L’ETÀ GIULIO-CLAUDIA
4. Seneca
– Più vero sarebbe stato il verso seguente, ugualmente di Omero: ... dove io la città distrussi e gli abitanti uccisi –.3
PERCORSO ANTOLOGICO
[6, 1]
E avrebbe gabbato Ercole che è niente affatto scaltro, se non ci fosse stata lì Febbre che, abbandonato il suo tempio, era venuta, lei sola, con lui: tutti gli altri dèi li aveva lasciati a Roma:4 «costui – disse – racconta solo menzogne. Te lo dico io, che son vissuta con lui tanti anni:5 a Lione è nato, vedi un concittadino dell’uva “Marcus”.6 Ti dico che è nato a sedici miglia da Vienna,7 è un Gallo genuino.8 E così – ciò che doveva fare un Gallo – ha preso Roma. Te l’assicuro che è nato a Lione, dove Licino9 ha dominato come un re per molti anni. Tu poi, che hai calpestato più luoghi di un mulattiere che non si ferma mai, dovresti sapere che ci sono molte miglia tra lo Xanto10 e il Rodano!». [2] Si riscalda a questo punto Claudio e si adira brontolando a più non posso. Quello che diceva non lo capiva nessuno. Poi ordinava di condurre Febbre al supplizio con quel suo gesto della mano ciondoloni – ma ferma per quest’unica operazione – con cui soleva decapitare le persone. Aveva dato ordine di tagliarle il collo: c’era da credere che fossero tutti suoi liberti,11 tanto nessuno si curava di lui. [7, 1] Allora Ercole: «ascoltami – gli disse – finiscila di farneticare! sei venuto in un luogo dove i topi rodono il ferro.12 Presto, la verità, che non ti debba spogliare delle tue stravaganze». E per essere più terribile, diventa attore tragico13 e dice [...] (trad. di G. Roncali) 3. dove... uccisi: Odissea IX, 40. 4. tutti... a Roma: spunto di carattere encomiastico: tutti gli dèi, tranne Febris (cui era dedicato un tempio sul Palatino), sono rimasti in Roma a celebrare Nerone, il nuovo imperatore. 5. che... tanti anni: Claudio non aveva mai goduto di buona salute. 6. Marcus: Marcus era chiamata in Gallia una qualità di vite, da cui per altro, secondo la testimonianza di Columella (III, 2, 25), si estraeva un vino mediocre. Evidente l’allusione all’ebrietas di Claudio, denunciata anche da Svetonio
(Claudius 5 e 33). 7. Vienna: Vienne, nell’attuale Delfinato, anch’essa un importante centro vinicolo (e per questo nominata). 8. Gallo genuino: «probabile gioco fra il valore di germanus (= genuino, purosangue), che è qui il significato più ovvio, e Germano (= nativo della Germania). Claudio si può definire Gallus germanus, essendo nato nella Gallia Narbonese, divenuta provincia romana (Provenza) prima delle guerre di Cesare» (Focardi). 9. Licino: schiavo di Cesare, divenuto in età augustea procuratore della Gallia Lug-
dunense; era proverbiale per la sua rapacità e per le immense ricchezze accumulate. 10. Xanto: fiume della Troade. 11. liberti: di cui Claudio era notoriamente alla mercé. Nel finale della satira, l’imperatore viene non a caso posto alle dipendenze di un liberto, come «addetto alle istruttorie». 12. i topi rodono il ferro: detto proverbiale. 13. diventa attore tragico: seguono versi in senari giambici, di evidente tono parodistico.
T 21 Il furore di Medea Medea 116-178 LATINO ITALIANO
La tragedia, ispirata all’omonimo dramma di Euripide, ha inizio con un monologo di Medea (vv. 1-55): dopo aver saputo delle nozze fra Giasone e la giovane figlia di Creonte, la maga, in preda al furore, invoca gli dèi inferi e le Erinni perché diano morte alla nuova sposa, maledice l’antico amante augurandogli di vivere esule e ramingo nel mondo, sogna d’incenerire la città di Corinto insieme all’Istmo, così che i due mari si confondano, mentre già rivolge in mente la vendetta estrema e più atroce, l’eccidio dei figli. A lei si contrappone il coro, che intona un epitalamio rivolto agli dèi sùperi (vv. 56-115). Dopo questa sorta di prologo, viene introdotta la scena qui presentata, protagoniste Medea (espressione furente della passione più incontrollata) e la sua nutrice (che rappresenta la voce, inascoltata, della ragione).
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