L’ETÀ DI AUGUSTO
3. Orazio
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PERCORSO ANTOLOGICO
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rinforzo, non faresti fuori d’un tratto i rivali». «Non è fatto cosí Mecenate: non c’è casa piú pura di quella e lontana da tali miserie; non m’importa, sta’ certo, se qualcuno è piú ricco e piú colto di me: lí c’è posto per tutti». «Gran cosa mi narri, da crederci appena». «Eppure è cosí». «Mi accresci la voglia di stargli vicino». «Basta volere: il tuo merito è tale che potrai conquistarlo. Si sa vulnerabile, e per questo rende l’approccio difficile». «Non importa: riuscirò a corromper la gente di casa; respinto oggi, non mollerò l’impresa; troverò il momento opportuno; gli andrò incontro per strada; lo seguirò. Nulla concede la vita agli uomini se non a prezzo di grandi fatiche». Mentre discorre cosí, mi viene incontro Aristio Fusco, un caro amico che doveva conoscere bene il nostro. Ci fermiamo. «Da che parte vieni?», e: «Dove vai?»: le solite domande e risposte. Qui comincio a tirargli la veste e a dargli di gomito (ma lui fa finta di niente), a strizzargli l’occhio per farmi cavare d’impiccio. Quell’atroce burlone, ridendo, fa il nesci. Il fegato mi bruciava di bile. «Non volevi parlarmi», gli dico, «di qualcosa in privato?» «Ricordo, ma troveremo un momento migliore: è sabato, oggi, ed è luna nuova; non vuoi rispettare i Giudei?» «Non ho questi scrupoli», dico. «Ma io sí, ho questi problemi, come tanti. Ne riparleremo». Proprio una brutta giornata! Se ne scappa il vigliacco, e mi lascia sotto il coltello. Per fortuna, ecco viene diritto verso di noi l’avversario e: «Dove fuggi canaglia?», gli grida a gran voce; e a me: «Mi vuoi fare da teste?» Porgo senz’altro l’orecchio; lo trascina in tribunale: strepito, gente che accorre da tutte le parti. Fui salvo, grazie ad Apollo. (trad. di G. Manca)
61. Aristio Fusco: grammatico e commediografo, tra i più cari amici di Orazio. 69-70. è sabato… i Giudei?: si tratta di un sabato, giorno festivo per gli Ebrei, che per di più coincide col novilunio, primo giorno del mese lunare (altra ricorrenza importante della religione
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ebraica). La battuta è ovviamente ironica: non a caso Orazio risponde di non avere «questi scrupoli», cioè di non credere a tali superstizioni. Questa e altre testimonianze indicano la presenza di una cospicua comunità ebraica a Roma ( T5, nota al v. 143 di Satire I, 4). 73. sotto il coltello: come una vittima @ Casa Editrice G.Principato
che sta per essere immolata sull’altare. 76-77. Porgo… l’orecchio: si poteva trascinare a forza un avversario in tribunale solo in presenza di un testimone, al quale si toccava con un gesto rituale il lobo dell’orecchio, per rammentargli l’impegno; Orazio accetta insomma di far da testimone.