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LE CITTÀ DEL ROCK’N’ROLL Per aver ispirato grandi figure del rock, queste città richiamano schiere di fan sulle tracce dei loro idoli. Un ritorno alle origini della leggenda.
408 NICO E NEW YORK Chelsea Girl, 1967
xx “Here’s Room 506…” Le prime
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parole della canzone interpretata dall’ispiratrice di Andy Warhol si riferiscono a una camera del celebre Chelsea Hotel. Su un testo di Lou Reed, Nico racconta con la sua voce cavernosa la strana fauna che popola i corridoi di un albergo che ai tempi era un vero e proprio caravanserraglio dell’underground newyorkese. Per il suo primo album da solista, l’ex modella tedesca ha potuto contare su collaboratori di talento, a cominciare dai membri dei Velvet Underground, di cui fu solista per un breve periodo, ma anche Bob Dylan (I’ll Keep It With Mine) e il debuttante Jackson Browne, autore della canzone These Days che è oggi un classico. Parallelamente alla sua carriera di cantante, l’icona dei sixties divenne la musa del regista Philippe Garrel e fece la sua comparsa in diversi film sperimentali. Morì nel 1988 a Ibiza, dopo una caduta dalla bicicletta. 222 West sulla 23a strada, ÌÌ
a Manhattan. L’indirizzo era conosciuto da tutto il pianeta pop e dal gotha artistico degli anni ’60 e ’70. Il Chelsea Hotel, un edificio
in mattoni costruito nel 1883, ha ospitato tra le sue mura sempre più decrepite e piene di affreschi psichedelici artisti come Janis Joplin, Jimy Hendrix, Jim Morrison, Leonard Cohen, ma anche il regista Milos Forman e tanti altri… Il suo manager, l’adorabile Stanley Bard, offriva la pensione gratuita ai clienti al verde. Bard è stato poi licenziato, ma i suoi ultimi inquilini resistono ancora. Ormai scalcinato, il Chelsea Hotel attende una ristrutturazione e il costruttore non è pronto a rinunciare all’affare. Visitate questo monumento della pop art prima che sia troppo tardi, anche solo per rendere omaggio ai suoi fantasmi.
EAGLES 409 THE E LOS ANGELES Hotel California, 1976
xx Los Angeles è da sempre una
terra promessa per gli artisti che muovono i primi passi. Palme, spiagge e ragazze in bikini: chi non troverebbe l’ispirazione in una simile cornice? Salvo che, dopo anni di eccessi di ogni genere nel mondo musicale depravato di Los Angeles, l’indomani della festa a volte è difficile e la dipendenza dalle droghe diventa un vero fardello. Questo è il
contesto della canzone culto degli Eagles, le cui parole sibilline sono state interpretate dai fan in svariati modi – molti ci vedono un centro di disintossicazione per rockstar, altri un rifugio per satanisti. Don Felder ha tagliato corto con le ipotesi più strambe parlando della sua canzone come di una parabola sul lato oscuro del sogno americano. Una cosa è certa: malgrado la sua durata insolita (più di 6 minuti), Hotel California e il suo indimenticabile assolo hanno conosciuto un successo senza pari, con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il lato buono del sogno americano, per una volta! Gli Eagles hanno messo in parole ÌÌ
e musica una California che non era tanto quella dei paradisi artificiali, ma piuttosto quella di una discesa nel trip da droga. L’Hotel California, che stando alle parole della canzone si raggiunge con “un’autostrada scura e deserta”, è un simbolo, anche se avrebbe potuto trovarsi a Beverly Hills. Piuttosto che visitare un centro di ‘rehab’, andate sulla spiaggia di Malibu, risalendo la Pacific Coast Hwy, preferibilmente al tramonto e mettendo a tutto volume la canzone per tuffarvi nell’atmosfera: è qui che Don Felder avrebbe messo a punto la serie di accordi di questo mitico brano.