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NEW YORK A CARATTERI CUBITALI Cosa sarebbe New York senza gli scrittori che hanno contribuito a forgiarne il mito? Scoprite la città in tutte le sue molteplici sfaccettature con questi sette romanzi capitali.
070 MANHATTAN TRANSFER 071 AMERICAN PSYCHO
072 IL GIOVANE HOLDEN
wwPer Stendhal il romanzo era
wwNew York è una miniera di
John Dos Passos, 1925
‘uno specchio che percorre una strada maestra’. Ebbene, qui Dos Passos rompe il suo e ne sparpaglia i frammenti in tutti gli angoli di Manhattan. Manhattan Transfer è un libro di impressioni fugaci, scampoli di esistenze che si fanno via via più piccole in un’epoca in cui i nuovi grattacieli di acciaio e vetro moltiplicano i riflessi e le apparenze. Siamo nel decennio tra il 1910 e il 1920 e lo scrittore coglie l’umanità intrappolata negli ingranaggi di una società sempre più meccanizzata, che incensa gli eletti e abbandona quanti non riescono a integrarsi. L’ingiustizia sociale descritta da Dos Passos anticipa con inquietante chiaroveggenza le scene di disperazione che la città conoscerà quattro anni più tardi, con la Grande Depressione. Il titolo del libro evoca un ÌÌ
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incrocio, un intersecarsi di due strade a Manhattan, ma l’isola metropolitana è solo uno degli elementi del romanzo, che esplora anche altri quartieri di New York legati al lavoro e alle condizioni sociali dei personaggi descritti, dalla Brooklyn del proibizionismo fino ai dock.
Bret Easton Ellis, 1991
Golden Boy e Mister Hyde. Non occorre assumere strani intrugli per passare dall’uno all’altro: bastano il denaro facile di Wall Street e una predisposizione alla schizofrenia. Patrick Bateman, prototipo dello yuppie anni ’80, sniffa coca in discoteca, indossa abiti da migliaia di dollari ed è ossessionato dalla cura dei capelli, ma non disturbato dal sangue che schizza a fiotti. La spirale morbosa di Bret Easton Ellis ha rischiato di rimanere chiusa in un cassetto perché l’editore che aveva commissionato il libro rinunciò a pubblicarlo. Alcuni scandali e minacce di morte più tardi, resta una virulenta critica della società dei consumi, scritta in uno stile sovraeccitato. Da bravo yuppie Patrick ÌÌ Bateman frequenta in maniera compulsiva bar, ristoranti e locali esclusivi. Faticherete a ritrovarli, perché molti sono frutto della fantasia dell’autore e New York è assai cambiata dagli anni ’80. Alcuni, tuttavia, esistono nella realtà, come l’Oyster Bar, all’interno del Grand Terminal Central, e il 21 (21 West 52nd Street), un bar aperto durante il proibizionismo e famoso per le statue di fantini sulla facciata.
J.D. Salinger, 1951
possibilità quando si marina la scuola o, meglio, ci si fa espellere e non si osa ritornare a casa prima della data prevista – quella delle vacanze di Natale. È dunque con il bavero rialzato nella notte invernale che erriamo in compagnia di Holden Caufield e cerchiamo di dare un senso all’esistenza, oltre a chiederci dove vadano a rifugiarsi le anatre di Central Park, visto che il laghetto è gelato. In uno stile sfrontato, J.D. Salinger fece emergere la voce dell’adolescenza in un paese che non sapeva o non voleva ascoltarla e per farlo ne scelse la fase più critica, quella della crisi. Dove scorrazzare a New York? ÌÌ
Secondo Holden, meglio evitare il Greenwich Village, dove i locali notturni sono deludenti, anche se a 60 anni di distanza le cose sono forse un po’ cambiate. A non essere cambiati sono i sentieri e le giostre di Central Park, le ossa dei dinosauri e gli animali imbalsamati dell’American Museum of Natural History, situato all’uscita ovest del parco. Entrambi risalenti alla metà del XIX secolo, parco e museo si sono rinnovati nel tempo senza nulla perdere del fascino originario.