47. Miscellanea gastrointestinale
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Therapy 2020). Anche se il miglioramento si ottiene entro le prime 3 settimane, la terapia va continuata per 1 anno, possono infatti verificarsi recidive.
8. MORBO DI WIPPLE Se non trattata è una malattia mortale. È caratterizzata dall’infiltrazione intestinale e linfatica da parte del Tropheryma Whipplei. Nel 75% dei casi si hanno disturbi intestinali, nel 40% iperpigmentazione, nel 50% febbre non elevata, la tosse non è rara e nell’80% un’artralgia migrante non deformante, disturbi neurologici nel 10% (demenza, letargia, convulsioni, mioclonie, segni ipotalamici e coma). Alimentazione adeguata. Non è stabilito quale sia la terapia antibiotica ideale. Di solito sono preferibili gli antibiotici che passano la barriera emato-encefalica per prevenire complicanze irreversibili. Si inizia con Ceftriaxone o Meropenem per 2 settimane seguite da Cotrimoxazolo Bactrim alle dosi di 960 mg/12h per almeno 12 mesi (The Sanford Guide Antimicrob. Ther.,2019). Il Cotrimoxazolo determina in alcune settimane (1-3 mesi) un notevole miglioramento e riduce la frequenza di recidive a un terzo dei casi. La terapia, anche se necessita di giorni o settimane per dare risultati, dovrebbe essere continuata per mesi o anni per le recidive frequenti (Schiller, Current Therapy 2020). In alternativa al Cotrimoxazolo si potrà ricorrere alla Doxiciclina e all’Idrossiclorochina se non c’è interessamento del SNC. Pazienti con interessamento del SNC refrattario alla terapia antibiotica sono stati recentemente trattati con successo con l’Interferon μg. I cortisonici sono da riservare ai casi più gravi (interessamento del SNC, insufficienza surrenalica). Associare ferro, acido folico, calcio e magnesio, che possono avere un ridotto assorbimento.
9. COLON IRRITABILE Classificata come una Sindrome Somatica Funzionale (vedi cap 85 par 20) a) Riconoscere al paziente che si tratta di una vera malattia anche se la fisiopatologia non è nota. Rassicurare il paziente Aspetti Clinici 47.9.1 sulla benignità della malattia. Un buon rapporto medico-paziente è alla base di ogni successo al fine di evitare il “Doctor shopping”. Utile spesso un supporto psicologico. Aiutare il paziente a riconoscere i fattori scatenanti, tra cui anche certi farmaci e lo stress. Agopuntura, aloe vera e reflessologia non sono utili (Ford, BMJ 345, e5836; 2012). JAMA http://com4pub.com/ b) Dieta e stile di vita. Un’errata alimentazione è uno qr/?id=346 dei fattori principali della malattia. Diversi recenti studi retrospettivi e prospettici hanno suggerito che una dieta povera di oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli è benefica (Halland, BMJ 350, h1622; 2015): utile quindi evitare i fritti, alcool, cioccolato, caffè, tè, alcuni soft drink/sodas e tabacco. In molti casi una dieta priva di lattosio, cereali o fibre insolubili può ridurre quasi completamente il quadro. Si consiglia una dieta con fibre (12 g/die), iniziando con piccole dosi e aumentando lentamente, anche se la sua efficacia è ancora da dimostrare pienamente (Ford, BMJ 345, e5836; 2012). L’attività fisica si è dimostrata in grado di ridurre la severità dei sintomi dell’intestino irritabile. c) Terapia farmacologica Da riservare a quel 30% che la terapia dietetica non risolve. Nessun farmaco si è mostrato sicuramente efficace (Velasco, Current Therapy 2017). Terapia della stipsi o della diarrea (vedi cap 40). Prodotti di erboristeria: sembrano presentare beneficio sulla sintomatologia (Halland, BMJ 350, h1622; 2015) come formulazioni a base di Iberogast, Padma Lax e Olio di menta piperita.