© Lonely Planet Publications
CANZONI PER EVADERE Il repertorio della canzone d’autore è ricco di pezzi che raccontano di altre latitudini. Canticchiatene uno e concedetevi una fuga dalla realtà! MARCHESI 465 ISOLE JACQUES BREL
PER NOI 466 GENOVA PAOLO CONTE
con tutti gli intrattenimenti graditi a marinai e viaggiatori di passaggio.
xx Ultima opera del grande
xx Non è necessario andare
467 RIMINI FABRIZIO DE ANDRÉ
1977
Jacques, la sua pavana degli antipodi, disco di platino. Tre minuti e 53 per salutare l’isola del pittore Gauguin, questo asilo in capo al mondo di misantropi, idealisti caduti in disgrazia e lupi di mare solitari. Brel ha fatto laggiù il suo ultimo giro di pista e ha lasciato un testamento che è al tempo stesso straziante e sereno. La canzone chiude in bellezza l’album, peraltro pieno di brani polemici, persino aspri, conferendogli la sua tonalità più giusta. L’autore di Amsterdam aveva finalmente raggiunto il porto. L’arcipelago vulcanico delle ÌÌ
250
Marchesi è situato a 1400 chilometri da Tahiti. Conta oggi 8000 abitanti – erano 100.000 prima di essere decimati dalle malattie contratte dagli europei. Dimenticate l’aereo e prendete una nave per avvicinarvi all’isola di Hiva Oa, dove sono vissuti e sono sepolti Gauguin e Brel. Le sue spiagge grigie non hanno nulla di idilliaco, ma potrete godere del maestoso ambiente naturale facendo delle escursioni a piedi ed esplorare i siti archeologici dell’antica civiltà indigena.
1975
troppo lontano per evadere: a Paolo Conte bastano i 100 chilometri di Monferrato e Appennino che separano Asti dal mare per approdare ad un mondo altro, sciolto nella ‘macaia’ estiva e popolato da onirici ‘gamberoni rossi’. Quando scrive Genova per noi – più nota nella versione del suo amico Bruno Lauzi, genovese d.o.c. nato ad Asmara – Conte è ancora un avvocato con una “faccia un po’ così”, indeciso fra la carriera forense e quella di autore di canzoni, con un solo album a suo nome, di non troppo successo… Non dovrebbe esservi difficile ÌÌ
raggiungere Genova. Se arrivate via treno (e quale modo migliore di arrivare, in una città dove i parcheggi sono rarissimi?), scendendo da Piazza Principe verso il porto, potrete facilmente imbattervi nelle tracce di De André e della cosiddetta ‘scuola genovese’. La zona di Via del Campo (dove risiedeva la nota ‘graziosa’: chiedete informazioni al famoso numero “29 rosso”!) e della speculare Via Pré resistono ancora – incoerentemente – a massicce riqualificazioni, e mantengono un sapore da porto –
1978
xx “Rimini è rimasta uguale a
com’era nei Vitellini di Felloni”, dice un De André (forse) un po’ ebbro presentando questa canzone nel celebre live con la PFM: un lapsus rimasto fissato su disco, e imitato con accento genovese da numerose cover band. Rimini era originariamente inclusa in un disco dal medesimo titolo, scritto interamente insieme a Massimo Bubola. Con il suo stile ermetico di quel periodo, De André ci porta nelle fantasie della riminese Teresa, “figlia del droghiere” (immaginiamo) sedotta e abbandonata da qualche villeggiante. La capitale dell’intrattenimento ÌÌ
romagnolo e le sue discoteche immortalate in decine di commedie all’italiana non sembrano il posto adatto per romantiche rêveries. Eppure, Rimini è città malatestiana, e romana prima. Vestigia del suo ricco – e meno mondano – passato affiorano qui e là fra le vie del centro. Per immedesimarsi in Teresa, il momento migliore è probabilmente l’autunno/inverno, quando i