L’ETÀ GIULIO-CLAUDIA
2. Poesia nell’età giulio-claudia
PROFILO STORICO
l’attività letteraria. Scomparsi uomini come Mecenate (senza il quale, come si vide, Ottaviano aveva già modificato la sua politica culturale), Asinio Pollione e Messalla Corvino, gli scrittori sono costretti a contare su protettori scarsamente motivati e probabilmente di modesto livello intellettuale. Il fenomeno, con l’eccezione della breve stagione neroniana, caratterizzerà tutto il primo secolo dell’impero. Nerone riprende a promuovere le arti Il principato di Nerone si presenta indiscutibilmente sotto il segno della novità. Personaggio estroso, dispotico ed egocentrico, il nuovo imperatore rivela immediatamente i suoi interessi: trascura l’oratoria (con grande scandalo dei contemporanei) per dedicarsi alle arti (poesia, musica, canto, pittura, cesello); nell’ambito di queste ultime, rifiuta programmaticamente i modelli della tradizione romana per volgersi a quelli greci. Compone opere di genere lirico, tragico ed epico, fra cui un poema mitologico per noi perduto, intitolato Troica («Vicende troiane»). La produzione poetica del giovane princeps, per quel poco che ci è dato di giudicare, doveva rifarsi ai modelli eruditi e raffinati della poesia mitologica alessandrina. Nerone promuove in prima persona le arti, facendo della corte imperiale un luogo di scambi culturali e artistici, e istituisce in Roma dei ludi ispirati a quelli ellenici: gli Iuvenalia (nel 59); i Neronia (nel 60; poi ripetuti nel 65). Ampio spazio, durante tali manifestazioni, veniva riservato a gare di musica, di canto e di poesia. Ai Neronia del 60 partecipò, fra gli altri, anche il giovanissimo Lucano, recitando con successo delle Laudes Neronis. È probabile che all’interno della stessa cerchia neroniana sia nato il Satyricon di Petronio [ cap. 5.1], un pastiche narrativo ricco di inserti poetici, nel quale pare rispecchiarsi l’atmosfera raffinata e viziosa della corte. La fioritura poetica dell’età neroniana Non è dunque un caso se la poesia conosce in età neroniana un nuovo slancio creativo, caratterizzato non solo dall’elevata qualità delle opere ma anche dalla varietà e dalla molteplicità dei generi
Le nuove forme del dissenso nell’età del principato ▰ Spenta l’eloquenza politica, il dissenso si fonda sulla filosofia In età tardo-repubblicana, poco prima della grande svolta augustea, la lotta per il potere si era espressa compiutamente attraverso l’oratoria, di cui Cesare e Cicerone, anche per le diverse scelte stilistiche, erano stati protagonisti. Declinata l’eloquenza politica, nell’età del principato il dissenso nei confronti del potere trova il suo fondamento teorico nella filosofia, e in particolare nella dottrina stoica, che già si era diffusa fin dall’epoca degli Scipioni negli strati culturalmente più evoluti della nobilitas senatoria.
▰ Opposizione senatoria e dottrina stoica La figura di un sovrano poteva essere accettata, nell’ambiente senatorio romano, solo se non
contraddiceva gli antichi mores nazionali. Inevitabile che la dottrina stoica, benché essa non fosse in via di principio avversa al modello monarchico [ cap. 4.2], assumesse in età imperiale una decisa coloritura filorepubblicana e libertaria, offrendo ai rappresentanti dell’opposizione senatoria precise indicazioni eticopolitiche ed esemplari modelli di comportamento: Catone Uticense fu il prototipo eroico della resistenza politica e morale alla tirannia. La filosofia stoica viene dunque considerata, da una prospettiva autoritaria, come un nemico insidioso da combattere.
▰ La congiura pisoniana si richiama allo stoicismo Allo stoicismo si richiamarono espressamente i protagonisti della congiura pisoniana repressa fra il 65 e il 66 da Nerone: fra di essi i filosofi Musonio Rufo e Anneo Cornuto, l’eminente senatore Trasea Peto, il poeta Lucano e lo stesso Seneca. Alla dottrina stoica aderì profondamente anche il poeta satirico Persio.
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