici e dei . prodolli che ne l'Ono la conseguenz:l . .in che in 'tuesli tempi, le persone rozze, la gente di campaS!na. che non hanno nozione alcuna di arti e di industrie non sanno apprezzare nei rulori che i fondamentali come il ro~so. il ~!iallo, il ,·erde. perchè 'luesti e~sendo sparsi abbondantemente in n;~tura, negli alhPri. nelle frutto, ecc. li hanno continuamente ~ot t'ocrhio, m~ con molta faciliti\ confondono ideriv:H• loro: cosi l'aranciato ed il violello lo riportano al ros11o. il bleu e 5ue tinte al verde e co~ vi11. Or Lene come procede altr·imenti
t :)61i
tAl IZIA1A PERCEZ IO~ E OEI COLOHl
la lti~ogna con uoa ~1gnora elejlante alla modn o con artisti che pe•· il genere del11 lon• profe~:-ione hanno s&mpre :;otto le mani diversi colori e gradazioni, come il pittore, il tintore, il fabbrkante di stoffe. il decoratore. il tappezziere e che derooo studinrne continuamente le loro romhinnzioni! Tutto al p1u ::-t puo amrneuere che un uomo dei tempi nntichi stn1·eube n noi, sotto il riguardo dell'apprezzamento dei colot·i. come un contadino o persona rozza dei nostri tempi ~ta alla sigoora od alle persone che esercitano le professiOni '-UmmeotoYate. La ceci tit adunque per alcuni colori. o meglio la diflìcoltà d'es~erne impressionato da ciasrnno m mod(1 diverso. non ;!liL d t appellarli, che é bene altra co'''· non i! conseguenza di at;tYi~mo ma i.• un fenomeno naturale do\'Uio n mancan1.a od arresto ru sviluppo degli elementi sensiLivi della retina, "ia dei con1 come amrnetlllno alcuni tra cni il Woinow. o delle filore retinee "pecrali sensibili all' nzione dei colori secondo l'ipote,-i del Young-Helruollz, e tutto ctò da cause che agiscono probahilmente nella vita in1raute1·ina e che per ora a noi rimangono 1gnote. E questa spie~aziune ci dà la ragione pereh • l'acromatopsia congenita ;-esista a llllle le cure. per·che scienlilicamente è possihile ridare la funzionalitit a parti che sieno difentale torpide ed i o ~ensihilr e farli rttornare allo sla&n normale. mn non si rie,ce a crPart> •rue,-te parli quando mancano o sono alto stato atrolico o rudimentale. Poco è a notarsi sull'eziologia di IJIIesta anomalia la quale per lo pill è con)!enila. Si crede che si rerilich1 pii• facilmen&e neglìi ndividui generati da parenti con:;nnguinei; spesso c'ererli taria. quasi sempre incurabile, piit ft·e,rueote negli uomini, raris~ima nelle donne e :>1 dice trovarsi a preferenzn nei poJ•Oii seaentrionali che nei mer1dwnall. ossenazione c1uesta che ha poco fond:unento.ll W art ma n avrellhe ootatoche spe· ciulmente !.!li aoeritropgici presentano l'iride di un color noe-
l.A HZUTA l'iHCEZlO:-iE DEl COJ.ORt
1561
ciola IJruno insieme ad un rillesso ~iallognolo. però non lo ritiene carallere costante . .~essuna altemzione si può riscontrare nel fondo dell'occhio eoll'ottalmoscopio se il difetlo è congenito. nei rasi ove è ac· ctnistto sì notano i segni propri della malattia oculare che gli ha dato origine, però sta sempre il fatto che nel primo caso rima ne ioLaUa e perfetta tutta l'aUitudine della retina nd e.-sere impressionata da ogni gradazione di luce. cioè In fut~oltà ' i:;i ya è normale. J car·atteri cli01ci, co~i chiamiamo:i, dell' imperfezione in tli~corso sono i se}(uenti: Gli affeui daacromntopsiacomplelo o totale dt~tinJ.(uouo bene In luce. le forme ed i contorni de~li o~ge Ut, ma quanto a ~~olor• non percepiscono che ii bianco e nero orl i toni gri~i che :.ono il l"i~ultato della Iom mi~cela e n(er•s•',.Qno a que.-•ti !'oli tutte le loro impre~sinni cromatiche. L'acromatopsia totale i• as ·ai rara: se ne cono ...cono alcuni cas i, ma si banno forti dubbi sul loro stato CQngenito. l casi di cecttà incompleta per i colori sono forse i piu numerosi e i piìr comuni, ma sono ancbe quelli che ~i cnn·tatano meno racilmenle. per·chè attirano poco l'allenziooe dt coloro sles..,i cbe ne sono aiTeui. per·chl> non possono istituire confronti note,·oli. sia perchè il loro g.uditio cromatico non è molto òiverl'o dalla comune degli uomini , sia per·chè riferiscono la loro anomalia a ,i,..ta debole e non si curano d"altro . .\l eno male che questi sono quelli che recano minori inconvonianli. riu comuni e più ~1·a1i sono le lorme tipiche di cecità completa per il rosso ed il verde. La cecità per il rosso od aneritrop!lia è quella eli t•ui era aUello il Dalton. Esso di··~> di esser~i accorto tli qualche difetto nella sua vista ::;tudinodo botanica, e che. a,·endo perciò esaminato lo :-.peltro solare rilevò allora il suo vizio croma-
J :)6X
l A \lZIAT\ I' EHCEZIU\& DEl COLORI
tko che cosi de:-crive: « lo uon \edo nello ~pettr·o cbe trll coi< lori, il giallo, l'azzurro. il porpora. Il mio !Ji«lln contiene iJ « rosso, l'aranciato. il giallo, il verde degli altri; il f,!iallo, « l'aranciato e il verde sono per me lo stl'sso colore con d•f(( ferenti gradi di intensi là; il mio a:.;urr·osi confonde !almente 11 col porpor·a rhe io non ravviso che un solo e mede~imo co· « lore. La parte dP.IIo speur·o che si dice ro · a mi semiJra c qualche cosa di più di un'omhra o una mancanza di colore. « li ~angue parmi verde carico delle bottiglie. il crem i i mi « sembra azzurro:.. La cecitiL pel verde fa ,i che l'acloropsico non distiu;!ue che il rosso ed rl Yioletto. l'aranciato ed il giallo per lui 11on sono cbe rossi piti o meno intensi, il verde gli sembra ro:-so shiadito, ed anche il violetlo ~li sembra meno inten'o eli •1uello che lo percepisca nn occhio sano, l'azzurro si nvvirina al violetto. Sulla cecità del violetto, quantunque si abl1iano poche osservazioni, i colori che tJuesto difettoso vede sono rl ro~so ed il verde: l'arancinto lo vede cruasi ltiaocastro, rl giallo dl''ent :~ ~rigio. il Yioletto gli sembra verde pallido, l'azzurro un verde più ioten,.o. Dall"accenno dato di queste 3 cecità cr·onHttirhe tipiche appar·isce che in tali individui non \i è solo la mancanza di un colore che essi non rilevano, mn hen:-ì percepiscono rabamenle anche gli altri, perchè l1anno una scala cromatica loro particolare. più angusta. essendo co·tretti a ra;.rgruppare sotto un $OI colore anche (1uelli che le altre persone mellono in una categoria diver;;a. Dn ciò lo stupore di cui liOn cau!;a in molte occasioni e che fil si che dagli altri vengono ritenuti o come ignoranti io fatto di colori. se pur non li ritengo no limitnti di mente. Eppure ~li errori che commettono questi viziati, come li
LA \lZIAlA PEIICF.ZlO~E IlEI I.:OI..OUI
l :j61J
chiama I'Holmgren profes~ore di fi~iologia all'nni>er it:t di Upsala nella Svezia, nel ~uo lavor-o: {)e lo dcittl des toull'lfr<:, non sono poi tanto grosScllani come per avreotura si potrebhe ~reòere, ma va tenuto conto che essi con l'abitudine e con l'esercizio si ingegnano a (liversilicnre i colori dalla loro diversa intensità luminosa, la. IJUale, essendo appunto variabile, fa si che simili inùividni ad onta ùel loro difetto riscontrano qu:~lcha differenza fr;1 i colot·i che vedono e quelli t:be non pe~episeono. La scienza però registra molli casi curiosi di aberrazioni ct·omatiche : il calzolaio Harris uel Cumberland un giorno raccolse per la strada una calza rossa che er·a caduta da un balcone e, ripor·tandola o! proprietario. non sapeva capacitarsi del perchè il medesimo la chiamasse rossa. mentre pei lui non era che nna calza comune di color hianco. Lo stesso individuo poi non sapea distinguere fr<t lo fo;die delle piante i frutti di vario colore che pendevano dalle merle.;ime. - l'n signore trasse dalla tascn un fRzzolello llio nco orlato di I'O$SO: nn suo am1co premurosamente gli do· mandò se era morto qnalche suo parente e per chi portava segno di lutto. Percbè. disse l'altro~ .\l'immagino che tn non porterai il fazzoletto ol'lato di nero per i~cherzo, soggiunse ramico. Anch'egli come I'H:~rris el'n a[elto da acromatopsia totale. Il dottore Riccò in un apprezzatissiu10 studio sopra nn caso di daltonismo da l11i osservato in )fodena e puiJblicalo negli annali di ottalmoloJ,!ia del Qnaglino. riferisce che il so~getto che egli esaminava non sapeva dire e riconoscere nelle bandiere italiane dove e1·a poslo il rosso e il verde. Un giorno questo stesso soggelto senti dire da una persona vicina che alla distanza di ·~ir·ca iJOO metri pas~ava un treno pieno di garihaldini che erano affacciati alle finestre colla loro camicia rossa, ma egli sebbene avesi1e acutezza vish·a 99
1570
J.A. \' JZIAT.A PERCEZLONK OEI COLOl\l
eceeller.le, oull:t distingueva nei fondo per lai oscuro (lèlle finestre stesse. Rich iesti r~ltuni individ11i in campagn1 di cogliere delle fragole, ri;;pondevano che non ne avevano l'aLitudine e difatti dimostravano grande dillicoltà a sceglierne in quei luoghi ove altri ne co;dievano ahLondantemente. (o piuore dipingeva l'arco-baleno con due soli coloJ"i, un altro faceva un riLratlo òi donna colle guance hleu-pallido, un terzo colorava col verde il riOesso della luce in un dipinto rappresentante il nascer del sole. Un sarto metteva un pezzo di stolTa rossa per aggiustare un abito verdastro, un giardiniere cui erano stati ordinati dei sarofani rossi. ne portava invece !li color giallo carico, un tipografo cui era stato raccomandato di imprimere la prima pagina di nn libro con caratteri color l'Osso, la slampa'ìa invece Yerde. Ricordo io pure di un soldato della classe 1862 del l ~o reggimento bersaglieri, ol quale appartenni, che, senza essere di professione vel'niciatore. aven però una certa quale abi!itil e passione per lavori di 1al genere. Da 110 ufficiale del reggimento gli fu commesso d~ in~ verniciare a color·e verde scuro una certa sua cassetta i: legno, ma tfoale non fu il suo stupore truando, ese~ uiLo il lavoro, l'officialo 'ide che la medesima era invece colorata in rosso scuro. l nlerrogalo il soldato pe1·chè avesse cambiato il colore che eragli stato ordinato, questi si mostrò meravigliato e Tolendo convincere l'nlliciale clte non aveva sbagliato volle far vedere il colore che aveva servito al lavoro, infaUi mostrò un recipiente (una gavetta) contenente del rosso pallido dicendo: 'ede, siccome questo verde non era cosi oscuro come ella desiderava, cosi gli bo aggiunto del color nero per ottenere la tinta richiesta. Racconlalomi questo singolare aneddoto, volli esaminare
L\ \'fZlATA rER ~ EZIOU OEI COLORi
l :lì l
il soldato in questione ed infntti riscontrai che il medesimo era perfettamente aoeritropsi"o. ciol> non perc:epira il rosso conronllend,>lo col \·erde e sue gradazioni. Da tutto ciò si può dedurre che le persone il cui senso crom.tltt·o non è perfello. non do' rebbero esercil'lre alcune delle professioni di pittore, verniciatore, fabbricante di stoffe, (i ora io, tappezzie1·e, ecc .. in cui è rh:hiesto l'e~allo apprezzamento Ilei colori. sotto pena o di non riu:o:cire o di de~t~re toi loro sbogli stupore ed ilaritil.. :\Ja in ciò vi sarebhe poco male perclu" l'i tt-auerebhe Lutlo al piit di un danno individuale. )la vi ba in~ece una catej.toria di professioni in cui la perfettibilitù esatta, completa, inappuntabile della percezione dei colol'i i• condizione .~ine q11a non dell'esatlezza, precisione e re5pon.-abililil del sen-izto loro aflìrlato in un alla sicurezza di molte e molte persone. Ed intendo parlare di tutte le persone nddette alle ferrovie ed alla marina come quelle che per il genere del loro serrizio hanno, lo ript>Lo, assolato bisogno che lo stato cromati.!o della loro 'i sta non sofTra eccezione. I macchinisti, i conduttori di tt·eno. i casellanli, i frenatori, gli scambisLi, i capi stazione, i lllarinai. i pilotr, gli ufficrali de,·ono snpere ricono,;cere esat:amente i colori. percht'> un errore da loro commesso può e--~ere fatale agli altri e cnu.sn. ùi disastri spaventosi. Tulli sanno che nelle ferrovie i se;.!nnli si fanno di giorno con disc !ti e banderuole di 'ari o colore e Ji notte con lampade egualmente colorate: e nella marina pure si eseguiscono segnali con bandiere a diverse tintP. e di nolle con fanali l'd anclte con razzi in cui predomina un dato colore: da c16 si comprende di •Juanta importanza sia per il personale, in qualunque scala gerarcltrcn sia. po~lo, re~tto apprezzomento di un <;tgnale. ptrchè un'inlerprel:lZIOOe f1lsa poò essere ca nsa di tonse;uenze gra\ i.
J:jj~
I.A YII.I \lA PI::RCEZIO\E D~ l COLONI
.:\elle ferroYie il rov.<~o ed il rt·rde sono se~nnli il primn dì pericolo, il s~>condo rli pmden;a, ran•ntammto; il color /,ifuw> o la lu•·.e ordinario r1elle lanterne (oppure le banderuole ripiegate nel loro a~tucwJ di cuoio) 1ndicano .~tl'a(la libPra. ~aturale i• quindi che 'e. si:l chi e~t>gue il se~• .tle oppu•·e chi deve comprenderlo, scambiano un tolore pe1· l'altro le coosej:!uenze che ne po "ono nascere sono im·aJ,·(\Iabil i, potendo avvenrre vere catastrofi pe1· urti. di"Vuicli. scontri di treni. ecc. Nella navi~azione pure i marinni in ~enere hanno nn pr~ z oso aiuto dai segnali: il colon~ dei fanali d1 ooue. nell',,~ vicinal·si ad un porto, ad un faro, ad nn luogo pericolo ·n p€-r scogli, bassifondi : il colore e la d1~posiz·one dei metle~imi nelle bandiere inalberate che danno la nazionalità tlel legno. sono tutti elementi da cui e ufficiali e marinai tl·ng:.'OIHJ la loro condoua in molle evenienze re}(Oiando,;i in un mod (l piuttosto che in nn altro. \oche il color ro5so ed il 'erde :-ono usillllissimi nella marina e noi ablnamo Yisto che appun1o la forma piit frequente di acromatopsia ~ appunto la a1uritropsia e la acloropsia, cioè la cecità di c1uesti d1te colo1 i. \lolli e molli sotio gli esempi di di~aslri registrati sulle ferro,·ie e sui mari e buona parte tli es~i ::;i adùeb1Lano .t negli~enza, mentre la causa vera do \'l'ebbe cercarsi for'e nell'ill terpretazione falsa di segnali per pnrle del personale aiTttto da dnltoniiìmo. Galezo" ,ki e Tyndall riferiscono che alcuni ann1 fa un tre1w sia vli pe1· entrare soLto un tunnel diritto. senza cune. della lun~heu.a di circa 4.00 metri: il casellante che era d1 sen1zio allo sbocco diede iJ segnale di allarme. p~>ricolo. a!!itand·• le doe bandrere rosse e verdi, ma l'incaricato che :.lava all'ingres·o della galleria, credette vedere il color IJiauco. ripetè
1.1. \"llJ.\ lA P!llCEZlO'iE DEl COLOBI
f 5-;3
il .;c~ nule al treno rh e si aHicina' a, ed il macchinista rite · neudo libera la \"Ìa entrò nelle riscere della montagna ed avvenne un urlo elle costò la \it.a a molte persone. Per uno ~contru an-enuto in America nel tR:>3 IJUasi sicuramente per la sles~a causa. morirono ~6 persone; iu una cat.1strofe di .. 1m il genere in Yestfalia nel l /? per1rono ~O indi' idui. ~ella Jliuista dfllr strade Ji!rrat.P di Chicago si raccontano vari esempi di sircil genet·e e purtroppo rontinuamente i !!iornali di ogni dove frequentemente ne re:zi:Hrano.ll Fau~. nel suo laYoro TJaltoniw11o nl" .-;uoi rallfiOrti culla nariga:llme, dice cl1e se le terrib 'li ronseguenze del daltonismo non sono tanto conosciute è perchè questo i· poco studiato. Sel'lindo una statistica fallt ri~ulterehbe che di :HOO scontri ma1·illimi 507 hanno In loro cttusa in false percezioni dei •·olori nell'interpretazione dei segnali. ~oo è a credersi ch" il difetto di cui pal'liamo sia poi Lanto raro da renderr quasi inut'li IJHei proV\·erlimenti rhe ~i volessero attuare. Dacché !'attenzione dei medici fu atti l'ala su questo argomento, ,j sono fatti degli studi sull'estensione di que;:tu nnormalit(t. studi che ebbero per risultato di dimostrare che tale vizio è a~sai pii1 frertur>nle di quello che si crede. ~oo starò qui a riportare tolti i ònLi statistici delle ricerche fatte nl:'i 'ari pae.~i. ma t·iporterò i principali c ,.e ad essi. come meritauo. si presta fede. I'II'Uiln rlte in una proporzione ahhostanzn uote\'ole sono le persone niTeUe lla acromatopsia. E riferisco Hnzi tutto le indngini fatte daii'Holmgren come quello dte rurooo islitutle ~~~ 1111ppe Questo fisiologo esaminò ~2~0 :-.olrlati della provinCI<\ di l pland e trovò che dei medesimi Il erano ciechi prr il rosso, li per il Yerde, l per 11 'io letto, e 31 apprezza\ ano poco giustamente i colori. cioè erano nlTetti da acromatopsia parziale incompleta. Totale adunque 60 r.i:ùai cior\ il ~,7 p. 100. Il ilotlor Ferris ha.
157 ~
LA VlZtA!.A PlltCEZfON.E DEl COLORI
esaminato più. di 500 indiridui della marina militare frnnce~e e di questi, i-7, cioè il IO per 100 erano daltonisli piu o meno completi. Un altro medico di marina a hordo deiI'Jiamtlin, ha trovato 18 o.cromnlopsici su 112 tra ma n nai ed u!Ticiali, e di questi, it erano affelti da oneritropsia e da acloropsia, cioè la forma più pericoloJ:a. 11 douor Krohn nella Finlandia col metodo di Holmgren esaminò il personale addetto alle ferrovie e trovò che so 1200 ind ividui. 4. erano ciechi per il rosso, 25 per il vertle complelnmeote e 3 1 incompleLamente, lo chè dà una percentnalità di viziati del !)per 100. Il Favre clte nel decennio ·1864.-71.) esan:inò parecchie migliaia di per3one dà una media di 5,8 per l ()0 di affeLLi. PrevosL almeno il 5 per l 00. Lo stesso Dahon t·iteneva che in Inghilterra vi fossero dall'8 nl 12 per l 00 tli persone che non distinguevano beue i colori e Seebek in Prussia trovò il 12 per l 00 tra gli scolari. Boorneville, nel per·sonale ferroviario della linea Filadellia - Bultimora, trovò il 3,5 p. l 000 di viziati completi e 1'8 p. l 00 d'incompleti. l l professore .Jefl'ries di Boston ritiene che sopra o~ni cento persone di sesso mascolino Ye ne sieno almeno ,i affelle da cecità dei colori. Questo argomento mi ha sempre inte•·ess:~to e, conoscendo da tempo gli studi fatli in proposito, mi venne vaghezza di fare io pure qualche ricerca e. cosi alla huona, pet mia semplice corio~ità. seguendo il metodo di Holmgreri, cl1e descriverò più solto, esaminai nell'anno l 8R7 al distrello di ·voghera, ove allora mi tro\'avo, il conti n· gente di 2• categoria 1~biamato sono le nrmi per· l'istruzione. Su 2;)0 individui esaminali trovni che due erano ciechi per il t·osso, 2 per· il verde e :3 apprezzavano incompletamente i colori, totale 7 viziati cioè il ;~,80 p. 100. Senza discutere ora sulla maggiot·e o minore esattezza e veridicità di tutte le cifre riferite, potendo forse la diiTereuza no-
L\ YJZI.\TA I'ERCEZIO!\E DEl tOLOIU
i ;jj:;
tevole che ~isle tra loro e""ere do\'Ula nl "isternr. tli esam~ più o menn perfetlo, è certo riwltare in modo non dubhio che il , izi\l cromatico in questione esiste m uua proport.ione non 1ra~curahile, eù a11che amrneuen,lo nel più rbtretto l.ruJte, che il numero dei ,·iziati non ~ia snpertore al 2 per cento c wle già que>:ta un'esteo~ioue da giu~tilica re pienamente tutti ctuei pronedimenli che pote:;sero essere 1ntesi a menomare per qoan1o è po:;sibile le conse~uenze danno"e che ne possono derivare. Ed è ciò tanto vero cho, sia nei ~ov~rni, che nelle amministrazioni ferroviarie e marittime i• ormai penetrata la per ·uasione che qualr.he cosa bi..;o~ma fare. \In prima di riò intraltenermi ·voglio accennare hre,·emente at metodi d'indagine che si sono seguiti io que.,le ricercl~t• ~ che !'.i pos"ono ridurre a tre, a quello di Holmgren, l>onùers e Stili ing. li metodo di Holmgren che i> forse .t piìt pratico ed il meno ,;o).{geuo a false interpreta:r.ioni c\ 11 seguente: Si prendono diverse mnlassinedi lana dei yari colori princ pali. ru~so, aranciato, !t]allo. verde giallo, verde onurro, azzurro. 'ioletto. porpora. più il bruno e l il gl'igiu con ùiver;)e unte. S invita l'esaminando a scegliere dal muechio tuue quelle malassinP d'e~ual colore e di tinla e!!uale lul un'altra malassinn cam pione che si rneue da parte. Chi apprezza giuo,tameute i colori fara que~t'uperazione facilmentP e .-eni'.a esilare e non confondem nè colori ;H\ tinta. chi irwece h appret.Z:l falsnmeo1e si mostreril iol!erto e confonderà t'Otori e tinte uno coll'altro ed anzi il ~e nere d i cunfu,ione di qne='ti shn~li rilevP6l giil :~Ilo l'perimenlatore In formn di acromatopsia di rni è affetto il paziente. l colori poi delle mata~sine c:uup1one ~ono: un verde pallido, un porpora nè tr·oppo en rico nè troppo sbiadito, et! un rosso vivo. Holmgren chiama poi colori d1 coofu,ione quelli che. ~t.a~liando.
l :)l (.i
l \ \IZIAT.\ I'ERCE/.10\""E UE.I COLORI
J'esat~~inato mette a,.,ieme al colore dato di campiuoe. ~i co mincia l'esame col l'campione cioè colla matassina \8lde e :-e re:;aminato vi pone nrcaoto dei colori di confusione perche crede abbiano la ~te3sa tinta è certo che quell'indi' ic.luo i• fortemente acromatico. se mostra solo indecisione nella scPita. lo è in grado leg~t>ro. J.n seconda maLassina ser\e a climostrar·e la forma dell'aberrazione. cioè, se asl'ieme alla mntas-:ina campione color porpora mette il verde. il ros-o od il 'i•1letto si potrà ritenere affetto da acloropsi:~. aneriIIOpsia od aniaotiuop:-ia. Joline poi la matassina campione color rosso serre a t~Jntrollare i resultati ed :~ccert:u·si di chi non vede il rosso od il Terde. ed in ciò si può essere aiuta ti da loro stes~i percht., i ciechi del verde rilevano gli errori dei cit•chi del rosso e 'ice,ersa. Que~to metodo di Holmj!rrn ha il vautag:,:io $Opra gli altri perchè ùa5e del medesimo non i• di pretender·e che t'e:-amin.llo dtca il colore con una p.trola, come pratica ill<'arrl'. il quale vuole che gli dtcano -e la matassina è ro~sa, verdi'. gialla ecc. ma ueosi coo atti c perciò dallo stato d'm Jecis1one o di irre,;olutezza con cui compie !"operazione si deduce all'hlaote se esiste oppur no acromati~mo, oltre al fallo che col sistema di Favre può darsi benissimo che un individuo perc~ pt:.caesuuameore ogni colore e Lima. ma, poco isu·uito dei luro nomi, ne ,;bagli la denominazione e possa quiodi essere creduto acromatico anche ··n, uon lo i•. L'Holmgren pot ha altro indicazioui per saper,j regol.n·e con coloro che hanno questo difetto e lo 'ogliauo nascondere~ con •1uelli che cerrano di sitnularlo: ma. siccome il metodo è hasato :mila teoria dei colori, ne \tene di con~e~ueoza che, a meno che l'e'••minato couo:.ca perfettamente le teorie fisiche dei medestmi. le risultanze saranno sempre uguali a chi 1\ leramenLP acromatico: mentre chi lo lio~e .·,ldrà in contradizioni che smaschereranno facilmente il simulalore.
LA VIZIATA l'.EJlCBZlO'.t~ DEl COLORI
l i)77
Il Donden>, 1nYece delle matnsstne di lana, propone che per l'e::ame del per:.onale ferrovaar10 c di mare si n;-;ino appunto come mezzi d'indlgìne gla oggelli che ser\'ono a fure i segnali stel1si cioè fanali. ltanderuole, lanterne rli color rosso, ,·erde, hianco. \In se ciò potrà ~ervire per riconoscere se un mdavidno che chiede d'entrare io servizio apprezza ;:iu~ta mente que,ti colori, non ca dil l'eguale sicurezza quando si tralla di esnmiuare il personale che e già in funzione e rhe ha appunto pratica dei medesimi, perchè può clarsi heni~. imo cbe un indh iduo cbe non perce(li-ca nè il rosso n~ il rerde congenitamente, si sia però abituato a tlistmguere •tuesti stessi colori dalla loro ma~~iot·e o minore intenlliLà luminosa: epperò questo si<;tema ùei ~egnah e dell'apprezzamento yerbale dea colori può trarre in errore. Vi è poi infine il metodo dello Stillìng colle sue tavole a fondo nero, su coi ...ono dise~nate tlelle lettere a color rosso e 'erde. Chi non ba difeLLo act·omatico le~gerit le lettere correntemente. chi in\'ece ne è nlfelto proYeril diflìcoltà, che sarà tanto maggiore IJnauto piu ele\·ato è il ~rado dell'acromatopsia. \ l sono poi altre ta\ole ~peciali a qu:tdrelli a diver~e tinte pe1· gli nltri colori. \iene t•itenuto comunemente poco pratico questo metodo e qnasi al!handonnto percht' .w,·errà i! ver·o che le Ielle re colorate roc;se o 'erùi campeg~ianli sul fundo nero ooo saranno •' ppreu:tte nel loro b'lusto rolore dai difetlosi, ma daranno sempre anche per coloro che so no acromatici io ~rado clenJlo. un'impre:;.sione più o meno ,[tiadita. ma tale da permettere di leggere le lettere. e basandosi ~u questa pr&' a ::.1 a\ rehbero delle risultan1.e non pienamente conformi nl 'ero. La que"t'one dell'arromatopsia ,j t! ormai stabilita in nwdo inJiscutibile e di es-a non .;o)o ~i oc,.upJno ~li spedalisti come di llD argomento scientilìco, ma è entraln omni nel dominio
f 578
LA \'JZIATA PERCEZIO:oìE DF.I COLOni
pubblico per quelle applicazioni e pr·escrizionì che essll richiede Nelle amministrazioni delle ferrovie tedesche nel C{Uinqueonio 1875-80, fu fatto esaminare tutto il personale tecnico addetto; tralascio di esporre il numero ver·ameote non pir.colo di daltonisti trovati nei capi-stazione, capi-treni, segnalatori, macchinisti. A poco a poco tale personale fu depurato da simili difettosi, che furono licenziati o mandati ad altri uffici ove non richiedevasi il cromatismo perfetto. ~eii' In ghillerra, nel Belgio, nell'Olanda, penetrati dell'importa nza della questione~ si sono presi da molte società ferroviarie e di navigazione, provvedimenti relativi, però non si hanno disposizioni tassative ufficiali come nella Svezia, che fu la pt·ima ed unica na1.ione a prescrivere l'esame della percezione dei colori n tuui quelli che debbono servire o sulle ferrovie o su l mare, sia nell'elemento civile che militare. Tn Francia qualche cosa si è fatto mercè l'impulso del Favre, per·ò l'esame cromatico è ben lungi dall'avere applicazioni generali. Tn America si è progredito maggiormente ed oggigiorno ogni socieuderroviaria o mariuima richiede assolutamente l'esame ùei colori a suoi impiegati e non amruelte alcun viziato. E in I talia che si è fatto? Vero è che non possediamo ,;ta tlstiche di una certa quale importanza che pessano pro>a re la maggiore o minore diffusione dell'anomalia in cliscor:;o, anzi pochissimi che io mi sappia sono i lavori publJiicali sull'aqromento. ma abbiamo noi forse delle ragioni speciali per dire che il nostro paese ne vada esentet Frattantodaalcune limitatericerche istituite risulterebbe che,se l'acromatop~ia non e:;i~te tla noi nelle proporzioni già citate come nelle gelide brume di Stoccolma, di Londra e della Finlandia, si riscontra però in grado abbastanza notevole. li dottor Alessandro .\Je\ er ei'aminò appnnto gli scolari di alcune scaole primarie e se~on-
•
l.-\ VIZIATA PERCEZIONE UEI COJ,ORL
15/9
darie di questtt ci!tà di Firenze in ;:\.di '?605 .e J avrebbe trovato un contingente di daltonisti del 2,37 p. 100. Tl dott. \'elardi, medico deJle ferrovie rneridiona l i, fra22 '16 persone e~a roinate addette o che chiedevano di essere <lssunte in servizio trovò 51 individui ciechi completamente od incompleLamente pe1' il rosso ed il verde, ed altri 7 il cui senso crom11tico era debole cioè in tutto il 2,60 p. l 00. L'esame del senso dei colori è ora richiesto normalmente dalle nost1·e due grandi reti ferroviarie, l' Adriatiéa e la )Jedit.erran~a e, da informazioni gemiJmente fornitomi da alcuni medici incaricati di tale ricerca, risulta non essere poche le persone che vengono rifiutate per wl e difetto. Alcuna prescrizione ufflciale non esiste però in proposito, nè pel" le ferrovie in ~enet'e nò per il personale delle tramvie nè per la marina che po.ssa salvaguardarci dai pericoli conseguenti all'assunzione in servizio di simili difettosi. È c1uesto un pro~ vedimento reclamato dall'igìene sociale nè basta il riposarsi sulla f~cile scusa cbe ciò non hanno ancor fatto tutte le altre nazioni. L'Italia maestra in tante altre cose, si faccia iniziatrice di questa riforma reclamata dai progressi e dalle ricerche scientifiche che non mancherà di prodllt'r·e i suoi benefici effetti. Ep,però, nel ment!'e spero che delle leggi speciali abbiano a regolare la materia in questione per parte d.elle sucielà fer·roviarie, tramviarie e marillirn~ in cui pure qualche cosa si ò cominciato a fare, non pos.so fare a meno di notare C(fffie nel nostro esercito e nella marin·1 non esista alcumL disposizione eire pos:-a dar agio di allontanare ùa servizi di 1 si mil genere chi è a.ffello da daltonismo . .Non parlo della mllrina, i cui compon'ent) non cade dubbio dovrebberò avere tutti, e marinai ed ufficjali, il senso Cl'omatico perfettis,imo, per cui questo difetto dovrebbe essere esaminato sia nelle leve ma~~uime sia negli arruolamenti volontari ai corpi dei reali e-
15 0
I.A. \'IZIATA I'.EilCEZIO:i E 0.&1 COLORI
qui paggi. sia nell'ammissione all'accademia navrue (l), come IJUella destinalo a dare il contingente di ufficiali; ma anche
nell'esercito abbi uno una categoria speciale di ptwsonale, in cui tale necessita a mio parere 1\ più eh& mai richie:.ta. Dicltiat•ata la mol>ilizzazione. in tempo di guerra. e noto che il ~ervizio, almeno delle prinl'ipali linee fet-ro,riarie, viene assunto dall'amministrazione militare, e come a questo ser,·izio ''engano de.-tinati gli specialisti in materia cb e formano appunto il reggimento genio ferrovieri, unitamente a tullo il personale della altre armi. ufficiali e tr·uppa che in tempo di pace furono ammaestrati nella :~vecialità rnercÌ' i relativi corsi d'iwuzione. (:li ufficiali t:hiamati :Jttualmente comandanti di .~ll/ ::iont, potrebbero in tempo di ~uerra assumere l'uWcio di capistazione. ed altre c;H·iche rnerenti e cosi dica6i deUa bassa forz;t adibrta .;ome maccltinisti, fuochisti ecc. ~e nasce dunque che in simile evenienza il fonzionnmenlo ftlrroviario i• affidato in buona pnrte all'elemento militare. È oHio quindi dimostrare che è necessario che esso abbia in modo certo ed esatto la percezione dei colori e che nessuno :.in daltonista. Non ho di certo l'autorità di fare concrete proposte, ma fo vivi voti che vengano introdotte delle disposizioni regolamentari aftìnch~ l'esame cromatico. nel modo e si tema che meglio si crederà più conveniente, venga pt·aticnl(J pet· ufficiali e soldàti cbe del>bono e:;sere nmmessi nelle specialità dì sen·izìo già dette; e che si mandino ad altri corpi od altre ior.omhenze coloro che risultassero dtfet· tosi. provvedimento questo che potrà e"il~re in futuro tristi e disastrose conse~uen ze
-------------------a coEvidentemente l'A. non era, !fUando In presente rnemorln, (l)
~çrìsse
gniztrme dell!L HOtific:UJono di concorso per I'Olllmissiont· ali'Aeeademia Ml'ale di Livorno (IO geonnio i89l.) nella qual4l si pres.:ri\"e che gli aspimnll, oltre <ti· l'e,,serc e.:.entl tini dif<>lli cho rendono lu:lhili aJ servizio mililar" tnlHittimo, abbl11110 ifltlo,rn la perce::.tonc dfi rotori. li 4, art. :!).
•
(,\'. del/n D.}.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA
~IEDICA
Lo aohl&oolamento del polmone. - \ I ... mnri>t pr~liminnre del tiolL. Mo=--TEI..- (Gauefta degli OllperLoli,9a:zo-.to. 18fl1). Xell'wl<nlo ùi eh minare l'apice del polmone quautlo è affello da Lub~ rcoloc;i l'aulor·e ha idealo ed appiH:ato sur conigli un apparecchio c::peciale composto di due branche ricur ve che ri po"'~ono l<Prrare una !<utl'altrn: di queste unn "'Ì applica all't•sl.. r no c:;ul dorso dell'animale, J'allra all'intet·no della cavità tor·acica rn conlalto del polmone cbe !'li vuoi comprimet•e. L'autoro descrive la tecnica dell'operazione preliminare che ~~ deve pr8hcere per l'opplicezione del suo apparecchto f't rrSt'rvanùo!lt ,)i pubblicare 10 ec;l~:><:zo i dati statistici eJ i particolari rslologici os"ervali nei pezz1 dt polmone ac;portali P. nei polmoni r esidui, formula le conclusioni chi' si possono m tanto trar·re dai numer ol<i esperrmeuti • seguiti. Jo Lo schiacciemenlo del polmone, fatlo al di sopra dt'IJ'ilo, dti per ri.;ultelo aleleclaHa con rurartr emorra~icr ruu lipli dell'apice, o di una parte più o meno esteRa del I<Ji.Jo superior ... con necr osi successi\"a. 2" Il pezzo Iii polmone in vra di net"rosi ~i l'llacca spontnneamenle e può cJuindi venire facil mente a spor talo. ~ Oul polmone re~rduo non sr fa emorraaia, perché lo :ochiàeciamento g-~nera trorubosi dei vasi. i 0 Gli animuh C08l operati, <:zaJvi 1 casi ,Ji coroplic·azione, ~ua ris<'ono.
5° L'apertura del cavo pleurico con fo r mazione :li pneumotor nce non produce mai il temuto shok. Resta ora da ri&olvere la psrte più impOI'lanl~> •lei fliOl>lerna , oqsia se l'asportazione di un pezzo dr polmone atfetto da tubercolosi impedi«ca lo sviluppo del morbo nel polmoue residuo ed in altre r egioni dell'orga nismo.
111\'ISTA
Gener&llzsazione della tllbercoloslln segalto a.d un trau. matlsmo. - J.\ccouo. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, settembre 1891). La nozione dell'elemeuto bacill11re nella tubercolosi non de,·e far trascurare lo studto delle condizioni ez'ologiche, nelle quali si produce questa malattia, od avviene la sua generalizzazione. Il freddo, come il traumatismo possono avere un'azione importante. L'autorè riferisce il fallo seguante, in cui il secondo dt questi elementi ha agito ,, condizioni mollo speciali. Un uomo di 47 anni aveva sofferto otto anni prima dt un' aff,._ z one suppuraliva del testicolo, che aveva presentati tutti i ('aralteri della tubet·colosi ed aveva lasc•ato solamente come reliquato un nodulo indurito. Egri ha goduto poi pet·fetta salute pe•· selLe anni, allorchè venne a riportare la frattura d1 vat·ie costole: questo traumatismo guar·ì bene, ma fu susse~uilo da emolli!'i ed ~ partire da questo momento la sua salute cominciò a d.-clinarè ed egli dovelle ricoverare all'ospedalt·, ove vennero riscontrati tutti i se)!ni di una tubercolosi avAnzata. Questa tubercolosi è evidentemente dovnt11 al traumatismo, ed é ct-rlo che senza qt.eslo accidente, il focolaio iniziale, che portava il malato nel suo organismo. nou avrebbe sul.ilo questa diffusione. Questo traumatismo é quindi stato causa n0n solamente della diffusione, ma anche della localizzazione e si può esser certi che senza di es::o la tubercolosi avrehbe potuto rimanere indefinitamente localizzata nel suo focolaio primitivo. Questo malato ha presentato inoltre un interessante incidente dal punto di vista l:alleriologico. Durante il suo soggiorno ullo spedt~le egli fu colto da una violenta febbre con tolti i cat•atleri generali di una polmonite, benché all'ascoltazione non si fosse tro,·ato alcun focolaio pneumonico e ~ollanto i segni di una intensa bronchite. Ma l'esame bat· tet·iologico fece rilev11re un fatto impot·tante: durante lutto il tempo cbe perdurò quest'inc1dentè gli sputi contenevano il pneumococco contemporaneamente al bacillo. Dopo sette
•
MRDICA
1583
ftÌOroi questo iuci:Jente non aveva lasciato alcuna conse~uenza; ma dopo qualche tempo si potè constata1·e una nuova localizzazione dell"iofezione tubercolare. Le orine contenevano un po' d'albumina, ciò che è abba·-tanza abituale rn ques{i casi; ma esse si presentavano inollre modificate, nel loro aspetto, dh·entanao un po' san~uinolenle e lasciando un deposito purulento e soventi granuloso. L'esame del deposito e principalmente di questi ~rumi ha dimostralo che essi contenevano bacilli in notevole quAntità, per cui venne confermata la tubercolosi renale: la qual cosa non av,•iene iu tutti i casi. Delirio poat- pDeamollloe. -
JAccouo. - (Journal de Mé-
decine et de Cltirurgie, settembre 1891.
Gli accidenti cerebrali che si presentano in certi casi nella convalescenza della polmonite hanno una grande importanza. pratica dal punto di vista della diagnosi, perché da questa òipc r~tìe la scelta del trattamento, il quale è molto differente secondo le circostanze. · Una malata del riparto dire!lo dall'autore giunta al nono gior·no di una polmonite ba terminata la sua defervescenza dopo aver subito due attacchi di collasso che l'hanno messa in pericolo di morte per più ore. Si notava nn principio ùi risoluzione, ma lo stato generale era in caltive conùizioni e non vi era concor<l_anza colla derervescenza termometrica. Dopo una r·ecrudescenza temporanea, pareva che le lesioni polmonari si avviassero alla risoluz!one e si sarebbe potuto essere rassicurati sullo stato della malata, se essa non a vesse presentati un certo numero di gra..-i disturbi cerebr~li. In principio vi era soltanto un po' d'ottusità; più tardi soprt~ggiunse un delirio completo, ma non strepitoso; nello stesso tempo e1•avi inconLinenza d'orina e salivazione involontaria. Ecco un complesso di disordini cerebrali che si riscon · trano soventi dopo la defervescenza, e più la malattia é stata grave, maggiori sono le probabilità di veder·li comparire: possono per altro sopraggiungere dopo tutte le malattie
RIVIS1A
C• bhrili di un certa intensità e non è il caso òi ''eden·i una cornplicazi(lne dPI tullo insoltla. Può però 110rgere una d!rticollà nt•lla dJo~nosi. perché qnE-sli accidenti che sovenli :sono il ri8ultalo dc)l'anemia ce· rt>brale, sono spesso anche il fenom~no injzialc di una me. nil gite. La di!tiuzione ,. molto Importante, perchè il modo dt trattamP.nto é òel lutto differente. Per quesla d1agnosi, non si può far calcolo su •1uel carat. lere propno del sintomi' il delir·io, rtncontinenza d'orina o la ritenzione sono ao~loghe. È nece"'"ario I(Uindi cercare ollt'O\e gh elementi dt questa 1llagno...i, i quali "-Ì trovano dapprmc1p1o nella febbre. Questa, nel ca~o di rneningile, riJlrende cua inleositA, e, se es<>a non è CP!'Fiala, pt>rsiste .Jopo l'iniz o della defervescenza. Il t·ipre~enlarsi della fei.Jore, e ciò è il caso piu frequente, nfln é però un motivo asc::oluto per far ammettere la m~ nlflgile, p~rchr) può co1nc1dere co11 qualc)1e e~aceruaz10ne da parla di un altro organo, e non sarebbe possibile il pruounctar~i cl.te dopo un f•rofondo e~me. L'apiressia, al conlrarao, 'permette di elimmare la mening1te. In fJUest'ultima rnalsttia i \Ornìti J'ip«"tuti e la costipazione sono ancora fenomeni abituali, mR 6~"!'Ì non :;ono però fondamentali. Il fatto ptù importante, dal punto d1 vist.a della dio~nO!-:i, é Ja conoscere l'evoluzione anteriore della malallla, percbe !>e Il malato ha sofferto per modo da esser diventato anemiCO, vi ha molla pr(•babililA per ammettere che si tt·alli d' an~>mia cerebrale. Cos1, nel catoo 1n dis<'orso, ,., ~ st.ata una polmonite molLo grave, con due atlocchi di collas:.o cardiaco che sono sutllcienli n <tpiegare la profonda scos8a dell'or;.:anismo :d'allront.le, l'a.;~enza completa dì febbre permette di e~cluJere la meningite. Il trattamento deYe essere essenzialmente <:.\imolaute, e d é :.peraaza di poter viacet·e in tnl modo I{Uesti accidenti: pare cb•• la vita non sia in perirolo, ma vi t- da temere che, come dopo la febbre lifoidea. 1l1·eumalismo o •1ual8ia!<i nltra malottia febbt•iJe, Il deliriO pOSS8 per<>islere per mollo tempO .
•
)fEniCA
1:;s:J
P olimioslte acuta. primitiva Infettiva. - Lf:ON L,\RGER./Jour1lal de !ifédecine et de Cl!crltrme, ottobre 1~91) Non esistono ancora nella ~cienza che poche os"ervazinni ùi questa curiosa malattia, il li cui quadro clinico é però beu lr11ccialo. L' autore, il 'luale nP ha osservAto un caso mollo completo, ne ha fatto il soggelto di uno sua tesi. Senza causa conoscmta, un individuo è preso impr•ovvisamente da stanchezza generale con pesantezza agli arti et.l abball1mento. Dopo un tempo variabile, compare sulla fa{!cia e sugli arti un ec.lema, poco considerevole, moll~, non doloroso: niente o lieve ~~·ado di febbre. non disturb1 gastr ici. Altre volte l'inizio dell'affezione è òl-'1 Lullo differente: brividi, febbre, stanchezza, vomHi, poj edema; nei due C8si, lo edema è consociato a r ossote co·s tituito da piccole macchie irr·egolari, che possouo farsi confluenti e prentlere un aspetto erisi::Jelatoso. Quest'esantema ha breve durata e si vedoa11> comparire in ~eguilo dolori va!Zhi dapprimo, poscia più vaolenti, loca~izzantisi alle parti tumeratt.t> e seguendo da vicino l'ec.lema, invadono a poco a poco e sitrlmetricameote le braccia, le gllmbe ed il torace. l dolori aumentano a~ punto da obbliga re il mala to a meLtet•s! a letto. Questo S'alo prodromioo ba una durata p1ù o meno lunga: ora gli accidenti gravi cornpe.iono r apidamente, in otto o dodici g10rni ; ora, al conlrarto, lG slalo si prolunga e la maJaltie. impiega molto tempo a dichiararsi; per settimane, per mesl, il malato si lamenta di stanchezza, di spossatt!ZZa; avverte swncbe:tza negli arli e Jolori vaghi o localizi'.al.i, d~boli o violi' n li, eh~ scompaiono e ritor nano. In generale questo s tato precuesore rlelle. malaLLia dura da tre a cinque settimane. Ma all<•rn gli accidenLi gravi !>Opraltgiungono bruscament... con o senza brividi, con una temperatura molto elevatu. L'edema aumenw e divtene duro; i dolori sono più violenti. TI maJato l.ta Ul18 rigidezza geueral.e del corpo che lo costringf' a metLer~i a letto. E.!eo quanto si eon!'itala allòra. La roccia e gli arti sono lumefalli per l'edema, talvolt~ cosi inlonso che riesce impos100
13 H qibile senlirP le ~porgenze dei muscoli "oltoslanti. Questi ~ero brano contrt~tli, hanno una cont~J'<lPnza particnlore, ct>me Je;:nosa e maucuno di elasticita. i<:l'-!'11 "ono coc;.;tanlemente in •~talo sem•-r1giùo; queata conlt·altura di Lulli i ruu!lcoli obbliga Il malato a tenere i suoi rnembri in j':emi- fleS!IIOlle. l mrJvimenti Ho no dolorosi : fa d' ur,po notare anche ch" le lesioni !<Ono o diventano simmetriche e che in lutti i ca.,i osserv11t:, quAndo un muscolo era <ilato int.. re-.~alo. lo ~<te"'~o mur:;colo del Ialo oppor:;to non tardava ad t>!'iRere colpito. l muscoli della faccia, degli occlli, delhi liugua e della m a~U cazione nora r:;ono mai le~i: quella della faringe e tlt>lla la ringe ,·eo'!ono iotere..sati larJivomeolP; Il diaframma ste..!lo, ver><o la fine, fuuz1ona male. Ls palpazinnP. e la pre.. ~ione delle pal'li edemator:;e "ono il pui spesl'o mollo dolot·ose. Lo statt> ~enerale é mollo variaLile. In alcum malati la t~>mperatura é rncllo elt!vata c l'appar enza infetllva della malattia mollo pt·onunciala; in allr1, le funzioni digestive !:li cma:-:et·va no molto buone e lo lSLalo generale non è mollo allei· ~:~ lo. Ora rapi u•mente, quasi in modo fulminante, la malattia , in dieci o dodici ~iorni, ucci le un uomo fino allorA sano e che era stato collo improvvi!tamenll' senza caustt apprezzabile. Ora più lentatneule, con alleroalive di mi~Ziioramenti relat1vi, interessando oJ ubbandonando a viccnJat m usrnli, In polirnlosile tlni:sce po1· stabilirsi in modo definitivo; i muscoli della ra rin~Ze e della laringe non funzionano più. il •nnlato non puo più man ~iat·P, nt> respi1·are, e muoz•o per csaurunento o per <~offocazione.
Ma tah·oltn anche, ciò che é raro, la m ala Uia '-Ì arrcc;la nel suo decorso, l'edema oimmui~ce. tullt gli accidenti si attezmano, e co mincia la cunvalesceuza, la quale pez·ò t' lunga. IWI'Chè i musr·oli hanno subito unn profonda allcr-azione e sono necessari rue~i, ed anche anni prima che i mu~coli abbiano ripre"n la IMo elaslicita e la loro forza. La durala delratrezione in 'llle"ti ca"'i di guar tgione è 1nolto variabile. Essa pur\ ~!<sere di sai giorni nei cas1 rnoltt> beni~ni tino a tre ~ellimanr> Gli indiv1dui affetti da polimiosile acuta anche benigna che i:,'U&riscono, restano per lungo tempo deboli, anemici, parche sì tratta di una malattia generale di lutto l'ot•ganismo o non gié di u na semplice affe:uone locale.
.\IIWlCA
11)87
Dal punto di vista ~1uatomo patologico, come lesioue muscolare. ~i ri!'cootrano tuili i gradi della de~tcnerazione, con una iperemiA intensa ed anchr con ornorrasrie, ma senza alcuna traccià di suppuratione. L'ipertrotìa del tegato, della milza e le lesioni intestinali attestano d'altronde che si tratta di una malatLio infellh·a. Quanto all' ezi·:>lo~ia, es::;a l ancora del tutto ignota e nei casi di 'lUC~ta malallla finora constatati, non si è potuto invocare nè la miseria, n~ l'alimenlazione difettosa, né lo strapazzo mu~colare.
R. K.ocn. - Nuova oomunloastoue •ulla tuberoollua (Deulsclte rn.erlicinische Woe!tcnschrijl, N. 43. e Riris't.a d'l!JIM!! e Sanita Pubblica. N 20- 21, 18!11 • Dopo molli tentalivt Koch t' riuscito ad (Jttfmere la tubercoltna allo st.ato di purezza, precipitandola con deboli soluzioni di alcool. Egli osservo che mescolando l'alcool alLa tuber<!<,lioa in proporzioni debolissime, nella proporzione di 2: ~. si forma un precipitato biaoco floccoqo che si pu(J faciltnentt: separare t' lavure cou olcool ad eguale concentrazione. Ecro come proceòe l'autore: A dieci centimetri cubi di tubercolina greg~io, versa li entro un tubo c.Ia qaggio, ag;ziunze quindici centimtitt•i cubt di alcool assoluto, t'l$.!ita, chiuclt> con tappv la provetta, e la la»eia m riposo per 21 ore Si forma allora entro un !1 JUirio bruno carico un deposito tlocr.oso. Il liqui.Jo "he sopranuota, e de~"antato con cura, soslil11ito con ég-uale quantita di alcool a 00 p. lOO, si agita, si lascia ripo· "are e "i t•ipele l'opet•aziooe 11 o 4 volte, Onchè l'alcool che Ila la\'&ll• il precip1lalo "ia qua~i incoloro. Dopo si fanno alcum la,·ag!!i con alcool as..oluto. gem~ralmenl!i! tre. il pre· cip1talo e portato 11•rl lìltro a pompa ed ell:-lccato nel vuoto. Si ottiene cosi una massa bianca come neve, cJ1e disl'leccata a 100 r, in cui per.Ie dal 7 al 9 p. 100 di acqua, si polv~> rizza e prende un colore grì~io. Questo precipitato. che può consHltli'&rtoi come la perle ptu altrva della tubercolina e che, in do~e rninot·e di quella greggia, produce gli E<~es~>J effetti
Rl\ l SIA
tanto "'Ua'li animali qwmlo «ull'uomo. non ha finora recato nessun progre... :::o per la cura ùell11 lubercolosr. Kodr ~i m art~ vi glia perché soltauto pochi~simi degli alluHli ba~ erwlogi abbiano teululo ùi ~"'trAr-re tlrreLtamente la tullerrnlino, ùopo le inùica;uolll che ogh avtlva furnito loro uelle d11•' l'rime comunicazioui, e 11oggtunge esse1'e P"'' essi ~:ttli ltaulo di affida•·si ciecamente ad ttna rrcetta per la PNTaraz•one della tube•·co1ina, invece di ricorrere ad esperinwuli proprt. Qu· src~prt>ssione ba mo~so a !>degno il pror. J. Hueppu ( 1), Il ruaie 111 uno studio cr ìlico sulla tubercolina. ha sostenuto t• <.Ile le due prime pubblìcazroui ùi Ko,•h er~no incornplt·to cd iresatte; 2° che Hamrner"c a::. duE' annr pl'ima di 1-.:och, a\•eva preparato la tubercolina grt·g~ia, ma non nwYa neppur· immaginato di utilizzarla pet· la terapia e pel commercio. ehe Klt!bs. llahn. ma soprotuUo Jlunter isolarono la tubercol111a '3 che ti lavoro di quesl' ullimo supera di molto lo slc~~:~o recente dì Koch; 3" che Koch nella conlrover.;iu col Pa~leu r nel 1~81 fu mollo esif!enle sostenendo che non st dtve con· fondere lo scren;r.a con l'mùu~lria e ehe citi nel mondo Rcier~ t ijico brama fiducia e COli flden:oa, ha il e/or:: ere d i fa r corlo!tcere aauamente il metodo st'!f«ito, aJ.flnchè oyn.uno .<tia cn grado eli pro011re se qwtlle ciedu;i"ni sono esatte; ~·che, a parere dell'H ueppe, il l:IOio colpevole non é Pa~leut·, ma K •eh; ·,,. che, non solu 1 hallenologi non hanno invocato alcuna ricella per la preJ·&razione della tuJ,ercolina ma c-he i clinici ed i medici hanno fallo rìmostranze. percha Koclt contro ognt con~uetudm..-, preteqe che uS&::!sero, p~r la eu~ dell'uomo, un rimedio segr·eto; t;• che Pr•tor nella prepurazt.,ue dPIIU tubercolina non eru riuscito, per~.:hè seguendu le indiCSZI•lllÌ ui Koch ranwu ~:~tratta da colture dJ bacilli lubercoloooi col ~~ p. 1(),1 llt ;.:lif.oerirul, menlre ora ~i t! \t!lllllo a s1rpere che Koch U'-'8' n il i p. 100 di glicerina azgiunta elle collur-e i11 bro.to .. l'onceutr·ala sino al dectmo: ; • che pt itna •it·lle cnmunu:a1.rnui dr Koc·h, e perciò senza aiulo th l'tc.. ue, avevauo oLLt"llulo rtsultali po&oilìvi Babè!.', Bujw!J,
•
(l ) lJrl'llllrr kHnl$CIIf Worhnmlll'i{t, N. •~. !891 •
lti!:DLCA
1!580
Melchnikotf e Roux; h" che Scholl e Taulore (Hueppe} per i primi feeero scapere che i bacilli tubercolosi si sviluppavano
bene aliA superficie dei liljUÌdi, al qual processo anche Knch alleibuisc~ arlesso molla importanza, però senza nominarne gli autori, i quali erano pura riusciti sen~a ricetta, ad is(llare la tubercolma alla stato di purezza e a delerminarue meglio l'azione; 9' che Koch r1mane aucora alla scienza Jebilore delle ricerche sulla itnmuniLa e sulla guarigione delle cavie tubercolo~e con la lubercot:ua. t;he c·ostituirono la l1ase tlel · l'applicatione del rimedio all'uomo, mollo più che Bardach, fl'f\ gli altri, ottenne nelle scimmie rìsult~ti del tutto diversi da quelli di Koch. Gli addebiti dell'lh.eppe sembrano veramente gravi e noi. nell'intere~sP della scienza, ci au~uriamo che il gt·anJe baLleriologo possa dissiparli. C. S. O. BoER. - Sul trattamento delle oavle lnooulate dl dlfterite oo:n preparati ohJmlol. - (Zeilltschri {t fur Htt· giene [tncl In./lU!tionskranlcheiten, l fase. del "ol. Xl. l8!H.
L'autore lta dapprima iuoculalo, sotto Ja cute rlelle cavie, colture giovani o vecchie di IJacìlli difterid e I(Uindi nt>llu stessa sede il rimed1o chimico a tale dot'e che uon riUscisse letale pei detli animali. All'autore ru J.IOSSibile di guarire le cavie infette di dinel il~ con injezioni locs!li dt tricloruro dì jodo, como era t·iuscJlO a Behriog, con clon•ro di zinco, percloru1'0 di ortJ e di ~odio, con la naftilamina; mentre lulli ~li altri animali dt conf,•onto, in num!}ro di ci1·ca 80, morirono senza eccezione 20 o .48 ot·e dopo l'infezione. Però n~suno di detti rimedi manifestò un'azi oue geoe1·ale sull'organismo, e la stess11 cut·u locale fu efficace f"Olarueul~, r[IIRndo il rimedio fu applicalu nello stesso luogo dell' iu(e zioue ed immediaUimenle dopo di essa. Per la terapia della dtflerite nell'uomo i rimedt chimici sopra indicali non sono npplicab1li, ed é quindi ne~e"$sario cercare con nuovi esperimenti sugli animali altri rtrn.edi. che spieghino Jtell' o1·~anismo un· azione genel'ale e per mezto del ~anf.tué giungano alla sede mot•bosa. C. S.
1590
RIVISTA
GU aso&rlcU lombrlcolcU e 11 tifo addominale. - Dott. ?ERACCHIA. (Ga;;aetta degli o.<:picalc, 11 novembre 1891).
L'autOJ'e prende le mosse dal caso clinico che rifel'tece in questa sua memoria relativa ad un tifoso aggravatosi imp1·ovvisamente e morto in seguito a perforazione intestinale, per rich1amare l'attenzione sulla necessità d1 ~ommi nistraJ·e al principio di ogni ileotifo un purgante preceduto o associato ad un vermifugo, ad e~empio la santonina. Condizione importante per il t•egolare decorso aell"ileotifo è l'assenza di mate1·ie solide circolanti nel tubo enterico ; perciò, come devesi assolutamente e rigorosam<Jote pre~c ri vere una dieta liquida, cosi si de\·ono allontanare al principio del mo1·bo tutti gli elementi solidi preesistentj, "flecie ah ascaridi Jombricoidi, altrimenti questi scorrendo e urlando sulle ulceri mtestinali possono determinarne o l'ingranJimer.to e l'esacerbazione del processo, o la perforazione e la pel'itonite consecutiva. Sulle looallzzr.ztoni an&tomo-patologlohe e sulla patogeneal della tabe doraa.le. - Dottot• FLORIAXO BRAZZOL A. - (Bullettino delle scien_;e mediche di Bologna, fssc i.colo 4', 1891). L'autore hA fatto una serie di ricerche minute su tulLo il sistema ner voso dei tabelici pe1' studiare la malattia neJie sue intime lesioni ed essenza, nou che per stabilire qualrbe rapporto con oltre forme e specialmente colla paralisi pro~ressiva e colla Sifilide generale del st,.tema nervoso. Riservaotlo:::i di pubblicare in altro lavoro le conclul'<ioni generali che si possono dedurre dallo sue iuda~ioi, l"Aulot•e dichiara. intanto che la tabe dorsale non può essere a na tomicamente caratlcrizzata dalla lesione della parte posterior e del midollo spinale, ma che invece il sistemtt nervoso é intet·essato io tulle le sue parli e prevalentemente ne' centri sensitivi e vie sensoriali. La pa rte che prima si ammala con og-ni probabtlitil, a nz;& con certez.za 10 moltissimi casi, è l'encefalo: successi,·amenle o concomitan temente si hunno le alteraz.ioni uelle
MEDICA
t 59 l
alll'e parli d8l sistema ner,·oso centrale e perife1·ico. ContrAriamente quindi a quAnto oggi si ammette l'ttulore ritiene <~he la cl.;generaz.ion.c dei cordonì posteriori nella tabe sia 11econ.daria atte lesioni encefaliche corticali, eioè sia discendente. La sintomatologia della Labe in genere trova secondo l'autore una spiegazione molto più razionale ammelleudo le lesioni diffuse di lutto il sistema nervoso e specialmente dell'encefalo, che non lA pura e semplice lesione spinule, la quale anzi colle nozioni attuali sulla fì~iologia del sh;tema nervoso è spesso insunìcienle a dare una spiegazione. L'atassia dei tsbetici deve essere d'origine corticale, o per lo meno la lesione corticale deve essere il movente primo. I disturbi visivi devono trovarP la loro prima or igine nella 1esione della corteccia del lobo occi;>itale, laiAmo ottico, emi· nenze '}Uadrigemine, vie otliche; l'atrofia del nervo oLLico, pur· tenendo calcolo di lutti i lavori pubblicati dev"! esser·e discendente. L<J stesso si dica dei disturbi degli altri sensi specifici, dei d•sturbi della sensibilità, ed in genere degli altri sintomi tabic1. Certo che nella patogenesi di quest• fenomeni bisogna tener calcolo anche deiXIi altri fattori, alterazioni del midollo, dei nervi periferici, delle termi-nazionr nervo~e; ma il movente primo, secondo l'autot•e, deve essere lt~. corteccia. Recenti esperienze sulla cura della tuberoolod con 11 metodo di Xoch. - P\!r il professore EHRLICH. - (Dalla ~ua comunicazione ul Congresso internazionale d'igiene in londra).
Poi che le esigcuze di spazio non ci consentono tradurre inlent questa imporlaute comunicazionP, dobbiamo appag-a t'Ci n rirerirne i punti pl'incipali. « Ad onta dei risultati ~pesso soddisfacenti, ottenuti in virtù ciel trattamento sintomatico della n•alaltia, attaccarne la causa e distruggerla r·imane sempre la vera mèta della scienza terapeutica moderna. Senonché, pur provdta la pos-
IUVISl.\
srbilrtà di raggiUu~cre silfalto scopo dalla cut·a della n:!orr·enle e deUa silllide, manchiamo lutlora oi mezti specifici <·ontro le più delle rnolallìe ìufellìve. E non la rn rrnacolo~ia. sibbene le grandi ~roperte di Pasteur e di Koch sulle CllUSe viventi della malattia, ci Rchiusct•o la vra alla dt!.<tderata mèla. TrovaUt a causa della tuber·colo"'•, Koch dedicò Lulle le proprie enerl(fe alla seopet·ta dei mPzzi di opporvi vrlloriosa r·esistenza. Dall' impiego di una grunde quantità di agenti, l.ltnlo organici che inorganic•, nou rit1·asse che re\'e '-UCCe<:--o. Fu lo studio della biolr·gia dd bacilli e ranalrsi del proce<:~;~o nalurule di guarigrone che condu::.~ero Kock a trovare nei prodolli specifici della allivilà "itala dei bacilli .;h unici meai di lottare vJltoriosameote contro Ja tuiJerrolo::.i. È cosi che noi abbiamo per la prrma volta realizzato l'ideRie dr uu metodo razionale Ji curar~ la malaUta in confo•·milà a p!'iucipii scientifici rigorosamente sir<Lemalici, onde ci <:i offN un cr<empio. che può servirei quale una not•ma dell'ulleriore sviluiJpO dell'arte e della ::-c1enza della mediciott L'ingiu~tiflcato eulustasmo e la non meno ingiu~litlcale contrar1eL8. che :.e6Ulrono l'annuncio della scop~rta della LubercoliliA. sono 11ella memoria di Lutti. li f<enso di scoramento, on•ie molli t'urono :0\'8.'-Ì, si deve, più ch'"' ad a ad osservazioni analomo-patologiche. benché sia per "l' !!Vidente come le dimostrazioni di Virchow, che riguaroano. pel" la maggio•· parte, ca~i mollo avanzali, nou inflrmavann in alcun mollo il J.lrtUcipio del tnèl ""~do d1 tr·atlttmeulo, ma JHlle" vano essl're, tutto al piu, drrelle contro la lecnict.l della cura e l'impie~'' di questa in cn~i di sowt·chio avanzali. Nuo atterrtli e non ~opratlatti da IJuella llutluazione di giudizii, che non è eh~> lr<lppo comune nella -.loria di O!nti grAnde progres<:o ddla ~cienza, unn raggu11rdevule schit•ra di meilici ha per-;evet·ato nei LentHtivi, dir~lti ad ulihzznt·e i benelìc11, che l O:>sono d~:rivare dalla tubercolma Koch ua s tabi· hlo l fallo che il puuto es~cnz!ale nell'uso ddla tubercoli na è 11 ~uo t'IY'etto lucaiP ~u i tesguti Luh• rcoloc:ì. Trn le varie ipotesi, emesse per spiegar.- •J ue~to rimArchevole renom<>no. :>ì presen~ sempre lo più probabile quella propogt.a dal Koeb
Ml!! DICA
f:J93
islesso. Egli avvisa che in ogni Jo<~alilé., o ve sono alli vi i bacilli del tul.Jercolo. esi~lts una cet·te t!U'8Dlil8 di lossiua e, conseguenlement<", la a ccr••sciuta attività"' elle tien diPtro alla injezi~"~ne deliA tuber colina, è dovuta non ad altr o che alla somma della to~ìr.a preesi$lenle con quella mjett.ala. Nella r1cerca, direlt~ a trovare una spiegazione intor no alla natura ed alla causa della azioue locale della tub...-t·colina. si deve Lenere in mente che la tubercolina attacca i tessuti in immediato contatto con iltubercolo e non proprio il lubercolo. Ed al proposito sembra sia !"lato Biedert il primo a stabilir e come la differenza e~senziale ft•a l'azione della tubercolina injeltata e quella prodotta in /()co dal bacillo sia in ciò che la prima investe il tubercolo dalla per1fel'ia e la seconùa dol ceutr o. È quello raggiunto in riguardo alla diagnosi tlel lubercolc•, e specialmente d.eliR tubet•colosi potmona le, uno do>i più ~ramli trionfi, che noi dobbiamo alla tuber·colina. V'ha ora esempi, I(Uas• innum erevoli, di individ ui, ne' quali con i noli mezzi di inchiesta Jiagoo!>lica si pole,·a solamente sospettare la esistenza di uua tubercolosi polmonare, menlre ùopo la prima inj.-zioue di tubercolina si potè pruvar l', al di fuori di ogni rlubbio, ('Ome essi ne fos>\ero realml'nte affelli, e tiò, l"ia pPr l'insor~ere della reazione caralteJ·i«lira, ~ia per la dimosll·azione dellfl presenza del bacillo del tubercolo negli sputi, bacillo reso libero ìn virtù della azione locale della tubercolina, dimostrazione, che non si era ma1 potuta ullenere prima della iujerione della tubercolina. D'altro cauto la luber colma si è rivelata di una ~rande im portanza cliuicft, quando, injettala. ha in molli casi mes~o io luce la esi~Le nza di num~rosi depo~th tubercolari antecedentemente llll,...nli, a1l onts !'i fo~M su('lposto come n,..Jl'orgaoismo tlell'infermo non e;<iSLesse che un solo deposito tuuer·colare in sede pre· cisala indo,•ato. E qui ~o'a r icordare la fn•quenza, outle le aflezioni tuLercolo::!e degh apici polmonali sono accompagunte da proces:-i "'econdaJ•ii nei linfatici !<Uperficialì d~>ll e t·egioni A~cellari e J:;Opra- clavicolari. e dell~ coruplicAziMi consimili delle membrane ~ino,.iali, delle ossa e dJ altre parli, compllcaziom wnute la prima volta in luce dopo le injez10ni di tubercolina.
RiVISTA
Considerando rimporlaoza diagnostica deUa tubercolina risulta incvnlestabile che il manifestarsi deUa reazione locale cosltluisce una pr ova della t>si<:tenza del lubercolo. Oltre le. tubercolosi, tra le numerose infe,·milé., nelle quah sono stale saggiate le proprietà reat~ive della tubercolina, accompagna~ da risultati benefici, v'ha unicamenl~ racliul)-mico,-i e la lebbra. ~1a ambe.lue queste malaLlie si distinguono semli difficoltà. Fu ancbe mag~iormente contestalo il valore da anuett.ersi alla reazione generale febb1'ile, e la discussione si e impegnala principalmente sul fatto che in molti indìvhluf, apparententeule ~ni, fin le dosi di un milligrammo dtle rmioano forte reazsone febbrùe. Nella aLtualilà manca uua ~>urfìciente evidenza per decidere la questione, ma vi è appreZz!lbilissimo fondamento pel' crPdere che, quando le •lol"i al di sotto di 5 milligrammi producono tale reazione, si può garantire la presenza del tubercolo. Chiuni'JUG abbia avuto ~ampo di constatare sul cada,ere l(ùale piccola f'(uanlttà di tubercoto, appena del volume di nn pisello, sia stata suffic.ente a JeterttliiJttre grave reazione generale, sara involontariamente inclinato a l'iguardare questi ra'li di lndiviùui apparentemente sani, toensibili con accentuAle reazio01 aUa tubercolina, come quelli di so~~ells, r.et quali esi~levano depositi tubercolari piccoli o nascosti, e la cu1 situazione- nelle ghiandole bronchiali, ecc. - ha contribuito ad impedirnf> la scoperta. Leo proprietà cur;\live dell!l tubercolina sono g.mer almente r iconosciute tali che dipenda no esci u~i vam!!nlt' dalla ~ua influenza specifica locale su i teS!'Uli tubercoloc:i (luber·colizzali t.lel Baccelh). l prolr•aLls esperimenti con l' impie~o della tubercolina hanno dimo!>trato che a fine di r endere sicuro il desideTato effetto tet·apeuLico non è 0 1) necessario, nt\ desiderabile produ1·re g rave l'eazione locale. A ragf:.'l ungere i mtgliori risultati ~ pr~reribile il metodo (l,.Ue ,Josi piccC~le e di frequent~ inj~ttal~-<. Il principio essenziali! del processo di guarijlione sta nell'effetlust•e r mcapsulameuto det tessuti lubercolo~i secondo qoanlo avviene nel pr •<'"'SSO ùt ctcalrtzzaztone. Il che può otteoersi nel molo miglio~
MfOICA
col manL13nl're il più a lungo po.. sibilo~ la irritabil1ta ><pecifica dei te'-suri maluti, e nun, comt! da prtnc•pio «i 1\ pralicalo, col di~trugerli 1t mezm (li illj~ziool lar,..:he e•1 in t lo ,. rapidamente crescente. La storia della cura ùel ltlpu<> con lo tubercolina por~o uun prova del li'OP>·O cat·o prezzo - c•oe il rapido dedill81'8 del potere rraltivo dei tessuti - onù~ ~i ollenn1•ro ... tupefaeenti risultati all'inizio del trallameutn, allora cha :-i opma"a come fosse in ,·ariflbilmente oece~"-fll'IO &'\'ere fnrti reazioni. Co-.t vootvono a rendersi impo..... ìbtlt la favort'\'tlle <'Ortlinuaziune della cura ed ti pt·evenirE' della recidi 't\. E uon i• per mer·o Accidente che abb1ano su •tuesto punto con venuto tuiLi, 1 quali hanno di recente :'!CrlllO al••iguar.lo, e fra rtue«lì Dieder·t, Lichteim, Laugenbuch, Moritt, Schrnirlt, \lt>rkel. Ro<>..nfl•lù, \Vali, l.ullruan. Ehrltch, ~'d altrt. l princip·i essenziali, comunt alla pralicA òi luUe r[Ut!"'" auLorilà (1), posauo sulla precauzrono t-8\'era dt e,·,tarl' lo. ft>rle r eazione lot:ale e gerteJ•ale, sull'impiego dtoJit~ p•ccoht dosi e snll'sumenlo lieve e ~ raduale Jt que,.te. Il falLo t lo pi·:::cole doc:i non ùetermirl(IUO, in \'Ìa or.linariA, che uno lic,·issima irritazione é un argomento in fa'or~ ddla loro pt·atica, onrie vengono complel.ameote ri~pflt·m ia li tultt !:li inconvenienti, risultanti dalla troppo ini.P.n~a reazione. P•·r tal guisa verrti. a mancare ogni ragione !li temt">re che la zona di le!'~uto, che, secondo Diederl, può e<>;:ere cOll!'Ìderata quale tHI baluardo, dalln cui cr•nc:er,·azil'ne eù m\'i~or·imPnto dipen·lt', 1n villù .!el les::.-ulo connelli\'o, la _unt•igione del Lubercolo, sia p1·ematu.ram,• r~ te distrutto. E f.IO~:> souo co,i evitar~• complicaz.toni punto tlesiùernbili, quuli la elevazrone lun~a111ente protralla della temptH'alurA al par1 che il ~enerale in. ebolimento deU'organi;:mo inJ1cato dlllla perdita di pec;o, che si os:-er,·a ordwuriamerHu allora elle <>ill in campo alta febbre. Ma il \'81\ttt~giu precipuo •Iella "'ommini::.trazione rlell~ p1ccula do~i :-!a nel flitln di uo11 abitul'lrsi l'organismo tanto fA cìhnenle alla tubercolina. Cnn rl Il) .\ que·ll r•nncopll .-1 mrurm·• lln da pno~plo la rr~tiCà •l~t na~.:c:lll n Ile fJ\oreçoJi '''~'' rlt•nz~. che lo ebllì Il •l•·,tro rti Sei!Urt•··
JUYIST A
vecchio si:slt'm& di dosi abbondanti e l'&pidamenle cr~:>-ceuti o~corren'l che l'infe r mo, laiYolla nel :,pro di una sola set-
timana. ordiuariamt>nte nel cor"o eli un mese, rag~iungeva quAli() stadio, nel qtHlle manca ogni reazione dopo le s les~e
dos.i di un decigram ma; mentre, con r imoiego delle dosi piceole può del11rminnr:si la rl'azione febbrile anche dopo un me&~ Jt inJt>Zion1, qualot·a que!"le vengano teulporaueamente in do~e sens.ibile aumentAle. l,;n altro mezzo di conservare la it•ritabililA dPi les.~uti il più lungamente possibile è nello impieçco <Ielle inj~z oni. non fllU quoti lianamente, ma a più lun('tlli intet·valli. Ed un ,·anla~gio ancora presen ta cosifatto metoJO, e sta in ciò, eh<! ne ''iene ad esseN coulplelamente ~::vilata la dauno~a 1nf!uenza della sovrapposizione, del cosi detto effetto cumulati,·o. Koch r accomanda, quale il mi~liol'e. il s~uente metodo, fondalo sulle sopt'a esposte considPrazioni. La do!"O de:la tta· bercolina deve ~ssere io quantità sufficiente tia indurre infallibtlmeule una t·eoziont~ dt>lle parl1 malate. E, poichè, nella gtm~ralita det casi d1 lJSi polmonare, non è possibtle sorpre 11• deL'<: l'lllsor~ero della reazione locale, le piccole elevazioui di temperalut·a dovrehber·o rilenerJ>i come inJìzio della su(. ficienza nella docze; ma 5>Arebbe d'uopo regolare. secoudo i casi. tyuesto in modo che la temper atura non monti oltM ti 3 o c. Nel maggiOr numero dei casi la do3e iniziale cionebb~ e;;czer e minore dt i milligram ma. Che quanrio si ll·atli di in· fertoi, lutror·a "ìgorosi e cll~ nou prè::.:enlino siutomi di maltnlia avanzala, la prima injezione può, in via speL•imP.ulale, ri<lur:>i n mezzo milligramma. Ma di frr•11le ad inl'ermi rie bililali od a lali. che siano effetti da m~laltia ma~giorcneril~ d1ft'usa - in uua parola quando s'abbia fondamento a sospettare ptù viva susceUibihltt ;-~ll'azione de la tubercolina loma più conveniente cominciard con dos~ non più ~tlla di u 1 dectmo dt milligramma. Ltt mj~ziont• deve rit,etersi, :::.~ con,Jo l'individualita delrillferwo, ud mte1·,·alli, o eli due ru tre o.J anche in più ~iorOJ, e la dose non s'ha a d sumenlartl finchè non sia scomparso il lieve onde!!giamento realli\' • lh•let·minalo!'i nella cur va delltt ternperaturs. In l!ll mn,fo la cu1·a ùe'e t?~set·.: cutllinuat~;~ con Cfllltt:'le e col '-i~\· ma di
MEDICA
tentativi ed in armonia con i fenomeni deterrninuli .talla 8 da cosiffatto metodo 11 medico non t1e"e rlipa1'li1 «i cl1e nt-i C8!'1, ne' quali siH in Cdmpo la febbre elica, co rueché In febbre, pro>cedentemeulè 111 alto. na~conda nu~orger•J anche tlclla più piccola reazione, cui con la tubercolina -'i ìnt.en l t!. l n s tti lt.e conltuJ.(t>OZ<' SI e trovato Utile injt>tl.arne pi<·coljq~ime dosi 8 piil riprP!"P nella sles~a s:nornata, aù esempio da 3 n 5 decuni dì rn1lliE-:ramma per aument11;·ne alla li ne la dC\so solo con la ptù se,·eru caolela. lu v1rlu dt queste IHOdalita nell'osr•eJ tlle Moabit di Berlino, eJ O\'unqne sono state alluate, :.1 P raggiunto a.::<'entuato miglioramento, mentre sovente, specu~ della rehbre etica si è e,·uta ragione nel giro de:::ll <. LL. a i quAttordici giorni. );e deve e::os~re ne~alu allenzJOne ai teutati\"1, tli t'I·e:::-co messi in opera, direlli ad aumentare l'azione curali\'a Jt:lla tubeJ•colma a mezzo della combinazione di 'JUest.a con adatl.:l dro~lu~ l!!rapeulicilc. Il nodulo specifico del luhercolo r&J·pre!<enta ciò che può e:-sero con<>iderala quale una parte rli t ""UIO IJUasi ,,olata e non ,·ascolare, che, ~i potrebbe .dire, prolclofge 11 bacillo del tubercolo dalla azione della tubercolina 1otro lotta nel !>Snf.;u~. Pare mollo natura!•• e plausibile il lculAllvo di utilizzare la Lran~udazione iuJoUa t.lsll'l reazione locale alla tubercolinA nelle pOI'LI atl~;~ecate, qun.o3 mezzo di esporre il bacillo rlel tuberc<~lo u 'la azione di agenti oppor·tunamente di~truttivi. Ec.l appunto in questo into> nl(• fu1·· ·no a diversi med. •t islltmt ec:peri~>uze, ~ nei riparti tlel p1·or. Souner.burg, nell'ospedale ~loa!JiL, st ou..nneto nel lraltamento del Jupus cottlnlo fa,orevoli r1sultali dalla combmazione dellt' iiiJt>liorli di luhe•·colina con l'epph· caz1ouc locale degli imp1astl'i mercul'iali che tUC'r1tano parll<'oinl·e menz10ne. ~aturalmente che al oltPnere il buon rs ultalo è e!'senziale tenere eonstantemcnlc le parti uiTc!lt~' in :!ll'~>llo contatto con l"apf~· ·~1to empiastro. Al clin1co incomberù il dovere •ii ccrcar·e a co•1durre in at.ionc cou rauf"ìlin della tubercolina, con l: o ti bn·~ Jilo t.ftli Lubereoto quelle so"tantl', che sono cono ..ciu'*' come taL la esercitare una delt~t•~J·in influenza su questo. E che d gronJe fo'O tnuun,~trazione deliA tuht'rcolloa.
1:,;!)8
IUYlSlA
problema ~ia pPr eso;ere risolto con pteno sucr.esso da questo metodo è dimMlraln fortemente probabile ùai risultati ~ia pubblicati da ~Iarallliano e da Langenbu ..ch in riguardo ai loro successi uella cura della lisi polmonare. Gli ~plen didi :.uccessi, ripot'lati da Langenbusch nel trattamento della lisi in ''Ìrlù della corobJUazione della tubercolina con altre sol"lanze all'u0po dn•ellf:', specialmente con l'acido picrico e col ~ublimato, sono falli stabiliti, della cui veridicihi ci si può fare mallevadori. E quando si consideri che egli non sce!Fa i oasi. ma ne pre""e in cura una quenlilà di unt< media piuuosto sravort-vole, deve ammetler si essere questi fatti tali, che uon possono no o destare la sorpre~a o l'ammirazione. Nella loUa ooutt·o CcJsl ostinata malattia, quale 111 tuberc<>Jo;oi, è ovvio come o()o sia a negligersi alcuno dei mezzi au~iliarii eli cura e debbano applicarsi nella maniera la piu cornpleta i pt•incipii generali. stabtlili da Brehmet· e 'Dl"t~ weiler. Lo stesso Koch, nella sua prima memot•ia, proclamo, siccome punto es!'enziale nella pratica chirurgica, il metodo di combinare auoonici metodi rhit·ut•gici con la sommiui.strazione ùel!a tubercolina. R•marrà !'empre un còmpilo dj speciale importanza ti decidet·e se in ogni caso speciale cleuba, o meno, venir e raccomandato l'u~o della tubercolina Pet· fermo elle non c'è di che ~eJ?nare limiti al suo 1mpiego n<>i casi, i quali non abbiano oltrepasMlo lo stadio 1niziale. mentre risulta~i eccellenti in cast avanzati o fino a quelli accompagoatt da febbre elica, "' sono olteuuli quan.lo ltt cura sia stàta condotta tv•Jla rnaui.,ra indtcala e pe1· 1111 surficiente ~pazio di tempo. Disgraziatameute gli infermi degb osp<>dali sono spes!5o costretti dalle proprie. :>peciult circo~laoze ad interrompere la cut·a rruando hanno appeua comincialo a trarne beneficio. E non deve recare sorpresa ~ in tali cit•costanze si dilegui pt·esto tutto il vantap;gio. che dalltl cura era deri\•ato. s· ba. pertanto. 8 desiderare. nel· l'interèsse Jel metodo curativo, che il tratt11.mento dei t!&SÌ avanzati si abbia ad inLraprenrlere aHora >òOlo che si possa contare di altuar:o regolar·ment.e e per mest. E sarebbe desidet'8blle che le condizioni. necel'lsarie per questo tratta-
JJF.DICA
mento, fosseJ'O raggiunte con la organizzazione di appositi ospedali speciali e con case di convalescen~a. E sempre in piena attività una ''ivace disputa, onde au11ci ed avversarli della tubercolina sono impegntlti in quanto ba tratto ai risultati lerapeulici. che no sono fino al momento derivali. É ovvio il non annettere un soverchio valore alle relazioni statistiche, e, mer\ che mai, a quelle pubblicate all'inizio del metodo curalivo in dil"corso, come quelle, che porgono solo il coniJ•Jbuto di poche settimane di esperimento, fallo codesto, che la semplice considerazione sulla varietà degli infermi, sottoposti aJia c.ura K oclt immediatamente dopn lfl pubblicazioue di questi, pone in luee e conf'erma. Infer-mi a stadio e$h>emo delle tubercolosi, cui il nuovo tnelodo apl'arivs quale un raggfo di speranza, fecero re:::sa. attorno ai medici, ai quali era consent1lo pralical'lo e li forzarono quasi t\ tenltlre sul loro l)r&mai Mndannat.o or·gan ismo il p::ricoloso e~pet'imeuto. Né deve d•mentlcarsi che <Jueslo fu per eccellenza e nel senso più Jat.o un f>6rìodo di sperimenlazione: dovevano sludiatsi le proprìetà della lubercolma, ~ostanza completamente nuova, senza che la ri cca suppelleltile della lerapia ne pr~>senlasse alcmtA di analoga, at tempo istesso che nè la ednct~ziooe protessionale uè la l'l'O· pria esperienza fornivano al med1co le indicazioni necessarie allo impiego di COSI poderoso agente. Era tutt.ora ad esplorarsi l'iotiero campo, nel quale !11 tubercolina poteva utlllz1..arsi e bisofrnava ancora conoscere quale fosse 11 migltor metodo dj impiegarla. É aftli attacchi degli anatomo-patologi che essenzialmente ~i debbono il pl'ofondo scoramento e la diffidenza, prevalenti ili molti luoghi, in riguardo alla Hfflce.cia della tubercolina, pure potendo ammeltersj che il modo originule di impiegare la tubercolina coJJti'O la tubercolo1:i nell'uomo sia s tato in taluni casi azzardaLo. Ma t;on ciò non diminuisce la ragione di grandemente r·ammarical'si elle, sotto la int1nenza di vedute. erronee in quanto al si~oifìcaLo delfe appar enze, nolate sul tavolo anatomico, 11 yaJore della tubercolina sia stato intieramente. ~pprezzat.o SOlto Ull ralso punto eli vista. r~ stato comune vezzo attribuire alla influenza della
·1600
RIVISTA
tubercolina l11lte le sopravvenienze sfavore,·oli, che posssno eventualmente occorr ere nei casi con essa trattati, quando poi è noto che le stesse contrarietà ven7ono osservate tu~l corso dei casi ordinarii , non curati con la tubercolina, e più specialmente il pericolo della disseminazione rlella rn'llattia, quasi la diffusione non fosse insita alla natura del tuhercolo, così che dall'essere una infermità lrt>tlamente loc<Jie divenga vastamente disseminala. D'altra parte può atl'ermarsi come neppure uno tra i mollissimi casi, curati nell'ospedale Moabit di Berlino abbia vresentato la tubercolosi miliare e solo raramente e, indubbiamente con minor f1·equenza che con qualunque altro genere di cura, complrcazioni, quali il pneumo-lorace, l'emottisi, la perforazione intestinale. E non si ripeterà mai abbastanza che i reperti anatomo-patologici, che continuamente si riportano a condanna della tubercolina, riguardano esclusivamente casi trattati col vecchio metodo, di guisa che ora non possa JJiù accordarsi ad essi alcun valore pratico di atLualila; !:'enza dire cb~> le conclusioni relative sono state tratte da un numero propol'zionatamente limitato di casi, certamente di soverchio esiguo in confronto di quelli, che possano vagliar~i per un S<el'io responso clinico. E deve accellarsi quale fatto stabilito che i processi polmonici sec~>ndarii, che è cosl importante evita1·e, non vengono punto anticipati, quando si segua il metodo d~>lle piccole dosi. P uò, inoltre, ritenersi siccQme altamentP- probabile ~he il pericolo dello diffusione viene ad essere energicamente scongiurato da questo metodo, che agiS<ce a ppunto all'oggetto di garantire io una maniera sistematica l'incapsulazione delle masse tubercolose . Sul rimarchevole miglioramento in virtù òella tuber~olina si accordano in maggioranza le autorità clinichl:', miglioramento, che si estrinseca eziandio nel favorevole ciclo di tutte le condizioni fisiche, specialmente nella diminuzione o nella scomparsa dei rantoli, nelle modificaziooi deg:li escrP111i e neJla definitiva scompal'sa dei bacilli da questi, nella ce~ sazione della tosse, c;ei sudori etici e notturni, nel miglioramento delle condizioni generali e nel considere,ole aumento di peso. Pari grado di miglioramento è affatto ~conosciuto in altri metodi di cura.
llEDIC.A
1601
Risultati i più favorevoli si sono avuti nella cura della tubercolosi laringea, ed il successo, relativamente piu rimarchevole in questa forma della malauia, si deve indubbiamente ai rapporti anatomici, che consentono l'alloot~namento, abbastanza agevole, delle pat'ti infette. Anche che non vogliasi prendere in considerazione i brillanti succe~si in singoli casi, q~ali quelli del Renvers, del Lenzmann, del Michelson ecc. ecc., riman~ono sempre le relazioni di tali autorità, come il ~1oritz Schmidt, il quale ottenne venti guarigioni su trentanove casi, ed i rapporti del Grabovver, che afferma t:ome di quaranta infermi otto sono perfettamente guariti, mantenendosi la guarigione da diversi mesi, e quindici, hanno in maniera considerevole migliorato. E come si potrebbe impugnare il risultato altamente favorevole di questi casi1 Davvero che questi splendidi sucCe!'lsi, ottenuti dai laringologi, anche in casi disperati, sono di un grande yalore, come quelli, che provano incontestabilmente la proprietil della tubercolina nell',effettuare cure complete, non solamente negli animali sottoposti ad esperimento, ma altre~i nell'uomo. Il più importante còmpito della medicina attuale sta nella investigazione dei processi, in cui virtù si attingono quest: risultati e nella scoperta dei mezzi, onde siffatti rari casi possano ascendere a sì alla cifra da costituire la regola generale. Accertare e controllare esattamente le condizioni del successo è tornato estremamente difficile a causa della straordinaria complessività del processo tubercolare . .Ma quando si rifletta che le più delle questioni riguardanti i rimedii in generale attendono sempre un responso, quando si consideri che la importante questione, già da secoli in discussione, sulla utilità della antipiresi, é tuttora dibattuta · e ,;;empre lontaqa dall'essere sciolta, se noi ''olgramo nella mente questa e simili questioni, giungeremo a convincerci come non v'abbia ragione di non tenersi paghi dei risultamenti teorici e, pratici, ottenuti nel giro di pochi mesi con la cura alla tubercolina. Koch ha sempre e con infinita cura avuto in mira il fatlo che l'isolamer.to della tubercolina in uno stato perfettamente puro, scevra affatto dai prodotti collaterali, sia la condizione 101
1602
.RIVISTA liEDICA
essenziale di ogni esperimentazJOne lanlo nell'uomo che negli animali. Ed appunto di codesta sostanza pura si é fallo d1 recente esclusivo uso nell'ospedale Moabit di Berlino. È sta lo constatato che questa sostanza possiede parecchi va n. taggi sulla linra originale, vantaggi, che si esplicano spcciulmente negli effetti . prodotti sulle condizioni generali degli infermi e nella assenza di spiacevoli contingenze SI!· condarie. In vi1·lù di questa purn tuberclllina la reazione locale si spiega in maniera tipica. Con dosi relativamente maggiori o pio rapidamente aumentate si determina la reazione febbrile, mostrando invarir,bilmente il tipo di uu ondeggiamento pirellico rapidamente declinante. Gli splendidi risultati, fin ad ora ottenuti, legittimano la speranza che i favorevoli prognostici, che salutarono la prima scoperta di Koch, verranno pienamente realizzati. F. S.
HI VISTA CHIHURGI CA IlEl"OCB.- Sopr& u.n oa•o dl perltontte oroDloa guarito
oon la laparotomla. - (Berfiner kltn.ische Woelten.schri/t, N. 18, 1891 ). Durante le feste del ?-l alale 1890, un bambino di cinque anni cadde per una scala e percosse la fllccia e il ventre e nella. cavità d1 questo lentamente si formò una t•acco!La di liquido, che il :J !ebbt·aio aveva raggiunto un grado massimo. Unitamen te all'ascite si riscontrava una L'accolta di lit]uido nella cavilà della pleura. a smislra. Il 5 febbraio, mediante puntura, furono eo;tratti dalla cavità del ventre 1150 Cc. di liquido verde- giallognolo e mollo albuminoso. Con 7 decimilligrammi di tubercolina, ifloculati nella cav1tà del ventre non si ottenne alcuna t•eaziooe. li 23 febbraio, essendosi raccolta nel ventre nuova quantità di liquido, con la puntura ne furono estralll altri
Rl\'l~TA CHIRURfìiCA
4603
1200 Cr.-. Prima ùella puntura l'adùome n~va 62 cm. di circoufereoza. Nel liquido, cor. l'e"ame microscopico, !li riscontrarono corpuscoli rossi e biancha del sangue e cellule rotoude, ma giammai bacilli ~ubercolosi. Dopo un passeggero mr;.;lioramenlo, al 16 marzo, fu neces,ado estrarre dal ventre bllri 2800 Cc. dì liquido, ma il 2;) marzo la circonferenza dell'addome aveva raggiunto di nuovo 63 cm. Fu perciò necessario ricorrere alla laparotomia, che ru eseguala dal proressor Bardeleben. Dopo uscito il liquido, si vide per o~ni dove al peritoneo non solo molto rosso ed inspessito, ma disseminato di noduli rosso-grigiastri dalla grandezza da una tec:ta di ~pillo a quella di una grossa lente e che rassomigliavano in tutto e per lutto ai lubercoli, p~rò col macroscopio ru possib1le <ietermioare che noo si tr·attava di tubercolo!;i. Dopo l'operazione, il del'orso della malattia tu favorevoli~ simo ed al bambino guarl completamente. Non é facile dr mostrare ~ome la laparolomia possa produrre in que~li ca~i la guarigione, mn con molla probabilità si può riten~re che nei numerost casi di peritonitr tegislrale quali tubercolose e ~marita con la laparotomia, non ~i sia trattato dl vera tubercolosi, sibbene di ~;eroplice perilonite cronica.
c. s. Bull'u•o degll an..tetloi nella Guerra d18eoeaatone d'A merica e nella Guerra Franoo-O.rmudoa. - The me· dical afld surgical Historv of lite 'rar oj the Rebrlliofl, part III, vol. Il, SU1'fJÌCal lliRtorv, pag. 887 e Sllnitii.tsBericht iiber die De•lischen Ht!ere im Kricge gegen Frank reìch 18ì0-i1, III Band, allgemein.er Theil, JTI .4.i>tlt. - pag. 31.
Guerra di SPcesstont:.- Non fu possibil~> determanare il numero totale dei ca~•. in cui, durante la guet·ra, furono u~li gli anestehcì, ma può in generale ammeller5i che non l'-ìano inreriori ad ottauLamilo. Però solamente di un prccolo nwnero di essi, cioè dr oltomrla novecento casi. ru re!>o conto parlicolareE!'giato. ll cloroformto fu usato in seimila settecento e ottantaquattro cao:;1, o i6,2 per cento; l'etere iu
161)4
RIVISTA
millè trecento e cinque casi, o 14,7 per cento; una m escolanza di etere e cloroformio in ottocento ed undici casi, 0 9,1 per cento. L'uso degli anestetici contrrbui potentemente allH favorevoli medie di mortalità, cbe si oltetmero nef!e grandi operazioni. Dei SAimi!a settecento e ottantaquattro casi in cui fu adoperato il cloroformio, la morte fu attribuita a quest'agente in trentasette casi, o 5,4 per mille; di mille trecento e cin·1ue casi, in cui l'anestesia fu prodotta d~all'e tere, si ebbero 4_morti, o 3,0 per_ mille; e di ottocento ed undici casi~ in cui fu usata una mescolanza di cloroformio ed etere si ebbero due morti, o :!,4 per mille. Nel seguel)te specchietto sono numericamente riassunti i risultati di cinquecento e novantasette casi, in cui furono usati gli anestetici, con le indicazioni delle quantità impjegate, del tempo occorso per l'anestesia e del periodo, durante il quale fu mantenuta.
l AGENTE A~ESTETLCO USATO
Quantità
usata
Cloroformio.
Tempo
occorso
per l'anestesia
Du.rata
dell'an~stesìa
-
d"' ~sl "'~ O:;:: , ~:;:: o"Z ~·.w à~ =-.;3 ._c E- · i= :og .§g ·;; ~'i= es ·;;:;!: l't:"' ·-c ._ sr;;:i;:; c :e .,.., !.<>;; c.,_ ~ ·= .e Casi ::!!'- :a-s j:s.; ~~e ::a s ~s ~s ~==e: e "C 1 1 ;,.>, _
·-~
-
,. l
l l
1 157 %
oolu[.j "'' .[, uro[.,
az! 1 601 17 1130 26 ' l S32i 2 :256151[ 1; 55116 112~!5. 26 1
Cloroformio ed etere Etere .
108
1 130
•
1
Il vomito fu notato in ventitrè (2.3), o 14,6 per cento dei cento e cinquantasette (157) casi di cloroformio; in trenta. due (32)J o 29,6 per cento dei cento ed otto (108) casi di cloroformio ed etere; e in novantotto (98), o 29,5 per cento dei tt·ecento e trentadue (332) casi di etere. Nel seguente specchietto è indicata numericamente la fr-e~ quenza del vomito, l'eccitamento e la pr.ostrazione in cìnquecen~o e novaotaselte casi di anestesia.
1605
CfllRURGICA Eccitamento AGE~TE ANESTETI CO I!SATO
1
l .. Ji l ... :: o s .::
1Ca$i
g "".., .:>
~
.Q
l
o c:
"' "" ""
.:!?
>
oc
c
l .9 >
-
....... "'g "'
g
~
>
1,.,1,. .,,i alml•ai ol12l1361111iO
Cloroformio ed etere 108 76 ~ Etere.
"'
l
01 .. ~ o
3
O)
o c:
Cloroformio
Prostrazione
95 H 2 . 332 231 83 1!>12021851311141295 2~1 13 7 68 24
1
10 6
1
L'eccitamento fu meno ft·equente ne' casi in cui ru amministrato il cloroformio, i!he in ,quelli, in cui f'u usato il cloroformio e l'etere, o l'etere solo, essendo le rispettive medie per cento eguali a 28,0 pel cloroformio, 37,0 pel cloroformio e l'etere, e 39, t per l'etere; ma, come sj scorge nel sopraindicato specchietto, pare che l'ecciLamento sia stato più violento nei casi d1 narcosi da cloroformio, sebbene in un caso di anestesia con etere l'eccitamento rosse stato così violento, che l'impiego dell'anestetico fu abbandonato e l'operazione fu continuata senza anestesia. La prostrazione fu notata in veotuno, o 13,3 per cento dei casi di cloroformio, in tredici, o 12,0 per cento dei casi di cloroformio ed etere: e in trentasetle, o !1,1 per cento dei casi ùi etere. Guerra Franco-Germanica. - In tutte le grandi operazioni (5866), nei lunghi e dolorosi esami delle ferite, frequentemente anche nei rinnovamenti di medicature accompagnati ds dolore fu dappertutto usato il cloroformio, quale agente anestetico . Non fu possibile determinare il numero totale delle anestesie ottenute con tal mezzo, ma senza dubbio fu straordinariamEtnte grande. Eppure furono t'arissimi i lamenti di ioconveftienti e molto meno di casi di morte addebitati al clot•oformio. Chenu racconta che l'anestesia si otteneva con grande facilita nei soldati francesi feriti; la stes5a cosa si osservò pure nei tedeschi. Anche negli ospedali militari, in tempo di pace, l'anestesia in generale si ottiene presto e dura lun-
1606
RIVISTA
gamenle. L'anestesia si manifesta piu sollecitsmente e piu facilmente negli ospedali militari, che nelle cliniche chirurgiche. Ciò dipende in gran parte dall'eta relativamente giovane <lei soldati e dal faLlo che la loro costituzione non é ancora guasta dal lungo abuso dt alcoolici. Difatti i musulmani, i quali non bevono vino, si addormentano nel'!li ospedali tedeschi molLo presto e qualcuno di e~si per l'azione del clororormio, dopo alLo atti t·espiraLori, già dorme profondl3mente. Tuttavia se l'anestesia è preceduta da gravi perdite di sangue nei feriti, allora anche pei giovani soldati il cloroformio diviene pericoloso, ed essi muoiono quasi sempre dopo l'operazione. Sebbene questi casi di morte non si possano ascriver e esclusivamente alrazJone del cloroformio, pur e deve riconoscersi che esso ha una parte importante. uniLamenle all'emorragia, quale causa della morte. Molto più pericolosa diventa l'anestesia da cloroformio, sA dopo gravi perdiLe di sangue devono eseguirsi g1•andi operazioni, specialmente disarticolazioni del braccio o della coscia. Ed a conferma di tali ratti sc>no riferite nella grande relazione medica della Germania alcune istorie cliniche. In conclusione tanto nella Guerra di Secessione d'America, quanto in quella Franco-Germanica del18i0- 7r, il ela. roformio, quale anestetico, fu di uliliiA grandissima.
c. s. F. CAUEN. - Sull& mioaite o••Uloa.nte. - (Cenlralblaltfu,.. Chirurgie, N. 30, 1891). l casi di questa malattia furono tutti osservati alla clinica di Greifswald, e l'autore ne ripot•ta quattro, interessanti per la loro grande rassomiglianza riguardo alla patogenest ed al decorso clinico. Il primo caso appartiene ad un operaio di 35 atmi che riportò un calcio di cavallo alla coscia sinistl'B. n secondo ad un giovane di 19 anni pure colpilo da calcio di cavallo alla coscia destra. ll terzo ad un uomo di 20 anni ed il quart()
CffiRURf.TCA
t (Ì()/
ali uno !'talliere di 21 anno pur essi colpili dallo -:te!"<:n trauma su due regioni cioè alla coscia sini.. lra ed al braccio destro. lo lutti e quattro ad epoche diverse, cioc m alcuni nel corso d"un mese, in allri nel period•1 di 3 selttmane, nel pttnto colpito si rnantfeslò un tumore muscolarP contenente un nucleo o~~o. che l'autore qualilicò per JIÙo~tle o~s•fìcanle . Tre di quelli infermi furono curati con operazione. L"operazione con~ic,té sempre nella escissione completa dPI tes~ulo muscolar e indurito, e secondo la !-lede più o meno profonda del tumore si esportò anche il periosho del femore e perfino delle lamine di sostanza corticale che siso~pettava110 10 preda a degenerazione. Nel pr itno ca!"o dopo un mese si ruamr~slò la recidiva che obbli~ò rl chirurgo ad una seconda estirpazione. Il risultato finale non si poteva de~iderarl' JIÙgliore per lulli t casi oper•ati. L'autore studiò poi accuratamente l'anatomin microscopica delle ma::sse e~portate, ed io baM al suo studio egli conchiude che la mios•te ossJtlcante è tla rs~uardarsi come una produzione di tumore o di o~leomo nella musrolalura. il qual modo di ''edere c,tarebbe nel più g1·ande accordo rolla dottrina di May flecondo la quale anche la mio~ite Msiflcante progressiva non sarebbe che rorrnaz10ne dt lumon l preparati microscopici diedero a vedere tanto jJ tipo di formazione ossea eodocondrale che di quello per10stea, la prima "'Ili prmcir-~o della malattia, J"ullima all'acme del proce«so; lo svjl uppo del tessuto o~seo stava in diretta dipendenza COn Ulllt forte proliferazìolle cii l.e..'l<>Ulo inlPriDU'<COl&re. A conclusione del suo lavoro l'autore riporta le ruafl<:ime terapeuliche di Helferich da seguirs1 nel trllllameolo d• questa malattia; secondo que• precetti s1 dovrebbe; 1" non solo estirpare Il tumore osseo, ma se lo permette la r egione analom.Jca, il muscolo in tutto il suo spessore o pPr Io meno andar tanto &\'anli colla demolizione flnchè ..i trova la più piccola propagine dell'iodurtmento muscolare. 2• estirpare ancbe il perio::~tio apparentemente normale. per lo mt:'no ad un centimetro inlor·no al tumore impiantato sull'osso. 3• liberare l'osso rimasto a nudo da ogni altro tessuto patologico mediante In scalpello.
1608
RIVISTA
Patologia. del morso dei serpenti . ...,.. (Centralblatt jur Chirurgie, N. 25, 1891).
KARLINSKI. -
In questi ullimi tre anni l'autore ebbe occasione di studiare nella Bosnia meridionale e nell'Erzegovina l'azione del veleno dei serpenti sull'organismo umano. Oltre a 21 casi di individui morsi dai rettili velenosi, servi ai suoi studi ançhe una serie di esperimenti sopra animali con veleno puro. Median~ tali esperimenti ed osservazioni egli contribuì ad estendere le nostre cognizioni anatomo-patologiche sopra questo argomento. Gli uomini dall'autore osservati erano stati morsi per lo più alla regione rnalteolare dalla vipera comune (vipera-aspis) e solo eccezio11almenle alle dita nell'atto di raccoglier legna od in altri simili lavori. Come risulta dalla esposizione delle singole l'torie anamnestiche e cliniche, essi provarono fenomeni e sconc~rti divepsi, disturbi di circolazione, più o meno completa coagulazione del sangue in seno alla fel'i\a o nelle parti circostanti, formazione di tl'ombi nelle vie circolalorte, ed io seguito a cìò alter·azioni gravi locali, come gangrena secca ed umida, in parte anche disturbi nervosi, per esempio in principio un senso doloroso, quindi insensibilità di tutta la regione, crampi e alterazioni della sen<>ibilita generale che ben tosto dopo ce~sata l'azione del veleno facevano pasl'aggio al lremolio ed alla spossatezza. In un caso che finì colla morte l'autore cercò dispiegarne l'esito infausto colle ernbolit> nelle arterie coronarie o po!monali. Effetti simili a quelli osservati sull'ùomo si so n potuti vedere anche sopra animali ai quali venne comunicato il veleno o per iniezione sotloculanea oppure per mezzo del morso del ser pente. Le rane e1•ano uccise da 10 minuti, i sorci soccombevano in un periodo di tempo che ~i estendeva da 8 a 15 minuti, e gia dopo soli 3 minuti manifestavano paralisi delle estremita e mioorP reazione agli eccilanli esterni. ln ~enerale risulta da quei sperimenti che il veleno della vipera comune è molto più debole di quello del cobra (Naja) e che le iniezioni di acido cromico all'i p. 100 come antidoto mostrano la stessa
CHIRURG-ICA.
1609
efficacia deUe ìniezìonidi acqua clorata (Lenz). Per e-sempio un cane da caccia di cinque anni, il quale aveva prima ricevu.to sotto la pelle della fronte 0,4 eme. di veleno fresco non allungato, e 15 minuti dopo quattro iniezioni di 0,5 eme. di una soluzione di acido cromico all'i p. 100 tanto sul luogo della pri· miliva ferila come nelle parti a quella circostanti, non manifestò che passeggiare contrazioni delle estremità, ed anche alla fronte non ebbe che una limitata necrosi cutan.ea che non si estese. oltre le dimensioni di u.n marco. L'autore si procurò il veleno per le esper-ienze in piM modi; per .esempio coll'irritare la serpe e poi far la mordere sopra una piastra di caucciu indurito e raccogliendo poi J·e goccie del veleno deposto sulla piastra dall'animale, in un vetro concavo. In questo modo egli riusci a raccogliere da 3 fino a 5 eme. del veleno, che si palesava come un liquido .giallastro attaccaticcio, inodoro,a:reazione acida, di un sapore emaro assai inte11$o. Altro mezzo per procaccìarsi il veleno fu <tUello di essiccare il prodott() delle glandole velenose di 40vipere,con che egli ottenne 15 grammi di una massa amorfa, bianca, leggermente solubile nell'alcool e neU'acquu. Una soluzione acquosa al 20 p. 100 di questa materia corrisponde per i suoi effetti al veleno fresco proveniente dalle ghiandole ·velenose della vipera.
Sopra 1 batteri del liquJAo delle ernie incarcerate e sul J9ro rapporto colla aepai perltoneale.
BòNNECKER. -
(Gentralblatt jilr Chirurgie) N. 25, 1891).
In otto casi di eruia strQzzata ed in un grande numero di strozzamentì prodotti artiflcialmente sopra animali l'autore ha costa·ntemente trovati numerosi microrganismi viventi nel siero stesso del saeéo erniario, e dò indipendentemMte, sia che quel. liquido fosse inodoro o chiaro OJ•pure fetido o sanguinolentQ e che l'i~testino fosse sano oppure già caduto in necrosi. In un eas0 di strozzamento del tutto recer;~te (operazione quattro (1re dopo il medesimo) si troval'ono nel siero in· coloro b~tteri in gran numero. Secondo l'opinione dell'autor:e non sarebbero affatto necessarie gravi alterazioni nella
ltHO
RinSTA
tes~itura delle pat·eti inte«tinali perchò queste diventino permeab•li ai micrOI'J.Hmisi; perché abbia luogo il passaggio di iJUesti parassiti c sufficiente una forte stasi venosa ~d una notevole imbibizione sierosa. Le culture pur~ di baltt>rl coltivali dal siero dell' t'rnie iniettate nel cavo addominale d1 a01mali sani non provocarono alcuna peritonile. Nello strozzamento erniario la mor'tB avviene per «epsi periloneale in seguito ad as!"Orbimento di veleno bacLer ico, quando Io strozzamento non è tolto subito. La perilonite purulenta avviene soltanto quando esiste necrc..si della parete intestinale. La prognosi della resez1one inte<>tinale primaria è, secondo l'autore, infausta perchè quella o~rariooe melle una gr ande fer ita per itoneale in una cavitt mfetta da batteri di putrefazione. L'autor~ riepiiOF8 come segue le sue r.onclu!'ioni <>opra questo argomento: 1" Nel sieio delle ernie incarcerate, fi n dal pr imo staùio dello strozzamento e molto tempo prima che soprav\'enga la ~ang rena dell'intestino si tro,•ano m•crorganì<>mi. 2" I medesimi provengono dall'interno del tubo inle!'ltinale ed em•Ftrano aJI'ester no all ra ver~andon e le pareti. 3• La morte dell'animale su cui siasi pl.'ovocato artitìciel· mente lo ~lrozzamento ha luogo per sepsi peritoneale, di ,.olito senza per•tonile suppurata, peri\ que.<~ ta può j>ure manife-
slur•si. ~· ~ ella erniotomia con apertura do'!l sacco erniario, bisogna far r recede1·e alla riposizione dell'inlestmo una e"'alta disinfezione dello s tesso e del sacco erniario.
8ulla lnfUatone lntraveno•a 4l oloruro •o4loo oontro le gravi emorraste. - (Centralblatt .1 ur Chirurgie, N. :l5, 1891).
Ler cBTES STER~.
Leichlenstern s i associa au·opinione di coloro che non <>olo ammettono un'anemia acu ta per una perdita di considerevole quaulil.à di corpuscoli rottsi, il quale stato essi appellano anem•a funz •onale, ma credono che si produca anch'"' un'anemia meccanica per la p~rdiLa di gr ande r[uanLilil di malt>riali liquidi
Clll RURGI C.\
l t> Il
del ~angue, •1uindi ~quilibrio nelle condizioni meccaniche lidia circolazione. La lrasfu..ione del ~n~ue dovrebbe poler rimuovCl'e amb1due i pericoli cioè tanto quello dell'ttnemJa meccaIIÌC8 che della funzionale se alla sua applicazione non sovrasta<~sero altr• pericoli dei quali è affaUo unmune la infusione tntraveno~a del cloruro ~odico. A questa operazione Leichten· !ltern attribuisce un potere curativo che in certe condizroni egli direbbe prodigio~o Esso agisce non olo alla gutsa dr un mezzo eccitante pez• il cuore, ma anche col riempire il "''~le ma vascolare resos1 vuoto e col ristabilire una sufficiente tonicità El rorse anche col prole~gere gli or~ani del corpo esangue da una ecce~s1va e troppo brusca perdtla di umor1 parencbirnali. L'autore praticò quest'operazione in otto CB!li di emorragia gastroenterica {lrave; se essa operazione non "al~·· sempre ad impedire l'estto letale, pur tuttavia nel maggior numero dei casi si potè constatare che l'alLivttà cardiaco l:'t rianimava in modo SOI'prendente, migliorava la ciJ'COlazione e ritornava la cosc1enztt. Alcune volle dopo lo trasfusione di cloruro sadico comptu·ve lo zucchero neiiP orine. L'tnfusione fu praticata sotto una pres!'ione di 1/ , a 1 , metro ed in modo che in una mezz'ora si introduceva tla 1/ 1 ad l litro di soluzione. La quanlitA minima del liquido è dai 500 ad 800 eme. Per regola !li posso,.o impiee:are fino a 1500 eme. L'autore accerta ùi non aver mai o-.servati lrisli accidenti da allriùuirl'li all'operazione. K soRRE. - 8tucU ouW.Uol •opra le fratture del or&D.lo. rCen.c ralblatt .fur Clururgie, ~. 38, 1891).
Questi studi furono intrapresi da Knorre sopra quattordici cast di rraLtura del cranio che erano stati esaminati anche da Korber n !>copo medico-legale. l dali anamnestici, il reperto necroscopico conw pure l'esame de1 relativi pezzi solloposli a macerazione furono partilamente presi in esame e con ri!mHali interest>anti, cbe indussero l'autore a contermure la teor ia di Messerer e di W ahi sulle fratture del cranio,
1612
Ili VISTA
la quale ammette per principio che la direzione della violenza o del tt·auma è quella che determina la direzione della t'l'al· tura e che qui~di dalla direzione delle tessure si può con a~solula cer!Rzzo. .stabilire la 1irezione del colpo. ~1entre egli, secondo il processo di Wahl, fa distinzione tra le fratture t).a scoppio che coincidono coll'asse di pressione, e le jraf. ture da i11crtroamento che decorrono in direzione perpendi<'Oiare all'asse di pressione, suddivide le prime in quelle che sono ca,zionate ùa compressione bilaterale ed in quelle prodotte da compMs~ione di un solo lato; distinzione che e~li reputa di grande importanza sollo il punto di vista medicolegale. I risultati delle sue ricerche concordano perfettamente con quelli ottenuti da Messerer e Korber. cioè che il prmcipio della fr·nttura da scoppio e diverso a seconda che nella compressione bilaterale cioè colla compressione lenlameole &!:raduata viene interessata in tolalilà l'elasticità del ct•anio, o che in causa di compressione localizzata, come per un ul'to circoscritto ad un punlo, questa elasticiiA é forzata ~olo par-Lialmenle. Nel rrtmo caso, 10 cui l'a!ler azioue di forma del cranio è più t•agguardevole, la frattura da pt·essìone comincia costantemMle e ~enza eccezione all'equatore. Nel secondo caso comincia al luogo do,·e agisc~ la pressione oppure in un punto mollo vicino al medesimo. Nelle fratture per compressione bilaterale si trova inoltre un più Lungo decorM delle fenditure e queste interessano tulle e tre re fosse del cranio quando la compressione avvenne in linea saglttale, e due fosse se la compressione fu sulla linea frontale. Queste fratture presentano ancora un allargamPnlo maggiore delle fenditui'e a metà del loro decorso. All'i11rontro nella compressione di un solo lato si osserva un più breve decorso della frattura da seoppio; esse sorpassano raramente la liuea mediana e si allargano al polo o vicino allo ste~so. Le fratture da in curvamento circoudano :1 polo di pressione e ,·anno ad interessare la tavola esterna pii.t est~rnamenle che l'interna; la parte ossea da essa circoscritta è spesso depres~a. Finalmente una serie ùi osservazioni fatte da Knor!'f' starebbero in appoggio dell'opinione di Ki)rher, che 'Iuando entra in azione una viohmza as~ai esteso, specialmente ..e il
•
.
t:HIIIUHGICA
l G1 ;}
corpo che la produce ha una formct 1rrezolare. in lutli 1 punti dove i due corJJi si toct'lmo, si producono det poh d1 p1·essione ai quali poi corl'ispondono d1versi aq~j di pre~sione Tenendo conto di quec:to ratlo si troverà che anche le fratture PIU irregolari ed in apparenza non !:Oggetto ad al· cuna leggo fisica sono suscettibili deUa distinzione sopra ricordata in fraLLure da scoppio e frnllure da mcurv&rneoto Quindi sarebbe da sopprimersi il gruppo delle fratture d• l cranio stabilite da Hermann colla qualifica di frattura senza tipo determmato.
RIVISTA DI ANATO~IIA E FISIOLOGIA ~ORMALE
E
PATOLOGICA
Eaperlenze sul aapore elettrloo. - Dott. S. LESERSTEIN, studente di medicina (riferite da L. HER'\l \'\N. -IPilii.gcr A rch., e Centralo. fii.r rlie metl. Wissensclt., X. ;i~, 18~11). D1amo d1 que:sto lavoro un sunto che è la concht<-ione •li molli e svesso r1petut1 sperimenti. La corrente a candente produce un sapore ac1Jo, la discPndente un sapore amaro alcalino, e que~to è SPmpre pni debole del sapore acido. Oltre al l!apore alcalino dove é applicato l'elellrode, nella l"orrente dillceodente si nolll anche un sapore manifestamente acido oe1 puot1 in cui la lingua tocca le ~engive e il palato. Nellt~ corrente ascendente non si YeriRca m modo mamfesto il corrispond •n te fenomeno. Dopo r aperturo la corrente discendente l'li Iascul dietro una sen~az1one debolmente acida, ma la ac:cend~>nl,. ne~ snna manifesta "ensazione. R1spetto alla intensità dt:lla cor· J'eu te la sensibilita delle diverse persone o ùella 11tessa ì11 diversi tempi si mostra diversa La intensit neeel'lc:ar.a pll' Iii corre nte ascendente (c:apore ncido) é molto minore che
1614
RIVISTA
per l'a!cendente, e per la base della lins::rue minore che per la punta. La intensità occorrenle per la sensazione del sapore acido é dì 0.0,06t vale a dire di 1/ u• di milliampère, talché confr ontA tn con altri or gani di senso l'organo del gust!"\ sembra eleLlricamente molto più eccit.abile di quelli. Le correnti iudotte deslano quando sono di media forza un sapore che é manifestamente acido nella djrezione ascendente, indeterminato nella discendente. Con le ripetute correnti dì induzione della stessa direzione sonosi confermate le esperienze falle con la corrente costante. Altre esperienzd con le correnti continue o interrotte in catena dimostrarono che le variazioni della corrente in generale non produc~vano alcun sapore eieltrico. In quanto ai rapporti del sapore elettrico con altri l"apori rJsulta che il sapore acido d~>lla corrente ascendente era sempre manifestamente senttto insieme con allro sapore; il che non accadeva pel supore alcalino della corrente dtsceo:lenle. Anche con le pennellalure di cocaina, nel Leserstein il ~apore acido della corrente ascendente non spariva. Anzi in questo il sapore elettrico nella epiglollide come sulla lingua era indipendente dalla direzione della corrente. Ir1 quanto alla teoria del sapore elettrico sembra che la elettrolitica sia la piu pr(lbabile.
Fisiologia della voce. - Dllata.zlone della trachea :pu eooe..o 4l e..rolslo (oantort, iltruttort, eco.) - E. :.'llrCA ISE. (Reoue de chirurgie, agosto 1891). La maggior parle dei fisiologi considet•ano fa trachea come un semplice canale, un tubo conduttore rlell'aria com• pressa per la relr6zione Jel polmone, fino alla glottide: questa opinione va modìlìcala. Nella r espirazione calma, colla laringe in riposo, la trachea si trova nella massima retrazione tanto nella inspirazione che nella !!Spiraziooe, presenta allora il suo diametro minimo, i singoli suoi anelli cartilaginosi s i toccano colle loro elo\tremilà. La glottide in queste condizioni r imane beante nei due atti respiratori , ed i suoi margini esegui-
.
DI A:SATOIIfiA 1:! FISIOLOGIA
16t5
c:cono m questa muta respirazione dei movimenti di va e vieni sincroni coi due tempi della respirazione st~~!'a. In certi alli fi!'iologi ci. quali la respirazione forzata, il canto. si grido, la forma della trachea cambia per lo spsegamenlo della sua porzione membranosa, la quale mcslrs cosi un orgttno ds perfezionamento else permetle la dilatazione della trachea e le manifestazioni della sua elasticihl e conlraLlililé. Essa ces<~a allora di essere un semplice tubo conduttore dell'aria, mp diventa un organo aUivo ag({iunto al laringe, che spiega la sua influenza nella produzsone della voce: in questi casi si comporta diversamente nei ùue tempi della respirazione, si restringe e si raccorcia nell'inspirazione, si dilata e si allunga nella respirazione. La dilatazione ù in rapporto colla forza della espirazione ed il g rado del t•eslrm~imenlo della glotlsde , tanto pisì grande quanto piÙ VIOlento e prOIUnf(BlO fu il grido O la voce emf'ssa, e tnnto maggiore nella parte superior e, pres~o la laringe, ossia io vicinanza dell'ostAcolo; la dilatazione può giungere fino alla rottura: questa dilatazione è dovuta alla pressione meccanica dell'aria <'ont~>nuta nella trachea, respinta, compre~sa dalle forze espiratrici; ed ha per effPtL"l di provocare la contralltlité dell'organo e determinarne le conlraz.iooi. Occorre precic;are il modo, la forma di •tuesta ~ontr'a zione. La trachea distesa tende continuamente a t•iprentlere il suo diametro normale, e, <'ome le arter1e, a mellere le sue pareti a contatto, senza potarvs mas pervemr., m causa delle sue cartilagmi: ma durante quA~ta dilatazione il suo dtametro subisce incessanti vat•iazioni in rapporto coi due tempi della respirazione e colla lensiono dell'aria contenuta. Essa colla sua elasliciLA, colla sua contrallilité iodipendente dalla volonLA corre$ta:e quanto q11esle variazioni possono avere di troppo bru~co. e conrribuic:ce a rendere così 11 suono della voce cioente invece che automatico e meccanico quale sar•·bbe provenendo da un tubo merlo e r i~tido.
Perché la voce si produca occorre che la corrente d'aria espirata aùbia una certa ten~ione per determinare le vibra-
1616
RIVISTA
zioni delle corde vocali. Durante il respiro calmo, nella in. spirazione, la pressione dell'aria contenuta nella trachea e bronchi è negativa, eguale a - 1 a - 2 mill. di mercut•i-o, nella espirazione essa diventa positiva e sale 2, o 3 mill. ma è ancora insuffieiente a far vibrare le cor•de vocali. Cagniard-Latour avrebbe trovato in una donna una tensione di cir ca 12 mill. di mercurio pei suoni di media a1tezza; 14,80 mill. pei suoni elevali, e 96,50 pei suoni elevatissimi: Grutzuer trovò risultali analoghi in un uomo, secondo il Beaunis. Nei suoni acuti che esigono il più g:ran numero di vi. brazioni, la tensione dell'aria endotr&cheale é assai elevata e s'aMompagna a dilatazione della trachea ed elevazione della lat·inge. La trachea ha dunque una doppia funzione fisiologiea, servire di tubo conduttore all'aria della respirazione, e contribuire alla produzione dei suoni mediante la s ua elasticità e contrattilità; La sua contrazione è dolce, elastica, lenta, continua e regolare, ed inoltre indipendente dalla volonta. La tensione aerea è data dalla pres!;ione esercitata dai muscoli respiratori, e da quella della trachea e dei bronçhi che sì aggiunge alla retrazione polmonare : la prima soggiace alla volontà ed all'essere oggetto di una speciale educazione, la seconda ne é indipendente. La es tensionale perfezione del suono dipenàe dall'armonia esistente tra i muscoli espiratori, la funzione della trachea e quella dei muscoli laringei: un difetto in alcuno di questi fattori porterà disturbi nell'emissione dei· suoni . Analizzan1lo i suoni glottidei vi si riscontrano come in tutti i suoni tre quali là: Yintensità, l'altezza ed il timbro. L'in· tensilà dipende dall'integ••ità ed énergia delle forze espi ratrici, tra cui sta pure la contrazione tracheale, l'altezza o l'acutezza è specialmente dipendente dai muscoli laringei: il timbro invece dallo stato delle corde vocali e dalla forina delle cavità sovrapposte. L e alterazioni della trachea si manifestano principalmente con disturbi nella .intensità dei suoni e nel timbro. Questo è ciò che si osserva nel progredire dell'età: la pot•·
+
DJ A~ATOMJA E FISIOLOGIA
4617
zione membranosa si fa sottile, floscia, meno cootraltile, si atrofizza: gli anelli pura diventano meno elastici. Oltre l'eta possono modificare la trachea processi infiammatori anteriori, sclerosi analoghe a quelle deUe arterie; calcificazioni delle cartilagini; del pari possono prodursi spectali alterazioni per abuso della funzione nei cantanti, negli oratori, negli istruttori militari. Possono allora pr·odursi delle dilatazioni persistenti, una specie di aneur isUia tracheale, il tracheocele. L. H. Pe t1t riunl in una memoria quanto si r iferisce ai Tumori gazosi del collo. Peusch r·iferisce un caso di Ectasia paralitica della trachea. Larrey ne riporta casi assai interessanti osservati durante la campagna di Egitto specialmente negli individui incaricati di gt·idare le ore dai minareti: essi a.d impedire la dispersione della voce in que!>t& specie parlicola,·e di gozzo aereo si comprimono la gola ed tl collo con un collare di cartone e di latta, il quale comprimendo pure la trachea vi mantiene la tensione dell'aria c permette l'emissione dei suoni. Cita pure lo stesso Larrey il caso di due soUuflìciali, antichi istrultori, in uno dei quali l'ecla~"ia tt·acheal~ si manifestava con due Lurno1·i eguali, del volante dt una mela, ai due lati rlel eolio: que!"ti tumori erano in!<Orti in seguito agli sforzi di fonazione eseguiti per lunghi anni nell'insegnamento degli esercizi militari. Ambedue questi sollufficiali erano colpiti da afonia e non potevano farsi intendere, &nche a bassa voce !<e non comprimendo qu~i loro gozzi colle mani: la respirazione e ra anche compromessa e non si compiva facilmente che a bocca aperta. Malgrado ogni trattamento questo tracheocele si riproduce in parte anche Mtto i minimi sforzi orali e questa facoltà momentaneamente ristabilita iu quei militari cessava appena il tumore si era ripr odotto. l.arrey consiglia per tali tumori la compressione permanente ed uniforme quale era esercitata dalle anlich ~ cravatte militari ri~ìde che abbracciavano strettamente il collo. L. H. Petit in una sua memorht riassume i -disturbi della fonazione llèi casi di dilalazion~ t.racheale, che vanno dal semplice indebolimento fino all'afonia e che trovano la loro 102
1618 spiegazione nella p81'le cho l'autorP t~llribuisce alla LrachPa nella OsioloJ.?ia della \'Oce, mentre finora erano ~0\'enli attribuiti a lesioni delle corde vocali
n fermento glloolltloo del aallg'U8 e l& pa.tog"ene•l clel diabete melllto. - Nota prevenll\' i del dotl L. s.,:o;so:-.; 1• - (Ow r nale della R. Accademia di medicina di Torino, fac;cicolo 6, 1891). L~! e::;pPrienze d• Merin~ e di ~finkowski, 1 quali l'iescirono a produrre un ~rav1ssimo diabete melhto estirpando nei cani il pancreas nella sua totalità. condussero Lepine ad emelto>re sulla putogenesi del d•abt-le una nuova teoria la '}Ha le s1 fonda sulla presenzA uel Mngue normalu di un fermento dis~ruLtore 1lel glucosio (glicolit•co) e c;ulJa diminuzione di e~so e del così ùetto potere a:lìcolitico del sangue nel diabete e in tutte le iperglicemie e ;.dicosuri~ trant!ìlor•e. La d•mostraziona che Lepine c1•edA di aver òn lo rli queslo fatto ripo~a sopr•a numero!:'i dosaggoi del gluco~.o falli sia nei cani normali o re"i diabet1ci cnll'estirpa.zìone del pancreas, sia anche nell'uomo sano o diabetico. Lepine ammeue che il pancreas non é la sorgente el'lclusiYa dul fermento ~llcolllico perchè ùopo la completa ablazione .ti questa ghiandola il sangue possiede ancor'a un cer to pot,.re glieolìtico; perciò altre ~landole intestinali dovrebher·o &vere una azione acce<>sor·1a o vi«'ar•a. La llll•lVa teoria tli Lepine, apparentemenll' l:it:ducenLe. sembra l)il'aulor e elle abbia un fondtunen to troppo poco solido, giacché si baRa sopra un fallo la cui d imo~< traz10ne é basata alla sua '\'Oila !>Opra micro:-1' •JIIche differl'nze di vari dosa;r;;i •ÌÌ ~lucoc:•o ciel sall!:rue praticati con un metodo eb• oramai e stato r1ronosciulo per solo r·clatìvamente esatto, quale t'• •tnello di C. Beruard. Vollo p~>l'Ciò praticare delle u!S,;er \'Hlioni ed e ... perienze cril•che dalle quah l'li crede autorizzato a concludat·l· che la teoria emessa da Lepme 6 inel!alla. Non nega che in molti casi dr diabete umano la ragione della ~licosu ria consi!'ta in una diminuita di~ lruziooe del glucosio nel s angue-, teoria gia sostenuta da molti, ma pel
Dl \:'\AIOliiA E FJSIOLOGU.
1619
momento anche questa r imane sempre una teoria, e la di- • moslraz.ione datant' da Lep10e egli la ritiene ingiustìtlcata. t;iacehè rtposa sopra un fall > che e luna-i dall'essere dtmo!-llrato, cìot1 l'esistenza del fermento Etltcolilico nel Sllllfo!Ue' circolante normale e la dimmuzione di esso nel san~ue J~i dia belict
BUleulonl aulla patogeneal del oaaoro, c oa apeotale rlgual'do alla taorla mtorobioa. - Doll. ROGER Wn.LLAMS. (The Lattcel, settembre l891). L'autore ritenendo per canrro ogni neopla..ma d'or igine epiteliale avvenuto per modificazione del processo Cormali\'o, per costituzione di un nuovo centro insubot•dinalo dt -<viluppo. per alcune cellule epiteliali che crescono e si moltiplicano ptù rapidamente deUe comreoeri, per mancanZA di quella fot·za iole~rnnle che normalmente restringe le attività ne' propri limill, per un'Anormale germinazione che P rtpetiztone modificata dello sviluppo normalE'. si associa al ~titchell n.., l r iguar !are il cancro come uoa dis"Soluzione istogeuetiea. Ciò che convalida q uesto concetto l> la grande dìl1'erenza morfolovira de' dive~i cancri secondo la locali tà nella qual~:: "'i orig111a.no, ed lllflllti, <iatre..ame del cancro aella mammella, ùPIIa pelle e del retto, si ~corge che la loro o r~aniz zazione pre!>enta indubbia somiglianza con gli orgtHlÌ nei 'luali sor~ono, e questa indi\•tdualità autonoma, caratler•,..tica di ogni car1cro. é In ragioo~> del loro pa rassi li~mo, della loro persistenza, e del lo•·o accrescimento indefinito. Nulla di ~i mile si osser .;oa uei pseudoplasmi infiammatori, che beo presto tendono a Pcomparire. La granùe somiglianza fra i cancri primari cd i secondari, • un fenomeno della stessa importanza, che non si può riferire ad azione inllarnmatoria o microbica, ~1accbè è inconcepibile una spie~azion e di Lal fenomeno senza la presenza delle ~llnle ep1leliali. capaci di riprodurnl' delle simih. quintli bictogna conchiuJere che il centro mor boso é rallo dalle st~ ~se cellule epilt!hali.
16~0
IU\'ISTA
Que!':le sono le ragioni a priori che rendono Improbabile la teor10 roicrob1ca del cancro, ma ve ne sono delle altre
a posteriori. Prima di chiamar parassitaria una malattia, bi~o;rna tro''are il parass1ta, i!"olarlo, e ripro•lu r re la malallia con lo stesso parass•ta. Or tutte le pt·ove di r1uesto genPre sono a bortite l'una dopo l'allra. Dove sono andali a fini re i microbi ~pecifici di Rappio, di Frt•ir... tli Scheurlen, eli Fr11nke, di Lampazi-Rubino, d i Savarelh, d • Kuba~of'f, di Ru~sel ed altri? A p pena scoperto il bacillo di Scheurlen, ru dimostralo da Senger non esc::er altro che •l bac1llo della palata; i corpi a fucsina di Russe! sono ritenuti oru per coaguli pt·oteici; il tentativo ultimo di attribuire lo generazione del cancro ad una psarospermosi uvrà probabilmente la stessa tlne. Fra lullc le ricerebe pel microbo det" cancro finite con r isultati negativi, le più complete sono tJuella dì Shaltok e Ballance, di Senger, di Makara e di Bazzole, e da tutta questa patologia batteriologica risulta che quantunque sotto .tale condizioni '"arie specre di m1crors;:anismi posc::ono vivira nelle neoforroazroni cancerigne, pure nessuno di esc::i ~ la causa vera della malaltia, c1ononperlanto, i ballet·ioloc:i sono ora più fidenti che mai in un microbo spt~c1f1co del cancro. Ma perché ostinarsi in questa leoria micmb1ca ~e noi possramo spie~are luUt i fenomeni del morbo !lenza bisogno di un microparassita' Questo non é più neces!:ario per la genesi ùel cancro che non lo s1a pet· la genesi di un dente o d'un capello. 11 microbo del cancro non è stato "Co· perlo, perché con tutta probabilità non e~•:;le. I risultati negali\•i dr numerosi esperimenti d'jaoculaziono menano alla stessa conclusione. Tulti i tPnlati vi fatti per lrasmt-Ltere sperimentalmente il cancro dall'uomo all'amlnale e da uua specie d'ummol1 ad un'altr·a sono falliti, e ~:!'li a1h•gati succ~>l>SI di Lan;;renbeck, d1 Follin ., di Goujon non sono rigoro~amen te provalr. Dupuytren nulr1 a luogo i cani con cancri umani, rna non ne rimasero infell1, "i disse cue gli e-perimentr sarebbero forse r1u<::citi se ro~!'ero <:tali r~tt• rra animali dèlla "tes.. a specie, ma i tentativi falli m
DI ANATOMIA .E ~'JSIOLOGIA
16"lH
qne<tlO ~ ~n"o del Serne. Jeannel, Ber·t KorLo>, E1·bre, DoulreleponL ed allri ono sempre abortiti; Hanau esperimentando fra topi e Weht• fra cani assicurano ora che dopo mol~i iusuccessi sono finalmente riusciti a t•iprodur re il cancro, mA si é detto che i loro risullali sono probabilmente dovuh a !"ponlaneo ~volgimento del morbo che non ha nulla dt comune con l'moculazione, e questi esperia1enti non sono stati confermati da Altri. Nella specie umana non v'è t>sempio di cancro comuuicato eia un ind1viduo ad un altro. L'ardimento d' Ahberl che inoculò se stesso ed 1 <>uoi dtscepoli rima!'& infruttuoso, e nessun chirurgo ha mai contr·a tto il cancro nelle frerruenti esposizioni al conla~io che si verrficano durante l'operaz1one, e tulli quelli che hanno assistilo e med1cato malati di cancro c::;o n sempre rimasti tmmuoJ, n~ nei rapporti sessuali con inferme di cancro uterino si può citare un sol caso aul6ulico di conta~do dell'uomo; v'è dunrtue ra~ione di credere che il cancro non sia iuoculabile. e che non esi!=tla un virus capace d agire come quello del tubercolo e di altre malallte. Sull'autoinoculahilils del cancro vi sono pochi es;perimenli; Habo dice tli uver trapiantato con successo alcuni lnuesti cutanei canceragni dalla mammella ammalata aUa 'tlna di una donna, ma ciò non «arebb& che una metastasi artiflctale; Seme non r iuscl a tt•apaantare un frammento d'epitelioma cutaneo dalia pelle oella gamba al connetti vo solloculaneo. llll'l l'evic!cnza d .. JI'autoinoculabthls del cancro dertva dalI'CI"~ervazione clmtca, giaccbè si e notato ptù \'olle come pet• uo t•pìtelioma r imasto per molto tempo in cont~Lto con una super l'lcie epiteliale sana, questa sia alla fine divenuta canc~"ri#ma come per diretta inoculazione. Crìpps ha r1rerito 11 ca.;;n dt una donna con este~e ulcerazione cancerigna di u11a mammella, cl1e non poteudo coprirsi, teneva cos~ante mente fO$Cìalo il bt·aC'cio a d angolo retto m conta.Uo con la ptaga pet· più mesi, in capo ai quali, il ~omito divenne "ede di un'ulcera cancPrignu di pni pollici dt diametro. Cn ca<:o simile ~ cil~lo dtt Mor~an, il quale r accouta che il dotL. Schaw curava uua donna, nella quale la marnmdla pendola e cancerigna a ve va ulceruto la pelle del to-
162.3
RIVISTA
race nel punto di contall~, e l'autore as$erisce ri'a\'er "eduto molti esempi di questa specie nei canc1·i della vescica e delle labhl'a, come molti casi son circondali di superficie ero~a che poi diventa infella per lo scòlo dell'ulcera cancero.. 8 , ed i chirurghi temono delle diS<seminazioni treumatrche del nlorbo pel succo cauceri$rDO che si versa durante l'opera7.ione. Dagli esempi suniferili si scorge come i fenomeni ossen·ati ras:;omiglino più a quelli d'un innesto di leS!>Ulo che a quelli d'inoculazione d'una malaltie infettiva, donde si pu6 arguire che le cellule ~pileliali morbose sieno esse !'lesse l'agente infettivo, e che l'autoiooculabilila del cancro sia un fenomeno dell'istesso ordine della metastasi. L·evidenza è ad ogni mode contraria all'esistenza d'un rnicrobio specifico del cancro. ER~EST NEVE. -
-
Sull'&natomta patologloa del panoreu.
(The Lancat. settembre 1891).
L'auLore s'inollra in questo campo inesplorato, diYidendo
le sue os§òervazioni io due serie: nella pr·ima ripone ~li esami macroscopici e~~uili sul pancrea~. accingo>llllo~r all'esame microscopico solo quando lrovA , o sospetta un'Allt>I'AZio•1e; nella seconda pone le di,.sezioni dell'organo, fatte per ricercare le relazioni di esso Mn la vena porta e col flotto coledoco. Misura l'organo sulle tre t!imensi(lni, ne reA'islra il peso e le apparenze ad occhio nudo, quintli esamina la sezione al microscopio. Tro'a dei pancreas normali nei morti per accidenti fortuiti, nei •ruali gli or gani addominali erano sani, e ne fa delle sezioni che ritiene come campioni; si serve dell'acido picrico per indurire i pezzi, o deJl'alcooJ assoluto quando li trova rammolliti e diflluenti. Per studiare le aller·azioni cadaveriche dell'organo, pone dei pezzi di pancreas per 12, 2i, 48 ore ad una temperatura di 38\ ed al microscopio rileva Ja progressiva reintegrazione, il frazionamento dei tuboli, la distruzione delle cellule, la presenza di cristalli di leucina. Per la colorazione s.i serve dell'emalossilina, del metil-violello, e d'una soluzione d'acido osmico nelle degenerazioni adipose e ceree.
DI
A~ATOKL.\ E FISIOLOGH
i623
!..o . lutiio ,·ersa ~ulle "6guenli malattie: 1• Tnbercolo. - Ui sei casi di tubercolosi, uno solo presentova la super-tìc1fl del pancr·eas coperta di tubercoh milrari. ma nell'interno dell'or~eno non v'erano tubercoh, nelle "ezrwu si trovarono cclluiP. grganti, ma non bacilli. 2• Unfosarc.oma .,econdario. - Per un grosso neoplasmu primitivo delle ~hiandole linfaliche rt>lro-peritoneah adt~rente al pancreas, la neoformazione lrnfoide si era futto stretla fra i lobuli di'l pancreas, nel quale cominciavano !Zià l" Alterazioni atrofiche. 3• Sarcoma - In un uomo di 6::! anni fu LL·ovato liTI "arcoma molle che involgeva li\ porzione pilorics dello stomaco ed il pancrtta~. ~d al taglio mo!<Lruva una strultur·a fibroso con piccole ar~e di colore oscuro; al microscopio sr vetl~vano cellule nucleale, con nuclei ovah o circolari, ma !lOn cellule epiteJjali. 4o Adenoma. - In una donna di ;,o a noi fu ti'Ovalo un tumo1·e rlt>l pancreas globulare, appiattito ai due poli, aderente al tluo leno ri"trello, che comprendeva il dotto biliare mollo contralto. Tutto il pancreas era intlurrlo. eri al micro<>copio c;r ve.levano trttbecol~' di leS."Ulo fibrinoso nucld&LO. dt'!!lt spazi riempiti da cellule piccole e b>.!n nuclenle, in qualche punto il tessuto fibroso aveva il caratll:lr'e ùullo scirro, dei lobulr di tessuto gJandvlare er·ano atrofici, nel centr o di alcuna <l[l8Zi alvo:olari ,·erano cellule p1ù grandi, cellule che per davano il loro nucleo divenendo masse grunulose ~ral liccit>, in a lcuni punti dei tubi ~laodolari d1 nuova fmna:r.iont> erauo aggluunoli con c~llule rotonde, altri tubi erano gialltcct. rtpieni di rnaleriale amorfo. n• Carcinoma prir11ario. - In un cadavere di donna <ii 3~ anni, con cuor•e ~rnsso. polmoni edemalo~r, congest1one ed rnfarti emorragici nel fegato, si L!·ov6 un pancrea~ ,..he pe,..r.vn 126 grammi, duro e congeslo, con grosso mfarto ~ morra~nco ulla superficie Al mrcro.,cupio s1 \'edevauo scompar si i tubi glandolar·1, e tutto l'orga110 rnva<>o da uno stroma fibL·uso contenente Ullllll8"'"' di cellule dr var1a granMz1a, molle cellule poltnucleate, poche in pn~da 1:1 òegeilerazrone grll!<~&.
RIVISTA
6• Scirro aeeondario. - In un uomo di M anni oon cancro del peritoneo che involgeva gli ureLeri, la ~upel'flcie della milza e del fegato, la super ficie del pancreaA e ra involta 10 una massa di nuova formazione, separaLe dal corpo ftlandolare per mezzo di uno spesso tessuto fibro~o. l n un altro caso il pancreas era coinvolto in uno ACirro della re~ione pilorica, lo slroma era un vecchio tessuto fibroso, le cellule grandi e nucleala potevano facilmente es~ere d is;;tregate. -;• Cancro encejalotde - In un uomo dt 30 anni co n degenerazione cancerigna generale del peritoneo e deiJe vi~"ere addominali, il pancreas conteneva molteplici no1luh Etlobulari, molli, del colo•· della crema. Al microscopio si vt>devano consislem.e di tessuto fibrmoso con grossi n ucle i di varia g r andezza, alcuni dei quali erano polinucleati. 8° l nfiltrazione {} rassa del conneclico. - Fu rinvenuta nella gangrena polmonare, nel cancro dello stomaco, del retto e della mammella, nelle malattie del cuore con ve~ lAzioni aortiche, nella lisi, nell'alcootisrno, nelle idatidi del regalo, negli ascessi epatici, nella calcolosi biliart>, nell'erel->tpola, nella cirro~i del rene, nella sifilide inveterata ed in un caso di meoingite. 9- Cirrosi. - L'aumenLo del connettivo mtersLiziale fu lro\'ato nel paucr eas 13 volte; nel dtabele, nel rammolllmento cerebrale, nella polmonite ipostalica, nell' Pmpiema, nell'aneurisma dell'aorta, nell' ulce1'a perforante dello stOmaco, nei calcoli biliari, nel cancro del polmone, m'Ila polmonite lobare, nella carie della spina. 10• M alattie det oasi sanguigni. - In selLe cas i di degt·neraz.ion~ cerea della mìlztl P oJei reni. i capillari del peocrcas erano amilotdt o degt>neralt in g rasso. In un caso odi dìabet~>, in due di aneuri~ma aorhco. si son trovatA dilat.z1oni dei dotli e dei rolltcoli glanJolari del pancreas, e ehJusura per coa Lilo di altri dolli ghiandolari. 10" Rigon fiamrnlo torhUo etl in fiamma; ione par,.nehimatosa. - In un caso di febbre lifoine con alla ~e mptara tura il pancreas era divenuto molle e dt color e oscuro, le cellule grosse torbide e gr anulo11e; in 11 0 a llt·o caso s imìle
Dl
A~..\TOXU.
F. FISIOLOGIA
gli elemr•nti glandolari erano rigontìati, ed in alcuni lobuli impicraohli. &fl'glomerali etl intorbidati; altra casi mos travano rigonfiamento torbido delle cellule. In a!Lri soggetta nei quali si trovO lo stesso reperto del pancreas. gl' mdivicluì erano morti di endocardite ulcerosa, di peric11rdite, di perllonìte, di setti ·ernia, di tubercolosi acut.a, fii ~angrena polmona:-e, ed in vtla si era sempre not-ato forte elt~vamento di temperatura. tt• Degener~ione grtUSosa (/ella f1landola. - Si trovò frequeutemenle, una volta su tre pancreas e>laminali, ed occorse nf'l diabete, nel cancro dello slotnaco, del retto e della mammella, nella gnngrena polmonare e nelle Lubercolos~ nella polmonite e nell'empiem~o, nella meningtle, nella carie delle vertebre, nella sifilide anveterata, n<>lle fratture del cranio, nella nefr ite, negli asceq~j epatici, nell'atrolla ~ialla acuta o nelle idatada del fegato, nell'endocardite e nei v1z1 aortici, nelle antiche emo;ragì~ cerebrali e nella sifilide. In tutti que~li casi le cellule della ~hiandola ea·ano p11J o meno degenerate. cootene,·aoo gocciole adipose damoslrabih con l acido osmico; in c1uindici casi v'era deciqa intlltrazaone ~rasso~, in qualta·o v'era cirrosi del pancreas, in tre 1 capillari avevano subito la degenerazione amiloide, ad in tutti queslt cas1 l'apparenza macro:c>copka della ~~andola era normale, normale ne era il peso e la consi!'tenza. Bulla aeparasione del aall 41 oaloe per la orlna. G. HOPPE-SEVLER.- (Zeii8e!.r. f phgstolog. ehim., e Centralb. f. dee med. Wissensch., N. 35. t891). Confrontando la ~aparaztone della calce per mezzo d~>lla urina nei malati allellali ebe non hanno alcuna affeztone anlerna. ma !>olo delle pacco!.~ malattie charur:.nct.e (ganglio del piede, ulcera del piede senza. parteci1'azione delrosso, ulcera della gamba, contusioni, scottature della pelle) con <Juella dei malati che Yaono camminando ma che ~i trovano nelle stesse condizioni di nutriziOne. 5i è trovato per i primi O,i2 di fo'!falo da c•alce, per gli altri 0,38 Ftr. al ,:tio1•no, 11uindi nello s tato di ripo~o quasi il doppio che nel moto del corpo. Si trovò
!6i6
RI\ISTA DJ A~ATOlll \ K FJSIOLOGlA
pure nei malati che sono obbliga~i a lntlo per paralisi (mttllte, spondillle) un manifesto aumento della l'eparatione della calce p~>r la via della orina, che solo in pochi C8l'lt eccezionah ~• poteva spie~are per la d;Hcteute nutrizione e per la avanzata età ciet malalt. Nel prolungato riposo a letto ltl quan. ttta di'Ila calce pu6 a poco a poco di nuovo dimtnuire, sicchè raggJUnga tlnlllrneole tl ,·alore normale. Nelle mfllattie febbrili lu ~eparazione della calce diminuisce, carlo 111 parte per la diminuila ahmentat1one. Come, secon<lo Salkow::-ki ed altri, la introduztone del s ublìmato aumenta la separazione della calca per la orina, Io stesso avviene, aumentaudo in pari tempo la diuresi, con le iniezioni oleose di calomt.:lauo; come mìuimo si trovò 0,50, C9me ma~~imo 0.9~ di ro~rato di calce per giorno.
RIVISTA DI TERAPEUTICA Bull'a:slone antl•ett1oa 4ell' euforlna. - Dott. V. OLIVA. - (GiornalP della R. Accademia dc medicin<l di Tor ino, !!iugno 1891). L'autore per consiglio del prof. Giacosa ha sludia tn dal lato clinico il ''alore antisettico dell'euforina o feniluretano oi cui finora ~~ é parlato poco come nuovo su~sidio terapoutico nella p1·alicu chirurgica. Tralt.an losi di una sostanza poco !:Olubile nPil'ac•JU&. ne studiò dappr ima l'azion~ ~mila superficie granuleggiunte delllj pia~he. U!\6 dapprimal'eurorina cristallizzata; vt'llo però che alcuni malati acciJsavano un legr.tero sen~o d1 bruciore, e in tutti si dt>lerminavaoo dalle granulazioni delle leggere emorragie capillari per lesioue meccanica provocata dai crt~l.aUi a~hìformi, cosi adolt•) l'eurorina flnamenle polverata, e talvolla anche una pomata al 10 p. 100 di vaselina.
RJVI~T.\ DJ TERAPF.UTJCA
16:!7
rJsultall ottenuti dall'autore furono assa• ::-odJi-sfac.:nLI e da essi concluude quanto segue: Clinicamente si tleve riconoscere all'eurorma un dec1so polare antisettico o quindi può con vanta~gio venire intro1lolta uella pratica chirurgica comune. Nou ~i poò pretendere però che ~i debba ven1re ad esPgu•re anli.,ell1camente delle operaziom di imporLan7.a rirorrendo esclu'-ivamenle all'eufONila. Qw!sla non deve uscire dal <'ampo ri~ervolo ugli anll"ellici pulverulenli in conco1·renza coll'iodoformio elle sotto alcuni I'J~uardi mosh'&"Ì a IJUesta inferiore anche a 1 rescintlt re ciel fatto CJ1e l'ioòoformio ha Ull odore di~gUSlOSO, menLrA l'euforma è inodora e alt~>randosi sviluppa ~ulle piAghe un odore aromaLico p10llosto gradevole. L'autore da ull11no ricooo~co nell'eurorina un allro van· la~g:o. cioc quello di limitare la secrezione che ùivenlu qna<>i ::-ierosa, mentt·e le ~ranulazioui ::-1 fauuo re~i~tenlt m hpendeiiZ& di una legge1'8 azione caustica, ùi un così dello potere astrm~eote del rimed1o o de1 suoi prodotti di decomposizione; inoltre not.asi 11 rive~timenlo t>p1teliale avanzarsi da1 morginì al centro della piaga allrettanto rapiclo.inenle e forse piu ancora che r·tcorren Jo ttl solo ioJoform.o. So,niEROI\OoT. - Nuove oomanloat:lont•ulla guartgìone della taberoololl ool oreo•oto. - (Bc rliner l.linisclle n·ocltensehrift, N. 43, t89 1). t•aulore riferisce le islorie cliniche di nove malal1 di tu· be1·colosi leggere e di tre lubercolo~• polmonari gran, guarili o miglioraLi grandemente con l' uso giornaliero del creosoto. Questo rimedio è sommmistralo 1n cap~ule gelalwose (l) coutenenti ciascuna dieci o 15 cenLtgrammi di creo<~oto. Lo do"e giornaliera ·iruziale è di mez.zo g rammo di creosoto da uumentersi pro~r~sivamenle sino a tre e quallro ~otramnu e da continuarsi, secondo la tolleranza, per mesi. \l) In Germ1nia le rapaute sono preparato ~peclalmento•laì si~oorl ltutm~nn cd llautors lu llannov~r.
16~8
RlVlSTA
NeiJe capsule il creosoto è me~colato con l'ol1o di fegato di merluzzo, oppure con l'olio di olive. Invece delle capsule si può per economia prescriver e la mtslura di Hopmnnn, che t> costituila di creosoto parte una, tinl11ra di genziana parli due, di cui si ammmislrano giornalmente da 20-80 S\'Occe, tre volLe, diluite in abbondante quantita di acqua. Il rimedio in generale è tollerato benissimo clagli ammalali speci'llmenle dopo le prime ~etlimane dì cura ed occorre assai di rado di doverlo sospendere, durante una serie di giorni, p~r intolleranza dello stomaco . L'autore ha potuto somminislra t·e senz.a interrtl?.ione 5, 10, 20 mila capsule di creosolo a molli ammalati, i quali conservarono, d:mmle la cura, eccellente appetito.
c. s.
Un nu:>vo antlaettioo volatile e suo impiego nel morbl broDoo-polmonarl oronlol . - Nola pre ventiva del dottore A. PASSERml. - (Ga;.;etca degli Ospitali, 9 a gosto, i891). L'autore ba modificato il triclorofenolo in modo da averne un l1quido (ehl orphenot) con odore non disaggradevole e con vapor·i piu pesaniJ dell'aria, e non il'ril:aoti. Dopo esser>~i accertato dell'efficacia di questo rimedio per la rap1da cicatrizzazione che produce nelle malattie esterne, l'autore lo sperimentò nelle malattie bronco-polmonari nellu sper·aoza cb e la g rande volalilità e la pesantezza dei suoi ''apori ne rendessero a~revole la penetrazione fino alle estr•eme dirA1na~oni bronch1ali, fino aj:tli alveoli s tessi, e permettessero dì spiefr&.re dt~·ettameote, in loco, la sua benefica azione. L'esi tu superò l'aspettativa, stantechè le inalazi•mi di cMorphenol furono btne tollerate anche dai Lisic1 avanzati senza alcun inconveniente anche se conLinual-e a lungo. Queste inalazioni furono asso::iate sempre a!l11 c11ra gener!lle igienico rrcostituente, ma l'autore si dichlar'a convinto che se anche a.-esse dovuto arrh·nre ad e~uall nsultati colle solite cure, il tempo necessario a conseguirli sa rebbe stato assai più lung-o ~enza l'aiuto del chlorpheJwl, t'ite nelle inalazioni noo può a meno d1 produrre questi effetti:
1629 t• Favorire, 111ediante la nect~ssaria ginnastica polmomtre, la espan~ione e la respirazione degli apic1. 2n Dimirw•rt', colla potenza anti~ettica dei vapori, la vitalita dei bacrlli. 3• Eccitare la vit.slit.a (ed il fagocrtismo 7) del tessuto polmonare, rendendolo piu resistente e più idoneo a sostenere vittorrosamente la lotta contro l'invadente parossila.
RIVISTA Dl TOSSILOL~GlA E MEDICINA LEGAlE Del pasù dellDquentl. H6pil<m;c, N. 120, lf!91).
C.
ATT\\JA:-o.
-
(G•uettt cles
Con.clu8ioni:
t• Benchè qualunqne pazzo possa d1venlare delinquente nd un dato momento, la frequenza degli alti delittuosi o criminali \al'ia però considerevolmente secondo la forma d'alienazione mentale. 2" Si possono cosi d1sporre, per ordine di benignità criminale decre!"cente, i differenti generi Ji alienazione: paralisi generale - inrermità cerebral1 (1rubecllhtit, idiozia, demem:a) - sLati melanconiei - f-lalt mamaci (lollia ci•·colare, rsteri:"mO) - pazzia puerperale - follie tossiche (alcooli~mo, u~-velename nto rnorlinrco, ecc.) - foll1E1 parz1ali (delirio di persecuziout>, mania reliftiosa) - epileS!lla- follia impul~rva. a• È molto difficile il pole1· 11ffermal'e se un pazzo del' n_ •tuente, restrluilo alla libertà dopo un cer·tu tempo. non commett••rà un nuovo allentato. La persr~tenza delle allucinal. oni può ~ola in un gran num• ro di casi ser"ir~ di ~r.!a sulle appr·eosionr che devono suscitare questi maiali. 4" Quanto alla loro re:>ponsabJlilé, e~:~sa è evidentemente nulla in tutti i l'asi in cui la loro pazzia e nelLam~nte confermA la , ed es!"a de,·e C":'ere <~labilita nel !'enc:o più larJ;O,
1630
RIVISlA Dl TOSSICOJ.OGIA E MEOICI:\A LEGAI.E
nei casi di rem1ssione o d'inlermittenta, percha non !!i puù pr·ecil!ftre mollo esatla.mente in quale misura questi malati sieno ancora solto la dipendenza della loro affezione latente. 5• Esiste una classe d'individui, pazzi morali, tipo inler. mediario ibrido, con 1stinti eminentemente viziosi e perver«i, per i quali nuocere é, per cosi dire, una vera funzione . Questi formano una vera popolazione tlulluanle lra i manicomi e le p•·igioni. Poiché il loro posto non è nell' uno, ne nell' altro, ,., i n uno stabilimento intermediario elle sarebbe l'asilo di aliennt delinquenti. Si dovrebbero rinchiudere egualmente in questo asilo i delinquenti diventati pazzi, gli alienali con reciòiv~, come gli alcoolici, gli epilettici e tutti i paz:Li veramente pericolosi, vale a dire quelli cb e avrebbero dimostrato eon un auo che la loro libert~ melle in pericolo l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Queste diverse cate~or·ie formano un contrasto pronuncialo con un gPandissimo numero di alienati, con costumi miti ed inoffenc:ivi, vecchi colli da demenza senile, idioti, imbecilli, apoplettici, ecc., lutti, d'intelligenza debole, ma che però non presentano alcun pericolo. Qu&!<l8' g rande dislinzione rra le due categorie d'indh·idui, ~li altcnali delinquenti ed i pervertiti, per• una parte, e gli ii\Off'ensivi, per l'altra, e per conseguenza la differ enza di C•lllaf'amento, avrebbe. lra gli altri vantaggi, quello di permellet·e di esercitare una sorveglianza più rigorosa sui me· lati Jella prìmtt categoria e di accordare una libertà più g:ranrle a quelli della seconda. l primi \'errebbero collocati in uno stabilimento che ~i avvicinerebbe alle prigioni, i secondi invece in un asJJO che rassomiglierebbe piuttosto agli ospeJali. Il pubblico penetrando piu facilmente e quasi come in uno spedale, in questi ultimi asi li che egli allualmenle considera come pt·igioni, si convincerebbe che non vi è sequeslrazione arbitraria e lascerebbe da parte le ingiUste prevenzioni che esi1:!tono nel suo animo contr·o i manicomi ìn generale e contro i medici alienisti
1631
RIVISTA DI TEC~ICA ESER\lliO ~IEDlW ~llLITAR~ ~·---~golamento
aul aervtslo a&llltarlo ln tempo eU paoe per l' e .. rolto te4eaco. - Frieclrn.s San.it6ts-Ord n.ung, Berli", 1~91 J
Con approvazione d.el Ministero della guerra e contempo· raneamenle all'abrogazione del Regolamento per gli ospedah detres"rcilo prussiano fu pubblicato Il nuovo ordinamento sul servizio ~anilario in tempo dr pace. Esso consta di due volumi. il primo contiene il leE<lo, il SI'COUdo le appendici (modelh, pre'-l'rwoni ~ugli alimenti, ecc.). Il primo volume si drviùe in tr e parli le quali trattano separatamente del ser,·izio sanitario di pace in generali', <le) ~e r' i1.io pre~qo le truppe, dt!l ~ervizio pres«o gli ospedali. Il servizio "anitario di pace comprende l'i~iene e la curn dei malati presso le truppe e presso gli cotabilimenti mililar·i. como pure tulle Je operazioni preliminari e preoarator •· per alluere il ser,izio sanitario dr ftUerra. Il f'ervizio d'igien·~ si occupa a mantenere le buone condizioni della salute, ed allontanare tutte quelle influenze che sono riconosciute contrari~> all11 salute medesima per fJU&nL•l lo ~onaenlono le condixioni della vrta militar e. Il servizio dei malalt ha il compito ùi drnettere m ~alute i malati ed i feriti. E"~O consi"le nel ~ollectto <:O<'I'Orso mP.iico e nel pro<'acciars ti prescrillo r iCIWtWO e alimentazione ar malati. Hanno diritto alla cura gratuita dl.'l medico del corpo lulti i "ottuffic.ah e soldati appartenenti al corpo stesso, gli impie~ali militari inferiOri e, dietro rrcllie!'ld, gli uflicieli ed impiegati ~uperiori : inolLre le mogli ed i figli dei medesimi quando convivono nella stest~a abitazione (se sul luogo non
163.3
JUVISTA DI 'fEC~ICA
esic;te un ufficiale medico, gli uffic1ali ed 1mpiegati ~uperio ri non hanno alcun dirilto a cura ~ratuita). Il cap1tolo sull'andamento a su~li or gani del ser,·izio senitario sancisce una innova zione che due anni indietro el"'ll stata adottala in via di e11perimento; con quella innovazione venne stabilito per ogni corpo d'armata un uffic1o !"anllario la cui direzione è affidata al Generalar~t (1). Appar~ien e al per:iont~le di questo ufficio anche il tlireltor e del r1parto microscopiCO per le ricerche is.deniche chim iche (ma ~~·o re medico) al quale neUe circostanze di ser v1zio <>anitar10 presttO le truppe ed autorilli son prereribìlmenle asE>egnati i lavori e le ricerche micro~copico -balteriologiche. Appartiene a quel per!'<onole anche il farmacista mag~lore del corpo <l'armata in qualiltt dl •llrellore della sezione chimica, inoll1•e un medico a s!'IIRlP.nte e uno scrivano. L'ufficio sanitario é l'auloriiA med•co n11liLore pro,"inciale pe1• gli affari sanitari del corpo ll"armata. L"ufflcio Mnitario è anche l'aulorilà preposta agli ospedali militari compr ef->i oelln zona del corro d"armata, e che oe son·eglia tutto il servizio medico e farmaceutico. re Il) Cred•amo uiJie di qol riporlarc l'elenoo dei varil Jlr&•ll dci mMid militari te<l8$thi, m un col rango milìl;lre a eul ~ono assimilali e le funzioni clll
,;ooo nonnalmentt •leslinati:
Generalalabsant. • . • Generale . Capo del eCirpo ,;ani lario. Generalarzt 1!1 t• elnsse Colonnello . . t Me•lico di corpo cl" armala loJ. di ~ J•l. Tenente colono. l (Corpsar:IJ. M·-tlieo d1 regtpolto to (~
Oberstabsarzt di t• ci:u~ Maggiore . Id. di~ Id. Cnrit:mo .
Capll:lllll .
Ì flltlllsar .:l), metl. di presidio • C (Gcu·nisonsar:t) medleoaapo •
) di uno sped.Jie (Chtfar;IJ. ~ed.co di wttaglloM (&114Uton•ar::() nei "~lliDoe&U dJ raol~ria, mc.lico di J~eZiooe (Alllllnlllllgwr:l) nell' artl-
Ftlierb (tJclla c:a'allerla ooa •i sono Slal-ralf, ma 10lo Oberstalisàr::le e Alrilkll· A ~~istenurzt
Id
·j
.::ar::lt.l.
dl 1• cl;n•e Tenente . . d1 ! ' hl. Sott?ttnente. . Medico 1'~lstrJltll.
E S!RVIZIO M:.&DICO MlLITARB
-1633
i11oltre suo compito, l'acquisto, la conser"azione e sorveglianza del materiale sanitario, la re visione della relativa contabiltlà. Esso concorre all'acquisto e manutenziOne di stabili per uso dì ospet.lali mWtari, attende alle ricerche batteriologiche e microseòpiche di acque ed alimenti, all'esame dei terreni eJ altri importanti affari t•iguàrdanli l'igiene. Per l'educazione del personale medico milital'e, astrazione fatta dall'eserciz o continuativo del servizio pratico, servono: a) l corsi d·istru.:ione di tre settimane per gli Oberstabsar~te, gli Stabsiirtze e gli Assisiiirzte, i quali corsi s i rifer·iscono specialmente ad esercizi di cbirurgia milttar~ da praticarsi negli ospedali e negli istituti scientifici. b) Corso d'istruzione per i medici volontari d'un anno e per i sottomedici sopra tuUi i rami del serviz1o sanitario mi-
),tarc. e) Gli s~bili menti medico-militari di BerUno. L'istruzione degli aiutanti d'ospedale e deglt Infermieri viene attuala sulla guida del manuale d·i.struzione rer gl ~ aiutanti d'ospedale; l'istruzione dei portareriti si fa secondo il regolamento ufficiale per· i portaferìti, quella degli addetti agli uffici supe1·iori degli ospedali si fa secondo una istruzione che sla come appendice allo stesso regolamento; disposizioni analoghe regolano l'istruzione dei farmacisti volontari d'un anno e dei religiosi appartenenti al personale in congedo. La seconda parte del Regolamento per il servizio sanitario in tempo di pace contiene il servizio p~sso le truppe. Le più impol'lanti disposizioni sono le saguenti: I militar·i colpili da malattie lep:gere vengono trattati presso il corpo. Il servizio della cura de,çzli infermi presso il corpo (Rerier.Jìenst) appartiene sostanzialmente ai doveri dei meilici assistenti sotto la sorvegllanza degli Stabsiir~te ed Oberstabsti.rzle. Nel set•vizio sani Lario di t)Uarliere si comprende la sorveglianza delle condizioni igieniche non che la cura delle fami~lie dei soldati. Oalla cura m quistione sono esclusi i militari affetti da malallie ditì"usibHi o contagiose ~d auche i sosp~tti come tali; fatta eccezione degli nlfelli da sca!Jbia. n servizio san1tar10 di qua1·tiere de ve praticarsi 103
1634.
RIV1STA DI TEC:'IICA
~iornalmente prima che incominci il servizio militare. I nomi degli inftlrmi vengono iscrilli sul libro apposito dei malati e sul libt·o di compagnia. li primo davfl essere c-Onservato per 50 anni. Gli infermi curati in quas'tierc (Revierkranke) ricevono medicinali e mezzi di medicazione dlllla farmacia dell'oF:pedale locale; il ''illo, la pA~a, vestiario e letto dalla compagnia. Nelle esercstazioni di reggimento o di brigala si richiede la presenza di un medico assistente; nelle esercitazioni di minor importanza basta che vi sia un aiutante d'ospedale. Le truppe della forza dì un battaglione quando si as~entano dal presidio per più di un giorno devono essere accompagnale da un ufficiale medico. Per le manovre autunnali la ripartizione del personale 8anitario (ufficiali medici) viene regolata dal comandante generale. Durante le manovre autunnali l'ufficiale sanitario di ogni battaglione di fanteria e sezione d'artiglieria che abbia cavallo proprio riceve una r·azioue leggera e scuderia per- il cavallo, più una indennità. I medici assistenti di truppe a cavallo vengono provvi!!'li di cavallo per cura dt<l !Jroprio cor] •O. l militari che ammalano fuori del presidio, se sono tl'asport~bili, sonu ricoverati nel più vicino ospedale militare. Se non sono trasportabili vengono affidali alle cure tlclla più vicina autorità localf>. Al servizio igienico appartiene la sorveglianza degli alloggiamenti, del vitto, le prescrizioni per la proflla~si delle malattie, specialmente di quelle la cui diffusione vien favorita dalle conditìoni del militare servizio. Tutti gli uomini prima di es~ere incorporati sono sottoposti a visite e riconosciuti idonei subiscono l'inne!"IO ''accinico. Manifestandosi malattie contagiose Yengono pr~>scritLe misure igif'niche di disinfezione e iu riguardo alle abitazioni, all'alimentazione. alle acque pot.abili, alle vestimenLo, alle operazioni di S(>rvizio, al terreno, alla rimozione del materiale di rifiuto. La terza parte tralla del servizio militare sanilaeio negli ospedali i quali rappresentano da una parte stabilimenti sanitari per la cus·a di ammalali gravi, dall'altra staLili menti per l'istruzione del basso personale di sanità e per l'amministrazione del materiale di pace e di guerra depositato presso
1635 i medesimi. Gli ospedalì di presidio(Garn.ison-La%arethe) sono eretti in quei luoghi che possiedono una guarnigione per lo meno di 601) uomini; la loro grandezza è da calcolaN<i sul 4 per 100 della forza del presidio. Gli ospedali di presidio possono venire ampliati mediante gli ospedali succursali : a) nell'aumento della guarnigione e colla possibilità d'am· pliamento degli ospedali di presidio già esistenti; b) nell'i m· pro v viso accrescersi del nu1nero dei malati; c) nello sviluppo di malaLtie epidemiche che richiedano rigoroso isolam('nto. Per il cnso a) è raccomandata l'adozione delle baracche trasportabili (sistema perfezionato di Docker) la costruzione, l'erezione ed il trasporLo di quelle barar.èbe sono descritti in apposita appendice. Le caserme non sono accettate che in via eccezionale per uso di ospedali succursali. Gli ospedali s uccursali non possiedono alcuna amministrazione propria. Nelle grandi manovt•e possono essere eretti ospedali locali (orts-la:zarethe) e nei luoghi destinati al liro dell'artiglieria possono costruirsi gli ospedali-baracche. Tutti gli ospedali militari dipendono dal Ministero della guet·ra, specialmente dalla sezione ~anita ria del medesimo, e dal comando generale del circonddrio del corpo d'at'mata. Entro !a zona di questo essi sono amministrati dall'uttìcio sanitario e dal corpo d'inlenrenza che è l'autot'ilà che provvede alle su8sistenze. Il Generalar;t del corpo d'ar mala è il l!apo Ji tutto il personale appartenente agli ospedali a lui soggelli. Il Generalarzt del corpo; d' srmata esercita sui medici militari, sugli aiutanti d'ospedale ed infermieri i pot('ri disciplinari di un comandante di cor po sopra gli impie~ati presso gli ospedali ha il potere disciplinare regolato dalla legge comune agli impiegati del regno. Gli ospedali militari cadono sotto la dire1.ione ed amministrazione del medico capo il quale dietro proposta del Generalarzt viene nominato dal comandante generale. La nomina del medico capo è regolata di solilo sull'anzianità; i cambi dui direttori sono evitati il più che sia possibile. Se un capo medico che trovasi solo deve lasciare il presidio, e se per il tempo della sua assenza non si possa chiudere l'ospedale, deve eseer,·i comandato un ufficiale sanitario. Se E SERVIZIO lrEntCO MILITARE
t636
JIIVISTA DI fEC\IC.\
ciò non si può rara sì instituisce per la durata dell'as::;enza ciel capo medico una commissione d'ospedale della quAle ranno l'arte uu ufficiale ed un rned1co col ran~o militare ùi !>OLiurtlciale oppure un medico civile. Il capo medico tiene i1 comando dell'o~pec.lale; egli è il "Uper!Ore diretto di lutto il personale addetto, sia militare, che roetlico, come pure del per~onale d'impiegati e degli stel'si inrt rm1. E~-tli ha "Opra i mt>dici comandati, i sollomedici ed i medici voloolari d'un anno gli st••ssi poteri disciplinari di un comandante di compagma non distaccata. Sugli impiegati e farmacisti militari egli ha diritto d1 infliggere ammoni7ioni, so. pen-,.ioni e multe. Il capo medico ha la responsabilità pi>r tutto ciò che riguarda l'ospedale quale stabilimento di cura, ed 10 prima linea egli è re~pon~abile del servizio sanitario dell'ospedale. l med1ci di d1visione non esercitano alcuna m· fhwnza sull'amministrazione degli ospedali militari. In lult~ le ::uarnigioni nelle quali "Ì trovino ulmeno lre Ob,.rstnbsiir•te o Stabsiir;te ~li ammalali vengono ricoveJ·ati secondo la forma della rnalaltttl; qumd1 si mslttuiscono le staztoni d'nm · mlllali od inrermerie. ~ei prel'll Ji con meno di ll•e Oberstabsiir~ie o tre Slal;siirlie. ognuno di que!;li ufllciali cura separa tamenle i malati del proprio reparto di truppa, p~rò po~ sono semp1·e i malati e~sere dco\•eralt secondo IK fo r ma clelia malattia. Ognt stazione dt infermi é diretta da un uffìctale medico prescri"enle (ortlinirende Sanitat!(· O/'jtciPr ) al •Juale, <JUanc.lo ~ pol'lsibile, è assegnato un medico a""'ist~>nte. L'assegnazione degli ufficiah sanitari prescriventi elle attendoiiO al ser vizio degli ospètlali oltre al sen·tzio delle truppe, per le singole ._tazion.i spetta all'uftlcio sanitario. Il me.Jico capo di un ospedale per cento e più infermi pet· regola non as~'ume il servizio di alcuna slaziooe. Il servizio di ufficiale sanitario as,.,islente incombe ai medici d1 guarJta (i qua li viSitano gli ammalali entranti, J1 mandano alle stazioni, e!òer citnno la sorveglianza sugli ammalali e !;Ugli aiutanti d'ol'pe· c.lale ed in essenza del medico di stazione pr·estano i !:'occor<~ i d'u rgenza) e secondo il bisogno anche agli a1tr1 meùict as sistenti, soltomcc.lict e volontari d'un anno apJ·&rleth:'nl• al presUio. 11 capo medico riparti~ce 11 personale nelle ~ta-
E SKR\'JZlO MEDICO
~IIL.lTAilE
1637
zioni. Il medico prescrh·enle ùirige la cura al !ello dei maIali, gli ufficiali f'anitRri dei corpi si tengono in cognizione dello slaLo degli infermi del loro riparto di truppa, degenti all'ospedale; essi li visitano in ogni tempo ma non prendonh parl•! alla loro cura; essi sono obbligati a compilare 1 documenti sulle inabilità e sulla invaliditil di quei malati. Agli ospedali ven!Zouo assegnati in qualità di personale d'assistenza gli aiutanti d'ospedale di cui il più anziano t> il sorvegliante della stazione (stationsaufseher) infermieri militari oppure civili (uno per ogui venti letti) e a secondo delle circostanze anche doune infermiere. Gli aiutanti d'ospedale sono presi dalle truppe del presidio. Presso ogr1i O!>pedale di pret-idio io sede cii comando generale è iuslituila una stazione speciale per le ricerche microscopiche (anche batleriolog1che) e chimiche ; parimenti un deposito sanitario consister te in un reparto òi medicinali ed un repaT'lo di OE!gelli da medicazione, il quale deposito P destinato a provvedere gli ospedali di medicinali, rea!!enti, disinfelll\nli ed accessori; fornire ìl proprio materiale oppu1•e pre~tarlo, rinnovare il materiale per le fortezze e ùi ricevere lutto il materiale sanitario delle disciolle unità sa.1ilarie. Nell'o«pedale di p1·esidio N. 1 in Berlino i> stabilito uu deposi lo :!anitario principale il quale riceve dalla .sezione sanitaria del Ministero rincombenzt! di acquistare, spedire, comperare o sopprimere il materiale sanitario fuori uso. F1nalmente esistono dei depo<~ili di ospedali di fortezza, la cui dotazione deve tenersi separata completamente da quella dei depositi de~rli O!>pedali di presidio. 11 Regolamento si occupa in un apposito capitolo delle 1n1sure igienicbe dell'o~pedale. È da notarsi solo a questo rwoposilo che nessuna infermeria deve essere occupata da un numero di infermi maggìore di quelJo che è fissato dal relativo piano. Lo spazio a~segoato per ogni infermo è d1 :n metl'i cubici. Nell'occupazione ùelle infei'merie deve ~:~ver luogo un regolare scambio dì loC'all. Gli affetti da malaLtie contagiose devono essere lrallali separatamente e le loro vesti devono essere disinfettale e conservate in locali appositi.
1638
RIV1STA Dl TECNlCA
La parle elle si riferisce agli aiutanti d'ospedale si scosta alquanto dal Regolamento fino ad ora in vigore. Il reclutamento degli aiutanti d'ospedale si fa (come per il passato) cogli uomini che hanno servito un anno armati, di buona condotta e. che presentano le t{Ualilà fisiche e intellettuali volute per il servizio sanitario. S petta all'Oberstabsal'zt del corpo soLtoporli ad esame onde accertare se e><si per la loro istruzione ed intelligen~t~ sono idonei ad essere educati neJ servizio di aiutanti d'ospedale. Quelli che si sono riconosciuti idonei v~ngono ripartiti ed istruiti negli ospedali di presidio in sMe di divisione; l'lstruzioue dura sei mesi (compresa la stagione invernale) si può, nelle apposite scuole p&r gli aiutanti d'ospedale. La direz!one di questa scuola incombe al medico di divisione. Come istruttori funzionano un Oberstabsarzt o Siabsarzt assistili da medici subalterni; l'assegna.?:ione al pratlco esercizio clinico spetta agli ufficiali sanitari prescriventi, quelli alle farmacie spetta al farmacista militare. L'istruzione viene impartita tutti i giorni della settimana secondo un programma compilato dall' Obestabsarzt dir~?t'" tot'e deqa scuola. Compiuto il corso gli allievi devono sostt:nere un esame in presenza di tutti gli ufficiali ~an itari del presidio. Quelli allievi che hanno superato le prove, vengooo rimandati ai loro corpi e promossi r::otto aiutanti di ospedale. Per continuare la loro educazione i sotto aiutanti d'ospedale proseguono a ricevere istruzione due volte la settimana e gli aiutanti una volta la set1imana da un medico assistente presso l'ospedale in ogni presidio. Gli aiutanti d'ospedale per progredire nella pratica clinica, vengono comandati agli ospedali dél presidio semprechè la loro presenza non sia indispensabile presso il riparto di truppa. Per questi esercizi gli aiutanti d'ospedale in congedo illimìtato sono richiam~;~ti a servizio temporaneo presso gli spedali. Nel servizio dei porta-feriti sono istruiti tulli gli aiutanti d'ospedale che sieno aUi anche ai lavori d'amministrazione e di contabilila d'ospedale.
E SERVIZIO MEDICO MILIT.\.RE
1639
11 aervtzto a&nltarto inglese nell'esercito nella marina ed alle Indie. - (The Lancet, 5 settembre 1891).
Colla pubblicazione di un decreto reale del 7 agosto 1891 ebbero Juogo diverse modificazioni nella denominazione dei grad1 de~di ufficiali del corpo sanitario inglese, e furono loro dati gli stessi vantaggi e le stesse prerogative degli ufficiali combattenti del medesimo grado, eccetto il comando militare, la presidenza delle cor ti marziali ecc. La denominazione del grado si fa, in modo analogo a quPIIo del no~lro esercito, facendo precedere la parola surgeon (chirurgo) al ~rado come sur·geon-colonel tcolonnello medico); surgeon-major (maggic.. re medico) ecc. Il grado del direttore generale del dipartimento medico dell'esercito è quello di maggiore generale c:edico. t Per il IPsto l! el nuovo decreto per il corpo sanitario vedi il Lancet del 2:l agosto 1891, pag. 459). Per essere ammesso nelresercito e nel servizio medico alle Indie bisogna subire un esame di concorso. Sotto speciali condizioni si può essere ammesso con nomina del ministero della guerra. l candidati per ambedue i servizi debbono es~ere laureati in medicina e chirurgia e presenl~re certificato di buona condotta. Quelli per l'esercito devono avere dai 21 ai 28 anni, essc1·e di buona salute e di genitor i europei. Quelli per 11 servizio alle l ndi e devono avere anch'essi dai 21 ai 28 anni, .. ssere di robusta costituzione fisica e >mdditi di Sua Maestà la Regina. Tutti sono sottoposti ad una visita medica. Sodùislatte tali condizioni il candidato s ammesso alresame di concorso che ha luogo usualmente in Londra due volte a ll'anno, nel febbraio e nell'agosto. Nessun candidato può essere ammesso a concorrere più di due volte. Le materie dell'esame sono divise in obbligatorie e facoltacice. Le pr••roe comprendono: anatomia e fi siologta, chirur~ia, medicina (compresa la terapeutica e le malattie nelle donne e dei ragazzi}, chimica e farmacia , e conoscenza pratica dei medicinali. L'ammissione del candidato è determinata dal risultato di questa parte dell'esame. Le materie facoltali ve sono: francese, tedesco, anatomia comparata, zoologia, fìlosofia naturale, geografia, fisica e bo-
16i.O
RIVISTA DI TECNICA
tanica con speciale attinenza alla materia medica. Sebbene il risultato dell'esame sulle mal~rie facoltative non influisca sulla nomina òel candidalo; tuttavia ha influenza sulla sua classificazione. Dopo avere subito l'esame i candidati dichiarati i<lonei per entrambi i servizi sono manùati alla scuola militare medica a Ketley, come medico in esperimento con la paga di 8 scellini al giorno, per un corso di quattro mesi. 11 corpo insegnante é composto dì 4 professori, dei più r eputati nell& materia. La cattedra di mewcina é occupata dal generale medico H. Cayley; quella di chirurgia dal tenente colonnello medicoGodwin; quella di igiene dal tenenle colonnello medico NoUer, e quella di patologia da Sir Aitken. Ciascun professore ha come assistente alla cattedra, un ufficiale medico. Le lezioni di chirurgia mililare comprendono: fertte di arma da fuoco e di allre specie, traspor·to di malati e feriti, doveri dei medici militari sul campo e a bordo delle navi da trasporto : reclutamento, ed allri doveri chirurgici annessi al seL·vizio militar<>. Le lezioni di medrcina militare trattano delle malattie tropicali o allre malattie a cui i soldali sono esposti; della mortalità ed invalidità cagionate dalle malattie in pnce o in guerra. in Inghilterra od all'estero; del trattamento degli alienali in relazione a1 serv:itio militare. 11 corso d'igiene comprende l'esa mt~ dell'acque e dell'aria, i principi generali dell'alimentazione con le qualità e adulterazioni dei ciLi e delle be vande~ l'igiene degli ospedali, dei calllpi, del vestiario e degli esercizi del soldato; le circostanze cbe possono nuocere alla sua !'aiute e i mezzi profilatlici più effiC"'ci; le istruzioni per la compilazione delle statistiche. Gli ufficiali medici in esperimento sono istr uiti praticamente nel servizio d'ospedale sotto i professori e gli assistenti ùi medicina e chirurgia, circa i dettagli sul tra ttamento degli am malali nell'o"pedale militare, la t•egistrazione delle lot·o malattie, le rit'orme, le compilazioni dei dati s talistic1 e degli altri documenti. I medici in esperimento banno alloggio e mensa a Netley. Dopo aver frequentato tale corso d'islruzioue essi sono esaminati nelle materie insegnate nella scuola, e la loro clas-
E SERVIZIO MEDICO VlLIT.\RB
tu.. l
siflcazione è determinala dai ri~ullali complessivi dell'e.c;ame tìoalt> e dell' esame di concorso Alla chtusur-a di ciascuna sel!<;ione sono distribuiti cinque premi a i migliori allievi. CbiU"O che sia il corso di ~elle), i luogotenenti passano ad AldPr~hoL dove r icevono un corso d'istruzione su] servizio d'ambulanza P di equitazione. l medici per le Indie, i quali non vanno aù Aldershol, ricevono a Nelley un corso l>pectaiP s ul "ervJzio d'ambulanza so1ta11l0. l l••nenti mec.lici, se hanno l'approvat.•one del dipartunento me·1ico dell'esercito, sono promO!'Si capitani dopo tre anni inlie1·a di <~erv1zio. - 1 capìLani, '-'U hanno l'approvazione Jel dipArtimPnto meùtco dell'esercito, sono promossi maggiori dopo 12 anni inUeii di servizio, di cu1 tre debbono &$~re stati passati all'estero. l\la, prima d'esser e pr omossi, sono obbli~ati t~ subire un esame, il quAle in ogni caso dPve &!"<~ere dato dopo il loro t fì• anno di bet·vizio. La Commissione esaminatrice è composta: per la medicina e clururgaa da due membri, nominaLI dal Ministero, per l'iaiene dal prores!!ore d"i~ieoe della scuola di NeUey, e pei regolamenti, doveri, leggi militari ecc. da un medico militare uominato dal direttore gen.,rale. L'esame abbraccia le segoenli mater1e : a) ch1rur~ia e anatonua chir ur g1ca: b) medicina e patologia; e) igiene nei limiti lratlali nel Par·ker's pratieal hV!Jlene pill le regole ri~u1ndanti l'igiene delle ~ua rn illiOni, cast!r'ole, ospedali ecc degli uccampamentJ, d.-gli ospedali u) guerra e d~lle navi da trasporto e da ospedali ; d ) doveri degli ufficiali medìci m 1ughilterra e fu01•i, e sul mart>. or;zanizrozione e ammintstrazione di ospedali m tempo di pace o di guerra e lr111:1porLo di malati e ferila p~>r terra e per mare, e) ammtna"tra;taone, econonua, coUlando a disciplina del corpo !lanitar io, conoscenzt> delle principali legga militari e delle loro applicat.ioni pr-atiche. Sì richat>de moltre un certafìcato comprovante che il medico Ila frequentato rotto un pl'Oft>s!•ore di chirur~ia cono!lCJUto un corso completo di operazioni, e che tsso è 1m l>uon chirurgo. Il medico deve ancora ru·e>'tW tare uno scritto sopra un soggetto pratico proreesional a a ~ua scelta, che sia
164%
Rl\'"JSTA DI fBC~ICA
provato essere intieramente opera sua; ed ai cui mer1U sia scientifici che letterarii sm·a annessa una grande impor•tanza. l maggiort medici, se hanno l'approvazione del diparttment<J medico dell'esercito, sono promos"i tenenli colonnelli medici dopo venti anni intiert di servizio. La scella fra i letenti colonnelli medici per la promozione a tenente colounello medico di brigata è fatta in base all'abilitù ed al merito, per delermiaare i quali si lien conto delle seguenti cir· costanze: L'ufficiale per essere scello dP.ve avere fdvOt'evoli rapporti dai diver<>i dipartimenti mtltlari, sotto di cui ha prestato servizio, essere fisicamente adatto pe1· il senizio ed avere fatto il setvizio prescrtlLO all'estero e nelle Indie. Un tenente colonnello medico di brigala pt!r essere nominato a scelta colonnello medico deve ~:~vere servito all'estero almeno ùieci anni, dei quali lre in Jndia. Gli ufnciali col graùo di colonuello sono messi a riposo all'eta di 55 anni, col gr·ado di maggiore generale medico a 60 anni, ma se qualcuno e consideralo necessario per l'interesse del servizio pubiJlic•> può re~tare fino ai 62 anni. Serci.:io medico aUe Indie. - Per il servizio delle Indie noli souo state ancora fatte modillcazioni. Le regole già mentovule rispello alle promozioni sono egualmente applicate per >!li ufftciali del set·vizio sanitario indiano; salvo che un medico può essere promosso maggiore prima che scadano i 12 anni di servizio rruando il segretario di stato per l'India, con t'approvazione del vicerè, consideri la promozione necessaria al bene del servizio. Seroi$iO medico nella marina.- Le condizioni per essere ammessi al servizio medico nella marina sono le stesse elle per essere ammessi nell'esercito; ma il candillato deve dichiarare che è pronto a imbarcarsi quando sia richiesto. Dopo aver superato con buon esito l'esame di concorso a Londra i candidati dovranno frequentare un corso d'istruzione pratica sull'igiene navale all'ospedale di Haslar. - l medici sono pro· mossi staJj-surgeons dopo 12 anni dall'epoca dell'entrata a condizione che subiscano l'esame richiesto; e gli sta(f-sl,,.!JI!On.s sono promossi jleet-surueon.IJ dopo 20 anni di servizio con l'appl·o,·azìone del direttore generale. - I deputy-in-
E SJ!:IlVIZIO '11-:DitO JULITARE
spectors-gent·ral sono presi a 11celta fra 1 jleet e Ali w~;pc ctors-general fra 1 deputy-inspectors-general, purché abbl·lno :1 anni d t servizio all'estero:.~ anni mi~ Li, f1•a cui non meno di 2 ~>~ll'eslero; oppure 5 anni dì f'er\'izjo alrinl~rno JU tali condizioni da rendere suparftuo il servizio ef'tero, e pu1·chè ~~si non abbiano mai rifiutato d'imb&J'Carsi quando vi furono chJamaLi. Gli iTtllpectors ueneral e i deputu-inSpi•CiorS-f}enPral "Ono manda h a riposo a GO B[llli, gli ufficiali negli altri gradi a S:•. Nel calcolare il serviziO per la pem~:one 1! tempo passato con mez1.0 slipendto é calcolato come un Leno del servizio a paga inliera. Le seguenL1 tavole mostrano lo stipendio e le g ralillcezioni spellanti a cia~cuno grado nei tre ram1 d1 senlllo. ESERCITO.
· nrado l\Jadico in esperimento .
Sti1•endlo glomsllero
.
.
L. sl
Se.
d. (l)
o
8
O
Gr .• tift(uionl
Stippn(lio
nnnunle
Tenente o capitano medico . . 200 Capitano medico tlopo 5 anni d1 250 serviziO . . . . . . .
o
o
o o Stipeuollo giornnlforo
Capitano dopo 10 anni di scr\'ÌZiO Maggiore o lenente colonnello. Maggiore o lenente colonnello dopo 15 anni ùi servizio ~iaggiore o lenente colonnello dopo 18 anni di servizio .
o 1
o
o ll L. st. 1250 o
1
2
6
L. st. 1800
o o
o
L. st. 2500
15
!Il La lira sterlina (L. l t. !5,30) ~l lllnde jo :!0 scellini; e lo scellino in Il (\{'11(8.
16H
Rl\'ISl.\ DI l EC\ìC\ ~1ARI1\A.
l n seroi~io e.f!etlioo. Paga giomaller-.a L. st. Se. d.
o o
Surgeon dopo i anni di grado .
Il
•
8
o
•
Slatr Surgeoo
•
1 1 1 i 1 2 2
dopo ~ anni di grado.
F1eul Surgeon dopo 4 anni di grado.
•
•
8
li
Depuly ln:;peclor Generai. lnspector Generai .
•
11 13 15 01
6 6 6
Oi 07 10
13 2
15
Gratijlctuioni e pa{la di ritiro Surgeoo e Staff Surgeon: dopo 8 anni
•
• 12 • » 16 •
..
L. sl. 10')()
• 1500 , 2250
•
•
al giorno L st. Se.
Fleel Surgeon: dopo 20 anni di servizio. • • 2i • • •
•
2ì
•
• 30 • Depuly l n~peelor GeneraJ . l nspeclor Generai . . . .
.,
•
1 1
1 1 1 2
00 0"2 05
iO 15 00
d
6
E Sf:RYillO .lfEDllO )IILITAil&
SERVIZIO ~ELLE I~DIE (Dalla data dell'USCita da Xelley noo all'imbarco IO scellini al giorno).
P... GHE l1'i INDI.' r
Grallo
Anni di urvlxio
Paga al meso (se non hanno un Impiego cbe Imporli uno Slipcndlo maggiore) rople (l )
Sut·~•on
B•;gede e Sut·geon msjor.
j
25epiù 20 • f5
Jl
l
anna
l
888
12
l pias -
i
:'1) l
7
l
12 • ~.iO
11
6
H
a) Se non rkefono b) Se ricevono ~oolron so\orassoldo (Sia!f al O><•ance) prassoldo
-ropfe 1 anna
Surgeon.
IO
-i51 1 H
•
6
433 3:3i> 317
l
5
•
sotto 5
10 12 8
l-jlies rupie jllDna lp!~ 5 2 2
4t0 392 30.i
5 14
-
2861
wl -
9
5 2 2
(l) La rupia ha un \'nlore dt d rea lfre it.tllane :!,!5. Si di' lde in 16 anna, e l'anna $1 dlvldl' In IJ ples.
16i6
RIV1SfA DI TB~ICA
Dall'oapellale da oampo ali& ataz;lone della fenovla. dottor GusTAV BAUMANN, medico militare b~varese . (Deutsclte militariirztlicfte Zeitsc!trift, novembre 1891). fl dott. Baumann parle dalla presct•izione della Kriegs-Sanitàl&- Ordnung ~ermanica che i feriti ed ammalati devono
rimanere negli ospedali da campo o negli ospedali di guerNs · permanen ti solamente ilnchè s ia possibile il loro invio negli ospedali di riserva, e ciò per chè gli ospedali da campo ~iano di nuovo pronti per i bisogni dell'armata, e specialmente quando dopo grandi batl8glie, gli ospedall da campo, stati collocati per necessit.S delle circostanze in località sfavorevoli, sono affollati. A questo scopo i fer iti ed ammalati dt::vono dapprima pet·corrure un tratto più o meno lungo sulle s trade ordinat·ie, in seguito si può fare uso delle ferrovie ed eventualmente di trasporti per acqua. Quanto al trasporto sulle fl'lr· rovie si provvede già sufficientemente coi treni-ospedali P coi treni trasporto malati. L'A. si propone di vedere l'le il lraspot•lo sulle sll•ade ordinarie è suftlcieoLemenle assicuralo. Secondo il regolamento ~ermanico si possono utilizzare per que~to trasporto: 1' i carri di requisizione; 2• le se'lioni d4 sanità; 3• le colonne del tren9 di ritorno. Le sezioni di sanità per le condizioni di una guerra saranno di poco aiuto nel tr asporto fra l'ospedale da campo e la stazione ferroviaria non poLendosi allontanare dai loro reparti d1 truppa. Le colonne del lr·eno di ritorno set·vono a porta re indietro i ferili e maiali leggieri ed i convalescenti, ma si adattano male pei ferili e malati g ravj, e devono essere escluse dal lrasporlo ir1 caso di malattie iofetlive. Ne consegue che il mezzo principale consisterà nei carri rli requisizione; si polranno essi aver·e sempre nella quanli~ necessaria 1 TI numero dei c~:~ rri richiesti dipendet•à per una parte dal numero dei feriti, per l'altt·a parte dalla lunghezza dei tratto tra l'ospe\la le da campo e la slazione ferroviaria. Quanto al numero dei ferili l'A . crede che nelle guerre future esso
E ~.ERV!ZIO
~EDICO
llll.ITARE
l ti'-i
"8rà da 3 a \volle magJ.tiore che nella ~tuerra 1810-71, nella filiale per t><>empio tru 11 14 ~d 11 18 agosto innanzr a )letz entrarono negli o:;, pedali da campo :u ,1100 feriti tedel>chi· Relativamente ana di~Lanza degli ospPdali da campo dalla l"tazioue ferroviaria, nelle prime balluplie che avvengano l're!;~ i confini, l'A. la calcola da 10 a .:W km., 111 paesi ben forniti d1 ferrovie e do 60 a 120 km. 111 paesi poveri di ferrovie; ed anche in queste <!Oudizioot vi ~aranuo !!iii ~ra' i diffìcoltà per procurur"' 1 carrt io numoro sufficiente. QuaudCl l'armala si inoltrt nel pa1•se nemico, tenendo conto delle tlifllcollà di rialtivare prootameute 1~:~ fen·ovìe e basandusi sopra 'JUanto avvenne nella guer1·a Jt.i0-71, l'A. calcola •1ue."La d1;.lanza a centinata di chilometr·1 Con frueste distanze, O•J avuto anche ri~uJtrdo a~h altri bisogni dell'esercito sara impos.::ibile di provveJere al trasporto a!la stazione ferroviaria dei malati e fer1ti ed il modo di trAsporto ~arA sfavorevole; per cui gli ospedali da campo e ~li ospednli permanenti di guerra saranno eccessivamente affollali. Nella certezza che !"esecuzione del tra'-pOrlO ~u /le strat.l ordinarie (l troppo ~og~ell~ a circo!>Lanr.e aecitlenLali vennet·o proposti diver!li mezz1 ausiliarii, i quali od assicurino iu certa maniera la quant.i tà e la qualita tlel Lrt~~porlo, oppure migliorando rac:c:isteuza !;UI campo di battaglia rendano meno urgente lo s~ombero. Fra queslt mezzi auF.iliarii i tre più impor•lanti sono: 1• le f6rrCivie a piccolo scartarueulu; :!' le imJ•rovvisazioui; 3• le baraccbe-oc:pedale lrasportab11i. t•. Le ft:rrooie a piccolo scartamP.nto. Pren·lendo in ,,,.nme la po!>sibilita di riunire l'eserctlO, innanzi, colla staz1one di testa di una rert•ovia ot·ùinària in esercizio mediante una r~rrovia a piccolo scartA· mento l'A. dopo avere ricordato che nel :'\. dell'anno t8X9 della Deut. Militàrtir.:tlie/u> Zeitschri(t Ilaa~e ha ratto una comunicaziOne circa lt\ costruzione e l'ec:ercizio di nuesle ferrovie ed ha proposto una sua barella <>ospe<>a nella •.ruale r.i possono traspor t.areo 4 feriti coricali in un vagone doppio, e nel N . 4 dell'anno 1891 lo slGsso autore ha introdotto modifica~pmLosi
16i 8
RIVISTA DI 1RC,lCA
zioni e~«enziali alla barella sospesa, esprime la conviruione che in uua l!tlerra la costruzione e re ...ercizìo delle ferr·ovie a piccolo scertamcnlo andrà 1ncootro a tali ostacoli da ncm poterne sperare un valido ~;~iuto per· il lra~porto dei ferrti ed ammalat1, e ciò appoggiando~i alle ~teguenti ron»rderaztoni. Si potrà pensare alla costruzione d1 una tale ferrovia !lO· lamente quando un eser cito vittonoso abbia re~pioto il nemico dietro la sua secondo linea di difesa; a .J ona dh·lflnza che si può supporre almeno .li 50 km iu linea retta. 11 matdriale necessario per questi ao km. si può calcolare ad un milione di chiloi!r&mmi, che l'ichic•lcrenno più d1 100 carri merci per essert! portati all'ultimu stazione della rerro,·ia ordinar·J&, o di là non polrA avanzare che a misura che la rerrovia é costrutta . Lu coslr·uzione della ferrovia sul terreno libero pre!<enta tAli dJrtìcoltà per mo"tmenti di terra, ostacoli da sup"r&rf', uùallamento del suolo ecc., che si può dire rmpossibile; e la sua col"truziono sulle ~lrade comuni è pure difficile per la mancanza di ~pazio e per l'in '&;":"ho che si produce al motimento ordinar•o; bisognerà pure tener conto della dif· ficoltà di procurarsi il per:<onale e gli 11tensili necessari. Il tempo rtchiesto per la costruzione varierà secondo mo1te ch'costanze. ma volendo calcolare che 111 media "i pos~ano disporre 4 km. d1 rotaie al gtorno, un tratto di 50 km, in linea rfllta t·icrued.•ra etfeltivumente circa 12 giorni. In quel'to fr~>Uempo si avl'tlnno avuti tutti i danni d··ll'alfollamento negU ospedali da campo, e coi me:z:z1 unpiegat• JH-r la co<~truzione della f•!rrovia si sarebbero potuli pot·tare indietro t~lmeno 1500 feriti. Se nel frattempo l'esercito è costretto a rilira~i rimane perduto ti tempo e l'opera impiegala in un col materiale. Costrulta la ferrovia è facile compreudere come 11 suo e11er· crzio sarà poco 8::>"tcurato, spesso interrotto e pericolo!<O. Pe ctò che riguarda il trasporto dei fe riti e rnttlsti é chiaro che dai singoli oApedali da csmpo sino alla ferrovia a piccolo scsrtameoto "i dovrà Ancora percorrere nn tralt•' piil o meno lungo che. speeie per gli ospedali posti alle a!r d~i corp~ d'armaLa, potrà essere di molli ~~hilometri; quindi una
E SEIIVIZIO MEDICO MIUTARE
lunga attesa per as~wtl.are i lreni , un carico l'Ui vagoni, uno flcarico ed un nuovo carico !'Ui vagoni delle ferrovie ordinarie. A ciò si aggiunga la necessità di un personal·· di medici, inrermieri ecc. Perciò colla frappostztone della ft>rrovia a piccolo sctll'lamento trn l'ospedale da campo e la ferrovia ordinaria ti l'tsparmin di tempo ~i può dire nullo. Supposto che l'el'll't'Cilo continui ad avanzarsi tutte qu~>1-le dtfficolLà ~i aumenlt>ranno di conl'eguenza. Se si considera tl C'lrso della campagna lSi0-71 si trovetà che sarebbe slat.o impo~sibile di p:-ov,•edere a tempo debtlo le urmate da Sedan, Pari!Zi. Le Mans, Digione ecc. con ferrovie a piccolo scartamento. La sola costruztone delle lini!~ principah avrebbe richiesto sopra a 20 m1honi di chilog r·ammi di materiale f! quindi chiaro come queste ferrovie non siano adatte pel trasporto de1 ferit.i e malati nel movimento della fluerre; lo sarebbero senza dubbio durante una guerra d'assedio.
2'. Le improcci3a;iont. Queste si riferiscono all'adattamento dei carl"i pel trasporto dci ferili. Il modo più aulico e più ;.emplice é quello di disporre u~ gro~c:;o strato d• pa~ha o di /leno; e ciò bn,la nel magA'JOr numero dei ca:-r. Negl1 ultimi anni si pr·opoSPro moll1 mezzi improvvisati collo scopo di aumentare la comodità del trasporto e la capar:tlt dei carri. ma quanlo migliori sono que~ti mezzi larHo ma~gior materiale, •~lru menli e mano d·opera l;Sranno ricluesti; gli istrumenli si potranno Corse portarE', ma il matQriale bisognerà requica1rlo !<Ul luogo. Perciò la realizzazione dt queste Improvvisazioni dipenderu anc(}ra dalle circostanze, per cui •">se non po"sono ancora "Cio~li~t·e il qu~sito in parola.
a• Le baracche ospedali tra8portabtli. Molli crederanno che il que..ito possa trovare una l'oluzione, almeno m var;e, dalle baracche ospedali trasportabili le quali offr enùo i mezzi di una cura migliore sullo 10-~
1650
RJVISTA 1)1 TEC:\ICA
slesso campo di battaglia rendono meno urgente lo szombero. Si hanno attualm·~nte parecchi eccellenli sistemi .:i i queste baracche ed il corrispondente arr edamento, e si può sperare che le socieLa di ass•stenza potranno n ~lle ~roe rre future mellere a disposizione un numero di esse <'Ol relativo parsooale. Vt~diarno in quali località sarà conveniente Ji !;!.abil•re gli osp~dali bar·acche, ed in quale maniera essi po. lranno influire sulla urgenza dello sgombero. Suppooiumo che dopo una sanguinosa battaglia si abbia urdine di stabilire un ospedale-baracca nella maggior prossimità del campo di ballaglia; :oi utilizzP.rà·per quanto é possibile la ferrovie, e quindi si dovrà percor rere un lrallo piu o meno lungo sulla via ordinMia. Tenendo conto del peso e del volume del materiale da tr asportarsi l'A. calcola che siano necessarii da 50 a 70 carri a due cavalli, secondo i diversi sistemi di bat•acche, oltr e a qualche vettura pel personale. Ma é appunto la mancanza di mezzi di lr asporro che fvrma la ca raLlet·i~tica dt quesli rnomenli in g uerra ! Ed anche ammesso che l>i lrovl il numet·o oeces~a rio di carr i e clae l'o~pedale si impianti nel s1lo indicato, ~li oFpedali da campo Faranno di pocv meno ingombri, ed i feriti r isentira nno poco vantaggio da un ricovero migliore dovendo rimaot:t't: ne ll'aria infella del campo di battaglia, in località in.ospilali e lonl11no d::~lla ferrovia. Affatto diversa $&.rà la oosa se rospedale- baratche ~a rl:l disposto come Juo~o di fermala nella immediata Yicinanz:a di una stazione fer roviaria a s-iusta distanza dal teatro della guerra. I n 2 CJ 3 giorni e con 2 o 3 car ri si polrà trasportare lùtto il materiale dalla stazione al IUO!{O destinalo All'ospedale-baracca; si polra cosi er igere il numero chP si vorrà Ji essi, nei quali i ferili, lontani dal t·um o r~> dP la guer r», iu localita saue, potranno t·ìce,·ere tulli i soccor::::i necessarli. Ora l' osDedale-bar acea cosi situato non saru di sollievo al lraspor·Lo sulle straJe ordinarie. ma !!i bene a quello fer roviario, soltt·aendo un certo numet·o di fe riti dai treni di sanità e .di maiali. Da quanto sopra do\'rebbe emergere che i mezzi ausiliar ii da usufruirsi secondo la Kriegs San.iliils Ordn.un.g non possono
E SEI\flZIO MEDICO MILLTARE
nè da c::oli oè in unione aUe ferrovte a piccolo scartamento, alle improvvisazioni ed alle baraccht' ospedale trasporlabtli, asstcut•are una sufficiente ev~Jcuaz.tone nel tratto tra l'o..c;pe· ùalè da camt,o e la :.taz1one fert·ovia ria. So>condo l'A. questo servizio può essere assicuralo sola mente collt1 creaz10ne di dista.ccamonti di Banità di tappa. Es<~i sarebber<l sottoposti al comando dì tappa e desllnatt a trasportare i ferili, malati e convalescenlt dall' O!itpedale da campo, od eventualmente dall'ospedale permanente di guerra, all'o>'pedale-baracche, alla stazione f~rrovia ria, o stazion~ di bastimenli non che le masserizie d'ospedale d'ogni spec1e dalla staz1one fel'ro,·iaria all'ospedale da campo ed a ll'o!'peùale permanente dt guer ra; "ssi dovr ebber•o equipap:giar"'ì in modo da essere alti altrac;porto dei malati e rertLi gra,·ì: non si rinunziel'ebbe alla re~uisizione dt carri da contadini che ~ervi rebbe1·o per 1 fel'iti e maiali leggit!l'i, e potrebbero pure in caso di necessita essere adaltatt al trasporto dei gravi: conlinueréhbero pure a funzionare le sezioni di sa.nita delle truppe e le colonne de. treno di ritorno: si potrebbe Corse fare a meno della commissione per Il trasporto- maiali. Basandost sui reqUisiti che si richiedono in un carro de!':tinato al traspor to di ammalaLI e feriti gravi l'A. descrive 1l modo di cot>truzione e l'attrezzamento di un nuovo carro da lui proposto, a quattro ruote e s due ca valh, capace di quallr·o rer11i cori.·Hti 10 due piant per la de<~crizione del quale r imandiamo il lettore all' or1ginale. Ad ogm distaccamPoto di sanità dì tappa, secondo r A., do' rebbero essere assegnati IO carri trasporto malati, un carro bagugli ed un carro vivert; &<l ogni corpo di a r mata 3 di que~lì di~laccameoli, i quali in totale ~·otrebbet·o Ll'asporlare 1~ ferili gravi. Quest11 funzwnaltt.a, in unione agli altri mezzi di trasporto che si hanno a disposizione può bastare ùopo una battaglia con perdite moderata e per un tratto fino a 100 km. Se la distam:a d~lla ,.tazione ferroviaria pii.t vicina fos!ite maggiore. una parte d"i ler1l1 dovrebbe 68Sere trasportata agli o'ipedalida guerra permanenti a d una med1a distanza. 1; A. tralascia ma~giori uellasrli circa il per~onale, l'attr·ezzamento e l'organizzazione del distaccamento, uola solamente
1 6:)~
RIVISTA DI TEC:'iiCA E S!!:RVIZlO 'iEDICO MiliTARE
che vi si dovrebbero comprendere alcuni operai coi relativi utensili per le improvvi~azioni. La memoria si chiude col ~e>guente confronto lra il distaccamento di sanità di tappa prop<lsto, e la ferrovia a piccolo l>carl.amento : 11 l distaccamenti si trovano sul luogo al momento del bisogno, la ferrovia a piccolo scartamento si ha sempre l{Ualche :>ellJmana troppo tardi: i 600 car1·i dei 20 corpi d'armata gel'manici avrebbero già evacualo du 12 a ir>OOO ferili per un trallo di ;)() km. prima che fo~"e in e.. ercizio un lraUo u~tuale di feorrov1a: :2• l distaccamenti possono essere ndope1·ali in ogni pun\o del teatro deUa guerra, le ft!rrovie ttono le~ate ad alcune poche linee; 3• L'esercizio dei distaccamenti è possibile con tulte le evenienze della guerre, quello della rerro>ia r:oltanto con un lungo periodo favorevole; 4° Per ras;tgiungere la funzionabilità dea 600 carri dei dir:taccamenli oecorron" 1200 carrelli della ft"rro,•ia con 600 ca~se ''agone; 5° Jl funzionAmento dea distaccamenti è tecnicamente sicuro, quello della ferrovia è "oggetto a molti incagli: 6• Il distaccamento basta tla se <cOlo sul tratto tra l'ospe· dale da campo e la slazione dt-lle ferroYie ordinarie; la r"'rr èlvia a piccolo scar tamento r ichiede ancora dei carr i ordinarii e •Juinda materiale e personale dopp1o, i • n funzionamento del distaccamento è semplice; quello ùella ferrovia romplicato pei necessaa·•i scarichi; • La celerità del trasporto è uguale con ambelue i mezzi; 9° Il risparmio di forza, il c:olo vantaggao della ftl r rovie>, può r:otameote essere valutato nei ca~• inverosimili che con una lunga durata di opera zioni favorevoli, lo posizione delle armate rimanp;a invar 1ala.
1653
RIVISTA D'IGIENE
PA:-~SI:-11 SERGIO.- Btlldt b&tterlologlol sagll eapeHor&tl.
-
(Virchom's Archio .. Bd. CXXII, 1800).
L'autore ha compiuto uno ludio ~1stemalìro dei microrganl<~tnl degli espellorati: comtl egli stec;so confessa, sarebbe
stato desiderabile dil'lporre di materiale cadaverico ed esaminare il secreto dei ca\'ernosi, tisici, pneumomci ecc.• tratto direLtamenle dalle caverne, dai bronchi, dar pulmoni del lt· ;.icr, clei pneumonici ecc. nella stessa guisa che è stato possibile uno studio &nalollo al B,.s.,er pei microrganism1 delle vie ael'ee allo l'lato normale. L'autore ~i t: sen·ito in"e~e. come materl&le eli studio. de~li espettorati degli infermi. Per la ricerc~> <>.i e '&Iso dF.l triplice 111elodo: dell'esam~ uegli espeLlOrati 111 preparati microscopici, delle inocula~ioni io animali, dolle culture su prastre. Coi due primi m«.>tod1 egu non ha ullenulo alcun nuovo risultato . Per l'e!"Oille di preparati microscopici non si può con sicur ezza diagnosticare che 1l <~olo bacillo della tubercolosi: lo slf'"SO dtJ•lO~'ot:ert'!J pneunwniae non si può r1conoscere con <~icu rezza su preoarati microscopici. L'inocufa~ione in con1~li degli e~pettorati di 4 pneumooitici cagionò la mort~ Jegll animalt in 1 a 3 giorni per selticeulili da diplococco di F,.aen.kel-Weiehseluaum. Di JO coni!:!li inoclli&Li solto la cute (3-4 eme.) con espettorati òi ca\"ert•osi, 3 rnot·irono !Jer :3ellicemia l:'alivare, 3 per a-"r.e"'"i putridi, gli altri piu tardi per luhercolos1. Di 30 <'8VIe inol!ulate cou 2 eme. tli espettoralo ùi lisicr, 6 morirono di a<>ce::.si putridi. 6 altre d t lubercolo~1. l polli o si mostrarono refrattari alle inoculazioni degli stessi espettorali, ovvero
165i.
Rl\hTA
manifestarono formazione di a"CC"Si o "'viluppo di tubercolosi locali. Esclusiona f~Lla di bacilli tubercolari, di cui pt>r ricouoscere la pre..enza bast-a nelle coulingenze ordinarte l'analisi <lei preparalt microscopici, e d•'lla virulenza del '!;f'locoeco di Frii.enkel, facilmente constatabile colle inoculazioni in conigli, il mE'todo più concludente p<>r dello studio ~ stato quello delle piastre. Fu fatto l'esame dì 52 espettorati appartenenti a ~5 individui: 24 lislci in diversi sladii (dal catarro dell'apice fino alla ctweroe), G pneumonilici ( t con pulmonile cruposa, 1 con pulrnonile catarrale), 2 con bronchite, t< con influenza, ti 5:ani dei quaU ultimi fu raccolta piccola quantità di P!>pettorato emes~a il mattino con qualche colpo di lo~'se. Le pial'lre fu J'<mo fatto su agar (in 30 casi di ca\·ernosi l'ef'ame in piastre di aelatina non diede notevolt differenze, salvo la mancanza dei mict·organismi che non crescono a ba"~'a temperatura). In tutte le piasll·e di agar, tenute al termostato. con espeltot·alo di tisici, cavernosi, bronchitici. influellzali, di indtvidui "ani, compari..cono in maggior·e o minor numero coloniP piccolissime, a~sai "Omiglianti a quelle del tliploeocco, appartenenti a tfuc>l ~ruppo di micror~ani;>mi. c he il Kru!'le, l'autore ed jl Pasquale klabilirono come il ~ruppo degli streptococchi delle muco~e . . Ollre le cinque specie desrrille t!ai citali autori (Centr. j. Bakt. LL. Pa ratil. VII Bd. 1.\'. 21, 1890) il Pa ostnl ne ha trovate altre tr~: la VI ba comuni i caratteri con le precedenti, ma in agar ha colonie contluenli, che forman•> una piccoli'>· sima palma e I'Ollilissima pellicola. La VII e Vlll sì dil'tinguono per lo lunga vitalita, poichc conservano il potere di vivere sulla superficie dell'agar circa due rnel"i, e l:IOmigllano per tal caraLtere al diplococco di Nikiroroff, ma st distinguono da questo percLè non sono palogt>ni per i sorc1. Lo ~;lrepto cocco VII forma lunghe catene, ma non alt"ra la reaztone alcalina del latte. Lo slreptococco Vll l acidifica •l latte e lo coagula prontamente, propr1etè che manca al diplococco di Nikiforofl. Se questi varii ~>treplococchi sieno specie diffe-
D'IGIE~E
rent•, o ''tll'ietà della stessa ~pecie, rautore dice che è pr'<r blema deJ(no di stuc.lio (l), La J•resunza di questi streplococchi é dun•JU~ costante negli P!'lpPltorati: la frequenta di questa o quella 'arietà non !'lÌ può precisare, perchè ~ulla pia"tra dette varietà non p~ sentano dlffer·enze; e tal"olt1.1 sulla stes"a pia:;tra ru po,sibile isolare parecl'hie ''arietà. Oltre questi streptococchi furono trovati :lcSpecie di fungbi, 21 di l>acillr, 111 cl1 cocchi. Dei funghi fu trovato lfU&ltro volte il saet:arotn!Jc~ albu~; due "olte un oit/ium ,.irnile all'oidium lactts, •la cui si distingue perchè fondA rapidamt>nle lo ~elalina, e 1wrché a 37" (io agar) cr·esce piu rapidamente che ttUa l~mperelura ambiente; duE> volle un oidium s m•le al preced~>nte p!!r carel· teri morfologici, differente !•"rdu~ in gelatina forma colouie bianche, .:luris~ime, corincee, in agar <-olonie mlllllmellonale, ombelicll l" al rernro. Il b.;ctllu 11 l (bacillwJ au,.ett3) (2) trovato 2 \'Oll••, é un gr ande barillo, roobili<~simo, spnrì[lrJi. fonde la :.:elfllina: in pia"lrf> .ti gelatina rot·ma colonia ra~:!iala, con c~nlro o.li a;:petto come una pellicola lano~a. In gelatina dà uno srar!>o pi$tmen lo gi»llo; !<U pala tu l'orma una mayni (rea tncro.~ta :Uone ginlla. c,.emc~a. che al 2•, 3• giorno a,..sunte cna t!Olortuiorte gialla di .;olfo. ln ~ode IJUtlnlitit t- patogeno t·et• le C8''ie. wnf'fico per i conigli. Il bru·illus Il (uacillus clJecint'lls) tr-ovato 2 volte, è \Iella (l) Sawianltl che t."lle ar~omrnto d \l:HtJ dnll'autore •' ct1l dott. Kru,.. largaDlen\e tntutv, e che ~ •lata •ltn.o-,Lrata 13 ::ran•le t:ari4Hiii1J del dipiOt"oeto
di Pr•t'll~el. •led•>! e--~u t capace di pi>Tdf're alcuni carattl'n e di arctui31ame altri, e •Juesto' tanto (Wr b morfolol(ia •C•>eco lauo:~'(llatu o roton·lu, dlrlococco, eort(' catene. lun~tiJe catenP, prt>•Pnz,, o n<.-enza •Iella cnp3uln). quanto pPr le proprletll colturali (forme \&Ile delle r,olonìe, d(li::lt 10111rbulaowuli •l••l brodo, cr&ciblht.. o mo·nv m mez1.1 ae11ll, cr~;$CJbifil.t o non a b 0 , e"a:;ula!JIIit.i dd L'ltVI e l""~" la ,.irulrnu (tutti ' ;tm.h d~ Ila \ Jruleuta, da qnello della lnnorn•ta
a flllP.llo •lrlll\ ~o>llieemi.a piu mten.saJ. Il la' 11ro ""''m ""' ('ro»illkl lallciwlo del Zdt~ehri(l (ur Jgimt. (2) r prlml 9 b:ltllli in gmo Jllll'le QJiparlengono (\ al~rrurpo del /xmlh~• $1$11lilì$ o al gniJlfiO •lei proktu mlgar••· coi quali ha uno molli caratteri comuni,
altri •liiT~renti.
RlVISf..\
grandt:zza del bacillus antllraets; sporìtìcanle, fonde ht gelatina, svol~e leggero cattivo odore, su patate dà un rivesti· uwnto di color rosa tendente aJ v1oletto: i distingue dal bacillus pne~tmonicus agilis di Shou, perché questo é corto bacillo, mobilissimo, che l:Si scolora col liquido di Gram. Il ba.cillus Ili, trovato i volta, fonde la gelatina, !!poriflca, è immobile, ha colonie con diramauoni a corona, c:u patate si solleva 10 alte pieghe di color giaJio-ros!la~tro. li bacillus IV (~ volte), è immobile, sporit1ca poco. fonde rap1dt~meute, é simi:e aJ bacillu.'l rnesenlf!rieus (u:Jct:s, forma su patate dapprima colonie isolate, mdi una ~:~uperficie umida, piana, gocciolante. ~ venefico per l~ cavie. li bactllus V è simile al t• per caratteri morfologici, lentamente mobile, S!JOritì.cante, non pigmentato, fonde rap•dameul,.. la gelutina, h~t colon1e simili allo spirillo d1 Finkler, svolge calllvo odorle'. Il baeillws VI (2 volte) a simile al proteus ortlgarùt; se ne d1stin~ue perché spoi'iflca abbondantemente; si differenzia dal bacillu..'t .'lubcilis, perché SI prec:enta oltre che tu forma dì bacillo, ancora 111 forma d1 cocco p1ccolo o d1 cocco gl·andi:;simo, della ~randezza di una cellula di pigmento. Il bacilLU$ VJL ,i volte) s•mile al proteus oulgar is, da cu1 sì distingue percJ1ò su patate forma palina di colore gialletto pallido, mentre il protcus ha forma ros•astra, e percl1e svolge lievi!lsirno cattivo odore. Il bn.cillus VIII (2 volle) é bacillo fbso, mobilissimo, con forme degeoerativecoccoidi; sporiflca abbondantemente, ondt! si d1sLingue dal prole/l$; fonde tardissimamente la gelatina, e cresce scarc;issimamente su patate: onde P i distingue eia! proteus culgaris, proteus mirabilis. e daJ bactll<tS subiili..!. Il bacillta IX (2 volle) è sunìle ai bacillus 1·u ed l'Jll: non spOI'Jfica, s u patate formN rives timento giulio, con fondo verde, che si 1hffoo le fino alla profond1LA della pat.ala. Il baeillUJ> X é il bacillwl P'IOC!Janeus: trovato due volle. ll baclllus XI (2 volle) é simile al prP.cetleote· 8porifìca pooo, manca d1 una vera colorazione verdastra, ~volge cattivo o.lore. In patate dà rilie\'O abbondante, uniforme, cremo:;o, ro!'so od arancio.
D'IGII'!XI
Il bae1llus XII (4 volte) fonde più tardamente del ùaeillu! Xl, ma non sporitlca, non svolze callivo odore. m tubi di gelatina dà tlopo la fusione uu depo;ulo giallo, su patate forma punti sollevati bianco-giallastri. Il bacillus Xlii, .,acillus III)Uamosus rilro\'&Si frt•quenlemente ( 1 volle in tisici, 1 m bronrhil~>, l in inlluenza, 1 in sani). f, p1ccolo e soll1le bac1llo, che f nde tardamenlà la gelalma. J;'orma su piastre di gelalma colonie F.ollevate, irro· golari. compo~te come di ..casrlie dure gialletle. Cresce qu&"-1 mente ~u patate. Jl bacillus XIV {1 volta) e X V ( l volla} simili al precedentf.>, fondono tarda mente la gel11tina . le colnn1e non sono squamose. - l haciUus XIII e XI V hanno pigmento giallore sastro. - Il baci/lus XV noo è pigmentalo. l baeillU8 XVI, XVJI, XVIII, .YIX, XX e XXI non fondono la gelatina. Il IJncillu~ Xl'/ (3 YO!le} è il bactllus lluuf'I'Ht:en! fiutridus, il baeillus Xl.-\ (11 \Oite) è ~:<imile al bncillusjluorescens, mn non ronde la gelalina, onde chìamatt) llacillus jltwre!cens non. liquiifacten8; 11 bacit!us X VI/l t! sirnile al bacillus lutt•us, ma se ue dislins,rue perché ha colonie rotonde, ~ou~n·le e d1 color giallo-al'anciO. Il &aelllus X V l/ l (3 voltP.) forma color~ie carall~ristiche ~udJette. con un centro da cui partono della pie$!be Vt>l'SO la perifer·ia, dehcnlissl{ne, srmili ad un vt::J,,. Il bacillus XI.Y (trovato clue volte in cavernosi, 1 volla iu uu pulmonilico) è <:h amato dall'a<Jtore ltacillus tenui.<~ spttltgen.uR· è un bacillo cap.~rrlato, non sporitiett, è immobile. - È mol'tale (!letticemìco) per top1 e comgll. Ila colonie rotonde, alquanto ~ollevale, granulose, grallalle, con cerclli cHrcentrici alla pen(t·r·ia. In tubi di ~t latina rormn lunjlo 1'1110esto uz.a ~erie d1 punl1 gialluslri, e allu ~:;uperOc1e uu 6!<pandimt>nlo u.zuale. umforme. In patate l'orma un r ver!'<lrmento, giallo, unifl)l'me, umido. - Si colura col mt'toùo di Gramm. S"olge leggiero cattivo odore, ~i differenzia dlll bacillu.s rrasstts :~pttli!Jenus eli Krdholnu perclte fUe!!lO sporifica ed è mollo più grande, ha colonie non f.'(ialle ma gr•rfllo-brune. e negl'innesti in gelalma forma 'lOite,•arnento a cupola
1658
RIVISTA
Il bacillus X.YJ é il pneumobacillus di Friedliioder. Dei cocchi il 1° e il 2• sono lo stapltylococcus pyogenes aureus (3 volte) e lo stapyloeoccus pyogenes albus (t volta); il 3°, molto frequente, (11 volle) è il micrococcus a/bus liquejaeien.~ di Bessee; il4° è lo slreptococcus pyogenes (5 volle); il 5° é fetido e somiglia per le colonie al baci/lus squfJmOsus; il 6• il m icrocoecus oersicolor, che è piuttosto frequente. Ma più frequenti òi tuLli sono le sarcine: oltr e la Mrcina lutea, la sarcma aurantiaca, la .~arcina alba, l'autore descrive la sarcina variegata trovatA in 2:l espettorati: è importante a conoscerla, perchè sulle piastre di agar spesso somiglia tanto alle colonie del d[plococco di Friinkel da potersi a prima giunta facilmente confondere con esso; ò chiamata oariegato, perché in gelatina presenta punti di colorito vario, bruno, rosso, giallo, grigio. T. R. L'istituto ltooh ln Berllno per le malattie da infezione. - (Berliner kliniselte W ochen3chrift, ~. 36 e
MEY ER. -
:l'i, 1891).
Il 17 agosto 1891 fu aperto, senza speciale inaugurazione, l'istituto scientifico Koch in Berlino. Lo stabilimento è destinato alla cura degli ammalali ed alle ricerche scientifiche eq è perciò diviso in due parti corrispondenti agli scopi sopra indicati. t• Riparto ammalati. - È costrutto fra la fer rovia urbana e il fabbricato principale della Charité ed è romposto di t:J corpi di fabbrica, indipendenti gli uni dagli altri e circondati da viali adorni di alberi e da giardini. Undici ~li questi fabbricati sono ad un solo piano e due a due piani. .4.bitazioni a sole piano terreno. - Spettano a questo s istema sette baracche per la cura degli ammalati, due baracche per abitazioni del personale infermieri, un edificio p el deposito del carbone, un edificio per le disinfezioni e per le autopsiè. Abitazioni a due piani. - Sono inYece a due piani l'edificio per l'amministrazione e quello pel deposito del ghiaccio tl per un s econdo deposito del carbone.
1
D JGIENE
1659
Delle sette baeacche per ammalati, quattro sono dielt'o l'edificio dell'amministrazione e contengono ognunR 18 letti, tre sono dinanzi ad essa e wntengono ognuna 12 Jetli; cosicché in totale lo stabilimanto ha 108 letti per ammalall. A ciascun le'tlo è assegnata una superficie di 9 metri quadreti e d uno spazio di 40 metri cubi. Il rivestimento delle baracche. è formato con paralellepipedi cubi di gesso, tanto all'esterno quanto an'interno e fr·a i due strati fu lasciato Jibel'o quello intermedio per la ventilazione, l'asciuttezza della baracca e quale schermo contro le influènze atmosferiche. Le opere in legno dell'armatura furono dappertutto ver· niciat~ con carbolina e ricoperte con istralo d'asfalto, e quindi i pRrallelepipedi di gesso non furono mai posti in contatto diretto col legno. Nei pavimenti, sopra lo strato di gesso, fu post) un rivestimento di elce con asfalto. La copertura 6elle baracche è costituila da trè str·ati dì parallelepipedi cubi di gesso e da doppio sLrato di asfalto sopr~pposto. .'\datti v.enlilatori nella superficie interna delle pareti e nella copertura provvedono al rinnovamento ·deJI'arià. Pel riscaldamento sono state posta in opera stufe ventilatrìci e per l'illuminazione elettrica provvede la Società ~er l'illuminazione della città di Berlino. L'illuminazione e la venlilaziooe natur;:ili si ottengono per mézzo di &.ILe e larghe iìuestre (in numero di diciotto nelle sale c.o ntenenti altrettanti ·a mmalati) poste a riscontro fra loro. Oltre il letto, vi è pure in ogni sala una sedia ed un tavolino da notte per ogni ammalato e per ciascuua sala un armadio per custodire istrumenti, oggetli di medicatura ecc. Le pareti interne delle sale d Lammalati sono verniciate a smalto ed è possibile lavare con liquidi disinfettanti non solo le dette sale, ma anche gli oggetti in esse contenuti. Per i letti, si provvede alla disinfezione in modo speciale. I tubi del gas e dell'acqua sono collocati nei sotterranei ed in essi si trovano pure le camere di aria fresca pel riscaldamento. Ogni baracca per ammalati, oltre la sala, ha pure una stanza in cui si riscalda l'acqua, si conservano apparecchi per la distruzione di germi, e sacchi per riporvi la biancheria usata "d infetta; una latrina; una stanza per la pre-
1660
HIHST.-1.
parazione deJ thè e la stanza per l'infermiet·e di guardia. Le baracche che contengono 1~ malati hanno pure una sala per convalescenti. In due delle setle baracche, le sale per ammalati conlPngono 18 letli; in ullr•e du~, 14 e 4 altri letti in 'camera separata; nelle rimanenti tre, $Ì trovano sale da 6 letti, le une dd tutto separate ed indipendenti dalle altre, non avendo fra lo t o comunicazioni di sorta. Le due barac.~he pel personale infermieri contengono ciascuna 8 telti. ~el fabbricato centrale per l'amministrazione, oltre tulli i locali ad es::>o necessario, vi é pure una scuola per 60-80 uditori Le vi,•ande per ammalali sono preparate nella cucina della Charilé. Il fabbricalo pet' le disinfezioni e per le autopsie, è lontano assai !dagli altri ed è vicino e.lJa linea della ferrovia ur·bana. La bianche ria sudicia, cLiu«a entro sacchi e posta tn casse metalliche, giun~e ~ti locale delle disinfezioni a vapore. Questo locale è costrutto in modo che la biancheria sucùcia e quella disinfettala non possauo in alcun modo mescolarst fra loro. Anche il personale r elativo noo ha conlalli di sorta. De1 tutto indietro è il locale pel deposito dei cadaveri e pPl' le autopsie. . 2. Riparto .~cientVIco. - È un fabbricato trian~olare, di proprietà della Cbarité ed assai vicino al nuovo ospedale baracche <!1 Koch. !iebheoe fabbricalo vecchio, a due piani e con ambienti pkcoh, pure P. stato ridotto in modo da renderlo del tutto adatto al nuovo u.so. In esso sono collocati apparecchi di ogni specie per ricerche batterlologiclle e chimiche. Nel ;>rimo piano si ~rova tutto ciò che è necessario per le J·icet·che baUeriologiche, nel secondo per quelle chimiche
c. s.
D'IGIE~E
1GOI
L 'lnqulnamento del suolo In rapporto alla pavlment&slone delle strade. -Studio S(\erimenlale del dott. Lmot MAN~'REOJ. -(Giornale mterncuiOn(lle delle scienze mediche, fase. 6°, 1891). L'autore si è proposto di indagare quali rapporti si stabiliscano tra il sottosuolo e l'immondizia stradale, dato un difettoso sistema di pavimentazione e scelse come campo di sludio la città di Napoli per il caltìvo stato Pdllizio delle sue strade e per la contaminazione oltremodo grave delle medesime. Le ricerche per ora non furono estese al sottosuolo propria.meoLe detto, ma ~olo al letto stradale inquantocbe è dalle condizioni <ii esso c be dipende !'6 i liquidi di scolo della superncie I!Ol-isono o pur e no addentrarsi nel suolo, ed esso può servire quindi come un 10dice dello staLo di purezza o meno degli strati soltosta.nli, ai quaE però le impurità pos· sono perve nire anche da altre fonti (canali, pozzi ner i, ecc.). L'immondizia stradale) per contenuto di batlerii e ùi sostanze organiche gia c.lecomposte o in via di decomporsi, è lra i prodolli più impuri che emanano d~lle agglomerazioni umane, paragonabile perfino in certi cas1 al contenuto dei pozzi neri; quind i il !ello stradale delle grandi città può essere assimilato ad un'imroeo~a superfiCie di fogna allo sco· per to. Per determinare il g r ado di inquinamento di codesto malPriale rsccollo dal !elLo stradale, l'autore h1:1 proceduto ad indagini chimiche e baltel'iologiche del medesimo, dalle quali emerge che in Napoli é in genere a~sai considerevole la. qua.nL1tA di ba.Lterii e di sostanze impure che vi si d trova no. P rendendo come termine di paragone l'azoto or ganico, che è l'indice l'nigliore di valutazione dèll'iruJuinamento chimico, l'autore ha trovato che esso è, nella malta sll•adale di ~apoli, superioee di molto a quello che si riscontra in altre g randi citta (più del doppio, in media). ~ aturale quindi che con tali condizioni igiemco-euilizie <ielle stra de, dalla super fici e di queste possa penetr are nel
'166.2
RIVISTA
sottosuolo una quantità di sostanze impure perfino maggio1•e di quella che vi si infiltra da canali o pozzi nerj permeabiH esistenti nelle viscere di esso. Insieme con l'inquin~mento chimico ha anche luogo nél letto stradale urL' injfltrazione di batterii dalla superfteìe che merita di essere presà in consideraz~one. Le quantità di batterii rinvenute pet· 1 gr. di materiale oscillano da 700 fino a circa 30,000,000, e sono in aperto rapporto con lo stato della superficie stradale e con la qualità della malta, la quale- può diventare ricettacolo e veicolo di batlerii a tal punto da doversi considerare come uno dei mezzi più atti a produrl'e l'inquinamento batterico del suolo. La provenienza però dei batterii nella sressezza del letto stradale non può dubitarsi che spetti all'immondizia di strada in massima parte, perocché la malta fresca è un materiale quasi perfettamente asettico. Da quanto fu esposto risulta l'importanza di un fatto, cui del resto la pratica ha già reso omaggio nelle moderne costruzioni stradali: che, cioé, il letto stradale essendo quasi sempre a contatto di acqua e di liquidi impuri deve per conseguenza assimilarsi ad una costruzione sott'acqua. La 'tuestione del tipo di pavimentszione (asfalto, legno, pietra ecc.), é fino ad un cer•td punto subordinata al modo di costruzione dtl letto stradale; perocché a questo é priucipalmente affidato da una parte la regolarit.a e la durala del piano stradale, e dall'altra la protezione del suolo. Perciò oggidì. é prevalso ìl sistema di dare alla .fondazione delle sll'ade un grande svilupp·o e l'importanza di una costruzione idraulica, formando al di sotto Jel pavimento propriamente detto un gran masso di materiale duro e impermeabile (calcestruzzo) pel' un'altezza di 10-20-20 cm. È naturale che se al di sopra di una simile fondazione si distende un materiale anch'esso impermeabile, compatt0, e che non presenti commessure come l'asfalto, l'igiene non avrà che a lodarsene in grado superlativo; e difatti il rivestimento delle strade in &sfalto compresso tiene oggi per consenso quasi generale, il primo posto. Tuttavia, sebbene fornite di commessure, anche le pavL-·
D'IGIENE
1663
mentazioni in legno e in pielra possono dare risultati soddisfacenti quando sieno fatte a dovere; soprattutto però è neeessario che non manchi una buona fondazione come sopra fu indicato, e che le commessure fra i singoli blocchi di pietra o di legno v(lngano l'iempite con un materiale cementizio impermeabile. Sul modo di compol!"taral del baollll d•l tifo , del vlbrlonl del colera e del baoUll tuberc olosi nel burro. - (Zeitsehr((t jùr Hygiene, 3• fascicolo, 1891).
LASER. -
In seguito a numerose prove battet·iologiche !"autore ha pùlulo convincersi che i germi del tifo, del colera e della tubercolosi possono per un . certo tempo (circa una settimana) conservasi iu vi~a nel burro, e che per mezzo di quest'alimento possono diffondersi le rispettive malattie da infezione. Inoltre l'autore ha dimostrato che medi8nte culture in lamine di gelatina è molto facile riscontrare se nel burro c. esrsta l'oidium laetis.
s.
Osservazioni dl medici Inglesi nelle Indle Orlent&ll, relative alla etiologia del colera dall'anno 1883 In pol. - (Zeitschr,ft fu r llvgiene, fascicolo 3•,
Kl'iiPPEL. -
1891).
Fino dalla scoperta òel vibrione del coJera. la m8ggior parte di medici tedeschi approva-rono le idee relative alla etiologia del colera .espresse da Robel'to Koch in Berlino nelle sue conferenze del 188~. Egli concluse con queste parole: (( Causa del colera ò un bacillo virgola specifico. Questo " germe si trasmette da uomo ad uomo mediante oggetti « umidi, in particolar modo per mezzo dell'acqua potabile; « è pure introdotto con gli alimenti e sviluppandosi nell'inte~ stino produce il colera. ,. Solo un piccolo numero di medki, particolarmente della scdola di Monaco, capitanata da von Pettenkofer, dis~ente dalla teoria di Koch.
166t.
RIVISTA
Ecco come si esprime il von PetLenkofer: Il germe del colera (::e) genera in base alla disposizione (( locale e temporanea del terreno (V) il veleno del colera (z), u come il fermento (:c) che da una soluzione di zucchero <Y) • produce il veleno alcoolico (•). ~> Secondo Koch, base dell'etiologia del colera è l'uomo, secondo von Pettenkofer il terreno e quindi, per questo scienziato, l'infezione colerica sarebbe analoga alla malaria. Von Petlenkofer, conseguente alla sua teoria, non ammette che il ~!era si trasmetta pei' mezzo delle acque c<>n cui furono lavt1ti oggetti di biancheria di colerosi, nè mediante l'acqua potabile e gli alimenti ed inollre, in un cer~o determinato senso, non ammette che la epidemia si diffonda per mezzo di trasferimenti degli uomini. Da una serie numerosissima di pubblicazioni di medici inglesi, esercenti nelle Indie Orientalt risulta che la etiologia del colera in questi ultimi anni, cioè dal 1883 in poi, fu studiata con grande amore e da tale studio Rono state dedotte le seguenti conclusioni, avvalorale da gran numero di osservazioni esattissime. L'acqua, specialmente quella potabile, è la causa principafe della diffusione del colera, come fu già affermato òa Koch . Ma non solamente l'acqua è la causa di questa diffusione, silJbene il latte con i suoi prodotti e le frutta. La massima parte di quei medici inglesi sor.o pure di avviso che il malato di colera trasporti con sè il veleno del colera. Inoltre, dalle loro osservaz-ioni è dimostralo che il colera, in armonia con le ricerche batteriologiche, si trasmette dà luogo a luogo per mezzo dell'uomo malato di colera, o per mezzo di quelle sostanze che sono adatte allo sviluppo del veleno del colera, e da ultimo che l'infezione nelle epidemie ha origine dalle scariche olvir.e de' colerosi. C. S. <<
1665 Sulla 411fualone del tlfo per oontagto e per messo bll'aoqua potabile . - (Zeitsehrift jur Hygiene, 2• fascicolo, 1891).
JAEGER. -
Nel villaggio Wiblingen, presso Ulm, esiste un antico con· vento di Benedettini, costrutto nel 1098 e dove adesso alloggiano due squadroni di cavalleria tede!>ca. Dal 1859 al 1889 in Wiblingen non r:oi osservò alcuna epi· rlemiA di tifo, ma solamente qualche caso sporAdico di questa malattia, in numero totale òi it> e di questi, 6 indicati quali febbri gast1·iche. I nvece dal 5 novembre 1889 al 14 marzo 1890 si manifestarono nei due squadroni di cavalleria, ivi distaccati, 12 casi di tifo, 3 dei quali terminarono con la morte. La malattia fu importata nella caserma da un soldato reduce di licenza, il quale cadde ammalato in Wiblingen il 5 novembre 1889. Per i primi sei malati fu dimostrato che con tutta pi·oba· bilit.à la malattia si diffuse per contagio diretto da persona malata a persona sana per mezzo dell1,1 biancheria, ecc., negli ultimi sei malati, che si succedettero a brevissimo in· ter vallo, dal 5 marzo al14 marzo 1890, fu poi dimostralo che il tifo .si propago per mezzo dell'acqua potabile di un pozzo inquinato. Anche l'inquinamento di quest'acqua fu probabilmente diretto e non prodotto dalle acque del soUosuolo. Veramente le colture di tifo ottenute dall'acqua potabile, paragonate con quelle tipiche dell'Istituto igienico di Berlino e con altre ottenute da tessuti d'individui morti di tifo, presentai'ono qualche leggera differenza durante il lor o svi~ Iuppo. Però aUo stato altuale della scienza si può con molta verosimiglianza ammettere che i bacilli del lifo, i quali si trovano nell'acqua, penetrati e moltiplicatisi nell'organismo umano, subiscano qualche leggera modificazione. C. S.
105
1666
RI\'JS'L\
Sul ly1ol. - tZetl8chri(t fur Hugien.e, 2" fascicolo, 1891).
GeRLACH.
Il lysol è un antisettico che si ottiene dagli oli di catrame solubili nell'acqua. Dalle esperienze di riscoutro islituile, con altri antisettici e particolarmente con racido fenico e con la creolina, tanto sulle spore e sui germi patogeni, quanto sugli animali, l'autoJ·e è giunto a1 seguenlt risultati: 1e Il lysol, non solo nelle colture pure, ma anche nelle mescolanze di balteri, è più attivo dell'acido fenico e della creolina. 2• La disinfezione delle mani si ottiene completamente con una soluzione di lysol all'uno per cento senza adoperare il sapone. 3• I germi patogeni degli sputi e delle dejezioni ah•ine divengono sterili per l'azione del lysol, più sicuramente che con gli altri disinfettanti sopra nominati. 4• Le pareti delle abitazioni divengono prive di germi, se nebulizzale con soluzioni di lysol al 3 per cento. 5• Fra tutti gli antisllltici (specialmente acido fenico, creo. lina, sublimato) il lysol è da prefer1rsi per la eguale diffusione della sua azione e per la Slt8 innocuità. . Insomma il lysol, per la sua energica azione disinfettante, per la sua innocuità, e pel suo mite prezzo è dcslinato a surrogare gli altri antisettici tanto dal Ialo igienico, quanto nelle sue varie applicazioni chirurg-iche e ginecologiche.
c. s. Btoerohe •ulla febbre ricorrente. (Ann.ales de l'ln.stitut Pasteur, N. 9, 1891,.
SouoAKf::WITCH. -
In un'epidemia di febbre r·icorrente manifestatasi a Kietr, durante restate 1890, l'autore ha inoculato sotto In pelle a sei scimmie (a due delle quali era stata asportata la milza) il sangue d'individui malati di· febbre ricorrente per rh•conLrare se fossero esatte le ricerche di Metchnikoff. Que!>t'osservatore ha dimostrato clte nel sangue non si osserva né
n'IGIENE
fagocitosi, nè distruzione degli spirilli di Obermeier. ove questi parassiti si trovano durante l'accesso, e che, prima della crisi, gli spirilli, che sono del tutto vivi, si accumulano tutti nella milza, ove sono inglobati dai microfagi, o leueociti a nuclei lobati. Le osservazioni del dott. Soudakewitch hanno dimostrato quanto segue: t• Nella febbre ricorrente la lotta con gli »pirilli avviene esclusivamente nella milza, ove gli spirilli si riuniscono prima della crisi ed ove sono inglr>bati e distrutti dai microfagi. 2• L'organismo, privato di milza, offre un mezzo favo revole per la coltura degli spirilli; questi si propagano liberamente in esso e non valgono a difenderlo dai parassiti né i gangli, r.è la midolla delle ossa, nè il fegato, ne le stesse cellule endoteliali de' vasi, che sono in comunicazione intima con i detti spirilli. Queste conclusioni sono in arntonia con quelle emesso dal Metchnikotl. c. s. Dott. E. von Es~ARCH.- Osservazioni sul rtacaldamento con le stufe . - _(Zeitschr{{t fu r Hygiene, 2· fascicolo, 1891J. Le ricerche furono eseguite dall'autore su stufe di maiolira, di ferro e su stufe a sistema misto (cioè con canale di circolazione di ferro, coperte di maiolica) nell'Istituto igienico dell'universita di Berlino. In base alle sue numerose ricer·che l'autore è giunto alle seguenti conclusioni. Le stufe di fet•ro, ben costruite, servono bene pel riscaldamento di locali, che devono accogliere temporaneamente un j!ran numero di uomini, come scuole, sale di conferenze, asili ecc. e ~he non hanno alcun sistema di riscaldamento centrale. Nelle abitazioni private possono essere usate anche le stufe di maiolica, però queste devono essere coslrutte in_ modo che le loro parti interne abbiano la stessa levigatezza rlelle esterne. Con vantaggio si potranno finalmente spesso utilizzare anche le stufe a sistema misto C. S.
11368 :atoerohe batterlolostche 4el •uolo nelle yt. (ZeitPchri/t jur H!J!Jtene, 2• fascicolo, 1891).
Fi.iLLES. -
obur.ase 41 Frelburg -
L'autor~ esegui le sue ricerche baUeriologichu nel suulo di Frelllurg. prendendo ìn .u volta i campioni della terra nei qualtrò punti cardinali della città, cioè 29 volle dalla superflcie del terreno, 5 volle alla prorondiUI di un metro, e- 7 volte alla profonditi~ dì due metr1. l n bnse alle suo numerosissime rtcerche l'autore è giunto ai risullult se2uenti: i" La quantità tlt germi nel terreno, come era gia stato prima d1mostralo, diminuisce rapidamente di mano in mt~no che si discende negli strati profondi, finché giunti a cir(·a 2 metri, in circostanze ordmarie. la terra dtviene prtva di germi. ~ La mag~ior parte di germi isolali dall'autore apparlengono 111 bacilli: i cocchi si trovano specialmente negli straLi superiori, e, sebbene scarsi, non mancano neppure ne~li strati profondi 3" Nelle 47 varietà d1 germi isolati l'autor e ha tro,·ato due nuove specie di bacili• aerobi, non patogeui, cheancora non erano stati de~critli. Fra i germi patogeni non ha tro\'ato che quello dell'edema maligno. 4~ Nei ttrr·eru coltivati la quantità di batteri t\ diversa secondo la specie di colltvazione. In modo chiaro t d endente non fu pototo drrnostrare l'mfiuenza della temperatura nelle varie stagiOni sulla quanlit& dei batteri contenul1 nel suolo. Le perrodtcbe oscillazioni nella quantità c •[ualitA ,Ji batteri dt>l suolo dipendono all'incontro da cause non ancora conosciute. C. S
ADtisepd della bocca. - Tao~IAS. - (Journal de Jfédeeinc et de Cltirur!Jie, ottobre, 1891). Dopo aver dimostrata l'importanza della pulizia della bOI'<'.a e la nece!l~ila per questa operazione di ricorrere agli antisellici veri e non ai dentirrici ord1nari, i (tuali non Mno che alcoli profumati, T homas insiste suJI'utilita del sapone come a..:enle da oettamt'nto. Secondo l'autore la migliore sostanza da adoperare é il sapone sulla spazzettina. Esso scioglie il
o'IGr&.~.K
1669
muco boccale e l<1 trascina fuori dagli interstizii più sicuramente di qualunque altra sostanza. Il sapone può essere adoperato sotto tutte le forme, sapone bianco, sapone di loeletta, polvere di sapone mescolato o non ad altre sostanze antisettiche. Alcuni autori preconizzano la tintura eli Quillaya saponaria, la rruale non è che un succedaneo del sa.p<>ne; se ne versa una piccola quantita nell'acqua destinala ad inumidire Ja spazzolelta e si forma col fregamento una schiuma abbond~nte.
Il primo tempo della lavatura consist~ quindi in una accurata saponatura, fatla non solo sulla faccia osterna t,lei denti, ma anche s u tutte le allre faccie, nella loro p()rzione accessibile. È solamente dopo questo netlaroento che si dovrà fare agiT'e un antisettico liquido su tutta la cavità boccale. L'ideale di questo anlisellièO sarebbe quello ehe p()tesse ar1•estare la vegetazione dei })atteri in uno o due minuti. L'acido borico al 5 p. 100, l'acido salicilico all'1 p. !300, l'acido fenico all'i p. 200 sono lontani dall'avere que~to grado di potenza e tuttavia sono utili nella pratica. Secondo MiUer vi 8ooo due antisettici capaci di distruggere i micro-or~<a· ni!<mi della bocea in un minuto; essi sono l'acido limico a 1 /t.JOO ed il sublimalo a '/111;)00· Miller usa preferibilmente la seguente !<Oluz•ooe: Acido limico . . . cenligr. 25 àctdo benzoico . . grammi 3 Tintura di eucalipto • 15 Alcool . . . • 100 Essenza di menta piperita . centigt'. 7fl Se ne versa in un bicchiere di acqua una quantità sufficiente per produrre un intorbidamento. Nell'inter\•allo delle lavature, la spazzellina sarà lasciata in un liquido antisettico per modo da conservarla in uno stato di sterilizzazione permanente. Thomas nola ancora che questa pulizia della bocca deve essere fatta due ·volle almeno ogni ~iorno, il mattino, ma sopt•atutto la sera priloa di andare a !letto. Egli crede che se a ciò sì aggiungessero lavature dopo ciascun pasto, la carie sarobbe quasi i:upossibile.
Hì70
RIVISTA
H. L. RussEL. - Blcerche au 1 batteri che vivono nel golfo dll'fapoU. - (Z~itschrifi f. Hggiene wul Infectionsk rankheiten, 2.• fascicolo dell'Xl volume, i891). L'autore ha fatto costrurre due apparecchi mediante i quali ha potuto prendere i campioni dell'acqua da analizzare ed
il limo marino sino alla profondità di ·1100 metri. Nel seguente specchiett.o sono indicate numericamente le colonie di microrganismi, cbe !,'Ì svilupparono dalla coltura di 1 Cc. di acqua di mare o di limo estratto da divert<e profondità.
l
l da t ce. di limo marino ldaebeCc.sidisvilupparono acqua di mare Colonie
C lonie ehe si s'·iluJ!parono
50
121
8~
57 IO
245000 285000
Prorondita in metri
1.
l
100 140 200 250 300
59
200000 70000 /0800
31
27000
5
10
500
30 22
825
31
21000 22000 12500 20000
1'100
•
2WOO
.~oo
Dal riportato specchietto si scorge come molto grande sia il numero dei germi che si svilupparono da 1 Cc. di limo marino, anche alla considerevole profondita di 1100 metri. L'autore riuscì inoltre ad isolare selle specie di germi denominati: bacillus thalassophilus, cladothrix intricata, ùa-
cillus granulosus, bacillu.s limosus, spirillum marinum, bacillus litoralis, e baeillus halophilus.
D•IGIENE
1671
L'autore considera questo suo s~udio come una comunicazion~ prevenliv8, dalla quale sì possono finora dedurre le
seguenti conclusioni: to I microrganismi che si trovano nell'acqua del mare sembrano in generale in numero considerevolmente minori di quelli che si riscontrano in egual volume di acqua dolcE\, anche quando questa non é influenzata dalle acque di rifiuto. 2° Lo sviluppo di batler1 del mare sembra che non sia legato ad una zona determinata, poiché essi si "eggono egualmente distribuiti tanto negli strati profondi, quanto nei medi e nei superficiali. 3• Il contenuto di baller1 del limo è sempre di gran lunga maggiore di quello di egual volume di acqua attinta nello stesso luogo, e questo rapporl.o, ad eccezione for~e della zona litlorale, non dipende dall'influenza del continente, ma dallo sviluppo e dalla moltiplicazione di batteri, che per la massima parte sono direttamente iudigeni degli strati di limo. 4° .llentre per la rip11rlizione dei batteri detr acqua nou fu possibile determinare alcuna legge, per quelli del limo ~ino a 200 mett•i si osserva una considerevole diminuzionè; da quel limite sino alle più considerevoli profondità (1100 m ) non si riscontra un'ul~riore considerevole diminuzione. Le cause, le cruali influenzano tanto notevolmente questa curva di distribuzione dei Lattert, non sono state chiaramente svelate, sembra però che di grande momento sia la temperatura del mare. 5• La ripartizione verticale delle diverse specie descritte isolate dal limo dimostra, che il massimo sviluppo si os!>ervò negli strati vicini alla superficie, ma che il minimo non si raggiunse anche ad una profondità di 1000 e più me~ri.
c. s.
RlVISTA D'lGJEN~
lufl.o.enza del fumo di legna .ulla vita del batterli. Dottori A. S.!lUFJ.NI e G. UNGARO. - (Giornale incernazìonale delle scien.ze mediche, fascicolo 10•, anno 189t).
Nell'istituto d'igiene spe1•iment&e della R. univel'Silà di Roma, dirett.o dal prof. Celli, gli autori compl!::tarono una seriè di diligenti ricerche nell'intento di constatare quale e quanta sia l'azione anliputrida e quindi anlipa1·assitaria del fumo, sotto il quale punto dì vista l'osservazione empirir.a non è stata finora convalidata dall'osservazione scientifica. Da questo studio sperimentale risulla che il fumo di legna possiede un'efficace azione microbicida, la quale però no•• giunge a spiegare efficacemente anche nella conse1·vazione e disinfezione delle carni; e che taJe azione, che al piu lardi si spiega dopo ore 2 1/ 1 sul bacillo del carbonchio e su lo slafìlococco piogene aureo, 3 1/ 1 sul bacillo sottile, 18 sulle spore del carboncllio, è dovuta in special modo ai suot prodoUi catramos• complessi coadiuvali dall'acido carbonico, che. nelle condizioni di quantità e di miscuglio con l'aria nelle quali ~i trova nel fumo, esercita solo un'azione paralizzante sulla vita dei baUerii. U fum o per se s tesso non esercita per la conservazione e disinfezione delle ct~-rni la s ua efficace azione microbicida; ma esso giova da una parte perchè impedisce ai microrganismi di invadere la carnP, specialmenl.e all'inizio della conservazione di essa; dall'altro perchè, impedendo appunto che le carni si guastino nei primi giorni, contribuisce, sp~cialmenle col sale, a fare ad esse raggiungere quello s tati'' di dissecCilmento col quale è wcompalibile lo sviluppo se non la vita dei micl'organismi. P er quesle ragioni non si può avere nessuna fiducia di rendere sterili con l'affumicamento le sostanze alimentari che già contengono microrganismi, ed é giustissimo quindi che sia assolutamente \•ietalo di conservare cosi le carni di animali mor•ti pet' ma1attie infeLLive, specialmente se trasmissibili a ll'uomo, la flua! cosa pur Lroppo - per ignoranza e for'5t& anche per speculazione - si suole talvolta in alcuni luoghi ancora pratiè8re.
16/3
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA n s utoldlo ll8&'ll ueroltt e uropeL -
LO'IGUET. -
(Reoue
scientijique, 12 seltembt·e 1891). 11 dott. Louguet, medico militare, hfl fallo al Con~resso internllzionale d'igieue un' intere~sante comunicazione st~tLi stlca ~ul suictùio negli e<~erciti europei. Il suicidio u a~<~ai frequente uegh eserc1la europe1. L'Austria viene in lel'la con 122 suicidi per 100,000 uomini d'effettivo, dal 1875 811877. Il ma'>RIIDO ò st.ato os!'ervato nel lb '6 con 149 per 100,000 ed il minimo nel1878 con !17. Per essere completi, si dovrebbe aggiungere a questa proporzioue di 122 per 100,000 1.u1a media dì 40 per·100,000 di tentativi di swcidi non riescili. Viene in segu1to l'esercito tedesco con 67 per 100.000 dal 1878al 1888: fa d'uopo aggiungere ancora 10 tentativi ù1 suicidio per 100.000. ::-.!ell'esercito itAliano> si ebbero ~O suicidi per 100.000 dal 1874 al 1889. Nell'eser·cito francese (wLerno) SI ebbero, dtil 1872 al 1889, 29 suicidi per 100,000. In Alger1a l esercito francel3e con1a due volle piu ù1 !'uicidi cl e all'interno, 63 per 100,000 dal 1B72 al 1879. Nell'esercito del Uelgio non si ebbero che 24 :;:uicidi per JOO,OOO dal tS75 al 1888. Nell'esercito inglese, la proporzione è di 23 per 100,000 nelle guarnigioni d' Inghillerra c di 48 nell'e!'lercito ddle Jndie. L'e~erctto rust~~o dà una mortalita di 20 suicidi p~r 100,000 dal 1873 al 18S!l e l'esercito spagnuolo pet· 100,000 B suicidi nel 1886.
"6'H.
RLVlSTA DI STATISTICA liEDICA
Il suicidio è in diminuzione notevole nell'esercito francese, mentre negli altr i paesi tenderebbe ad aumentat•e gradualmenté. Nei vecchi eserciti, reclutati soprattutto per arruolamento volontario erano i soldati anziani che si suicidavano di più. Cosi avviene ancora presentemente nell'esercito inglese. In Francia, in Italia, in Germania, in Austria, sono i giovani soldati che si uccidono, specialmente nei primi me<>i di servizio. Il suicidio é assai più frequente nei l"Oltufficiali che nella truppa eJ è ancora più fr·equente negli ufficiali. Il modo di suicidio più frequentemente adop~rato è il colpç di fuoco; vengono in ~eguito l'impiccamento e l'annegamento. Io I nghilterra ed anche in Germania si osser vano casi di suicidio coll'art throat (go!a tagliata). Quanto alle cause, nell'esercito austriaco il terzo dei suicidi è attribuito alla ripu[.toanza al mestiere militare: questa causa si nota molto meno frequentemente negli altri eserciti. Il timore di una punizione interviene per 1fs in Austria ed in Germania, per 1/ 5 in Francia e per 1/ 7 in Italia. Il suicidio passionale é mollo più frequente in Francia (1/ 5) ed in lLalia (1/ 7). L'elemento etnico eserciLa un'azione superiore a quella delle istituziorù e fors'anco delle religioni. Vi sono meno suicidi nello isole italiane che nell'Italia continentale, meno suicidi in Co1•sica, io Provenza, in Guascogna che nel resto deUa Francia. L'aggravamento del &uicidio durante le stagione calda é tanto manifesto per l'esercito quanto pe1· la popolazione. Il massimo della mortalità suicida corrisponde all' estate, il minimo llll'inverno. L'imittUtone, o se si vuole il conta(Jio, ha un'azione evidente. L 'alcoolismo non ha che un'azione secondaria. Pare che in Italia la mortalità suicida miliLare sia tre volte più elevata della mor talità suicida civile. In Francia la differenta, che ha raggiunto altre volle qussta stessa proporzione, é ora molto piccola.
16i5
VARIETÀ
Denomtnazione eU malattie dal nome proprio dello •copritore, eco. - (Dal Giornale di medicina di Parigi).
Addison (malattia dell') = Morbo bronzino. Albert (malallia dell') Micosi fu11goide. Aran-Duchéne (malattia Atrofia muscolare progressiva. dell') Astley-Cooper(ernia deli') = Ernia crurale, varietà a sacco moltilobulare. Argil-Roberlon (sintoma = Mancanza dei fosfeni. dell') Basedow (malattia del) = Gozzo esoftalmico. = P::>ol"iasi boccale. Bazin (malattia delì Béclard (malaltia del) Et•nia dall'oriflcio della safena. BeH {paralisi di) = Paralisi del 7• paio. Baudin {legge di) = Antagocusmo tra la tubercolost ed il paludismo. Boyet• {cisti di) = Cisti ioidea. = Nefrite albuminosa. Bright {malaltia di) Brown-Séquard (sindro- = Emiparaplegia con emianestesia del loto opposto. me di) = Lupo eritematoso. Cazenave (lupus del) Charcot (malaltia del) = Artropatia degli atassici e sclerosi amiotrofica. Cheyne-Stokes (respira- = Respirazione degli ureroici. zione del) Cloquet (ernia del) = Ernia perineale. C91les (legge di) Non infezione della madre pel figlio silìlilico. Cooper (ernia di) = Ernia pudenda.
=
=
=
=
1()76
\'ARI ETÀ
Corriga.n malatt•a eli = ln«urtìcienza aortica. Corvisarl •racies de11 = Facies a~iRLolica. Cruveilhier malattiA ili) = Ulcera sPmphce dello stomaco. Dallon malaHia di' Acromatopsia. Oonder"' lstlaucoma di) = Glaucoma ..,emplice ntrolioo. Dre~sler mt~llltliA di = EmiE!'lobinuria paros«istica. Oubini (rnalallia del) Cl'lt'eA elettrica. (d. PlffiÌUllaSÌ deJ) = Auchiloslomiasi duodenale. Duchenne r•aralisi rlr) = Atac;sia locomolrrce Duhriug (malattia dr) = Det·maLile erpelifor·me. Dupuylren ~idrorele del) = Idrocele. malallra del) = Relrazione dell'aponevrosi palId. mare. Eichstedl !malattia di) = PiliriAsl v~>rsicolore. Erb oarali!òi di = Paralisi del plesso hrachiale. Erb-Char~ot (rnaiallia dii = Taùe dorsale spasmodica. Fouchard (malallia di) Periostite alveolo-dentale. Friedr·erch malatlra eli' = Ala«sia locomotrice ereditat·ia. Gareo~eot erma di Ernia dello tornaco. Gerier malall1a di Verligine paralitica. Cìiberl (rualallta di 1 Prliriasi rosnta. r.ibhon idrocele di = Idrocele eit ernia. Gibbon del a Tour·elle(ma- = l ncoorJinazione motrice. latti~~. di Goyrand (ernia ili) = Ernia inguino- inter... tiziale. Grave!t (rnalaUia dii Gorzo esolfalmico. Or!lc;ocial.ione ilei mo\•rmenti del De Graefe ('-egno Ji) globo oculare e della palpebra superiore. Guyuu {'legno dr) Ballottamento del I'(Jne. Hsi'IJ) (malattia dr) Emoglobinuria pt~ros'3islica. Heberden (malattia di) = Reumatismo nodoso delle piccole articolazioni. H~>bt•u •rnalallia deU') = Ertlema polirnorfo. Id . (pitiriasi dell') = P1tiJ•iasi ross1.1 cronica. Id. rpruri~o ùeJl'l = Prurtf::ine vera idropalica. Hebra e Kaposi (indurr· = Rìnoscleroma. mento dell')
=
=
=
=
= =
=
=
VAJtiElÀ
Henoch (por pora dell') H eselbach (erniA dell'l
t(}ì'j
= Pol'pora con sintorn1 addominali. = ErniA crurale e sacco moltilobato.
H od~kin ( rnalt~ltia di) = Adenite. HogJson (mal attia di) = Ateromasia dell'aort.a. Hugnier (malattia dj) = Fibro-mioma uterino. Hutchinson (malaUja dil = Scavatura semilunare del margme libero dei den Li, sifililic&.. Iù. (Lriade di) = Sintomi sifllilici ereditari (sca' 'alura dentale, cheratite intersliziale, olite). I ppocrate (racies di) Facies degli agonizzanti. Jecob (malattia di) - Ulcera cancroidale. Jackson {malattia di) E pilessia parziale. Kapo.~>i (malattia di) Xerodermia pi gmenlo~a. K opp tmalaLtia d1) = Asma limico, spasmo della glottide. Kroolein (ernia di) = Ernia ingUtno-peritoneale. Laennec (malattia di) CLrrosi atrofica. Landry (malaltia di) =Paralisi ascendente acuta. Laugier 1ernia del) = Ernia del ligamenlO del Gim-
=
=
=
bt~rna L.
Leber (rnelallia di) Levert (legge dil
= Atr•ofia oLiica ereditaria.
= ln:::.•~r-~ione marginale Jel corJoue con placenta cor ta.
= E1·nia diverlicolare.
Liltré (ernie del) Ludwig (angina di) Malassez (malallia di) MPniér (malellie di) Millar (asma del)
= Flemmone f'Otloio1deo infettivo. = Cisli del testicolo. = Verlil!'ine labirinlica.
~l orrand (piede del)
= Piede con otto dita.
Morvan (malattia d1)
= Paralisi analgesica delle eslre-
PageL (malattia Ji)
= Eczema· precanceroso del pello.
= Lat'in gite stridulo. - Asma della ~rlotlide.
mibL
=
Iù. ( id. l Osteile deformante ipertrofìca. Papin (ernia del) = Ernia ìschialica. Parrot (malattia t.lel) = P seudo-paralisi sifìlilJca. Parltinson imalatlia del) = Paralisi agitante. = Gozzo e softalrnico. Par•ry (malaltia del}
16/8 Pa,·y malattia di) Pelil (~rnia dr) Polt (aneurisma di) Id. (frattura di)
YARJE1À
= Albuminuria intermitlente. = Ernia lombare. = Aneur·isma per anastomosi.
= Frallura del perone per· divulsione.
Id. (male dii Raynaud (malattia di)
= o~teile verlebrale.
Reclus (malattia di) Richter (ernia di) Rivolta (malaUia del) Romberg (segno di)
= Cisti mammillari. = EnterocelE~ parietale. = Actinomicosi.
= Asfissia simmetrica delle estremita.
= Vacillare degli atassici nella oscurità. Rosembach (segno di) = Abolizione dei riHessi addominali. Salaam (tic del) = Salutare com·utsivo. Scarpa (ernia ùello) = Varietà d'ernia ischiulica. Soemich (ulcera di) = Ulcera infettiva della cornea. Storch (blenorrea di) = Blenorrea delle vie respiratorie. Stockes (legge di) = Pa1·alisi dei muscoli soltoiacenti alle sierose e mucose infiammate. Sydenham (corea di) = Corea volgar·e. TJ;~omson (malattia di) Spasmo muscolare all'ini1.io dei movimenti volontari. Torn·wa ld (malattia di) = Infiammazione della ghiandola far·ingea di Luchka. Velpeau (ei'Oia di) = Ernia crurale all'innanzi dei vasi. Volkman (deformità di) = Lussazione congenita t i bi o tarsea. Wandt>Op (malattia di) = Onixia maligna. Weil (malattie di) = Tifo Abortivo con itlero. Werlhof (malattia di) = Porpora emorragica. W estphal (segno di) Abolizione del riflesso rotuleo. Willad (lupo di ~ = Lupo tubercoloso. Winckel (malattia di) Cianos t dei neonati. Wrlson E. (malattia di) Dermali te esfoglialrice generalizzala.
=
·= = =
B.
YARIEÙ
16ì\)
Multa renaacentur.
l microbi non erano la preoccupazione degli igienisti dei passati tempi; ma l'esperienza aveva loro suggeriti dei mezzi, dei quali senza rendersi ragione avevano constatata l 'utili la. Vedemmo ritornato anche ai nostri dì in onore il !atte di calce come mezzo disinfettivo dei locali; oggi pei lavox•i esattissimi del Montefusco e ciel Cavo, attuati nel laboratoriO dell'ufficio municipale di igiene in Napoli, diretto daii'Armanni, vediamo riconfermato il potere disinfettante della lisci via. Essi anzitutto assodarono che la liscivia adoperata come comunemente la si adopera, cioè per la durata di dodici ore, tanto alla temperatura dell'ebollizione quanto a lreddo, distrugge tutti i microrganismi, perfino i più resistenti, come le spore del carbonchio. Intesero poi ·a veri· fìcare l'azione della temperatura, giusta i lavori dello Stefanucci-Aia, Di Mattei, Scala e Pece, anche in relazione agli strati dei panni. F inalmente studiarono il tempo minimo neces::>ario pella distruzione delle spore carbonchiose. Riescirono a stabilire.... 5 ore a so•, 6 ore a 23• gradi soltanto, l'azione della liscivia è completa. L'azione della liscivia e ancora proporzionale all~t sua alcalinità.... La lisci via e quindi per la disinfezione delle biancherie ed indumenti lisciotabili efficace, ed anzi prèferibile all'uso di qualunque allro antisellico, specialmente nelle famiglie nei casi di malattie infettive. B. Il baolllo della febbre tifolde.
Eber th, Gall'ky, Chantemesse. 'Widal, attribuirono ad un bacillo specifico l'ufficio patogenico nella febbre tifoidea. Da qualchP. tempo (circa due anni) però fu messa in dubbio la specificità di esso bacillo e messo innanzi il dubbio che a vece esso non fosse che un abituale abitatore dell'intesLino e delle acque lordate dalle materie fecali (Rodet, Gabriel Roux, Vallet, Malvoz)..... sarebbe non altro che il bacterium coli comune, diventato virulento e modificato nelle s ue colture in seguito a date modificazioni del suo mezzo abituale. La
1680
VARIETÀ
rebbre tifoidea quindi ~nrebbe in qualche maniera spontanea. ~iacché le influenze dt:>lle modi6cazioni dell'orgam::.mo ba~te
rebbero a realizzare la malatlta .... . E l'opinione e1·a ben &<'cella ai medici, in quanto sp4!s~o ave\'ano do,•uto constatare I]Ue~ta pre.lominante influenza del mezzo organico sulla origine deiJa febbre lifo1de. Inoltre 1 hattertologi non et·ano che imperfetti~eimamente finora riesciti A ben distinguere il bRctllo tifoS?ene dal lxuterium coli comune: anzi ulcuni prelll«ero essere riusciti a l'ÌfrOI'Osarnente sorprendere il passllggio dell' una all'altra forma. Ora però il Chanternesse, Pel'drix e Widal ("edi comunicazione all'Accademia di medicina di Parigi) par e "tano giunti a stabilire la vertt.à nella importantissima questione. Il bc.cterium coli comuw· avrebbe una pt•oprieta carallerislica che nou divide mai col bacillo tiflco.... Farebbe 3empre rermentare gli zuccheri, eù il latte; il bacillo li fico mai n è quelli, n è questi. Però recenli~simamt:>nle il Dubief fece alla Societè di biologia una comunicazione che in6r ma l'as~oluto positivismo del faLlo... Il bactllo tifìco far~bbe fermentare per lo meno la glucosa. B. •uovo faolle prooe1ao per avel&re la oolora~loDe arUaclale dd vlDl. - (Il Prog rc:-.tso). Il prof. Giorgio Pappa fogli indica tale proce--~o. Con~iste rebbe nella semplice immersione pet· 10- 15 minuti 11el vino o·una strt!'Ciolioa sottile dJ gelal10a pura, traspa ..ente, perfel· temente incolore (colla di pel'lce). E~lt'aendola la si ripone per a~ciu~arla p.. r pre!'sione lra due fogli di carla bibula bianca (carla da fìllri). Pel. vino genuino la strisc1a resta in<.'olora; cogl i artificialmente colorali ~i cons•ata visibilmente colorata. Il metodo è sensibilissimo pdle colorazioni da1 cleriva ti dal <'~t rame e sperialmente per la rinolina, tanto adoperala oggirll: la gelatina asc:ume un colore ph'l o meno rosa distinlis::imo. Coi colori trall• da materie naturali (campeggio, rer nambuco. cocciniglia, oricello, ntolacca, mtrlillo. •·<'c ). la gela-
VA!\lEtÀ
168f
tina prende esso color ro<>a od anche violetto; però la sen· s ibilità sua è allora un po' minore, ma non tanto da bastal'e per riconoscere la colorazione, massime per chi si è abJlnato ad usare di tal pro<:esso per scoprire simili frodi. B.
RIVISTA BIBLIOGHAFICA --.....,~~--
Annuario statlattco ltall&no 1889-90. -·Pubblicazione deUa direzione generale delia stati8tica presso il "Ministero di a~rico!Lura, Industria e commercio.
Raccoglie e compendia i risulLati generali delle varie statistiche pubblicate dalla direzione generale della statistica, nonché dalle altre amministrazioni dello Stato. :-ron dà solo particolareggiate le notizie più recenti, ma estesi riscontri (che risalgono fino al l 71 ) di es<si dati con quelli degli anni vrecedenti. Un indice generale per materie ed uno alfabetico permet,. tono di far sa un concetto chiaro del c).isegno dell'opera e fa· cilìlano la ricerca ùelle nolizie nel g rosso volume (di oltre 1000 pagine) contenute. Fra le materie trattate ricorder emo le seguenti, più attinenti ai nostri studi : Climatologia - Superficie e popolazione - Igiene e sanità - Esercito - Moril1a milìLar e - Possessi e pr·olettorati in Africa. B.
106
1 68~
1\l\'ISTA
Dizionario enololopecUco eU medioin& e ohtrurgl& per uso del medlol pr&tiol, redatto da A. EoLENBURG. Traduz1one italiana -Napoli - Pasquale e Vallardi.
Ci sono pervenuti i fascicoli UO a 117 di questa grandiosa pubblicazione. Essi contengono, oltre ad altri minori, gli articoli: Fasciature, Febbre, Fecondazione, Fegato, Feuico (acido), Ferite, Ferro, Feto, Filaria, Fistola. Note dl oatetrlol& e glneoologl&, sopra osservaziOni fallP negli istituti di Parigi, Berlino e Vi&nna, dal dott. Gto. To~JASSONJ, primo aiuto clinico nel R. istituto ostetrico ginecologico dell'università di Roma (direttore: prof. Ercole Pasquali).
Tratta l'egregio collega il difficile argomento con tale sicurezza, conoscenza e prudenza da ben dimostrare quanto famigliare gli sia. Con pratico criterio scelse le più essenziali relative questioui e contenendosi nei limiti d'una ben intesa critica ha saputo dare al lOi o svolgimento uno speciale interesse. B. Dott. VESTEA, capo del laboratorio di baltet·iologia e m1cr oscop1a presso la direzione di sanita pubblica. - Della correzione del vlnl lngeaa&ti medl&nte il t&rtr&to 41 atronzio. La gessatura ha il vantaggio di, quasi diremmo, in vecchia re rapidamente i vini, di chiarificarli più prontamente e di oppot·r e un ostacolo ad ulteriori fermentazioni. Ma se superiore al 2 p. 1000 non é innocua, ed anche in tal limite non é igienicamente desiderevole. La eccedenza dei solfati ~i propose toglierla coi sali di bario, perchè mezzo noci\'o, e poi coi sali di stroozio (Dreyfus) rtleuuta questa operazione innocua. Il Vestea con opportuna esperienza dimostra però che il vino così trattato é piuttosto peggiorato che corretto ..... L'igiene non può compiacersi deJ trovato del Dreyfus.
B.
BIB!,IOGftAFICA
168.3
Profila.aal aoolale della altlllde. - Lezione del prof. A~ GELO CeLLt (Istituto d'igiene spet•imentale della R. Università di Roma).
Premesso un rapido cenno storico sulla profilassi govet'· nativa; accennati opportuni dali statistici, l'autore viene alla conclullione che la riforma abolizionistica non ha arrecati danni, che perfezionando!& se ne possono ottenerP buoni risultati . Non so se l'egregio collega Celli rimarrà soddisfatto delle recenti modificazioni apportate ai Regolamenti Crispi... ... È certo però che esse innovazioni non seguono menomamente un ritorno al triste passato, nel mentre, per convinzione coscienziosa di molli competenti igienisti, nel campo pratico potranno meglio tutelare la pubblica incoluroità. Il perno delle inno,·azioni é la cura coercitiua: l'inscrizione resta un abominato ricordo. Ciò però, vogliamo dirlo, venne dopo lo scritto del Celli e non può quindi menomaroe punto il valore ed il merito. B. Dell' azione antuettloa dell' euforlna in chirurgia. Dell'euforlna lo alcune dermatosi e nelle ma.nlfeséa. zionl ulcerose veneree e altlUtlohe.
Sono osservazioni dei dottori Ol1va, Peroni e Bovero (Torino). L' Eurorina è un buon antisettico nel gruppo dei polverulenti eù ha sull'iodoformio il vantaggio d'essere inodora se pura, di un gradevole odore aromatico se alterata. È solubile nell'alcool. Si può incor porare nei !iaponi grassi (Eichhoff). Ha anche un cerio polere analgesico. Tulli i ricordati esperimentatori consla.larono le indicate proprietà e la trovano molto raccomandevole. È un segreto della Casa dott. F. von HeyJen Nacbfolger. Se ne possono avere delle quantità per esperimenti f(ratuitameote. La fabbrica siede a Radebeul presso Dresda.
B.
arn:;r., 11 colera..
Manuale tilnr •co, teorico e ra1ico, 1el dollore
È un succoso riassunto dei più importanti studi che furuno dettati sull'importantis!!imo argomento. L'erudizioM tem1 erata da una sobria critica di essi lavor1 rende il libro interes8ante, ~radevole a leggersi, utile a medilarsi. Se l'autore a\es!"e aggiUnto un largo capitolo «u1 metzi di d1sinfezion"' e det-crilti i più semplici che può lorni1·e l'alla temperatura "otto le svariate forme di sua poss1bile applicAzione, sia pella publlhca che per la privata profilassi. il «uo libro reso cos1 c. •tn· pleto ttv1·ebbe costituito il più comodo manuale sul colera. Ma pur qual'é vuoi essere conosciuto e raccomanda to. B
Qutn41ol obtotomle perillea.ll opera.te ool ta.gllo meclJa.no ool olltotomo del Loreta., pel dott. GINO UIANC HI. P er ventura e ad onore del collega facile è rias~"umer~ i dali slali~tici. .... 15 operati e 15 {]~t'l riti. lini gli occorse di ledert> 1l rello. Dell'1strumcnto del Loreta dice che ha reso PO"· "'iLile oper·are la pietra an he nei piccoli o--pedali ed in condoUa. H.
Delle febbri predomillutl a Ma11t.ua. pel dott. F. RHo, medico della R.' marina.
g uno .;tudio ~mlelico e c1 ilico dell"' var1e pubblira:.c om tinora venute alla lure che danno uoli:de sulla patoloç{ia della regione. E un arlicolo poi che rormava un capitolo lt.•lla w emorla che ti Rho presenla\'a al concor!'o Hiber i, Sulle r"alatlir tlei paesi tropitali, memoria che fu giud1cata mPrllevole di on01·evole menzione.
B.
1. Tuberoolo1l polmonare in forma clJ pneumo11lte a.outa (tubercolare), pel medico primariO nell'o-.;pedale ma..r:no re di Bologna dott. Lu1o1 MAzzorTt. 2. Un o .. o di gozzo aereo, per L uror PeLLEùRI:-\1. nica medica di Modena hrella jal prof. Gal\·acrn1
Cli-
BlBI.lOGRA.FlCA
1 6~5
3. Alterazioni lstologlohe 41 un rene dla.betloo, pel dGtlore PoLLi;:, assistente alla stessa èlinica di Modena. 4. Un caso di pleurite aoutlsatma. bll&tera.le. 5. Oa.alltloa. cllnlca.. 6. Oellnle a nucleo DOll oolora.b1U Del versamenti s&ngulgnl.
Tre opuscoli del ùoll. G. BASSI, aiuto ·alla clinica pur e di Modena. 7. Sulla azione preventiva e contro Il oa.rbonchlo del alero d1 sangue 41 animali immuni. - Doll. CURZIO BER· GO~ZIN1.
Sono lavori interessanti, che additiamo ai colleghi, ma non crediamo dirne d1 più perché p3r la loro ualura non pre· slansi ad essere riassunti, essendo uppunlo solo pei diligenti dettagli che possono riescire apprt!~zali ed utili. B Istrnment&rlo per la. terapia utlsettioa. e ch1rurgica delle ftogoal acute e croniche, siero-mucou e purulente del seni na.sa.ll.
CozzoLlNO. -
Sono poche pagine illustrate da una tìgut•a t·appreseutanle una cassetta con numerosi (23) islrumenli, che in realtà sono ridu1ionf a proporzioni minime di istrumenti noti e comuni (trapanim. trequarti. cannule. pinze, rorbici, dilatatori, sonde, specilli, raschialori, lampadina eleltrica). ~~ una aggiunla ai numerosi scritti che sulla maLerm ha pubblica-ti l'autore. B. RAM ELLA.- Ilendioonto pel 1889 e sunto del1890, del-
l'ufftclo dl igiene della. olttà. dl Torino. L 't>gregio emico ùoll. Re mella, rnnlico capo rlell' ufficio di igif'ne, fa precedl're al lavoro '-'lati~lico una prefa.ionP, nella qtJale Lratla maestrnlmeote l'a1·gomento importantissimo della f!llc:.iflcazione d.elte derrate alìmenlari, e ohe cl duole non poter
1686
RIVISTA
riaf>sumerè perché è tli r1uei lavori che nc>n po~9ono mutilersi. ma do"rebbero riportarsi per intero ... E ciò non ci è concesso. Segue un largo studio sul movimento dello stato cioilet (popolazione, matrimoni, nascile, morti) ; quindi è discorso delle cause di morte; tìnalmeole una importantissima espo sizione dei seroi;i sanitari muntcipali, medico-ehiruq!ico. chimico e balter iologico. vetel'inario. Nella appendice e r iportato per sunto Lutto ciò che ai sovra accennati a r gomen ti di pubblica igiene si è gia constatalo pel1890, e che farà lo speriamo oggetto della pr ossima rutor a Relazione. Se di lulte ls cosp1cue nostre ciUa si avessero delle simili relazioni, qual copia di fatti, quali utili raffronti possibJJi, quali istrullive deduzioni capaci d'utilissime applisi pc.lrebbel'o riunire! B.
Atde- llllémolre de Pa.thologle Généra.le et de Baotédologle, per PAUL L E FERT. - Paris. - F. B. Baillit-re et Fils. ~ un volumetto che fa parte del Manuale del dottorato in medicina. Già ad opera del Lefert n~ ru1•ono pubblicati otto volumi. Essi tutti hanno un t?rande mer1Lo. essendti\'Ì davvero shpate con sufficiente svolgimen to tutte le più essenziali nozioni che 11'ordinario venj:!ono svolte nelle voluminose oper e che trattano le rispettive materie. Questo volumetlo, per la patologia gene1'ale, espone la materia molto chiaramente, e benchè in istile davvero telegrafico e Jimilato allo slrello necessario, l'esposizioue ue f. completa, esatta e nulla dimenl.ica o tralascia delle più recenti scoperte, massime nel campo bacteriologico. Baslt>rà ad assicurarcene un sunto delle materie nel volume trattate: Capitolo 1• Nozioni gene1·ali. Capitolo 2' Eziologia genera le. (Cause generali ed Individuali. - Costituzioni, medica, enùemìca, epidemica. - Ma· latlie infettive, contagiose, viJ•ulente.- ~Ialatti e per tosl"ìci e veleni. - Parassitìsmo animale e vegetale). 3• Bacteriologia - in genel'ale ed in particolare . 4• Processi morbosi corouni (congestione, emor ragia,
BJBLlOGI\AFJCA
168i
infiAmmazione, anemia generale e localo, trombo~i ed embolia, gangrena, idropisia, febbre}.
s• Sintomi in generale. s• Evoluzione ùelle malatlie. 7' Diagnostico e pronostico in generale. 8' PNtllassi e lerapeulica in generale. Concre teremo in due parole il nost.ro giudizio · È un bel libro, buono e molto utile.
B.
1688
CONGRESSI
llelastone sommarla del XlV Congreaso dell' A...ooiazione medio& italiana., tenutoslln Siena da.l 16 a.l 20 a.goato 1891, per il dott. 0TTAVto SE!11PL1CJ maggiore medico.
1. Sien11 olleneva l 'ambito onore dt rtce,ere quest'anno nel i congressisti italiani l'adunatisi per l'assemblea XI V dell'associazione medica italiana. ll giorno 16 i a;ernbri si raccolsero uel palazzo comunale, nella gran !;8)a delta del mappamondo, ove venne inaugut•ato il Congres'<o. Le auloritA politiche, militari, 'amministrative, le r·aoprc;!tentanze della Camera e del Senalo, tl fiore della cilt.ldinanza e gentili signore resero pii.t solenne la cerimonia di apf'rlura dei lavori scientafici. Di~saro parole di cirCO$lanza il rappresentante del mumetpio, il prefetto della pro,incia, rappresenta nte ti govet•no, ed il rettore dell'università. La ctlta era in quei ,;iorni animata dalll" tradizionali re~le. che hanno anch" o~gidl mantenuto t)uella hella caralleristica medioevale di cui tanto si !;Cri.,se. L'espello lPRlrale dei 'lUOi palazzi, le forti torri, rarch.itel· tura gotica pura, i suoi merli ghibellini, producevano sul forestiero un'impressione nuova, gradita, inCRncellahile. Quei n<'bilt edifizi, quei meravigliosi monumenlt, parlano tullora deUa passata grandezza clelia città. Qui l' arte é fusa col caratter e gaio degli abitanti, ed in tali giorni, sio per l'enturn~l:le di agosto
t:O~GRESSI
16M9
siasmo della popolazione, sia per i coslumi artìsltci lavorat• di ri~chis"imi broccali. di ori e di gemme, sembra d• viv~re quattro o cinque secoli indietro. Jn ']uella bellA piazza del Campo, ove lento pregio artistico si racchiude, e o ve le celebri cor.::e per tre gtorni ripeton8i, l'ammirazione dei nostri colleghi ru maggiormente aUralta che non dalle '>ar1e sale ove si mt-tteva in mostra il progt·eeso della >;cienzu. D1fatli rameoo soggiorno, le originali costruttOni, le pittorel'lche dimore, lo splend1do municipio, lo meravtgliosa caLtedrale, la tul"i~ne pinacoteca, i prtll-!evoli luogbt di studio e di beneficenza, assorbirono l'attenzione degl'intelligenti intervenuti. A t:tuna cittA italiana ~ questa seconda, e sebbene lo storia mAl r1veli la sua origine, tuttavia i Sene<>i sono ambiziosi di trarre i natali dai tigli di Roma. Ct>rlamente ha sempre voluto tenere allo Jl posto nel ramo dell'arte e del sapere, e tanto pt·esltgio circondo i suoi uomim emmenli, che ebbero sem pr~' parte notevole nel movim•·nto slnrtco italiano dei passatt tempi Non pos~o lacere tl gusto loro nelle arti. nella lettere, nelle scienze. Infatti v1 ù una scuola sene~e, 1 cui capilavori datano da ein•1ue l:'ecolt, continuata poi con onorP fluo ai nostr1 di d~:~ll' tllustre comm. ~fus.,ini ,' avanlt a cui soltanto volle posar·e, cosa rar~:~, ti He Libet-alore, e da quel chtaro ingegno d'nrlt<~la che é 11 cav. Maccari, i cui alfres('hi nelle sale del Senato a Roma hanno commosso 1 cuorr delli amalor·i del bello. La c:ua scuola di scultura ha avuto ad incomparabili campiou• il celebre Duprè ed il vivente Sarrocchi. Le sue scuole m legno ed in avorio han dato r~divtvll la beii'At'le di cui tanto ~i adornò la Corte Mcdtcea e che tanto reca ~usta 1·e irt T<~rin•1 ti pt•of. GIUl'lti in •Iue..oti ultimi a nni, q•1al caposcuola oel muc:eo llt•iustr•ale. La cultura fu abbietto somrno anche dei p(Jtenli del patriziato P la riltà annovera le difrnihl del ll'it•egno in Alec:"andro III, Mnrcello Il. Pio II e III, Alesc:andro VII. poi io una lunga seri~ rli porporati, che portarono in patt•ia tesori Ili libri, quadn e c:culture che LullOt'& inj:!enliltscono le patrie l!allerjt>, e che 1 lumulti e le guerre han rortunalamenle rtspeltalo. G1i uomllli ,IJ <;cienza del Congresso furono attratti dalle
..
1690
CO~GR!SSI
bellezze artistiche cittadine, _che i padri nostri ;;:.eppero gelosamente custodire, e furono sedoUi dalle grazie dell'arte moderna, che, nella sala monumentale dedicata al gran Re, con fascino nuovo seppe riunire i fasti solenni che ci condussero al nazionale risorgimento. E gli affreschi di ~arcari, di Aldi, di Cassioli e di tanti altri valenti artisti saranno ognor:-a ammirati fìno a che brilleranno i fati fd il genio ri'Italia. E tante rimembranze solleva nello spirito nostro la leggiadra impronta delle ghibelline dimore, tanta segreta poesia risvegliano le civili istoric. e le nobili discorJi~ dei grandi, che perfino l'illustre dr·ammalurgo francese VitLoriano Sardou ne fu tocco, e in un suo geniale lavoro sceneggiò magistralmente un senese episodlo d'inimicizia e d'amore, che farà ~empr·e commuovere i cuori gentili. Ma qui, omettendo di padare dei dotti nei sacri studi, ntllla filosofia, nella giurisprudenza, nella fisica, nella matematica, nella :Storia, nella poesia o nelle arti belle, è pure opportuno Accennare come la città va orgogliosa del ceto nostro, e gloria somma furono e sono Cgo da Siena, il Bensì, il Matlioli , il Mar;;cagoi, detto il principe deJ:di anatomrci, il fi sico Gabbrielli, il Vaselli, e modernamente rillustre clinico Burresi, il preclaro frenologo prof. Livi ed ilnotomista Tigri, che lasciarono rema e memoria imperitura. Ma troppo a lungo si andrebbe, qualora si volesse appena accennare allo s,·oigimento del senese ateneo, ed ai nomi gloriosi che vi detter·o insegnamento.
Il .
• Cor magiS tibi Sena pandit » Così sta scritto sopra la arcata di una delle principali porte ciltadine, ed il pellegrino, che nei passati secoli andava a Roma colla fede in petto, trovava, dopo la porta, aperto il cuore dell'ospitale città. Ed anche noi pellegrini d'Igea entriamo solleciti nei santuari della scienza e vediamo cosa ha operato il XIV Congresso.
CONGRESSI
169.1
Il 16 agosto alle ore 11,30 ant. ebbe luogo la :;:eduta inaugurale. Presiedeva il cav. prof. Barduzzi circondato dai prof. cav. Cantieri e cav. Falaschi viée-presidenti, dal comm. Toscani presidente generale della commissione esecutiva dell'associazione medica italiana, dal comm. Visconti capo della provincià, dàl dott. Staderini rappt·esent.anle del municìptv, dal comm. Tassi rettore dell'Univer;;ità e dei membri del comitato ordinatore. Il prof. Toscaui portò il fraterno saluto ·di Roma, della gio· ventù studiosa, dei collegl}i, dicendosi onorato di rappresentare, insi~me al pro f. Pasquali, l'Accademia di me.dicio.a, della capitale. Egli deplorò la decfidenza dell'associazione e concluse sperando che il congresso potesse infonde!'e vigore al novello sodalizip. Si passò quindi al1'a lettura del resoconto e.c onomico della gestione ed il dott. Cm1cetti come cassiere diè una esatta relazione sulle odierne condizioni finanziarie. Continuando la seduta,J'on. Baccelli credè opportuno propor1·e la nomino8 d\ una commissione per le proposte e~tra or.dineJn. Ne venne incaricata la presidenza e furono designati i prof. Aurelio Bianchi di Firenze, ìl prof. Casali di Forll e prof. Scarlini dì Siena. Vennero poi nominate commissioni per le visite agli o><pedàli ed agli stabilimenti di beneficenza, come è consueLudine nei congressi. Il prof. To~caoi ritenendo d'interpretare i seoti,menti deHa assemblea, pròpo"--e un telegramma al Re palr.o cinatore delle scienze e delle arti e solerte soccorritore dell'umanità sofferente. La proposta venne accolta da clamorosi applau~i . Si stabilirono qoi.ndi la sera pel banchetto sociale e le giornate di visite al poljclinico, al manicomio ed ai pr-incipali istituti. Il giorno 17 cominciarono al mattino a funzionare le varie ~ezioni e le sedute più importanti furono quelle della 1'; 34 ; 4•; 7' e 10•. ·· Nella -2' seduta generale : dopo ie comunieazioni verbali venne nominato un giurì per T'esposizione d'in~egneria sani~
1G!H
CO~GUSSI
la1·ia, e si procedè alla fol'tnaz.ionl.' di una commiSSIOne per untt visita ~tlle Terme di Rapolano t: di Chianciano. L'ordine dc-l ~iorno poJ•lava la •·elezione del prof. Barduzzi • dt alcune nece.~~aric riforme ai nuooi re9olam enti sulla proflfasfli f'Ubbhca delle malattie cenerce e 8iftlitrel•e in r apporto colla pro!ttilu:~i(jne •· Questo lema era gia !';tampalo, 'futndl soll' occhiCI e di&lr i· builo ai conp-re!'!~isli. Esso suscitò tuttavia una vera tempc~ta e lt> tliscU~!'ÌN1i furon o animati!'~ime, poiché alla lellura delle CIJ:tclusioui del relalore s'impegnò una 'i va ùaltog:l1a fra i memLri i piu competenlt ,,eli' a:.s'!mblt>a. Qui ~i udirono i più di~parat1 g1udizi e chi lodò il vecchio re~olameolo, fJU&ntunque non l'ernpre bene apphl'alo, chi lo di:;se in•mor'81e t> difello<so. Y1 fu cln $O~lennP- la pieno libertà indiv1luale, vi fu Chi si I)Stin<l a d1chia1'8re che un i w li vid uo ammalalo ha pe•·dulo il tli1·illo d'esst>re l•he1·o, e, siccome può e»sere di danno alla societa, c·osi può es:>ere mvocato il ~e tuestro !'U di lui: Ora rra col11ro che intendevano di ammetlere la tesi di • libeJ•a sifilide 1n libero stato .. ed alcuni che pArteggiavano pe1· 1 mezzi di coercizione, prt>se a parlare il pror. Riva tllc mdo che il vecchio r egolamento e1·a •lifellosissimo, mA che RnriJc 1l nuovo non c•ra perfetto. pe1· cui occorreva formular nuove propo!llt> Il prof. Barduzzi accennò allora &Ile diver:zenze rra i giu' j,..ti. mPdici, ~ociolol!i e :::la listi. Oic: ..e e""ere il pr oblema dillicile a ri.:oolver,..i pe1' la mancanzA di dal1 slclòJ'i sulla dirfue;•one dello> mAialh"1 veneree e ~ilìlilit•he nelle popolazioni. Oc~o rrer.. in~isler<' nella 'igilanza sulla fJI'OSliluzione cland.•!'ttlla, «<r ,;enle d' nrez.ione capace di dare il lj() '!. dPi conta:: ali. Il relalore ic;pirando~i ~ concetti scientifici t> civilt vemva ali·~ ::::e!:uenti conclu!;ioni : 1• Il ministero dcll"inler no do\'l'ebhe affic~are la direzione l! responsnbìlita del ::;:rvizio cellico a persona dolla e com petente, cos11 non fAlla tin qu1. 2• Stab .lire ispezioni straordinarie e<>euuile da spcciali ..ti,
l.ONt;IIESSI
1139.i
po!>sibilmcnle, e sug~eri1•e Ji couc::eguenza provvedimenti e miglloramenli 3• A umenlare il numero Jei dil'penl!ari cetlìci cou l'appoggio deì mun1cipi 4• Non Rscalilà per parte di certi ospedali md dcewre ì maiali di formi) sifililiche. 5• l di rettori dei dtspensar1 dovrebbero ei'sere nommah pt!r liloli o per t!SSmi e poi esser posti 111 posizione più sla· bile, più dt!coru-.a e scienlilica. (;• J medici che fauno vistte in luoghi di prostituzione do\rebbero dar maggiori garanZI\! dJ abìhlà tecnsca e sc1enLifìca. ;• Convenienza di abrogare la circolure 2.9 aprile i&l9 circA l'obbii;ro dt>i tcnuturi di avere un tnt!dico \bitalore dt lot·o fiJuc1~a rtc·onosciulo d111lt> a utorità d1 P. S. &• Non SI dovrebbe tuas permeller e che le donne infell6 r imanessel'O nelle case Ji prosttluzione e non dovrebbero ec::s... re ri!lccellate, 'luellf' gié uscite, ~nza certificato di completa guarigione. !)• SlobiUre l'obblifc!O di un hbreuo di sanilé do prel'leuUi r l'i ad ogni richiesta e far ~orvegliare la corruzione e prr1slllnziom~ delle mtnoreun.i. le quali a~sas fae~l meute trasmettono la !-lillide. 10~ l"tlluire Wl ser·vizio speciale di P. S. con norme !!>peciali pel ~er\·ìzio celtico, pr~:scrivere regolamenti interni {:er i postriboli, stud1are il modo di gradatamente gtuugt!re al!a loro soppre!;saone. Tale dì~cussione non potevo. pon iutere::osttre !l prof. Pellizzar·i (J unior), che riportando la 'luesLiooe ai termini wri eol a concetLi pilr esolti affermò la nece<:~ità dr un saggio regolamenl•>. Ammise le ca<:e di pr oslJluzione comP l'unica ;.raranzia dei cilladini d1 fronte ella proslltuzioue clandestina giacché, l:lS· sendo pubbliche, pos<:ono es.,ere S<lggelle a sorwglianza; il gove rno dovrebbe ordinare visite di sorpre~a e dare re~pon. flabililil ai tenutari di postr•iholi. Come igienisti bisogna limitar~i a queF>lioni di mu~sio.a,
169.}
CO~GRESSI
dare sugf!erimenti al ~o,·erno e studiare i dati statistici. Venne formulato il seguente ordine del giorno: Non ar:endo, l'attuale regolamento .çullaprostitu..;rone, avuto ancora una lunga applica;ione, né abbastan;a rispondendo allo spirito che lo informa, fa coti al gooerno (il X !l'Congresso medico) a.Jflncltè non vi si introducano modijt<Ja,;ioni che ne alterino i concetti fondamentali. La 3• seduta generale (18 agosto) fu impiegata tulla in materie attinenti all'associazione medica italiana. Le riforme sono necessarie e quindi le modifìcazioni allo statuto più consentanee ai tempi vengono poste in discussione ed il relatore (prof. Falaschi) ne enume,ra le ragioni e viene assai applaudito. Dice che manca la vita ~ l'energia nell'associazione generale e che bisogna trovar nuove fonti in ogni provincia. Non si nota troppo accordo fra gli intervenuti e si stabilisce di ritornare sull'argomen to piu tardi. La 4 • seduta generale (Hl agosto) SI apt·e colla ·~on tinua zione dell'ordine del giorno precedente ed il pro f. Casati entra a parlare sul progetto di una jedercuione, la cui prima idea é merito del prof. Toscani. Dice che occor rerebbe confederare le associazioni esistenti o quelle che potrebbero nascere, spera nello adesioni ; fa notare che tutle le associazioni ,:;ono libet·e d' entrll re e che potranno trattarsi affari speciali ed inteees:;;i f!enerali . Il Congresso deve prendere a cuore gli interes!:òi professionali, ma non diment1care i problemi della medicina pubblica. Il prof. Casati passa quindi alla presidenza una domanda ùa inviar:oi al ministro dell'interno, rerchè sia migliorata l' interpretazione dell'articolo 16 della legge sanitaria. Prendono parte alla discussione i più vivaci e valenti campioni del Congresso. Giovedì, 20 agosto, i congressisti furono invitati ad una visita al Manicomio. Fu servito uno splendido rinfresco e nel tealro dello stabilimento fu goduto un trattenimento vocale e strumentale dato dai ricoverati. L'imponente costruzione destò meraviglia, ed i suoi mille ospitali furono l'oggetto dell'attenzione degli scienziati ivi accorsi.
.
CON:GRESSI
1695
Questo grandioso asilo, un dì modesta casa di ricovere pe~ 30 dem~nti, mercè lo spirito novatore di quell'eletto. in-
gegno del prof. Carlo Livi, che con larghe vedute di riforma ed efficace orgaQizzazione seppe portarlo a meritata fama, produsse nei membri del Congresso ·una vera ammjrazione. L'insigne alienista, che tanto si era dedicato con l'opera sua .al progresso della psichiatria italiana, ebbe un tributo di gratitudine e ricordanza da <'.oloro che da lontane parti d. Ilalia erano qui convenuti. e che stavano per dare il riconoscente saluto alla vetusta città. La 5" seduta generale é incominciata colla continuazione della trattazione della tesi della federazione e delle modificazioni allo statuto dell'atl~ale associazione. Si presenta pure il progetto per la Cassa pensioni. Vengono presentati, discussi ed approvati diversi ordini del giorno. Questa seduta era ritenuta come la più numerosa, si svol· sero problemi interessanti ed entrarono in campo poderos~ ad anoo clamorosi oratori. Molta fatica ed abilità oacorse al presiden,t e per dominare le avverse correnti. Presero parte. attiva a'lla riunione oltre ai più rinomati profess@ri, anche valenti Liberi esercenti e medici condotti. Dopo ànimata discussione approvasi l'ordine del giorno del prof. Falaschi, per la istituzione di un Monte pensioni, sollecitando il ~overno pee la presentàzione di un apposito progetto di legge. Il presidente avverte quindi che bisdgna scegliere l'epoca e il luogo per il XV Congre>'so. Dopo varie pr.oposte messe ai voti, viene scelta Mllano come sede della futura assemblea medica nell'anno 189~, e vien mandato un telegramma al ~:~indaco della metropoli lombarda. Su proposta del prof. Aurelio Bianchi, il XIV Congresso si scioglie con un plauso alla presidenza, cbe l'ha ordinato e diretto, a Siena .che lo ba festosamente accolto ed alle autorità che gli dettero valido appoggio. .Evviva Siena l Il presidente dice che l'ora della separazione è giunta e che l'addio è doloros·o. Ring1·azla per la cooperazione a Jui
4696
COJ{GRKSSl
prestata ed assicura che questo Congresso fu uno dei più proficui e numerosi e che qui si gettarono le basi della futura federazione medica italiana. Sogginnge che i lavori delle singole sezioni furono notevoli, ed abbondanti, e che egli è orgotzlioso dei risultati e prega ad accogliere !"addio del cuore. Il rappresentante del municipio prof. Staderini pronunzia elevate parole nel dare il saluto di congedo e porge i ringraziamenti per l'onore conferilo alla ciltà di Siena. In mezzo a frl!gorosi applausi viene dichiarato scioHo il XIV Congresso medico italiano.
III. Le sedute delle ~ezioni furono tenute uel R. convitto nazionale Tolomei. Allivo fu il lavoro e le comunicazioni annunziate raggiunsero l'alto numero di cento; le conferenze pure fu rono diverse. A molivo della scarsità del tempo molte letture furono interrotte e per abbreviare il lavoro alcuni presidenti òi sezione pregarono gli oratori a limitare il tempo e convertire lo svolgimento della tesi in comunicazioni verbali, facendo un riassunto dei loro studi. Troppo spazio vi vorrebbe per solo accennare gli argomenti di grande interesse trattati, e senza dubbio molte memorie Ol'iginali comparvero alla discussione, ma furono loro tarpate le ali, però nel venturo anno le lro,•eremo negli alti del Congresso. Basti il dire che i relatori principalì port8vano i nomi egregi di professori e scienziati, come quello del prof. Maragliano, prof. Cantieri, prof. .Bernabei, professor A. Bianchi, prof. A. Riva, prof. Cozzolino, profes~ore Grazzi, prof. Fasano, prof. Masini, prof. Barduzzi, pi'Of. Romiti, pr·of. Martinolli, prof. Pellizzari, prof. ~ftbelli, prof. Ruata, prof. Alivia, prof. Raimondi, prof. Poslempl"ki, prof. Remedi, prof. Spo.!diacci, prof. Bossi, prof. Co!;entino, prof. Fabbri, pt·of. Guzzoni degli Ancarani, J.!rof. Maiocchi, prof. Ca!;ati.
CO~GRESSI
169i
Di~linti colleghi non inse~nAnti, e medici condotti pure presentarono varie comunicazioni. Importanti materie poi tr·attarono i chimici farmacisti doltOl' Coscera e pt·of. Bertoni, e note meritevoli di attenzione multa offrirono i medici veterinari dottori Petroni, Marchi e Luatti. Questo dotto convegno medico ebbe la ventura di ascr,Jtare due confer enze cliniche tenute nel policlinico di S. Marin della S<'ala, la prima del prof. Guido Baccelli, che con somma dottrina parlo del tumore di mi/.t.a da malaT'ia, e l'altra del prof. Anrelio Bianchi sulla semeiotica clinica dell" ascolta.;iunc statoscopièçt della perc«ssione. Il Con~resso era r1purtito in undici sezioni cioè: I. Clinica e patologia medica. Il. Clinica e patologia chieurgica. ITI. Anatomia, fisiologia, anatomia patologica e generale. IV. Igiene, ingegneria sanitaria e idrologia medica. · V. Medicina legale, freniatria e nevrologia. VI. Si!ìlografìa e det·mopatia. VI l. O!' te triei a e ginecologia. VIII. Pediatria. IX . Oftalmologia, otoiateia, larinroiatria, rinoiatr:a. X. Chimica meòica, farmacologia. Xl. Veterinaria. Dopo aver proceduto allo. nomina dei segp;i presidenziali furono iniziate te comunicazioni in quasi tutte le sezioni. lo ebbt l'oppor·tunita di pee~enziare le tornate generali e frequenL&i tutte le maltiuf' le riunioni delle sezioni, essendomj pel'ò ascritto alla 4' e 10', che per affinità vennero r iunite in una sola. Peovai molta soddisfazioue a trovarmi di nuovo cogli amici e collrghi, ma vpro confor·to si fu il salutare i miei vecrhi maestri, che avvezzr alle lotte scientifiche erano là sul let·reno in me1.zo ai ~iov1-1ni !'&nitari, che per la prima YOita entravauo nell'arena a mi«urarsi con coloro, che la bella fama c-irconcla\·a di riverf'nza. Belle $edute furouo efl~lluale nella l' sez;on~:~ e pr·ege voli tesi ed anir11ate disciJssioni VJ si svolsero. Si distinsero nel pren-
107
1 6~8
CO"iGRESSI
dere la parola i profes"vri Gualdi, Riva. Bernahei, .M III'8~Iiauo P Cciii. Stila 3" sezione emersero i professori Romili, Sanquirico. )Jarcarei, Lachi, Pacinolli, Carroccio, Bienchi ,.. M11rlmoui. Le dolle comunìcazionr vedranno la futura prrmavera la luce e de1<teranno cerlamenl~> urr vivo iuleresse. Nella se.;-ione mista (l• ~ 10") in cui presi parte. mollt fu rono gli ascritti e gl'intervenuti. Senza dubbio fu la p1ù nunwro-.a e frequentala tlollo varte riUnioni, ed anche fu qu.. lla che ebbe le maggiori all1·atlive. Gli studi modero1 concernenti r ingegneria san,iaria ebbero meritata dic:eussione eù ìl tema su tal proposilo ~volto dall'ing. Raddi di S(Jezia ur l~:rmò vivace scambio d 1 lee l'ti l conferentiere ouenot rapprovaztone d'uo ordine del g1orno in cui si facevano vot1 al governo: che nelle ciilà aoenti oltre oenttmilaabitantr, oltre l"ufjlciale sanitar w, stao1 pure un ingegnere san.itario. Presero parte i professori lhumondi, Ruata, "1 oscaui e l'ing. Bon livegna. Il prof. Adolfo Fasano presentò il gra\'e tema: della profilas8i delle malattie in.feltioe con speciale riguardo alle disposizioni Mnita rie orgenii. Qui si apri una ealornRa dic::puta fra gli adunali e sorsero toslo divergenze marrale fra 11 prof. Toscani e il prof. Fasano mlorno alla troppo breve prova dei reuolamenti d1 sanità pubblica. Part•cchi s· iulert•ssarouo alla 1uestiom', ed 10 c::te1<so do,·ei far nobtr., al prof. foscani che due o.nn• di eRperi(!>nza erano ~ili qualco~a per una legge sanitar1a, ovo essa venga 1<Crllpolo~a mente applicata, e so~lenni che il prof. Fasano aveva dalla sua parte l'appoggio della slal•~Lìca e l'approvaz•one dei colleghi, che si erano dedieali agli esami dei dali ufficiali. s· mtP.ressarono all'argomento i profes~ri Sadun, B1anclu, dotl. Loriga, ing. Beot1vegoa ed altri distint• con!<l'es!IISli. Stante la ristrettezza del tempo si delle solo comuniC8zione v••rbale d1 un layoro nel dotl. Dal Fabbro sul seq~te stro ntlle malattie infetirce e d1 un altro aeJ dott. Co"cera .,ulle alt, r~ioni e sojislica%ioni degli alimenti per !]li animali domestici. Per lah Javor1 vennero for mulali due ordini del gior no, che furono ad unaoimila approvati.
CO~GRS~Sl
1699
Il prdidenle prof. Saduu "81Ut8 ra-;~wmble3 e tÌIChiara !:'Cio t8 la ·i· sezione. Non offro qui uo re~oconl'l cieli~ nllr• ~ezu:>ni per brevttà; d'altra ('Orte, come dissi più '-Opru, l'mtno venturo ssr~tnno pubblicati ,;h all1 completi d1•l Cour:re-sso. P er lo stesso motivo tralascio di parlare dPll'espMizione d'igiene ed ingegneria santtaria, elle riusel piuttosto mlerel'lsanle li banchetto sociale ebbe luogo in una ~<<~la òella R. A ccadf>tnia dE't nozti. Tulle le auln r iui. il fiore •Iella cilladinanzo e grazio!';e <>ll{nore vi a~siqt.evnno. F urono pronunzia te p11role di circostanza dal pt·eqt•tente cav. Bar.tuz7.i, dali'onor... volt> pr..retlo Visomli, dl31 r&l'l'' e~nlanle il muntctpto prof. St.aderm1, dal rellore f'l'Of. Tu"'-'· 11al pror. Cou·•lino e da altri. fitscosse generali applau::li ,..d unanime ammiraziuuc un brindtsi del pror. BHccelli, il quale con eleganti ed e1·udìle parole propinò alla Ctlll1 doviL.iosa d1 art1slici te!'IWi.
noo
CONCORSI
-Memorie giunte all'Ispettorato eU sanità militare per 11 concorso al Premio Btbert, scadente 11 30 novembre 1891 . - (Circolare N. 116 deJ Giornale militare uQieiale, 1890, par te 2"1•
t• memoria, giunta il 26 ottobr·e, coll' eprgra fe: Memo ria Italia, scr1tta sLilla scheda: Nella memor ia è scritta la seguente epigrafe di contt•a:::segno: • Se colle proprie energie specifiche, il scn~o della 'ista fombce le 'ed~lte • più avanzate alla s1curezza del nostro organismo, dalla perfetta integr.ta di c esso può dipendere talvolta la sicureua dell'organismo di un intero eserc1to. •
2• memoria , gi unta il 2 novembl'e, C'Oil'epigra fe: • Pro,·are, riprovare o provare ancora oncte 11ai molteplici e moltiplic~ ti ric scontri emerga la verita.
• BAROFFIO. •
~·memoria ,
giUnta il 2~ novembre, coll'epigrafe:
• Il bambino é piccolo e racchiude l'uomo; ~ il cervello e angusto e na• sronde H pensiero; - l'occhio non é che un punto ed abbraccia l'unlver.;o. • A. OU IIA~ ••
4• memoria, giunta il ·n novembre, coll'epigrafe: • Ab uno disce omne~. •
5• memor ia, grunta il 'l:/ novembre, coll'epigrafe: • Tentar non nuoce. •
17QI
COXCORSI
6•- memoria, giunta il 29 novembre, coll'epigrafe: • La giustizia ritarda, ma viene. •
7• memoria, giunta tl 29 nov ... mbt-e, coll'epigrafe: • Oeulus quidem ad vitam nihil facit, ad l'itam beat.am nuUa pars magis. BOERBAAVJI.
NOTIZIE
.... OnorUloenze. Con Regio decreto del 29 non•mbre p. p. S. M. il Re insigniva della medaglia mauriziana pel merito militare di 10 lustri il maggiore generale medico cmnm. Giacomo Pecco, Ispettore capo di Sanità rnihtarc. Nel mentre presenti~mo, cre.l4?-udo di renderei inter preti del sentimento di tutti gli uflku:tlr ruedi<'i, le nostre felicitazioni al decano del Corpo sanitario, cr·ecli .. mo pure di far cosa grata ai let·ori riport~ndo i dati prinrtpah del suo lunfl'O stato di servizio: Soldato volontario . . . 26 òic••mbre 18it 20 dicemltre 1S43 Allievo chirurgo . . . . 21 ~ettembre 1847 Chirurgo io ~ di ~· classe Tale di 1• clai'se . . . 24 mat·zo 18i9 Medico di reg~irnento (itt Crimea) . . 25 giU!.!'DO 1855 Medico divisirmale . . :10 agosto 1860 21 JU!!IÌO 1866 Medico direttore . . . Tenente. colonneJlo medico 11 di··embre 1873 23 dicembre 1875 Colonnello medtco . . ~ominalo mt>mbro del Cotuitato di Sanita militare . . a agosto 1879 Maggiore generale m"dico . H lu~lio 1887 Nominato Presidente del Comitato (ora Ispettorato) d1 Sanita militare . . . . . 2 ottobre 1887
4i02
"iOTIZI&
Il geuerale Pecco è, tra i membri del Corpo saniter1::>, Il primo che v ene insicr111lo d ..Jla meda~lia mauriz1ana nel ~rrado di ~enerale Però allr1 due m&J1ci militari la ollennero in gradi mrer1ori, uoo nel lfi52, l'altro nel 18:>8; e coghamo vo. lentier1 l'occasione P~'l' dsl'& ai nostri lellori qualche cenno biografico anche su quesll veterani del corpo samtar1o, valendocl dei docu10enti che abbiamo potuto ritrovare ncli'Ar· chivio dell' lspelturato, nonché delle mformazioni favorilec1 dallo s lesso signor ft"ner.. le Pecco. 11 prnno msi~mlo della medaglia meuriziaoa fu il cAv. Giovanm Ballista Eyoaudi :'-~acque 6f!IÌ in Saluzzo nel1782. Entrò come soldato di leva od 1802 nel 2• r egg1menlo dei ca_ ntbinlt'ri a cava llo nell'armata france!'e. Il suo serv1z1o f!ome medico comlllciò da l 25 br umaio, anno XIV (8 novembre 1805), da ta m cui ru nominato sousaide-ma)or, in seJ(uilo o e~>ame sostenuto in Linz nell'anno sle<>so. Nell'e~erc1to francest> fe ·e lt> campagne deflli anni 180:> e 1800 m Austriu - 1b06 *" J o-; in Prussia e Polonia - 1808, 1'l09, 1 ' JO, J Il, 1812 e 1 13 m Spagna e 1 14 10 Fr,mda. Nell'esercito di S. M. sarda fece, col grado di ch1rurgo maJZgio1·e, la carnpaJZna del i8i5, e rece parte dell'armata r eale 111 ;.(o,ara nel I ~:H. Nel 18i:J fu d1spensato dal <-ervizio di ch1rurgo ma!!f.!iOre e contemporaneamente nominato membro or dinar io oel Consiglio superiore di San1tà dell'eser cito. Dopo essere stato (con R~gio decreto 6 gennaio 185:?) dt>· corato della me.taglia mauriz1ana pel merito militare di IO !estri, fu C<lll•Jcalo in l'i!JO"O in età di 70 anni a datare ial t• febbr~:~io 1 ~ .3. Mori il 20 novembre 18M. Era pure decorato deliA croce della Legion d'onf)re frnure..:e. Il sPCOtldo decorali> fu il cav F1·aucesco Elia. chirurgo ma~gwre n~lla compa~tnJa Gu a r~lle Reali del Palazzo, padre del magct1ort! generale mt>ù1co in posl?.lone ausiliar ia commenoJa tor Giovanui Ella. Su di lu1 non ~i trovano nei r egistri del per ,cona lA indicaziOlll s uffic1enli per dare notiz1e dellagliale sul suo stato di !'er"1zio.
:'\OTIZIE
1i03
Si sa solte.nto che fu collocalo in riposo con Regio 1lecreto dell' 8 apl'ile 1852; cha anche in tale posizione egli continuò a prestar servizio presso la R R. Guardte suddette; e che nel 18f>"l glt fu concessa la medaglia maur iziana. Morl in Torino nel marzo 1866 in età di Si anni.
Sul traaporto fla•la.tUe del ferlU e malatlln •uerra.. Fin dal marzo 1890 pubblicnvasi nel nostro giornale un lra!lporlo fiuviatile dei rertlt e malati in guerra. compiuto lavoro del nostro collega dott. .Mangianti. Egli thmostrava l'uttlitA, la pos<:ìbìlità di aiiP<:Ltre di tali trasporti, massime sui laghi e grandi fiumi dell' lte.lia !~ellen trionale, e con pralicts!'limo conce·to propone'& di adibirvi i gros~t barconi che U!'Ousi appunto sul Lago Maggiore, flUI Ticino e sul Po pt>l tra<~porto economico di pe~anti carichi, granil1, marmt, legnami, legna, carbone, Pcc.; ed iliu~trava le sue proposte anchr: con oppOI'tune figure. P tù lardi 11 medico capo r!eiiA marinn. doll. Sanlini, pubblicava nella Rrc,sta marittima tras~'icolo di ottobre tf\90), m collaborazione coll'ufO eia l t• eli marina Home Rogcnberf{ altro lavoro consimile, di cui ru re$0 conto in •1uesto giornale a pag. 1f>o2 dell'anno 1890. Parve che ll progetto non suscite.sse ~rende mteresse; ma a vece, come purtroppo c:pe.<~so accadt>, se furono gli autori messo da parte, l'opera ne fu usuf1'Ullata e fecondala da clu n•• avt•va Il mezw, ed entrò nel campo dell'esperimento. auzi OJ.CJti ò gia in attuazione, e cosi i tra!'tporti Jacuslrv- fluviatili co:,liluiranco d'ora innanzi oua egrt>g1a ri$Orsa pel sei'· v1zio ~anitario ìu tempo di guerra. Fu l'tllnsLre prt•sid1•nte gl.'net·ale della C1·oce Rossa 118lìuna, <~onte Gian Luca Della Somaglia, clte, visto nell'idea Jei lra~port• sanitari «ulle grandi vie acquee del Verbano e ddla valle del Po in lt>mpo di auerrA un prezioso "'Prvi1.1o, a cui poteva atltndere la grande istllu7ione a rut con tanto zelo eu abihté. pt•t!sted~. colla volonterof"a sua energia sì adoperò pet· realizzarla tmrnediatamenle o vi riuscì ~pie• didamente, 11iutaLo dall'entuo;iasltco coucorso dei comitati lo~~r .. gio studio sul
l iO~
XOTIZie
cali di Milano e della re~ione ><erb'lua, e "uo;sidiat.o tlal Mangilli ,:be della navigazione del Verbano ha quas1 può dirsi il mono polio. Fatto é che il 6 sollernbr e r iullÌVO."'i a PHI!anza il mater iale pell'esperimdnto, rompiulameute ali· stilo "d il 7 tre barconi equipagg iati acl hoc muovevano di la e compif'vano il via~gio ad Arona, pel Ticino e pel Nav1gl1o a Mila .. o, ancora pel N aviglio a Pavia e quindi di nuovo p~>l Ticino e pel P o a P 1acenza. Erano tt·e barconi (della capacità di circA 15!10 quintali) trascinati sul Verbano da un rimorchiatore a vapn1·e, quindi su1 fiumi e sul Na,·iglto a cavalli, o mMsi da rem1; pes,·nn.to 1 ocbissimo potevano pas'-are ovunque. Un C0!1\'0g"liu completo con-<ter~:~ clt 10 barconi n potra t1·aspo:-tar e 250 ferili, cou lutt• gli accessorii analogamente a• costituenti i trelllospP.dale. Per l'esperimento fu il Comitato della Croce Hosl"a di Milano che ;;;1 assunse l'impegno ed il cArico dell'alle;:lim•·nlo; ma ~tia si è costituilo uno speciale Comitato, e (quel che è piu) ha già comincialo a funzion a re, a Pallanza per tu re~ione del Verbano, il quale ink!nde aJ alle,tire lutto 11 necessario materiale e lenerlo pl'onlo nei suo1 tn11~azzin1, p r l'arredamento :!'un completo convoglio- ospedale fluvJallle. L'idea del trasporto fiuviatile rlei fe1·iti fu >;el'ne che cadde sotto buoni occ1ti e s u fecondo terreno. B.
Il Diret.t.<>re
Dott. FELICE BAROFf'lO generale medico.
\l Collaboratore per la R .• Martna
11
~-<ed a
t.t.ore
D.• T EOOORICO RoSATI
D.• RIDOLFO LIVI
Jledi~o di t" eltWe
CapiWM lfltdlCO.
NUTI NI FEoERrco, G~renu.
INDICE GENERALE DELLE MATERIE PER L'ANNO 18~1
MEMORIE ORIGINAU. BAucco ColiRAr)O, tenente medico - Si>pra un caso di paralisi disseminata èeg'i arti snperrori . Ppg. 76:1: CHtALCHtA A"'nRBA, farmacista di t• classe - Studio sulla idrotimetria ~ proposta d'un nuovo metodo idrotime111co. • 3H CoMOLA GIULIO, tenente me•llco - Considerazioni sulle fratture della rotola • !303 ClllMgOLLt GOG'LlELuo, souotenente medico di
complemento - Oue casi emoglobinuria parossistica da fi~ddo • 173 DE SAN'rt Gww:o, tenente medico- Sopra un ea;.o di reumatismo blenorragico recidh•anto. ~ ~ De- St~ONE Zt::FFlBJNo, capitano meiiico - Circa un ~.aso di calcolo vesdeale impegnato oell'uretra ed estratto m:ediaote massaggio ed iocisfooe . • 1.197 GALLI cav. Do»E.Nrco, capitano medico - La Croce Rossa itillian:a • nt GUALIJI CARLO, tenente medico - .Emisoione spontanea d'un corpo estraneo dalla WJSéiea ilrinaria. • 4:t3 lltnl\IACO cav. PIBTRO, magglore medico - Sopra un caso di morte nel primo periodo Mlla fl!)rorormizzazione. 3! IIIIBRIACO cav-. Pu;:TRO, maggiore medico - Un caso di Jacer3ziono intesti55 nale per calcio jli cavallo <li ventre· LollBARDO MICHELE, maggiore medico -Contributo alla eist~tomia soprapubica. • t!HJ MAL:.S')'ULLt cav. Dol!ENtco, maggiore medico - Il \'aiuolo e le vaecina•ioni nell'esercito • 577 .MAsv·ccJ A ~'FONSo, medico di 2• classe t1ella R.• marina - sn <li an c<~ so di vertigine epilettica
• 737
li06 \IDotlll Glt".iEI>P&, c.apttano medko- ,_, lllnmtnutonc del campo d• battaglia . Pag. t03J MtNICJ ~:uG&J'IJO, caP•Iano rnedlco - Sulla ottalmht ~;ranulo.ia • • 1)96 Mo~r• cav. ROURTO, t.lMnto rolonnello medico - F't•rul ~-~rucclrtllrl nuto~stensione Interna 1>er lA fratture d~ll arto in r. ·rio r. " del C•· more in 111rticolau • :;ss P.t.lfAIIA cav. PA,fiLO, mJ!tl:tore medico - f'ebllre liru~ol~a o Cebi re ma· larica' • 4U P.A."Ol!ALE AI.E~~•~o11o, ml'<hru di t• eia •e tlell:a R.• m~rina- Sul ttfo a 1\('lSSaOI
•
PASQUALE AL&S~ANOftU, mecltcO d1 t• cle!'ll d~lla R.• lll3rlna
~
-
Ricerche balteriolo~lrho ~ul rol~ra a Ma~snutl o conslrleratlonl ìg1enlch~< • 1009 PA,<ICALS AnssMrono, m~lico !Il t• clas>c della R.• marina- Stu•lln elìolt•gìeo t! rluueo dello malattie rebbnli pn1 comuni & .!ol~ua . • 14U Pecco eumm. G•~o•liO, OJ~g•ore g;nerale medico •~petto~ car10 - Ollf'ruionl chirurgiche .state e.egnite durunr..· I'IIUIIO 1~:10 nl'gh 'tahilìmenti sanitan 111illtar1 • 1:!03 Puc:o eomm Gueollu. OJ'lltl!ìore generale medico l>~tlore eapo- Scabbìosi :>tah cur11ti od 1800. • tOU PI'RFIITTI FRAXCI>SC01 CllilltaM medico - IJnn thli nel cerçello • tU3 RAV\ ERNF.STU, C.:l(lllttllO lllCtlko - La YÌlln~1 per~t.VIOue dei colori. • ISill Rnu I'ILtPPO, ml'llrro t.li t• eia.••" della R.• marina - A propasilo th un ca.-.o di e1•1tde ~uwurata. • U$ o~ 2t RHu FILIPPO, mtlllco d1 t• ct .....o della R • m.1nua - Snl.a morstcatura de• serpenu vel~no'' • u;s l'ro u ca\·. CLo\UlliO, ~lore medico - Sulla <'ora di Koch c:ontru la
tubereolo'' • T~lll!\4 ALBIUITU, lllnento mNiico -
Sopr;~ un c:u;o
toneale su-<sol(uito od Allllliema
3 111 a:;cesso retropPri• 13:13
RIVISTE DI GIORNALI rTALIANI EO ESTERI RIVISTA ~EUIC.\. Adthnl'lu (sullt~ IIUipaztono dell ') nel bag11o Chiapo"•·t.t Prtg. ll'i!:i A«lenite periferica (dell') l(tneralizza w eo.no segno dl tul..ercotu,i Gnnc:her. 7{1 Alhummuria •ntl•rmttlente non ciclica nell" p rsonP th buona >!ohltP llertrand • 331 Antlorismi toraeiCI (Il valore d~'\gnostico dcll'tmput.o tracheale O<'l!lil -
La Mao.Junncll . • tli9 \ntljurina (a t • d!'llliUlNllo pro• lotto dall')- lllgll'S • t()'.) Aorl.a (di una lr110ne dt>ll'l come pcstumo, non ancora registrato, •!Pila malaria llrt'l(rcs<tt , tO~O
l 'i ()7 p ,,!). 9;10 A!lrta addomlntl,> ("ugli allt'llri5mi r!Pil'l - Rooel. • 1341 A•lrtite acuta - Landouz). • 1390 A~cMidi lombrlcòidi (gli) e Il Ufo a<,ldotnll\ale- Peracchìa. ascessi epatici (sulla {tia\liiOSI degli) - Pel • i88 \tas~ia tororuotriu (nnoHI mrto!lo dl~ura dell'l mcdl:mte la Oe.-•lone forzata anteriore rtel corpo - Bonu?.Zi • 13:18 "tassia locomotrlce {sul mccc;anismo delln sospenslon~ nell') - ('.agne) • 193 Atrolla del re!!'nto per avvelenamento >llturnlno- Potain . • l33G \ trotla ghtodulfl!la (della rnt>mbrana mucosa) del Vt>Uiril:olo- 1'olhllllael • t3r.'! OaeiiJo tifico nell'orina (ili - :\eumann • • r8r. lloeilli tubercolari (ricerche •·himico-hall~rìotogic.he~u!)- HomrMrschl:tg • 70!) llrijtht (la etllstassi nella malaltla •li) - La\'eroy. ,. 1072 llrooclll&.e (il mlrrobio delln), e l'wo l!'ra{lelltico dell'acetanilid~- Gr un • t (Ili t C'.'lnrro (il) e la teoria p:~~:t•,ibria - San•(uir;c.o . 62 Cenello (degli cnlozoari oh•l)- Szc7.)Plor.ko. • 760 Cisti irl:tticlta 'dol regalo (s.opra le rotture inlrn-peritone~li delle) - M!luny • 10(14 Colera (sui mòvimE"ntf J11lplllv• ~.-oruidPr~tr dal llUnto di ''i>ta della dia-
gnosi del) - Coste .
~ 1365
Colpa di ~lor,•, tif) od in~olrt'lllone (der Uitz,cùla:;; ) • l2i)3 Ctomn caseosa o rln!te c.olestentomatosa - \Vagnier • 9111 Corpo tiroide (dei lli5turlll nen·osi eolllleautivi alle lo•sioni del) - JoiTroy • t 36 Cuore (stato tlciJ ncll'aoemi;,: orjgini' del ~Dio polmon:u-e - llaudtord • WH Doliroo post-rrwumonieo- Jr.u:coud . • 151l1 nermntomlosite ncuta (la) - I\omond • 7Si l>~rma.tosl 1031ariche (contrihuto allu studio delle) - Lelli. • U3& Difterlt.e (stu.JI sull'eziologr.\ della\ - l'rudden • 801 llirterrte {tomplicuionl arueol:m e prri-artiC'Jiarl t1tll11) - t.)Otulct. • ~3t Difterite (sul trattamento olelle cafie inoculate d<). con prPp3rnti cbimicr
-l)oer.
• t ~t!9
Oij;eslìOne 'lQn\a.c.'lle !ricerche climth() l!- sperin!Pntllll sull'azione uel bromuro e 10duro •ti pote-.<lo sull.tt- :;1nsnni e Uattislioi 65 Oillltatìool) llt•l t·olon t:m,vl'rso (.:nrn I!CIIll) - Dovet • \73 Prlì;unìte (l'rt1.inne !lei prodotll di .èsploslono della) e òeU;r: nllrogll~rioa ~nll'o g;~nlsmo umano - Darlinl:(lon . iG Y.matocrite (sull'l. nuo•·n ilfl(lJTil.:ChlQ P~r l'esnne oh-l sangne - llédm • i~.! Ematuria m•noire !leriO'Iica io un uomo- Ch.llflin • 3\7 Emorra;,tie cerellmll (influCJJ~ta della posizione smlo) - Ueidenhalm . • ~ù Empyem:l neces:.ilatis pubn11s metapueomonico (un çaso di) - ~lonari • fl.>ii Enuresr nollurnR (l.rilttamento dell') - Trenlunen • i!t'J JO:~nlemi OIC/llcJnnli (SU!tll) llroot.e • ;(l3 Kl'llntemi mcdiC1MII esterroi (sughi - Colcot Fo.:t. • '!111 Esol'llgì&.e c.~r.. untlva - Relehmnnn . ,. 1!10 Foaneroscoph, nuovo metodo per illuminare direttamente n tc,.,;uto cutaneo - Bogrotr .. ~>i ll'urlngiti (drda cura •ielle) mediante il massaggio. " 1!'179 J.'tlLl, re lifoiùca (dPII'e~antema roseollforrne nei declln~re dt~lla)- Lov) • 74
1108 Fcl>bre tofoidea ( epi•temia di eritemi inretth i nel corso della) - lluUnel e De Gim:~rd . Pa!J. !i;> Fegato l della guarigione apparente e <'Iella guarigronc r~ale nel!~ affezioni del) - ChaufTarll • 3H • 12~0 Flehìt.e benigna della vena succlavia - Nnthnagcl • 196 Fuhnin~ (cinque solliati colpiti da un) - Pope • 335 r.angrcnn d~i piedi d·orìgine nervo,;a - Viville • 797 Gas inte~linnli (~uila importanza clinica d~i) - Norvak e 'J rautignm • t0ti6 r.ntta (manifestazioni polmonari della) - Potain . • 311 Gozzi sporadici infettivi - Cbarvot . • 337 Infezioni' purulenh spontanea - JJrcouol • 1:13~ lnfet.roni hiliari (le) - Oupré • 106~ lnlluenza (rapporti dell') colr:~lien ozione mentale - LPit'd~· 63 JnOuenza coleriforme (un raro caso di) - S1lomone-llarino lnsuiDriPnr.a aortica (nota sul rit.1rdo del pol$0 caroUdeo nell') - Lyon • 1074 lo~uJlleienza motoria dello stomaco (~11111 tliaJ:!Ill)l>i della) - Silberstein • t m Jntcstrno (accorc~'lmento rteli'J nella cirrosi atrofica del cuore - Gratla • 331 Koch (intorno all'azione del liquido di) sugli organi interni dei tuiJercoiosi - Vircho\\ . 77 67 Koch (la cura di) - Lister. • 3iB Korh (l 'urollilinuria nella cura di) - C:wallero • 6$4 Koch (la lìnra di) nella clinica di Roma . Koch (sulle alterazioni anotom~patologichc rl~contrate nei cadaveri di indrvidUJ tubercolosi souoposti alla cura di)- \'ircho'' • 452 1\o.:h (esperienze cliolebe col metodo di) nell'o~pcdale militare di M.onnco -~ ·~ Koeh (riassunto delle relazioni scientifiche delle principali cliniche e policlloiehe prussiane sulla cura di) contro la tu bercolosi - Guttstadt • 318 Koch (ulteriori comunicazioni intorno alla cura di) in Inghilterra • ~~~ Koch (azione della linfa di) sulla crasi ~anguigna nei tubercolosi - Cacfian•ali. Koch (sul valo1·e del rimedio (li) CJUale mezzo diagnostico . Koch (recenti esperienze sulla cura dclln tuhercolosi con il metodo di) Rh rlich . • t 5!H Leucoritemia reale e leucocitemia apparente - ~laragliano e Castellino • 330 Malaria (sull'azione del l>leu di Jnetilene nella) - Gullroann e Ehriich • 1:1;;:; ~anife,wioni pnenmoooceicl•e polmonari senza polmonite - Dunocc( e Mc'nétrler • 19:1 ~lorl.lillo (epidemiologia del) - Bard. • IOitì Mornna (l'avv~lenamento croaieo colla) e sue diverse rormP - Regnier • 338 llona (1:1. diagnosi della) per meuo delle Iniezioni ::ottocut:~nce d'un estratto di bacilli della morva - Jlclimau • ~~~' Morvan (malattia di) - Charcot • l~ llutisrno i:<terico - PitrP.s . • ! 333 l'ìefrite cronica (eziologia della) - Vigncrot • 9;l~
l iOfl !Xe~riti paniali (delle); ,·aJore pronostico della persistenu dell'albuminuria
- CuiTfr e Gastou Pag. ;s{ Netralgia mal~rir:t delln lingua eoo ulc~ra•inne - Le Oiber<ler. ~;,; Nortosita so t toeutanee reumatiche - B..r 3~~ ,. 3'!7 Oeclusionc intestinale acut:~. guarita coll'elettricità - Giovnnardi • 1438 Orecchioni (complicazioni degli) - Laodouzy. OrfCr.hioni (sulla sordità causata dagli) - Gtllhi . Ol'ina nera, ascite nera - Senato~ . • i9S urine (rircrche sulla tos~icìta delle)in alcuòe malattie infettlve - Bo6~ naroli . • t060 OssPssionP d~ntarin. - Galippe . Paralisi con~ecutiveall'avvelenamento coi 'apori di rarhone- Bonlloche • TH Paralisi alcOùlichc (eontribu:done allo studio delle) - Carpentier • ;;g Pdla:uo<i (d.-Ila tCmJI<'tatura nei) - Alpago-:'io,ello . • !H Poeumococchi (olellé aiTezioni da) indipendenti dalla pol monite genuina Boulay. • i0a7 • IS:! Pneumonil1 (sulla forma intermittente di alcune) . Pollachiurì:~, pslcoptttica (della) - Gmarll. • tOM Polimiosite acuta. Jlriroitiva infettiva - Larger ·• !58:; Polmone (lo sclll~cciarocnto del) - Monte! • ,. 1581 Polmonite infettiva. {ricerche sull'immunilit c sulla gunrìgione del!:>) Klemperer G. e Klemperer F. • !356 Processi di calcificazione e dep(}Siti di acido urico nt>l reue umano (suiiNeubergcr . " 1.21<:> Raebititle {nuo'a pato:;:enesi e cura della) - Sagretti . • 4i8 Reumatismo artir.olare (alterazione del sangue nel) - Cagtellino • 483 Ris1pola C.ulla cura della) con nchU1yol - Klein. • t35~ R1sipola recidivante (della) - Caehera · • 1.00:! Salagbi (i! m~todo) nella cura delle canliot~atìe - Passerini • 48i Sangue (UUOVO t1eerchc sull·a~ione batteriCida del) - Toclor • i3:!8 Sao:::uc (alterazlono del) nella infezione pueumooica - Castellino • 647 Sangue (sul 1·atore terapeutico del) Qtlale preparato ferruginoso - Gberardioi . • 6'>1 scarlatlioa (le aogine delhi) - 13ourges • • {343 &1ntica (complicazione poco ~nosduta della) - Guinon e Pa.rmentier • 34:! Sistema nervo.~o (sopra una particolare rorm<l Ji malaltìa del) in una famiglia - :olorme. • i94 Sottrazioni •an!llli!lne (sopra alcuni effetti delle) - Oog1el. • !319 :;pasmi clonici della Caringe - Bou\'erel. ~ tOt\7 Stomaco (accidenti tetanirormi nelle affezioni dello) - Merlin • 333 Sudore (~ulla pre>enta"dell'acetooe nel) - Devoto 331 T.abacco (delle alterazioni mentali causate dal) - Kje!I!Jerg • 19~ Tabe dorsale (alcuni punti di pratica nella diagnosi clelia) - Le3zynsky • 939 Talle dorsalo (;,,Ile localizZalioni anatomo-patologichc & sulla pat<'genesi cljllla) - nrazzola • l590
l
l i lO fPOl{l<!raturn IJI•IJbln di u·.~ - RoreottQU 1'<19 I!H Ttmt>smo rnrong.,o f•I~IJ - nrowne . 9 l fertili mP\Iio~·•nno•ll.ll.'\ (gll Abt~Silli *' 1~1 - tl~t'I'Utl••lto • t0i8 Tt>l.aoo fiH c l!h ulluul lavori - lla.-slt'r. • ii:i l'ilo tsolla lllallnO;I •olleczlll tlel)- Mm·oll . • r.'3 Toroid~ talterJt onl 1~11:& l't'l>l .>aoaoi::na n<'ll'aoftzion~)- Ca•t<>ll.no • '-i! • t 3 ~i Tub<>reolosl (irh'Uh~z·o''" e peno•lo pr~granul~ru della) - Correr • 151-7 Tubt'realira (nuora mmuutt::~7ion"' •nlla) - Koch Tubel'l:olo>i (llenerallu..llwne della! m ~t!è(uito nd un ll1lUIL3la~mo - Jaccoud • lstit Tut... reolosi l•o.m•atiAr'P. ,rml~tion,. t(lodermlc:~ <11•1 ~ieru tlel ì'&UIIUC •kt canz nella curn d~lln\ - Semmola • • i 359 ·ruberc<>losi una c r•t•rwon negath·a .;ulla immonlla p...r la) - Fo.J. Tubercolosi crelulonl d~ Jln 1 colla •Leno'l mltralc- 11ot.ain Tub(orcoJOSi ul rumo rte'l'upp1o rontro la - Gordou llill • 13311 t'lr.era (l'ipuuntona uolla dia;:mool dilfnenztala fra l'l e.t il 1':\D~ro aiello •toma~o
• SS\ • 7t>i YariccUa (~ulla qup,Uone d olia idPntita d•• lla) o del vnluolo - lfochsinge • i9! \'cntricolo (dtsturbt ,. IPsiani nel nel r'lrtli:lcl - Hsutecoeot • 1131 Verll:liO~ eplletlica (diagnosi llollnl e dell~ sint(>f\e; ematotoblt• - Fart' • n ; Ve~du onnu~a 1'11111 contruione rine.<# ill-11~1 :-ìc'IHo!..i C' '-l.allt~ebew.J..)' . • ll:!t 7.occhero (<.,,:;:10 ver ncono•cerc lol - n~rkre 198 7.ncchero t\'alore ''"'::nlht •o d••'lu) e clelle ~osr:mze rf.lucenli OPI nsroe um:Uln 10 dl•er.:,. malattie - Trinl.ler. , 198 l'n,~hiP (c:a•1ot.l sponlnoeu •l~lle, nel dbllo·li•l
Ao•l11
I\I\'15TA CIIIRIJRG IC \. Acidi mmerall ll'appli~.azione dellll l nella neero~l. \•Jdom~ contu•lonl d~ll') s•rodoU~ da calcio •lt enaliD -
1'"!1· 1~33 , :;;t \ddom" f<IUIIIO ,p~runeotale sulle ferite •t'arm.1 da Cuoco P<'fl~trantt dell') llot~
-5chvllnt'r • HIG Allacci:lluro (•ulla) il·•ll'artl'rt.a e 'ton Ct•morale - z~uller . • IH3 \nel1Hm1 rte:lt' artl~vlatillnt Ila •Jue,liOII•l u o·rc) che vroduce e du rhe
pre,·ienP la)
l'lwlp~
1 ~10
Anesv~la loe~1lo (sull') OltNtuta ron la eor(llna e con l'etere
\ne>"thici c~uth ·~··lt• dr;hJ -
lluurer
Schl~lch • t ~n'
• l tl;
AnestPilet (ltl •tue~liunc d1•llo >llocl durante le opemzroni prattcnt~ ~otLl
l'azione •f.!";!li
• 1~~
AnPStettct C••lll'n;o •lell!i) n~lla Gnl.'rra dt !'«<!·<ionE' d'"\mPrcc:a e 111'11:\
Guerra franrt·G ctmamrn. • 1003 \n,.ur ..ma d~l!'aorttl con,•ruth·u .• d un r.1lciu th c:aullu- Rreton. • ltO'J \neorhma lrnum:lllco l<opra nn c1~0 •li ~~~~rl~tione •l'•ul) dell'arteria tcmpor:~l~ proruuol:t a11trriore - flranrtt • f3o,o; Angioma (l') cnlertw•o tl••ll:\ guanetn e la su:t curn cltirurgica- Do l tini• ;~;n
li ti Anli.,.p<l !•14'11' ~ tlell'•,ep.s. tn dlirut~rla - Temer . Pag IO! Aftpunti di nosologia e ~tlltlsltco mMhco-chirnrgiea militare p(lr il qltll• dro•nuio 188~-88 • • l~ A~en tlel eenello (du~ casi tll guaril!ione wn OlteJa7.iOR<! •li) 111 sego110 &d otorrea - Prlkhard . • tllllì A!trnnlo CahlaLione d~ll') per rtmedlare al piede pi:ttto - Chnroptonnl"re • • !85 Caltt~ (important:l otella) per i •lenti Berat • 9:;:1 Calco h hi113.Ti (rimolionc di) por mezzn di ~olu~ione d t et+'re - Walk~r, 9i4 Can•r., ($lll rokrorpmsmo t:trntteriSII•o i1el 1 - R~~SSel 90 Cat>sula adirJosa tlel ren1;1 (la) •l al puniQ di vtottl chirurgico- Tnnli!r • 80:S Carcinoma prim:u-io d~ll'lleo Ram<On. • 36~ Cat;lat (snila dt,tnferJ ·Il~ del) - Rrunner • Stl Catgut Dodt!rlèlrl (metodo dl ili~iofezlone del\. 9:! Cellule llla)W•·I~ \>UI'Pttrazlont del~) - Granolhomm~ , ~ Cbtrurgio. rons•rvativa tcontrlhuto alla) - Rrt>ttner • • un Cl.;tt ldatidoa della mll&a, laf!3rOtomla, lb-sazloue d~'lla mltu a.Jia part"te • too atldomlnahl, dren•ggio, l,lnari~iooP. - Clllinle ~) C•oruro di metilo 111) tmpie;!'lto com11 aoestèhr,o IOC.1Ia- Uere•n"sky Cloruro sodtto (~nllo fn~tooe lntraveno~ dll coolro te p:ra•l emorralliP LeJebtenmrn • 16111 Coa11nbzione di'l ~lnjfu~ Oa) 'Otto ti punto di vi>t.a della pratin -
.
.
[,IStM • • 956 Cucaloa tmeuo per evitare ttll &eciJNltl con<Hoti•1 allo> mlniout di· ad•l· pentte per produrre l'ant<~Lesaa lacala hl chirorjlia - Knmmer • ~J~ Cor.:~lna (emorra111a MO~<'CuliVll nll'11cn •1ella)- Gomartl • fl7 Cor.Jone s-permabeo tl't'ITt>tiO della 1\'risioll'! oli a.lctUlt co'titllt'Dti dell nella eora ratllca.IA del vnrlcocclr. ed al tr<~ otlcraziotu, sulla vltalllll del ll'stie~~lo - l~·noet • 6.'\l Cor pi strnn iPri {m~zzo ~empi ice per eotrarrc l) l!all'e~arago Ilei fanciulli Pollkit•r • 1:!3:; Derormtlil flo•ote nd on·l)('hie s~~QrgeAtl in a~antl (operazinni pt>r corr..g·
11ere '"'- Mon~~ • HIO • el6 Dallrll po~tòpcrJ.torll bui) - \'~ne. Delirll pus!oJleratlJrll lsui) - l.c Deotu • l:!lY Denll arlltlrtali (ptantamento olr11 - l.n:tmt-n'~) • Gai Oiplo~coceo dolln pnenmonite (contrilnllo alla loc:.lizzar.lone ilei) -Ortowm t Samter • l!lO D n•DIJI(il:IO m chirurp;ta (l'uso li l';~bu~o del) - Moore . • lil\i Enna arlitlcìa.le (l'l - Rorrbaurot • !Nit .Ernt.l lschl;ulr.a. (~llflr:\ l'l - Wa•siliefT . • 490 En1le loo:areNato (,wpra l baltl•ri del liquido t.lo•lle} e ,ul loro rapportn colla ~~fl•i pNttoU'l3lt! - Ri>on.,.l.er • Ui09 Fcz~tto (le r~r•te dell . • Fe<Z~tn (5ulle rottur~ traumatiche del) - Re·• • 411'!
tm
1/13 FMite (sulla cura dellel senza drenaggio - llecZt'Y P<1g ':!3t Ferite (sulla sutura seeont1ario. delle) - Borghi • a~'o Ferite d'arma da Cuoco (cinuo casi dii delle viscere addominali tratULtt con la laparotomia - nernafs • 362 FeriLe d'arma da Cuoco (contributo alla cnsoi:;tica !Ielle) del petto - 8.1r· !leleben • !:!IO Ferite d'arma da Cuoco (la diagnosi ed Il trattamento chirurgico !lell••l • 916 dello stom:~eo e del t ubo inlestinale - FPrite d 'arma da ruoco lo guerra (sulle indic,zlooo degli atti oJ>erath i • ~3 nella cura •Mie) ~ulla prima e sulla seconda linea - Wagner Ferite dPIIa palma della mano ( la le~atura a distanza nelle}- Rochar.t • 973 Fisto le all'aJ\0 (indicazioni dell'operazione delle) nella tlsi- Allingham • H06 Fratture (trauamento Interno delle) - De Varona • f23i fratture della r otnla (cura d~ile) - Wini\\arter . • IIOi FratturH del cranio ($todi casuistici sopra le) - Knorre • 1611 ,..,. Fucile t;ras di H mm. btull•o comparativo de!!:li effetti prodotti dalle palle del) e d··• ructlc Lebel di 8 rom. - Oelorme e Cb!lça3se. • l~ Gan:;:\io di Gasser (rimoztooe rlel) per grave nenalg1a - Rose . • 361) Gangrena del piede (un caso di) in seguito ali un calcio <ti cavallo al basso ventre - llrummer • HIO ..,. Guerra dc~li olandc~i contro il S ultanato di Aljeh (la cura dei ferili nella, - Erni-GreiiT~nberg . • 9'.4 Innesti cutanei (eSIW~icnzc d') secondo il metodo di Thierseh l!c.
Bu1'118y.
99
Innesto osseo a mezzo di sebeggie decalcificate - Mnrray . • 1:!1~ In tra-nasali {dPJdi accidenti che 5opraggiuoj!ono in St>guito alle operazioni) - Lermoyi'Z • 110:; lntnbazione •lella h~rloge nel crup - Egidi e Mnssei Todoformio (del ~alore nntisoltico dell') - Tilanus Bchiade scoliolica (della) - Golssen baucr • 1:!~ Lar mge (frattura dcllil) - Clarac • • %1 LegamPnto patPJia re (Sul trattamento della rottura sottocutanea del) Brunner Lussaziooe del p1rif.>rme - &rois . • 13:ii J.u<sazion'! rtei mrnls~hf inter-articolari del ginocchio . t.ussaziooi del femore in lli••tro (nuovo proccs.w per ridurre facilmente e senza aoe>te~ia l~) - S~imson. • H tr2 Lussazion i antiche rlell"articolazione della spalla (su l trattamento delle) - Kocher . • S~! Mieloma delle guaio~ trndince - Heurt.eaux . • l ~'!fo • 16116 Mlosite ossiOcante (sulla) - Caben . • 1608 Morso Ilei ser penti (patologia Ile() - Karhnsk• Narcosi combmata da cloroformio ed etere (sulla) - l{ocher • i 2H Neni (studio sulla ciratrizzazione dei) - Catterina • I l~ • 136i O~~a (sll l trapiantamento delle) - Kumroel .
1il3 Osteoma (l') dei musroli della coscia nei cavalieri - Scbmit Pag. 97l Otite media (dei processi metastatici consecutivi ali") - Stenes. • g:;o Pt>rforazioni lraumatiene dello stomaco e dell'intestino (trattamento delle) - lleeh,1s e Noy~ • 964 Peritinlle (cura radicale della) - Kummel ,. 489 Perii.Onlle cronica (sopra un caso dì) guarito- con la laparoi.Omia - Henoch • tOOi Piaghe (osservazioni sul trattamento delle) - Bloeh • 8li 1'1ede (nuovo processo d'amputa,ione osteoplastìca del) (amputatione astragalo-c&lcanea osteopla.sllcaJ - Krantfeld • li:il Proiettile Mii.nnlicber (l'azione del) - Uodaniek . • 968 PI"Olasso del retto (cura del) - Crips • '!3':1 RIOèsso cremasterico (il) come Indicatore dell'an~>stesia cloroformica Guelliot ,. 537 Rlsipola (sulla eziolog~a della) - Gordan • t25t Seni fistolosi (riflessioni sull'otigiDe, struttura, funzioni, e patologia dei) e • 498 specialmente delle Ostole anali e rettali - Dodenhamer . Spina ventosa (cura della) - Unger. • 953 TPml)eratura (della inOuenza della) sulla rigenerazione cellulare, con speciale riguardo alla guarigione delle ferite - Penzo • 91l Tendini (rottura dei) sopra e sotto-rotulei - Uervé . • i35 Tendini (la sutUra nelle ferite de1) - Buglioni • :1101 TonsUJite suppurati va (l'etiologia e la cura chirurgica delia) -IUte • 491 Toracoplastica (un nuovo processo dì) . • r.o~ Toracotomia negli spand1menl1 uretrali marcìosi (contributo alla)- Del Greco . • tUO Tracheotomia e intubazione- Dìouisio . • 500 Trapiantaroento (ricerche sperimentali sul) o innesto delle mucose - Diatschenko " 63 Tubercolosi MSale (della) - Cnrtaz . • UOa Urotra (colorazione preventiva dell') ed uretro-perineoralla nell'uretrotomia 88 esteroa -Codi villa . Urelrlli semplici {delle) - Legrain . • 486 Vena femorale (ferite e legatura della} - llanbrac • t!H Vene (sulla sutura delle) - lleyer . • •~~9 niVlSTA DI OCULISTlCA. Amaurosi ereditaria - Pauas . Pag. 5u> Bagno elettro-medicato oculare (il) nella cura delia sclerite e della episelerite - :Sorsa • t394 Calomelano (azione del) sulla congiuntil'a dei malati sottoposti alla cura dcll'ioduro potas.~ìco - P1?dallu . • 1373 Carotide primitiva (legatura delta) per un aneurisma dell' oftalmiça IJailley. • t3i0 JÙ~
1714Chnratlle (sopra alcuna forme di) con anestP>ia della cornea- Bonn:trd Prrq. 1374 C~eratlti' gouusa (lkpo,iti di urato dt :~o•1a nelle lamtne della cornea) -
l:hevallrreau • 1389 Clcl1te ~iOlltka con gomme - War" , tot Circolazione (rlcerch6 sperimentali t:trca In iollurrv.e dolla) ~ull11 nutrizione • 139! d"ll'orct.io - W31:~ • 13.~' Cornl"'l (la forma della) o sua tnOuonza ~ulla \bla - Sultl'r Corpo \ itreo fdella suppurutooe nel) consecuth·a a elcnlrlci corneali ponoperatorie e ad ernie dell'Iride clc.\triztatll - Wagenmann • H3 &mtrnl.,pia Schirmer • 1383 Emeralopia tcontrillozlone allo studio 11111111.1 o d~Ua xcrosls epiteliale della roogiunU\a - t;hthotr " S07 Erpete corneale (dell'l noll'iofluenm e della sua con la Jlloclanlna - Gai"'Z..wsk) • • 13.87 Ferita lll'orcbio dutro IJel' ;~rma ff.1 fuoco - C:1be7:on • 1391 Glioma della retana (conlribudone allo •tudio anatomiCO e clituco del) Lagran~ro . • 377 Grandr :.imp&taco (Il>, nervo •ltll'acr.omod.uion"' per la YISione degli oggetti lont.aru - Morat o lloyon • 1398 lnf~zione malu1ca (nlll'ruioru ~i<i\e prodotti' dall')- Sulter . • 373 lperett~la del gusto roo ofmlmoplt!l!ta - Wherry • 1381 lperesle:>la eoealnica (nota sopra un caso di) - Mill('('. • 13.85 lrilt' acula (d1 alcune moiliJlcaxloni della para~ut~l nella cura dell') Puech • • 13<7 Koch (lll linfa) In ocull~llca - Morablto. lltdnat1Ct lmtìllo d'nsaro i) - hct.-on • 1!57 Midrill.,f ~enzial~ (dell:~) - Pruvo~t • 378 !\e.-ro·retinlh• (un easo Ili) bllatt>rale celtie.'l guarita colla elcttricita ,\orsa . • 1395 Jll1stagmo det IDI!l3ton (il) - llrau>~Ml • 1380 Odontal~ia (un C&>O •li) lllpen•l~ot.c d:~ lnsulllrienza del retti loternl ~I'Dl>rhulcr • • 374 Oftalmia porul~nta (cura dell'l collo .oluzlonl deboli di nitrato d'argtuto - Durcltardl . • • 376 Oftalmia purnkota det oeooatl (t!Plla contlotta ola tel!frt flU r•revellire e • 1371 tornb.'\ttnre n - 1..\ptlriOnne. Ott~metro SchPiOPr {tNl d<!ll'J r••r la m•~ura •Ielle ametrOf>le SPIDflllcì rmetodo Parenti e dell'astigmatismo (meto<fu HtnU) 1 - 1'\imttr . • 9:& Panoftalmill• (lllllltomts patologica delh\) - Schubl • 8~ Relazione """lente tra ramtaLIODP. JICI'ilrrica, prlneifl:t.menta la !allea oeul!ire ed l lenomt'fll nPr•u•l , HS Retin:• (la nutr1tlune tlclla), Jlnrtirol:.rment.e t1~11a rovc:• contra hl- 1\uol • HOO Rdma (del (><>leo ;srtera.. oiO ~•·it.il•• d~lla - R••·lhlmann • • 38f Scbiascopia (•INerrninn1ono )ollectta obbiettln della rifratioM oculnre ptr meno della)- Over\\e) • , 1)78
n-
=
1115 Sclerosi a Jll3.(~be hintomi oeutni rltlla} - Uhthofl' • Pag. t3i~ Strabi5rno nevropatleo (lo) - Valurte • 1105 Slrabismo convergente guarito con un'opernziooe fatta sul setlo nasaleQufnlan • t379 Snl>limnlo in terapeutle;~ oculare (delle mii!Uont solt.o-coogiUoth•ali del) - Darler , . " 1378 Traeoma (sulla r1uestlooe del microrgaru<mo dell - Shongolo\\lez . • 38i Trneoma (sulla patologia del) - Rillmano •. • tt!i9 Traeoma m>nico (nuovo metodo per il t.ratlalllento del) - JobllSOII. • 983 l'raum~Usmo (esame (lèll'oçehlo dopo uo)- Pauas • HO Tumori eert'br&li con sintomi oculari interessanti - .:\orris. • r.os Uveite lridea - Grandcll1rnenl . ,. f.3i5 Versamenti di Uquldo albuminoso nel mezzi dell'occhio (der) - li:alt • lil96 RlVI~TA
J)l ANATOMIA E FISIOLOGIA.
!SOftllAL& Il: P.t.TOLOOICl •
.\ c:ii.U organid (determinazione qMntttativa de~lil nei sueehi ~triei Zuuibonl P••q. Hi Batteri (sull3 materia piOl,"eelll nelle cellule dei) - Duehoer • 2'~ Br3dicnrtliG (ossenazionl sulla) - Taylor • fi!63 G11lee (sulla s.:para1.ione dei sali di) per Ili orrn& - Uoppe-Seylor • 16!5 C:lncro (riflessioni sullt~. patoge11esi del), eon SJ>Miale riguardo nlla teoria m1crobita - Roger • " i6HI • t105 Cèrvello (metodo d'indurlmenlo del) e detta mltlolla spinale - Cox. Culemla {sulht Osmpatologi;l della\ - M~ll • Klimin:uionc del prodotti a~otaLi to33iel aeeumulali néll'eo.:onom•a. (dell') • 985 - Re~naud . • t3!l . .Microrgaoi-•ml e lcucocltl - Jlont . Miclina (sulla) e le fibre nervose con o senza mìellnn- Gn.d e tleymans • UOt Paocre.'L~ (sull'anatomia pato IC>gica del) - N~nl . • •6:!! PlgiJI(Inlo (sulle nDilmalle del) e sullo scolor,mento della peli o- Ehrmann • 381 Sangue (sulla produzione dfgli elementi ,·olorntl del) - Foa • U63 S:wgue (Il ft'rmento gllcolillco del) e la patogenesi del diabete mellito -
..
Sansooi
• iGI8
Saporo elrurleo (t$pertenze ~UI) - l.eser~tein • 11113 SeotllltUia c~une cause della morte per) - SnlvìoU • l!&l Stero di sanl,'lle (sull'azione del) J)atolOSieo sol glolmli ro$!rl Osiologlcl Castellino • • ;;14 Sudore (sulls separo.zione degli org&tli pa~genl per l~ via tlfl)- nrunner • t404 Temperatura {l'lnnuenz.1 della} sull'azione microhicìdll dellaluee- Sant.orh tl6 Tetano \sulle alterazioni del midollo 3plnale nel) - Bonome • 615 Veloclti di a..-sorh•mento delh1 ca•·lta periton~le- Fublni • 1!'!0 Voce (fl~ìoll>),'ia dr.lla). - Oiln tazi<JU(.l della traebea j\cr ceeosso (Il eserciJ.IO (eaotori. i:;trultorl, ecr.) - :'ikJì•e. " tG H
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Albuminuria nella blenorragia- Balzer. Pag. l!Si Balanite eircinata (la)- Oucastel . • 1~79 Blenorragia (delle determinazioni cutanee della) - Perrin . • t408 ~lenorragia acuta anteriore (la) ed 11 suo m~todo razionale di cura Stark . » 519 Dermatite erpetiforme o dermatite di Duhring - Hallopeau • U87 Dermatòlogica (casi insoliti nella Pr<ltica)- Elliot • 1~13 • 1283 J<Jritema polimol'fo con purpma - Bt>snier . Glandole mucose della bo~a (snlle malattie !Ielle) - Unna • 828 • 581 Meoingo-mieliti blenorragiche (delle) - ourour . Mucosa ur~trale (desquamazione in massa della) - :loulland • 1286 • t2S8 Paralisi generale (la} e la sifilide - Burkhardt • 128~ Reumatismo blenorragico (cura del) - Lyon. • 386 Sifllide midollare precoce - Gilbert e Lion . Sifllide (perché non si abortisce il corso della) con l'escissione e la distru• J2G! zione precoce della lesione initiale - Taylor Sinlitle (la) quale malattia ìnfettlva secondo la moderna batteriologia • Ht5 Finger . Tanuato di mercurio nella sifilide - Balzer . • f282 Tiolo (il} nella cura delle malattie della pelle - Buzti • Si9 mceri sifilitiche multiple - Mauriac • 1406 Uretra (tlsamo dell') allo stato normale - Guyon. • 8l6 Uretrometro (l') e la sua importanza nella diagnosi della blenorragia cronica e dello stringimento Incipien te - finger • UJ6 IUVIST.\ DI TEBAPEUTIC,\. (
Acido canforico
.
Ant~piresi (sull')
- Cantani
Pag. !:!90 • . 53! • 529
Aotipirina (sull'azione emostatica dell') - Cesari . Antiplrina (uione dell') nei versamenti pleurici - Clémente • fHI. • Antisettico volatile (un f\Uovo) e suo impiego nei morbi bronco-polmonari cronici - Passerini . , i6~ Dromuraziooe ed antlse11Si intestinale - Fé:b • U93 Bromuro di potassio (contributo all'ulone deiJ nella cura dell'epilessia Agostini • Ht9 Calomelann (del) eome diuret1c0 nelle idropisie d' origine cardiaea • 387 Huet . 994 Cantaridi (le) nella cura del carcinoma •· Wolfert Cantaridinato di potassa (ancora del) nella cura del Jupus e della tuber• 988 colosi faringea. - Liebreicb .
l ~
17 17 Ctntari(linato di r•ota~~a (il): nuovo rimedio del Liebreich . Pag. 6il7 Gatatoresi elettrica del ~ubllmato (la) - Ebrmann • !!4$ Cioconidina (la). - Contributo alla patogenesi dell"epilessia - Gallerani e Lussana . • fH9 Condurango (sul valore terapcutlco della c"rleccla di) nelle malattie gastriche- Martin i • 526 Creosoto (nuove comunicazioni oulla guarigione dtlla tubercolosi col) Sommerbrodt • tG!7 Dermatolo (il): nuovo rimedio anti~ettico da sostituire all' lodorormio Heinz, Liebrecbt e Rosenthal . • H!6 Diarrea dei tisici (cura della) - Potain . • 388 Diuretina (azione terapeutica della) - Geisler • w9 Echinococco del regato (guarigioni di due voluminose cisti d') mediante il proce.'ISO Baeeelli - Cappellari . • 38!1 Elettrico (il trattamento} del gozzo esoftalmlco - Vigouroux . • t413 Eurorina (sull'azione antiseLtlca doli') -Oliva • t &.t6 Faringiti (trattamento delle) e delle angine nei reumatici e nei gottosi &~ey
.
~
Ferro inorganico (sul valore Osiologico e terapeutico del) - Coppola • S93 Iniezioni intra.venose sodiehe negli anemici - Gastellioo • 5!7 t.lebreich (il nuovo rimedio di). • ~~3 Mal di mare {un nuovo rimetlio contro il) • UiO YeUivioletto (il) nelle malattie polmonali - Masioi • !i!:) Nnovi rimedi (sul valore t.erapeutlco di alcuni) introdotti nella pratica delle malattie degli orecchi - Szenes . • !48 Ortlssioa (nota ~ull'ldroclorato di} - Gordon . • t409 Oro (val<>re delle iniezioni sottoeutaoee d') e di manganese nella cura della tubercolosi - Blake W1the . • 830 Perossido d'idrogeno o acqua ozoniuata (sul) - Richardson • 678 Politermo addominale - Gior!lano . • t!'» SI lnga di Pravaz (ttna mlldillcaztone di SLrauss-Collin alla} • t!U Solfato di magnesia (il \'alore della solu~iooe satura di) nella cura della dissenttJria acuta - Le<thy • H!l Somnal (del) - Venanzio e Sighieellt • t~! Suhlimalo (le iniezioni ipodermiche di} nella scarlattina e nella difterite - lacontini. • !~t Ulcera deUn stootaco (un nuovo trattamento dell') - Oonkln • HH Vcrbena omcinalis (tlellaj come febbrifugo • 39! nJYfSTA 01 Cllllii!CA .E FAfiMACOLOGlA. Acetanilide (reazione distint1va deW), della fenacetina e della metaeetina Pag. 396 .\ntipirina (innuenza deU') sulla solubilita della chinina • ftl Arlstolo (l') . • f~ Chinina (pillole di solfato dl) . • 684
1118 Cocaina (rapporti della) coll'atropina - Einhoru . Pag. r.s;; Fenacetina (sa:?gio della) - Luttke . • i:U Idro.;siJamina (l") come antisettico . • 689 Metacetlna (la) - Weller . • 397 Ortina (1'), nuovo derivato idrazinieo, e J'nnJ•iego dei derivati della reoiJIdr~zloa come aotlplrettci. • 395 O>sigeno (nuovo metodo per dosare l') disciolto nell'acqua - Thresh • 690 Piperazsna (la), nuovo solvente dell'acido urieo • 68i Sintesi clelle materie proteicbe (sulla) • 68:! Timbaiua (la) • 684 RIVISTA 01 TOSSICOLOGI.\ E YEOICIXA LEGALE. Parali~i generale (la) sial punto di vista medicc-legale -
Acqu~rin
Pag. tl30
Attaman . • j6~ Perroruloni del ventricolo post mortem - Vibert • 533 Udito (sulla p rova della ~imolazione dei difetti dell') uoilatenli- !\ero • 836 Pazzi rlolìoquenti (del) -
RIVISTA 01 TECl'\JCA E SERVIZIO MKDICO MILITARE. -~ntropologia (l') al consiglio di
leva, metodo da seguirsi, sua applicazione allo lltudio dello popolazioni delle Còtes-du-:-/ord - Collignon Pag. 693 Calzatura a talloni elastici (miglioramento meceanseo e fisiologico della • i~~ marcia colla)- Colin Oiseorso tenuto nella ~ed uta inaugurate del Congresso inteJ nazionale di • Hl5 igiene e demograOa in Londra - Von Coler Guerra russo-turca i877-78 - Scbapcr . • 399 Lazareth-llarake (die Lransportable) - J,.angenbeck, Coler e Werner. • 550 Navi-ospedali (sulle) nella guerra marittima; loro scopo, loro uso, loro allestimento ed equipaggiamento; e sulla partecipazione uelle società di ~:~rso uella guerra nlll'ale . • 33! Ospedale da campo (tlall'l alla stazione della rerrov~ - Baumann . • i6l6 Servizio sanitario (regolamento sul) Jn tempo di pace per l'esercito terte.;;co . • f63t • t639 Ser\'izio sanitario (il) Inglese nell'esercito, nella marina ed alle Ind• e
1il9
fl\VIST/. D'IGIENE.
Acido carbOnico (azione dcii') disciolto nelle acque potabili su alcuni mi· crorganisnù patageni - Scala e Sanfelice . Pag. H36 Acqua del Tevere (sull') - Colli e Scala. • 696 Acque potabili (studio crilico dei processi di .-!epurazione e di steriliZ7.a• 700 zione delle) - Pouchet . Bacilli colerici (su alcune specie di) osservate a c.~tcutl~- Cnnniogham • 996 Datteri (ricercbe sui) che vivono nel golfo di Napoli - Russe! . • iGlO Rocca (antiseJ)si della) - Thomas . • t668 Burro artificiale (sulla fJOssibilita di trasmissione di alcun& malat~ie per mezzo del} - Scala e Alt>ssi . • t433 Burro (~ut modo di comportarsi dei bacilli del tifo, dei '·ibrioni de[ colera e del bacilli tubercolosi nel) - Laser . • t663 Colera (sulle t~xine del) - Scholl . • :i60 Colera (osservuioni di mediti ingle•i nelle Indie Orientali, relative alla etiologia del} dall'anno f883 in poi - Kniippel . • t663 Difterite (contributo al lo $tullio della) - Roux e lersln • :>m> Disinfezione (sulla) degli ambienti inlettt da virull tetanico - Bombicci • 569 .Elettricità (azione dell') sui microbi dell'acqua - Di Pil'tro • 4ti Entozoarie (i principali mezzi preventivi più efficaci contro la diffusione delle n.alattie) nell'uomo - Sou.ino . • U'!4 Espettorati (studi batteriologaca sugli) - P3Jlsioi . • !653 Febbre ricorrente (ricerc!Jc soli~) - Soudakewich. • t666 Febbre tiroidea (rapporto bUlla profilassi della) uell' armata francese Freycinet . • 697 Filtri (ricerche sopra l'uso t~rMico di) se11za pressione. - Si~tema Cam· • 1294 betland-Pasteur- Kl11Jler Fumo di legna (inOueoza del) sulla ~ita dei batterii- Seranni e Ungaro • tlii:l Germe titogeoo (il) trasportato dalle acque di un fiume • 703 Immunità (sull') - Uanl.in • tUO lsUtuto Roch (l') in Berlino per le malattie da inrezìooe- ~eyer • IG5S ),)sol (sul) - Gerlacb . • 1666 Latte (sulla costituzione islologica e sulla composizione chimica del) di vacca, di capra, d'asina e (Il <lo.nna ·e sulle conseguenze che ne derivano per la Jlsiologia e per l'iJ?iene - Btlcllamp • 4S4 Microrganismi (nuovo metodo per lo studio dello sviluppo dei) e dellamuta!Jllita. deUoro caraUeri e delle loro proprieta. - Oelépioe • i430 Mon:1 (della penetraztone dei b.'c•lli della) a tira verso la t•elle sana fu~. ·~ Spore (sulla cansa della re>i~teoza delle) ad alte temperntnro - Le'\\ it • ~~7 Stufo (osservazioni sul riscald~mento con le) .,... Esmarch . • Uì6G Suolo (ricerche batterìologichtl Ilo!) taelle vìcinanze di Freiburg- Fiilles • 1668.
1120 Suolo (l'inquinamento lfel) In rapporto alla pavimeotazione delle strade - .ìlanfredi . Pag. iOOI Tetano (r icerche sperimentali sul velenr del) - Kit.'\sato . • !435 Tetano (sulla diffusione delle SJlOre del) per mezzo dell'aria- Scbwarz • HSt Tet.ano (contributo alla etiologia delh- VaiUard e VIncent • !Xii Tiro (sulla morbilita e mortalita del) nella guamiltione di Catania in raPporto al movimento del tifo oeUa città - Oi Mattei. • m Tafo (il mo,·imento del) io Catania dal j866 al 1886 in rapporto ad alcuni fattori fisici e alle condizioni sanitarie della citta - Oi Mat~i • tOOt Tifo (l'epidemia di) io Fir~Me nei suoi rapporti con l'acqua potabile Hanti . • !168 Tifo (sulla diffusione del) per contagio e Pt>r mezzo clell'açqua potabile Jeger . • !665 Toxine {sull'eliminazione di alcune) per i reni - Boucbard " !Wii TubercoloSi nei "edovi (ton tagao della} - Destrée e Gallmaerts • 427 Vaccinazione (la) nell'esercito germanico. • 13\ Vamolo e vaccino - Fiscber . • Gl)j Vini (ricerche sull'innuenza dei) sulla digestione pepsaca - Hugounenq • H37 VIrus rahico (sui modo di comportar$i dei) nelle inoculazioni multiple sperimentali e nell'assorbimento pei Jinfatiei- Poppi • 413 Virus tetanico (sulla re.iistenza alla putreraziooe del) - Bombicci . " tta3 Varus tetani co (sulla maniera di comportarsi del) nelle acque- Scb\\ an • H35 Virus tubercolare (ricerche speri mentali sull'in0uen7.a che esercita la dilazione sall'atUvila del) - Gebbart . • 36l
ntVISTA DI STATISTICA MEUICA.
o sulle vicende dell'esercito ùai t •luglio t889 al 30 giugno !.890 Pag. tGJ Malattie d'infezione (sullo più rreqnenti) osservate nel R. Esercito durante il decennio t878-87 - Sforza . • U6 Relazione statistica sulle condizioni sanitarie della marina imperiale te· desca per al periodo i • aprile t887-3t mano !.889 • 430 Riassunto delia statistica sanitaria dell'esercito spagnuolo pel !.887 - Paclleco . • 4i8 Riassunto della statistic..'\ sanitaria dell'esercito spagn uolo pel !.888 - Pacheco . • 101 • t G73 Suicidio (il) negli eserciti europei - Longnet Vallloio (il). - Morbidi Là e mortali Là nell'Impero tedesco. -Risultati statastici per l'anno !.889 • U38 Lt~va (sulla) deì nati nel !.860
l 'i~ l
VARIETÀ.
Abissinia (ricordi di un medico in) - Rossini Pag. 273 Colora7.1one artifkia le dei vini (nuovo raeilll progre~~o per svelare !a) • 1680 Condizioni sanitarie (l~) in Oriente . • H.l.t Denominazione di malattìe dal nome proprio dello seollritor~, 11ec. • 167~ Emeralopia (l') . • tOW Febbre tìtoìole (il bacillo della) . • t6i9 Girasole (l'estratto aleooHco dei fiori di). , t HO Multa renasceotur • t6;9 :'\uov• agenti terapeutici. - Nuovi met011i curativi e processi chirurgici • ~; Talmutl (i 1>.1cilli :mti,.eduti dal) - Ho!rz hnbert . • 709
R!VlSTA BIBLIOGRAFICA. Aide-milmoirtl de patbologie générale et de baett1riotogie - Le(ert Pag. i686 AnestAsla generale e locale (Perrezlonamonli nella) - Astolll • 836 Annuar o statistico italiano tSSB-90 . • !68t Antitermlci (dcgrl), loro uso e loro azioni fisiologiche e terapeuticbe ~~~
·~
.~septik (utller) in der Kriegsehirorgie und sterilisìrte EinbeitsH•rblinde-
Hal.lart. • 8!>8 Beneflceoxa {la) a beneficio dell'infanzia inferma - Ferreri • 8:i8 Beri-Beri - Morrìs ~ '3t Canaliz7.ulone distinta a circolazione continua (la) - Beutivegna • 800 Carbonchio (sulla azione preventiva e contro Il) del >iero di sangue di animali immuni - Bergonzini • t685 Casa nuova (la) e le abitazioni salubri - Corradini • 860 Casistica clinica - Bassi ~ t 685 Cecità {cause /Iel la) e maniera di evitarla - Fel·naudez Caro • U43 Cellule a nucleo non eolorabili nei versamenti sanguigni - Bassi • !685 Chinina (le iniezioni ìntravenosc dei sali di) nella infezione m:ùarica -
Baccelli
•
s~ ~
Cistotomie perincal! (quindici) operate eol taglio mediano col cistotomo del Loreta - Bianchi • tSlUColera (il) - Santopadre . • t68~ Comunicazione al X Congresso di medicina - Demostbène • U3 Congresso Internazionale di medicina dì Berlino (intorno alla missione :ù) nell'agosto t890 - Santini • 8H Crine di Firenze (ìl) .in chirurgia- Bianchì • S~ Croce Rossa italiana . • S:iti Croce Rossa ìL:llìaoa (Bollettiuo N. 7 della) • !.3~
022 Croce Ros-a (la) - Segre Pag. 14! Cuore (malattie nervose e runzionali del) - Carr1arelli. • 8Gt OHterici (la terapia clinica dei) - Cozzolino. • 1005 D•giono ~intorno all'influenza del) sulla diopo~izione delle malatti<l infeltiv~> - Ca na lis c Morpurgo • t38 DIJllococeo lanccolato capsulato (sopra alcune localizzazaoni extra-polroonari del) - Santi • Ul Di:r;ionario enciclope(!ico di medicina e chirurgia per uso dei medici pra• 858 tici - Eulemburg Dizionario eneiclopetlico di me;Jicioa e chirurgia per uso dei medici pratici - Eulemhurg • 168:! Enciclopedia manuale illustrn.ta - (Thesaurus). - Petrocchi " 857 Eptlessia corticale guarita colla trnpanazione - Scalzi. • 143 Ernia inguinale (l') nei soldali e cura radicals - Per.ichetti-Antonini • 3:".0 .Ernia iuguinale (cua·a radicale dell') - Bassini • 130 Ernie inguinali (nuo,·o processo operati\ o per la cura radicale dcllt) Po,U!mpski. • SU Eurorina {dell'azione antisettica dell'l In chirurgia.- Uell'eurorana in al· cune dermatosi e nelle manirestuziooa uleerose e sìfililiche • 1683 Farmacia galenica generale (trattato elementare di) - C:~ntlussio • B:i!l Febbri (delle) predominanti 11 Massaua -Rho • U!S4 •·ebbri arrcgolari t.la malaria (suUe} - t'clrri e Giardinrt • 14'! Fermenta7.•oni bacteriehe (contributo allo studio delle)- Gosio o Sela1·o • Ht Gozzo aereo (un uso di) - Pellegrini • IG84 Guida pratica pei rarmacisti c pei medici - Jan~enn . • HO 1\dene (l') e gli studi batteriologici - Canalis • 859 1$iene malitare (disposizioni regolamrutari rigunrdaJlti la} - Ferrante • 847 Incompatibili ed antidoti - Loiacono • 8:>S lnrezione {contributo sperimentale allo studio dea mezzi che l'organismo op pone alla) - Dergonzlni • s.·.s Influenza (l') in Italia nel 1890 - Corr:ldi • 14t lnrortuuìo (i prima soccorsi in caso d') - Baumann • 859 lpopio: etioiO<,;ia, m,!çcanismu tii prO<Iuzioue, çura - Pari<otli . • 859 Istituzioni d'igiene del Flugge- S:mtori • 835 lstruml'otario (l') e la tecnica cb!ror~~:ica pea seni nasali - COxzollno • 1005 !strumentario pe,· la terapia :mtisettica. e chirurgica delle flogo,i acui<! e cronirh~>, si<'ro-mucosc e pnruiente dei seni nasali - Cozzolino • 4685 Kriecscblrorgie .des Sehorgans - Kern . • H3 Laringe (sulla cura di alcune lesioni scrorolose della) - Ferrerl ,. 800 Larv& (li ditteri (sulla present.a diJ nell'intestino di alcuni rebbricltanli a MasS:\Ua - Pasquale. • Hl L&zaret portatir (Je l'aml·nagt.>ment interienr d'un) • t3l ~alatlie mentali (sen-.iologitl generale delle) - Oiancbi • HH Malattie mental i (manuale delle) esposte secondo Il programma universibrio - J:mni • I H5
l 123 Manocnnt!> do :>erv;cc de santé tle l'avant dan; la procbaiue guerre Gavoy . Pag. 818 ~edicina le~le militare (maoualt• di) - nonatumi • m:> llateria medic;l. (s.ommario di) per gli studenti - Coccia • 8;;7 Memoriale mll1tare per l'nlllciale dell'esercito jtaliuno in guem1 - Ros·
SPtto
.
"Hi:;
MiliUirarzt im Felde (der) - Dt>rblich • ~'8 Movimento dello swto civile, anno i888 . • Ul! urecchio (malattie dell') nel Ceto e nella prima infanzia e loro gravi conseguenze suU'u<lito e sulla loquela- Grani ,. SSS Ospizio esposti di Tonno (note statistJche sull')- JloetU . • H~ Ospizio pro\ loclale degli esposti e delle partorientl in Yilano- Grass1 • 861 O>Figt•no (notizie sulle recenti allPiitazioni meccaniche u:>ato nella preparatione dell'} a scopo industriale- llarzocchi ,. 8~7 Ostetricia e glnecotogin (note· di) - 'l'omassoni • !682 Palu•li>me (do) et de son bématozoaire- Laveran • 439 Peumotomla per gangrena polmonarc - lla$tiaoelli ,. H:! Pleurite acutissima biluterale (un caso di) - nassl • f68:i Pneumoniti acute (sull'etiologia delle) - llanti . • Ht 1\accolta di dbpo>izioni regolameut:1ri riguardanti l'igiene militare (lullbli· cata dal dott. Fermnte (nota suUa) - Maestrelli. .. iOO:I Ra(lport de la commi,;,~ion cbar!(o'-e de rechercber et d'étudter a l'e:-.position uoì\er$elle de !889 !es objeh, produits, appareils et proct'dt•s pouvant inttiresser l'armLie • 139 1\eoc diabetico {alterazioni istologiche d'm!) - Pullt1 • • t68;) Relulone medico-,;talistica sulle roodi.uoni sanitarie dell'est>rcito Haliano per l'anno 1:889 - Santaoera . • 7t~ Helazione sulle condizioni sanitarie dei corpi dP. l!a R. • marina durante il triennio t887-89 . • 1003 RcndiC<Jnto per l'anno 1~88 dell'ur11cio d'igiene delln citta di Torino. • {39 f!endlconto pel t889 e solito d~l !890 dell'urficio di igiE'ne della città di Torino - Rame Ila. . » t68:> SaiM~o (P!'n:hu il) Jos>e gi<\ pena milìtare ignominiosa - Corradi . • 1006 Seni nasali (leJ.ioni sulla i>atolo~ia e chirurgia del).- Igiene dell'orecchio Couolino . • 859 Silllitl~ tprotllas,i sociale della) - Celli . • t683 Sordità (della) e tlelle suo cause principali - Grazzi • 8liO Steuosi farinjtea (dilat•tzione completa d'una) in un tracheomlzzato e portante la cannula da i anni - Toti. • 8~9 Tarlaruga (tortoise) (In) ospedale \'Oiante - Savìle Tomkins • So3 Tatuaggio ( il) e sua importanza antropol!lgica e medico-legale - Pontecorvo . • tHt Tc.:nica batteriologica (guida pratica di) - Giardina . • 847 Tecnica chirurgica (manuale di) pfr le operazioni e le medicazioni • !39 Tcm(' (!e) dei polli di Massaua e descrizione d'una nuova specie - Pa-
squale .
• iH
Trasporto dei feriti in montagna (apparecchio pel) Froelìch Pag. 857 Traumatologia e servizio sanitario in guerra (conferenze eli) - Pretti • 84G Tubercolosi intestinale (la) - Petreeca . • tOOO Tubercolosi polmonare in forma · di pneomonito acuta ltubfrcolare) Mazzotti • t68.$. Univt~I-Gebirgst~e (die) - Alter • 8:18 Vaccinazione e rivaccinnzione obbligatoria (intorno alla) - Lueerì • 860 \•enlitre anni di e;ercizio ,·awnino io provincia di terra d'Otranto (l86i-89) D'Arpe. • !49 Vini ingessati (della correzione dei) mediante Il tartrato di stronzio Vestea. , t GS:I
CONGRESSI.
XIV Congresso dell'Associazione medica il<lliana In Siena . Pag. 570 XIV Congresso dell'Associazione medica ilaliana (relazione sommaria del) tenutosi in Siena dal t6 al 20 agosto l89l - Semplici • 1688
CONCORSI
Académie Royale de médecme de Belgique.- Programma des coneours Pag. 574 Premio Riberi, scadente il 30 novembre 1891 (memorie glnnte all'Ispettorato di sanità militare per il concorso al) . • liOO Prt'mio Speranza. - u• concorso e riapertura del 9° o del 100. • 862
:\OTIZJE.
Croce Rossa Italiana . Pag. i:!O Longmore {il dott. pro!. sir) o la sua lezione d'addio alla scuola di Netley • Hl9 Museo anatomo-patologico della Scuola d'applicazione di sanità militare • U95 Onorificenze . • 1701 • li03 Trasporto nuviatile (sul) dei ferltì e m:ùatl in guerra .
1'\ECBO!.OGIE.
Bernardi Cesare, maggiore medico - lmbria.c;o Ca.ntelli Adeodato, tenente colonnello mMlco - Pabis. Di Fede HaJTaele, magg1ore medico . Warlomon~
.
Indice generale delle materie per J'anno 1891
Pag. 1006 • 11~7
• 7l8 •
!41
• {!05
Elenco dei lavori scientifici pervenuti all'Ispettorato di Sanita militare durante l'anno 1891 e Uno ad ora non pubblicati • H!6
ELENCO 01!:1
lavori scientifici pervenuti all'Ispettorato di Sanità Militare durante l'anno 1891 e fino ad ora non pubblicati.
--
'a&aoni ~la«•- · sotto~nent» medico di comp•emeoto -
Reomatl·wo a.rtic:olare Muto eon reun athmo eerebrak aaafl Giulio, sotloteoenle medico di eomJtlcmento - Sopru un caso dllclrope&clt.> ••r•~ebiai t:a\', Enrieo trnente colono,.llo o•l!{hco - S<lpra una trn•hosped~le r~resentala llall'a•soe.a7ioM d· Ile damt francesi all'e,Jio~•zlone unh•cr,.,le eli P..m~:• nel lSI-?. aeainea_•a 't'inC'C~n•o , ltn•·nlf! medt<ll - Fungo midollartl del piloro eon earclno<l set·ondarla del ft>lf~lo. B trnnrdo l .ul.l, capltanu rnectico - Alcun" ossena710nl sulla mbum della l!ltura. dell~ 'bta t dell'inforatura nella medie.1 ('t,~ta ajth Inserii li :\1 loro artJ\'0 solto l·· oruu. a.,rtoldi Gio••nni , sottotencnte me<llro di complcmPnto - Ca30 tli ri-ti dermuht1• nl soprncciRliO dostro. Bi&~tl ~ihio, iuU•• teoentt meAit~o di romplemento - Del salact~l uclln pol-
',:,la
moo•t" So!lra un cMO di asc.>••o pedanalc J•tl),·oalll dall'ingeitlllnt' eli un osso. .,......... cav. Gio. Mit'hete. maggiore medico - Conlrihulo alla c.~~mJltt:l Mila •·uni t!Pilll tubt'rtOio·l polmon:~re. ('ataluddl C'arto, sollolt'Ornte me•llco di compltmento - Ctnno etiologtro sulla lC"Orla p3r.U•tlarla clelia polmollll•• librino-.:~. C&redda Fede rlt'o , capiWlO medico- nell'alimentaT.Ione - in "l't'•'IP. Il que'ln lfo•l ~o'dato. Corlti An lon io, ~ottotenento nn.>dico di complemento no•l 113° rcg~. r.tniNla - Cn e •'·l c:linieo dt tubl•rrolosi dPII'tpldhlimo c Jdl te.;tic:olo couara, • Earil'o, tenente rnt•dico - Ocll'aria conOnal:~ uc::ll ospedali, •·•·ntila:tion•• naturale 111 1 artltlclnlr.
But't'ino Tobla, leueote mPdlro -
1 -, ~_ -l D e Faleo .4 ndre.. , capitano medico - O,!Servazlool patogen.icht• e eumUve sopra alcun~ :IITtzinnl chirurgicht' frequenti nell' esPc-
c•t'>. - Suppurazìone come m·•no eura.Uvo •Ielle .u1~ nili tubercolari. Dt:~l"l11mmineis t.u l:;f ,.sottotenrnte medico t!i complemento- Sulla diarrea
vllrde del bamhlnl. o e Furia C<lV. Etcore, maggJort• med•co - Esame crllico su dt unti st<Jria cllnic:t del tlolt. ,;tanliale. iotltnlata: Contributo diniru aJin studio del tumori gommo:sl. D e 8 a n l i Giulio , tennnte medico - Su di un caso eli lesione traumatic.'
delle ossa craniutw. Amputazione lutradelloi•l~1 <ililit.r:~. per ferita d 'arma da. fuGGO. Fo rli cav. Gio~C'pp~. maggiore medico - Un CWl !ardiTo di ~HIIìtle <'A'-
o estiao 8 al vatore, eapilano l:!ltiltrco -
rehrale. l"orC i cav. Gius eppe, maggiore medico - Un ('IIW di morte violenta per cnlcio di ca vallo. &alle Ui Vittorio , tenente medico - Di un ta>O •poradteo <1l mentngJtr, eerebro-spina.!P. c-dolO &iaeomo, capit'ano medico - Note cliniche di un ''lhtn ascesso nella fossa Jllaca sinistra. Lieari Vinee nzo , ç:~pitano medico - Esame friti~o snlla memoria del soltntenente medito V'1S3lll Paolo. su due ca.:.i di tubercu-
losi meniogta. Lie to 8al•oto~. sottoteneote medico di complemento - Su due casi d1 rer ito d'ar ma (la ruoco. ••rebe 10e 5ieola, tenAnte medietl- Di due melo•li operati'' per la curn wlicale dell'ernia lnguinale. Marroeeo &ebille, c;~pìtAno medico - Su d t un ca:.o oscuro di p~icosi <t'origine traumatlc.1. Morino oomeaieo, mng!;(iore medico - Annotazioni critiche alla memoria orlginalt•; Oi un cnso rlì malnttia epatìca di l1Jffieile diagnosi. de 1 soltotenente me•hto Sear.wo LIHIU. :uoro11ini M~o, capitano medico - Comider~zionl elinicb" !!Ulla patog•"nrsi della tubertolost dt>Jle ~lrrose, dt>i linfatlcl t> rlelle nqs;~,
ooaodei·~orini «:arlo, sottoteneote medfco di eomplumento- Su::li scot-
tati sul regio Briete-tor pPtllnlere il T't$UdO. Pala•"'olo Sie ot&, tt'ocnte mediru - Contributo allo studio della tubercolosi rlella bocca e della rann~e. Po8cbE'tlo Ferdinandn, tenente medico - Della peritonfte tuhere111are
negli ad'oltl. Pascolo ca'·· t, orenco, maggiore mPdico - Della balbuzia.- Dlfl:nosl diiTereozialemla vera e la simulata e tra gU altri diSturbi della fanlla dipeofleoti da lesione dei eeutri ner vosi Pal!colo e;~v. Lorc n z n , maggioro omlieo- Conreret,za ,;ulln linfa. del Koch.
1728 Picpoli llatrael e, ~ttotenente medico -
Di uo caso di JIDemoooite llbrinosa soconrt~ ria e Mebbrile. Pat'ei P ao l o. tenente medico - Contributo allo studio della lesione iniziale della sifilide. Ra: u c-d :Wieol a, sotto!l'neote med1co- Il midollo spinale consìderato quale centro tlei movimenti rifles:,i. ao... 41 Giu11eppe, sottotenente mf'dico - Lacerazione sottocntanca dell'retra per trauma al perineo. &uno Erne!lto, farlllJI.Cista di t• clà.SSe - Contributo alle eonoscenr.e ed alle ricerche rtdle ptomaine. lileara oo t.uigi, sottotenente medico - Caso cl'ileo·tiro e polmonite. 8eara oo J, uig i , sottotenente medico - Oi un caso di malattia epatica di dilllclle diagnosi. lile:;a "'r::inio, sottotenente medico di complemPnto - Cura inr.ruenta e cruenta della frattura traver:,a de!la rotola. 8oti10 llod rea . I•'DMie medico- Considerazioni cliniche sopra alcuni casi dl meningite ccrP.hrale. tiltana i a l e &odotro, sottoll'nent.- medico Ili complemento- Contrihutoetinico allo studio dei tt1mor1 gommosi. Taroc-chi &dotto, eap1tano ml'dico - La piccola el1irurgia acquista grandezza nt'l suoi effetti. Tauriao Antonio, ~ottotenente me<lico di complemento- Sopra un ca~o di plenrite. Tortora Giovanni . U'nente Illediro - 1\ttatione me<lleo-Stalistir.a. sull' epidemia del morbillo verilìeatasi n~Jile truppe del pre:;idio rti Torino durante l'anno t891. Tre •i11au Euge nio , tenente medico - Un ca.>o di occlusione inle$tinalt>. Trevi11aui Gae t a no, tenente medico- i:iu di un caso dì pioemia Inseguito ad ottte media pnrulenta. vallioo cal'. Gio. uatti8&a, maggiore medico - Carie vertebrate (V vertebra tomba~) sus:;eguita da diversi o.seess! congestizii con esito dl guarigione. Vialt- AD~f"lo, tl'neote mediro - !.'influenza nella Cittadlllla tli Mondo~!. 'Vitoalli Paolo, sottotenentc medico - Azione terapeuliea dell'aolipioa nel diabete mellito. Vil!alli Pao lo, sottotenente medico - Nota clinica su due ça,i di tubercolusi meniogea. zor:r.oli Luigi , ~ottotenente mellieQ d1 complemento - Brevi c~ooi sulle tliverse ulcere intestinali, sulla loro Sl'ari31a sintomatotogl3 e con~Pguenze.