Storie in fiore 5 - Letture

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Centro di Ricerca Didattica Ardea Editrice

Rosa Dattolico

SUSSIDIARIO DEI LINGUAGGI

• TESTI • TEMI

• ESPERIENZE

• EMOZIONI

LINGUAGGI ESPRESSIVI LABORATORI DI ASCOLTO EDUCAZIONE CIVICA con AUTOVALUTAZIONE

A TAPPE
LETTURE

ACCO G L IE NZ A

INDICE
4 Con gli occhi… 5 ... del cuore 6 La partita di pallone 7 Al campeggio 8 Dolci ricordi 9 Un bambino diverso 10 Arf, cosa mi succede? 12 Lezioni di magia 14 Il signor Bernardo 15 La zebra 16 L’orso bianco 17 Se perdo… - Cerca le scarpe 18 Ecco l’AUTUNNO 19 Il lamento degli alberi 20 L’AUTUNNO nell’ARTE 22 Una notte di paura AUTUNNO 26 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO REALISTICO 27 Stelle cadenti 28 Il giubbotto di Indiana Jones 30 Un bullo in azione 32 La gara di italiano 34 Un nuovo incontro: un fratellino! 35 Zia Armonica 36 Che noia le bambine! 38 Quanti anni hai? 40 La struttura del testo Avventura sulla spiaggia 25
NARRATIVO 64 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO UMORISTICO 65 La tela del ragno 66 Voglia di mamma 68 Un fischio nella notte 70 VERIFICA in itinere 72 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO DI AVVENTURA 73 Sull’isola deserta 74 I naufraghi del Bounty I classici dell’avventura 76 Le avventure di Ulisse 78 Avventura a fumetti 80 VERIFICA in itinere 56 Ecco l’INVERNO 57 La prima neve 58 L’INVERNO nell’ARTE 60 Natale, un giorno 61 Una vigilia di Pace INVERNO 62 mi AUTOVALUTO 1 a TAPPA 1 a 42 Le sequenze Un pomeriggio noioso 44 Sul vulcano Monte Nero 46 La bibliotecaria 48 L’ordine dei fatti Un maialino portafortuna 50 Le cugine 51 Un giardino meraviglioso 52 Il compleanno di Tom 54 VERIFICA in itinere
Il testo

122 Ecco la PRIMAVERA

123 Nuvole e fantasia

124 La PRIMAVERA nell’ARTE

126 Filastrocca grande della pace piccola

127 Pasqua di PACE e d’AMORE

129

130 ALLA SCOPERTA DEL... TESTO

�� DESCRIVERE PERSONE

131 Una frenetica signora

132 A cena dal signor Lorenz

133 Susi si ribella

�� DESCRIVERE EMOZIONI

134 La paura

135 Una bambina triste Grande preoccupazione

�� DESCRIVERE ANIMALI

136 Il pettirosso

137 William, il gatto

�� DESCRIVERE LUOGHI

90 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO GIALLO 91 Gomma da masticare 92 Una mente eccellente 94 La chiave del mistero 95 Il commissario Montalbano 96 VERIFICA in itinere 98 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO STORICO 99 Nubia, la piccola schiava 100 Fuga da Veio 102 VERIFICA in itinere 104 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO DI FANTASCIENZA 105 Un alieno nel capanno 106 Il labirinto 108 L’amico programmato 110 VERIFICA in itinere 112 ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO FANTASY 113 Un incontro 114 L’Anello magico 116 La sconfitta degli Urgali 118 VERIFICA in itinere 120 mi AUTOVALUTO 1 a TAPPA 2 a
PRIMAVERA
DESCRITTIVO
138 La collina dei cipressi
139 Primavera in montagna
140 Il mio paese 141 Il giardino di Miss Claridge 142 La stanza
spettacolo!
�� DESCRIVERE FENOMENI ATMOSFERICI 143 Che
144 L’uragano
NARRAZIONE
in testa
Oliver Stramb
VERIFICA in itinere
�� LA DESCRIZIONE NELLA
145 L’Italia
146
148
ALLA SCOPERTA DEL... RACCONTO DI PAURA
Il buio cimitero
Pianta un seme… e spunta un mostro!
Una sorpresa dal passato 88 VERIFICA in itinere
Il testo DESCRITTIVO 82
83
84
86

171 Il testo

152 ALLA SCOPERTA DEL... TESTO POETICO 153 Versi in rima 154 Canzone primaverile 155 La similitudine Alla luna 156 La metafora Stelle cadenti - Ragnatela 157 La personificazione Brinata 158 L’allitterazione Le parole adatte - Il tuono 159 L’acqua 160 L’onomatopea Nacchera 161 La mia sera - Goccia di pioggia 162 I calligrammi 163 Gli haiku 164 Il caviardage La pioggia venne 165 La primavera 166 VERIFICA in itinere 151
POETICO 168 mi AUTOVALUTO 1 a TAPPA 3 a 172 ALLA SCOPERTA DEL... TESTO INFORMATIVO 173 La dieta dei Romani 174 Animali di città 175 La riserva naturale del Masai Mara 176 La Terra a rischio 178 VERIFICA in itinere 180 ALLA SCOPERTA DELLA... CRONACA 181 Gli elementi della cronaca Recuperato un quadro di Sironi 182 66 milioni di alberi piantati in dodici ore 183 Squalo a pochi metri dalla riva. Panico sulle spiagge di Ostia 184 Picchetto d’onore per Fag, il cane antidroga che se ne va in pensione 185 Gatta salva il bebè abbandonato
Il testo
INFORMATIVO 188 ALLA SCOPERTA DEL... TESTO ARGOMENTATIVO 189 Un gatto fa bene… 190 Videogiochi in classe? 191 I social: un’opportunità o un pericolo? 192 Lo IAD: disturbo da dipendenza da Internet 193 Collaborare in casa 194 VERIFICA in itinere 187 Il testo ARGOMENTATIVO 196 Ecco l’ESTATE 197 Passeggiata estiva ESTATE 198 La pubblicità 199 La Pubblicità Progresso LA PUBBLICITÀ 200 Il racconto REALISTICO 201 Il racconto UMORISTICO 202 Il racconto DI AVVENTURA 203 Il racconto DI PAURA 204 Il racconto GIALLO 205 Il racconto STORICO 206 Il racconto DI FANTASCIENZA 207 Il racconto FANTASY 208 Il testo DESCRITTIVO 209 Il testo POETICO 210 Il testo INFORMATIVO 211 Il testo ARGOMENTATIVO Laboratorio di ASCOLTO 212 mi AUTOVALUTO 1 a TAPPA 4 a 214 È finita ormai la quinta 215 Tutti alla secondaria… 216 La mia seconda prima Verso una nuoVa aV ventura

Per ricominciare

Con gli occhi…

Su, riprendete il vostro viaggio senza timori e senza paura. Con i vecchi e nuovi amici in allegria sarà bello imparare in compagnia.

I libri non fateli aspettare hanno voglia di farsi sfogliare. Sono pozzi ma non hanno fondo in ognuno si trova il mondo.

Tuffatevi nelle storie e insieme come per magia scoprirete emozioni, pensieri quelli di oggi, quelli di ieri.

E intanto la penna corre veloce sul foglio bianco immacolato e scrive parole per andare lontano dove il silenzio regna sovrano.

UN TUFFO NEI TESTI 4

Sul foglio bianco quasi splendente

che vi sorprenderà passo dopo passo.

UN TUFFO NEI TESTI 5 Accoglienza

Al campeggio

Mi giro e rigiro nel sacco a pelo e non riesco a dormire.

Sarò capace di camminare come gli altri? E se non ce la facessi chi mi potrebbe aiutare? Mi è venuta paura, mi sento solo e non so cosa fare.

E allora mi alzo e mi infilo i pantaloni.

Ho voglia di piangere perché mi sento proprio solo. Vado davanti alla tenda del maestro e chiamo piano:

– Maestro!

– Ciao! – dice il maestro aprendo la chiusura lampo della sua tenda. – Vieni dentro.

Ho proprio voglia di fare due chiacchiere con qualcuno.

Mi sento così solo stasera, che sono felice di poter parlare con un amico!

Entro nella tenda e non ho più il coraggio di dirgli perché l’ho chiamato.

– Che ne diresti di una tazza di cioccolata? – dice il maestro.

– A me piace tanto; – dico io – a casa la mamma…

Ma appena ho detto “mamma” sono scoppiato a piangere.

Il maestro mi ha preso in braccio.

– Anche i grandi, sai, hanno nostalgia di casa: – mi ha detto piano – non c’è mica da vergognarsene. Capita a tutti.

g Rispondi alle domande.

• Quali sono i personaggi della storia?

• Dove si svolge la vicenda?

• I fatti sono narrati in ordine temporale?

Sì No

• Il racconto è narrato in prima o in terza persona?

• Che cosa prova il bambino?

• A chi si rivolge?

• Come mai il maestro lo prende in braccio?

• E in che modo lo consola?

g Segna con una x la tipologia testuale del racconto spiegando il motivo della tua scelta.

G I OCO con la

storia

g Immagina di essere il protagonista del racconto e continua la storia inventando un nuovo finale.

Informativo
Espressivo Regolativo
L. Tumiati, Cara, piccola Huè, Juvenilia
UN TUFFO NEI TESTI 7 Accoglienza
IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO Ripassiamo

Accoglienza

Dolci ricordi

A nove anni l’unica geografia che conoscevo davvero era quella del mio paese, costituita dai bassi rilievi delle Murge, dalle pareti scoscese delle gravine, dai campi di grano, dai vigneti, dai tanti uliveti alla cui ombra ascoltavo rapito le storie magiche di mio nonno.

E poi c’era il mare. Di cui sbirciavo il luccichio dalle terrazze delle case più alte, e nelle cui acque pulite sguazzavo d’estate, insieme a una folla di cugini, sotto gli occhi vigili di tutte le mamme.

Perciò, quando il maestro parlava della catena delle Alpi, del lago di Garda e di una importante città chiamata Milano, annuivo e, se interrogato, ripetevo diligentemente le sue parole.

Ma a quelle parole non riuscivo ad associare vere meraviglie e vere emozioni, come quelle che mi suscitavano i paesaggi nei quali trascorrevo un’infanzia povera, ma libera e selvatica. Poco dopo emigrai in Francia con i miei genitori, risalii la penisola, conobbi l’Adriatico al tramonto, gli Appennini di notte e approdai poco dopo l’alba sotto le volte della stazione di Milano.

Feci una breve sosta e, verso mezzogiorno, attraversai con gli occhi increduli lo scrosciare di una cascatella, il borbottio di un ruscello, il percorso dolce e sinuoso di una vallata. Stavo lasciando l’Italia, ma di quell’Italia che avevo attraversato in una vettura di seconda classe, trainata da una locomotiva a carbone, mi restava dentro un ricordo incancellabile, un desiderio di percorrerla un giorno in tutte le sue pieghe.

Un desiderio realizzato negli ultimi quindici anni, quando ho potuto riappropriarmi passo a passo del mio Paese, della sua natura, delle sue città, delle sue tradizioni e delle sue storie.

g Sottolinea nella prima frase le parole che ti fanno capire che il racconto è in prima persona.

g L’autore di questo racconto: coincide col protagonista non coincide col protagonista

g Cosa prova l’autore ricordando i luoghi della sua infanzia? Sottolinea nel testo le parole che te lo fanno capire.

UN TUFFO NEI TESTI 8
IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO Ripassiamo

IL RACCONTO BIOGRAFICO Ripassiamo

Un bambino diverso

Albert era un bambino strano. Sempre svagato, sempre spettinato. Non amava giocare alle biglie o con il pallone; preferiva osservare per ore e ore la forma di una foglia e giocare con i dadi di legno come un bambino piccolo. Albert non amava nemmeno lo sport e la ginnastica. Era così distratto! Aveva lo sguardo che sembrava sperduto nell’infinito. Una volta che Albert era ammalato, il papà gli regalò una bussola. Albert volle subito sapere perché l’ago puntava sulla «N» e il perché dei campi magnetici. Passava da un perché all’altro, i suoi perché non finivano mai. Alla fine suo padre, stanchissimo, aveva tagliato corto dicendo:

- Perché è così e basta.

Più tardi, però, ripensando alle domande che Albert gli aveva fatto, si stupì che fossero così profondamente indagatrici, così precise, così acute. All’improvviso ebbe un’intuizione folgorante che lo riempì di sgomento, orgoglio e tenerezza.

Sì, Albert era un bambino diverso dagli altri. Il suo sguardo, che a tutti appariva distratto, rifletteva in realtà una mente che vagava in luoghi in cui nessuno poteva seguirla. Non si sbagliava. Albert crebbe e il suo interesse per la natura e per la scienza non si arrestò mai. Divenne un grande scienziato e le sue teorie cambiarono radicalmente le idee dell’uomo sull’universo.

g Il testo è narrato: in prima persona in terza persona

g I fatti narrati sono: accaduti nel passato contemporanei

g Il tempo verbale è: passato presente g Completa.

• Il protagonista è

• Il testo è una

UN TUFFO NEI TESTI 9 Accoglienza
L. Lepsky, Albert, Emme Edizioni

LESSICO

part time: attività o lavoro che occupa solo parte della giornata lavorativa.

Arf, cosa mi succede?

Il mondo è pieno di stranezze, ma la cosa più strana accadde a Eric, a cui capitò, senza preavviso, di trasformarsi in cane, per poi tornare ad essere bambino.

C’era una volta un bambino che si trasformò in cane. Il bambino si chiamava Eric Banks e aveva dieci anni.

Eric Banks era un ragazzino tranquillo. Non era il tipo che si lancia all’assalto dei sedili posteriori dell’autobus, o dà di matto quando cade la prima neve.

Era mancino e piuttosto piccolo per la sua età. Aveva le lentiggini.

Eric viveva con i genitori e la sorellina Emily, di tre anni. Il babbo faceva il postino, la mamma lavorava part time in un negozio. Anche Eric lavorava: ogni mattina andava a distribuire i giornali nel quartiere in compagnia del suo amico Roy Ackerman (veramente sarebbe stato troppo piccolo per questo incarico. In realtà il lavoro era di sua cugina, ma lei si era rotta un braccio e siccome il papà di Eric era amico del distributore dei giornali… adesso Eric la sostituiva).

Eric incominciò a trasformarsi in cane, poco alla volta, nel suo letto. I genitori erano al piano di sotto a guardare la televisione. La sorella era profondamente addormentata nella stanza accanto. L’ora: le nove e dieci; il giorno: mercoledì; il mese: giugno. Fino a quel momento, per Eric, quella era stata una giornata normalissima.

UN TUFFO NEI TESTI 10
Accoglienza
IL
Ripassiamo
RACCONTO FANTASTICO

Aveva fatto il suo giro dei giornali insieme a Roy, ed era andato a scuola. A cena aveva avuto due porzioni del suo piatto preferito. Aveva giocato con Emily prima del tè, e con Roy dopo.

Aveva guardato la televisione, fatto una doccia, ed era andato a dormire. Adesso si trovava nel suo letto e si stava trasformando in cane.

Accadde così. Se ne stava sdraiato su un fianco con gli occhi chiusi. Era sul punto di addormentarsi.

Improvvisamente sentì un prurito sotto il colletto del pigiama. Questo - benché in quel momento lui non lo sapesse ancora - significava che gli stava crescendo il pelo. Sentì un curioso formicolio alle mani e ai piedi: si stavano trasformando in zampe.

Sentì il naso diventargli freddo e umidiccio, le orecchie farsi flosce.

Aprì gli occhi. Non si lasciò prendere dal panico. In parte, questo era dovuto al suo carattere, ma non bisogna dimenticare che era ancora mezzo addormentato.

Il pensiero che gli attraversò la mente fu: “Mi sto trasformando in cane!”.

A. Ahlberg, Arf! La mia vita da cane, Salani

g Come si chiama il protagonista della storia?

g Quanti anni ha?

g Dove e quando si svolge il fatto narrato?

g Quale elemento rende il testo fantastico?

G I OCO con la storia

FANTASIA

g In che modo Eric riuscirà a ritornare bambino?

Immagina e continua la storia sul quaderno. Confronta il tuo testo con quello dei compagni e delle compagne di classe.

UN TUFFO NEI TESTI 11 Accoglienza

IL RACCONTO FANTASTICO Ripassiamo

Lezioni di magia

Ruby osservò l’orologio. Mancavano dieci minuti alle tre. Mordicchiando la penna, pensò che invece di starsene seduta in un banco avrebbe potuto fare qualcosa di più utile come, per esempio, imparare a volare.

Nessuno dei suoi compagni di classe lo sapeva, ma possedeva dei poteri magici.

Il problema era che sua madre non approvava la magia e non le dava il permesso di fare pratica. Ruby si esercitava di nascosto dopo la scuola prima che sua madre tornasse dal lavoro, e la nonna le dava una mano inviandole le sue lezioni ogni volta che il Vento della Posta era in partenza.

All’improvviso, il professore diede un pugno sulla cattedra e Ruby, colta alla sprovvista, balzò sulla sedia e lanciò un grido. La classe cominciò a sghignazzare. In quel momento suonò la campanella. Vi fu un immediato grattare di sedie sul pavimento e gli studenti si affollarono all’uscita. Ruby si incamminò a passo veloce verso casa. L’aria gelida le faceva lacrimare gli occhi. Gli alberi nudi che fiancheggiavano la strada formavano una volta di rami spogli.

Mentre Ruby cercava le chiavi di casa, una folata di vento caldo risalì il vialetto del giardino.

“Un vento caldo in questo periodo dell’anno?” si stupì la ragazza.

Sì, era arrivato il Vento della Posta. In quel momento una lettera la colpì proprio sulla nuca.

La ragazza riconobbe subito la calligrafia della nonna. Aprì la busta e, come si aspettava, trovò un’altra lezione di magia:

“L’Arte di camminare attraverso i muri”. Aveva un paio d’ore

UN TUFFO NEI TESTI 12 Accoglienza

per esercitarsi prima che la mamma tornasse a casa. Così andò in camera sua e lesse attentamente le istruzioni della nonna. Si mise di fronte al muro, lettera alla mano. E prese a respirare con calma. Dopo un po’ la ragazza fu assalita da uno strano formicolio e si sentì drizzare i capelli, quasi fosse stata travolta da una scarica elettrica. Con la forza della volontà comandò a quelle onde di accelerare sempre di più. Adesso si sentiva leggera e tutt’altro che solida. Con calma fece un passo in avanti e infilò il piede nel muro. Si spinse oltre.

Quando aprì gli occhi, vide che aveva davanti il corridoio.

Funzionava! Si trovava nel bel mezzo del muro!

“Finalmente farò una bella figura con la nonna” si disse. Ma bastò quel pensiero per rompere la sua concentrazione e far svanire il momento magico. Con una gamba, una mano, il viso e mezzo busto aveva attraversato il muro, ma il resto del corpo era ancora dall’altra parte. In preda al panico cercò di liberarsi ma non riusciva a muoversi: era intrappolata.

- Ti sei distratta! - disse una voce alle sue spalle.

Ruby tentò di girare la testa, ma riuscì solo a roteare gli occhi.

- Nonna, mi hai spaventata a morte! - protestò Ruby. Vista la condizione in cui si trovava Ruby, la donna faceva fatica a rimaner seria. - Mi sembri una di quelle sculture delle fontane, solo che a te non zampilla l’acqua dalla bocca

- commentò ridacchiando. Passò il palmo della mano sulla parete e la nipote venne catapultata fuori.

La nonna tolse un po’ di intonaco dal naso di Ruby. - Adesso ti sembra difficile. Ma tu non smettere di esercitarti e vedrai che la tua magia migliorerà.

J. Brownlee, Ruby e la foresta incantata, Edizioni Piemme

g Leggi le domande e sottolinea nel testo le frasi che ti aiutano a rispondere. Poi racconta la storia.

• Che cosa vorrebbe fare Ruby anziché stare a scuola?

• Perché Ruby si esercitava di nascosto dalla mamma?

• In che modo la nonna riesce a comunicare con Ruby?

• Quali reazioni fisiche fanno capire a Ruby che può fare la magia?

• Cosa fa Ruby?

• Cosa le succede?

• Chi interviene in suo aiuto?

• Quale consiglio le dà la nonna?

G I OCO con la storia

FANTASIA

g Quale magia farà Ruby per sottrarsi all’interrogazione di matematica?

Immagina e racconta sul quaderno. Confronta il tuo testo con quello dei compagni e delle compagne di classe.

UN TUFFO NEI TESTI 13 Accoglienza

Accoglienza IL TESTO DESCRITTIVO Ripassiamo

Il signor Bernardo

Papà ci aveva parlato così tanto del signor Bernardo, il suo capoufficio, che eravamo tutti curiosi di conoscerlo: così la mamma pensò di invitarlo a cena a casa nostra. Quando comparve sulla soglia, il rettangolo della porta fu oscurato dalla sua figura: era un omone grande e grosso, con i capelli brizzolati e un paio di formidabili baffi, che davano al suo faccione un’aria burbera e un po’ preoccupante. Mentre papà e mamma facevano gli onori di casa, mia sorella ed io ci tenevamo in disparte, timorosi e intimiditi da quel signore panciuto, che disse “Buonasera” con un vocione simile a quello di Mangiafuoco. Sedendosi sul divano, schiacciò col suo peso i cuscini di velluto e io colsi un’espressione preoccupata negli occhi di mamma, che teneva moltissimo ai suoi bei mobili… e fui preso da un riso irrefrenabile.

Allora accadde una cosa incredibile: il signor Bernardo capì, cominciò a ridere più di noi e la poderosa risata riempì la stanza. Così ridemmo tutti: ogni timore era scomparso e la serata fu una delle più piacevoli che io ricordi.

Il signor Bernardo chiacchierò, giocò con noi bambini, raccontò episodi divertenti dell’ufficio e della sua famiglia e, quando se ne andò, ci lasciò il divano ammaccato e il cuore pieno di allegria!

g Sottolinea nel testo le parole relative all’aspetto fisico, al carattere e al modo di comportarsi del signor Bernardo e completa la tabella.

aspetto fisico impressioni personali carattere

UN TUFFO NEI TESTI 14

La zebra

Mi assilla un problema scientifico, che impone un quesito specifico. La zebra nasconde un mistero: è bianca, striata di nero, o è nera, striata di bianco, davanti, di dietro, di fianco?

Ripeto: le zebre son nere? Son bianche? Orsù, per piacere, non voglio la vaga risposta che il bianco col nero si accosta in strisce alternate, eleganti, di fianco, di dietro, davanti, formando, in disegno esclusivo, quel certo, ben noto motivo… Io voglio sapere se, in fondo, fra i tanti animali del mondo che hanno colori decisi, con nomi e tono precisi, la zebra (e per quale ragione?) può fare, lei sola, eccezione.

g Da quanti versi è composta la filastrocca?

g Com’è il ritmo: lento o veloce?

g Sottolinea le parole in rima e riscrivile.

UN TUFFO NEI TESTI 15 Accoglienza
IL TESTO POETICO Ripassiamo

Accoglienza IL TESTO INFORMATIVO Ripassiamo

L’orso bianco

L’orso bianco vive nel Mar Glaciale Artico e in alcune terre a esso vicine. A volte, però, compie lunghe migrazioni, alla ricerca delle zone dove le foche sono più numerose. Il corpo è allungato e la parte posteriore, grossa e massiccia, contrasta con quella anteriore, meno tozza. Il suo collo è lungo e il capo slanciato. Le zampe sono piuttosto grandi, adatte a una vita sui ghiacci e sulla neve, ma anche in acqua: infatti le dita sono unite da una membrana che gli facilita il nuoto. Robusti e corti artigli rendono micidiali le poderose zampe.

Il pelo ha una tinta bianco- giallognola che gli permette di mimetizzarsi fra i ghiacci.

Il suo olfatto straordinario gli segnala la presenza di prede anche a parecchi chilometri di distanza.

È infatti un predatore insaziabile, che deve nutrirsi moltissimo per accumulare enormi quantità di grasso. Solo così potrà superare il lungo e rigido inverno. Individuata la vittima, l’orso si avvicina strisciando carponi. Giunto a distanza ravvicinata, uccide la preda con una zampata e la divora.

A volte si spinge con grande cautela in acqua e, a nuoto, si dirige verso il blocco di ghiaccio sul quale ha adocchiato un pinnipede. Emerge quindi con un gran balzo, tagliando la ritirata alla preda.

g Completa la tabella con le informazioni che puoi ricavare dal testo.

Dove vive Aspetto fisico

D. Ticli, Animali Più Predatori, De Agostini-AMZ
Come si procura il cibo UN TUFFO NEI TESTI 16

Se perdo…

Se perdi una partita di calcio, o arrivi ultimo a una gara di nuoto, o, ancora, se prendi un brutto voto, potresti pensare di essere meno in gamba di chi ha vinto o di chi ha preso il voto più alto.

Per non sentirti giù di corda, ascolta questi consigli, che possono diventare vere e proprie regole da seguire per superare meglio le difficoltà.

1 Non preoccuparti, capita a tutti di sbagliare.

2 Impegnati per studiare o allenarti di più.

3 Ricorda che dagli errori si può imparare tanto.

AA.VV., Come affrontare le cose che ti dispiacciono, Red Edizioni, “Junior”

Cerca le scarpe

Questo è un gioco che si può effettuare in un ambiente chiuso dopo aver tracciato sul pavimento un cerchio con il gesso.

I giocatori si tolgono le scarpe e le depositano in un mucchio al centro del cerchio. Le scarpe sono mescolate in modo che non siano facilmente accoppiabili. Poi si bendano tutti i giocatori, i quali, al via dell’animatore, partono alla cieca per cercare ciascuno le proprie scarpe, rovistando nel mucchio; al tatto devono riconoscerle e quindi infilarle e allacciarle.

Vince il giocatore che ci riesce prima di tutti gli altri.

g Il testo è scritto con un linguaggio:

semplice e chiaro difficile e tecnico

g Cosa contiene?

Consigli di comportamento per affrontare una situazione

Regole di gioco

g Spiega le regole di un gioco che conosci bene e che fai spesso con gli amici.

A. Cenini e Nicola Simonelli, Il cielo in una stanza, Paoline
UN TUFFO NEI TESTI 17 Accoglienza IL TESTO REGOLATIVO Ripassiamo

Bosco d’autunno

Il bosco in autunno è un trionfo di colori. Nel tetto verde che prima ondeggiava lassù si sono infiltrati il giallo, il rosso, l’arancione e il violetto.

I pioppi che circondano lo stagno seminano una moltitudine di foglie gialle, simili a monete d’oro abbandonate sul muschio di velluto scuro: è il momento in cui compaiono i funghi; essi spuntano tutti insieme.

Ecco il porcino, con il cappello color tonaca di cappuccino e con un grosso piede color avorio; ecco il gallinaccio, con il collaretto color arancione tutto piegoline, come le cuffie delle contadine antiche; ecco l’ovolaccio, con il suo ombrello da fiera, vermiglio, punteggiato di lacrime bianche; e ancora il prataiolo, con il suo parasole chiaro da vecchia signora.

Autunno

Sono più miti le mattine e più scure diventano le noci e le bacche hanno un viso più rotondo, la rosa non è più in città.

L’acero indossa una sciarpa più gaia, la campagna una gonna scarlatta. E anch’io, per non essere fuori moda, mi metterò un gioiello.

18
Ecco l’AUTUNNO

Il lamento degli alberi

L’autunno cominciò precocemente, quell’anno: un settembre piovoso e freddo seguiva all’agosto torbido di uragani. La vegetazione risentiva già la vecchiaia, ma nelle ore di sereno pareva si ribellasse e che tutto fosse finito; e si coloriva d’oro e di rosso.

Cade una foglia che pare tinta di sole, che nel cadere ha l’iridescenza d’una farfalla: ma, appena giunta a terra, si confonde con l’ombra, già morta.

È bastato il fruscìo per scuotere tutto l’albero, che comincia a lamentarsi. D’albero in albero, il lamento si estende. Giù tutte le foglie! E con le foglie cade anche qualche frutto: la pigna si spacca e i pinoli le si staccano e cadono come i denti dalla bocca del vecchio.

I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera; alcuni dicono di sì, altri di no; e i primi si sbattono contro i secondi, per spogliarsi più presto, flagellandoli con crudeltà; poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata.

Ma, quando il velo del crepuscolo ricopre ogni cosa, il lamento ricomincia, e dà l’impressione che davvero la natura sia malata e non possa sopportare oltre in silenzio il suo dolore.

Lo sapevi che...

se sei nel Regno Unito con autumn

Uniti si utilizza sono accettati e riconosciuti.

g Il testo è ricco di aggettivi, di similitudini e di personificazioni. Sottolineali con colori diversi.

Autumn

As long as autumn lasts I shall not have hands, canvas and colors enough to paint the beautiful things I see.

G. Deledda, Romanzi e novelle, Mondadori
19 AUTUNNO

l’AUTUNNO nell’ARTE

Paul Cezanne, Gli alberi e la casa Ferdinand Hodler, Sera d’autunno
20

CREO SCRIVO

Quali suoni immagini di poter sentire negli ambienti rappresentati?

Che cosa ti piacerebbe fare in ognuno di essi?

Dopo aver osservato i dipinti scrivi una poesia sull’inverno e illustrala. Scegli il dipinto che ti ha maggiormente colpito e trasformalo

Vincent van Gogh, Paesaggio autunnale
21
Renè Magritte, Un incendio
AUTUNNO

scopro le EMOZIONI

g Cosa provano i ragazzi? Sottolinea

nel testo le parole che te lo fanno capire.

Una notte di paura

La casa era strana, immensa e buia. Migliaia di finestre rispecchiavano le gelide stelle. Sembrava intagliata nel marmo nero invece che in travi di legno.

Guardarono in alto il tetto della vecchia casa, che pareva un cimitero. Infatti la sommità era costellata di spunzoni che assomigliavano a ossa nere o puntali di ferro e di tanti comignoli. Lungo un sentiero fra le erbacce raggiunsero silenziosi il portico in rovina.

Tom Skelton da solo salì il primo gradino. Poi, in massa, anche gli altri salirono i gradini del portico tra il cigolio delle assi, tremando sulle gambe. Ognuno desiderava fare dietrofront e fuggire, ma era intrappolato fra il compagno davanti e quello dietro. Così i ragazzi, madidi di sudore, si arrestarono davanti al portone della casa, stretto e lungo come una bara.

Per un lungo minuto rimasero immobili: molte mani, come i tentacoli di una piovra, si allungarono verso il pomo della porta e il battente. Intanto le assi di legno del portico gemevano e si curvavano sotto il loro peso, minacciando a ogni movimento di cedere e di farli precipitare in chissà quale abisso sottostante infestato di scarafaggi.

Il battente della porta era modellato sulla faccia di un vecchio uomo con un terribile mal di denti, la mascella fasciata, i capelli ritti, i denti in fuori, gli occhi spiritati.

Bussa – disse Henry.

Tom Skelton afferrò la mascella gelida del vecchio, la sollevò e la fece ricadere. Tutti sobbalzarono al tonfo.

IN FESTA! 22 AUTUNNO

scrittore Anch’io AUTUNNO

L'intera casa rintronò. Le mura scricchiolarono.

Poi il portone d'ingresso si scosse, la maniglia girò, il battente con la faccia del vecchio fece una smorfia e l'uscio si aprì.

Un vento freddo investì i ragazzi e quasi li fece cadere. Si strinsero spaventati uno contro l'altro. La casa esalava un buio mistero.

Dai battenti spalancati il vento attirava in un vortice i ragazzi trascinandoli attraverso il portico. Puntarono i piedi per non essere inghiottiti dall'atrio buio e profondo.

Lottarono, gridarono, si avvinghiarono al parapetto.

Poi il vento cessò.

Un'ombra nera camminava nell'oscurità.

Dall'interno della casa qualcuno avanzava verso la porta. Chiunque fosse, doveva essere vestito di nero poiché riuscirono a scorgere solo una faccia pallidissima venire avanti.

La faccia pallidissima sorrise sinistramente affacciandosi alla porta. Dietro a quel sorriso stava un uomo alto, avvolto nell'ombra. Ora potevano vedere i suoi occhi, come punte di spillo arroventate nelle orbite nere, che li fissavano.

R. Bradbury, L'albero di Halloween, Bompiani
g Chi sarà mai il personaggio spaventoso? Completa la storia. Poi confrontati con i compagni e le compagne. VIVA HALLOWEEN! 23

Uno scherzo ben riuscito

Ogni giovedì, Rico doveva andare a lezione di nuoto con la sua classe. Rico detestava nuotare! Purtroppo il maestro di nuoto, Umberto l’Umido, riusciva sempre a costringerlo ad entrare in piscina.

Quel giorno era il giorno dei brevetti, in cui tutti dovevano dimostrare quanto riuscivano a nuotare lontano.

Umberto ordinò di entrare in acqua.

– Linda e Rico! Una vasca! E nuotate subito! Ad un certo punto Rico guardò Alberto che andava su e giù lungo la vasca, e aspettò finché l’amico non lo raggiunse; a quel punto gli diede un pizzicotto sulla gamba…

F. Simon, Rico la Peste e la maledizione della mummia, Mondadori

Scriviamo

1. Tu e il tuo compagno descrivete la reazione di Alberto nel momento in cui viene pizzicato da Rico.

2. Immaginate e descrivete l’espressione e la reazione del maestro di nuoto e di Linda.

3. Raccontate ciò che accade in piscina. Potete iniziare così: “Alberto non si dà per vinto e insegue Rico negli spogliatoi…“.

24

NARRATIVO il testo

Come già sai, il testo narrativo racconta una storia: realistica o verosimile , cioè accaduta o che potrebbe accadere nella realtà; fantastica , se immaginaria, nata dalla fantasia dell’autore.

L’autore di un testo narrativo ha lo scopo di intrattenere il

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RACCONTO REALISTICO

CHE COS’È?

Il racconto realistico è un testo narrativo che racconta vicende reali o verosimili, cioè inventate ma che potrebbero accadere nella realtà. Ha lo scopo di appassionare il lettore attraverso esperienze di vita in cui è possibile identificarsi

PERSONAGGI

I personaggi principali sono i protagonisti e si distinguono dai personaggi secondari, che non hanno un ruolo importante per lo svolgimento della storia.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO REALISTICO

FATTI

I fatti sono gli avvenimenti che forniscono informazioni fondamentali per la comprensione del testo. Possono essere narrati in ordine cronologico (fabula) oppure nella narrazione si possono inserire flashback o flashforward

NARRATORE

Il testo può essere scritto:

• in prima persona, da un narratore interno alla storia (un personaggio);

• in terza persona, da un narratore esterno alla storia, che racconta la vicenda senza parteciparvi.

TEMPO

Il tempo in cui si svolgono le vicende, cioè gli avvenimenti di cui sono protagonisti i personaggi, può essere definito o indefinito, passato o presente

LUOGHI

I luoghi, cioè gli ambienti in cui si svolgono le vicende, sono reali.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 200
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Alla scoperta del...

Stelle cadenti

Senza ombra di dubbio, quello fu il momento più bello di tutta l’estate. Mamma spense le luci e si fece aiutare da Pietro a spostare il divano sotto il gelsomino, nel giardino di casa nostra.

La mia migliore amica e la sua mamma accettarono entusiaste di cenare tutti insieme e di restare alzate a esprimere desideri.

Mangiammo, poi chiacchierammo di cose senza importanza finché non arrivò il buio vero.

La notte era senza luna e quella era la cosa straordinaria, perché subito iniziammo a vedere le prime code luminose. Cadevano a frotte, troppo numerose persino per contarle. Fu una notte incantata e irripetibile. Scie brillanti e velocissime a decine attraversavano il cielo lasciandosi dietro un nastro d’argento fuso.

Ci saremmo messi tutti a piangere per la commozione se non fosse stato per Paolino, che strillava felice ogni volta che vedeva una stella cadente, agitandosi sulle ginocchia di Pietro.

– Voglio la barca a vela radiocomandata! Voglio un cannocchiale!

– Stai un po’ zitto: – lo rimproverò Pietro – mi fai venire il mal di testa!

– E poi se li dici ad alta voce i desideri non si avverano –intervenne con dolcezza la mamma di Silvia.

L’avvertimento ottenne l’effetto di far tacere il mio fratellino, il quale, in quel silenzio irreale, si addormentò all’istante fra le braccia di Pietro. Restammo tutti zitti fra grilli e stelle cadenti, a esprimere desideri irrealizzabili.

Gli elementi del testo

I personaggi del racconto sono: realistici fantastici

La vicenda si colloca in un tempo: definito indefinito

Il luogo dove si svolge la storia è: reale di fantasia

I fatti narrati: possono accadere nella realtà sono frutto della fantasia

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

C. Brambilla, L’estate in cui caddero le stelle, Mondadori
27 IL TESTO NARRATIVO

LESSICO

zimbello:

persona che viene presa in giro.

mimetizzarsi: confondersi.

Il giubbotto di Indiana Jones

Il giorno in cui andai a scuola con il giubbotto di mio fratello ne successero di tutti i colori. Io lo sapevo benissimo. Lo sapevo fin dal momento in cui mia madre mi guardò tenendolo in mano. Allora compresi che il maledetto giubbotto sarebbe passato a me e che sarei diventata lo zimbello di tutta la classe.

– Dai, mamma, mi sta malissimo! – avevo detto dopo essermi messa addosso il giubbotto, che mi andava lungo e largo.

– Ma va' là! Ti sta benissimo! – rispose mia madre, tutta contenta. Perché la mamma ha idee molto particolari sull’eleganza. La sua idea è che tutto quello che dicono gli altri non ha assolutamente importanza; ma lei non va alla mia scuola.

Uno degli svantaggi di essere la più piccola dei miei fratelli è proprio questo: eredito sempre le cose degli altri. Di solito mi passano i vestiti di mia sorella; a quanto pare, adesso cominciano anche a farmi vestire da uomo.

Il giorno del giubbotto faceva molto freddo. Non avevo scampo: impossibile uscire senza. Entrai a scuola guardandomi i piedi, cercando di mimetizzarmi con l’ambiente. Desiderai invano essere invisibile, scomparire sotto terra… Ma, prima che fossi riuscita a togliermi il giubbotto per appenderlo all’attaccapanni del corridoio, si sentì la voce di Erik:

– Guardate quella là, vestita da emigrante!

E tutti gli altri, naturalmente, a fare il coro come pecoroni:

– Ah, ah, ah! Ih! ih, ih!

Anche le mie amiche ridevano. Tutte tranne Vanessa; però

Vanessa è ancora più povera di me, per cui non conta. Ero così furiosa che mi faceva perfino male la pancia e non potei fare a meno di dire quello che dissi. Altrimenti avrei spaccato la faccia a tutti quanti.

– Ah, sì! Vi sembra una cosa da poveracci? Si vede che non ve ne intendete di giubbotti…

– Che cosa?

28 IL RACCONTO REALISTICO EMOZIONI

Ma certo… Questo giubbotto ha una lunga storia, caro mio! E tu non puoi certo dire lo stesso del tuo!

Erik impallidì, perché il suo giubbotto foderato di montone è invidiato da tutti. Non per niente è il ragazzo più ricco della scuola. In quel momento arrivò il nostro professore di inglese. Ci sedemmo ai nostri posti e io ebbi tre quarti d’ora esatti per inventare la storia della mia giacca.

Suonò la campanella e tutti mi vennero intorno perché c’era ricreazione.

– Come sapete, io ho uno zio negli Stati Uniti.

– E che cosa c’entra tuo zio?

– Mi lasciate parlare o volete che non vi dica niente?

– Dai, parla, parla – dicevano gli altri, incuriositi. Io facevo la faccia di quella che è superiore a certe cose.

– Allora, mio zio abita a Miami e viaggia moltissimo, e quando viene a trovarci ci porta dei regali. Una volta è andato a Hollywood e lo hanno accompagnato in un posto speciale, dove vendono i vestiti degli attori del cinema. E questo giubbotto, proprio questo che vedete, è quello che aveva addosso Harrison Ford nel film…

“Indiana Jones”!

Si buttarono tutti sul giubbotto, mentre io facevo la faccia da falsa modesta. Insomma, passai una mattinata di trionfo. Tutti volevano mettersi il giubbotto. Finii per affittarlo. Piuttosto caro, tra l’altro.

g Ricava dal testo i diversi punti di vista sul giubbotto.

• La mamma

• Cristie

• I compagni di classe

g Immagina di trovarti al posto della protagonista. Come avresti reagito?

il testo Analizzo

g Quali sono i comportamenti della protagonista dettati dalla vergogna e dalla rabbia? Sottolinea nel testo con colori diversi le parole che te lo fanno capire.

A. Balzola, Il giubbotto di Indiana Jones, Il Battello a Vapore, Edizioni Piemme
scopro le EMOZIONI
29 IL TESTO NARRATIVO

g Ti è mai capitato di essere trattato male dai compagni di classe? Racconta.

• Quando è successo?

• Dov’eri?

• Con chi eri?

• Che cosa è accaduto?

• Come hai reagito?

• Che cosa hai provato?

• Come si è conclusa la vicenda?

• Ricordi quell’episodio con piacere o fai volentieri a meno di raccontarlo?

g Leggi e racconta la storia.

Un bullo in azione

Scendiamo dal pullman e Gabriele Tardini, detto Lele Spaccaossa, mi passa accanto.

All’improvviso cade per terra senza ragione.

– Ahia! – si lamenta. – Mi hai fatto lo sgambetto.

– Perché l’hai fatto? – mi domanda, stizzita, la sua maestra.

– Io? Fatto cosa?

– È stato un incidente – interviene la maestra Martina, aiutando Tardini a rialzarsi.

Mentre si allontana vedo il suo ghigno di soddisfazione: un ghigno da troll.

Devo ricredermi su di lui: in realtà, oltre che bullo, è anche furbo.

Ha rivoltato la frittata e mi ha messo in cattiva luce con le maestre.

Meno male che avevo già detto di lui alla maestra Martina, che, infatti, mi prende in disparte e mi dice:

– Avrei potuto sgridarlo e dire alla sua maestra la verità, ma te l’avrebbe fatta pagare per aver fatto la spia.

– Ma… allora a che cosa servono gli adulti? Sorride.

– Servono per avere un suggerimento. E poi, quando si tiene un segreto chiuso dentro il cuore, pesa di più. Condividerlo lo rende più leggero e sopportabile.

C’è qualcosa che sai fare meglio di lui?

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 30 IL RACCONTO REALISTICO BULLISMO
io Scrivo

È bravissimo a calcio – interviene Giulia.

– E con la bici da cross – aggiunge Andrea. La maestra Martina li guarda e scuote la testa.

– Questo era un colloquio riservato tra me e Luca, comunque grazie dell’aiuto… Allora è vero, Luca? Calcio e bicicletta?

– Sì, penso di cavarmela.

– Allora tenta questa strada. Dimostragli che sei bravo, che puoi offrirgli la possibilità di imparare da te, di diventare tuo amico e forse lui comincerà a rispettarti di più.

Guardo la maestra e poi Andrea e Giulia. Tutti attendono il mio sì.

– Okay – dico. – Ce la faccio.

– Bravo! – Giulia mi batte il cinque.

– Sei un grande! – esclama Andrea.

– Bene, adesso andiamo – conclude la maestra Martina, accompagnandoci all’entrata del parco.

ARLIAMONE

g Affronta l’argomento con l’insegnante e i tuoi compagni di classe.

• Questo racconto contiene un insegnamento importante. Quale?

• Chi sono i bulli?

• Come si comportano?

• In che modo bisogna difendersi quando impongono la loro volontà sugli altri?

• Quali nuovi spunti di riflessione sono emersi dalla discussione?

g Un fenomeno in crescita tra i minori è il cyberbullismo (aggressioni e persecuzioni attraverso mezzi informatici: e-mail, siti web, messaggi…).

• Qual è la tua opinione in merito? E quella dei tuoi compagni?

Lo sapevi che...

tra le varie organizzazioni che si occupano di bullismo c’è il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro?

Il suo numero gratuito è 1.96.96 ed è a disposizione di bambini e adolescenti fino a 14 anni di età.

31 IL TESTO NARRATIVO

il testo Analizzo

g Il testo che hai letto è realistico, perché?

La gara di italiano

A scuola c’è un po’ di agitazione, Marco non capisce bene perché le maestre corrono nei corridoi e si infilano tutte nell’ufficio della dirigente: c’è una riunione?

Finalmente la maestra Gabriella torna in classe; è tutta rossa in faccia.

g Il brano è raccontato: in prima persona in terza persona

g Il protagonista è:

Marco Amedeo

g I personaggi secondari

sono:

Amedeo, Lucilla, la maestra Gabriella, la dirigente Resi

Lucilla, la maestra Gabriella, la dirigente Resi

TEMPO

g La vicenda è avvenuta:

durante l’anno scolastico

un lunedì mattina a scuola

LUOGHI

g La vicenda si svolge:

a scuola, in cortile

a scuola, in palestra

Marco chiede ad Amedeo, che a sua volta chiede a Lucilla, ma nessuno sa cosa stia bollendo in pentola. I bambini si incuriosiscono e Marco ha la sua idea fantasiosa.

- Per me stanno progettando una vacanza in crociera…dice.

- Ma nooo, io dico che vogliono fare l’orto della scuolaribatte Amedeo.

- Uff! Figurati! Io credo che ci sia sotto un mistero: forse qualcuno ha fatto sparire il computer della dirigente, ve lo immaginate? Lei senza computer e telefono non vive! - dice Lucilla.

Naturalmente le cose non stanno così. Subito dopo l’intervallo, la dirigente, la signora Resi, riunisce la classi terze in palestra. Marco raggiunge le scale e si unisce agli altri bambini, che corrono come un fiume in piena. Arriva scivolando sul

32 IL RACCONTO REALISTICO ESPERIENZE DI SCUOLA

pavimento lucido della palestra e vede la dirigente già pronta con il microfono in mano, che aspetta che tutti siano seduti per terra davanti al suo sguardo pungente.

- Ci siete tutti? Posso parlare? - chiede al suo pubblico come se stesse per intonare una marcia militare. Poi prende il respiro, guarda le maestre radunate in un angolo e parte. - La nostra scuola ha deciso di partecipare alle miniolimpiadi di italiano. Si tratta di una bella gara, con prove differenti: conta essere preparati in grammatica, ma anche essere svelti nelle risposte!

In palio ci sono bellissimi premi per voi e una bella figura per la nostra scuola. È una grande sfida e un’ottima opportunità per tutti noi. Dobb… ehm, possiamo vincere, lo so!

g Racconta un’esperienza vissuta a scuola che ti ha lasciato un bellissimo ricordo.

testo Comprendo

g Cancella il completamento errato.

• A scuola c’è un po’ di agitazione • confusione

• Le maestre si infilano nell’ufficio della dirigente • nel laboratorio di scienze

• Marco e i suoi compagni si domandano cosa stia succedendo • perché la maestra si sia assentata

• Marco e i compagni vengono convocati dalla dirigente • da un’insegnante.

• La dirigente spiega che la scuola ha deciso di partecipare a dei giochi di squadra • alle miniolimpiadi di italiano.

il
io Parlo 33 IL TESTO NARRATIVO
L. Cima, Le miniolimpiadi di italiano, Mondadori

g A chi viene paragonato il fratellino appena nato? Sottolinea nel testo le parole che te lo fanno capire.

g Perché il protagonista pensa che i genitori dovrebbero essere pentiti per aver portato il fratellino a casa?

g Cosa dice a proposito di zia Lila?

scopro le EMOZIONI

• Cosa prova il protagonista quando va in ospedale e conosce il fratellino appena nato?

• Quale considerazione fa alla fine?

Un nuovo incontro: un fratellino!

Il giorno in cui nacque, il papà mi portò in clinica per farmelo conoscere. Stava in una specie di gabbietta senza tetto e con le ruote. Non era l’unico là dentro.

Ce n’erano altri simili a lui, tutti in gabbiette identiche.

Li tenevano dietro a un vetro, in una sorta di gigantesco acquario.

Sembrava Piedino, il piccolo dinosauro della Valle Incantata. Ad esempio, aveva la stessa testa, solo un po’ più rugosa e con i capelli. Capelli neri e bagnati, appiccicosi. Non aveva i denti. Le poche parti del corpo che riuscii a vedergli erano violacee. Quindi dissi alla mamma: - Non penserete mica di portarlo a casa?

Lei mi disse: - Sì. Infatti lo portarono a casa.

Di notte si sveglia. Perché ha fame, perché ha le coliche o perché ha il sederino arrossato. Devono tagliargli le unghie altrimenti si graffia, devono fargli il bagno, addormentarlo, fargli fare il ruttino... Mentre gli mettono il borotalco, fa loro la pipì addosso. Con tutto il lavoro che dà, ormai dovrebbero essere pentiti di averlo portato a casa. Per fortuna dorme ancora di là, in camera loro. Ma tra poco lo metteranno nella mia. Allora me lo ritroverò vicino al letto. Adesso il suo aspetto è migliorato un poco. Il viola e le rughe sono spariti. Perciò non sembra più che stia per disfarsi da un momento all’altro, come quando l’avevano portato a casa. Allora, l’unica che aveva il coraggio di prenderlo in braccio era la mamma.

Eppure zia Lila è convinta che sia bellissimo. Deve essere perché lo vede sempre tutto pulito e profumato. Di conseguenza, non lo vede mai nei momenti peggiori. Non lo vede e non lo annusa. E pensare che non mi lasciano tenere un cane perché dicono che sporca!

E. Wolf, Che schifo di torta, Salani

34 IL RACCONTO REALISTICO AFFETTI ED EMOZIONI

Zia Armonica

Io e zia Veronica avevamo deciso di cercare zia Armonica, la cantante. Non l’avevo mai conosciuta.

- Entra prima tu e facciamole una bella sorpresa! - mi sussurrò zia Veronica. Esitavo, ma la zia mi diede una spinta e mi ritrovai in mezzo al camerino. All’anta di un armadio erano appesi dei vestiti sgargianti.

Seduta su un panchetto davanti allo specchio, una signora alquanto tondeggiante stava applicando il rossetto alle labbra cicciotte.

Tossicchiai per attirare la sua attenzione. Dovevo averla spaventata, perché si girò di botto e mi fissò, piuttosto stupita. Si chinò, mi guardò fissa in viso da pochi centimetri di distanza con due occhi neri e pungenti, poi si risollevò sorridente: aveva capito chi ero, ne sono sicura.

Vedendo zia Veronica, zia Armonica scoppiò a ridere con aria trionfante.

- Lo sapevo! - esultò. - Avrei giurato che era mia nipote! Poi mi strinse forte forte contro la sua enorme massa, ed ebbi l’impressione di affondare in un gigantesco budino. Si rimise a sedere, singhiozzando per la commozione, poi zia Veronica l’aiutò a infilare il vestito di scena. Lo spettacolo stava per iniziare. Mentre lo indossava, zia Armonica ci spiegò in cosa consisteva il suo lavoro.

- Avrei voluto cantare nelle opere come prima donna - disse malinconica. - Ero abbastanza brava per farlo. Ma, quando scoprirono che ero ventriloqua, mi assunsero come sostituta, come una specie di controfigura... Ma non è il caso di lamentarsi, ora! Era pronta. Lo spettacolo poteva iniziare!

g Sottolinea le parole che descrivono zia Armonica.

• A che cosa viene paragonato il suo corpo?

• Come ti sembra zia Armonica?

• Cosa prova nel vedere la nipote?

G I OCO con la storia

g Immagina di essere la nipote di zia Armonica e racconta ciò che succede durante lo spettacolo.

A. McCall Smith, Le cinque zie perdute di Harriet Bean, Salani
il testo Analizzo 35 IL TESTO NARRATIVO

Che noia le bambine!

Ero un po’ seccato quando la mamma mi ha detto che aveva invitato una sua amica con la figlia a prendere il tè. A me le bambine non dicono niente. Sanno giocare solo con le bambole, a mamme o a negozio e non fanno che frignare. Alle quattro, l’amica della mamma è arrivata con sua figlia Luigina, mi ha baciato e mi ha detto che ormai sono un giovanotto. La mamma ha servito il tè, e questa, almeno, era una cosa piacevole perché quando abbiamo ospiti ci sono i pasticcini al cioccolato e posso anche servirmi due volte. Dopo la mamma ha detto: – Adesso, bambini, andate a giocare. Mentre parlava era tutta sorridente, però dagli occhi si capiva che non era il caso di sgarrare.

Luigina e io siamo andati in camera mia e io non sapevo che cosa dire. Invece Luigina una cosa l’ha detta: – Mi sembri una scimmia.

– E tu sei una femminuccia smorfiosa! – le ho risposto seccato. Allora lei mi ha mollato una sventola. Avevo voglia di piangere, ma mi sono trattenuto.

Poi le ho tirato forte una treccia e lei mi ha sferrato un calcio. Stavo per acchiapparle l’altra treccia, quando sono entrate le nostre mamme.

– Allora, bambini, vi state divertendo? – ha domandato mia mamma.

– Sì, certo, signora! – ha risposto Luigina sbattendo le ciglia su e giù.

Ho chiesto alla mamma se potevamo andare in giardino a giocare, ma lei non era d’accordo perché faceva troppo freddo.

Luigina, però, ha fatto due o tre sbattutine di ciglia e ha detto

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 36 IL RACCONTO REALISTICO PARITÀ DI GENERE

che le sarebbe piaciuto andare ad ammirare i fiori. Allora la mamma ha ripetuto più volte che quella bambina era un amore e ci ha permesso di uscire. Mi sa che dovrò imparare anch’io il trucchetto delle ciglia, non avrei mai immaginato che funzionasse sul serio!

In giardino Luigina mi ha detto che i fiori non le piacevano affatto.

Avevo voglia di mollarle un cazzotto sul naso, ma non mi sono arrischiato perché le mamme avrebbero potuto vedermi dalla finestra.

– Non ne ho di giocattoli qui, c’è solo il pallone.

– Questa sì che è un’idea! – ha detto Luigina. Abbiamo preso il pallone e io stavo sulle spine, perché avevo paura che i miei compagni mi vedessero giocare a calcio con una femmina.

– Tu ti metti fra i due alberi e cerchi di fermare il pallone – ha proposto Luigina.

Poi ha preso la rincorsa e… pum! Un tiro micidiale! Non sono riuscito a fermare il pallone, che ha mandato in frantumi il vetro di una finestra.

Le mamme si sono precipitate fuori. La mia ha visto la finestra del garage e ha capito subito.

– Nicola! Invece di fare i tuoi soliti giochi violenti, faresti meglio a occuparti dei tuoi ospiti!

Io ho guardato Luigina, che si era messa vicino ai fiori, intenta a odorare le begonie.

La sera, per punizione, mi hanno tenuto senza dolce, ma non importa, è proprio fantastica Luigina, e ho deciso che quando sarò grande la sposerò. Ha un tiro che è una cannonata!

g Nel testo sono state evidenziate alcune frasi che ti fanno capire come il parere di Nicola sulle bambine cambia nel corso del racconto.

• Come si sarebbe comportato Nicola se Luigina avesse preferito giocare con le bambole?

• Come sarebbe andato l’incontro?

g Immagina e racconta. Poi confronta il tuo lavoro con quello delle compagne e dei compagni di classe e insieme fate le vostre considerazioni.

J.J. Sempé e R. Goscinny, La fuga di Nicola
37 IL TESTO NARRATIVO

LESSICO

ronda:

soldati in giro di ispezione.

cintola: vita.

calci dei fucili:

le parti inferiori dei fucili.

Quanti anni hai?

Per Michele tutto si svolse secondo il programma. Uscì senza esser visto dal ghetto ebreo, raggiunse la casa designata, bussò e ricevette da un uomo di aspetto cupo un sacco di barattoli di conserve.

Il sacco con le conserve era pesante, e i barattoli di quando in quando battevano gli uni contro gli altri, quantunque fossero accuratamente incartati.

Allora si udiva un tintinnio sonoro e ogni volta Michele aveva l’impressione che quel rumore dovesse ridestare tutto il quartiere.

Vicino al muro che chiudeva il ghetto incontrò la ronda .

La vide così tardi che non poté sfuggirle. Erano due soldati tedeschi col fucile a tracolla: venivano a lenti passi decisi verso di lui. Toc, toc, picchiavano gli stivali contro il selciato: a Michele mancò il respiro.

Si guardò intorno sgomento: la strada era troppo lunga; scappare sarebbe stata una pazzia perché avrebbero potuto sparargli addosso senza difficoltà.

Toc, toc. Gli stivali si fermarono davanti a lui. Egli vide gli stivali e le uniformi, ma solo fino alla cintola .

Vide i calci dei fucili , che quasi gli toccavano il capo.

Chiuse gli occhi e non si mosse:

- Eccolo qui – disse un soldato.

Non erano più giovani né l’uno né l’altro, e non sembravano contenti di essere in guerra. Avevano tutti e due, a casa, dei figli che in ogni lettera aggiungevano un paio di righe storte e scarabocchiate.

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 38 IL RACCONTO REALISTICO LEGALITÀ

- Vieni un po’ fuori - disse l’altro. Michele non si mosse; sentiva che lo afferravano per un braccio, ma non lasciò andare il suo sacco. Era troppo prezioso per abbandonarlo.

- Mio Dio, ma è un bambino!

- Viveri probabilmente – borbottò l’altro urtando il sacco con la punta dello stivale. Ci fu un tintinnio.

- Conserve - aggiunse.

- Guardalo un po’, - continuò l’anziano - non è che pelle e ossa. Un esserino così deve scavalcare il muro del ghetto e noi gli spariamo addosso; io mi domando sempre: e se fosse il mio ragazzo?

- Non faccio che pensarci – disse il secondo. - Come ti chiami? - domandò.

Le parole avevano un accento straniero.

Michele non rispose.

- Come ti chiami? - ripeté il soldato, pazientemente.

Michele lo guardò: aveva gli occhi ancora annebbiati dal gran timore.

- Michele.

- E quanti anni hai?

- Sette.

I soldati abbassarono gli occhi. Pensavano entrambi ai loro bambini, alla loro casa.

- Non ti faremo niente - disse uno, piano. - Scappa!

il testo Comprendo

• Dove vive Michele?

• Che missione deve compiere?

• Chi sono gli uomini della ronda?

• Come reagiscono nel vedere il bambino?

• S ottolinea nel testo le risposte, poi racconta.

ARLIAMONE

g Cosa hai provato leggendo il racconto? Confrontati con i tuoi compagni e compagne di classe.

W. Bruckner, I ragazzi di Varsavia, Bemporad-Marzocco
39 IL TESTO NARRATIVO

La struttura del testo

Ogni testo può essere suddiviso in sequenze, ciascuna dotata di senso compiuto. Suddividere il testo in parti aiuta a comprenderlo e ad analizzarlo con più facilità.

La prima sequenza corrisponde all’inizio; poi si passa da una sequenza all’altra ogni volta che c’è un cambiamento, cioè accade un fatto nuovo, entra in scena un nuovo personaggio oppure cambia il luogo dell’azione o il suo tempo L’ultima sequenza coincide con la conclusione

Avventura sulla spiaggia

Marta e Nicolò raggiunsero tremanti la riva. Non osavano avvicinarsi alla grossa forma affusolata che si agitava sulla sabbia, cercando inutilmente di tornare in acqua. Ne avevano paura.

- Dobbiamo vedere che cos’è - decise Nicolò.

- Sì... - mormorò Marta. - Dobbiamo vedere. Si avviarono. Il cetaceo ansimava, agitandosi con tutto il corpo.

Marta lo osservò dalla coda al muso. Vide quegli occhi stretti, quel naso arrotondato, quella piega della bocca che sembrava un sorriso e fece un grande urlo: - Un delfino! È un delfino! Si avvicinò senza più paura e lo accarezzò.

L’animale ebbe un guizzo. Uno solo. Respirava affannosamente.

- Che cosa facciamo, Marta? - mormorò al suo fianco Nicolò, pallidissimo.

- Dobbiamo spingerlo in mare - disse lei.

L’animale non si agitava più. Stava disteso sulla sabbia, appoggiato su un fianco. Teneva gli occhi chiusi, ma la bocca era semiaperta e lasciava uscire una specie di fischio lamentoso.

- Noi spingiamo dalla testa, voi tirate per la coda - disse Nicolò.

Lui e Marta presero fra le mani il muso del delfino sollevandolo leggermente, Chiara e Pietro afferrarono la coda.

Spingevano e tiravano. Non riuscirono a spostarlo di un centimetro.

LA STRUTTURA DEL TESTO
1 2 40 IL RACCONTO REALISTICO

Chiara, appoggiata al muso dell’animale, gli parlava sottovoce:

- Delfino, fa’ il bravo. Devi tornare nell’acqua, sennò muori. Muoviti un pochino ché l’acqua è lì.

- È inutile che gli parli - disse Pietro. - Tanto non capisce, e se anche capisse non riuscirebbe a muoversi. - Però mi ascolta

- disse Chiara. Sì, il delfino ascoltava. Sentiva le voci dei bambini, capiva che volevano aiutarlo. Gli dava piacere sentire le loro mani sul suo corpo, ma non riusciva a muoversi.

Aveva caldo. La pelle gli si stava velocemente asciugando, soffocava. Marta ebbe un guizzo. Ma certo, come aveva fatto a non pensarci!

- Dobbiamo bagnarlo, bagnarlo continuamente e tenerlo all’ombra. L’hanno fatto vedere tante volte anche alla televisione.

Niccolò corse a prendere l’ombrellone, lo conficcò nella sabbia e lo aprì sopra il corpo dell’animale. Marta afferrò un grosso asciugamano di spugna, lo impregnò d’acqua e glielo stese sul corpo. - Via con l’acqua, adesso!

Avevano solo il secchiello di plastica di Chiara. Con quello presero a correre avanti e indietro dal mare all’ombrellone, buttandogli addosso tutta l’acqua che riuscivano a portare.

Se almeno arrivasse qualcuno…

Marta si guardava attorno, ma lo spiaggia era deserta, più deserta di tutti gli altri giorni. Poi, d’improvviso, ebbe uno scatto, di corsa, sì buttò a capofitto sullo zaino. Cercò il telefonino. Fece il numero.

Perché non ci aveva pensato prima?

- Papà, papà, aiuto. Aiuto, papà, aiuto!

g Completa scrivendo un titolo per ogni sequenza. Poi racconta.

1. Marta e Nicolò si avvicinano al delfino.

2.

3. Chiara parla con il delfino, che sembra ascoltarla.

4.

5.

g Scrivi il numero della sequenza in cui: avviene un altro fatto; entrano in scena altri due personaggi e avviene un fatto nuovo; avviene un altro fatto ancora.

5 3 4 41 IL TESTO NARRATIVO
R. Grazzani e S. Grazzani, La spiaggia del delfino, Edizioni Piemme

il testo Comprendo

g Leggi le domande e sottolineane le risposte nel brano, poi utilizzale per farne il riassunto sul quaderno.

• Quali attività aveva svolto Michele?

• Perché Michele si sente annoiato?

• Con chi vorrebbe giocare per vincere la noia?

• Quale orribile idea assale Michele?

• Cosa fa subito dopo?

il testo Analizzo

g Attraverso quali comportamenti viene spiegata la noia di Michele? Sottolinea le parole che te lo fanno capire.

g A che cosa viene paragonato il frigorifero? Sottolinea nel testo la similitudine.

Un pomeriggio noioso

SEQUENZA NARRATIVA

Era un pomeriggio noioso di pioggia di primavera. Michele aveva finito da dieci minuti i compiti per la scuola e quelli per il corso d’inglese. Era solo a casa e stava davanti alla finestra a guardare le goccioline leggere che cadevano sul prato del piccolo giardino.

Mancava ancora un’ora al ritorno della mamma e non sapeva cosa fare.

Cercò di contare gli schizzi che cadevano sul vetro, ma dopo cinque minuti si trovò ancora più annoiato di prima. Con un sospiro si staccò dal davanzale e si lasciò cadere a peso morto.

SEQUENZA RIFLESSIVA

“Come sarebbe bello avere un fratellino o un cane” pensò. “Se ci fossero giocherei sempre con loro e così quell’orribile idea non mi verrebbe mai in mente, mai”.

SEQUENZA NARRATIVA

Appena detto “mai”, naturalmente, l’orribile idea cominciò a parlare. “Hai fame” diceva. “Hai fame e la tua pancia è vuota come il cestello della lavatrice, se vuoi saziarti puoi fare solo una cosa: alzati e vai in cucina, riempiti la pancia, saziati!”

Michele resistette alla voce ancora per un minuto poi, lento come un robot, si alzò, uscì dalla stanza, attraversò il corridoio, si fermò un istante davanti alla porta della cucina e, dopo aver sospirato, la spinse con delicatezza. Lui stava lì, lo aspettava quietamente in un angolo.

g A volte capita di annoiarsi. Tu in che modo riesci a vincere la noia?

LE SEQUENZE
io Parlo 42 IL RACCONTO REALISTICO

SEQUENZA DESCRITTIVA

Michele lo guardò bene prima di avvicinarsi; nella penombra della camera, così lucido, così bianco, così alto, invece che un frigorifero sembrava un’innocente balenottera addormentata nella profondità dell’oceano.

SEQUENZA DIALOGICA

– Sei venuto di nuovo a trovarmi – aveva detto Frig. – Che bellezza! – Mangia pure tutto quello che c’è dentro, divora anche il burro e le uova e vedrai che la noia scappa via.

– Non devo! – rispose Michele avvicinandosi allo sportello.

SEQUENZA NARRATIVA

Prima di rendersene conto, la sua mano era scivolata sulla maniglia, l’aveva premuta e subito la grande porta bianca si era aperta. Che spettacolo meraviglioso!

ARLIAMONE

g Come giudichi il comportamento di Michele? Confronta la tua opinione con quella dei compagni e delle compagne di classe.

Compito di

g Tu e un tuo compagno pianificate il menù della settimana variando i cibi e scegliendo quelli sani e nutrienti.

S. Tamaro, Cuore di ciccia, Giunti Junior
realtà
43 IL TESTO NARRATIVO

Le sequenze descrittive scopriamo

In un testo narrativo le sequenze descrittive arricchiscono la narrazione consentendo al lettore di “far vedere” ambienti, personaggi e le loro emozioni, sensazioni e i loro comportamenti.

Sul vulcano Monte Nero

Sequenza

Il vulcano è talmente addormentato che ha lasciato crescere nella sua bocca piante di fichi d’India e alberelli di fichi selvatici. Non ci sono tracce di fumo, né lava incandescente, né baratri paurosi.

Sequenza

– Questa è lava solidificata – dice lo zio, battendo le mani sulle rocce pungenti e sulla polvere nera che la copre.

– Hai notato, zio, che non ci sono né orti né giardini su quest’isola? – dice Elisa.

– La vegetazione non può crescere sul terreno lavico –spiega lo zio.

g Il testo narrativo è stato diviso in sequenze di diverso tipo. Indica la tipologia di ognuna.

g Sottolinea poi le parole che descrivono lo stato d’animo dei fratellini e la similitudine presente nel testo.

g Prova a rileggere il brano saltando le sequenze descrittive.

• Cosa noti?

• Quali dei due testi preferisci? Perché?

– E quindi è difficile coltivare qualsiasi cosa. Qualche orto c’è però e anche giardini, guardali laggiù, ma ci crescono solo pochi alberi di fico e piante aromatiche. Manca la terra e manca anche l’acqua.

Sara dice: – Come fa Mimma a cuocere la pasta, se non c’è l’acqua? E come fanno la doccia? E come lavano i piatti?

– Portano l’acqua con la nave dal continente – spiega lo zio. – La versano in una grande cisterna e gli abitanti di Linosa la usano.

– E quando l’acqua finisce? –

– Arriva un’altra nave dal continente.

LE SEQUENZE
il testo
44 IL RACCONTO REALISTICO
Analizzo

Sequenza ........................................................................

In basso, recintati dai muretti antichi di pietre laviche, si vedono dei piccoli orti con qualche albero e qualche cespuglio verde. Sembrano scatolette senza coperchio. Guardiamo il mare, che ci circonda da ogni lato.

Sequenza

Lassù, seduti sulla cima di un vulcano addormentato, circondati da ogni parte dal mare, in quell’isola strana, dove l’acqua arriva con la nave, ci sentiamo importanti e coraggiosi, dei veri esploratori. E zio Melo, con quel cappello a pagoda che non si toglie mai, è il nostro capo. Appollaiati sulle rocce, protetti dal sole dai nostri cappellini di tela bianchi, siamo contenti. È bello essere lì.

Sequenza

Sara si distende tranquilla su una lastra liscia e stretta. Paolo propone di mangiare e apre il suo zainetto. Mimma ci ha preparato un delizioso pranzo al sacco e là, in vetta al vulcano, stendiamo una tovaglia di carta e allineiamo ogni cosa: pizzette al formaggio, alle olive, ai pomodori, arancini di riso, involtini di melanzane, dolcetti di ricotta, fichi neri e fichi bianchi. Guardiamo giù e con un solo sguardo abbracciamo tutta Linosa.

Sequenza

Tornando a casa, nel pomeriggio, in groppa ai muli che ci hanno aspettato pazienti in fondo alla salita del Monte Nero, costeggiamo il recinto dove sono rinchiuse le mucche. Dal cancelletto di legno guardiamo dentro.

Lo zio lo chiama: – Ehi, c’è qualcuno? Nessuno risponde. Le mucche ci guardano curiose e vengono verso di noi. Non c’è nessuno. Riprendiamo il cammino verso il paese.

g Rispondi alle domande.

• Cosa scoprono i fratellini visitando insieme allo zio Melo il vulcano spento?

• Cosa provano?

• Come trascorrono la mattinata?

INSIEME

g A gruppi di tre, inventate un finale diverso della storia, scegliendo un tipo di sequenza per ogni gruppo.

g Poi confrontate i vostri finali.

ARLIAMONE

g Cosa hai provato leggendo il racconto? Confrontati con i tuoi compagni e compagne di classe.

R. Grazzani, Che famiglia, nonno Tano!, Il Battello a Vapore, Piemme Junior
45 IL TESTO NARRATIVO
il testo Comprendo

g Sottolinea nel testo le parole che descrivono la bibliotecaria ed evidenzia di rosso la frase che mette in risalto lo stato d’animo dei personaggi.

g Secondo te, le sequenze descrittive in un testo narrativo servono per: arricchire il racconto annoiare il lettore

La bibliotecaria

Nella biblioteca non c’erano che libri, libri in attesa di saltare giù dagli scaffali e annoiarmi a morte.

Sembrava mi fissassero sussurrando: – Guarda altri due mocciosi che se la spassano troppo. Ma ora li mettiamo a posto noi! La biblioteca sembrava non finire mai. Una fila dopo l’altra di scaffalature di legno fissate al pavimento e al soffitto. Su ogni fila scorreva una scala con le rotelle in cima. Ci si sarebbero potute fare cose fantastiche, con quelle scale, ma era fuori discussione anche solo pensare che là dentro ai bambini fosse permesso di divertirsi.

– Che cosa volete? – tuonò una voce all’altro capo del salone. Mi bastò sentirla perché il cuore accelerasse i battiti. Quel suono ricordava due pezzi di metallo arrugginito strofinati l’uno contro l’altro.

Trattenni il fiato e scrutai le ombre davanti a me. Vidi una donna anziana dietro una scrivania massiccia, le nocche più grosse di ghiande premute contro il ripiano di legno, i capelli grigi raccolti in una crocchia così stretta da tirarle le sopracciglia in su, fin quasi a metà della fronte. Aveva un’espressione insieme sbalordita e furibonda. Verruca Murphy, senz’ombra di dubbio.

il testo
46 IL RACCONTO REALISTICO
Analizzo

– Ho detto: che cosa volete? – ripeté, colpendo la scrivania con un timbro a inchiostro.

Ci dirigemmo verso di lei, stringendoci l’uno all’altro come scimmie impaurite. Sulla scrivania c’era una scatola piena di timbri, e ne aveva tanti altri infilati nella cintura come pistole.

Dall’alto della sua mole, Verruca Murphy abbassò lo sguardo irato sopra di noi. Era grossa. Più alta di papà, più larga della mamma e delle nostre zie messe assieme.

Le braccia erano sottili come quelle di un robot e dietro gli occhiali gli occhi sembravano due scarafaggi neri.

– Mamma dice che dobbiamo fare la tessera della biblioteca – dissi io.

Ero riuscito ad articolare una frase completa. Niente male, date le circostanze.

LESSICO

g Cerca sul dizionario il significato di questi termini:

• Crocchia:

• Mole:

g Completa le frasi:

Il narratore è

Verruca Murphy è

I protagonisti del racconto sono ; si sono recati in biblioteca per

g Come ti sembra il carattere della bibliotecaria? Trova alcuni aggettivi per definirlo.

G I OCO con la storia

g Riscrivi il testo facendo apparire la bibliotecaria una giovane signora bella e gentile.

E. Colfer, La leggendaria storia di Verruca Murphy e del suo orribile sparapatate, Einaudi
47 IL TESTO NARRATIVO

L’ordine dei fatti scopriamo

La fabula è la successione cronologica degli eventi che costituiscono la trama di un testo narrativo.

Un maialino portafortuna

A casa nostra c’è un maiale. No, non sto parlando della mia sorellina piccola, ma di un maiale vero, che si chiama Mimmo Codino.

Una domenica andammo a fare una gita in campagna. C’eravamo tutti, cioè mia madre, mio padre, mia sorella Betti, che ha solo un anno meno di me, e Zuppi, la mia sorellina piccola. Non eravamo neanche arrivati che subito cominciammo a fare una cosa che a noi bambini non va proprio giù: passeggiare.

Il papà e la mamma non facevano altro che ripetere:

– Guardate laggiù che bello! – Poi ogni volta si fermavano e indicavano una collina o un albero.

Finalmente arrivammo in un paesino dove stavano celebrando una festa: era il cinquantesimo anniversario del corpo dei pompieri volontari. La gente era seduta sotto i castagni a mangiare salsicce attorno a lunghi tavoli di legno e su un palco c’era un’orchestrina che suonava. Finalmente potemmo sederci a bere la nostra aranciata.

A un certo punto le trombe finirono di suonare e un uomo vestito da pompiere andò al microfono e disse:

È arrivato il momento della lotteria. Tutti quelli che acquisteranno un biglietto ci aiuteranno a comprare una nuova pompa antincendio.

In palio ci sono molti premi e uno davvero sostanzioso. Pochi istanti dopo venne al nostro tavolo un uomo con in mano un secchiello pieno di biglietti della lotteria.

Ognuno di noi ebbe il permesso di comperarne uno.

Zuppi estrasse un numero rosso e, quando tutti i biglietti furono venduti, corse fino al palco con il suo pezzettino di carta.

L’ORDINE DEI FATTI
48 IL RACCONTO REALISTICO

Il pompiere si fece dare il biglietto e urlò:

– Il numero 33! Ecco la vincitrice del primo premio! Quanti anni hai?

– Sei.

– Sei veramente fortunata, sai? Hai vinto un maialino portafortuna.

A quel punto il pompiere estrasse un porcellino da una cassetta di legno e lo piazzò tra le braccia di Zuppi.

La gente applaudiva e rideva e, con un gran sorriso stampato in faccia, Zuppi trascinò il porcellino fino al nostro tavolo e si sedette in braccio alla mamma.

Era proprio grazioso, ma il papà era scuro in volto.

– Molto grazioso, – disse – ma quando ce ne andiamo lo restituisci ai pompieri!

– No! – esclamò Zuppi. – L’ho vinto! È mio.

– Non possiamo mica portarci un maiale a casa. A quelle parole Zuppi cominciò a piangere fortissimo.

Dagli altri tavoli cominciarono a fissarci tutti quanti: perché mai quella bambina stava piangendo, se aveva appena vinto un maialino?

Il papà pagò il conto e tornammo alla macchina. C’era molto da camminare, anche se scegliemmo il sentiero più breve, e il maialino dovemmo portarcelo in braccio.

g Metti in ordine cronologico i fatti narrati numerandoli da 1 a 7. Poi racconta la storia.

Una domenica la famiglia decide di fare una passeggiata.

La famiglia arriva in un paesino dove hanno organizzato una festa.

Infine tornano verso l’auto scegliendo il sentiero più corto.

Un pompiere annuncia il momento della lotteria.

Il pompiere consegna il maialino a Zuppi che possiede il numero del biglietto vincente.

In una famiglia vive un maialino.

Zuppi ritorna al tavolo con il maialino.

g Cancella il completamento errato.

• L’autore ha scelto di presentare i fatti attraverso la fabula • l’intreccio, cioè non ha • ha modificato l’ordine cronologico degli avvenimenti.

U. Timm, Mimmo Codino, maialino corridore, Einaudi Ragazzi
49 IL TESTO NARRATIVO

Il flashback scopriamo

Il flashback è una tecnica narrativa che consiste nel raccontare episodi passati rispetto a quelli che si stanno narrando.

il testo Analizzo IL RACCONTO REALISTICO

g Dividi il testo in sequenze segnandole a margine del testo.

g Definisci con pochi aggettivi il carattere di Mila e di Antonella.

g Nel testo è stato evidenziato un flashback. Individua l’altro delimitandolo con un riquadro.

g Manipola il racconto e sostituisci i due flashback con nuovi episodi.

Le cugine

La nonna li attendeva sulla soglia: – Su, presto, ché sono già arrivate le bambine!

Michele e Angiolino si guardarono un attimo negli occhi; si fecero coraggio ed entrarono in casa.

Mila corse incontro ai cugini allegramente, con in mano un bicchiere: inciampò e precipitò addosso ad Angiolino, rovesciandogli sopra tutta l’acqua. Per fortuna non si vedevano spesso: le cugine abitavano in un’altra città, e così capitava raramente di ritrovarsi tutti quanti insieme.

L’ultima volta era stata due anni prima: Mila aveva distrutto il teatrino di carta di Michele e poi si era messa tranquilla a disegnare sui quaderni di scuola di Angiolino. Per qualche incomprensibile motivo, nessuno dei grandi l’aveva sgridata. Sua sorella Antonella, coetanea di Michele, era una ragazza di dieci anni, dispettosa e sempre pronta ad attaccare briga con chiunque. I due fratelli ricordavano bene un episodio di qualche tempo prima, quando, senza nessun motivo, Antonella aveva deciso di provocare: – Ehi, Angiolino, fa’ vedere le ali – e aveva iniziato ad agitare le braccia, svolazzando per la stanza come una cornacchia impazzita.

Alla fine Angiolino, esasperato, si era lanciato contro di lei. Michele, vedendo che Angiolino stava per avere la peggio, aveva deciso di intervenire in suo soccorso.

Ma, quasi subito, erano arrivati i genitori, zii, parenti vari, che avevano cominciato a gridare: – Vergogna picchiare una bambina! Cosicché era finita con una punizione, e per diversi giorni la vigliacca se ne era andata zoppicando in giro, mentre in realtà non si era fatta nulla.

Erano passati diversi anni, ma l’ingiustizia è dura da scordare.

L’ORDINE DEI FATTI
g L’autore usa il flashback attraverso: le parole dei protagonisti la narrazione della storia 50

Un giardino meraviglioso

Tom esplora di notte il cortile sul retro della casa degli zii; gli hanno detto che non c’è nulla di interessante da vedere… e invece c’è un bellissimo parco.

Niente di interessante…! Solo un grande prato con aiuole in fiore, un abete maestoso e tassi frondosi, accigliati, che si curvavano su due lati del prato; sul terzo lato, a destra, c’era una serra grande quasi come una casa; e da ogni angolo del prato si snodava un sentiero, serpeggiando verso le profondità di altri giardini, di altri alberi. Istintivamente Tom aveva mosso qualche passo, trattenendo il fiato per la sorpresa; adesso respirò profondamente.

Sarebbe ritornato domani, di nascosto, alla luce del giorno. Avevano cercato di tenerlo lontano da quelle meraviglie, ma adesso non lo avrebbero fermato: né zio né zia né gli inquilini del pianterreno. Si sarebbe lanciato nell’erba, saltando sopra le aiuole; avrebbe sbirciato attraverso i vetri scintillanti della serra; avrebbe ispezionato ogni angolo, ogni galleria ritagliata nelle fronde dai tassi; si sarebbe arrampicato sugli alberi e si sarebbe aperto un passaggio dall’uno all’altro, servendosi dei rami fittamente intrecciati. E, quando fossero venuti a chiamarlo, sarebbe rimasto nascosto, zitto e sicuro come un uccello, in mezzo a quel tripudio di foglie, di rami, di tronchi.

Il flashforward scopriamo

Il flashforward è l’anticipazione di un evento che deve ancora avvenire.

il testo Analizzo

g Segna con una X

• Questo racconto segue l’ordine: cronologico non cronologico

• Nel testo è presente: un flashback un flashforward

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande.

• Che cosa scopre Tom?

• Cosa prova?

• Cosa immagina che farà il giorno dopo?

P. Pearce, Il giardino di mezzanotte, Mondadori
51 IL TESTO NARRATIVO

il testo Analizzo

g Nel testo è presente un’anticipazione: si tratta di un flashforward. Evidenzialo.

il testo Comprendo

g Cancella l’alternativa errata in ogni fase.

• I genitori di Tom vivono | non vivono separati.

• Martin è lo zio | un amico di Tom.

Il compleanno di Tom

I miei, oggi, per tutto il pomeriggio, staranno sotto lo stesso tetto.

Mi festeggeranno. Saranno contenti. Oggi infatti è il mio compleanno.

A casa trovo la vera sorpresa. Ci sono i nonni con un regalo veramente super, la mountain bike. C’è lo zio Franco con un pacco enorme, che contiene un altro pacco e poi un altro pacco ancora, finché, scartando, scartando, trovo una busta con i soldi dentro.

Zio Franco è troppo forte. Ci sono anche zia Marina, i nonni dalla parte del papà, un’amica della mamma e c’è la mamma tutta vestita elegante, che sembra una regina. Ha fatto una torta speciale e i bignè al cioccolato. E tutti dicono: - Lidia è brava!

Mi sento orgoglioso di avere una mamma così.

E poi arriva papà. Anche lui è vestito elegante e ha un pacco enorme. Lo scarto con il cuore che batte forte: ma che mi avrà regalato papà?

È un aereo da montare. Come quelli di Martin. Sono così contento che gli salto al collo.

- Non sapevo che ci tenesse tanto agli aerei - dice zia Marina, che è sempre un po’ polemica. Lei mi ha portato un modellino di Ferrari Testarossa.

- Ma noi uomini parliamo, vero Tom? - dice papà.

L’ORDINE DEI FATTI
52 IL RACCONTO REALISTICO

- Perché invece con me non parla? - insiste zia Marina. Adesso ho un po’ paura che succeda qualcosa.

E se la mamma si arrabbia? E se manderà via il papà?

E se papà andrà via davvero, magari prima che io riesca a spegnere le candeline?

Invece la mamma è allegra e dice: - Marina, lascia perdere. Gianni, vuoi un bignè?

E papà, con il bignè in mano, si siede accanto al nonno. Per un attimo penso che i miei si sono riappacificati, ma poi vedo che se ne stanno uno qua e l’altra là. E poi non si vedono più da mesi. Oggi sono tutti e due qui per me, è chiaro. La mamma spegne le luci, perché arriva la torta con le candeline. E in quei pochi istanti di buio io penso che fino a ieri ero solo un bambino di nove anni e vedevo le cose in un altro modo. Ma ora ne ho dieci ed è tutto cambiato. In un attimo penso a quello che io e Martin abbiamo immaginato per il nostro futuro. Avremo una casa tutta nostra e vivremo da soli. Martin farà il pilota e forse anch’io. Allora andremo a vivere nelle isole Samoa, quegli sputini in mezzo all’oceano. Perché pare che in quegli sputini lontani ci siano ancora dei tesori sepolti dai pirati. Tesori tutti da scoprire. E io questo lo vedo bene, adesso che non mi fa più paura andarmene lontano. Perché non sono più un bambino. Sono un ragazzo.

INSIEME

g Formate delle coppie, poi immaginate e scrivete insieme il seguito del racconto.

scopro le EMOZIONI

g Quali emozioni prova Tom durante la festa? Segna con una x quelle che secondo te sono corrette.

Agitazione

Paura

Gioia

Delusione

Rabbia

Sollievo

P. Zannoner, Il grande Martin, Mondadori
53 IL TESTO NARRATIVO

VERIFICA in itinere

Il pesce rosso

Qualunque bambino lo sa. Se chiedi un cane, ti vengono proposti in alternativa: il pesce rosso, la tartarughina d’acqua, gli uccellini o il criceto.

A me, che non ho mai posseduto un animale, tocca un pesce rosso.

E tutti insieme, papà, mamma e sorella, si va a comprare la vaschetta, con aggiunta di alghe di plastica e conchiglie colorate.

– Come lo vuoi, Giacomo? – chiede il commesso.

– Voglio quello con la coda bianca – rispondo.

Il commesso infila nell’acquario un retino e in un attimo mi ritrovo in mano un sacchetto di plastica pieno d’acqua, con dentro Flopper (ho deciso che si chiamerà così).

Il pesciolino ha più o meno la forma di quelle vecchie sveglie rotonde della nonna che facevano tremare la casa con i loro TIC- TAC- TIC- TAC.

Sono felice. È il mio primo animale. Ripartiamo felici verso casa. Paoletta canticchia guardando Flopper e si appende al sacchetto urlando che vuole vedere il suo pesce. Ma piuttosto che mollare Flopper mi faccio segare una mano.

Intanto papà usa il braccio sinistro per guidare e col destro, proiettato all’indietro, cerca di separarci.

Sfortuna vuole che separi il sacchetto da me, con acqua e pesce, e che tutto finisca sul sedile della nostra auto.

Mamma lancia un urlo selvaggio, Paoletta pure e Flopper intanto saltella sul sedile dell’auto. Io lo afferro velocemente e lo rimetto in quel poco d’acqua rimasta nel sacchetto.

– Fermati al bar! – grida mamma a papà.– Prendiamo dell’acqua. Papà fa una deviazione tipo rientro ai box Ferrari e tutti e quattro entriamo nel bar Canarino. Agitatissimo, noto sul bancone un bel bicchiere di acqua minerale e dopo un secondo Flopper ci nuota dentro. Finalmente posso tirare il fiato e mi rilasso. Molto meno rilassato è il signore che stava per bersi la minerale, anche se papà gli offre un caffè, sforzandosi di sorridere.

I. Benini, Ma un cane è un’altra cosa, Mondadori

54

g Chi è Giacomo?

Un pesce rosso

Il bambino protagonista

g Che cosa gli viene regalato?

Un pesce rosso Un cane

g A cosa somiglia il pesce scelto da Giacomo?

A un orologio a cucù

A una vecchia sveglia

g Che cosa succede in auto?

Il sacchetto con il pesce vola fuori dal finestrino

Il sacchetto con il pesce si rovescia

g Che cosa ti fa capire l’espressione “papà fa una deviazione tipo rientro ai box Ferrari”?

Il papà fa una manovra velocissima

Il papà parcheggia con calma l’automobile

g Perché il cliente al bar è infastidito?

Giacomo gli ha rovesciato il caffè

Giacomo ha versato Flopper nel suo bicchiere

g Indica con una X se l’affermazione è vera o falsa

• Giacomo desidera un gatto ma riceve un pesce.

• Il pesce sarà chiamato Flopper.

• Paoletta è la cugina di Giacomo.

• Paoletta e Giacomo litigano e il sacchetto con il pesce si rovescia.

F

• La mamma suggerisce di fermarsi in un bar. V F

• Giacomo mette Flopper in una tazza di cappuccino freddo. V F

• Il papà di Giacomo offre un caffè al cliente del bar infastidito. V F

il testo Analizzo

g Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

g I personaggi sono: realistici fantastici

g Il tempo della narrazione è: definito indefinito

g La vicenda è narrata: al presente al passato

g La vicenda è narrata in ordine: cronologico non cronologico

linguistica Riflessione

g Analizza a voce le seguenti parole: Flopper - cane - pesce - tartarughina - criceto

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

V F
V F
V
F
V
il testo Comprendo Ho svolto le attività di:
Riflessione
IL RACCONTO REALISTICO 55

Inverno in città

La neve era bella d’inverno quando copriva i colli vicini, i monti lontani, i prati delle valli, e si ammucchiava nel giardino pubblico, nelle piazzette inclinate, nella grande piazza a conchiglia.

D’inverno, ed era ancora pomeriggio, i lampioni venivano accesi presto perché le strade della città si facevano subito buie. La loro luce schiariva gli alti palazzi di pietra e di marmo contro il cielo, già cupo per le nubi grandi e pesanti che venivano ad addensarsi su di essi, richiamate dai colli; ingrandiva le austere facciate, le torri, i merli. La città si raccoglieva su se stessa e chiamava i suoi abitanti a immergersi nel mistero delle sue mura.

Giorno d’inverno

Nell’azzurro lo stormo di alcuni uccelli neri che strillano aleggiando, poi si posano sul pioppo irrigidito.

... Sul pioppo spoglio, serie cornacchie quiete e taciturne, gelide nere note scritte sul pentagramma di febbraio.

A. Machado, Poesie scelte, Mondadori

• Cosa vuole esprimere lo scrittore descrivendo la città innevata?

g Trasforma il testo in una illustrazione utilizzando il colore grigio e i diversi toni del blu e dell’azzurro.

g Sottolinea i versi che ti hanno maggiormente colpito e utilizzali per scrivere una poesia sull’inverno.

g Descrivi un fenomeno atmosferico tipico della stagione invernale esprimendo sensazioni ed emozioni.

56
Ecco l’INVERNO

La prima neve

Zia Priscilla si era addormentata davanti al camino. Henrietta si arrampicò su uno sgabello e aprì un armadietto altissimo che cigolava. Là, sotto un soffice strato di polvere, trovò una piccola collezione di spezie, inclusa la sua preferita: la cannella. Afferrò il barattolo e si stava per mettere al lavoro quando diede un’occhiata fuori dalla finestra e notò che la pioggia si era trasformata in neve: la prima nevicata dell’anno, magica, leggera, scendeva dal cielo e contornava ogni ramo del giardino di Priscilla.

Henrietta uscì dalla porta sul retro, buttò la testa all’indietro e si mise a mangiare i fiocchi che cadevano.

“Zia Priscilla non dovrebbe perderselo”pensò. Corse alla poltrona vicino al camino per svegliarla. Priscilla probabilmente sentì la sua presenza perché aprì gli occhi e disse: - Sei tutta bagnata!

- Nevica, - disse Henrietta- vieni a vedere. Afferrò la nodosa mano di Priscilla e l’aiutò ad alzarsi dalla poltrona.

Forse era ancora mezza addormentata, oppure troppo sorpresa per resistere, ma pochi attimi dopo era in piedi sulla soglia a guardare la neve.

Visto che si era fermata lì, Henrietta dovette prenderla per entrambe le mani e tirarla. Si misero a girare in cerchio, mani nelle mani mentre i fiocchi di neve gli cadevano sulle mani e sulle ciglia.

Il suono che seguì somigliava piuttosto all’abbaiare di un cagnolino che a un suono di voce umana. Henrietta fece fatica a riconoscerlo e si rese conto, in quel momento, che non aveva mai sentito ridere zia Priscilla. Quando smise, il mondo sembrava immobile e silenzioso, come può esserlo solo sotto una nevicata.

• Che cosa sta facendo Henrietta all’inizio del racconto?

• Che cosa accade dopo?

• E dopo ancora?

• Cosa prova Henrietta nel vedere il giardino innevato?

g Immagina di essere Henrietta e di trovarti nel giardino innevato di sua zia Priscilla. Descrivi le tue emozioni.

g Come potrebbe continuare la storia? Immagina e completa sul quaderno.

Snow Kisses

If you go out when it’s snowing And look up at the sky

You’ll feel lots of icy kisses As the snowflakes flutter by.

K. Siebel, Due gemelle troppo diverse, Terre di Mezzo
57 INVERNO

l’INVERNO nell’ARTE

Emozioni a colori

g Osserva i dipinti, i colori e gli elementi che li caratterizzano. Poi confrontati con i compagni e le compagne. Avete provato le stesse emozioni?

Alfred Sisley, La piazza del canile a Marly-le-Roi Claude Monet, Il treno nella neve
58

OSSERVO CREO SCRIVO

Che suoni immagini di poter sentire negli ambienti rappresentati?

Che cosa ti piacerebbe fare in ognuno di essi?

Dopo aver osservato i dipinti scrivi una poesia sull’inverno e illustrala.

Scegli il dipinto che ti ha maggiormente colpito e trasformalo in un paesaggio primaverile, utilizzando la tecnica che preferisci.

Paul Gauguin, Paesaggio invernale
59
Camille Pissarro, La strada per Versailles a Louveciennes

Natale, un giorno

Perché dappertutto ci sono così tanti recinti?

In fondo tutto il mondo è un grande recinto.

Perché la gente parla lingue diverse?

In fondo tutti diciamo le stesse cose.

Perché il colore della pelle non è indifferente?

In fondo siamo tutti diversi.

Perché gli adulti fanno la guerra?

Dio certamente non lo vuole.

Perché avvelenano la terra?

Abbiamo solo quella.

A Natale – un giorno – gli uomini andranno d’accordo in tutto il mondo.

Allora ci sarà un enorme albero di Natale con milioni di candele.

Ognuno ne terrà una in mano, e nessuno riuscirà a vedere l’enorme albero fino alla punta.

Allora tutti si diranno "Buon Natale!" a Natale, un giorno.

il testo Comprendo

g Che cosa spera il poeta?

ARLIAMONE

• Condividi il messaggio della poesia?

• Cosa ne pensano i tuoi compagni di classe?

• Quale contributo possiamo dare nella vita di tutti i giorni per realizzare un mondo migliore?

IN FESTA! VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 60 INVERNO

Una vigilia di Pace

Avevo allora dodici anni e abitavo con la mamma in una casetta tra i boschi nelle Ardenne ai confini tra la Germania e il Belgio. Era il 24 dicembre 1944 e sulle Ardenne divampava una disperata offensiva e, fra il rombo delle artiglierie e degli aerei, sentimmo bussare.

La mamma aprì e si trovò di fronte a soldati americani, per noi «nemici». Uno parlò in una lingua a noi sconosciuta, indicando un compagno steso a terra, gravemente ferito.

La mamma li fece entrare, strappò un lenzuolo in lunghe strisce per farne bende e fasciare la coscia del soldato, che correva il rischio di morire per il sangue perduto.

Poi mise a cuocere un galletto.

Stavo apparecchiando quando sentimmo bussare di nuovo: aprii e mi trovai davanti quattro soldati tedeschi.

Rimasi inchiodato dalla paura. Anche la mamma sbiancò in viso, ma rivolse loro parole di saluto.

I soldati le augurarono «Buon Natale» poi le chiesero di essere ospitati per la notte.

– Certo, – rispose la mamma – potete fare pure un buon pasto caldo, ma abbiamo altri tre ospiti che voi non considerate vostri amici.

– Chi c’è dentro? Americani? – chiese duramente il caporale tedesco.

– Sentite, – disse adagio la mamma – voi potreste essere miei figli come gli altri. È la notte di Natale. Dimenticate di essere nemici.

A tavola vedemmo che i soldati erano tornati ragazzi, alcuni americani, altri tedeschi, e avevano gli occhi lucidi. Questo «armistizio», all’alba, quando tutti si prepararono per la partenza, durava ancora.

scrittore Anch’io

• Perché la mamma accoglie i soldati americani?

• Credi che la sua decisione sia stata quella giusta?

• Perché il narratore viene sopraffatto dalla paura alla vista dei tedeschi?

• Per quale motivo nacque un silenzioso armistizio fra i soldati nemici?

• Quale messaggio ci comunica il racconto?

g Come potrebbe finire la storia? Immagina e scrivi. Poi confrontati con i compagni e le compagne.

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 61 INVERNO
ARLIAMONE

Mi autovaluto

Ho imparato a…

Legenda

benissimo bene così così

• ascoltare un testo e a capirne le diverse informazioni

• riassumere un testo

• esporre un testo letto

• distinguere gli elementi che caratterizzano un testo realistico

• cogliere le emozioni presenti in un testo

• conoscere la tipologia delle sequenze di un testo

• individuare le tecniche narrative presenti in un testo

• scrivere testi

Come mi sono sentito

Scegli tra le alternative proposte.

g Ho mostrato maggiore sicurezza quando: ho letto ho ascoltato ho scritto ho parlato

g A volte ho chiesto aiuto ai compagni o all’insegnante per: comprendere analizzare raccontare scrivere

g Durante le verifiche ho provato:

tranquillità agitazione noia altro

62
62
mi AUTOVALUTO

Mi intervisto

Scegli tra le alternative proposte o scrivine una tua se non trovi nulla di corrispondente a ciò che provi.

g Quando ascolti una lettura, che cosa ti aiuta a capire meglio?

Le immagini L’espressione di chi legge

Il silenzio Altro

g Che cosa ti mette più in difficoltà quando leggi?

Leggere a voce alta Leggere davanti a tutti

Leggere parole nuove Altro

g In quale attività ti diverti di più?

Nelle attività individuali Nelle attività di coppia

Nelle attività di gruppo Altro

g In che cosa pensi di dover migliorare?

Nella comprensione del testo Nell’analisi del testo

Nella scrittura Altro

g Come ti definiresti?

Un bravo lettore

Un attento ascoltatore

Un buon compagno di gruppo Altro

Mi confronto con la classe

g Seduti in cerchio, a turno, leggete alla classe le risposte dell’intervista a voi stessi e confrontatevi. Ascoltate con attenzione le risposte dei compagni, dalle quali potreste trovare utili spunti per migliorare.

TAPPA 63 X a 1 a

Alla scoperta del...

RACCONTO UMORISTICO

CHE COS’È?

Il racconto umoristico è un testo buffo e comico che ha lo scopo di far divertire il lettore. La descrizione mette in rilievo i comportamenti ridicoli dei personaggi, ed esagera le caratteristiche delle persone.

PERSONAGGI

I personaggi, realistici e fantastici, sono buffi, bizzarri, pasticcioni, ridicoli. Essi presentano di solito caratteristiche esagerate e si comportano in modo strano e imprevedibile, combinano guai rispetto alla situazione.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO UMORISTICO

FATTI

I fatti si trasformano in situazioni fuori dal comune che suscitano in chi legge il divertimento. Accadono cose strane: colpi di scena, malintesi, sorprese, equivoci.

Lo scrittore per ottenere l’effetto comico utilizza alcune tecniche:

• gli imprevisti, che modificano una situazione normale trasformandola in situazione ridicola;

• il capovolgimento dei ruoli, quando i personaggi si comportano in modo opposto a ciò che il lettore si aspetta;

• gli equivoci basati su giochi di parole.

Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona.

TEMPO

La vicenda può avvenire in un tempo presente o passato, definito o indefinito

LUOGHI

I luoghi di solito sono reali: infatti, situazioni normali possono diventare divertenti in qualsiasi luogo.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 201

LINGUAGGIO

Il linguaggio del racconto è fresco e divertente. L’autore crea un effetto comico attraverso l’uso di tecniche.

64

La tela del ragno

Se ci riesce il ragno, disse Alessandrone, ci riuscirò anch’io. Scherziamo? Il ragno è una bestia, cioè un insetto, e io sono io, cioè un uomo. Che cosa sa fare il ragno? La ragnatela e niente altro. Come la fa? Con lo sputo. A che cosa serve la tela del ragno? Non per fare lenzuoli, asciugamani, federe, camicie e via dicendo. La tela del ragno serve solo per acchiappare le mosche cioè per procurare al ragno, che è un insetto, un altro insetto da mangiare. Il ragno infatti mangia le mosche. L’uomo non mangia le mosche, salvo qualche volta quando gli cadono dentro il piatto della minestra. Bisogna riconoscere che lo sputo del ragno è un filo lungo e sottile, ma molto robusto, così che il ragno ci può stare appeso con tutto il suo corpo e calarsi nel vuoto e dondolarsi da un ramo all’altro se sta su un albero, da un muro all’altro se sta in una casa, da un cavolo all’altro se sta in un orto, di palo in frasca se sta in giro per il mondo. Agli uomini il ragno fa schifo, soprattutto alle donne. Solo i contadini gli lasciano fare le sue ragnatele nelle stalle, perché così ci vanno a finire le mosche e non danno fastidio alle vacche.

Un giorno Alessandrone si arrampicò su un albero. Quello che fa un ragno lo posso fare anch’io meglio di lui. Alessandrone raccolse lo sputo sulla lingua, scelse un ramo robusto e vi sputò sopra. Poi si buttò di sotto pensando di rimanere appeso allo sputo come aveva visto fare al ragno. Invece cascò a terra malamente e si slogò il collo, una spalla, un ginocchio, un gomito, un polso, quattro dita della mano sinistra e due del piede destro.

Gli elementi del testo

Il personaggio del racconto è: realistico fantastico

La vicenda si colloca in un tempo: definito indefinito

Il luogo dove si svolge la storia è: reale fantastico definito indefinito

Il fatto che crea l’effetto umoristico nella vicenda è legato: al comportamento del protagonista ad un equivoco

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

L’autore ha scritto il testo per: parlare della caratteristica del ragno divertire il lettore

L. Malerba, Storiette, Einaudi
65 IL TESTO NARRATIVO

il testo Analizzo

g Da quali elementi nasce l’umorismo del racconto? Segna con una x quello che non c’entra con la storia.

Situazioni esagerate

Personaggi pasticcioni e combinaguai

Battute divertenti Narrazione dei fatti minuto per minuto Travestimento e trucco della voce Colpo di scena

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande, poi racconta la storia.

• Perché la mamma lasciò cadere pentole e coperchi vicino al bimbo addormentato?

• Cosa successe appena andò via?

• Quale rimedio escogitò il papà per tranquillizzare il bambino?

• Perché alla fine il bambino ricominciò a piangere?

Voglia di mamma

Ecco la storia molto divertente di un papà che deve occuparsi del figlioletto abituato a trascorrere le giornate con la mamma.

Verso le 15 di quel giorno mia moglie Margherita mi fece solennemente le consegne: un appartamento di 4 vani pulito e in buono stato, una cameriera di 25 anni semisveglia e un figlio di anni 0, addormentato.

Poi, avvicinatasi alla culla del già nominato reggendo una bracciata di pentole e coperchi, lasciò cadere tutto sul pavimento. Nonostante l’orribile frastuono, il dormiente non si scompose di un millimetro.

– Eccotelo collaudato – affermò la distinta signora. – Per farlo svegliare bisognerebbe almeno sparargli da vicino dei pezzi da mortaio.

Quindi uscì con la coscienza a posto e io, sdraiatomi su una poltrona, mi diedi alla lettura.

Dieci minuti dopo lasciavo cadere il libro e balzavo in piedi di soprassalto.

– Marietta!

Marietta si affacciò alla porta dello studio:

– Marietta, comincia a preparare per il pranzo. Non senti la sirena delle cinque?

– No, signore, non è la sirena delle cinque: è il bambino che si è svegliato – precisò Marietta. Dalla strada veniva uno strano brusio. Un folto gruppo di persone stazionava davanti alla casa.

– C’è un incendio, – dicevano – stanno per arrivare i vigili del fuoco!

Bisogna rassicurare quella gente – affermai io e mi precipitai nella stanza da letto; prelevai dalla culla l’ululante personaggio e, affacciatomi al balcone, lo mostrai alla folla. La gente comprese l’equivoco e l’ assembramento si sciolse… L’urlo intanto usciva senza interruzione dalla piccola gola rosea.

Provai di tutto per far tacere il bambino: lo misi a gambe in su, orizzontale, verticale, diagonale. Feci suonare la sveglia, il fonografo, la radio.

66 IL RACCONTO UMORISTICO

Alle 16,30 la cameriera Marietta, disfatta, buttò tutta la sua roba in un sacco e abbandonò il servizio.

Alle 16,52 arrivarono due poliziotti per chiedermi se era lì che stavano ammazzando una vecchia.

Alle 17 l’inquilino del secondo piano, riempite alcune valigie, partì per i laghi.

Si radunò d’urgenza in casa mia una commissione di padri e madri di famiglia per stabilire le cause della catastrofe canora e per studiare gli eventuali rimedi. Dopo venti minuti di discussione balzava fuori la verità: il bambino voleva la mamma. Dieci donne tentarono di imitarla, ma invano. Allora risolsi di giocare il tutto per tutto.

Mi tirai i capelli sugli occhi, mi legai un fazzoletto di seta in testa, ingentilii i miei lineamenti con cipria rosa…

Verso le 17,25 ero pronto, ma c’era un grave problema: la voce…

Dopo laboriosa discussione si stabiliva di doppiare la voce: io avrei fatto i movimenti con le labbra e la signora Rosetta, nascosta dietro di me, avrebbe imitato la voce…

Alle 17,40 mi avvicinavo a passettini al bambino, che continuava a urlare come l’inferno in rivolta, e lo prendevo in braccio. Poi cominciavo a muovere le labbra e la signora Rosetta cominciava a parlare: – Ciriciricì, curucurucù, caricaricà, cirlicicì…

Il bambino smise di urlare, mi guardò con estrema attenzione e serietà. Infine appoggiò la testa sulla mia spalla e tacque. Quando, dopo cinque minuti, ritornò mia moglie, il bambino cominciò ad urlare di nuovo, abbracciandomi stretto stretto. Egli non poteva assolutamente tollerare il fatto di avere un’altra madre oltre quella che lo aveva in braccio…

G I OCO con

la storia

g Dopo aver letto il testo scrivi un nuovo finale, poi confrontati con le compagne e i compagni.

LESSICO

assembramento: raggruppamento di persone.

tollerare: sopportare.

G. Guareschi, La scoperta di Milano, Rizzoli
g Racconta un episodio divertente di cui sei stato protagonista. 67
io Parlo IL TESTO NARRATIVO

Un fischio nella notte

Il signor Veneranda si fermò davanti al portone di una casa, guardò le finestre buie e spente e fischiò più volte come volesse chiamare qualcuno. A una finestra del terzo piano si affacciò un signore.

– È senza chiave? – chiese il signore gridando per farsi sentire.

– Sì, sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.

– E il portone è chiuso? – gridò di nuovo il signore affacciato.

– Sì, è chiuso – rispose il signor Veneranda.

– Allora le butto la chiave.

– Per fare cosa? – chiese il signor Veneranda.

– Per aprire il portone – rispose il signore affacciato.

– Va bene, – gridò il signor Veneranda – se vuole che apra il portone, butti pure la chiave.

– Ma lei deve entrare?

– Io no… Cosa dovrei entrare a fare?

– Ma non abita qui lei? – chiese il signore affacciato, che cominciava a non capire.

– Io no – gridò il signor Veneranda.

– E allora perché vuole la chiave?

– Se lei vuole che apra il portone non posso mica aprirlo con la pipa, le pare?

– Io non voglio aprire il portone, – gridò il signore affacciato – io credevo che lei abitasse qui: ho sentito che fischiava.

– Perché, tutti quelli che abitano in questa casa fischiano? –chiese il signor Veneranda, sempre gridando.

– Se sono senza chiave, sì! – rispose il signore affacciato.

– Io sono senza chiave – gridò il signor Veneranda.

68 IL RACCONTO UMORISTICO

Insomma si può sapere cosa avete da gridare? Qui non si può dormire – urlò un signore affacciandosi a una finestra del primo piano.

– Gridiamo perché quello sta al terzo piano e io sto in strada, – disse il signor Veneranda – se parliamo piano non ci si capisce.

– Ma lei cosa vuole? – chiese il signore affacciato al primo piano.

– Lo domandi a quello del terzo piano cosa vuole; – disse il signor Veneranda – io non ho ancora capito: prima vuol buttarmi la chiave per aprire il portone, poi non vuole che io apra il portone, poi dice che se fischio debbo abitare in questa casa. Insomma io non ho ancora capito. Lei fischia?

– Io? Io no… perché dovrei fischiare? – chiese il signore affacciato al primo piano.

– Perché abita in questa casa – disse il signor Veneranda.

L’ha detto quello del terzo piano che quelli che abitano in questa casa fischiano! Beh, ad ogni modo non mi interessa, se vuole può anche fischiare.

Il signor Veneranda salutò con un cenno del capo e si avviò per la strada, brontolando che quello doveva essere una specie di manicomio.

g Nella frase “L’ha detto”, “ L’ ” ha la funzione di: articolo pronome

il testo Analizzo

g La situazione descritta è: normale esagerata

g Il paradosso viene reso:

dalle descrizioni

dai dialoghi

g La comicità del testo nasce dal fatto che:

il signor Veneranda

vuole la chiave pur non abitando in quel palazzo

l’inquilino del terzo

piano vuole buttargli

la chiave

il signor Veneranda

fischia davanti al portone

C. Manzoni, Il Signor Veneranda, Rizzoli
Riflessionelinguistica 69 IL TESTO NARRATIVO

In vacanza a Piro Piro

– Andrò sull’isola di Piro Piro, in pallone! – dissi con entusiasmo all’agenzia di viaggi. Il sabato della settimana successiva mi presentai puntualissimo all’addetto dei palloni, così come stabilito. Un omone mi portò in cima a un grattacielo e mi disse: – Ecco i palloni, li vede! Sono laggiù pronti per la partenza – indicando con la mano un angolo dell’enorme terrazzo, dove si vedevano legati a un anello centinaia di palloncini colorati.

– E io dovrei viaggiare con quei cosi? – dissi alquanto preoccupato.

– Già! – rispose l’addetto ai palloni senza aggiungere altro. Senza neanche rendermene conto, mi trovai legato saldamente ai palloncini.

– Ma come troverò la strada per Piro Piro? – domandai in preda al panico.

– Questo stormo di piccioni viaggiatori la guiderà! – rispose l’omone. Detto questo, li legò ai palloncini e li liberò immediatamente.

– Non voglio più partire! – urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Senza cambiare espressione, l’omone mi guardò e mi salutò, mentre i piccioni cominciarono a volare trascinandomi via con loro. Continuai a urlare per qualche minuto, stringendo così forte le palpebre da sentire dolore agli occhi.

Nonostante le mie preoccupazioni, il viaggio proseguì senza troppi pericoli e il mercoledì seguente giungemmo in vista dell’isola di Piro Piro con una puntualità straordinaria. Mi congratulai con i piccioni, che finsero di non aver sentito. In verità secondo me si erano montati un po’ la testa per i miei complimenti, perché continuarono a volare sopra Piro Piro senza volersi posare sull’isola. Gli indigeni trovarono comunque un metodo efficace per farmi atterrare. Sentii, infatti, l’improvviso sibilo di numerose fionde e, nel giro di pochi minuti, fecero esplodere tutti i palloncini facendomi precipitare in mare.

Nonostante i miei sforzi per assumere una corretta posizione, colpii il mare con le natiche, che mi dolgono ancora. Molto gentilmente e con estrema rapidità, gli indigeni vennero a ripescarmi.

70 VERIFICA in itinere
D. Ticli, Sette giorni a Piro Piro, Piemme

il testo Comprendo

g Chi è il protagonista del racconto?

Un agente di viaggi

Il narratore

g Che cos’è Piro Piro?

Un’isola

Una tribù

g Come si arriva a Piro Piro?

A bordo di una mongolfiera

Legati a palloncini

g Quale reazione ha il narratore scoprendo

il mezzo con cui viaggerà?

È in preda al panico

È eccitato

g Quale mezzo userà per orientarsi?

Un navigatore satellitare

Uno stormo di piccioni viaggiatori

g Cosa vuol dire “montarsi la testa”?

Indossare un cappello

Darsi delle arie

g Come riuscirà ad atterrare?

Gli indigeni bucheranno i palloni con le fionde

Si lancerà con il paracadute

g Che cosa rende divertente la vicenda?

L’insolito mezzo di trasporto

L’ambientazione

g Segna con una X gli elementi che non appartengono al racconto.

Piccioni Indigeni Aereo

Palloncini Nave Agenzia di viaggi

il testo Analizzo

• Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

• I personaggi sono: realistici fantastici

• Il luogo della narrazione è: definito indefinito

• Il tempo della narrazione è: definito indefinito

• La vicenda è narrata: al presente al passato

linguistica Riflessione

g Sottolinea i verbi e analizzali sul quaderno.

“Senza cambiare espressione, l’omone mi guardò e mi salutò, mentre i piccioni cominciarono a volare trascinandomi via con loro. Continuai a urlare per qualche minuto, stringendo così forte le palpebre da sentire dolore agli occhi.”

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica
IL RACCONTO UMORISTICO 71

Alla scoperta del...

RACCONTO DI AVVENTURA

CHE COS’È?

Il racconto di avventura narra fatti rischiosi, straordinari ed emozionanti che lasciano il lettore col fiato sospeso. Gli eventi sono narrati in modo rapido e incalzante

PERSONAGGI

Il protagonista è un eroe dotato di intelligenza, coraggio e intraprendenza, capace di superare pericoli e prove difficili e inaspettate .

A volte è accompagnato da altri personaggi, che lo ostacolano (antagonista) o lo aiutano.

I personaggi sono esploratori, viaggiatori, archeologi, ma anche ragazzini in cerca di emozioni.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO DI AVVENTURA

FATTI

Accadono fatti eccezionali, cioè eventi inattesi che complicano la situazione iniziale dando avvio ad una serie di peripezie e di colpi di scena.

Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza

persona

LINGUAGGIO

Il linguaggio è caratterizzato da frasi ricche d’azione, da descrizioni particolareggiate e da dialoghi che hanno lo scopo non solo di vivacizzare il racconto ma anche di esprimere le emozioni dei personaggi.

LUOGHI

Le vicende sono ambientate in luoghi naturali, lontani e selvaggi, in cui si nascondono insidie e pericoli: foreste, isole deserte, abissi marini, sotterranei, grotte…

TEMPO

Le vicende si svolgono nel passato o nel presente, definito o indefinito.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 202
72

Sull’isola deserta

Tirata in secco la barca, non avendo una briciola di sonno ed essendo la notte bella e chiara, i sette naufraghi andarono ad esplorare l’isola per scoprire dove mai fossero capitati. Scoprirono prima di tutto che non si trattava di un’isola deserta, ma di un’isola una volta abitata e poi per una misteriosa ragione abbandonata.

C’era, nel cuore dell’isola, una vasta radura tra palme e cedri, con un gruppo di costruzioni, una sorta di villaggio turistico ben attrezzato. Gli edifici principali della radura erano un albergo ed un supermercato. Poi c’erano delle casette in cemento con il tetto di paglia, una piscina, un campo da tennis, una palestra coperta ed una rimessa per le barche. Barche però non ce n’erano e nemmeno benzina. L’albergo era piccolo, con palme nell’ingresso ed aria condizionata. L’energia elettrica era fornita da un generatore e tutti gli edifici erano illuminati. Le stanze dell’albergo erano pulite ed ordinate, con i tetti rifatti, l’acqua calda nei rubinetti e i fiori freschi nei vasi sui tavolini. Nel frigorifero del bar c’era ancora una piccola scorta di gelati.

Quando i sette naufraghi ebbero visitato tutto l’edificio, suonando tutti i citofoni ed i campanelli, lanciando richiami per i corridoi, colpendo ripetutamente il gong della sala da pranzo, si convinsero che era proprio deserto. Altrettanto deserto era il supermercato. Le porte erano spalancate, le luci accese, i banchi degli alimentari, dei surgelati, dei detersivi erano pieni di prodotti ben ordinati, ma di persone nemmeno l’ombra…

Gli elementi del testo

I personaggi del racconto sono: naufraghi su un’isola naufraghi che vivono una situazione di pericolo

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: un’isola abbandonata un’isola piena di insidie

Il tempo in cui accadono i fatti è: definito indefinito

Quale di questi fatti è presente nel testo?

I naufraghi, di notte, esplorano l’isola deserta

I naufraghi restano intrappolati in una vecchia casa

I naufraghi fanno strani incontri

Nel testo prevalgono: sequenze descrittive sequenze narrative

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

73 IL TESTO NARRATIVO
B. Pitzorno, Sette Robinson in un’isola matta, Juvenilia

il testo Analizzo

g Sottolinea nel testo con colori diversi:

le parole del tempo;

le parole che descrivono;

i discorsi diretti;

le riflessioni di chi narra.

g Sottolinea, poi, per ogni sequenza l’informazione più importante e racconta la storia.

I naufraghi del Bounty

Giorno trentaduesimo - 29 maggio

Finalmente siamo riusciti a farci strada tra la barriera corallina, raggiungendo sani e salvi una spiaggia. L’eccitazione di tutti era dovuta alle continue raccomandazioni del signor Bligh che ci diceva di rimanere calmi, perché soltanto poche settimane prima avevamo rischiato di perdere la vita per mano degli indigeni

Quando la lancia toccò la sabbia, saltammo giù godendoci la sensazione dei piedi che toccavano la terraferma. Non ci mettemmo a correre o a ballare come pazzi; l’avevamo fatto in passato, ma in quel momento eravamo troppo deboli, ci girava la testa, avevamo la pancia vuota e il morale basso, così ci distendemmo sulla sabbia.

Dopo un po’, vedendoci leggermente più in forze, il capitano ci divise in due gruppi, uno a cercare acqua e cibo, e l’altro a fare qualche piccola riparazione alla nostra imbarcazione. Io ero stato scelto per andare in esplorazione e ne ero felice.

– L’isola sembra deserta, – ci ammonì – ma fate attenzione. I selvaggi potrebbero essersi nascosti se ci hanno avvistato da lontano, e se è così possiamo star certi che saranno dieci volte più di noi. Eravamo sei o sette e ci inoltrammo tra gli alberi.

74 IL RACCONTO DI AVVENTURA

Ad un tratto mi giunse alle orecchie un suono più piacevole che un uomo possa sentire: lo scroscio d’acqua di una fonte. Avanzammo ancora tra i cespugli e ci trovammo davanti a uno specchio d’acqua minuscolo, ma che per noi era più che sufficiente. Ci buttammo nell’acqua fredda e, quando decidemmo di placare la sete, ci guardammo ridendo a crepapelle.

– Ragazzi, date un’occhiata – disse Tomas Hall con gli occhi fissi su una fila di rocce ricoperte di conchiglie. Non capivamo cosa avesse in mente, ma un attimo dopo afferrò una conchiglia e l’aprì. Mostrando una lucida, pallida ostrica. Poi fece scivolare in bocca il mollusco e chiuse gli occhi deliziato.

Nel giro di pochi secondi lo stavamo copiando tutti: eravamo indaffarati a staccare le ostriche, aprirle, estrarre il mollusco e mangiarlo. Ce n’erano a migliaia e non vedevo l’ora di tornare alla spiaggia e dirlo agli altri. In più, al ritorno, ci imbattemmo in una macchia di cespugli ricoperti da una infinità di bacche rosse e nere. Ci lanciammo su di esse e mangiammo fino ad avere la pancia gonfia.

Quando finalmente tornammo in spiaggia, cominciai a sentirmi male. Mi strinsi la pancia gemendo, e pensai che forse non era stata una buona idea mangiare così tanto e in fretta dopo un periodo così lungo di denutrizione.

Mi sembrava che ogni ostrica e ogni bacca che avevo ingurgitato si ribellasse a quella temporanea prigionia. E, in quella guerra che si svolgeva nel mio intestino, bacche e ostriche erano di sicuro le vincitrici.

Parecchi degli altri uomini erano in condizioni simili alle mie, mentre altri non sembravano soffrire quanto noi.

Era comunque stato un bel pomeriggio, il migliore che ricordassi, in tutto quel dannato viaggio.

g Scrivi un racconto di avventura. Segui la traccia.

• Perché ti trovavi nella foresta tropicale?

• Che cosa stavi cercando?

• Dove pensavi che fosse nascosto?

• Quali pericoli hai dovuto affrontare?

• Quali emozioni hai provato?

• In che modo si è conclusa l’avventura?

LESSICO

indigeni: nativi del luogo. lancia: scialuppa di salvataggio.

io Scrivo
75 IL TESTO NARRATIVO

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande, poi racconta la storia.

• Dove si svolge l’avventura?

• Chi è il protagonista?

• Quale pericolo deve affrontare?

• In che modo riesce a superarlo?

g Sottolinea nel testo le parole che descrivono Polifemo.

INSIEME

g Che aspetto avranno i Ciclopi accorsi in aiuto a Polifemo?

Dividetevi in piccoli gruppi, illustrateli e descriveteli sul quaderno, poi confrontate i vostri lavori.

Le avventure di Ulisse

Giunto a un’isola sconosciuta e gettata l’ancora, Ulisse scelse dodici compagni e prese un otre di buon vino rosso.

– Un vino prelibato come questo può essere utile, anche come dono augurale.

Presto si trovarono di fronte a un’enorme apertura di una grotta, circondata da un recinto in cui pascolavano capre e pecore.

– Questa grotta è abitata – commentò un marinaio.

– Entriamo! – ordinò Ulisse.

E i tredici uomini si addentrarono nella grotta, un enorme antro destinato ad abitazione.

– Ma questa è la grotta di un gigante! – disse qualcuno.

– Sì – confermò Ulisse. – Ho sentito parlare di mostri giganti, detti Ciclopi. Io resto a conoscere l’abitante della grotta. Mentre Come gli uomini si guardavano perplessi, un rumore di passi scosse tutto l’antro.

Il mostro entrò, fischiettando e spingendo dentro le greggi. Era immenso, una vera montagna umana e, sul viso orrendo, si apriva un solo grande occhio, rosso e terribile, posto in mezzo alla fronte.

Il gigante, con un pesante macigno, chiuse l’apertura della grotta.

– Chi siete, stranieri? – chiese il Ciclope, quando mentre vide comparire Ulisse e i suoi compagni.

– Veniamo da Troia e siamo diretti alla nostra patria – spiegò Ulisse.

– Io mi chiamo Polifemo – borbottò quello. – E ora dovrò accontentarmi di voi.

Subito su di loro calarono le manacce del mostro: due giovani furono sollevati da terra e in un attimo il gigante se li cacciò in bocca.

Il giorno dopo, appena il gigante fu uscito con le greggi ed ebbe rinchiuso i prigionieri nella grotta, Ulisse ordinò ai compagni di acuminare ben bene un palo di olivo.

I CLASSICI DELL’AVVENTURA
76 IL RACCONTO DI AVVENTURA

La sera, quando Polifemo tornò, Ulisse gli offrì una scodella di vino. Al gigante piacque così tanto che si fece riempire la tazza in continuazione, diventando sempre più allegro.

– Senti, – disse a un certo punto – come ti chiami?

– Il mio nome è Nessuno – rispose pronto Ulisse.

– Nessuno? Che bel nome! – E, detto questo, si sdraiò vinto dal sonno. Subito Ulisse e i compagni arroventarono il palo di olivo nella brace, si avvicinarono al Ciclope, sollevarono il palo e lo infilarono nell’unico occhio del mostro.

– Aiuto! Aiuto! Amici, compagni Ciclopi, salvatemi! – urlò il gigante.

– Chi ti fa del male, Polifemo? – tuonarono i Ciclopi accorsi.

– Nessuno! – strillò subito il mostro.

– E perché ci disturbi? – domandarono quelli allontanandosi seccati. Il mattino seguente Polifemo frugò in ogni angolo alla ricerca dei suoi aggressori, ma Ulisse e i suoi compagni riuscirono a sfuggirgli.

– Non importa. Tanto non hai scampo, maledetto Nessuno: da qui non puoi andartene.

– Su, venite qui! – bisbigliò Ulisse ai compagni.

Afferrò alcuni montoni e li legò insieme a tre a tre. Sotto la pancia del montone nel mezzo legò poi ognuno dei compagni.

– E tu, come uscirai? – gli chiesero.

Ulisse indicò un ariete più grosso degli altri.

– Mi attaccherò sotto la sua pancia.

Di lì a poco Polifemo spostò il macigno che chiudeva la caverna, poi come si pose a sedere all’uscita e distese le mani per tastare tutte le bestie e scoprire se in mezzo a loro qualche uomo tentasse la fuga.

Tutti ben presto furono fuori, usciti sotto le pance dei montoni. In un attimo Ulisse e i suoi compagni raggiunsero gli scogli, poi la loro nave.

linguistica Riflessione

A. Gagliardi, Le più belle storie del mondo antico, Petrini g Leggi con attenzione il testo e cancella il connettivo che non è adatto.
77 IL TESTO NARRATIVO

AVVENTURA A FUMETTI

g Dopo aver letto il testo, scrivi nelle vignette le parole che potrebbero pronunciare i personaggi. Poi racconta a voce e rielabora per iscritto sul quaderno.

I CLASSICI DELL’AVVENTURA 78 IL RACCONTO DI AVVENTURA
79 IL TESTO NARRATIVO

Lo squalo

– Certo che la Guardia Costiera fa schifo! – sentenziò Giada. – Siamo in mare da venti minuti e non si vede neppure l’ombra di un motoscafo. Non dicevano che avrebbero pattugliato la costa metro per metro, dopo l’avvistamento dello squalo?

– Penseranno, giustamente, che nessun idiota uscirebbe in mare con questo tempo! – le rispose Davide imbronciato, con l’asciugamano fradicio buttato sulle spalle per difendersi dagli spruzzi salati che lo investivano in pieno. – Che ne dite di tornare? Comincio ad avere freddo e fame…

– Come vuoi – dissi un po’ delusa.

Davide iniziò la manovra di ritorno, lentamente, come se fosse alla guida di un transatlantico, ma il mare si era alzato e, nonostante le sue precauzioni, un’ondata più alta delle altre si abbatté sul gommone, infradiciandoci. – Accidenti a te! – strillai. – Possibile che… Mi interruppi, vedendo lo sguardo sconvolto di Davide.

– Che cosa c’è? Lo squalo? – domandai preoccupata, saltando al centro del gommone, con il cuore che mi batteva all’impazzata.

– Peggio! – sibilò Giada, pallida. – Non ti sei accorta che si è spento il motore?

Il mare mordeva i fianchi del gommone, sollevandoci e ributtandoci giù, con un gesto maestoso e indifferente.

Dopo ore alla deriva, la costa, le insenature e i tetti delle case erano spariti. Il mare color argento ingrossava e il vento ci toglieva il respiro. Mi alzai in piedi e guardai intorno, e fu allora che compresi che non saremmo mai riusciti a tornare a casa. Mare, solo mare fin dove potevo spingere lo sguardo. Scoppiai a piangere.

Qualcosa urtò con violenza il tavolato del gommone. Persi l’equilibrio, scivolai e picchiai il sedere.

Poi l’urlo di Davide mi fece accapponare la pelle. – C’è qualcosa sotto di noi!

Avvertimmo un movimento come se l’acqua, sotto di noi, fosse mancata improvvisamente, come quando in aereo c’è un vuoto d’aria e ti manca il respiro…

In pochi secondi la mia testa svolse una moviola di immagini, una più orripilante dell’altra: un fondo marino brulicante di esseri mostruosi; voragini buie; onde anomale che ci avrebbero sprofondato in una notte eterna… Gocce di sudore mi imperlavano la fronte. – Lo squalo! – gemette Giada disperata. – Fanno così prima di attaccare!

Mi coprii il viso con le mani. Arrivò un altro colpo più forte degli altri e strillai con tutto il fiato che avevo in gola. Davide e Giada allungarono il mio urlo all’infinito.

Ci abbracciammo tremanti, aspettando il colpo fatale che ci avrebbe scaraventati in acqua. Dopo un interminabile silenzio, i colpi si fecero leggeri, costanti. Lentamente, il gommone si mosse.

80
S. Colloredo, Secondo me, Ape Junior
VERIFICA in itinere

il testo Comprendo

g Chi sono i protagonisti del racconto?

Gli uomini della guardia costiera

Tre ragazzi

g Dove si trovano i ragazzi?

A bordo di un motoscafo

A bordo di un gommone

g Che cosa li preoccupa?

La possibile presenza di uno squalo

La mancanza di carburante

g Perché l’imbarcazione finisce alla deriva?

Si è rotto il timone Si è spento il motore

il testo Analizzo

g Che cosa ti fa capire la frase “il mare mordeva i fianchi del gommone”?

Il mare è molto agitato

Lo squalo si trova sotto il gommone

g Che cosa significa “brulicante di esseri mostruosi”?

Pieno di mostri

Mostri striscianti

g Da cosa sono causati i colpi che spaventano i tre ragazzi?

Dallo squalo che li attacca

Dal motore che si è riavviato

• Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

• I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

• I personaggi sono: realistici fantastici

• La vicenda si svolge: su un’isola in mare

• La vicenda è narrata: al presente al passato

g Indica con una x cosa rende i fatti avventurosi.

Ci sono dei nemici da sconfiggere. Capita qualcosa di straordinario. Accade qualcosa di molto pericoloso.

linguistica Riflessione

g Rispondi alle domande. Nella frase “ Persi l’equilibrio, scivolai e picchiai il sedere”...

• Quanti verbi ci sono?

• In quale tempo e modo sono espressi?

• Qual è il soggetto della frase?

• C’è almeno un complemento oggetto? Se sì, qual è?

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO DI AVVENTURA 81

Alla scoperta del...

RACCONTO DI PAURA

CHE COS’È?

Il racconto di paura ha lo scopo di tenere il lettore col fiato sospeso, suscitando paura e tensione, attraverso storie inquietanti. Uno degli elementi più importanti è la suspense, che serve a creare nel lettore una tensione e un senso di terrore.

La suspense è ampliata da alcuni espedienti, come: ombre, rumori sinistri, cigolii…

PERSONAGGI

Persone comuni si trovano ad affrontare creature spaventose, come mostri, fantasmi, vampiri…

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO DI PAURA

FATTI

Accadono fatti inspiegabili e misteriosi: apparizioni di esseri mostruosi che suscitano terrore nel protagonista e nel lettore. Sono fatti a cui spesso non è possibile dare una spiegazione razionale. Il testo può essere scritto in prima o in terza persona.

LINGUAGGIO

Il linguaggio è caratterizzato da frasi brevi, che danno un ritmo incalzante. È ricco di aggettivi e di similitudini, per esprimere gli stati d’animo dei personaggi.

TEMPO

Le vicende si svolgono in un tempo a volte definito a volte indefinito, nel presente o nel passato

LUOGHI

Le storie si svolgono in luoghi spesso bui e spaventosi: case abbandonate, antichi castelli, ambienti oscuri e tenebrosi, boschi, cimiteri, soffitte polverose, castelli in rovina, foreste…

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 203
82

Il buio cimitero

Tornavo a casa da scuola. Alla mia destra c’era un bosco fitto, che arrivava fino alla via in cui abito. “Potrei fare la scorciatoia per il bosco” pensai. Scesi dal marciapiede e mi addentrai nel bosco. Mi sentii cadere addosso oscurità e silenzio, e improvvisamente ebbi freddo. “È così silenzioso qui” pensai, rabbrividendo. “Alberi alti, fitti arbusti, ma nemmeno un cinguettio. Perché non ci sono uccelli e scoiattoli?” mi chiesi. Trovai un sentierino di terra battuta che portava nella direzione giusta. Lo imboccai. Arrivai in un’ampia radura. Lastroni di pietra sbucavano dal terreno: pietre tombali. Mi accorsi che era un cimitero. Sentii di nuovo freddo. Sentii solo lo scricchiolio dei ramoscelli secchi sotto i piedi: crunc, crunc, crunc, crunc…

Ma improvvisamente mi sembrò di sentire un rumore. Feci un passo di lato e qualcosa sfiorò il mio zaino.

– Oh! – gridai voltandomi. Vidi una vecchia faccia rugosa rivolta verso di me. Un vecchio. No… era una statua. La statua di un vecchio seduto sulla sua tomba.

“Devo uscire di qui” pensai e ripresi a camminare in fretta. Crunc, crunc, crunc, crunc… Eccolo di nuovo. Un risolino. O una risata. La risata di un ragazzo. E un rumore di passi proprio dietro di me!

Mi voltai di scatto. Non c’era nessuno. Corsi fuori dal cimitero a gambe levate e mi ritrovai finalmente a pochi passi da casa.

“Hai sentito il vento tra gli alberi” dissi tra me con fermezza.

“Non c’è assolutamente niente di cui aver paura in quel cimitero” mi ripetevo. Perché non ci credevo?

Gli elementi del testo

Il personaggio del racconto è: realistico fantastico

La vicenda si colloca in un tempo: definito indefinito

Il luogo dove si svolge la storia è: realistico e spaventoso misterioso e inesistente

La vicenda si svolge: di giorno di notte

Il fatto narrato è: realistico fantastico

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

83 IL TESTO NARRATIVO
R. L. Stine, Nascondino con il morto, Mondadori

il testo Analizzo

g I personaggi sono: reali e fantastici reali

g Le vicende narrate

sono: straordinarie e fantastiche reali e possibili

g Il tempo è: definito indefinito

G I OCO con

la storia

g Concludi la storia.

• Come reagiranno i genitori di Lisetta e di Guglielmo alla vista del piccolo mostro?

• Quali doti eccezionali rivelerà quest’ultimo?

• In quale occasione?

Pianta un seme… e spunta un mostro!

Probabilmente, quando sono entrato nel negozio del signor Trapianti, avrei dovuto notare la sua gobba sotto l’abito nero e i suoi capelli arrugginiti.

Avrei dovuto notare che tutte le piante avevano nomi strani: Calamita Mordorea o Absurdis Gigantibus.

Ma mia figlia mi tirava per la manica: – Prendiamo dei semi, papà! Dai, prendiamo dei semi!

– Ho proprio quello che fa per te, bella bambina! – disse il signor Trapianti.

– Un grazioso sacchetto di semi di Monsteriosa Deliciosa. Tu li pianti, li annaffi e in brevissimo tempo hai una Monsteriosa.

– Tutti questi semi per una sola pianta? – mi stupii io.

– Sì, mio caro signore! Non crederà ai suoi occhi, vedrà!

Qualche giorno più tardi, mia moglie e io eravamo in salotto quando mia figlia e mio figlio arrivarono correndo.

– E adesso, papà, che cosa ne facciamo di questo mostro? –mi domandò incuriosita Lisetta.

Sono sempre felice quando i miei figli mi invitano a giocare con loro.

– Il mostro? – dissi io assumendo un’aria da coraggioso. – Lo farò a pezzi, il mostro!

84 IL RACCONTO DI PAURA

E feci finta di estrarre la spada dal fodero.

– Oh, no! – supplicò Guglielmo. – Ha un’aria così buona!

– Buona? – ripetei un po’ sorpreso. – Ma in genere i mostri…

– Non questo! – gridarono mia figlia e mio figlio. –Vieni a vederlo.

Feci l’occhiolino a mia moglie e andai nella camera dei bambini.

– Ma è… è un mostro! – esclamai vedendo uno strano essere seduto sul letto di Lisetta.

– È quello che ti stavamo dicendo – mi fece notare Guglielmo.

Era un vero mostro. Una Monsteriosa Deliciosa appena germogliata.

Era verde, con delle pustole blu. Aveva gli occhi rossi e una corta proboscide, due ali membranose come quelle di un pipistrello e una lunghissima coda che saliva fino al soffitto. Non era più alto di Guglielmo. Doveva trattarsi di un mostro - bambino.

M. A. Murail, Pianta un seme e spunta un mostro, Edizioni EL

g Indica con una X se l’affermazione è vera V o falsa F .

• Il signor Trapianti è titolare di un negozio di piante.

• Ha la gobba e strani capelli.

• Il signor Trapianti consiglia alla bambina delle piantine con fiori.

• Per avere una Monsteriosa Deliciosa è necessario piantare un solo seme.

• Il papà va nella cameretta sollecitato dai figli.

• Quando vi arriva vede una pianta sul letto di Lisetta.

• La Monsteriosa Deliciosa è un mostro bambino verde con delle pustole blu.

V F V F V F V F V F V F V F il testo Comprendo 85 IL TESTO NARRATIVO

Analizzo

il testo

g Indica con una X gli elementi del racconto di paura presenti in questa storia.

L’ora in cui si svolgono i fatti

Il luogo in cui è ambientata la scena

Colpo di scena

Il clima di suspense

Oggetti che prendono vita

g In questo racconto ci sono parti descrittive. Sottolineale.

g Secondo te queste descrizioni rendono la storia:

più noiosa

più avvincente

io Parlo IL RACCONTO DI PAURA

Una sorpresa dal passato

I due uomini tolsero lentamente i pannelli di legno coperti di ragnatele e li deposero a terra. Poi guardarono il meraviglioso sarcofago egizio, decorato da una infinità di geroglifici. Nel vecchio scantinato, deserto e maleodorante, la luce del giorno andava scomparendo. Era buio e il professor Jelly avvicinò la lampada per esaminare i geroglifici.

– Che cosa significano? – domandò Grimstone, il direttore della sezione egizia del museo.

Il professore incominciò a tradurre i geroglifici: – «Chi apre questo sarcofago sarà maledetto da Anubi». Saremo maledetti da Anubi, il dio dei morti.

Grimstone era impallidito: – E queste maledizioni funzionano?

– Non ne ho un’idea – rispose Jelly. Poi aggiunse: – Ah, ascolti questo: «Qui giacciono le sacre spoglie del faraone sovrano il cui nome rimbomberà nei secoli». È lui! È Sennapod, il faraone scomparso della quarta dinastia e mezzo!

– Le fonti scritte – disse Grimstone – sostengono che accanto alla sua tomba sia stato seppellito un tesoro e nel sarcofago sia nascosta la mappa per raggiungerlo. Cerchiamolo, Jelly!

I due sollevarono il coperchio con cautela, ed ecco Sennapod vecchio di oltre quattromila anni, tutto avvolto in bende grigiastre.

– Bleah! Che puzza! – esclamò Grimstone.

Oltre le PAROLE

g Qual è il significato dell’espressione

“i piedi sembravano inchiodati al pavimento”?

I piedi erano di legno

I piedi non riuscivano a muoversi

g Pensa a una situazione in cui hai avuto paura, alle tue sensazioni e ai pensieri in quel momento e racconta. 86

Anche lei puzzerebbe se fosse morto da tanto tempo… – gli fece notare il professor Jelly. – Guardi qui, Sennapod stringe in mano un papiro! Deve essere la mappa! E liberò il papiro dalle dita bendate della mummia. Improvvisamente il locale si fece buio e freddo. Sotto gli occhi sbarrati dei due uomini la mummia cominciò a dare impercettibili segni di vita… Le antiche dita si mossero. La bocca lottò per farsi largo tra le bende e finalmente l’aria fresca penetrò nei millenari polmoni, che cominciarono a respirare di nuovo.

La testa si sollevò di colpo e il corpo si mise seduto. Poi la mummia si alzò lentamente in piedi, mentre le bende cadevano a terra.

Grimstone e Jelly fecero per gridare, ma le loro voci erano così soffocate che ogni sforzo risultò inutile. I due cercarono di fuggire ma i piedi sembravano inchiodati al pavimento .

Il faraone Sennapod, signore dei serpenti e re degli ippopotami, superò i corpi tremanti, raggiunse la porta del locale e uscì nella notte buia e piovosa.

Proprio quel giorno ricorreva il suo quattromilaseicentesimo compleanno.

J. Strong, C’è un faraone nel mio bagno!, Piemme Junior

il testo Comprendo

g Completa le frasi.

Il professor Jelly e il direttore della sezione egizia del museo raggiunsero

Il professore iniziò a tradurre

Grimstone disse che accanto alla tomba avrebbero trovato

Il professor Jelly liberò il

Sotto gli occhi sbarrati dei due uomini la mummia

I due uomini rimasero paralizzati

87 IL TESTO NARRATIVO

VERIFICA in itinere

Un sospetto nella notte

Stanley trascorre una notte di grande paura perché teme che nella sua stanza ci sia qualcuno. Solo al mattino scoprirà che a provocare i rumori nell’armadio era…

Quella notte, in sogno, mi parve di sentire odore di fumo. Una sensazione così intensa da provocarmi il risveglio, nel tentativo di vedere se la mia stanza stesse andando a fuoco. Ma c’era un’altra sensazione, ben più spaventosa del fumo. La sensazione che nella stanza ci fosse qualcuno. Dovetti spremere ogni stilla di coraggio ed energia per costringermi ad aprire gli occhi. Mi drizzai a sedere sul letto.

Avevo la sgradevole impressione che qualcuno si stesse muovendo nell’ombra. A tastoni, cercai di accendere la lampada sul comodino; ci riuscii: mi trovai davanti al nulla. Mi accorsi che la porta dell’armadio era socchiusa. Dal suo interno, poco prima di andare a letto, avevo preso un cuscino pulito. Mi ero forse scordato di chiuderla bene?

Per un bel pezzo me ne restai seduto sul letto, poi con calma scostai le coperte e mi diressi all’armadio, nel costante timore che da un momento all’altro la porta potesse spalancarsi; feci per aprirla, poi decisi che mi stavo comportando da stupido. La richiusi. Dall’interno, udii provenire un fruscio. Forse era qualche mia carabattola in fase d’assestamento. Fui colto da un attacco di pelle d’oca. Tornai verso il letto. Sentivo un brivido scivolarmi giù per la schiena, in una stanza tutt’altro che fredda mi sentivo gelido come un cadavere.

Mi infilai a letto, mi misi seduto contro la testata, mi tirai le coperte fino al collo e rimasi a fissare la porta dell’armadio. Senza spegnere la luce. Mi convinsi che qualcosa vagava tra le ombre della mia stanza per poi nascondersi nell’armadio, o forse anche sotto il letto. Alla lunga, tuttavia, il sonno l’ebbe vinta sulla paura, e mi addormentai a luce accesa. Mi svegliai che era mattina inoltrata. Alla più rassicurante luce del giorno, mi azzardai infine a guardare nell’armadio. Ne saltò fuori Nub, scodinzolante.

Mi sentii un idiota.

J.R. Lansdale, La sottile linea scura, Einaudi

88

il testo Comprendo

g Chi è il protagonista del racconto?

Il narratore Un cane

g Per quale motivo si sveglia?

Gli sembra di sentire odore di fumo e avverte una presenza

La sua casa sta andando a fuoco

il testo Analizzo

g Che cosa significa la frase “Dovetti spremere ogni stilla di coraggio ed energia per costringermi ad aprire gli occhi”? Fece appello a tutto il suo coraggio per vincere la paura

Si sforzò in tutti i modi per restare sveglio

g Perché Stanley ha un attacco di pelle d’oca? Perché ha la febbre Perché ha paura

g Di cosa è convinto il protagonista?

Che ci sia qualcosa di sovrannaturale nella stanza

Che qualcuno voglia ucciderlo

g Che cosa scopre infine il protagonista?

Che aveva fatto un brutto sogno

Che nell’armadio c’era Nub

• Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

• I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

• Il luogo della narrazione è: definito indefinito

• I personaggi sono: realistici fantastici

• La vicenda si svolge: all’aperto in un ambiente chiuso

• Il tempo della narrazione è: definito indefinito

• Lo scopo di questo racconto è: far vivere emozioni al lettore annoiare

• L'aggettivo che si adatta al finale della storia è: triste pauroso inaspettato

linguistica Riflessione

g Nella frase “Per un bel pezzo me ne restai seduto sul letto, poi con calma scostai le coperte e mi diressi all’armadio” sottolinea i verbi ed analizzali in tabella.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO DI PAURA
TEMPO PERSONA
VERBO CONIUGAZIONE MODO
Riflessione linguistica
89

RACCONTO GIALLO

CHE COS’È?

Il racconto giallo è un particolare tipo di testo narrativo incentrato su un caso da risolvere: una scomparsa misteriosa, un furto, in seguito al quale entra in scena un investigatore che, attraverso indizi e testimonianze, grazie al suo intuito, riesce a smascherare il colpevole.

Il suo scopo è coinvolgere il lettore e tenerlo con il fiato sospeso.

PERSONAGGI

Il protagonista è l’investigatore, che può essere un poliziotto, un detective dotato di intuito e capacità deduttive. Gli altri personaggi sono: la vittima, che ha subito il crimine; i sospettati, che potrebbero averlo commesso; i testimoni, che hanno assistito al fatto; il colpevole che ha commesso il crimine.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO GIALLO

FATTI

I fatti partono da un crimine commesso. Le indagini occupano gran parte della storia. L’investigatore interroga i testimoni, raccoglie indizi e prove, cerca il movente, cioè il motivo che ha spinto il colpevole a commettere il reato. La vicenda si conclude con la soluzione del caso. Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona

LINGUAGGIO

Il linguaggio presenta termini specifici : reato, indagine movente, alibi, indizi. Il ritmo narrativo è rapido e incalzante, con un effetto di suspense e colpo di scena.

LUOGHI

I luoghi sono reali o verosimili. Essi vengono descritti nei dettagli perché ogni particolare può costituire un indizio utile per l’indagine.

TEMPO

Il racconto si sviluppa in un tempo ben definito, presente o passato.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 204
90
Alla scoperta del...

Gli elementi del testo Gomma da masticare

L’ispettore Venanzio Bracco si affacciò sulla porta dell’ufficio del sergente Rebecca Bonamira, mentre un adolescente dai modi arroganti, che non smetteva di ruminare una gomma, veniva portato nella sala degli interrogatori. Si chiamava Giorgio Mascella, ed era accusato di furto presso un concessionario di auto usate.

Il rivenditore aveva lasciato la chiave nel cruscotto solo per pochi istanti, durante i quali aveva risposto al telefono voltando le spalle all’auto. Qualcuno ne aveva approfittato per fuggire sgommando.

Il rivenditore aveva chiamato subito la polizia, che aveva inseguito l’auto rubata finché non aveva svoltato in una strada senza uscita.

Nel veicolo c’era solo Giorgio, ma nessuno lo aveva visto effettivamente alla guida dell’auto. C’era anche la macchina, ma senza la chiave.

Gli agenti l’avevano cercata in strada, ma non l’avevano trovata. Così avevano portato il ragazzo al commissariato, convinti che nascondesse la chiave, ma non era saltata fuori.

L’ispettore Bracco iniziò l’interrogatorio.

– Posso avere una gomma? – chiese Giorgio.

– Non stavi già masticando? – domandò il sergente Bonamira.

– L’ho buttata via, non sapeva più di niente – rispose lui.

– Penso di sapere come fare a incastrare questo giovanotto e trovare la chiave, cioè la prova che risolverà questo caso –disse bruscamente il detective.

Bracco capovolse il tavolo, sotto il quale trovò la chiave dell’auto attaccata con la gomma da masticare.

I personaggi del racconto sono: un ispettore un adolescente un rivenditore un distinto signore

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: indicato non indicato

Il tempo in cui accadono i fatti è: passato e definito indefinito

Gli indizi che fanno pensare alla colpevolezza di Giorgio sono: nella strada chiusa c’era solo lui la chiave non è stata trovata è un presuntuoso

È importante trovare la chiave per: restituirla al rivenditore trovare la prova del furto commesso

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

91 IL TESTO NARRATIVO
J. Sukach, Le indagini lampo dell’ispettore Bracco, Il Battello a Vapore

Oltre le PAROLE

g Qual è il significato dell’espressione “navigava spesso in cattive acque”?

Aveva spesso problemi economici Affrontava spesso acque tempestose

Una mente eccellente

Io e Sherlock Holmes, anche quel pomeriggio, ci mettemmo a discutere. Lui mi voleva dimostrare che da certe osservazioni era semplicissimo fare deduzioni . Io, non convinto, gli dissi:

– L’ho sentita sostenere che è difficile per chiunque servirsi quotidianamente di un oggetto senza lasciarvi l’impronta della sua personalità, al punto che un osservatore allenato può sempre leggervela. Orbene, ho da poco acquisito un orologio da tasca: vuole cortesemente darmi la sua opinione circa la personalità dell’ex proprietario?

Lui soppesò l’orologio, ne scrutò attentamente il quadrante, aprì la cassa ed osservò il meccanismo, dapprima ad occhio nudo e poi con una potentissima lente.

LESSICO

deduzione:

procedimento logico che consiste nel trarre delle conclusioni particolari partendo dall’osservazione di fatti generali.

– Quasi non ci sono indizi – osservò – l’orologio è stato pulito, e ciò mi priva delle notizie più rivelatrici.

– È vero, – dissi – è stato pulito prima che me lo mandassero.

– Sebbene incompleto, il mio esame non è stato però del tutto infruttuoso; – ripigliò – direi che l’orologio sia appartenuto a suo fratello maggiore il quale l’ha ereditato da vostro padre.

– L’ha dedotto dalle iniziali H.W. incise sulla cassa.

– Certamente la lettera W suggerisce il suo cognome, caro Watson. Questo genere di cose di solito passa in eredità a primogeniti che spesso portano lo stesso nome del padre. Se ben ricordo suo padre è deceduto già da molti anni. Quindi doveva essere passato a suo fratello.

– Fin qui tutto bene – ammise. – C’è altro?

– Doveva avere abitudini disordinate e superficiali. Aveva ottime potenzialità, ma le ha sprecate ed è vissuto in povertà con pochi intervalli di benessere finché, datosi al bere, è morto.

– Questo è indegno di lei, Holmes! – protestai. – Ha indagato sulla vita del mio infelice fratello e ora cerca di farmi credere di avere tratto queste notizie da astrusi ragionamenti.

– Mio caro dottore, – disse in tono gentile – la prego di accettare le mie scuse. Ho dimenticato quanto la faccenda la toccasse intimamente. Le garantisco comunque che non sapevo neppure che lei avesse un fratello, prima che mi consegnasse l’orologio.

– Come ha fatto a darmi tutte quelle informazioni?

92 IL RACCONTO GIALLO

– A lei sembra strano, ma da piccoli fatti si possono trarre grandi deduzioni. Andiamo con ordine. Vede? Nella cassa dell’orologio ci sono mille segni, il che segnala l’abitudine di tenere nella stessa tasca gli oggetti più svariati, quali monete e chiavi. Quindi, un uomo capace di trattare con noncuranza un oggetto di valore è un tipo piuttosto trascurato. D’altra parte, con la mia lente sono visibili almeno quattro numeri, come quelli che vengono incisi dai banchi dei pegni quando ritirano un orologio. Deduzione: suo fratello navigava spesso in cattive acque . Altra deduzione: incontrava, però, anche sprazzi di benessere, altrimenti non sarebbe stato in grado di recuperare l’orologio. Infine, voglia dare uno sguardo alla serratura della chiavetta. Vede tutti quegli innumerevoli graffi che circondano il foro della chiave? Non c’è orologio di alcolizzato che non abbia quei segni. Lo carica di notte e lascia queste tracce dovute all’incertezza della sua mano. Come vede, nessun mistero.

– Chiaro come la luce del giorno! – riconobbi. – Avrei dovuto avere più fiducia nelle sue eccellenti facoltà.

A. C. Doyle, Il segno dei quattro, Mondadori

g Chi è il narratore?

g Dove si svolge la vicenda?

g Qual è il metodo investigativo di Holmes? Interroga Perquisisce Osserva e deduce

g Quali aggettivi ti sembrano più appropriati per descrivere Holmes?

Riflessivo e attento Impulsivo e frenetico Osservatore scrupoloso

g Scrivi accanto agli indizi la deduzione di Sherlock Holmes.

• Nella cassa dell’orologio sono incise le lettere H.W., quindi

• La cassa dell’orologio ha tanti segni, pertanto il proprietario

• All’interno della cassa ci sono alcuni numeri incisi dal banco dei pegni, ciò vuol dire che

• Il proprietario ha ripreso l’orologio dal banco dei pegni, quindi

• Il foro della chiavetta presenta numerosi graffi, perciò

93 IL TESTO NARRATIVO
il testo Analizzo

il testo Analizzo

g Il reato commesso è: un furto una sparizione

g Il fatto è avvenuto: in casa in ufficio

g Sottolinea nel testo i nomi dei sospettati e dell‘ispettore.

g Il metodo di indagine utilizzato dall‘ispettore si basa su: analisi scientifiche osservazione e deduzione

• L‘ispettore capisce che il colpevole è

dalle sue stesse parole.

La chiave del mistero

– Sembrava che qualcuno avesse la chiave della mia cassaforte – disse Luc Chetti all’ispettore Bracco. – Non ho idea di come abbia potuto farne una copia. La tengo sempre nel portachiavi.

L’uomo aveva scoperto il furto appena arrivato in ufficio e aveva chiamato immediatamente il famoso detective.

– Hai mai prestato le chiavi? – domandò Bracco.

– Beh, sì, Angelo e Faustino a volte usano il furgone. Lavorano entrambi per me e ogni tanto capita che mi sostituiscano per le consegne. Il mazzo di chiavi contiene anche quella del mio ufficio. Ma me le restituiscono subito dopo la consegna. E nel mio ufficio non sono mai entrati… vado sempre io da loro, in magazzino – spiegò il derubato. L’ispettore Bracco subito dopo interrogò i due sospettati, scoprendo da alcuni indizi il colpevole.

– La cassaforte del signor Luc Chetti è stata svaligiata ieri sera o stanotte. Ne sa qualcosa?

Angelo rispose: – Tiene sempre l‘ufficio chiuso a chiave. Qualche volta mi dà il suo mazzo di chiavi, ma io non sono entrato e non ho scassinato nessuna cassaforte…

Faustino disse: – Cosa crede? Che abbia fatto una copia delle chiavi e mi sia intrufolato qui ieri notte? Come avrei potuto sapere qual era la chiave della cassaforte?

– Molto bene! – esclamò il detective. – Adesso abbiamo un sospetto.

– Chi? E perché?

INSIEME

g Divisi in piccoli gruppi, fate una ricerca su alcuni protagonisti di libri gialli come Poirot, Miss Marple, Jessica Fletcher, Sherlock Holmes ecc. Poi metteteli a confronto.

94 IL RACCONTO GIALLO

Il commissario Montalbano

Alle sette del mattino una telefonata svegliò il commissario Salvo Montalbano. Era il suo vice Mimì Augello. - Scusami, Salvo, ma c'è stato un omicidio. Sono già sul posto. Ti ho mandato un'auto.

- Chi hanno ammazzato?

- Un professore. Si chiamava Corrado Militello. Arrivato sul luogo del delitto anche Montalbano, Augello lo informò: - Il professore aveva passato l'ottantina, viveva solo, non era maritato. Il corpo giaceva riverso sulla scrivania dello studio e nel camino c'era una montagna di carta incenerita.

- La cameriera mi ha detto - precisò Augello - che da due giorni bruciava lettere e fotografie. La vittima ha aperto all'assassino. Non c'è traccia di effrazione. Montalbano infilò una mano dentro la cenere. Sotto le dita gli venne un frammento di fotografia. Lo guardò e provò una scossa elettrica: il volto della signorina Angela Clemenza. Andò a casa sua.

- Signorina, lei conosce il professor Corrado Militello? Sono costretto a comunicarle una cattiva notizia.

- Ma la conosco già, commissario. Gli ho sparato io! Vede, io e Corrado dovevamo sposarci, ma le nostre famiglie si opponevano, così giurammo che nessuno dei due si sarebbe mai maritato. Sei mesi fa, Corrado mi disse che si sarebbe sposato. Capisce? Avevamo fatto un patto.

- Ha gettato via l'arma?

- No! - aprì la borsetta e tirò fuori una pistola.

A. Camilleri, Un mese con Montalbano, Mondadori

il testo Analizzo

g Rispondi alle domande.

• Quale crimine avviene nel racconto?

• Quando avviene?

• Dove avviene?

• Chi è la vittima?

• Qual è l’indizio trovato nel luogo del crimine?

• Chi è il colpevole?

• Chi svolge l’indagine?

95 IL TESTO NARRATIVO

VERIFICA in itinere

Anello, orecchino e spilla… spariti!

In casa dei signori Bianchi c’è grande agitazione: dal cofanetto della signora Bianchi sono spariti un anello d’oro con brillante, un orecchino d’argento e una spilla di madreperla.

– Forse un ladro è entrato in casa! – dice la signora preoccupata. Michele e Gianni decidono di aiutare la mamma a scoprire il ladro.

Cominciano a cercare le tracce lasciate dal ladro e sul tavolo, dove è posato il cofanetto dei gioielli, Michele trova la prima minuscola piuma nera.

Gianni scopre una strana penna sul davanzale della finestra.

– Il ladro è passato sicuramente di qui! – esclama.

Mentre i due piccoli investigatori lavorano, si sente un rumore improvviso in soffitta. – Andiamo a vedere! – dice Gianni.

E Michele esclama: – Sì, ma avvertiamo mamma e papà: potrebbe essere il ladro!

Così bambini e genitori salgono su per la scala che scricchiola ed entrano in silenzio in soffitta. Il papà ha un bastone, la mamma ha una pentola e i due piccoli investigatori hanno le loro pistole ad acqua.

La soffitta è piuttosto buia e piena zeppa di cianfrusaglie.

A un tratto, nello specchio di un vecchio armadio, Gianni vede un’ombra. Grida e spara con la sua pistola ad acqua. Papà accorre, ma è solo l’immagine riflessa del bambino. Tutto quel rumore, però, disturba un uccello che ha il suo nido proprio lì, dietro il vecchio armadio. L’animale batte le ali e fugge.

Con il cuore che batte forte per la sorpresa, Gianni e Michele corrono dietro l’armadio. Sul pavimento c’è un mucchietto d’erba e di rametti: è un nido.

Nel nido ci sono tre uova e i gioielli della mamma!

Mamma, ecco il tuo anello d’oro! – grida Michele.

Ci sono anche l’orecchino e la spilla – gli fa eco Gianni.

Il papà guarda le uova e sorride:

È un nido di gazza. Sono uccelli che amano tutto ciò che luccica!

96
S. Bordiglioni, Un attimo prima di dormire, Einaudi

il testo Comprendo

g Segna con una x il completamento corretto.

• In casa dei signori Bianchi c’è grande emozione sono spariti dei gioielli.

• La mamma crede che sia entrato un ladro che sia uno scherzo.

• Il primo indizio trovato è un’impronta nera una piuma nera.

• All’improvviso si sente un rumore in soffitta nell’armadio.

• Dietro il vecchio armadio scoprono che c’è un nido di uccelli c’è un ladro nascosto.

• Gli uccelli sono gazze ladre passerotti.

g Segna con una X chi compie le azioni indicate in tabella.

Pensa che sia entrato un ladro

Scopre una penna sul davanzale

Ha un bastone

Vede un’ombra e urla

Trova l’anello d’oro

Trova orecchino e spilla

Dice che le gazze amano ciò che luccica

il testo Analizzo

• Il narratore è: interno esterno

• I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

• Il luogo della narrazione è: definito indefinito

• La vicenda si svolge: all’aperto in un ambiente chiuso

• Il tempo della narrazione è: definito indefinito

• La vicenda è narrata: al presente al passato

linguistica Riflessione

g Leggi con attenzione la frase “dal cofanetto della signora Bianchi sono spariti un anello d’oro con brillante, un orecchino d’argento e una spilla di madreperla” ed esegui l’analisi logica sul quaderno.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO GIALLO
Mamma Papà Michele Gianni
97

Alla scoperta del...

RACCONTO STORICO

CHE COS’È?

Il racconto storico è un testo che racconta storie realmente accadute o inventate ma ambientate in un contesto storico ben preciso. Le descrizioni di paesaggi, oggetti, arredi e abiti sono fedeli all’epoca in cui è ambientata la storia e la rendono credibile.

FATTI

I fatti possono narrare avvenimenti storici reali ma rivisitati dalla fantasia dell’autore oppure avvenimenti immaginari ambientati in una realtà storica ben precisa

Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona

PERSONAGGI

Persone comuni che vivono in un’epoca passata e personaggi storici realmente vissuti che agiscono secondo le usanze dell’epoca.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO STORICO

LINGUAGGIO

Il linguaggio presenta termini specifici della storia. È caratterizzato da descrizioni dettagliate per ricostruire una determinata epoca storica.

TEMPO

Il tempo è ben definito perché l’autore fa riferimento a un’epoca precisa.

LUOGHI

I luoghi sono storicamente attendibili, descritti in modo coerente con la realtà storica dell’epoca.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 205
98

Nubia, la piccola schiava

A Ostia, nelle prime ore del mattino, c’era spesso la nebbia. Era così la mattina del compleanno di Flavia.

Uscirono poco dopo l’alba, padre e figlia, attraversarono con cautela il Decumano Massimo, l’arteria principale della città, e raggiunsero il mercato. Flavia andava talmente di fretta che suo padre faceva fatica a starle dietro. Quando giunsero al banco degli schiavi, prima si guardò intorno ansiosa, poi fece un sospirone.

– C’è ancora! – esclamò, indicando la ragazzina. Incastrata tra due bancarelle c’era una pedana. Le schiave erano in piedi sulla piattaforma, mentre Venalicio esaltava le virtù di ciascuno davanti alla folla.

– Come fanno a trattarla così? – sussurrò Flavia. Il padre indicò la bambina e comunicò a Venalicio che aveva scelto quella.

Il mercante di schiavi sollevò la faccia e disse: – Costa settecento sesterzi.

– Eccoli – disse il padre con voce calma. Flavia chiuse gli occhi e trattenne il respiro, poi abbracciò forte suo padre e avrebbe voluto abbracciare anche la ragazzina, dirle che sarebbe andato tutto bene. Ma prima si tolse il mantello per coprire la poverina, che indossava solo un telo stracciato.

– Io sono Flavia – disse allora adagio.

– Flavia – ripeté Nubia con voce incerta.

I personaggi del racconto sono: realistici fantastici

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: reale e definito fantastico

L’epoca storica in cui accadono i fatti è: definita indefinita

I fatti narrati sono: realmente accaduti hanno una parte di verità sono fantastici

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

C. Lawrence, Avventure nell’antica Roma, I ladri di Ostia, Il Battello a Vapore, Edizioni Piemme
99 IL TESTO NARRATIVO
Gli elementi del testo

g Dopo aver letto la storia rispondi sul quaderno alle domande.

• In quale epoca si svolgono i fatti?

• Il luogo nominato nel testo esiste veramente?

• I personaggi sono realmente esistiti o inventati dall’autore?

g Nel testo sono presenti alcune parole della civiltà etrusca: Veio, Tuculca, tabenne, Volsini, Fufluns. Ricerca e scopri il significato di ciascuna.

g Segna con una x le affermazioni corrette.

Tarconte fuggì con un gruppo di ragazzi attraversando una galleria sotterranea. Durante il viaggio molti di loro scoppiarono in lacrime.

All’uscita del cunicolo si trovarono in un bosco di castagni.

Tarconte teme che la mamma sia morta.

Fuga da Veio

Veio, una delle più importanti città etrusche, dopo dieci anni di assedio viene espugnata e messa a ferro e fuoco dal comandante romano Furio Camillo. Veio è finita, ma Tarconte riesce a fuggire con i suoi amici attraverso i cunicoli segreti che si diramano sotto la città.

Veio era finita. Ma nelle sue viscere un gruppo di ragazzi avanzavano lentamente, sfuggendo al destino. Il cunicolo scendeva in forte pendenza, scavato nel tufo.

– Seguitemi uno dopo l’aItro – sussurrò Tarconte inoltrandosi nel buio. Poi, vedendoli esitanti: – Non c’è da aver paura –aggiunse. – Qui non ci sono Romani.

L’aria del cunicolo era umida, sapeva di muffa e serrava la gola. La pendenza era forte e si slittava sulla fanghiglia. A poco a poco i ragazzi procedettero con minori difficoltà. Il passaggio, scomodo per un uomo, era abbastanza agevole per loro, ma si stringeva in alto e occorreva avanzare con prudenza per non picchiare il capo.

Sul collo di Arnath scendevano calde le lacrime di Senia che egli portava in spalla. Cercò di consolarla, ma lei singhiozzò più forte.

Ramtha tremava; se ne accorse Cele che veniva subito dopo e le strinse forte la spalla. Vipi veniva ultima, aveva indosso i sandaletti etruschi più adatti per la danza che per la fuga. Un laccio era saltato: – Tra poco – mormorò – mi toccherà camminare scalza.

Poi il buio fu rotto da un lieve chiarore accolto da sospiri di sollievo. Ma non era la fine del cammino. Si trattava semplicemente di una presa d’aria: ne avrebbero trovate altre, assicurò Tarconte. Tutti respiravano aria e luce fino a riempirsene i polmoni.

Senia gridò, improvvisamente festante: – Ma, allora, non stiamo andando verso il regno di Tuculca! – e gli altri compresero solo allora l’angoscia del suo pianto di prima. Forse così la bambina si immaginava la morte, semplicemente come un volgere i propri passi nella fonda oscurità della terra, e ne provarono pena. Lei invece aveva perso ogni timore. Volle scendere dalle spalle del fratello e proseguì ridendo a ogni scivolone.

100 IL RACCONTO STORICO
il testo Comprendo

Dopo la seconda feritoia la pendenza si attenuò: ora si procedeva orizzontalmente. Infine il cunicolo riprese a salire dolcemente e un chiarore verdognolo apparve dopo un’ennesima svolta. Sgusciarono fuori guardinghi, uno dopo l’altro, impigliandosi nell’edera che ricopriva il passaggio, e respirarono forte, fino a sentirsi girare la testa. Erano in un boschetto di querce.

L’aria era ancora più fredda di quanto fosse nel cunicolo e i ragazzi si stringevano tremanti nelle tabenne. Tarconte scrutava le linee scure della campagna che s’ondulava all’infinito, risorgendo dal buio.

Ramtha gli si accostò: – Non vai a prendere la mamma? – chiese. Il ragazzo avvertì una gran pena. “Martia Matumnai,” pensò “sarà ormai tra gli schiavi, se è ancora viva” ma non lo disse. – La mamma ci raggiungerà – rispose invece. – Per noi sarà meglio muoverci.

– Ci raggiungerà dove? – insistette Ramtha.

E Tarconte disse la prima cosa che gli venne in mente: – A Volsini, alle Feste di Voltumna. Tutti lo ascoltavano ora.

– Per Fufluns, – esclamò Lucio Tolumnio – è un piano ottimo! – E aggiunse che a Volsini, se qualche altro veiente fosse scampato, lo avrebbero certo trovato. Tutti sentirono divampare la speranza, già sicuri di ritrovare genitori e amici.

Oltre le PAROLE

g Qual è il significato dell’espressione “il buio fu rotto da un lieve chiarore”?

Un lampo illuminò il buio

Il buio fu rischiarato da una luce leggera

101 IL TESTO NARRATIVO
T. Buongiorno, Ragazzo etrusco, Piemme Edizioni

VERIFICA in itinere

Il tesoro nella cesta

Il grande tempio sull’Acropoli, che sarà dedicato alla dea Atena, non è ancora terminato, ma la sua struttura è già splendida. Lungo la città si snoda una solenne processione che sale verso l’Acropoli.

Mirto si guarda intorno affascinata: non ha mai visto tanta gente in vita sua. La vecchina che l’ha allevata abitava in una zona periferica dell’Attica e non si recava mai ad Atene per le feste. La ragazza si sente confusa in mezzo alla folla, tanto che le gira la testa.

– Hai ancora la cesta che ti ho dato, Mirto? – le chiede la padrona.

– Ascolta bene: mentre noi saliamo sull’Acropoli, porta la cesta a casa della mia amica Corinna. Poiché è ammalata e non potrà partecipare alla festa, le invio in dono dei frutti del mio giardino. Mentre si dirige verso casa di Corinna, Mirto si scontra con qualcuno. La cesta le cade, l’intero contenuto si rovescia a terra. Costernata, Mirto si china a raccogliere i doni.

– Scusami – dice una voce gentile. È Xantia, che le sorride e si inginocchia accanto a lei per aiutarla.

– Grazie, signore – mormora Mirto, allontanandosi dalla parte opposta. Non se n’è accorta, ma la benda di lino che contiene i suoi tesori le è caduta e Xantia, trovandola a terra, l’ha messa nella cesta. Solo dopo aver lasciato la casa di Corinna, Mirto si accorge di aver perduto il medaglione e l’anello.

Torna indietro, ripercorre tutta la strada, ma inutilmente. Gli occhi le si riempiono di lacrime: quei due oggetti erano tutto ciò che possedeva, non se n’era mai separata, e ora li aveva persi stupidamente. Era così confusa dall’incontro di Xantia che non se n’era accorta subito, e ormai non c’è più niente da fare. Intanto la schiava di Corinna ha portato la cesta alla sua signora.

– Eufronia è sempre tanto gentile! – commenta sorridendo Corinna.

– Dimmi che cosa contiene la cesta.

La schiava solleva il panno che ricopre la cesta ed enumera:

– Fichi, uva, vino e… che cos’è questo? – estrae l’involtino di lino e lo apre. – Signora! – esclama sorpresa. – Un medaglione d’argento e un anello d’oro!

P. Vitagliano, Storie dal mondo antico, Loescher

102

il testo Comprendo

g Chi è Mirto?

Una serva

Una sacerdotessa

g Chi è la sua padrona?

Eufronia

Corinna

g Quale incarico viene affidato a Mirto?

Portare una cesta di frutti a Corinna

Portare dei gioielli a Xantia

g Nello scontro con Xantia cosa accade?

Xantia le ruba dei gioielli

Xantia mette nella cesta dei gioielli perduti da Mirto

g Perché Mirto è dispiaciuta?

Ha rovinato i frutti nella cesta

Ha perduto il medaglione e l’anello

g Come si conclude la vicenda?

Corinna trova i gioielli nella cesta e pensa che siano un dono

Corinna trova i gioielli nella cesta e li restituisce a Mirto

g Trova un sinonimo per ciascuna delle seguenti parole.

Costernato Enumerare

Snodarsi Processione

il testo Analizzo

g Il narratore è: interno esterno

g I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

g Il luogo della narrazione è: definito indefinito

g Il tempo della narrazione è: definito indefinito

g La vicenda è narrata: al presente al passato

g La vicenda è narrata: in ordine cronologico in ordine non cronologico

g Nel racconto viene narrato: un momento di vita quotidiana un importante evento storico

linguistica Riflessione

g Leggi con attenzione la frase “Gli occhi le si riempiono di lacrime: quei due oggetti erano tutto ciò che possedeva, non se n’era mai separata, e ora li aveva persi stupidamente”.

Poi sottolinea tutti i verbi.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO STORICO
103

Alla scoperta del...

RACCONTO DI FANTASCIENZA

CHE COS’È?

Il racconto di fantascienza è un testo narrativo fantastico che tratta argomenti di fantasia combinati a elementi scientifici: la scoperta e l’esplorazione di nuovi mondi, tentativi di conquista della Terra da parte di alieni, utilizzo di tecnologie innovative.

Il racconto di fantascienza ha lo scopo di catturare i lettori con colpi di scena, pericoli e mistero. Spesso attraverso momenti di suspense si arriva al lieto fine.

PERSONAGGI

I personaggi possono essere uomini comuni, scienziati, inventori o personaggi fantastici: extraterrestri come alieni, creature mostruose; robot ovvero macchine costruite dall’uomo che spesso si rendono autonome e pericolose; mutanti, cioè esseri che subiscono delle trasformazioni; androidi, creature artificiali; cyborg, esseri per metà umani e per metà artificiali.

FATTI

I fatti eccezionali avvengono in situazioni ricorrenti: l’esplorazione dello spazio, robot che si comportano come esseri umani, catastrofi ambientali, colonizzazione di altri pianeti da parte dell’uomo.

Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona.

LINGUAGGIO

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO DI FANTASCIENZA

Si utilizzano termini che appartengono al linguaggio scientifico e tecnologico.

LUOGHI

Le storie sono ambientate in luoghi reali (Terra, laboratori scientifici…) o fantastici (pianeti, galassie, asteroidi…).

TEMPO

Il tempo può essere definito e indefinito.

Le storie sono collocate nel futuro ma possono essere ambientate anche nel presente o nel passato attraverso viaggi con la macchina del tempo.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 206
104

Un alieno nel capanno

Appena entrato nel giardino della nonna, vidi la porta del capanno semiaperta. Qualcuno era inginocchiato a terra, chino su un cumulo di pezzi di ricambio. Appoggiati alla parete più lontana c’erano la carcassa di un computer, un tagliaerba e una sparachiodi: sembrava che da tutti fossero state tolte alcune parti e che queste poi fossero state usate per assemblare l’oggetto che troneggiava al centro del capanno. Mi avvicinai piano piano e guardai meglio. La persona inginocchiata indossava una tuta nera; con una mano pallida digitò una serie di numeri sulla tastiera del computer e la lama del tagliaerba si animò sibilando, cominciò a girare e si alzò in volo come una piccola elica. Attaccato sotto c’era un contenitore fatto di tubi e pieno di chiodi. La macchina si sollevò, fino a galleggiare a mezz’aria. La figura in nero mosse di qua e di là il mouse del computer e la macchina volante mitragliò una raffica di chiodi. Dal computer, aperto e con i circuiti interni in bella vista, cominciarono a sprizzare scintille.

– Accidenti a questi aggeggi preistorici! – urlò la figura in nero, poco prima che la macchina sfuggisse al suo controllo schiantandosi contro la parete.

– Wow! – esclamai a voce bassissima, ma la creatura sobbalzò e uscì dal capanno: era altissima, le labbra viola scuro e gli occhi completamente neri. Arretrai e incespicai. Certo, era un anno intero che non vedevo un alieno, ma bisogna solo ricordarsi che sono esattamente come noi, dentro. Anche se fuori alcuni di loro sembrano dei veri mostri.

Gli elementi del testo

I personaggi del racconto sono: esseri umani ed extraterrestri esseri umani

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: reale fantastico Il tempo è: definito indefinito

I fatti narrati sono: realmente accaduti immaginari ma potrebbero accadere irrealizzabili

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

C. B. Smith, Alieni in missione per conquistare il mondo, Salani Editore
105 IL TESTO NARRATIVO

Il labirinto

Un frastuono fortissimo rimbombò alle sue spalle, ma Thomas si rifiutò di guardare indietro. Sapeva che ogni secondo era vitale. Svoltò un angolo del labirinto e poi un altro. Corse più forte che poteva. A destra, poi a sinistra.

Giù per un lungo corridoio e poi a destra. A sinistra. Ancora a destra. Due svolte a sinistra. Un altro lungo corridoio. Il rumore del mostro di metallo alle sue spalle non cessò e non si affievolì. Continuò a correre, il cuore pronto a schizzargli fuori dal petto. Quando svoltò l’angolo successivo, sbandò e si fermò. Altri tre Dolenti stavano arrivando da quella parte, rotolando e conficcando le punte di ferro nella pietra. Venivano dritti verso di lui. Preferiva di gran lunga affrontarne uno al posto di tre, quindi corse dritto verso il Dolente che l’aveva inseguito.

L’orrenda creatura arretrò di un paio di centimetri e smise di muovere il gigantesco artiglio, come sbalordito dal coraggio del ragazzo.

Poi, con un ululato metallico, si preparò a gettarsi su Thomas. Due mani sbucarono all’improvviso e lo tirarono in un vicolo laterale.

– Seguimi! – urlò Minho, uno degli altri ragazzi della Radura. Insieme, i due ragazzi corsero corridoio dopo corridoio, svolta dopo svolta. Sembrava che Minho sapesse esattamente dove andare, non si fermava mai a pensare alle svolte da prendere. Dopo alcune svolte, davanti a sé Thomas vide qualcosa che il suo cervello non riuscì a elaborare. Sembrava… assurdo. Il corridoio che stavano percorrendo non terminava con un altro muro di pietra. Terminava con il buio.

106 IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

Thomas strizzò gli occhi mentre, insieme a Minho, correva verso quella parete di tenebra, cercando di capire a che cosa si stesse avvicinando.

I due muri ai lati sembravano incontrare solamente il cielo, in alto. Si vedevano le stelle. Quando sì avvicinarono, infine, si rese conto che si trattava di un’apertura. Il Labirinto aveva una fine!

Come era possibile? Si chiese Thomas. Dopo anni di ricerche, come avevano fatto a scoprirla tanto facilmente? Minho parve intuire i suoi pensieri.

– Non entusiasmarti! – disse, riuscendo appena a formulare la frase.

A poca distanza dalla fine del corridoio, Minho si arrestò, tenendo la mano a bloccare il petto di Thomas, per assicurarsi che si fermasse anche lui. Thomas rallentò e poi camminò fino al punto in cui il Labirinto si apriva nel vuoto.

Si trovò a fissare una voragine! In qualunque direzione Thomas vide solo aria e stelle. Era un panorama strano, disturbante, come se si fosse trovato ai confini dell’universo. Era come se qualcuno avesse costruito il Labirinto e lo avesse messo a galleggiare nello spazio, nel nulla per l’eternità.

– Attento! – disse Minho. – Non saresti il primo pivello a cadere giù. La vista dell’immensità dello spazio aveva provocato in Thomas una sorta di trance. Ma la voce dell’amico lo riportò alla realtà.

I Dolenti stavano arrivando di gran carriera, erano furenti e si muovevano con velocità sorprendente.

– Questi cosi saranno anche cattivissimi – disse Minho, – ma non sono molto svegli…

Thomas capì all’istante. I Dolenti erano di fronte a loro e arrivavano a tutta velocità. Il bordo della scarpata era alle loro spalle.

– Sei pronto? – domandò. – Al mio segnale!

J. Dashner, Maze Runner, Il Labirinto, Fanucci Editore

g Rispondi alle domande.

• Da chi erano inseguiti i due ragazzi Thomas e Minho?

• Quale scoperta fecero dopo aver percorso il Labirinto?

• Cosa fecero quando furono raggiunti dai Dolenti?

io Scrivo IL TESTO NARRATIVO

il testo Comprendo
g Come potrebbe concludersi la storia? Immagina e scrivi il finale. 107

il testo Analizzo

g Rispondi alle domande.

• Chi sono i personaggi reali di questo racconto?

• Chi è il personaggio immaginario?

• Il narratore del testo è un personaggio esterno o un personaggio interno al racconto?

• Il luogo è reale o immaginario?

L’amico programmato

I genitori di Tim, un bambino con problemi di comportamento, sono stati consigliati dal dottor Donar Hendl di affidare il figlio a un robot educatore.

Il campanello della porta suonò. Subito Lorna strillò: – Tim, rimani dove sei!

Ma Tim si stava già precipitando verso la porta. Gli piaceva dare il benvenuto agli ospiti: con la sinistra aprì la porta, e con la destra scagliò una manciata di frutta marcia e fondi di caffè. Contemporaneamente, una voce disse: – Tim! Sono il tuo Amico! E questo non è affatto il modo di trattare un amico, non ti pare? – Quando vide la creatura sulla soglia, Tim restò a bocca aperta. L’Amico era un umanoide ricoperto da una lunga pelliccia di un brillante verde smeraldo.

– Non mi inviti a entrare? Sono Buddy, l’amico programmato –disse.

– Fuori di qui! – urlò Tim e si lanciò contro l’Amico tempestandolo di calci e pugni. Di colpo si trovò sospeso da terra: la cintura dei suoi calzoni era stretta in una morsa simile a quella di una gru. Lorna fece un ampio sorriso. –Credo che tutto sommato il dottor Hendl ci abbia dato un buon consiglio.

Il giorno dopo, a colazione, Lorna preparò una farinata calda per tutti; i robot del modello di Buddy potevano mangiare gli stessi cibi della famiglia a cui erano assegnati, il che rappresentava un bel vantaggio. Tim, appena il piatto gli fu messo davanti, lo tirò a Buddy con tutte le sue forze. L’Amico lo afferrò al volo, con tale destrezza che sul tavolo non cadde neppure una goccia.

– Grazie, Tim – disse, e ingoiò il tutto in un unico boccone. –

108 IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

Mi hanno detto che adori questo tipo di cibo, perciò sei stato molto generoso a offrirmelo, anche se avresti potuto porgermi il piatto in modo più delicato.

I giorni passavano e Tim, senza rendersene conto, modificava il suo comportamento. Una sera, in casa…

– Come si è comportata, oggi, quella spaventosa bestia verde?

– chiese il papà di Tim.

– È davvero fantastico. Finalmente comincio a capire qual è il suo sistema – disse Lorna con aria soddisfatta. – Ecco, sopporta qualunque cosa faccia Tim e la interpreta nel modo più favorevole possibile, insistendo che lui è il suo Amico e quindi agisce in modo assolutamente amichevole.

– Permettete? – intervenne Buddy, che silenziosamente era entrato in cucina. – Tim dorme sul divano. Io vi suggerirei di parlare a voce bassa.

– Stammi a sentire, io non prendo ordini da…

– Signor Patterson, io non intendevo darle un ordine.

– Basta, sono stufo! Domani mattina chiamerò l’agenzia per chiedere che ti portino via. Sono stufo di essere trattato come un incapace e… Tim, che cosa ci fai qui?

Tim andò dritto verso Buddy, poi mise le sue dita rosee fra quelle pelose dell’Amico e disse: – Non puoi mandarlo via! Ho Ietto il contratto e dice che non puoi.

– Che cosa vuol dire che hai letto il contratto? – chiese Lorna.

– Se non sai leggere.

– Per vostra informazione, sa leggere – disse tranquillamente Buddy. – Gliel’ho insegnato questo pomeriggio.

– E quindi so che Buddy può restare con me per sempre. – Tim strinse la mano di Buddy. – Adesso basta con le stupidaggini.

E smettetela di strillare perché i ragazzini della mia età hanno bisogno di dormire. Vieni, Buddy?

– Sì, certo. Buonanotte, signore e signora Patterson.

J. Brunner, Storie di giovani mostri, Mondadori

il testo Comprendo

g Leggi le domande e sottolinea le risposte nel testo, poi utilizzale per raccontare la storia.

• A chi viene affidato Tim?

• Come reagisce il robot ai comportamenti di Tim?

• Cosa succede una sera in casa?

• Cosa fa inaspettatamente Tim?

• Cosa scoprono i genitori di Tim?

• Qual è il messaggio che la storia vuole trasmetterci?

INSIEME

g Dividetevi in piccoli gruppi e ciascuno scriva un episodio sulle fantastiche avventure di Tim e Buddy. Poi trasformate le vostre storie in fumetti.

109 IL TESTO NARRATIVO

VERIFICA in itinere

Un robot in giardino

– C’è un robot in giardino – mi informò mia moglie Amy. Con un pigro sospiro scostai il piumone, raggiunsi la finestra e guardai fuori. C’era davvero un robot in giardino.

– Dici che è vivo? – chiese Amy.

– Vivo nel senso di cosciente o nel senso di funzionante? – le risposi.

– Dai, Ben, vai a dare un’occhiata!

Il robot era seduto sotto il salice, con le gambe protese in avanti. Sembrava immobile, ma avvicinandomi mi accorsi che era solo imbambolato a fissare i cavalli del terreno confinante. Mi fermai a qualche passo di distanza e aspettai. Non sapevo bene come attaccare discorso con un robot. Da ragazzi in casa non ne avevamo mai avuti, ma certi miei amici li avevano. Erano perlopiù dei semplici domestici, dei manichini in plastica e metallo che pulivano casa, preparavano la colazione o andavano di quando in quando a prendere i figli a scuola al posto dei genitori.

Ne esistevano anche di più economici, con meno funzioni, che magari si limitavano a stirarti le camicie e a portarti fuori la spazzatura.

Io non avevo mai voluto un robot in casa. Amy invece voleva un androide, uno di quelli superaccessoriati, con anche la faccia umana.

Un robot come quello però non l’avevo mai visto. Nemmeno i più economici erano così malconci. Era piccolo e buffo, faceva quasi tenerezza.

– Ehm… salve.

Il robot sobbalzò, spaventato. Fece per alzarsi ma cadde sul fianco. Vedendolo lì disteso, con le piante dei piedi rivolte verso di me, a scalciare all’impazzata come una coccinella capovolta, mi sentii in obbligo di aiutarlo.

– Tutto bene? – chiesi rimettendolo a sedere.

Lui ruotò la testa e mi guardò, quasi intimidito.

Mi accovacciai sull’erba accanto a lui. Ero affascinato dal nostro piccolo nuovo ospite e volevo sapere di più sul suo conto.

110
D. Install, L’incredibile viaggio di un piccolo robot dal cuore grande, Piemme

il testo Comprendo

g Chi è Amy?

La moglie di Ben

La mamma di Ben

g Cosa scopre Amy in giardino?

Uno strano animale

Un robot

g A chi si rivolge Amy?

Al marito Al figlio

g Che cosa ti fa capire l’espressione “con un pigro sospiro” riferita a Ben?

Ben lascia malvolentieri il letto

Ben non respira bene

g Perché Ben non si avvicina subito al robot?

Non sa come attaccare discorso

Ha paura che possa fargli male

g Che cosa Ben non aveva mai avuto in casa da ragazzo?

Un robot come domestico

Un elettrodomestico tuttofare

g Che cosa avrebbe voluto Amy?

Un androide con la faccia umana

Un piccolo e tenero robot

g Che cosa aveva di insolito il robot in giardino?

Era buffo, piccolo e malconcio

Aveva la forma di una coccinella

g Che cosa prova Ben nell’osservarlo?

È infastidito dalla sua presenza

È affascinato e vorrebbe conoscerlo meglio

• I personaggi sono: realistici fantastici e realistici

• Il narratore è: interno esterno

• I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

• Il luogo della narrazione è: definito indefinito

• Il tempo della narrazione è: definito indefinito

• La vicenda è narrata: al presente al passato

• La vicenda è narrata: in ordine cronologico in ordine non cronologico

linguistica Riflessione

g Esegui sul quaderno l’analisi logica della frase “C’era davvero un robot in giardino”.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
il testo Analizzo
111

Alla scoperta del...

RACCONTO FANTASY

CHE COS’È?

Il racconto fantasy è un testo narrativo fantastico in cui il tema fondamentale è la lotta tra il Bene e il Male.

Il genere fantasy contiene elementi tipici della leggenda , della fiaba , della fantascienza e dell’ horror pur avendo un impianto assolutamente originale che lo rende un genere a sé.

Il racconto fantasy ha lo scopo di divertire e di sorprendere i lettori.

GLI ELEMENTI DEL RACCONTO FANTASY

PERSONAGGI

I personaggi sono esseri umani. Il protagonista scopre di essere predestinato ad affrontare prove difficili per il trionfo del Bene.

I personaggi antagonisti o alleati del protagonista sono fantastici con poteri soprannaturali: elfi, gnomi, hobbit, orchi, draghi, troll, unicorni…

TEMPO

FATTI

La narrazione si basa sull’antica lotta tra il Bene e il Male

Gli avvenimenti fantastici prevalgono su quelli realistici. Le imprese che i personaggi buoni devono affrontare sono avvincenti e ricche di cambiamenti e colpi di scena. Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona.

LINGUAGGIO

Il linguaggio è ricco di nomi fantasiosi dei personaggi, degli oggetti magici, dei luoghi in cui accadono le storie.

LUOGHI

I luoghi sono immaginari come boschi, foreste incantate, paludi pericolose, fortezze inespugnabili, altissime montagne... In questi ambienti spesso vivono animali e piante dotati di strani poteri.

Le storie sono spesso ambientate in un tempo indefinito o in epoche remote.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 207
112

Un incontro

Secondo un’antica profezia, il destino del mondo dipende da chi vincerà lo scontro che avverrà nel futuro tra Bene e Male.

Errand montò in groppa al suo sauro e insieme si avviarono sulla strada di casa. Attraversando i campi immersi nella luce dorata del sole, il ragazzo non si accorse della figura incappucciata che si ergeva sotto un grande pino. Fu il cavallo a richiamare la sua attenzione con un improvviso scarto, quando l’ombra si mosse impercettibilmente.

– Dunque sei tu – disse, ostile, con voce che aveva ben poco di umano. Errand rassicurò il cavallo accarezzandogli il collo fremente e guardò la misteriosa figura che la fronteggiava. Sentiva le vibrazioni d’odio emanate da quell’ombra e sapeva che doveva temerla più di qualsiasi altra cosa avesse mai potuto incontrare. Si sorprese perciò nel constatare l’assoluta calma e l’assenza di timore con cui restava a osservarla.

La figura scoppiò a ridere, emettendo un suono cupo e raccapricciante.

– Tu sei un folle – disse. – Temimi, perché verrà il giorno in cui ti distruggerò.

– Questo è ancora da vedersi – ribatté Errand con grande serenità.

Osservò attentamente la figura avvolta nell’ombra e si accorse che quello non era un essere reale, ma un’immagine proiettata con tutto il suo odio da miglia di distanza. – E poi – aggiunse – sono abbastanza grande da non lasciarmi spaventare dalle ombre.

– Ci incontreremo in carne e ossa, ragazzo, – sibilò la figura – e allora tu morirai.

– La decisione non è ancora stata presa – rispose Errand. – È per questo che dovremo incontrarci… per decidere chi di noi sopravvivrà e chi dovrà svanire.

La figura incappucciata inspirò con un acuto sibilo.

– Goditi la gioventù, ragazzo, – lo ammonì a denti stretti – poiché non ti sarà concesso di vivere oltre i tuoi anni. Io vincerò. E detto questo svanì.

D. Eddings, I Guardiani della Luce, Sperling & Kupfer

Gli elementi del testo

I personaggi del racconto sono: esseri umani e creature del male esseri umani

Il personaggio che rappresenta il male è: la figura incappucciata Errand

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: reale fantastico

Il tempo è: definito in definito

I fatti narrati riguardano: la lotta tra il Bene e il Male

un viaggio interstellare

Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona

113 IL TESTO NARRATIVO

g Sottolinea nel racconto le parole che descrivono l’Anello magico.

g Completa il testo.

Oggetto magico:

Il predestinato all’impresa:

Aiutante:

Antagonista:

Luoghi immaginari:

L’Anello magico

Il giovane hobbit Frodo eredita dal cugino Bilbo un Anello magico.

Frodo tolse nuovamente di tasca l’Anello e lo guardò. L’oro sembrava molto bello e puro, e l’hobbit ammirò la ricchezza e lo splendore del colore, la perfezione della forma. Era un oggetto straordinario e di altissimo pregio. Prima di averlo in mano, la sua intenzione era di scaraventarlo lontano, nella parte più infuocata del camino. Ma ora si accorgeva che non era così facile, che avrebbe avuto bisogno di un grandissimo sforzo di volontà.

Soppesò l’Anello, esitante, e imponendosi di pensare a tutto ciò che Gandalf gli aveva detto; poi riunì tutte le sue forze per lanciarlo lontano nel fuoco, ma scoprì di esserselo messo in tasca.

Gandalf rise sardonicamente.

– Lo vedi? Si sta impadronendo di te, e anche tu, Frodo, già non riesci a sbarazzartene, e non hai più la volontà di distruggerlo.

Ma, quanto a rompere l’Anello, la forza è del tutto vana. Anche colpendolo con una mazza da fabbro, non lo scalfiresti nemmeno.

il testo Analizzo 114 IL RACCONTO FANTASY

Le tue mani e le mie mani mai lo potranno disintegrare. Nemmeno le fornaci e le incudini dei Nani vi riuscirebbero.

È stato detto che il fuoco di drago può fondere gli Anelli del Potere, ma oggi sulla Terra non vi è un solo drago il cui antico fuoco sia ancora vivo e intenso a tal punto da riuscirvi; e comunque non è mai esistito un drago che potesse danneggiare l’Unico Anello, l’Anello Dominante, poiché era stato forgiato da Sauron in persona.

C’è una sola strada: trovare la voragine del Fato, negli abissi dell’Orodruin, la Montagna di Fuoco, e lanciarvi l’Anello, se desideri effettivamente distruggerlo e impedire per sempre al Nemico di impadronirsene.

– Certo che desidero distruggerlo, e con tutte le mie forze!

– gridò Frodo. – O perlomeno che venga distrutto. Non sono affatto amante delle imprese pericolose. Cosa darei per non aver mai visto quell’Anello! Perché è toccato a me? Come mai sono stato scelto io?

– Queste sono domande senza risposta – disse Gandalf, – ma sei stato scelto tu, e hai dunque il dovere di adoperare tutta la tua forza, l’intelligenza e il coraggio di cui puoi disporre. E ora sta a te decidere; ma io ti starò sempre accanto per aiutarti. Ti aiuterò a sostenere questo peso, fin quando toccherà a te sopportarlo. Ma dobbiamo fare qualcosa, e subito: il Nemico sta per agire.

AL CINEMA

Nel cinema il fantasy è un genere recente, che si è diffuso a partire dagli anni ’80, grazie anche al perfezionamento delle tecnologie necessarie a realizzare effetti speciali. Ha trovato poi la sua consacrazione dal 2000 in poi proprio con il romanzo di Tolkien, da cui è stata realizzata una celebre trilogia cinematografica. Il terzo film della serie è stato addirittura premiato con undici Oscar.

il testo Comprendo

g Rispondi sul quaderno alle domande, poi racconta la storia.

• Che cosa possiede Frodo?

• Cosa intende farne?

• Per quale motivo è quasi impossibile distruggere l’Anello?

• Qual è l’unico modo per poterlo distruggere?

• Infine che cosa dice Gandalf a Frodo?

g Rispondi alle domande.

• Riuscirà Frodo a sconfiggere il nemico?

• In che modo? Quale ruolo avrà il mago Gandalf?

• Quale funzione avrà l’Anello magico?

g Descrivi brevemente l’aspetto fisico del giovane hobbit Frodo e del mago Gandalf, evidenziando alcuni particolari significativi che li contraddistinguono.

J. R. R. Tolkien, Il signore degli Anelli, Bompiani
io Scrivo
115 IL TESTO NARRATIVO

il testo Analizzo

g Il narratore è: interno esterno

g Rispondi alle domande.

• In quale luogo si svolge la vicenda?

• Chi sono i personaggi del racconto?

• Quali creature fantastiche compaiono nel racconto?

• Chi sono gli eroi della vicenda?

• Chi sono gli antagonisti?

• Quali forze risultano vittoriose alla fine della battaglia?

• È presente un mezzo magico? Qual è?

g La narrazione si svolge secondo lo schema: della fabula dell’intreccio

La sconfitta degli Urgali

Il vento urlava nella notte. Lo spettro Norduk, dai capelli cremisi e gli occhi rossi come braci, ordinò ai suoi in tono gelido:

– Nascondetevi ed uccidete chiunque si avvicini!

Subito si mossero dodici goffi Urgali, armati di corte spade e tondi scudi di ferro: sembravano “umani” con le gambe storte, le braccia tozze e un paio di corna ritorte. I mostri si nascosero nella boscaglia, mentre Norduk li osservava da dietro un albero.

Dall’oscurità emersero tre cavalieri. Sul primo cavallo c’era l’elfo Nantar, armato di spade e di arco con faretra; sul secondo c’era Sadam, un’elfa che portava al fianco la spada magica e sulla schiena l’arco con la faretra; sul terzo cavallo, Politum armato di lancia e pugnale, con la testa protetta dall’elmo.

Subito gli Urgali uscirono allo scoperto, spargendo intorno a sé il loro fetore, e scoccarono un nugolo di frecce nere.

116 IL RACCONTO FANTASY

Lo spettro Narduk lanciò verso l’elfa un globo infuocato che colpì il cavallo, mentre Sadam atterrava senza farsi male. Nantar fu velocissimo a soccorrerla e a farla salire in groppa al suo cavallo.

La battaglia aveva ormai avuto inizio: gli Urgali si buttarono implacabili sui due cavalli superstiti e lanciarono contro di loro una fitta serie di globi infuocati.

Politum fu ferito alla spalla, ma l’elfo Nantar intervenne in sua difesa scoccando una freccia della sua faretra: intorno agli Urgali si diffuse una nuvola di scintille infuocate, i capelli cremisi di Norduk presero fuoco e lo spettro si rotolò per terra in preda alle fiamme.

In quel momento Politum, trattenendo la spalla ferita, fu addosso ad un gruppo di Urgali e riuscì a ferirne due con la sua lunga lancia. Anche l’elfa, con l’aiuto della magica spada, colpì gli Urgali rimasti in piedi.

In breve i mostri furono sconfitti: il fetore pestilenziale che gli Urgali diffondevano intorno a sé svanì, l’aria della notte ritornò fresca e pulita e i tre cavalieri andarono vincitori incontro all’alba.

g Scrivi per ogni sequenza una frase significativa. Sintetizza sul quaderno, poi racconta la storia.

C. Paolini, Eragon, Fabbri Editori
1. 2. ……….........…………………............................ 3. 4. 5. 6. 7. 8. io Scrivo 117 IL TESTO NARRATIVO

Nella terra degli Unicorni

Quando Diana si risvegliò portò subito la mano al collo: il misterioso amuleto che le aveva donato la nonna era scomparso! Sforzandosi di rimanere calma, si guardò intorno. Era sdraiata su un giaciglio di muschio e foglie, in una grotta illuminata dalla luce fioca di una sola torcia. All’improvviso Diana trasalì, spaventata. Davanti a lei c’era un essere simile a un orso. Era alto, con le spalle larghe. Il suo corpo era ricoperto da una folta pelliccia. Aveva un muso largo e un piccolo naso nero.

L’uomo - orso si chinò su Diana e la guardò con i suoi grandi occhi scuri.

Fiutandola con le larghe narici, le posò una grossa zampa sulla guancia.

Poi, con uno sguardo triste, si voltò e si allontanò.

Diana tentò di sollevarsi sui gomiti, per cercare un modo per comunicare con lui, ma il dolore della ferita al fianco, causata dalla roccia su cui era caduta, la bloccò e ricadde all’indietro. In un attimo si addormentò.

Quando riaprì gli occhi, vide un unicorno piccolo e aggraziato.

Il maestoso animale aveva trapassato la sua maglietta con il corno e sulla pelle, vicino al cuore, s’intravedeva una minuscola stella.

L’unicorno posò gentilmente il suo lungo corno sulla spalla della bambina. Poi le disse: – Non devi aver paura.

Le aveva parlato con il pensiero.

– Era l’unico modo per comunicare con te.

– Non capisco… – mormorò Diana.

– Se parli a voce alta, non posso capirti. Basterà che tu formuli un pensiero e me lo invii mentalmente.

– Dove sono? – chiese, pensando, la bambina.

– Sei nella tana di Dimbolthum, l’uomo - orso. E la tana si trova nella Foresta della Regina, nel mondo di Luster.

– Luster?

– La Terra degli Unicorni.

– Chi sei? – chiese Diana.

– Mi chiamo Lampo d’Argento. E tu?

– Diana. Ma dov’è adesso Dimbolthum?

– È andato a raccogliere alcune erbe che ti aiuteranno a riprendere le forze. Il passaggio dalla Terra a Luster è stato molto faticoso. Io intanto curerò la tua ferita.

B. Coville, Nella terra degli unicorni, Piemme

118 VERIFICA in itinere

il testo Comprendo

g Quale parola nella prima frase ti fa capire che stai leggendo un racconto fantastico?

g Dove si trova Diana?

g Perché Diana si spaventa?

g Cosa fa l’uomo-orso?

g Cosa accade poi?

g In che modo Lampo d’Argento comunica con Diana?

g Quali parole ti fanno capire che Lampo d’Argento è un personaggio buono?

g Quale oggetto magico aiuterà Diana nel mondo di Luster?

il testo Analizzo

• Il narratore è: interno esterno

• I fatti narrati sono: verosimili inverosimili

• I personaggi sono: realistici realistici e fantastici

• Il luogo della narrazione è: definito indefinito

• Il tempo della narrazione è: definito indefinito

• La vicenda è narrata: al presente al passato

• Il linguaggio è ricco di nomi: fantasiosi stranieri

linguistica Riflessione

g Sottolinea nel testo con colori diversi la descrizione dell’uomo-orso e dell’unicorno.

g Leggi la frase “La grotta era illuminata dalla luce fioca di una sola torcia” e segna con una X le risposte corrette.

• Qual è il soggetto della frase? La grotta La luce fioca

• Che funzione ha “era illuminata”? Predicato verbale Predicato nominale

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL RACCONTO FANTASY
119

Mi autovaluto

Ho imparato a…

Legenda

benissimo bene così così

• ascoltare un testo e a capirne le diverse informazioni

• riassumere un testo

• esporre un testo letto ..............................................................................................................

• cogliere le emozioni presenti in un testo

• scrivere testi

• distinguere gli elementi di un racconto:

» umoristico

» di avventura

» di paura ............................................................................................................................... ........

» giallo ............................................................................................................................... ...............

» storico

» di fantascienza

» fantasy

Come mi sono sentito

Scegli tra le alternative proposte.

g Ho mostrato maggiore sicurezza quando: ho letto ho ascoltato ho scritto ho parlato

g A volte ho chiesto aiuto ai compagni o all’insegnante per: comprendere analizzare raccontare scrivere

g Durante le verifiche ho provato:

tranquillità agitazione noia altro

120
120
mi
AUTOVALUTO

Mi intervisto

Scegli tra le alternative proposte o scrivine una tua se non trovi nulla di corrispondente a ciò che provi.

g Quando ascolti una lettura, che cosa ti aiuta a capire meglio?

Le immagini L’espressione di chi legge

Il silenzio Altro

g Che cosa ti mette più in difficoltà quando leggi?

Leggere a voce alta Leggere davanti a tutti

Leggere parole nuove Altro

g In quale attività ti diverti di più?

Nelle attività individuali Nelle attività di coppia

Nelle attività di gruppo Altro

g In che cosa pensi di dover migliorare?

Nella comprensione del testo Nell’analisi del testo

Nella scrittura Altro

g Come ti definiresti?

Un bravo lettore

Un attento ascoltatore

Un buon compagno di gruppo Altro

Mi confronto con la classe

g Seduti in cerchio, a turno, leggete alla classe le risposte dell’intervista a voi stessi e confrontatevi. Ascoltate con attenzione le risposte dei compagni, dalle quali potreste trovare utili spunti per migliorare.

TAPPA 121 X a 2 a

Ecco la PRIMAVERA

La terra si sveglia

La terra si era addormentata. Una lunga pioggia leggera era scesa a cullare la fine del suo sonno, lei la sentiva, ma ancora non si svegliava. Dolce dormire. Sorrideva, dietro le palpebre chiuse, a sentirsi frugare tra l’erba, a sentirsi toccare le violette nascoste. Picchiandola con lunghe dita leggere, la pioggia le faceva il solletico e le diceva pian piano ”Destati” e mormorava “Svegliati” e poi ”Su, è l’ora, vestiti”. E la terra fingeva ancora di dormire, perché nulla era più dolce di quel dormiveglia.

Alla fine ha aperto gli occhi delle margheritine ed è rimasto un odore di terra bagnata nei giardini.

Immagini di primavera

Ci sono tanti poveri tra i fiori. Appena c’è nell’aria odor di primavera ecco le margherite nevicare nei prati mettendo il loro fiorellino anche all’occhiello del ciuffo d’erba più meschino. Appena si sente quell’aria di festa ecco le mammole sui cigli del fosso, e ai piedi degli alberi. E la primula lilla e la primula rosa…

C. Govoni

g Che sensazione hai provato leggendo i testi?

g Cosa succede quando nell’aria c’è odor di primavera?

g Descrivi un fenomeno atmosferico tipico della stagione primaverile

122

Nuvole e fantasia

Quando l’inverno finiva e il cielo diventava azzurro, io guardavo le nuvole bianche che passavano sopra di me.

Le guardavo dalla terrazza, dal campo sportivo, dai prati. Ma le guardavo di più quando c’era vento, perché mentre si muovevano cambiavano forma, diventavano più grandi o si spezzavano in tante altre piccole nuvole. Mi piaceva giocare con i miei compagni a trasformare con la fantasia le nuvole in personaggi o in cose, e ognuno vedeva forme strane e diverse.

Un giorno indicai al mio amico Giacomo un nuvolone bianco grande come metà del cielo. Gli dissi che era un castello.

Ma lui diceva che non vedeva nessun castello nel cielo, bensì un drago con quattro teste.

– Non sono le teste del drago, ma le torri del castello con le bandiere in cima – gli dicevo – e sotto c’è la strada che sale fin lassù. – Quella è la coda – diceva lui – e le tue bandiere sono le orecchie del drago!

Insomma ognuno ci vedeva quel che voleva. Il cielo di primavera, quando il vento modella e disfa le nuvole, è sempre uno spettacolo bellissimo e grandioso: io vi immaginavo cavalli bianchi che correvano, giardini fioriti e caverne misteriose.

M. Lodi, Il cielo che si muove, Edizioni E. Elle

About springs

Spring unlocks the flowers to paint the laughing soil.

Reginald Heber

Spring is nature’s way of saying: “Let’s party!”.

They can cut all the flowers, but they can’t stop the spring.

g Cosa vede nel nuvolone bianco lo scrittore?

g Cosa ci vede, invece, il suo amico Giacomo?

g Descrivi un aspetto della primavera e, utilizzando opportunamente gli aggettivi, i dati sensoriali, le similitudini e le metafore, esprimi la bellezza di questa stagione.

123 PRIMAVERA

la PRIMAVERA nell’ARTE

Emozioni a colori

g Osserva i dipinti, i colori e gli elementi che li caratterizzano. Poi confrontati con i compagni e le compagne. Avete provato le stesse emozioni?

Claude Monet, Primavera
124

OSSERVO CREO SCRIVO

Che suoni immagini di poter sentire negli ambienti rappresentati?

Che cosa ti piacerebbe fare in ognuno di essi?

Dopo aver osservato i dipinti scrivi una poesia sulla primavera e illustrala.

Scegli il dipinto che ti ha maggiormente colpito e trasformalo in un paesaggio estivo, utilizzando la tecnica che preferisci.

Vincent Van Gogh, Campagna in primavera
125 PRIMAVERA
Gustav Klimt, Primavera

Filastrocca grande della pace piccola

Parlami, amico, ascolta ciò che dico. Se non mi parli, il cielo resta tagliato in due e le parole amare, mie e tue, poi diventano un mare che non sappiamo più attraversare. Ma se prima che tutto si rovini ci sediamo vicini e ne parliamo insieme, allora le parole sono un seme che poi diventa un albero, che poi diventa un bosco, dove mi riconosci, e io ti riconosco, ascolti ciò che dico, ci pensi, e se ti piace tu ritorni mio amico: e questa qui è la pace.

g Quale messaggio ci comunica la poesia?

g Realizza un disegno originale con le parole della pace: rispetto, tolleranza, amore, unione, solidarietà, perdono, amicizia, fiducia, fratellanza, uguaglianza, collaborazione, libertà, accettazione, accoglienza.

g Arricchiscilo con elementi naturali come foglie, fiori, uccellini, farfalle…

g A lavoro ultimato esprimi le tue sensazioni.

IN FESTA!
B. Tognolini
VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 126 PRIMAVERA

Pasqua di PACE e d’AMORE

Queste tre persone hanno contribuito in modo diverso alla lotta per la pace.

Mahatma Gandhi (1869-1948)

Lottò tutta la vita, prima in Africa e poi in India, per la libertà e l’indipendenza, utilizzando la nonviolenza e la disobbedienza civile.

“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”

Nelson Mandela (1918-2013)

Chiamato il “padre del Sudafrica arcobaleno” per il suo impegno contro la segregazione razziale, è stato il primo presidente nero in Sudafrica. È rimasto rinchiuso in prigione per più di 26 anni.

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”

Gino Strada (1948-2021)

Chirurgo italiano, è stato il fondatore di Emergency, un’associazione umanitaria che dal 1994 offre assistenza alle vittime dei paesi in guerra e alle vittime della povertà.

“Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”

classroom FLIPPED

g Su indicazione dell’insegnante, cercate informazioni su altre persone che hanno lottato per diffondere la pace. In particolare approfondite le ricerche sul modo non violento con cui si sono battute.

g Divisi in piccoli gruppi, condividete il materiale informativo e insieme scrivete la storia del personaggio scelto, corredandola di immagini. Leggete poi il vostro lavoro agli altri gruppi.

A CASA A SCUOLA
VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 127 PRIMAVERA

Una piccola fattoria

La costruzione era una piccola fattoria, per metà rimessa a solido dopo aver passato tempi di abbandono con due spazi coltivati a ortaglia ai lati e un frutteto non troppo in ordine in direzione del ruscello.

Dietro la fattoria c’era uno spazio di una ventina di metri occupato in parte da una legnaia e da un capannuccio dalle porte chiuse. Poi cominciavano la boscaglia e la collina. Una striscia di noccioli e poi, verdissimi e grandi, i gonfi ammassi di castagni.

R. Piumini, Il segno di Lapo, Einaudi

Scriviamo

1. Tu e il tuo compagno leggete con attenzione il testo e sottolineate gli indicatori spaziali.

2. Nel brano sono descritti la piccola fattoria, lo spazio dietro la piccola fattoria e sullo sfondo la collina. Manipolate il testo e, seguendo la stessa struttura, arricchitelo con nuovi particolari.

128

DESCRITTIVO il testo

Il testo descrittivo presenta la realtà che ci circonda e aiuta il lettore a immaginarla attraverso le parole dell’autore, che intreccia gli elementi della descrizione con le sue sensazioni creando un’atmosfera particolare.

La descrizione può avere lo scopo di informare con dati precisi per mezzo di un linguaggio specifico. In tal caso la descrizione è oggettivo-informativa.

In questa unità scoprirai come si possono descrivere:

• persone;

• emozioni;

• animali;

• luoghi;

• fenomeni atmosferici.

• Comprenderai l’importanza che la descrizione ha nei racconti.

129

Alla scoperta del...

CHE COS’È?

È un testo che ha lo scopo di “far vedere” con le parole i personaggi e le loro emozioni, animali, luoghi e fenomeni atmosferici. La descrizione arricchisce la narrazione ricorrendo a un linguaggio ricco di dati sensoriali, di paragoni, di metafore, di aggettivi qualificativi necessari per esprimere sensazioni ed emozioni.

ARGOMENTI

Si possono descrivere persone, animali, luoghi… sia reali che fantastici

TIPO DI DESCRIZIONE

Può essere:

• oggettiva, se presenta dati che tutti possono osservare, senza opinioni personali;

• soggettiva, se è arricchita da emozioni e giudizi personali.

GLI ELEMENTI DEL TESTO DESCRITTIVO

ORDINE

Può seguire un ordine:

• logico (da una visione di insieme al particolare o viceversa);

• spaziale (da lontano a vicino…);

• cronologico (come era prima, com’è dopo).

LINGUAGGIO

• Ci sono molti aggettivi qualificativi, paragoni tra elementi diversi, metafore e personificazioni.

• Si utilizzano i dati sensoriali: visivi, uditivi, olfattivi, gustativi e tattili.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 208
TESTO DESCRITTIVO 130

Le descrizioni possono essere statiche quando rappresentano un soggetto (persona, animale, cosa) che è fermo nello spazio. Sono invece dinamiche quando nel testo sono presenti azioni e movimenti di una persona, di un animale o di una cosa come, ad esempio, il vento, il mare…

Una frenetica signora

Vittoria si affacciò sulla porta e dovette fare un grande sforzo per non scoppiare a ridere. Non era così facile. Una signora piccolissima si aggirava per la cucina a frenetica velocità, piroettando e zigzagando tra i mobili. La donnina aveva un aspetto davvero buffo. Era, come si è detto, molto piccola, ma in compenso molto grassa, aveva le guance di un rosso acceso, come il vestito. Dava l’impressione non di muoversi, ma di rotolare come una palla sul pavimento. In quel momento stava preparando la tavola per la colazione e filava come una saetta, o rotolava come un palla, dalla mensola dei piatti alla parete, dal frigorifero al fornello e al tavolo, dove appoggiava vivande e posate. Aveva, come la figlia, i capelli corti, ma erano di un rosso vivo, esattamente come le guance. Portava, come la figlia, occhiali con la montatura di metallo. “Quel viso sarebbe stato molto simpatico” pensò Vittoria “se la donna avesse sorriso”. Ma al momento la donna non sorrideva; anzi, aveva un aspetto molto serio. Sembrava, però, in ottima forma e provvista di una energia non comune. Evidentemente non si era accorta della presenza delle due ragazze, perché parlava precipitosamente tra sé e sé sfrecciando avanti e indietro. – La lattina del caffè… dov’è? Ah, naturalmente dove sta sempre. Tè, pane, burro, salame e formaggio. E il latte dov’è?

Parlando, disponeva sul tavolo le portate con una frenesia che Vittoria non avrebbe creduto possibile. “Per me lavora in un ristorante” pensò. “Sarà di sicuro campionessa mondiale di apparecchiatura dei tavoli”.

K. Hagerup, Il paese dove il tempo non c’era più, Fabbri

g Lo scrittore ha descritto la signora mentre si sta muovendo. Per quale scopo?

g Sottolinea nel testo con colori diversi: le parole che descrivono l’aspetto fisico della signora; i verbi che indicano movimento; le similitudini presenti nel testo.

g La descrizione è: statica dinamica

g Perché?

g Dopo aver letto il testo, immagina e descrivi la frenetica signora intenta a trafficare in cucina tra pentole e fornelli.

g Descrivi il comportamento di un cameriere mentre svolge il suo lavoro.

il
testo Analizzo
io
Scrivo
131 IL TESTO DESCRITTIVO

A cena dal signor Lorenz

Arno con la madre Miriam e il fratellino Bruno vengono invitati a pranzo dal signor Lorenz, il fornaio del paese…

Era la prima volta che mettevano piede in quella casa e Arno ne rimase impressionato. Il signor Lorenz gli sembrò all’improvviso un uomo ricco e potente, come non se l’era mai figurato vedendolo con la pala in mano e la barba bianca di farina. La stanza dove entrarono era calda e ben illuminata, con una tavola coperta da una tovaglia bianca e piatti di ceramica, posate che brillavano e una cesta piena di pane di tutte le specie.

C’era anche, su una grande madia, un’altra cesta ricolma di frutta e di piccoli dolci.

Arno si sentì intimidito da tutto quel lusso. Bruno, invece, si buttò verso la tavola con un grido di gioia.

– Il mio selvaggio! – disse il signor Lorenz.

Era di ottimo umore e si vedeva. L’allegria gli usciva dagli occhi e persino dalla barba ben pettinata che sussultava spesso, dalle braccia forti e pelose che si agitavano nell’aria; perfino dal panciotto teso sullo stomaco pieno e soddisfatto. A poco a poco la diffidenza iniziale di Arno si sciolse e cominciò a sorridere.

– Accomodatevi, prego! Sedetevi: voglio che vi sentiate a casa vostra.

Bruno, per la verità, s’era già accomodato, e aveva anche provveduto ad assaggiare un meraviglioso pezzo di pane alle noci, che aveva adocchiato da tempo. Quanto a loro si sedettero compostamente sul bordo delle sedie ed era strano vedere Miriam, con la gonna di velluto nero a grandi fiori, la camicia dalle maniche a sbuffo, il fiore di seta tra i capelli, il vestito dei balli e delle feste, seduta in quel modo e a quella tavola non sembrava nemmeno lei.

g Sottolinea nel testo con colori diversi:

il comportamento di Arno e di Bruno;

l’aspetto fisico del signor Lorenz e l’abbigliamento della mamma dei due fratellini;

g Poi per ciascun personaggio scrivi il suo stato d’animo. Arno Bruno Miriam

DESCRIVERE PERSONE
A. Nanetti, L’uomo che coltivava le comete, Edizioni EL
il
132 IL TESTO DESCRITTIVO
testo Analizzo

Susi si ribella

– No, angioletto, – disse la mamma arricciando il sopracciglio destro e incurvando all’ingiù l’angolo sinistro della bocca – così conciata non puoi proprio uscire! Non te lo permetto, non è possibile!

– E invece io esco proprio così! – gridò Susi. Susi indossava i suoi vecchissimi jeans con le toppe a fiorellini sulle ginocchia e da una parte sul sedere; anche le toppe a loro volta erano già piene di buchi. Di sopra Susi aveva una T - shirt slavata che un tempo doveva essere stata verde, con il collo e le maniche tutte slabbrate e sformate e con un rammendo mezzo scucito sulla spalla destra. Susi era senza calze e ai piedi aveva delle scarpe da tennis, grigie, tanto erano sozze. La mamma tirò fuori dall’armadio il vestito della festa di Susi, quello rosso, e glielo sventolò sotto il naso. Era un vestitino di finissima tela batista, con la gonna a cinque balze, lungo fino al polpaccio, il bustino ben aderente e sottili spalline che si incrociavano sulla schiena.

– Guarda com’è bello, angioletto! – diceva con voce mielosa. –L’hai messo solo una volta!

– E pensare che hai insistito tanto per averlo! L’estate prossima sarai di nuovo cresciuta e non ti andrà più bene!

– DOVRETE PASSARE SUL MIO CADAVERE! –gridò Susi.

testo Analizzo

il

g Che carattere ha Susi? Sottolinea le parole che te lo fanno capire.

g Evidenzia poi quelle che descrivono il suo abbigliamento e il vestito rosso.

g In che modo la mamma cerca di convincere Susi ad indossare il vestitino rosso?

io Scrivo IL TESTO DESCRITTIVO

DESCRIVERE PERSONE
C. Nöstlinger, La vera Susi, Piemme
g Osserva l’illustrazione e descrivi sul quaderno l’aspetto fisico di Susi. 133

Descrivere emozioni

La gioia, l’allegria, la tristezza, la paura e altri sentimenti o stati d’animo si rivelano spesso attraverso i comportamenti di chi li prova.

La paura

Repentinamente, una terribile paura l’agghiacciò.

g L’autore descrive il crescente terrore della protagonista scaturito da ciò che vede.

Sottolinea nel testo le espressioni che fanno comprendere i comportamenti della protagonista dettati dalla paura. Immagina di essere al buio e descrivi anche tu un momento di paura, usando in prevalenza i dati uditivi.

Le parve ad un tratto che l’uscio del bagno, laggiù in fondo al letto, si stesse aprendo; in quel punto, sia che i vetri emanassero qualche luminosità, sia che le persiane delle finestre del bagno fossero aperte e un po’ di luce venisse dal cortile, certo è che le tenebre erano meno fitte che nel resto della stanza… Ed ecco… laggiù non c’era dubbio, l’uscio si apriva pian piano, si muoveva come se qualcuno, desideroso di entrare, l’andasse cautamente spingendo dall’esterno.

Dal terrore il respiro le mancò, il cuore incominciò a battere in petto furiosamente: restò immobile, irrigidita, supina, con gli occhi fissi in quella direzione… Poi la porta ebbe un leggero tintinnio e questo fu troppo per Carla: a occhi chiusi, con quanta forza poteva, con un senso di lacerazione, ella cacciò un urlo lungo e lamentoso.

134 IL TESTO DESCRITTIVO

g Sottolinea nel testo le espressioni che ti fanno comprendere che Cosetta è una bambina molto triste. Poi Trasforma Cosetta in una bambina allegra e in salute.

Una bambina triste

Cosetta era magra e livida; aveva quasi otto anni, ma non ne dimostrava più di sei. Gli occhi grandi, sprofondati in una specie di ombra, erano quasi spenti. Gli angoli della bocca avevano quella curva all’ingiù della tristezza abituale. Tutto il suo abito non era che uno straccio che avrebbe fatto pietà d’estate e che faceva orrore d’inverno. Le sue gambe, nude, erano rosse e gracili. Tutto il corpo di quella bambina, l’andatura, l’atteggiamento, il suono della voce, le pause tra una parola e l’altra, lo sguardo, il silenzio, il minimo gesto, esprimevano la tristezza e la paura.

V. Hugo, I miserabili, Mondadori

Grande preoccupazione

Che primavera disperata e terribile! Avevo ancora da pagare il conto del fabbro, quello del falegname, quello del carraio, quello della spazzatura, dello zolfo, del maniscalco; e i soldi non c’erano. Il tepore dell’aria mi faceva girar la testa. Andavo per il mio campo, da un filare all’altro, quasi tutto il giorno, senza perché, come un cane che cerca un osso qualunque.

La sera, prima di dormire, soffrivo sempre di più; e mi sforzavo di non pensare a niente.

g Prova anche tu ad esprimere la preoccupazione e l’agitazione per qualcosa che devi fare e che non riesci a portare a termine a causa di un imprevisto.

g Descrivi un sentimento manifestato da una persona della tua famiglia in una situazione il cui comportamento è particolarmente significativo. Osserva le espressioni del viso, i gesti, l’intonazione della voce e i movimento del corpo.

Per esempio:

• all’annuncio di una bella notizia;

• all’arrivo inaspettato di un parente tanto atteso;

• durante una conversazione noiosa.

DESCRIVERE EMOZIONI
F. Tozzi
135 IL TESTO DESCRITTIVO

Il pettirosso

LA DESCRIZIONE OGGETTIVA

Ricerca informazioni nei libri e in Internet e scrivi una descrizione oggettiva del pettirosso. Ricorda di non esprimere impressioni e opinioni personali.

g La descrizione è:

soggettiva oggettiva

g Sottolinea nel testo le parole che descrivono l’aspetto fisico, il carattere e il comportamento del pettirosso.

LESSICO

discreto:

sobrio, moderato.

cristallino:

limpido, chiaro.

Ogni volta che mi apposto in qualche parte della foresta, ogni volta che attendo pazientemente un capriolo, un tasso o un cervo, un uccellino grassottello viene a esaminarmi da vicino con un mucchio d’inchini e movimenti nervosi delle ali e della coda.

Bruno olivastro, uniforme sul dorso, esso mette in mostra una superba macchia arancio nella parte anteriore del corpo: è il pettirosso!

Già a marzo- aprile il piccolo uccello fa sentire il suo canto, soprattutto al mattino e al crepuscolo: per quanto discreto, questo ha un timbro bellissimo ed è pervaso di struggente malinconia.

È un susseguirsi di note cristalline di squisita dolcezza: sembra far parte della gran pace della sera… Tuttavia il suo vero significato è un altro.

Il pettirosso è un solitario, terribilmente geloso del proprio territorio; la sua aggressività è tale che non sopporta nessun altro maschio della stessa specie all’interno del dominio che si è scelto. Mi sono divertito, un giorno, a riprendere il suo canto con un registratore e a riprodurlo.

Immediatamente il pettirosso si è messo a cantare senza interruzione e, vedendo che questo avvertimento non era sufficiente, si è avvicinato, visibilmente furioso e molto agitato, squadrandomi con i grandi occhi scuri e mostrandomi senza posa tutta la superficie arancione del suo petto!

R. P. Bille, Animali di montagna, Zanichelli
DESCRIVERE ANIMALI
136 IL TESTO DESCRITTIVO
il testo Analizzo

William, il gatto

Se ne stava sdraiato sulla mensola sopra il calorifero, con gli occhi socchiusi, dando qualche sbadiglio di quando in quando. William, il gatto, si preparava a vivere un’altra giornata. Quando Peter afferrava la cartella e si dava ancora un’occhiata intorno prima di uscire di casa di corsa, era sempre William l’ultima cosa che vedeva. Teneva la testa appoggiata a una zampa, mentre quell’altra ciondolava molle dal bordo della mensola, e si godeva l’aria calda che saliva. Una volta liberatosi di quei ridicoli essere umani, il gatto avrebbe potuto sonnecchiare in pace per qualche ora.

Nei pomeriggi d’inverno, di ritorno da scuola, non c’era cosa che Peter amasse di più che sfilarsi con un calcio le scarpe e sdraiarsi davanti al fuoco del camino accanto al gatto

William. Gli piaceva mettersi giù all’altezza di William e poi andargli vicino vicino con la faccia a guardare la sua, quella faccia straordinaria, diversa e bellissima, con ciuffi di pelo nero che si aprivano a raggio intorno al musetto, e i baffi bianchi leggermente piegati all’ingiù, e i peli del sopracciglio sparati diritti come antenne della televisione, e gli occhi verde marroni, con quelle fessure strette come porte socchiuse su un mondo nel quale Peter non sarebbe mai potuto entrare. Appena gli si avvicinava, incominciava il ronzio soddisfatto delle sue fusa, talmente basso e potente da far vibrare anche il pavimento. E Peter sapeva di essere gradito.

g Come potrebbe reagire il gatto William scoprendo in giardino il grosso cane dei vicini? Immagina e descrivi utilizzando i dati di movimento e inserendo qualche similitudine.

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande.

• Quali sono le abitudini del gatto William?

• Come definiresti il carattere del gatto?

• In che modo Peter dimostra le sue attenzioni verso la bestiola?

g Sottolinea le parole che descrivono il suo aspetto fisico.

DESCRIVERE ANIMALI
137 IL TESTO DESCRITTIVO

La collina dei cipressi

il testo Analizzo

g Sottolinea nel testo la sequenza che descrive il paesaggio e completa.

In primo piano

In secondo piano

Sullo sfondo

Oltre le PAROLE

g Qual è il significato dell’espressione “la voce rotta dallo sforzo”?

Parlare con difficoltà per la fatica

Balbettare

Alice e Sergio spingono sui pedali, sbuffando per lo sforzo. Che fatica, la salita! Finalmente arrivano in cima alla collina.

– Non ce la faccio più… – sbuffa Sergio lasciandosi cadere, insieme alla sua bici, sopra l’erba soffice ai lati della stradina.

– Uff, anch’io sono stanca! – esclama Alice.

– Però ne valeva la pena! – riconosce Sergio, guardandosi intorno. Il paesaggio che si apre davanti ai loro occhi è davvero molto bello. In primo piano, spicca un cespuglio di gialle ginestre. È abbastanza vicino per sentire il profumo amarognolo. In secondo piano, ecco il cocuzzolo di una collina, con una corona di cipressi snelli e scuri a guardia di un casolare con i muri di pietra giallastra e il tetto di tegole rosse. Sullo sfondo, fino all’orizzonte, altre colline rivestite da prati di velluto verde; alcune hanno in cima una casa, come una ciliegina messa sopra a enormi pasticcini di terra ed erba.

– Guarda lassù, in cielo! – grida improvvisamente Sergio indicando ancora più lontano.

Alice scruta l’azzurro nella direzione indicata dal suo amico e vede una pallina a spicchi rossi e bianchi che galleggia nell’aria. È una mongolfiera.

La mongolfiera si sta avvicinando. Ora si distingue la cesta… Ora si riescono a vedere i due passeggeri.

I due amici si lanciano uno sguardo. Non hanno bisogno di parole per capirsi. Saltano su, inforcano le bici e riprendono a pedalare veloci. Ricomincia la gara, ma questa volta l’avversario da battere è la mongolfiera.

– Dai, che arriviamo prima noi! – grida Sergio.

– Dai! – ripete Alice, con la voce rotta dallo sforzo Finalmente comincia la discesa. Ora “si vola”!

M. Vago

DESCRIVERE LUOGHI
138 IL TESTO DESCRITTIVO

Primavera in montagna

Quella fu dalle nostre parti una primavera molto bella. La neve, con le piogge di marzo, si era sciolta molto in fretta, e pareva proprio che, più di ogni altro anno passato, la chiamata della primavera con i suoni dei campanacci e i falò avesse risvegliato in anticipo la vegetazione: appena la neve se ne fu andata per i mille ruscelli, tutti i prati si vestirono di bianchi crochi subito visitati dalle api. Ai primi di maggio misero la veste i faggi: un bel nero lucente che spiccava sul nero degli abeti; il ciliegio sul tetto della casa era come una nuvola fiorita: i petali si staccavano dai rami ancora nudi come leggere farfalle e si posavano dondolando sulla paglia, che pur essa sembrava rinverdire. Intanto il cuculo volando di bosco in bosco ripeteva il suo verso: a volte sembrava così vicino alle case degli uomini come volesse chiamare qualcuno. A causa della pioggia prima, e ora di un caldo insolito, l’erba dei prati cresceva rigogliosa e in fretta.

La descrizione dinamica

g Scrivi una descrizione guidando il lettore attraverso un bosco in cui ti muovi osservando ciò che vedi intorno e che attira la tua attenzione. Segui la traccia.

• Vedo…

• Imbocco un sentiero…

• Ad un tratto scorgo…

• Mi addentro sempre di più…

• Proseguo fino…

• Sollevo lo sguardo e…

g La descrizione è: soggettiva

oggettiva

g Il testo esprime: gioia malinconia

g Sottolinea i dati visivi, uditivi e le similitudini presenti nel testo.

LESSICO

falò: grande fuoco all’aperto.

croco: fiore colorato che annuncia la primavera.

DESCRIVERE LUOGHI
il testo Analizzo 139 IL TESTO DESCRITTIVO

il testo Analizzo

g Quale ordine segue la descrizione?

Dal generale al particolare

Dal particolare al generale

g Sottolinea nel testo gli indicatori spaziali.

g Rispondi alle domande.

• Che cosa viene descritto nei particolari?

• La descrizione è in prima o in terza persona?

Il mio paese

Passo l’intera giornata a camminare per il paese. Non riconosco più i luoghi delle passeggiate della mia infanzia: il paese è cambiato.

• Qual è lo scopo della descrizione?

Dove c’erano solo prati, sorgono ora fattorie pulite, boschetti di aceri, le vasche delle fontane lasciano debordare l’acqua fresca su tappeti di menta. Al posto di case abbandonate, divorate dalle ortiche, sorgono ora case nuove, intonacate di fresco. Sono circondate da orti in cui crescono, mescolati, ma allineati, verdure e fiori, cavoli e rose profumate, sedani e anemoni variopinti. Al centro della piazza hanno costruito una fontana; vicino ad essa hanno piantato un tiglio di forse quattro anni, già rigoglioso. In lontananza, sulle pendici più basse della montagna, si vedono i campicelli di orzo; in fondo alla stretta valle, dove prima non c’era nulla, crescono grandi querce. Anche l’aria è cambiata. Invece delle bufere di un tempo, soffia una brezza leggera carica di odori. Un rumore simile a quello dell’acqua viene dalla cima delle montagne: è il vento dei boschi. Il paese è cambiato ma fa pensare a una vita lieta e comoda. È ancora il mio paese, il luogo dove mi piacerebbe tornare ad abitare.

J. Giono

DESCRIVERE LUOGHI
140
TESTO
IL
DESCRITTIVO

Il giardino di Miss Claridge

Da piccola, quando arrivavo nel giardino di Miss Claridge, mi sembrava di oltrepassare la frontiera di un mondo sconosciuto.

Il giardino è molto grande, circondato da una cancellata nera e alta. Quando si entra, si cammina sotto archi di ferro battuto, su cui si arrampicano alcune rose gialle. Sul prato, che adesso è un po’ trascurato e pieno di erbacce, crescono azalee, camelie e narcisi. Nell’angolo a destra ci sono castagni e tigli, e in quello a sinistra quattro faggi che adesso sono verdissimi, ma in autunno diventano rossi, dorati… sembrano un incendio.

Su un lato della casa, un orticello di erbe aromatiche, che mi piace tantissimo con prezzemolo, rosmarino, menta, basilico, origano, timo.

Molti anni fa il giardino doveva essere molto curato, ma, da quando Miss Claridge è invecchiata, è sempre un po’ in disordine.

Naturalmente a me piace molto di più così che tenuto alla perfezione.

Miss Claridge era seduta su una sedia a dondolo, piena di coperte, vicino alla finestra della sala.

– Christie! Che bello che sei venuta a trovarmi! – mi guardò con approvazione.

– Ho accettato il suo invito, ma voglio darle una mano in giardino. Poi prenderemo una tazza di tè – le risposi.

il testo Analizzo

g La descrizione segue un percorso logico: dal generale al particolare dal particolare al generale

g Sottolinea gli indicatori spaziali e la similitudine presente nel testo.

• Cosa provava Christie quando arrivava nel giardino di Miss Claridge?

io Scrivo IL TESTO DESCRITTIVO

DESCRIVERE LUOGHI
A. Balzola
g Che sensazione hai provato trovandoti in un bellissimo giardino? Quali scoperte hai fatto? 141

La stanza

Questa descrizione

è statica. L’autore osserva la stanza e descrive ciò che lo colpisce di più.

g L’autore ha descritto gli oggetti presenti nella stanza. Prova anche tu a descrivere la tua stanza seguendo la stessa struttura del testo, cercando di mettere in evidenza le tue emozioni.

Attorno alla testata del letto sul quale sedevo stava appesa una gran quantità di animaletti di stoffa ricalcati su quelli dei cartoni animati: topi, gatti, lupi, conigli, leoni e così via. Erano fermati al muro per mezzo di ganci e nastri colorati.

Il letto era coperto da una luccicante e cangiante trapunta di seta tra l’azzurro, il verde e il viola. Sul capezzale stava seduta una bambola vestita da damina settecentesca, con una grande parrucca bianca, la faccia incipriata e punteggiata di nei; un’altra bambola, vestita questa da spagnola, con un pettine tra i capelli e uno scialle di merletto nero sulle spalle, era appoggiata contro il fondo del letto.

Il piano di marmo del cassettone era gremito da una fitta chincaglieria sulla quale mi sono chinato con curiosità. Erano bomboniere di cristallo che contenevano i confetti matrimoniali; vasetti di vetro colorato; statuette di porcellana; bicchierini, tazzine, posatine per servire i pasti di una bambola; puntaspilli di velluto rosso; boccette di profumi e di liquori. Nel bel mezzo di questa minutaglia, come su un altare, si vedevano disposte in cerchio alcune fotografie incorniciate.

g Completa il testo.

Attorno alla testata del letto

Il letto

Una bambola

Un’altra bambola

Il piano di marmo

g Come ti sembra la stanza?

A. Moravia, L’attenzione, Bompiani
DESCRIVERE LUOGHI
il
testo Analizzo
io Scrivo 142 IL TESTO DESCRITTIVO

Che spettacolo!

E, quando spuntò il sole, allora sì che tutto scintillò come se ogni cosa fosse cosparsa di polvere lucente e sulla distesa di neve brillarono grandi diamanti; oppure si poteva pensare che splendessero innumerevoli candele piccole piccole, più bianche ancora della neve. La nebbia umida e fitta scese nelle prime ore del mattino sopra tutto il paese.

All’alba cominciò a tirar vento; era un vento così gelato che il ghiaccio fece subito presa. Ma che spettacolo quando sorse il sole! Tutti gli alberi e i cespugli erano pieni di brina; era come un grande bosco di perle bianche, era come se tutti i rami fossero sovraccarichi di fiori lucenti.

Quei piccoli rami sottili e fitti fitti che d’estate non si vedono mai perché sono rivestiti di tante foglie, adesso si scorgevano tutti, uno a uno. Era un ricamo, così bianco e squillante come se da ogni ramo sgorgasse una miriade di brillanti. La betulla piangente si divincolava nel vento, c’era una vita lì dentro come in tutti gli alberi nel tempo dell’estate; era di una bellezza incomparabile.

il testo Analizzo IL TESTO DESCRITTIVO

g Rispondi alle domande.

• Qual è lo scopo della descrizione?

• Quali dati ha utilizzato lo scrittore?

g La descrizione è divisa in vari momenti temporali. Completa il testo. Quando spuntò il sole tutto scintillò come se ogni cosa fosse cosparsa di polvere lucente

Nelle prime ore del mattino

All’alba

DESCRIVERE FENOMENI ATMOSFERICI
Quando sorse il sole 143

CRESCENDO ESPRESSIVO

L’autore per descrivere le fasi di un uragano che diventa sempre più violento utilizza una tecnica che si chiama “crescendo espressivo”.

il testo Analizzo

g Segna con una linea i quattro momenti del fenomeno atmosferico.

L’uragano

L’esercito dei tuoni scende in campo. Si sentono, deboli dapprima, che s’avvicinano da grandi distanze. Più e più forti, terrificanti nella loro grandiosità, arrivano, vi passano sopra il capo e corrono ad annunciare ad altre zone della foresta l’avvicinarsi dell’uragano.

È l’avanguardia della tempesta, e al suo passaggio un brivido percorre il sottobosco e le erbe e gli arbusti e gli alberi giovani. Una pausa, mentre tutta la natura sembra in attesa. Quindi arriva la seconda ondata e il suo arrivo sembra essere una sorpresa, tanto è violento.

L’oscurità è rotta da lampi accecanti. Il silenzio è interrotto da spettacolosi crepitii elettrici. Ora tocca alla vegetazione alta di tremare. È il momento che qualche vecchio albero sceglie per la sua morte impressionante: uno strepito, poi uno scroscio, poi un altro ancora. Finalmente un vento freddo e impetuoso viene ad annunciare la pioggia. La si sente venire da lontano, che avanza in un potente, diffuso tambureggiare sulle foglie.

Un diluvio…

Tuoni, lampi, fulmini si scatenano con nuova violenza. La vegetazione si agita, si contorce diabolicamente, alberi che si curvano, alberi che scricchiolano, alberi che cadono. Grossi uccelli fuggono alla cieca, scimmie strillano terrorizzate, bufali galoppano, elefanti corrono pesantemente.

In un momento il sentiero aperto dagli animali è trasformato in un torrente; i torrenti diventano fiumi, i fiumi pandemoni.

g Completa il testo scrivendo che cosa succede alla vegetazione, nel cielo, agli animali durante le fasi dell’uragano.

DESCRIVERE FENOMENI ATMOSFERICI
A. Gatti, Nella foresta equatoriale, Treves
1. Tuoni, 2. 3. 4. 144
io Scrivo IL TESTO DESCRITTIVO

All’interno della narrazione, le descrizioni possono presentarsi come osservazioni che la arricchiscono di particolari per esprimere meraviglia, paura, allegria…

L'Italia in testa

Nonna ha preparato il tavolo sotto il pergolato. lo e il nonno Nino ci sediamo vicini a guardare il tramonto. Quando ormai il sole è sceso dietro le colline, Nerone si alza di scatto e si allontana verso il cancello, abbaiando. Qualcosa lo ha disturbato. Ci accorgiamo allora che la luce che arriva da dentro casa è oscurata da una forma strana. Quello che ci appare quando alziamo gli occhi è… stupefacente! La nostra ospite ha un cappello… No, definirlo cappello è riduttivo. Ha un'Italia in testa. L'intero stivale che sfida la forza di gravità sistemato sopra la sua testa. Man mano che avanza verso le lanterne del tavolo, noto i particolari: in alto c'è una gondola, con il gondoliere con la maglietta a righe bianche e rosse che immerge il remo tra onde azzurre. Verso il centro c'è il Colosseo. In quella che dev'essere la Sicilia, appoggiata alla base del cappello, c'è una fila di donne vestite di nero che segue la statua della Madonna, sorretta da personaggi con la tunica bianca. La processione gira tutto intorno al cappello. Scompare a sinistra dietro lo stivale: riappare a destra: meraviglioso! Se la maestra Giovanna indossasse un cappello di questo tipo quando ci spiega geografia staremmo tutti attentissimi! Lei ci saluta chinando leggermente la testa e per un attimo temo che il peso di questo capolavoro di geografia la trascini in avanti, faccia a terra sul pavimento di pietra sotto il pergolato. Ma il disastro non avviene.

g Descrivi anche tu un cappello originale con elementi che caratterizzano un ambiente naturale, come per esempio un prato.

LA DESCRIZIONE NELLA NARRAZIONE
G. Aprisi, Piccolissimo me, Edizioni Piemme
145 IL TESTO DESCRITTIVO

Nei racconti le descrizioni possono essere inserite in sequenze specifiche, come nel racconto che stai per leggere.

In questo caso il ritmo è dato dall’alternanza di sequenze narrative e descrittive.

Oliver Stramb

Pierfilippo Perfetti conduce una vita impeccabile e molto, molto ordinata. Fino a quando nella casa accanto non si trasferiscono dei nuovi vicini: la famiglia Stramb.

SEQUENZA NARRATIVA

Domenica mattina. Pierfilippo bussò alla porta del 17, augurandosi che gli Stramb, i suoi vicini di casa, fossero in piedi. Dopo una lunga attesa si sentirono dei passi strascinati.

- Cos’è? - gridò ansiosamente qualcuno dall’interno. - Chi è?

- Sono io, Pierfilippo, il vicino della porta accanto.

SEQUENZA DESCRITTIVA

La porta si aprì cigolando. Un volto pallido e brufoloso coronato da capelli flosci sbirciava attraverso un paio di spessi occhiali da gufo.

SEQUENZA NARRATIVA

- Salve - disse Pierfilippo. - Non è troppo presto, spero.

- Per cosa? - disse il tipo brufoloso.

- Per restituire questo maglione - Pierfilippo mostrò l’enorme indumento marrone. Il ragazzo lo guardò.

- È mio - disse Oliver, lo Spettrale Ragazzo dei Compiti. Mise il maglione fra le mani di Oliver.

- Vuoi entrare? - disse Oliver. Pierfilippo ci pensò. Voleva entrare? Beh, sì che voleva.

- Grazie - rispose. - Solo per un minuto, magari.

SEQUENZA DESCRITTIVA

Una volta entrato si rese conto di quanto Oliver fosse incredibilmente alto e magro. Svettava sopra Pierfilippo come un palo del telegrafo. Indossava una giacca a vento verde e pantaloni del pigiama azzurri. I suoi lunghi piedi bianchi erano infilati in un paio di enormi sandali verde pisello. Ma non avevano un paio di scarpe normali in quella famiglia?

LA DESCRIZIONE NELLA NARRAZIONE
146 IL TESTO DESCRITTIVO

SEQUENZA NARRATIVA

- Dormono tutti - disse Oliver. - Sono rimasti svegli tutta la notte a festeggiare. Io no. Dovevo alzarmi presto. Compiti di matematica.

- Giusto - assentì Pierfilippo. - Ottima cosa. Ehm… cosa si festeggiava?

- Papà ha terminato la sua invenzione. Ecco cos’era tutto quel baccano durante la notte, tutti quei canti e quel frastuono.

- Vuoi venire in camera mia? - chiese Oliver.

- Va bene - disse Pierfilippo. - Dopo di te.

SEQUENZA DESCRITTIVA

La soffitta di Oliver era sporca oltre ogni limite. Pierfilippo era senza parole. A sua madre sarebbe preso un colpo. Il letto sfatto, pile di vestiti sporchi, scarpe spaiate… e libri ovunque. Quelli che non entravano negli scaffali strapieni erano ammonticchiati per terra. Sul letto, fra un mare di briciole, c’era la torta nuziale mancante dell’ultimo piano. I muri erano spogli fatta eccezione per una cartina del mondo e un poster di Stephen Hawking, il famoso scienziato. La scrivania era ingombra: un mappamondo, un microscopio, una penna nel calamaio, una boccetta d’inchiostro, un milione di matite mangiucchiate e una serie di altissime pile di fogli coperti da una scrittura fittissima.

SEQUENZA NARRATIVA

C’era abbastanza materiale per tenere impegnato qualunque insegnante per l’eternità. Non c’era dubbio che Oliver prendesse i suoi compiti molto seriamente.

- Dolce?

- Umh… sì, grazie. Oliver frugò in giro, trovò un paio di forbici, staccò una certa quantità di torta e la passò a Pierfilippo senza dire una parola. Per un po’ cadde il silenzio. Pierfilippo masticava la sua torta. Oliver stava seduto a giocherellare con una matita.

g Riscrivi il testo manipolando le sequenze descrittive. Poi confrontati con i compagni.

LA DESCRIZIONE NELLA NARRAZIONE
K. Umansky, Ti presento gli Stramb, Sinnos
147 IL TESTO DESCRITTIVO

VERIFICA in itinere

La famiglia dei nonni

A questo punto vi devo parlare del nonno. Io allora non c’ero, ma immagino che fosse già un tipo speciale. La nonna diceva che era l’uomo più bello del paese e che aveva dovuto sudare sette camicie per accalappiarlo. Io il nonno non me lo ricordo proprio bello, ma alto e diritto, con i capelli al vento e un filo d’erba sempre in bocca. L’erba dei prati, che strappava con due dita e mordicchiava piano piano. «Meglio questo di un sigaro» diceva.

Dunque, quando la mamma nacque, il nonno andò in paese e tornò con un paio di orecchini d’oro per la nonna e una pianta di ciliegio. Andò nell’orto, scavò una buca, la riempì di letame caldo e piantò l’albero; il nonno decise che lo avrebbe chiamato Felice, e così è stato. Da quel momento la mamma e il ciliegio sono cresciuti insieme e con il nonno e la nonna hanno formato una famiglia.

Bastava guardare l’album delle fotografie per capirlo.

Nella prima c’è la mamma a sette mesi, in braccio alla nonna Teodolinda, che la sollevava in alto come un pupazzo. Allora era giovane e non era ancora grassa come io la ricordavo, ma aveva certe braccia che con una se ne facevano due di quelle della nonna Antonietta.

Per non parlare del seno! La nonna Teodolinda aveva due cose grandi e morbide che, quando mi prendeva in braccio e mi stringeva, mi pareva di affondare in un cuscino di piume e avrei voluto dormirci sopra per sempre. Questa è la cosa più bella che mi ricordo della nonna, e anche l’odore che aveva, che non assomigliava ai profumi puzzoni della nonna Antonietta, ma all’odore della mamma dopo il bagno. Lei diceva che erano le saponette che fabbricava in casa con una ricetta segreta che le aveva dato una strega, e io allora ci credevo, perché la nonna era così diversa dalle altre donne che tutto mi sembrava possibile.

Accanto alla nonna, in quella prima fotografia dell’album c’era Felice: era alto più o meno come lei e sembrava un ciliegio bambino. Secondo il nonno, quando lo aveva piantato doveva avere tre anni, l’età giusta per essere un buon compagno di giochi.

148
A. Nanetti, Mio nonno era un ciliegio, Einaudi Ragazzi

il testo Comprendo

g Il brano parla di ricordi di avventure

g Il narratore parla della famiglia della madre della famiglia del padre

g Quando sua madre nacque il nonno piantò un ciliegio il nonno fumò un sigaro

g La nonna materna già da giovane era una lottatrice era molto robusta

g La nonna paterna usava profumi gradevoli usava profumi sgradevoli

g Felice era il nome del fratello della mamma del ciliegio

g Il nonno del narratore aveva molti capelli pochi capelli

il testo Analizzo

g Aveva l’abitudine di fumare il sigaro

tenere in bocca dei fili d’erba

g Che cosa significa “sudare sette camicie”? Soffrire molto per il caldo

Fare un grande sforzo

g Cosa vuol dire che la nonna Teodolinda “aveva certe braccia che con una se ne facevano due di quelle della nonna Antonietta”?

Le braccia della nonna Teodolinda erano grandi il doppio di quelle della nonna Antonietta

La nonna Teodolinda aveva un solo braccio

g Chi fabbricava saponette in casa?

La nonna Antonietta La nonna Teodolinda

g Chi secondo il narratore aveva “l’età giusta per essere un buon compagno di giochi”?

Un bambino di nome Felice

L’albero di ciliegio

• Il testo è scritto: in prima persona in terza persona

• I personaggi sono: realistici fantastici

• In questo testo sono descritti: i nonni e il ciliegio il ciliegio

• Le descrizioni sono: soggettive oggettive

linguistica Riflessione

g Nella frase “La nonna diceva che era l’uomo più bello del paese” sottolinea l’aggettivo qualificativo e analizzalo, indicandone anche il grado.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL TESTO DESCRITTIVO
149

Nell’attimo che libera la farfalla si leva il fiore l’ama e svelto batte nell’aria i petali per volare con lei.

Ma duro stelo alla terra lo tiene. Il fiore è un aquilone col filo breve.

Là e lassù lei vola con ali rosse e gialle alta e lontana. Qui e quaggiù lui solo legato nella valle muto chiama.

Scriviamo

1. Dopo aver letto la poesia, tu e il tuo compagno scrivete un testo poetico, aiutandovi con i particolari dell’illustrazione.

2. Potete cominciare così:

Fiori

Piovono fiori nel prato. Sono petali colorati sono allegri arcobaleni…

Farfalle

Le farfalle dai mille colori volano liete sul prato si posano stanche sui fiori…

R. Piumini, Io mi ricordo quieto patato, NER
150

POETICO il testo

Il testo poetico è scritto per divertire o per esprimere emozioni, idee, per sorprendere e far riflettere il lettore, per comunicare un messaggio. Ha un linguaggio speciale ricco di suoni e di immagini poetiche (figure retoriche). In questa unità scoprirai i vari tipi di rime e le figure retoriche:

• SIMILITUDINE;

• METAFORA;

• PERSONIFICAZIONE;

• ALLITTERAZIONE;

• ONOMATOPEA;

• POESIA VISIVA;

• HAIKU;

• CAVIARDAGE.

151

Alla scoperta del...

POETICO

CHE COS’È?

È un testo che usa parole in modo originale per esprimere emozioni, sentimenti, idee, per descrivere persone, luoghi, per comunicare un messaggio.

STRUTTURA

È scritto in versi liberi o in rima (baciata, alternata, incrociata) raggruppati in strofe.

TIPOLOGIE

• filastrocca

• poesia

• calligramma

• haiku

• caviardage

Il linguaggio della poesia è ricco di effetti sonori creati dalle parole e di figure retoriche che creano immagini:

SIMILITUDINE: un paragone fatto tra due elementi. È introdotta da “sembra”, “somiglia a”, “come”...

METAFORA: il significato di una parola viene dato ad un’altra con caratteristiche comuni. È una similitudine abbreviata senza l’utilizzo delle parole “sembra”, “somiglia a“, “come”

PERSONIFICAZIONE: l’attribuzione di caratteristiche umane ad animali, ambienti e oggetti

ALLITTERAZIONE: la ripetizione delle stesse lettere e degli stessi suoni in parole vicine

ONOMATOPEA: parole che riproducono suoni, rumori di oggetti, versi di animali

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 209
ELEMENTI
GLI
DEL TESTO POETICO TESTO
LINGUAGGIO
152

Versi in rima

Le rime sono ripetizioni di suoni tra le parti finali delle parole che compongono i versi di una poesia. I versi possono rimare tra loro in maniera diversa.

g Indica lo schema delle rime che hai individuato nelle tre poesie:

Le sette vele stanche

Il fiume è pieno di riflessi; a schiera le sette vele stanche vengono innanzi insieme con la sera: sono gialle, rosse, e bianche.

I versi sono in rima

Nel bosco

Il cielo ride un suo riso turchino benché senta l’inverno ormai vicino. Il bosco scherza con le foglie gialle benché senta l’inverno già alle spalle. Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo, benché senta nell’onda il primo gelo.

I versi sono in rima

I grattacieli

Avrò gusti superati e vi chiedo perdono: per me i grattacieli sono più comodi sdraiati.

I versi sono in rima

153 IL TESTO POETICO

Canzone primaverile

Escono allegri i bambini

dalle scuole, lanciando nell’aria tiepida d’aprile tenere canzoni.

Quanta allegria nel profondo

silenzio della stradina!

Un silenzio fatto a pezzi da risa d’argento nuovo

Nella poesia

g Questa poesia è composta da: un’unica strofa due strofe tre strofe

g Questa poesia è: in rima incrociata in rima baciata a versi sciolti

g Di che cosa parla la poesia?

LESSICO

fatto a pezzi: rotto. da risa d’argento nuovo: da risate squillanti.

g Che stati d’animo vuole esprimere il poeta?

F. G. Lorca
154 IL TESTO POETICO

La similitudine

La similitudine è un paragone tra immagini che hanno una o più caratteristiche in comune. È introdotta dalle parole: è come, sembra, pare, somiglia a, è simile a…

Per esempio: il sole è simile a una sfera splendente; le stelline sembrano scintille d’oro…

Alla luna

Bianca tartaruga, luna addormentata, come cammini piano! Nel prato del cielo, tra i fiori delle stelle va la luna crescente come un uncino d’oro. La luna diventa un bastone di luce nel torrente chiaro.

Nella poesia

g Sottolinea le similitudini presenti nella poesia e rispondi.

• Di che cosa parla la poesia?

• Quali elementi del paesaggio sono descritti?

• Di quale momento della giornata si parla?

• A cosa viene paragonata la luna?

g Scrivi anche tu una poesia; puoi incominciare così:

Risplende nella notte azzurra la limpida luna, come

Sospesa nel vuoto sembra

LA SIMILITUDINE
155 IL TESTO POETICO
Ora tocca A TE!

La metafora

La metafora accosta tra loro due elementi tra i quali esiste un rapporto di somiglianza. Nel confronto mancano le parole sembra, somiglia a… La metafora, pertanto, può considerarsi una similitudine abbreviata.

Stelle cadenti

Quante! così da pensare a un improvviso migrare di luminose rondini, in fuga davanti al volo lentissimo della luna. Prodigiose stelle, zampilli di aeree fontane, piume scosse da un’ala di fiamma, sui mondi, fiori di mandorlo colti negli orti infiniti, che la notte disfoglia.

A. Pozzi, Parole, Garzanti

Ragnatela

Ora tocca A TE!

g Completa la poesia inserendo una nuova metafora.

La pioggia si scioglie in sottili fili di seta

Perle e diamanti sulla tela del ragno: sono perle d’acqua che brillano al sole; diamanti di rugiada che cambiano di colore.

S. Bordiglioni

LA METAFORA
156 IL TESTO POETICO

La personificazione

Attraverso la personificazione il poeta attribuisce pensieri e azioni umane a oggetti, animali ed elementi della natura.

Brinata

La terra era squallida e grigia e grigio e monotono il cielo; l’inverno riaprì la valigia e poi disse al gelo:

“Ricama con mano gentile quest’umida nebbia sottile!”

Il gelo si mise al lavoro: sui penduli rami tremanti profuse, con arte, un tesoro di perle, e diamanti, e, all’alba del nuovo mattino, la terra fu tutta un giardino. Il sole dal monte si affaccia

i candidi fiori a guardare, la nebbia fumosa discaccia, li viene a baciare; e allora si rompe l’incanto… e i fiori si sciolgono in pianto!

Nella poesia IL TESTO POETICO

g Rispondi alle domande.

• Di che colore sono la terra e il cielo?

• Come appare la terra all’alba del nuovo mattino? E come sono i fiori?

• Cosa succede quando arriva il sole?

LA PERSONIFICAZIONE
• Come si trasforma la nebbia fine? 157

L’allitterazione

In una poesia la ripetizione di suoni uguali, all’interno di diverse parole, si chiama allitterazione.

Le parole adatte

Quando fa caldo caldo, molto caldo, se mi parlate per favore usate solo parole con molte effe e vi fffresche e vvventose. Parlatemi con soffi, con affetto, parlatemi davvero, siate affabili, parlatemi di tuffi, stoffe, staffe, avventure, avvocati con i baffi e quando finirete le parole per favore ditemi solo ffff e vvvv, ma tanto, fin quando viene sera e cala il sole.

Il tuono

E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d’arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla.

Nella poesia

g Il poeta giocando con i suoni ha evidenziato il bisogno di fresco e di vento per sopportare meglio il caldo.

g Sottolinea nella poesia la ripetizione di suoni uguali che creano tale effetto.

Nella poesia

g Sottolinea nella poesia con colori diversi la ripetizione di suoni uguali.

• Quale significato vuole comunicarci l’allitterazione nella poesia?

L’ALLITTERAZIONE
158 IL TESTO POETICO

L’acqua

E l’acqua fresca nasce fa ruscelli scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume.

E l’acqua sciolta nuota nelle valli e lunga e lenta larga silenziosa luminosa fa il lago.

E l’acqua a onde muore non muore mai e muore non muore mai e muore

mentre immensa fa il mare.

R. Piumini

g Rispondi alle domande.

• Da quante strofe è formata la poesia?

• Quanti versi ha ogni strofa?

• Attraverso le parole che contengono sc , fr sentiamo il

• Attraverso la scelta della seconda strofa, che contiene il suono , sentiamo il lago.

• Attraverso le parole che contengono la sentiamo il mare.

g Sottolinea gli aggettivi qualificativi e le azioni che si riferiscono all’acqua.

L’ALLITTERAZIONE
159 IL TESTO POETICO
Nella poesia

L’onomatopea

L’onomatopea è una parola che imita o riproduce dei suoni (voci, rumori, versi di animali). Nella poesia sono presenti parole onomatopeiche che riproducono il suono di ciò che significano.

Nacchera

Nacchera .

Nacchera.

Nacchera.

Scarabeo sonoro.

Nel ragno della mano

arricci l’aria calda

e ti strozzi nel tuo trillo di legno.

Nacchera.

Nacchera.

Nacchera.

Nella poesia

g Da quanti versi è composta la poesia?

g Nella poesia c’è una parola onomatopeica. Qual è? Sottolineala.

g Attraverso quale figura retorica il poeta esprime la somiglianza tra la nacchera e lo scarabeo?

Personificazione

Metafora

Similitudine

LESSICO

nacchera:

piccolo strumento di legno a forma di conchiglia.

Anno nuovo

Tin - tin, l’orologio rintocca.

Tin - tin, quanti colpi ha suonato?

Tin - tin, qual è l’ora che scocca?

Tin - tin, qualcheduno ha bussato!

Anno vecchio, tin - tin, ti saluto!

Anno nuovo, tin - tin, benvenuto!

Come un gioco, Bemporad-Marzocco

Ora tocca A TE!

g Scrivi la parola onomatopeica di ciascun suono.

• tin-tin K

• zzzz K

• driiin K

• brrrrrr K

• frush frush K

• splash K

F. García Lorca, Poesie, Guanda
L’ONOMATOPEA 160 IL TESTO POETICO

g Sottolinea nella poesia le onomatopee.

Goccia di pioggia

Goccia di pioggia d’argento, cado dal cielo con altre cento. Ballo, guizzo, saltello, il mio suono è un tamburello. Tic, toc, tic, toc, tac.

Goccia di pioggia d’argento, balliamo tutti a cuor contento.

A grandi balzi e svelti saltelli suoniamo i nostri tamburelli.

Nella poesia

Rispondi alle domande. Com’è la rima?

Quali sono le onomatopee?

Ora tocca A TE!

g Completa con il nome onomatopeico adatto.

• Mi affacciai alla finestra attratto dal degli uccellini.

• Il delle api incominciava ad infastidirmi.

• L’ del vento serpeggiava tra gli alberi del giardino.

• Mi svegliai a causa del insistente della pioggia che batteva sui vetri della finestra.

• Nel silenzio si sentiva il del treno.

• Il continuo del rubinetto mi tenne sveglio per tutta la notte.

161 IL TESTO POETICO

I calligrammi

I calligrammi sono componimenti poetici illustrati. Sono, infatti, immagini che prendono forma dalle parole disposte in modo creativo, realizzando la forma dell’oggetto o della situazione di cui si parla.

Inizia a leggere da qui

g Inventa sul quaderno una breve filastrocca, adattando le parole dei versi alla forma dell’oggetto in modo da rappresentarlo.

Solecheoggisei a ppena s p u n .otat evodettonalattuT ies ts ?ota tnomartiggoehceloSre ia . D ietro queimontilaggiù,dove v a i? Dall’altra part e c’ è u n .etnenitnoc ìliriG ottos , a artlaerailgevs tneg e . I l l o ro g iornoèquandodormo io. Peròdo m ropirina
io.
liimat m
LA POESIA VISIVA
162 IL TESTO POETICO
Ora tocca
A TE!

Gli haiku

L’haiku è un componimento di origine giapponese, è una poesia formata da tre versi. Il linguaggio è ricco di dati sensoriali, utilizzati per descrivere la natura, esprimere emozioni, ricordi.

Cicale

O quanta calma!

Solo, penetrante le rocce, il grido delle cicale!

M. Basho

Notte di luna

Il pruno bianco ritorna secco. Notte di luna.

Y. Buson

Papavero

Si fa largo tra la folla brandendo un papavero. Haiku, Mondadori

GLI HAIKU
Scrivi anche tu un haiku. Ora tocca A TE!
163 IL TESTO POETICO

Il caviardage

Il caviardage è una tecnica di scrittura creativa per scoprire una poesia tra le righe di una pagina già scritta. Utilizzando tecniche artistiche dà vita a poesie visive che, con parole, segni e colori, parlano dritto al cuore.

Poi finalmente la pioggia venne . Un pomeriggio nuvoloni scuri invasero il cielo . All’improvviso un lampo e poi il fragore di un tuono che, rimbombando tra le nubi , fece scappare nelle tane i conigli impauriti. E poi che acquazzone! Un vero diluvio di gocce con scrosci sempre più violenti!

Il vecchio rospo strisciò fuori dal suo riparo sotto la pietra e rimase sotto la pioggia. Decine di ranocchi balzarono fuori dallo stagno e saltellarono fino al fosso felici.

Presto un odore penetrante si levò dai campi e dalla siepe: l’odore della terra bagnata. Gli animali lo annusavano e lo trovavano delizioso , mentre ascoltavano il mormorio , il fruscio, il picchiettio della pioggia .

La pioggia venne

La pioggia venne. Nuvoloni invasero il cielo. Un lampo tra le nubi e poi un diluvio di gocce. Un odore si levò dai campi. Delizioso mormorio il picchiettio della pioggia.

IL CAVIARDAGE
164 IL TESTO POETICO

odorosa di stelle .

Tutto mi sapeva di miracolo. Nel cielo sfrecciavano le rondini impazzite di sole .

All’improvviso sparirono tutte in un istante per riapparire un attimo dopo. Facevano capriole e intrecciavano infiniti voli aspettando il tramonto.

E intanto in ogni nido si levava il canto che si spegneva solo verso sera quando nel cielo appariva la luna .

La primavera

D’un tratto sbocciò il melo cascata odorosa di stelle. Rondini impazzite di sole intrecciavano infiniti voli.

Il canto si spegneva verso sera quando appariva la luna.

realtà Compito di

g Divisi in piccoli gruppi, cercate alcuni brevi testi espressivi che descrivono luoghi, piante, persone, sentimenti, animali.

g Ogni gruppo ne sceglierà uno per tipo. Leggetelo attentamente ed evidenziate le parole per comporre una poesia. Cancellate tutte le altre parole con un pennarello nero. Il risultato sarà sorprendente!

IL CAVIARDAGE
165 IL TESTO POETICO

Profumo di legna

Tardi, con le stelle aperte nel freddo aprii la porta.

Il mare galoppava nella notte.

Come una mano dalla casa buia uscì il profumo intenso della legna tenuta in serbo.

Occhi per vedere

Viaggiai per giorni e notti per Paesi lontani.

Molto spesi per vedere altri mondi, grandi mari. E non avevo occhi per vedere a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano.

P. Neruda, Poesia, Sansoni
166 VERIFICA in itinere
R. Tagore, Poesie, Newton Compton

g Da quante strofe è composta la prima poesia?

g Da quanti versi?

g Il mare con il movimento delle onde viene paragonato ad un animale. Quale?

g Nella poesia è presente una similitudine. Sottolineala nel testo.

g Quale messaggio vuole comunicare l’autore della poesia Occhi per vedere?

Ci invita a soffermarci sulla bellezza delle piccole cose che ci circondano

Ci invita a osservare le spighe di grano

Crede che una goccia di rugiada sia molto preziosa

g Indica con una X quali delle due immagini può essere adatta alla poesia Occhi per vedere.

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

4 2 3
15 12
17
IL TESTO POETICO
167

Mi autovaluto

Ho imparato a…

• individuare gli elementi che caratterizzano i testi descrittivi .......................

• cogliere la differenza fra descrizione soggettiva e oggettiva

• capire la funzione e l’importanza della descrizione nella narrazione

• descrivere:

» persone » luoghi

» emozioni » fenomeni atmosferici

» animali

Ho imparato a…

• ascoltare e comprendere un testo poetico

• analizzare:

» filastrocche » haiku

» poesie .............................. » caviardage ........................................

» calligrammi

Come mi sono sentito

Scegli tra le alternative proposte.

g Ho mostrato maggiore sicurezza quando: ho letto ho ascoltato ho scritto ho parlato

g A volte ho chiesto aiuto ai compagni o all’insegnante per: comprendere analizzare raccontare scrivere

g Durante le verifiche ho provato:

tranquillità agitazione noia altro

168
168
Legenda benissimo bene così così mi AUTOVALUTO

Mi intervisto

Scegli tra le alternative proposte o scrivine una tua se non trovi nulla di corrispondente a ciò che provi.

g Quando ascolti una lettura, che cosa ti aiuta a capire meglio?

Le immagini L’espressione di chi legge

Il silenzio Altro

g Che cosa ti mette più in difficoltà quando leggi?

Leggere a voce alta Leggere davanti a tutti

Leggere parole nuove Altro

g In quale attività ti diverti di più?

Nelle attività individuali Nelle attività di coppia

Nelle attività di gruppo Altro

g In che cosa pensi di dover migliorare?

Nella comprensione del testo Nell’analisi del testo

Nella scrittura Altro

g Come ti definiresti?

Un bravo lettore

Un attento ascoltatore

Un buon compagno di gruppo Altro

Mi confronto con la classe

g Seduti in cerchio, a turno, leggete alla classe le risposte dell’intervista a voi stessi e confrontatevi. Ascoltate con attenzione le risposte dei compagni, dalle quali potreste trovare utili spunti per migliorare.

TAPPA 169 X a 3 a

Il volo dei fenicotteri

I bei trampolieri corrono come burattini disarticolati per prendere lo slancio e volare. Tuttavia, una volta che sono in aria, sono l’immagine stessa della grazia.

Il fenicottero appartiene alla famiglia degli uccelli migratori, i quali sono in grado di compiere lunghi viaggi di svariate migliaia di chilometri. Tuttavia, al contrario delle cicogne o delle gru, esso può adattarsi alle temperature di un inverno mite.

Il fenicottero predilige le rive dei corsi d’acqua, le lagune e le saline.

Con il suo becco, spesso e curvo, pesca nel fango i piccoli crostacei e le alghe ricche di pigmenti colorati, responsabili del colore rosa del suo spettacolare piumaggio.

Scriviamo

1. Insieme al tuo compagno approfondisci sul quaderno le informazioni sui fenicotteri.

2. Cerca su altri libri o in internet il luogo in cui vivono e come nidificano, le caratteristiche fisiche e il tipo di alimentazione.

Y. Arthus-Bertrand, La Terra raccontata ai ragazzi, L’Ippocampo Junior
170

INFORMATIVO il testo

I testi informativi hanno lo scopo di fornire informazioni chiare e precise su svariati argomenti. Sono testi che si possono trovare su: enciclopedie , Internet , riviste e libri scolastici .

In questa unità approfondirai la struttura dei testi informativi: le sequenze; l’uso di tabelle; i termini tecnici e le parole-chiave.

SCOPRIRAI: gli elementi e la struttura dell’articolo di cronaca giornalistica.

171

Alla scoperta del...

TESTO INFORMATIVO

CHE COS’È?

Il testo informativo ha lo scopo di dare informazioni su argomenti di vario genere: storici, geografici, scientifici e di cultura generale.

LINGUAGGIO

Il linguaggio è chiaro e preciso, ricco di termini specialistici, con parole-chiave evidenziate.

GLI ELEMENTI DEL TESTO INFORMATIVO ORDINE

STRUTTURA

Titolo, sequenze informative o paragrafi, immagini e didascalie, schemi, tabelle e tutto ciò che aiuta a comprendere l’argomento.

CRONOLOGICO: quando i dati vengono esposti in successione temporale

LOGICO: quando vengono esposte prima le informazioni generali, poi quelle particolari

LOGICO-CAUSALE: quando si mettono in evidenza le relazioni di causa-effetto che legano tra loro le diverse informazioni.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 210
172

La dieta dei Romani

Quando si parla di qualunque aspetto della civiltà romana si dovrebbe tenere presente che essa si sviluppò e decadde nell’arco di oltre mille anni. Il nostro interesse si concentrerà dunque nel periodo di massimo splendore della romanità: fra le grandi conquiste repubblicane e il primo periodo imperiale. La dieta normale dei Romani era abbastanza semplice sia tra il popolo sia nelle classi superiori. La prima colazione era a base di legumi, di focaccia cotta sulla brace e condita con olio d’oliva. Poteva comprendere anche dolci realizzati con succo concentrato di uva, la cosiddetta sapa, termine ancora in uso nei dialetti del nord Italia ( saba ) e nell’inglese ( sap ).

Anche la seconda colazione ( prandium ) era abbastanza frugale e si consumava in piedi in cucina. Comprendeva uova sode con il sale, pane, focacce, legumi conditi con olio d’oliva e vino, naturalmente. Per chi usciva per sbrigare i propri affari e le faccende quotidiane era più facile consumare un pasto nei locali pubblici o alle bancarelle ai bordi delle piazze o delle strade.

Una consumazione che comprendesse una focaccia condita e un bicchiere di vino costava 2 assi, l’equivalente per noi della spesa per un espresso o un cappuccino.

Il pasto di gran lunga più importante era quello serale (coena ) che si consumava al tramonto, tornando a casa. Comprendeva l’immancabile uovo sodo come entrée , poi zuppe di piselli o di rape o di altre verdure, così come vari tipi d’insalata, quali la lattuga o il radicchio. Seguivano i formaggi, quasi sempre freschi, ed eventualmente carni: salsicce ( salsa insicia ), prosciutto della Cisalpina ( perna ), pollame, selvaggina o pesci. Il vino, sia bianco sia rosso, si conservava in anfore e portava l’indicazione dell’annata con i nomi dei consoli in carica.

g Dividi il testo in sequenze informative e per ognuna sottolinea le informazioni più importanti, poi completa la tabella ed esponi a voce e per iscritto.

COLAZIONE PRANZO CENA

173 IL TESTO INFORMATIVO
V. M. Manfredi in “Airone”, n. 331, novembre 2008

Animali di città

Cinghiali, lupi e orsi lasciano le foreste, si avvicinano ai centri urbani o si stabiliscono nei parchi cittadini. Fino a poco tempo fa per poterli vedere occorreva spingersi in zone selvagge e si potevano vedere da vicino solo dopo lunghe ore di appostamento. Ora sono loro ad avvicinarsi alle nostre porte di casa!

Molti uccelli trovano in città angoli tranquilli per nidificare, e passeri, merli e colombi sono da tempo inquilini stabili degli ambienti urbani; cornacchie, falchi e civette si stanno abituando a convivere con i rumori del traffico cittadino. I piccioni si sono moltiplicati a dismisura. Lo stesso problema si ha con molti altri animali, come le nutrie e le tartarughe americane, ma anche con cani e gatti randagi

Uno dei principali motivi di questo fenomeno è l’ambiente naturale in cui vivono questi animali, che è sempre più degradato a causa delle invadenti e inquinanti attività umane, mentre in città possono trovare acqua, cibo e rifugio.

Vederli scorrazzare liberamente può essere simpatico. Ma ci sono pericoli per la loro sopravvivenza e anche per l’uomo. Ad esempio la volpe può trasmettere la rabbia attraverso la saliva. Questa malattia rende l’animale meno pauroso, ma molto incline a mordere.

In città gli animali trovano tanti pericoli: gli uccelli in volo finiscono tra i cavi dell’alta tensione o sbattono sui vetri dei palazzi. Ci sono poi gli inquinanti che possono avvelenare l’acqua dei canali da cui gli animali bevono, con gravi rischi per la loro salute. Quello che gli animali trovano in città non è certo il nutrimento ideale per il loro fabbisogno.

Inoltre l’abitudine a prendere il cibo dagli umani può indurli a una pericolosa fiducia verso gli uomini.

Molti studiosi e volontari si occupano di nutrire e tutelare gli animali selvatici che hanno trovato casa nelle grandi città. In diverse aree del mondo sono stati realizzati i cartelli stradali più strani per segnalare il pericolo di attraversamento animali come mucche, anatre, rospi, canguri, coccodrilli e persino pinguini!

“Il Messaggero dei ragazzi”, Messaggero di Sant’Antonio

il testo Analizzo

g Segna con una X l’affermazione corretta.

Il titolo suggerisce che il testo parla: degli animali che vivono nei parchi degli animali che si sono stabilizzati nelle città

Lo scopo del testo è: fornire informazioni su un argomento parlare degli animali in genere

Le informazioni sono organizzate in ordine: logico temporale

La causa principale dello spostamento degli animali in città è: l’inquinamento degli ambienti naturali l’inquinamento della città

g Nel testo sono evidenziate parole-chiave che ti permettono di capire a colpo d’occhio le informazioni, trovane altre e utilizzale per esporre il contenuto del testo a voce e per iscritto.

174 IL TESTO INFORMATIVO

La riserva naturale del Masai Mara

Numerosi sono i parchi naturali distribuiti in ogni parte del mondo.

Essi sono stati istituiti per proteggere le specie animali, soprattutto quelle in via di estinzione, e difendere l’ambiente naturale.

L’intera area dei parchi è quindi dedicata esclusivamente agli animali e all’ambiente naturale.

In Kenya è famosa l’area protetta del Masai Mara, una riserva naturale in cui si trovano e si possono vedere moltissimi animali.

La riserva è un’area di 320 kmq di ondulate e aperte distese erbose nell’area sud- occidentale del Kenya, punteggiate dalle piante di acacia dalla caratteristica forma ad ombrello. Questa era una volta la terra dei Masai, una popolazione di pastori e cacciatori, ma essi, in parte, sono stati costretti a spostarsi per far posto agli animali. Oggi i Masai rimasti nella riserva possono pascolare il bestiame e possono anche sparare agli animali se attaccati.

Nel Masai Mara c’è una grande quantità di animali, spesso concentrati nello stesso posto e nello stesso momento. Tra i grandi felini, si vedono soprattutto i leoni e non è raro vederli mentre cacciano. È più difficile osservare ghepardi e leopardi, che sono comunque abbastanza comuni. Elefanti, bufali, zebre e ippopotami sono presenti in gran numero. Tra le antilopi, le più numerose sono la gazzella di Thomson, a strisce nere, e la più grande è la gazzella di Grant; ci sono inoltre molti impala, gnu, giraffe, babbuini, facoceri, iene e sciacalli.

g Dividi il testo in quattro sequenze informative segnandole al margine della pagina. Poi per ognuna scrivi un breve titolo da utilizzare in seguito per fare il riassunto. Infine esponi a voce l’argomento.

io Scrivo

g Fai una ricerca su una riserva naturale, come la Foresta Umbra situata all’interno del Parco Nazionale del Gargano.

175 IL TESTO INFORMATIVO
1. 2.
3. 4. il testo Analizzo

La Terra a rischio

› Il pianeta si scioglie

Ormai è scientificamente provato e misurato: i ghiacciai del pianeta si sciolgono sempre più velocemente. Le osservazioni compiute su decine di migliaia di ghiacciai in tutto il mondo mostrano che negli ultimi vent’anni la loro superficie è diminuita, mentre il loro spessore si è ridotto tra i 50 centimetri e il metro ogni anno.

Tutto questo avviene a una velocità impressionante, e a un ritmo più che doppio rispetto alla media registrata nel secolo scorso.

Si calcola che, di questo passo, entro il 2050 il polo Nord, d’estate, sarà circondato solo di acqua. In Antartide non va meglio. Lo spessore si sta assottigliando, tanto che in 200 anni il suo volume potrebbe dimezzarsi.

› Le conseguenze

La fusione dei ghiacci scatena una serie di conseguenze negative per il pianeta. Per prima cosa accelera il riscaldamento globale: le superfici liberate dai ghiacci, più scure, assorbono i raggi solari che prima venivano riflessi dalle bianche distese. Quindi aumenta ulteriormente la temperatura della Terra. Inoltre si alza il livello dei mari: entro il 2100 potrebbero essere un metro più alti, sommergendo intere isole e città costiere come New York, Shangai, Londra e Venezia.

L’equilibrio naturale dell’intero pianeta può essere sconvolto a partire dal clima, con eventi meteorologici sempre più intensi ed estremi. Tornado, ondate di calore, gelo e siccità.

› Un aiuto dalla tecnologia

Case e auto che consumano meno energia contribuiranno a limitare le emissioni dei pericolosi gas serra, prodotti soprattutto dalla combustione di carbone, gas e petrolio, che trattengono il calore proveniente dal Sole. Sono state proposte anche soluzioni drastiche, ma poco attuabili, come il rilascio di particelle chimiche nell’atmosfera, che funzionerebbero da filtro, diminuendo così il calore che arriva sulla superficie terrestre.

Dopo i primi esperimenti in Austria e in Svizzera, anche sulla Marmolada, in Italia, vengono utilizzati teli di plastica per ridurre la fusione del ghiaccio in alcuni tratti delle piste da sci. I risultati sono buoni, ma i costi sono troppo elevati per applicare questa protezione a tutti i ghiacciai.

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 176 IL TESTO INFORMATIVO
“Il Messaggero dei ragazzi”, Messaggero di Sant’Antonio, febbraio 2016

› I comportamenti da adottare

A Parigi è stato definito un accordo per mantenere sotto controllo l’aumento della temperatura ma, anche se le leggi possono dare l’indirizzo, molto dipende dai comportamenti che teniamo per diminuire le emissioni dannose: spegnere le luci inutili, usare poco l’auto, comprare prodotti con contenitori riciclati… Piccoli gesti che, se fatti sempre da tutti, possono contribuire a salvare il pianeta!

g Dopo aver letto il testo, soffermatevi a riflettere sui comportamenti da adottare in difesa della Terra e scopritene altri per tutelare e migliorare l’ambiente in cui vivete.

il testo Comprendo IL TESTO INFORMATIVO

g Indica con una X se le seguenti affermazioni sono vere V o false F

• I ghiacciai del pianeta si sciolgono sempre più velocemente. V F

• Entro il 2050 il Polo Nord sarà circondato da montagne. V F

• In Antartide la calotta dei ghiacciai si sta assottigliando. V F

• La fusione dei ghiacci rallenta il riscaldamento globale. V F

• A causa dell’innalzamento del livello dei mari alcune isole e V F città potrebbero essere sommerse.

• Eventi meteorologici non sono collegati allo scioglimento dei ghiacciai. V F

• Si potrebbe ridurre il calore della Terra rilasciando particelle chimiche V F nell’atmosfera.

• Le persone, con i loro comportamenti, possono contribuire a salvare il pianeta. V F 177

L’aumento dei rifiuti e il riciclaggio

Comunemente viene definito “rifiuto” tutto ciò che viene gettato perché non serve più.

Fino a pochi decenni fa, quando i nostri nonni erano giovani, le cose che finivano nella pattumiera erano poche: ogni famiglia cercava di far durare gli oggetti il più a lungo possibile, riutilizzandoli per gli usi più svariati (pensa per esempio ai barattoli, alle bottiglie, alla carta, agli indumenti ecc.).

Se si abitava in campagna, i pochi rifiuti prodotti finivano nelle concimaie; in città, invece, venivano consegnati al netturbino che passava ogni tanto sotto casa.

I rifiuti allora non erano un grave problema per l’ambiente perché erano biodegradabili.

Questo significa che organismi particolari, detti decompositori, utilizzandoli per la propria sopravvivenza li trasformavano.

Ora, invece, l’abitudine diffusa all’usa e getta fa sì che in ogni casa venga “rifiutata”, insieme ai resti di cibo, una grande quantità di oggetti come gli imballaggi, cioè i contenitori di carta, vetro, alluminio, plastica ecc., che creano numerosi problemi di smaltimento.

Questi problemi sono aumentati a causa della grande quantità di sostanze sintetiche, non presenti in natura ma “create” dall’uomo.

Queste sostanze risultano “sconosciute” agli organismi decompositori, che non riescono quindi a trasformarle. Esistono poi rifiuti, come le siringhe abbandonate, o quelli provenienti da ospedali e laboratori sanitari, che sono particolarmente pericolosi: essi vanno trattati con molta attenzione perché possono essere fonte di infezioni e di gravi danni per la salute. Gran parte degli oggetti che buttiamo via non meritano di essere scartati. Molti oggetti sono facilmente “riutilizzabili” per nuovi scopi: questo è il riciclaggio.

Il riciclaggio permette di risparmiare materie prime ed energia: materiali come la carta, il vetro, l’alluminio delle lattine e la plastica possono essere facilmente riutilizzati. Per questo in molte città è stata organizzata una “raccolta differenziata” di questi rifiuti.

178 VERIFICA in itinere
A. Bachiorri e A. Bonelli, Labirinti ambientali, Giunti

il testo Comprendo

g Come definiresti un rifiuto?

g Quali abitudini avevano i tuoi nonni rispetto alle cose che non servivano più?

g Perché allora i rifiuti non erano un grave problema per l’ambiente?

g Cosa ha provocato l’abitudine, ormai sempre più diffusa, “all’usa e getta”?

g Quali rifiuti sono particolarmente pericolosi? Perché?

g Che cosa significa “riciclaggio”?

g Quali sono i vantaggi di un riciclaggio?

il testo Analizzo

• Il testo ha una funzione: educativa di intrattenimento

• Il linguaggio è: settoriale colloquiale

• Il narratore: esprime pareri personali non esprime pareri personali

• Le informazioni sono: precise imprecise

• Il testo segue un ordine: logico-causale cronologico

linguistica Riflessione

g Leggi con attenzione la frase “quando i nostri nonni erano giovani, le cose che finivano nella pattumiera erano poche”. Poi segna con una X la risposta corretta.

• La parola “che” è: una congiunzione un pronome relativo

• I verbi sono tutti espressi: all’indicativo al congiuntivo

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL TESTO INFORMATIVO
179

Alla scoperta della...

CHE COS’È?

La cronaca è un testo che ha lo scopo di narrare un fatto realmente accaduto.

Può essere un articolo di cronaca giornalistica oppure la cronaca di una esperienza vissuta.

TITOLO

Il titolo deve spingere il lettore a leggere l’articolo. Spesso è composto da più parti: occhiello, titolo, sommario.

GLI ELEMENTI DELLA CRONACA

INFORMAZIONI

Seguono la regola delle “cinque W”.

WHO (CHI): spiega chi è il protagonista.

WHERE (DOVE): spiega in quale luogo è avvenuto il fatto.

WHEN (QUANDO): spiega in quale circostanza è avvenuto il fatto.

LINGUAGGIO

Usa un linguaggio chiaro e preciso con termini specifici.

Il testo è accompagnato da fotografie con le opportune didascalie, che forniscono informazioni.

WHAT (CHE COSA): spiega che cosa è accaduto.

WHY (PERCHÉ): spiega per quali ragioni è accaduto il fatto.

180
CRONACA

Gli elementi della cronaca

I giornalisti per scrivere gli articoli di cronaca seguono la regola delle “ cinque W ”.

Who (chi) spiega chi è il protagonista del fatto.

Where (dove) spiega in quale luogo è avvenuto il fatto.

When (quando) spiega in quale circostanza è avvenuto il fatto.

What (che cosa) spiega che cosa è accaduto.

Why (perché) spiega per quali ragioni è accaduto il fatto.

Recuperato un quadro di Sironi

La polizia ha ritrovato l’opera Cavallo e Cavaliere, rubata 12 anni fa

Dopo 12 anni il quadro Cavallo e Cavaliere di Mario Sironi è stato rinvenuto dai militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza in un’abitazione privata di Vicenza.

L’opera è un dipinto olio su tela (cm 27 × 35,5), del valore commerciale di circa 300mila euro.

Era stata rubata il 7 gennaio 2003, a Roma, da un appartamento nei pressi della via Cassia. In quella occasione erano stati trafugati anche altri tre dipinti di Sironi e Fortunato Depero, oltre a una scultura. Nel corso delle indagini, i carabinieri avevano accertato che il dipinto in questione era stato esposto a Pietrasanta, in provincia di Lucca, dall’8 luglio al 10 settembre 2006, nella mostra dal titolo Mario Sironi, il linguaggio allegorico

I conseguenti accertamenti presso l’archivio di una gallerista milanese, ora deceduta, hanno consentito di scoprire che l’opera era stata acquistata il 12 maggio 2005, da un’ignara settantenne vicentina. Ora prosegue la ricerca delle altre opere rubate.

S. Sbaffi, “In Terris, Online International Newspaper“, 10 ottobre 2014

g Sottolinea con colori diversi il titolo e il sommario.

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande.

• Di chi si parla?

• Perché è successo il fatto?

• Dove è stato ritrovato il quadro?

• Quando è stato ritrovato?

• Da chi è stato ritrovato?

LA CRONACA 181 IL TESTO INFORMATIVO
il testo Analizzo

66 milioni di alberi piantati in dodici ore

Un milione e mezzo di volontari al lavoro nel Guinness dei primati Dodici ore e un milione e mezzo di volontari. Sono questi due ingredienti che hanno permesso all’India di registrare l’ennesimo record mondiale: 66 milioni di alberi piantati in mezza giornata. Il risultato – certificato dal “Guinness dei primati” – è stato raggiunto nello Stato di Madhya Pradesh domenica 2 luglio. A prendere parte all’evento casalinghe e studenti, bambini e amministratori locali.

Risultato: 66 milioni e 750 mila piante hanno trovato un nuovo terreno dove crescere. Shyraj Singh Chouhan, il primo ministro dello Stato, ha commentato su Twitter: “Sono orgoglioso di condividere con voi le notizie: gli abitanti del Madhya Pradesh hanno piantato con successo 6,63 crore (l’unità del sistema indiano che corrisponde alle decine di milioni) di alberelli”.

Sempre in India, nel luglio 2016, si era registrato un primato simile con la piantumazione di 50 milioni di alberi in circa un giorno, nello Stato dell’Uttar Pradesh. Un evento unico, in un Paese che risente degli effetti del cambiamento climatico: dai ghiacciai dell’Himalaya, che non riescono più a garantire l’acqua necessaria al sistema agricolo, a Nuova Delhi, immersa nell’inquinamento. A farne le spese, ricordava nel gennaio scorso Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, “sono i più vulnerabili”. La riforestazione di ampie aree è una delle strade per contrastare il fenomeno. Perciò il Paese si è impegnato ad aumentare il verde con 95 milioni di alberi entro il 2030, investendo 6,2 miliardi di dollari.

S. Morosi, ”Corriere della Sera”, 9 luglio 2017

g Sottolinea con colori diversi il titolo e il sommario.

il testo Comprendo

g Leggi le domande e sottolinea nel testo le risposte. Utilizza le stesse per fare il riassunto sul quaderno. Poi racconta.

• Di chi si parla?

• Che cosa è accaduto?

• Quando è avvenuto il fatto?

• Dove è accaduto?

• Perché è accaduto?

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA LA CRONACA
il testo
Analizzo
182 IL TESTO INFORMATIVO

Squalo a pochi metri dalla riva.

Panico sulle spiagge di Ostia

Si tratta di una verdesca. La Capitaneria: mai visto così vicino

ROMA – Lido di Ostia, ore 11 di ieri. La giornata afosa aveva attirato sul litorale una gran folla di romani. E tutto è andato bene finché non si è vista “quella” pinna che volteggiava ad appena 10 metri della riva. Una ventresca, ovvero uno squalo in piena regola, molto comune nel Mediterraneo, un pericoloso predatore solitario di colore azzurrino. Al più si muove in coppia e raramente si avvicina alla costa. È stato un avvistamento davvero eccezionale, insomma, quello di ieri a Ostia davanti allo stabilimento della Marina Militare. Gli esperti non ricordano precedenti di un pescecane simile che si sia spinto così vicino alla riva.

A giudicare dalle dimensioni e dal colore, s’è trattato di uno squalo di circa un metro e mezzo di lunghezza. E, se la sua sola presenza ha gettato nel panico un’intera spiaggia, anche lo squalo s’è preso uno spavento perché dopo pochi minuti, con tutta quella gente che gridava, ha velocemente preso il largo.

«Capita – conferma il Comandante della Guardia Costiera di Ostia, luogotenente Adolfo Esposito – che squali di questo tipo si avvicinino alla riva, ma non ricordo in tanti anni un caso in cui un esemplare sia arrivato tanto vicino alla spiaggia. Forse è stata l’acqua troppo calda, in questi giorni con punte di 28 gradi, a spingerlo fino lì. Oppure non stava bene.»

In ogni caso la Guardia Costiera ci tiene a sottolineare: niente panico.

«La verdesca – dice ancora Esposito – può diventare pericolosa se un essere umano si avvicina troppo, ma se non viene toccata in genere non è pericolosa». Fatto sta che la Capitaneria ha allertato tutti gli stabilimenti del litorale di Ostia di stare con gli occhi aperti. Sono possibili altri avvistamenti. Ma non è stato decretato alcun divieto ai bagnanti. Grignetti,

il testo Comprendo

g Dopo aver letto il testo leggi le domande e con colori diversi evidenzia le risposte nell’articolo.

• Di che cosa parla l’articolo?

• Cosa è successo?

• Dove è successo?

• Quando?

• Perché?

io Scrivo IL TESTO INFORMATIVO

LA CRONACA
in “La Stampa”
g Rispettando la regola delle 5 W, scrivi la cronaca di un fatto avvenuto nella tua scuola. 183

g Rispondi alle domande.

• Di chi si parla?

Picchetto d’onore per Fag, il cane antidroga che se ne va in pensione

Sull’attenti. Il momento degli onori al pastore tedesco Fag

• Che cosa è accaduto?

• Quando è avvenuto il fatto?

• Per quale motivo?

• In quale luogo si è verificato?

VARESE – È arrivato anche per lui il giorno della pensione, dopo quasi 12 anni di onorato servizio, per raggiunti limiti di età. Fag, uno dei cani antidroga di Malpensa, è stato congedato ieri, con tutti gli onori, durante la festa provinciale della Guardia di Finanza. Il suo conduttore, l’appuntato Gian Pietro Fanizzi, lo ha portato davanti al picchetto d’onore, e gli hanno concesso un ultimo meritato saluto delle autorità. Il curriculum del blasonato pastore tedesco è ampio. Ha scoperto droga nascosta nelle scarpe, nelle statuette, nei doppifondi delle valigie, nelle scatolette di cibo. Ha partecipato a svariate operazioni contro il narcotraffico ed è grazie anche al suo fiuto che l’unità cinofila dell’aeroporto, in questi anni, ha sequestrato almeno 642 chili di cocaina, facendo arrestare 93 trafficanti. Durante gli anni di servizio ha abitato nelle gabbie della Guardia di Finanza a ridosso del Terminal 2 di Malpensa, insieme agli altri amici e colleghi. Da domani, avrà una cuccia tutta sua, nel giardino dell’appuntato Fanizzi, che ha fatto richiesta per tenerlo con sé: «È stato il mio primo cane di servizio» spiega l’appuntato, «ho con lui un rapporto affettivo particolare. Nel nostro ambiente è normale che il conduttore si tenga il cane. Si troverà bene».

Fag era entrato in servizio il 18 giugno 1998 dopo sei mesi di corso d’addestramento.

R. Rotondo, “Corriere della Sera”

LA CRONACA
184 IL TESTO INFORMATIVO

Gatta salva il bebè

abbandonato

Lo ha protetto dal freddo per ore

Un bimbo di pochi mesi abbandonato sul pianerottolo di un condominio è stato salvato da una gatta randagia, che l’ha accudito per ore scaldandolo e leccandolo, prima che un’inquilina sentisse i vagiti del piccolo.

L’episodio è successo ieri a Obninsk, in Russia. Il felino, chiamato Marsha, si è raggomitolato sul neonato, proteggendolo dal freddo.

“Il Resto del Carlino”

g Dopo aver letto il testo completa lo schema.

WHO? (CHI?)

WHAT? (CHE COSA?)

WHERE? (DOVE?)

WHEN? (QUANDO?)

WHY? (PERCHÉ?)

g Immaginate che la vostra aula sia una redazione. Voi sarete i reporter incaricati, a coppia o in piccolo gruppo, di redigere degli articoli che raccontino le esperienze più significative di questi cinque anni di scuola primaria. Gli articoli, corredati da immagini, saranno poi pubblicati sul giornalino di classe per condividere con le vostre famiglie il lavoro che avete svolto.

LA CRONACA
Compito
185 IL TESTO INFORMATIVO
realtà
di

A che età un bambino dovrebbe avere un cellulare?

La risposta a questa domanda è uno dei più grandi dilemmi che mette in crisi le famiglie di oggi, tra genitori prudenti che vorrebbero posticipare all’infinito e chi invece pensa possa essere utile fin dalle elementari.

Lo psicologo Giuseppe Lavenia è del parere che il cellulare non vada dato ai ragazzi prima dei 13 anni, ma i tempi cambiano molto in fretta, pertanto saranno i genitori a capire se è arrivato il momento giusto conoscendo la maturità del proprio figlio.

dal web

Scriviamo

1. È giusto avere un cellulare alla vostra età?

Immaginate di dover convincere i vostri genitori a comprarvene uno. Scrivete le vostre argomentazioni e confrontatevi con i compagni e le compagne.

VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA 186

ARGOMENTATIVO il testo

Il testo argomentativo è un testo che espone un argomento su cui riflettere.

È importante leggere i testi argomentativi per confrontarsi con idee e punti di vista diversi, che suscitano in chi legge domande e riflessioni.

In questa unità scoprirai:

• la struttura del testo argomentativo;

• come sostenere la propria opinione su un problema sapendo argomentare.

187

Alla scoperta del...

TESTO ARGOMENTATIVO

CHE COS’È?

È un testo in cui l’autore espone la propria opinione ( tesi) su un determinato tema o problema e lo sostiene attraverso una serie di argomentazioni o prove. Scopo del testo è quello di convincere gli altri della validità della propria opinione, contrastando le tesi contrarie (antitesi).

Di solito il titolo del testo argomentativo indica in maniera chiara il tema o il problema della discussione.

INIZIO Si presenta il tema o problema, cioè l‘argomento su cui riflettere.

TESI Si espone la tesi, ovvero un’opinione sull’argomento che si vuole affrontare.

ANTITESI Si presenta una tesi contraria per dimostrare l’infondatezza della tesi sostenuta.

GLI ELEMENTI DEL TESTO ARGOMENTATIVO

ARGOMENTAZIONI

Si presentano gli argomenti o prove per sostenere la tesi e convincere i lettori della sua validità. Utilizza esempi e ragionamenti o fa riferimento a persone autorevoli e ad esperti, per dare più forza alle proprie opinioni sul problema trattato.

CONCLUSIONE Si giunge a una conclusione riaffermando la tesi.

Nel testo argomentativo si utilizzano i connettivi logici (ma, perciò, quindi, pertanto, infatti, dunque) per sottolineare i legami tra la tesi e le varie argomentazioni.

Laboratorio di ASCOLTO O pag. 211
188

Un gatto fa bene…

Avere un gatto in casa fa bene alla salute. Per chi possiede animali in casa, ed è spesso criticato da coloro che, invece, sono contrari a tenerli perché “sporcano”, sarà una consolazione sapere che vivranno più a lungo dei loro oppositori.

E le ragioni sostanzialmente sono due. In primo luogo, è noto che il contatto fisico con un gatto riduce notevolmente lo stress.

Nel corso di esperimenti di laboratorio è stato provato che persone con problemi nervosi, quando cominciavano ad accarezzare i loro gatti, diventavano molto più calme. La tensione si allentava e i corpi si rilassavano. Da uno studio condotto negli Stati Uniti, è addirittura risultato che chi soffre di problemi cardiaci può letteralmente salvarsi la vita, vivendo in compagnia di un gatto. In secondo luogo, il piccolo felino ha un impatto benefico sull’uomo non soltanto per il contatto fisico, ma anche per certi fattori psicologici.

Il rapporto con un gatto è un rapporto nel quale mancano i tradimenti, le contraddizioni e le complessità che, invece, esistono nei rapporti tra gli esseri umani.

Per le persone che hanno perso fiducia negli altri, un legame con un gatto può far nascere la stima nell’uomo, ridurre la diffidenza e persino curare le ferite nascoste.

D. Morris, Il gatto: tutti i perché, Mondadori

g Rispondi e confronta le tue risposte con quelle dei tuoi compagni di classe.

• Quando discuti con qualcuno esponi il tuo punto di vista sull’argomento spiegando perché è giusto?

• Ascolti il punto di vista dell’altra persona?

• Se l’altro non la pensa come te, ascolti le sue motivazioni?

il testo Comprendo

g Completa il testo.

ANTITESI:

io Parlo IL TESTO ARGOMENTATIVO

ARGOMENTI A SOSTEGNO DELLA TESI: CONCLUSIONE:

• A volte cambi idea? 189
PROBLEMA: TESI:

il testo Comprendo

g Completa ed esponi il testo.

PROBLEMA:

Videogiochi in classe?

Nelle scuole inglesi, a partire dalle elementari, sarà obbligatorio imparare a creare programmi al computer. A scuola, anche giocare con i videogiochi, i cosiddetti serious games , può essere molto utile.

Questa è la tesi di numerosi professori inglesi.

TESI A FAVORE:

Essi sostengono che gli studenti appaiono molto più motivati e impegnati nello studio della storia a computer acceso, sfidando eserciti di imperatori romani, e molto più interessati alle scienze, affrontando missioni da portare a termine con «strumenti» e tempi limitati, prima che si verifichi la simulazione di uno tsunami, di un terremoto o di un uragano. Esistono, per esempio, videogiochi che attingono a diverse discipline (educazione ambientale, scienze, economia) per aiutare i ragazzi a imparare i vantaggi delle energie alternative.

ARGOMENTI A SOSTEGNO

DELLA TESI:

CONCLUSIONE:

Superate le resistenze iniziali, soprattutto da parte dei genitori degli alunni più piccoli, anche nelle scuole italiane le console da gioco (tablet) sono oggi una realtà, con grande divertimento e interesse degli studenti. I videogiochi sono apprezzati dalle neuroscienze che, da più di dieci anni, sottolineano l’importanza, per l’apprendimento, del contesto, della corporeità e dei legami con i sensi e con le azioni. Gli studiosi ritengono, infatti, che il videogioco sviluppi una maggiore attenzione visiva, spinga alla cooperazione con altri giocatori, alla ricerca di nuove soluzioni, e che sviluppi meglio l’intelligenza.

– L’idea di fondo è che non s’impara per accumulo di conoscenze, ma per esperienze e azioni che avvengono in una situazione significativa – sostiene la psicologa della comunicazione, Fabrizia Mantovani.

– Il gioco consente di interagire con le informazioni, anziché impararle passivamente – aggiunge la psicologa – e impegna più sensi contemporaneamente: vista, udito e tatto. I videogame potrebbero essere, dunque, un valido strumento per imparare.

“Corriere della Sera”

190 IL TESTO ARGOMENTATIVO
DIGITALE CITTADINANZA VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA

I social: un’opportunità o un pericolo?

Instagram, TikTok sono solo alcuni tra i più famosi ed utilizzati social che sono entrati ormai a far parte della nostra vita quotidiana.

Essi rappresentano senza dubbio una opportunità ma anche un pericolo.

Grazie ai social le informazioni si muovono in tempo reale, le distanze si sono accorciate. Infatti ci si può mettere in contatto in pochi secondi con persone che si trovano dall’altra parte del mondo.

Sono mezzi di comunicazione accessibili a tutti che permettono di curare i rapporti interpersonali, non solo restando in contatto con chi già si conosce ma facendo anche nuove amicizie; si possono condividere interessi e pensieri in modo da cercare un confronto.

I social, però, rappresentano un pericolo soprattutto per i giovanissimi, che navigano in Internet e spesso comunicano con gli altri senza un vero controllo da parte degli adulti; utilizzano anche applicazioni di messaggistica come WhatsApp aggiungendo ai propri contatti persone mai incontrate nella vita reale. A ciò si aggiungono nuove forme di violenza come gli episodi di cyberbullismo eseguite tramite strumenti digitali per intimorire e molestare una persona.

I più piccoli sono i più indifesi e sono quelli più esposti a rischi.

L’unico controllo possibile è in mano alla famiglia e alla scuola, che devono educare i giovanissimi all’uso corretto e consapevole di Internet.

il testo Comprendo

g Qual è l’argomento di questo testo?

g Sottolinea con colori differenti la tesi, l’antitesi, le argomentazioni e il consiglio presente a conclusione del testo.

g Dividetevi in piccoli gruppi e realizzate una campagna di sensibilizzazione contro il cyberbullismo creando un manifesto pubblicitario che promuova il tema dell’amicizia e della solidarietà tra coetanei. Poi sottoponetelo ai compagni delle altre classi della vostra scuola.

191 IL TESTO ARGOMENTATIVO
DIGITALE CITTADINANZA VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA
realtà Compito di

il testo Comprendo

g Completa ed esponi il testo.

PROBLEMA:

DIGITALE CITTADINANZA

Lo IAD: disturbo da dipendenza da Internet

Navigare in Internet senza meta e senza soste può fare ammalare di IAD (Internet Addiction Disorder), cioè di“disturbo da dipendenza da Internet”.

TESI:

È quanto affermano gli psichiatri della Columbia University di New York, i quali hanno studiato i disagi denunciati da molti utenti della Rete che collega milioni di computer nel mondo. Questa nuova malattia psichica presenta tutte le caratteristiche della tossicodipendenza.

Il primo sintomo è l’aumento del tempo della “navigazione”.

Il secondo sintomo è l’assuefazione: più tempo si passa dentro Internet, meno soddisfazione si riceve a parità di tempo, di conseguenza, si aumenta sempre più il tempo di permanenza e così si crea la dipendenza.

ARGOMENTI:

Il soggetto si sente agitato e nervoso, comincia a chiedersi ossessivamente cosa stia succedendo in Internet mentre non lo sta usando. Alcuni arrivano a muovere meccanicamente le dita, come se stessero digitando la tastiera del computer.

CONCLUSIONE:

È inutile dire che sono compromessi i rapporti sociali e che l’unica realtà diventa quella virtuale, dove tutto è possibile. Non pochi sociologi prevedono che lo sviluppo delle nuove tecnologie possa comunque portare nel futuro dell’uomo minori occasioni di rapporti sociali, di contatti umani e una possibile involuzione delle sue capacità creative.

ARLIAMONE

Il testo parla di un problema causato dall’uso delle nuove tecnologie; in primo luogo la diminuzione dei rapporti sociali tra le persone. Qual è la tua opinione e quella dei tuoi compagni di classe?

192 IL TESTO ARGOMENTATIVO
A. De Matteis e B. Conte, Quale futuro, Marco Derva Editore
VAI AL VOLUME DI EDUCAZIONE CIVICA

Collaborare in casa

Caro lettore, anche tu devi fare la tua parte nella vita familiare sbrigando piccoli lavori in casa. Quando più persone condividono lo spazio – la casa, ma anche la classe, la palestra o il giardino – è importante che questo spazio venga pulito e tenuto in ordine. Se ciascuno collabora, si fa prima e l’ambiente diventa accogliente. Tu dici che ti piace giocare invece di sparecchiare la tavola, ma anche i tuoi genitori preferirebbero dedicarsi ai loro passatempi invece di fare la spesa, cucinare tutti i giorni, tenere pulito. Prova a pensare come sarebbe la tua casa se nessuno rifacesse i letti, riordinasse, pulisse: che confusione!

Dopo qualche giorno sono sicuro che non ne potresti più: nessuno è felice di vivere nel disordine e poi non troveresti più i tuoi giochi, i tuoi vestiti e perderesti un sacco di tempo per cercare qualsiasi cosa.

Tenere pulita e in ordine la casa richiede tanto lavoro. I tuoi genitori lo fanno volentieri perché ti vogliono bene e si preoccupano di te. Fare la tua parte è un modo per contraccambiare il loro amore. E, se ci pensi, ti verranno in mente tante piccole azioni per collaborare. Ogni volta che apparecchi la tavola o metti in ordine la tua camera, ricordati che stai facendo un dono speciale ai tuoi genitori. Sono tutte azioni semplici, ma che fanno sentire loro che apprezzi quello che fanno per te. E poi in questo modo regali loro un po’ di tempo libero, che potrete passare insieme! Inizia a vivere i piccoli lavori di casa come gesti d’amore, così ti peseranno di meno, parola di roditore!

Scrivo

g Sviluppa sul quaderno i seguenti testi argomentativi.

• Meglio leggere un libro o andare al cinema?

• L’intervallo a scuola è necessario oppure è una perdita di tempo?

• È più piacevole studiare da soli o in compagnia?

il testo Comprendo

g Quale problema viene affrontato?

g Qual è la tesi?

g Qual è l’antitesi?

g Con quali argomenti viene sostenuta la tesi? Sottolineali nel testo.

g Quali argomenti porteresti a favore della collaborazione in casa? Quali a sfavore?

g A favore della collaborazione in casa:

g A sfavore della collaborazione in casa:

193 IL TESTO ARGOMENTATIVO
Geronimo Stilton, “Focus Junior”, n. 38
io

Viva la pace!

Non credo che una reale educazione alla pace si realizzi impedendo ai bambini di possedere armi giocattolo. L’esperienza che mi comunicano genitori che hanno tentato questa strada è quella di bambini che, invece di sparare con pistole finte, sparano con righelli, pezzi di legno o con le dita. La banda, lo scontro, l’appostamento, l’inseguimento sono da sempre giochi che affascinano i bambini, come li affascinavano gli orchi, le streghe, le fate.

Mi sembra che educare alla pace sia permettere ai bambini di incontrarsi tra loro e giocare autonomamente, in modo che sappiano sviluppare criteri di scelta e risolvere i problemi che ogni gruppo presenta.

Stare insieme significa affermare delle regole e, poi, accettarle significa imparare a perdere, aiutare gli altri, dividere con loro, essere solidali.

Credo che sia un diseducare alla pace proteggere il proprio figlio fino a non fargli correre i rischi necessari alla crescita della sua autonomia, fino a farlo restare troppo tempo solo.

Credo sia contrario allo spirito di pace un uso ossessivo di giochi individuali che sviluppano notevole aggressività contro se stessi e contro gli altri.

194
F. Tonucci, Il gioco raccontato, Carthusia
VERIFICA in itinere

il testo Comprendo

g Qual è l’argomento del testo?

g Qual è la tesi dell’autore?

g Con quali argomenti la sostiene?

g Quali comportamenti non bisogna seguire?

g Qual è la conclusione?

il testo Analizzo

• Il testo è scritto: in prima persona in terza persona

• Il testo è di tipo: informativo argomentativo

• L’autore presenta: una tesi un’antitesi

• Il linguaggio è: chiaro ed essenziale ricercato e complesso

linguistica Riflessione

g Leggi con attenzione la frase ”Mi sembra che educare alla pace sia permettere ai bambini di incontrarsi tra loro e giocare autonomamente”. Poi segna con una X il completamento corretto.

• ” Sembra ” è: un verbo impersonale un aggettivo

• ” Sia ” è un verbo espresso: al modo congiuntivo al modo condizionale

• ” Incontrarsi ” è un verbo: di forma passiva di forma riflessiva

Ho svolto le attività di:

Comprensione ................................. con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Analisi con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

Riflessione linguistica con facilità con qualche difficoltà con un aiuto

IL TESTO ARGOMENTATIVO 195

Ecco L’estate

Estate

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide mattinate, cominciano ad accordare in lirica monotonia le voci argute e squillanti. Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi; poi dieci, venti, cento, mille non si sa di dove, pazze di sole, poi un gran coro che aumenta di intonazione e di intensità col calore e col luglio, e canta, canta, canta sui capi dei mietitori. Finisce la mietitura, ma non il coro.

Summer

Hair gets lighter.

Skin gets darker.

Water gets warmer.

Drinks get colder.

Music gets louder.

Nights get longer.

Life gets better.

Estate

Oh estate abbondante, carro di mele mature, bocca di fragola in mezzo al verde, labbra di susina selvatica, strada di morbida polvere, mezzogiorno, tamburo di rame rosso. E a sera riposa il fuoco, sale una stella fresca verso il cielo cupo.

g Nella poesia sono presenti molte metafore. Completale.

• L’estate è un carro di mele mature.

• L’estate è una bocca di fragola in mezzo al verde.

• L’estate è

• L’estate è

196

Passeggiata estiva

Sveglia di buon’ora. Partenza per una gita di un’intera giornata. Grande allegria e tanta voglia di camminare. Si costeggia il lago. A quell’ora non c’è in giro nessuno: è tutto pulito, senza suoni. Una limpida mattina d’estate. Il bosco fascia la grande conca d’acqua, come una cintura verde. L’aria è leggera, si cammina senza fatica. E si arriva dove il bosco finisce e iniziano i prati perenni: la montagna cambia aspetto. I pochi arbusti non fanno ombra, i sassi e le rocce colorano il pendio di grigio, nelle sue più varie sfumature, qua e là occhieggiano famiglie di margherite bianche e gialle, o le ultime genziane, piccole ma di lucido cobalto. Chi fischia?

Tutti hanno udito uno strano suono emesso a brevi intervalli. Non si capisce da dove provenga.

“Siamo vicini alla casa delle marmotte” – dice a bassa voce la nonna. – “Guardate là in alto, sotto quel masso. C’è sempre una sentinella all’entrata della loro caverna. Fischia appena avverte un rumore sospetto: è il segnale d’allarme. Sedete e state zitti, vedrete che torneranno a uscire”.

Tutti siedono per terra, in ascolto, in attesa. Le marmotte non si fanno aspettare. Eccole. Una alla volta escono dall’ombra e si adagiano al sole, poi saltano da un masso all’altro: sono giocherellone, si divertono.

“Che belle” – grida Sofia, che non sa trattenersi. E tutte spariscono in un attimo.

Si riprende la salita.

“Giù gli zaini, ora dobbiamo raccogliere l’iva” – ricorda la nonna.

Eccolo il vero scopo della gita: ogni estate, si fa una buona raccolta di questo fiore, piccolo, bianco, profumatissimo, e se ne confezionano mazzetti, che vengono appesi a seccare, e che si portano in città per l’inverno. Un dono gradito anche per gli amici.

E, dopo la raccolta accurata, per non rovinare le radici, si riparte, pieni di entusiasmo, per un sentiero che ritorna al bosco.

• Ti è mai capitato di fare una passeggiata nel bosco durante l’estate?

• Quale sensazione hai provato osservando gli alberi, i fiori e gli uccellini?

• Quali scoperte hai fatto?

• Quale episodio hai vissuto in quell’occasione? Racconta.

197 alla scoperta della natura

alla scoperta della natura

LA PUBBLICITÀ

Nella pubblicità ci sono immagini e parole.

Lo slogan: breve frase che ha lo scopo di attirare l’attenzione sull’oggetto della pubblicità.

L'immagine: ha lo scopo di rafforzare il messaggio pubblicitario.

Il testo: fornisce indicazioni specifiche sull'oggetto della pubblicità. Scopo del messaggio pubblicitario è quello di persuadere all’acquisto di un prodotto o di

esperienze vere

PARCHI DA VIVERE

Lasciati sedurre dal fascino della natura

VISITTRENTINO.IT

• Chi invia questa pubblicità?

• Trovi che sia efficace? Perché?

• Che cosa ti ha colpito in particolar modo?

• Che cosa intende comunicare lo slogan?

in cui la pubblicità influenza i tuoi comportamenti e mettila a confronto con quella dei tuoi compagni.

g Elabora una pubblicità per invogliare la gente a trascorrere le vacanze in una città d'arte.

198

La Pubblicità Progresso non vuole vendere un prodotto, ma vuole comunicare un messaggio significativo.

OPERAZIONE BOSCO PULITO

Nel testo del manifesto, come in tutti i messaggi pubblicitari, si cerca di suscitare l’attenzione e l’interesse delle persone attraverso un’immagine originale e uno slogan breve ed incisivo. Ma, a differenza degli spot commerciali, non si tratta di indurre il lettore ad acquistare un certo prodotto; lo si invita invece, come ad esempio in questo caso, a partecipare alla pulizia dei boschi dai tanti rifiuti che la gente vi lascia.

Questo testo rientra nella Pubblicità Progresso: una pubblicità che ha lo scopo di contribuire al progresso dell’umanità cioè alla creazione di un mondo migliore.

g Rispondi.

• Che cosa rappresenta l'immagine?

• Qual è il significato dello slogan?

g Prepara anche tu una pubblicità in difesa dell’ambiente e confrontati con la classe.

“Panda
PUBBLICITÀ PROGRESSO 199 alla scoperta della natura VAI
VOLUME
AL
DI EDUCAZIONE CIVICA LA PUBBLICITÀ PROGRESSO

Fantasmi?

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi sono i protagonisti del racconto?

Un fantasma

Jessi e Andrea

• Quando si svolge la vicenda?

Di notte

Di giorno

• Dove è ambientato il racconto?

In un castello

In camera da letto

• Perché Jessi non riesce a dormire?

Ci sono i topi

Sente rumori strani

• Che cosa vede nella camera?

Ferdi in camicia da notte

Un fantasma bianco

2 Numera secondo il corretto ordine cronologico.

Jessi ha paura e si sente sola.

Jessi e Andrea vanno a dormire.

Jessi si porta una mano alla bocca.

Jessi vede che la porta si apre.

Jessi vede Ferdi in camicia da notte.

Jessi vede una figura pallida alla luce della luna.

3 Osserva le immagini. Quale scena non appartiene al racconto? Indica con una x

Laboratorio di ASCOLTO 200 IL RACCONTO REALISTICO

Galileo e il pendolo

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi sono i protagonisti del racconto?

Galileo e il Granduca

Un lottatore e il suo maestro

• Quando si svolge la vicenda? In un tempo definito In un tempo indefinito

• Dove è ambientato il racconto?

Alla corte del Granduca In un laboratorio

• Che cosa ha scoperto Galileo?

Che il mondo si muove

Che il mondo è immobile

• In che modo lo ha scoperto?

Osservando il pendolo

Guardando dalla finestra

• Qual è la causa dell’equivoco?

La sordità del Granduca

Le parole “col pendolo”

2 Indica con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F).

• Galileo scopre che il mondo si muove. V F

• Il Granduca osserva il pendolo che oscilla. V F

• Galileo colpisce il Granduca. V F

• Il Granduca equivoca le parole di Galileo. V F

• Galileo scrive la sua scoperta su un pezzo di carta. V F

3 Osserva le immagini. Solo un oggetto appartiene alla storia. Quale? Indica con una X.

Laboratorio di ASCOLTO 201 IL RACCONTO UMORISTICO

Laboratorio di ASCOLTO

L’isola del tesoro

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi è il protagonista del racconto?

Un ragazzo che vive in una locanda

Un pirata

• Quando si svolge la vicenda?

In un tempo indefinito

In un tempo definito

• Dove si svolge la vicenda?

In una locanda

In un cimitero

• Chi arriva nella locanda?

Un “Capitano”

Un ammiraglio

• Che cosa succede al Capitano? Scappa con un tesoro

Litiga con un forestiero e poco dopo muore

• Che cosa c’è nella cassetta del Capitano?

La mappa di un tesoro

Un forziere pieno d’oro

• Quale decisione fu presa?

Si decise di seppellire il tesoro

Si decise di partire al più presto

2 Collega con una freccia i personaggi alle azioni che compiono.

aprono il pacchetto e trovano la mappa prende la chiave e apre la cassetta porta una cassetta in una carriola

3 Osserva le immagini. Cerchia il personaggio che non appartiene al racconto.

202
IL RACCONTO DI AVVENTURA

Il pupazzo maledetto

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi è il protagonista del racconto?

La narratrice

Un mostro

• Quando si svolge la vicenda?

In un tempo indefinito

In un tempo definito

• Dov’è ambientato il racconto?

In un luogo chiuso

All’aperto

• Che cosa vede la protagonista?

Tanti pupazzi di neve tutti uguali

Un pupazzo stregato

• Che cosa la spaventa?

L’ululato del vento

Un pupazzo di neve che muove la testa

2 Completa inserendo le seguenti parole al posto giusto:

teste • sciarpe • braccia • pupazzi di neve • testa • vento • gemiti.

Lungo la strada c’erano tanti tutti uguali. Con le loro scure, le svolazzanti e le fatte di rami secchi, erano davvero inquietanti. Sembrava di sentire dei . Un pupazzo all’improvviso cominciò a muovere la ma per fortuna era solo a causa del

3

Segna con una X quale immagine descrive correttamente i pupazzi di cui si parla nel brano?

Laboratorio di ASCOLTO 203 IL RACCONTO DI PAURA

Gli indizi

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi è il protagonista del racconto?

Holmes

Un dottore

• Chi racconta la vicenda?

Holmes

Watson

• Quando si svolge la vicenda?

Nel mese di giugno

Nel mese di dicembre

• Dove è ambientato il racconto?

In una stanza

In un ambulatorio

• Che cosa capisce subito Holmes?

Watson è stato ammalato

Watson è stato derubato

• In che modo lo capisce?

Osservando le pantofole

Guardando le medicine

2 Indica con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F).

• Holmes fa visita a Watson che ha la febbre. V F

• Holmes osserva le pantofole di Watson.

• Watson si è bruciato i piedi nel camino.

• La vicenda si svolge in inverno.

V F

V F

V F

• Watson pensa che Holmes spieghi in modo semplice. V F

3 Osserva le immagini. Quale oggetto non appartiene al racconto? Indica con una X

Laboratorio di ASCOLTO 204 IL RACCONTO GIALLO

Una giornata fortunata

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

• Chi sono i protagonisti del racconto?

Fortunato e suo figlio Marco

Alcuni soldati

• Chi è Fulvo?

Uno schiavo

Un leone

• Quando si svolge la vicenda?

In un tempo indefinito

In un tempo definito

• Dove è ambientato il racconto?

In un bosco

Nel deserto

• Chi incontrano Marco e Fortunato?

L’Imperatore e i suoi soldati

Un gruppo di nemici

• Che cosa accade all’improvviso?

Arriva una tigre

Arriva un toro

• Perché l’Imperatore vuole premiare Marco?

Per il coraggio con cui lo ha difeso

Perché ha ucciso il toro

• Perché vuole premiare il leone?

Perché ha attaccato il toro

Perché si è inchinato a lui

• Quale premio chiede Fortunato?

Di far studiare Marco e del cibo per il leone

Di diventare addestratore di leoni

2 Indica con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F).

• L’Imperatore era piccolo e grassoccio. V F

• Fortunato ha paura del leone. V F

• Marco si mette tra il toro e l’Imperatore. V F

• Fulvo azzanna il toro. V F

• L’Imperatore fa imprigionare Fortunato. V F

• Fortunato chiede che Marco possa studiare in una scuola pubblica. V F

• Fortunato chiede carne e cibo per Fulvo. V F

1 Segna con una x la risposta corretta.
Laboratorio di ASCOLTO 205 IL RACCONTO STORICO

Un ospite dalle stelle

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi sono i protagonisti del racconto?

Marco e Ursinox

Marco e un orso

• Quando si svolge la vicenda?

In un tempo indefinito

In un tempo definito

• Dove è ambientato il racconto?

All’aperto

In un luogo chiuso

• Che cosa vede Marco fuori dalla finestra?

Un extraterrestre

Un grande orso

• Da dove vene Ursinox?

Dalle stelle

Da un altro continente

• Che cosa gli offre Marco in segno di pace?

Un ramoscello d’ulivo

Un barattolo di miele

• Come reagisce Ursinox all’offerta di pace?

Mangia tutto il miele

Rifiuta preoccupato

2 Illustra nel riquadro Ursinox tenendo presenti i particolari che lo descrivono.

Laboratorio di ASCOLTO 206 IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

Luna rossa, verde, celeste

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi è il protagonista del racconto?

Sam Skipper

• Quando si svolge la vicenda?

In un tempo indefinito

In un tempo definito

• Dove è ambientato il racconto?

All’aperto

In una cella

• Che cosa è successo a Sam?

È stato rapito

È stato arrestato

• Che cosa gli dice Skipper?

Di far finta di dormire

Di guardare il cielo

• Che cosa vede Sam?

Tre lune di colori diversi

Un’astronave di tre colori

2 Indica con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F).

• Sam è un rapitore. V F

• Skipper è prigioniera come Sam. V F

• Sam dorme serenamente nella cella. V F

• Sam vede una grande luna di sette colori. V F

• Sam capisce che il mondo è cambiato. V F

3 Illustra nel riquadro il cielo così come lo ha visto Sam.
Laboratorio di ASCOLTO 207 IL RACCONTO FANTASY

La palude

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Chi sono i protagonisti del racconto?

Un fantasma

Il narratore e Daniele

• Quando si svolge la vicenda?

Di notte

Di giorno

• Dove è ambientato il racconto?

Vicino a una palude

In campagna

• Qual è l’idea fissa del narratore?

Visitare la palude con Daniele

Andare in giro con Daniele

• Cosa devono superare i due amici per giungere alla palude?

Un deserto Un monte

• Che cosa fecero quando giunsero alla palude? Si tuffarono nell’acqua fangosa

Rimasero in piedi in silenzio

2 Indica con una X se le affermazioni sono vere (V) o false (F).

• Daniele dice che la palude è un posto bellissimo. V F

• Per arrivare alla palude i ragazzi scalano un monte. V F

• La valle ai piedi del monte è arida e rossa. V F

• La palude è ricoperta di neve. V F

• Vicino alla palude non si sente nessun rumore. V F

• C’è un odore molto forte e sgradevole. V F

3 Osserva le immagini. Solo una scena appartiene alla storia. Quale? Indica con una X

Laboratorio di ASCOLTO 208 IL TESTO DESCRITTIVO

Paesaggio

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Di che cosa parla la poesia?

2 Cosa hai provato ascoltandola?

Tristezza Stupore Allegria

3 Segna con una x il significato dei seguenti versi.

• “Il pomeriggio distratto si vestiva di freddo”.

Dopo il tramonto del sole, l’aria diventò fredda Di pomeriggio soffiava un vento gelido

• “I bambini vedono tramutarsi in uccelli un albero giallo”.

Le foglie gialle di un albero volano nel vento come uccelli Un albero diventa improvvisamente giallo

• “Un rossore di mela si dondola sui tetti”.

Sui tetti spunta la luna rossa come una mela

Sui tetti rotola una mela rossa

• Nella poesia sono presenti:

similitudini

metafore

personificazioni

Laboratorio di ASCOLTO 209 IL TESTO POETICO

Gli acquedotti romani

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

1 Segna con una x la risposta corretta.

• Il testo è: espressivo informativo

• Che cosa significa “fornitura idrica”?

Che irriga i campi Che fornisce acqua

Che assorbe acqua Che beve acqua

• Che cosa significa che “Roma si stava trasformando nella più grande metropoli di tutta l’antichità”?

Che Roma era una piccola città dell’antichità

Che Roma era uno stato forte

Che Roma stava diventando la città più grande dell’antichità

Che Roma aveva già una metropolitana

• Perché venne costruito un acquedotto?

Perché l’acqua del Tevere e dei pozzi non era più sufficiente

Perché nei pressi di Roma non c’erano fiumi

Perché gli ingegneri romani erano molto creativi

Perché i Romani volevano prendere l’acqua dei popoli vicini

• Quali problemi hanno saputo risolvere gli ingegneri romani?

I problemi di trasporto del cibo Il problema del trasporto dell’acqua

Il problema del freddo nelle case Il problema della siccità

• La frase “Essi avevano intuito che sarebbe stato sufficiente dare una certa pendenza all’acquedotto e mantenerla per tutto il tragitto, poi la forza di gravità avrebbe fatto tutto il resto” si può anche dire:

Non bastava dare un po’ di pendenza all’acqua per farla scorrere

Bastava trasportare l’acqua con dei secchi

Bastava dare un po’ di pendenza all’acqua e sarebbe riuscita a scorrere

Occorrevano dei tubi per trasportare l’acqua

• Che cos’è una “conduttura”?

È una serie di tubi che serve per il trasporto dell’acqua È un corridoio

È un comportamento corretto

È un mezzo di trasporto

Laboratorio di ASCOLTO 210 IL TESTO INFORMATIVO

Viva la bicicletta

Ascolta il brano facendo una scansione del QR Code e svolgi le attività.

TESI

(è il punto di vista dell’autore sul tema trattato)

• Piuttosto che usare la macchina converrebbe usare la bicicletta come mezzo di trasporto.

ARGOMENTAZIONI

(sono i ragionamenti dell’autore a favore della tesi)

• Per le salite basta un buon cambio (ce ne sono di ottimi).

• Per quanto riguarda l’inquinamento non è che l’aria che si respira in macchina sia migliore.

• L’utilizzo delle piste ciclabili riduce il rischio di incorrere nei pericoli del traffico.

CONCLUSIONE

(l’autore conclude il ragionamento riaffermando la tesi)

• Con la bicicletta non si appesantisce il traffico, non si inquina, si arriva sempre puntuali.

1 Aggiungi alle argomentazioni espresse dall’autore altri argomenti a favore dell’utilizzo della bicicletta. Poi confrontati con i compagni e le compagne.

• Andare in bicicletta riduce i costi sostenuti per gli spostamenti (benzina, parcheggio).

• • •
Laboratorio di ASCOLTO 211 IL TESTO ARGOMENTATIVO

Mi autovaluto

Ho imparato a…

• ascoltare, comprendere e analizzare testi:

» informativi ............................................................................................................................... ..

» argomentativi

• riassumere un testo

• esporre un lesto letto ...............................................................................................................

• scrivere testi

• leggere la pubblicità

• scrivere testi pubblicitari

Come mi sono sentito

Scegli tra le alternative proposte.

g Ho mostrato maggiore sicurezza quando: ho letto ho ascoltato ho scritto ho parlato

g A volte ho chiesto aiuto ai compagni o all’insegnante per: comprendere analizzare raccontare scrivere

g Durante le verifiche ho provato:

tranquillità agitazione noia altro

212
212
benissimo bene così così mi
Legenda
AUTOVALUTO

Mi intervisto

Scegli tra le alternative proposte o scrivine una tua se non trovi nulla di corrispondente a ciò che provi.

g Quando ascolti una lettura, che cosa ti aiuta a capire meglio?

Le immagini L’espressione di chi legge

Il silenzio Altro

g Che cosa ti mette più in difficoltà quando leggi?

Leggere a voce alta Leggere davanti a tutti

Leggere parole nuove Altro

g In quale attività ti diverti di più?

Nelle attività individuali Nelle attività di coppia

Nelle attività di gruppo Altro

g In che cosa pensi di dover migliorare?

Nella comprensione del testo Nell’analisi del testo

Nella scrittura Altro

g Come ti definiresti?

Un bravo lettore

Un attento ascoltatore

Un buon compagno di gruppo Altro

Mi confronto con la classe

g Seduti in cerchio, a turno, leggete alla classe le risposte dell’intervista a voi stessi e confrontatevi. Ascoltate con attenzione le risposte dei compagni, dalle quali potreste trovare utili spunti per migliorare.

TAPPA 213 X a 4 a

Verso una nuoVa aV ventura

È finita ormai la quinta

È finita ormai la quinta la partita forse è vinta io ti lascio al nuovo volo che sei pronto a fare solo.

Tu non vali il voto preso il viaggio ha un altro peso per sapere quanto vali forza, indossa le tue ali.

Ci son dentro i nostri anni di fatica, corse, affanni ci son dentro le lezioni tutte quante le emozioni.

Io lo so che sei speciale sei te stesso, non è male io lo so che provi gusto a voler stare nel giusto.

Ma se frenano il tuo volo mi rivesto del mio ruolo se lo sforzo non dà frutti torno qui per te, per tutti.

g Come ti senti ora che stai per concludere la scuola primaria?

Dispiaciuto perché dovrai lasciare gli insegnanti e i compagni

Preoccupato perché non ti senti preparato Felice perché hai voglia di cambiare, di fare nuove amicizie

g Cosa ti preoccupa di più della nuova scuola?

Il rapporto con i nuovi insegnanti e i nuovi compagni

Affrontare con maggior impegno lo studio

Superare le difficoltà

214

Tutti alla secondaria…

Già da una settimana i bambini della 5a B erano molto agitati. Martedì dovevano andare alla scuola secondaria di primo grado per il “progetto continuità” e questo li preoccupava molto: come sarebbero state le scuole medie?

Il lunedì mattina, durante l’intervallo, Erica raccontò al gruppetto di amici e amiche il suo sogno: - Stanotte ho sognato che ero già alla secondaria.

L’argomento interessava tutti e l’attenzione fu subito altissima.

- Davvero? E che cosa succedeva? - chiese Luca.

- Ero in un’aula grande, più grande delle nostre alla scuola primaria. Attorno, i miei compagni erano tutti più alti di me: dei giganti! E tutti erano più bravi di me. Molto più bravi di me. Quando i prof mi interrogavano, tutti ridacchiavano…

- Che sogno orribile! - commentò Mattia.

- E non è tutto. I professori e le professoresse erano severissimi: mi interrogavano minacciandomi di mettermi 2 sul registro elettronico!

- Ma che orrore! - esclamò Caterina.

- Erica, sei sicura che fosse un sogno?- si preoccupò Tommaso.

- Certo, ma non è tutto. A un certo punto suonava la campanella della ricreazione, che però durava solo 10 minuti!

- 10 minuti? - dissero stupiti in coro.

- lo non sapevo che durasse così poco, quindi sono andata in bagno e poi non ho avuto il tempo per mangiare, e ho avuto fame per tutto il resto del sogno - aggiunse Erica.

- Che incubo! - esclamò Riccardo, che senza merenda non poteva sopravvivere.

- E i compiti? - chiese Alex. - Davano molti compiti nel tuo sogno?

- Moltissimi. Da metterci tre ore per farli tutti.

- Tre ore?! - gridò Tommaso disperato.

Il sogno di Erica aveva turbato tutti. Per fortuna Aisha, che fin lì non aveva parlato, disse la sua: - Mio fratello va alle medie ed è contento. Dice che si lavora parecchio, ma che ha tanti amici, che alcuni professori sono molto simpatici e che c’è anche il tempo per divertirsi. Un’ondata di sollievo corse fra gli amici.

- Meno male che il tuo è stato solo un sogno… - disse Tommaso a Erica.

- Meno male! - sospirò l’amica.

S. Bordiglioni

215
Verso una nuoVa aV ventura

Verso una nuoVa aV ventura

La mia seconda prima

14 settembre Caro diario, ti devo parlare di una cosa molto seria e importante e cioè di un avvenimento che mi accadrà tra due giorni, a causa del quale sono agitatissima!

Come ti ho già detto, è settembre, e sono stata ieri in cartoleria a comprare, oltre a te, lo zaino nuovo e l’astuccio nuovo. Ho passato un’estate meravigliosa perché (anche se la mamma mi ha costretto a ripassare qua e là) praticamente non ho fatto i compiti! E sai perché? Preparati alla notizia bomba:… in prima visione sugli schermi… Taratattaaa… pronti… viaaa… domani… inizierò la mia prima classe della Scuola Secondaria!!!

Mi sembra ancora impossibile che da dopodomani sarà tutto diverso, e che non avrò più gli stessi compagni e le stesse maestre. A volte mi sento allegra e a volte, invece, mi sento preoccupatissima, perché la formazione delle classi è ancora avvolta nel mistero e verrà rivelata solo all’ultimo momento, come succede nei film gialli, dove alla fine c’è il colpo di scena. Continuo a chiedermi se avrò delle amiche simpatiche, se con me ci sarà qualche compagno delle elementari e se i professori saranno severi… Per fortuna quell’angelo di mia sorella, come sempre, m’incoraggia molto… non fa che ripetermi: “Quel che è certo è che sarai la più rintronata della classe!”. Simpatica, vero?

g Scrivi anche tu una pagina di diario esprimendo il tuo stato

d’animo all’idea del passaggio dalla Primaria alla Secondaria.

Comunque il giorno fatidico sta per arrivare: domani andrò per la prima volta alla Scuola Secondaria, che è praticamente attaccata al liceo dove va mia sorella. Sono nervosissima!

L’unica cosa di cui sono soddisfatta è il mio coloratissimo astuccio nuovo e l’idea che finalmente non sarò più obbligata a mettere quell’odiatissimo grembiule bianco con i pizzetti e i volant. Adesso sarò anch’io libera di mettermi quello che voglio, come gli studenti grandi.

Non riesco ad immaginare cosa ti racconterò domani, mi sembra che le ore non passino mai!

La tua Cecilia G. Maldini, La mia seconda prima, Edizioni Elle
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Articles inside

Tutti alla secondaria…

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page 217

Verso una nuoVa aV ventura

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page 216

Viva la bicicletta

1min
pages 213-215

alla scoperta della natura LA PUBBLICITÀ

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pages 200-201

Passeggiata estiva

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page 199

Ecco L’estate

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page 198

Collaborare in casa

3min
pages 195-197

DIGITALE CITTADINANZA

1min
page 194

I social: un’opportunità o un pericolo?

1min
pages 193-194

E le ragioni sostanzialmente sono due. In primo luogo, è noto che il contatto fisico con un gatto riduce notevolmente lo stress.

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pages 191-192

Alla scoperta del... TESTO ARGOMENTATIVO

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pages 190-191

A che età un bambino dovrebbe avere un cellulare?

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page 188

Gatta salva il bebè

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page 187

Squalo a pochi metri dalla riva.

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pages 185-186

Gli elementi della cronaca

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pages 183-184

Alla scoperta della...

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L’aumento dei rifiuti e il riciclaggio

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pages 180-181

› I comportamenti da adottare

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La Terra a rischio

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La riserva naturale del Masai Mara

1min
page 177

La dieta dei Romani

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pages 175-176

Alla scoperta del... TESTO INFORMATIVO

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page 174

Il volo dei fenicotteri

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page 172

L’onomatopea

5min
pages 162-171

Le parole adatte

1min
pages 160-161

La personificazione

0
pages 159-160

La similitudine

1min
pages 157-158

VERIFICA in itinere La famiglia dei nonni

3min
pages 150-152

L’uragano

4min
pages 146-149

Che spettacolo!

1min
pages 145-146

La stanza

1min
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Il giardino di Miss Claridge

1min
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Il mio paese

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Primavera in montagna

1min
pages 141-142

William, il gatto

2min
pages 139-140

Il pettirosso

1min
page 138

Descrivere emozioni

2min
pages 136-137

Susi si ribella

1min
page 135

A cena dal signor Lorenz

1min
page 134

Alla scoperta del...

2min
pages 132-133

Una piccola fattoria

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page 130

Pasqua di PACE e d’AMORE

0
page 129

Filastrocca grande della pace piccola

0
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Immagini di primavera

1min
pages 124-125

Ecco la PRIMAVERA

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page 124

Nella terra degli Unicorni

3min
pages 120-123

La sconfitta degli Urgali

1min
pages 118-119

L’Anello magico

2min
pages 116-117

Un incontro

1min
pages 115-116

Alla scoperta del... RACCONTO FANTASY

0
page 114

VERIFICA in itinere

2min
pages 112-113

L’amico programmato

2min
pages 110-111

Il labirinto

2min
pages 108-110

Un alieno nel capanno

1min
page 107

Alla scoperta del... RACCONTO DI FANTASCIENZA

0
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VERIFICA in itinere

2min
pages 104-105

Nubia, la piccola schiava

3min
pages 101-103

Alla scoperta del... RACCONTO STORICO

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page 100

VERIFICA in itinere Anello, orecchino e spilla… spariti!

2min
pages 98-99

Il commissario Montalbano

1min
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La chiave del mistero

1min
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Una mente eccellente

2min
pages 94-96

RACCONTO GIALLO

2min
pages 92-94

VERIFICA in itinere

2min
pages 90-91

Una sorpresa dal passato

1min
pages 88-89

Pianta un seme… e spunta un mostro!

2min
pages 86-88

Il buio cimitero

1min
pages 85-86

Alla scoperta del...

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AVVENTURA A FUMETTI

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pages 80-83

Le avventure di Ulisse

2min
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I naufraghi del Bounty

2min
pages 76-78

Alla scoperta del... RACCONTO DI AVVENTURA

2min
pages 74-76

In vacanza a Piro Piro

2min
pages 72-73

Un fischio nella notte

2min
pages 70-71

Voglia di mamma

2min
pages 68-69

La tela del ragno

1min
pages 67-68

Alla scoperta del... RACCONTO UMORISTICO

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Una vigilia di Pace

2min
pages 63-65

La prima neve

1min
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VERIFICA in itinere

3min
pages 56-58

Il compleanno di Tom

2min
pages 54-55

Un giardino meraviglioso

1min
pages 53-54

Un maialino portafortuna

3min
pages 50-52

Un pomeriggio noioso

5min
pages 44-49

La struttura del testo

2min
pages 42-44

La gara di italiano

9min
pages 34-41

Il giubbotto di Indiana Jones

4min
pages 30-34

Stelle cadenti

1min
pages 29-30

RACCONTO REALISTICO

0
page 28

Uno scherzo ben riuscito

0
page 26

CREO SCRIVO

1min
pages 23-25

Accoglienza IL TESTO INFORMATIVO Ripassiamo L’orso bianco

3min
pages 18-21

La zebra

0
page 17

Accoglienza IL TESTO DESCRITTIVO Ripassiamo

1min
page 16

IL RACCONTO FANTASTICO Ripassiamo

2min
pages 14-15

IL RACCONTO BIOGRAFICO Ripassiamo

3min
pages 11-13

Accoglienza

1min
page 10
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