PERCORSO ANTOLOGICO
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Infatti a chi posso credere che i Celesti sveleranno i segreti e diranno il vero piuttosto che al santo Catone? La tua vita si è sempre attenuta fermamente alle leggi superne, e ti modelli sulla divinità. Ecco ti è data l’occasione di parlare con Giove: interrogato sui fati dell’empio Cesare, fa’ che ti sveli il futuro aspetto della patria: i popoli potranno godere del loro diritto e delle leggi, o la guerra civile è vana? Rièmpiti il cuore della divina parola. Tu almeno, amante della virtù rigorosa, domanda cos’è la virtù, chiedi la norma dell’onesto». Ma Catone, pervaso dalla divinità che portava silenziosa nell’animo, espresse dal cuore parole degne d’un oracolo: «Cosa vorresti che domandassi, o Labieno? Se voglio cadere libero in armi piuttosto che vedere la tirannide? Se la vita è nulla? e se muta, durando più a lungo? se la violenza danneggia un uomo probo? se la Fortuna cessa di minacciare contrastata dalla virtù? se basta volere cose lodevoli, e il successo accresce l’onestà? Lo sappiamo, e Ammone non lo inculcherà in noi più profondamente. Tutti aderiamo agli dèi e, anche se il tempio tace, non facciamo nulla senza il loro volere; al nume non occorrono parole; quando nascemmo, il creatore ci ha detto una volta per tutte ciò che è lecito sapere; non scelse sterili sabbie per rivelare il futuro a pochi, non seppellì il vero nella polvere; sede del dio è la terra e il mare e l’aria e il cielo e la virtù. Perché cerchiamo altrove i Celesti? Giove è qualunque cosa vedi e senti. I sortilegi occorrano ai dubbiosi e ai sempre incerti sugli eventi futuri; me, non rendono sicuro gli oracoli, ma la morte sicura. Tutti devono cadere, i pavidi e i forti. Basta che Giove abbia detto questo». Così preservò il credito del santuario, e si allontanò dagli altari, lasciando ai popoli Ammone senza nemmeno interrogarlo. (trad. di L. Canali)
Un personaggio contraddittorio: il Catone di Lucano Va osservato che nel Catone lucaneo convivono due momenti o aspetti in stridente contrasto: qui l’autore rappresenta in lui, da stoico ortodosso, «una religiosità cosmica immune da antropomorfismi» (Timpanaro), tale da suscitare l’entusiasmo di Voltaire, che ritrovava
nella risposta di Catone a Labieno una professione di deismo ante litteram. Altrove, tuttavia, il personaggio appare contrapporsi titanicamente agli dèi iniqui (nel colloquio del II libro con Bruto, vv. 285 sgg.). Nella contraddittorietà, o, se si vuole, incompiutezza del personaggio di Catone, si riflette «il tormentato rapporto fra lo stoicismo di Lucano e il suo antiteismo» (Timpanaro).
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